tag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post6794483025168869326..comments2024-01-26T15:32:41.629+01:00Comments on Orizzonte48: LA MITOLOGIA DELLA PUREZZA ORIGINALE: LA RIVINCITA ANTILABURISTA TRA KALERGY, LIPPMANN E SPAAK- 2Quarantottohttp://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comBlogger20125tag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-25271490641299640462016-12-20T11:49:59.468+01:002016-12-20T11:49:59.468+01:00Ne deriva evidentemente una coscienza della solida...Ne deriva evidentemente una coscienza della solidarietà mai fino ad ora raggiunta. Se l’uomo borghese, attraverso le tappe dello slancio prima e della dissoluzione dopo del mondo capitalistico, ha provato tutte le ansie della incomprensione, della solitudine, dell’angoscia e della disperazione, e cerca sollievo nell’evasione dal mondo di ogni giorno, l’uomo socialista è venuto invece gradatamente sviluppando il senso del suo destino comune con gli altri uomini che la struttura della società in cui vive non gli oppone come nemici, ma al contrarlo gli accomuna nello sforzo quotidiano…<br /><br />Conformemente alle previsioni del Manifesto, “alla vecchia società borghese con le sue classi e i suoi antagonismi fra le classi subentra un’associazione in cui il libero sviluppo di ciascuno è condizione del libero sviluppo di tutti …” [L. BASSO, La rivoluzione d’ottobre e l’uomo nuovo, Avanti, 6 novembre 1949].<br /><br />In questo senso va letta, a mio avviso, la citazione bassiana da me riportata e contenuta in “La mia utopia”. La TRASFORMAZIONE DEI RAPPORTI SOCIALI comporta anche quella umana e la conseguente liberazione dell'uomo stesso in senso marxiano (Basso insiste continuamente su tali concetti in molti altri suoi scritti). Non credo, quindi, che una tale riflessione abbia a che fare con concetti “intimistici” i quali, come tali, non potrebbero di certo costituire - e sono d'accordo - un programma politico.<br /><br />Sulla rivoluzione, Basso era il primo ad affermare che il PCI era rimasto “indietro”. Era evidente, per lui, che in un sistema capitalistico sviluppato la rivoluzione non poteva coincidere con l’assalto al Palazzo d’Inverno come ai tempi di Lenin<br />francesco maimonehttps://www.blogger.com/profile/10915970445672487282noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-81832072325795533672016-12-20T11:47:55.722+01:002016-12-20T11:47:55.722+01:00Tento di apportare qualche elemento utile all’inte...Tento di apportare qualche elemento utile all’interessante discussione.<br /><br />“… Non meritano d'essere discusse in particolare le accuse che si fanno al comunismo DA PUNTI DI VISTA RELIGIOSI, FILOSOFICI E IDEOLOGICI in genere.<br /><br />C'è bisogno di una profonda comprensione per capire che anche le idee, le opinioni e i concetti, insomma, ANCHE LA COSCIENZA DEGLI UOMINI, CAMBIA COL CAMBIARE DELLE LORO CONDIZIONI DI VITA, DELLE LORO RELAZIONI SOCIALI, DELLA LORO ESISTENZA SOCIALE?<br /><br />Cos'altro dimostra la storia delle idee, se non che la produzione intellettuale si trasforma assieme a quella materiale?” [C. MARX, Il Manifesto del partito comunista, https://www.marxists.org/italiano/marx-engels/1848/manifesto/mpc-2c.htm].<br /><br />Altrove:<br /><br />“… Infine, dalla concezione della storia che abbiamo svolto otteniamo ancora i seguenti risultati:…<br /><br />4) che tanto per la produzione in massa di questa coscienza comunista quanto per il successo della cosa stessa È NECESSARIA UNA TRASFORMAZIONE IN MASSA DEGLI UOMINI, CHE PUÒ AVVENIRE SOLTANTO IN UN MOVIMENTO PRATICO, IN UNA RIVOLUZIONE; che quindi la rivoluzione non è necessaria soltanto perché la classe dominante non può essere abbattuta in nessun’altra maniera, ma anche perché la classe che l’abbatte può riuscire solo in una rivoluzione a levarsi di dosso tutto il vecchio sudiciume e a diventare capace di FONDARE SU BASI NUOVE LA SOCIETÀ” [C. MARX, Ideologia tedesca, https://www.marxists.org/italiano/marx-engels/1846/ideologia/capitolo_III.html].<br /><br />E Basso, partendo da tali premesse, afferma: “… Il primo tratto essenziale che caratterizza l’uomo socialista in confronto dell’uomo borghese è precisamente il suo senso di “socialità”, la sua coscienza di membro di una collettività e non un individuo isolato. La concezione borghese dell’uomo è la concezione appunto di un individuo isolato, egoistico, che ha soltanto in sé stesso le proprie ragioni di vita: …l’ideale di Robinson sull’isola deserta esprimono in forma diversa la stessa concezione dell’uomo borghese, per il quale la società non è altro che una somma di individui, tutti astrattamente eguali, e ciascuno in lotta contro gli altri per la propria affermazione… Ogni uomo diventa perciò un limite e un ostacolo per gli altri uomini… Nella società socialista, grazie ai nuovi rapporti di produzione che vi si stabiliscono, l’uomo ha conoscenza di sé essenzialmente come “uomo sociale”, come centro quindi e nodo di rapporti sociali con infiniti altri uomini: egli sa che la sua esistenza e lo sviluppo della sua personalità sono condizionati precisamente dalla sua presenza in mezzo al corpo sociale, sa che gli altri uomini non sono limiti ma condizioni del suo libero sviluppo, sa che la massima affermazione della sua personalità non si consegue rinchiudendosi egoisticamente … ma al contrario sviluppando la sua partecipazione alla vita sociale, intensificando i suoi rapporti con gli altri uomini, accrescendo il ritmo degli scambi umani che arricchiscono lui stesso e gli altri. (segue)<br />francesco maimonehttps://www.blogger.com/profile/10915970445672487282noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-9404904950194330992016-12-20T09:35:22.087+01:002016-12-20T09:35:22.087+01:00E pensa che mi ricordo anche il momento in cui l&#...E pensa che mi ricordo anche il momento in cui l'ho scritto. Non ci sto con la testa.<br /><br />Sono in fase esistenziale: vedo ciglia dappertutto.<br /><br /><br /><i>(Ogni tanto mi chiedo se i miei commenti siano un tentativo di contribuire alle analisi o un flusso di coscienza)</i>Bazaarhttps://www.blogger.com/profile/17582168077328386807noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-18836920521351666072016-12-20T08:31:13.720+01:002016-12-20T08:31:13.720+01:00(Segnalo un "concigli" al posto di "...(Segnalo un "concigli" al posto di "concili" :-).<br />Ovviamente per "prassi marxista" alludevo al non marxiano.<br />La soprastante risposta di Arturo chiarisce e previene gran parte delle tue obiezioni.<br />Sulla collocazione, o meglio contestualizzazione, geostorica non ci piove: diamola per scontata. Un approccio fenomenologico senza tempo, cioè senza consapevolezza dell'essenza definibile in funzione di fondamentali elementi e circostanze storicamente connotate, sarebbe la negazione di se stesso.<br /><br />Detto questo, l'uomo non va trasformato ma "liberato": liberato dal bisogno materiale perché esso è una condizione innaturale, se non in circostanze eccezionali (sempre escludendo quelle dovute alla degenerazione dei sistemi sociali nella fase storica dell'umanità). <br />La chiave è semmai l'antropologia: una scienza sociale che è la tela e la cornice in cui intendere l'umanesimo. Sempre che la si elabori con metodo fenomenologico.<br /><br />Ma non sofistichiamo troppo il discorso: la trasformazione di se stessi, in essenza, coincide con la liberazione dai limiti percettivi propri della precomprensione. <br />E non basta una vita a portarla a compimento.<br />Oggi, abbiamo di fronte il più vasto sistema di condizionamento pre-comprensivo della Storia umana: Orwell, dal suo punto di vista intuitivo-visionario, che è poi "arte", ci dice che la priorità è la liberazione. Oggi. <br /><br />Poi ogni essere umano seguirà la sua inclinazione, cioè la sua vocazione cognitiva, ma depurata e capace di giovare gli altri esseri umani con l'esempio, cioè tracciando una "storia" del suo percorso cognitivo che possa servire da punto di riferimento; non con la prassi politica.<br />Ma questa è un'altra vicenda; purtroppo, ben al di là di essere realizzata.Quarantottohttps://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-90227448486977779902016-12-20T03:16:02.765+01:002016-12-20T03:16:02.765+01:00In queste riflessioni mi piacerebbe che intervenis...In queste riflessioni mi piacerebbe che intervenisse Arturo che un'analisi filogica degli scritti più importanti di Marx l'ha potuta fare: il Capitale di Marx - inteso come opera summa e cantiere aperto di elaborazione intellettuale, si colloca ad un livello di astrazione che - per quanto direttamente collegato all'economia politica - non può essere considerato un testo di economia tout court. Che senso ha trarne conclusioni di carattere economicistico comparativo con gli economisti "puri" del Novecento? <br /><br />Possiamo dire poi che "la prassi marxista è inerzialmente legata a presupposti economici errari" parlando di Kalecki?<br /><br />Possiamo dire "errate" le "idee sulla natura umana" di un fenomenale umanista e antropologo come Engels che, comunque, si rifà all'amico Marx? <br /><br />Francamente, ciò che ho letto negli scritti di questi due autori, non hanno - a mio parere - eguali per profondità, intelligenza e tensione morale.<br /><br />Un altro conto è ovviamente l'esperienza partitica dei partiti che si rifacevano all'URSS.<br /><br />« "la trasformazione dell'uomo" può essere uno spauracchio dialettico, entro certi sani limiti, e un obiettivo spirituale per l'individuo: non un programma politico idealizzabile. »<br /><br />Qui - vabbè, io son di parte - non mi sento di concordare.<br /><br />Premettendo che il pensiero marxiano lavora a livelli di astrazione tali da armonizzare empirismo e idealismo, è naturale che la prassi politica presupponga teoreticamente un'aspirazione ideale che si concigli con un principio di carattere escatologico come l'emancipazione universale. <br /><br />Ed il problema - che mi assilla da diverso tempo - è: può il misterioso vincolo della intersoggettività permettere una dicotomia tra "metanoia" e "rivoluzione"?<br /><br />Ecco: la chiave - a mio parere - sta nell'esistenzialismo.<br /><br />La crescita spirituale non può definitivamente compiersi se non grazie all'alterità umana, a quella fondante spinta intenzionale che è l'amore (cfr. Scheler), motore dello coscienza umana.<br /><br />È questo il legame tra esistenzialismo ed essenzialismo politico: il "cosmismo" che trova le sue radici in Socrate e passa per <a href="https://it.wikipedia.org/wiki/Nikolaj_F%C3%ABdorovi%C4%8D_F%C3%ABdorov#/media/File:Pasternak_fedorov.jpg" rel="nofollow">Fedorov</a>.<br />Bazaarhttps://www.blogger.com/profile/17582168077328386807noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-68302537788066386842016-12-20T03:14:17.604+01:002016-12-20T03:14:17.604+01:00La posizione di Cesaratto tendenzialmente non la c...La posizione di Cesaratto tendenzialmente non la condivido, non ovviamente per motivi economicistici, ma per l'atteggiamento verso le scienze sociali.<br /><br />Le scienze sociali nascono o dall'umanesimo o dall'antiumanesimo. (E su questo punto punto si potrebbe convergere: certo, il giudizio di valore Schmitt su cosa si intende per "umanesimo" potrebbe essere differente)<br /><br />Bene: detto questo, però, per motivi meramente filologici, ci tengo a sottolineare che trovo poco condivisibile la contrapposizione tra "marxismo" (per cui bisognerebbe ben intendersi di quale interpretazione pratica del socialismo marxiano stiamo parlando: il leninismo?), e keynesismo (nel suo senso economicistico di "economia politica" oppure della politica di Keynes nella Storia?).<br /><br />Da un punto di vista storico - innanzitutto - il leninismo (con cui si può interpretare "marxismo reale") è una *eccezione* storica al socialismo che si rifà a Marx.<br /><br />Un bassiano (e non solo) se ne discosta perché si trova nella contraddizione di accettare di avere un assetto sociale "calato dall'alto", con il rischio se non la certezza di "tirannia burocratica".<br /><br />Ve bene: ma nella Storia abbiamo un'evidenza che contrasta sulla nostra percezione e sul nostro senso morale: è difficile sostenere che il keynesimo *politico* ebbe successo. La politica della "persuasione" umanistica, carismatica e intellettualmente prestigiosa di Keynes non potè fermare la guerra mondiale.<br /><br />Il Leninismo - invece - può essere considerato <i>l'unico</i> grande esempio storico in cui è stato respinto il dominio del capitalismo finanziario. <br /><br />Se avessero "vinto" i "bianchi", infarciti di "liberalismo" al servizio delle potenze estere, i trent'anni d'oro di keynesismo - inteso come "economia keynesiana" - probabilmente non ci sarebbero stati. (La stessa oppressione stalinista nasceva in gran parte dalla necessità di soffocare la guerra civile fomentata da interessi stranieri e dal problema sistematico dei sabotaggi delle "quinte colonne")<br /><br />Inoltre, i tentativi di portare benessere sociale <b>E</b> emancipazione degli oppressi, vanno collocati geostoricamente. Un'influenza che può essere considerata problematica tra le varie anime del laburismo, è quella "fabiana": ricordiamoci che Bernstein comincia a straparlare di riformismo non rivoluzionario con pietoso paternalismo, solo dopo che incontra i fabiani.Bazaarhttps://www.blogger.com/profile/17582168077328386807noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-27134639637866196192016-12-20T00:58:15.532+01:002016-12-20T00:58:15.532+01:00Come osserva giustamente Quarantotto, vi è stata u...Come osserva giustamente Quarantotto, vi è stata una notevole varietà di posizioni: un conto è Marx, un altro sono i marxismi, un plurale ormai largamente accettato in storiografia, un altro ancora i comunismi (plurali anch'essi). <br /><br />Per esempio in un pensatore che non ha fatto altro che rivedere continuamente, fino agli ultimi anni della sua vita, il proprio sistema, non vedo una particolare propensione all'inerzia intellettuale. <br /><br />Non credo nemmeno che chi scriveva, a proposito delle c.d. crisi di sovraproduzione: <i>"Non è che si producano troppi mezzi di sussistenza in rapporto alla popolazione esistente. Al contrario. Se ne producono troppo pochi per poter soddisfare in modo decente ed umano la massa della popolazione. Non è che si producano troppi mezzi di produzione per poter occupare la parte della popolazione idonea al lavoro. Al contrario."</i>, che chi riteneva che la contraddizione fondamentale del capitalismo consistesse nel suo arrestarsi <i>"quando non la soddisfazione dei bisogni, ma la produzione e la realizzazione del profitto, gli impongono di arrestarsi"</i> (Il capitale, vol. III, pagg. 329-30) sarebbe mai stato contrario alla soddisfazione di quei bisogni attraverso l'intervento pubblico "Keynes-Beveridge", qualora ne avesse constata l'efficacia (e verso i presupposti analitici di tali politiche si stava in effetti orientando), in nome di un rivoluzionarismo fine a se stesso. <br /><br />Per convincersene, mi pare basti analizzare il Marx politico: come dice Draper, che alla questione ha dedicato più di due decenni di studio meticolosissimo, Marx <i>"was the first figure in the socialist movement who, in a personal sense, came through the bourgeois-democratic movement: through it to its farthest bounds, and then out by its farthest end. In this sense, he was the first to fuse the struggle for consistent political democracy with the struggle for a socialist transformation."</i> (Karl Marx’s Theory of Revolution, Monthly Review Press, New York, 1977, pag. 59). <br />Draper sostiene, in modo secondo me piuttosto convincente (basti pensare alla sua analisi filologica del significato che aveva per Marx, ma non per quasi tutto il marxismo, l’espressione “dittatura del proletariato”), che da questo punto di vista poche figure del marxismo sono state fedeli a Marx: tra le maggiori in pratica solo Rosa Luxemburg (e figuriamoci...:-)). <br /><br />Ovvero, una volta accettata la democrazia sostanziale come fine e mezzo, credo ci sia posto per tutti. :-)Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-61722489844801769742016-12-19T20:08:03.439+01:002016-12-19T20:08:03.439+01:00Basso, indubbiamente, aveva in mente la diversa st...Basso, indubbiamente, aveva in mente la diversa storia e natura dei rapporti tra socialisti e comunisti in Italia.<br />Ma se andate a riscontrarne la storia proprio all'interno dei vari (e già questo) partiti socialisti nel secondo dopoguerra, vi accorgete che la sua, PARTITICAMENTE, è una posizione isolata e costantemente controcorrente.<br /><br />Il socialismo "non rivoluzionario", (la discriminante della classe dirigente di esclusiva estrazione "operaia" è, a mio parere, fuorviante perché è ineliminabile un problema di elaborazione culturale, ove non si appartenesse al partito comunista sovieticocentrico), ha naturalmente in sé, a prescindere dal luogo e dalle sue forme partitiche, un nemico: quello della "riuscita" delle politiche da esso predicate e, quindi, l'assimilazione alla medio-piccola borghesia di parte della sua base sociale.<br /><br />Insomma, il keynesismo è il miglior avversario del marxismo "reale" (o di qualsiasi sua prassi): perché, checché ne pensi l'amico Cesaratto, il keynesismo funziona mentre la prassi marxista è inerzialmente legata a presupposti economici (e a idee sulla natura umana) errati.<br /><br />Con questo non voglio dire che Basso, con la sua intransigenza, non avesse ragione: conosceva i suoi polli. Ma consentitemi di dire che "la trasformazione dell'uomo" può essere uno spauracchio dialettico, entro certi sani limiti, e un obiettivo spirituale per l'individuo: non un programma politico idealizzabile.<br />Quarantottohttps://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-90967805150121707142016-12-19T19:56:41.178+01:002016-12-19T19:56:41.178+01:00"I primi deputati laburisti erano ESCLUSIVAME..."I primi deputati laburisti erano ESCLUSIVAMENTE OPERARI, e il loro socialismo si limitava a una vaga aspirazione verso la nazionalizzazione dei servizî pubblici e di parte dei mezzi di produzione, ma senza spirito rivoluzionario. <br />Con l'aumentata influenza dell'I.L.P. e di certi ELEMENTI BORGHESI DOTTRINARI le idee rivoluzionarie vi ebbero maggiore diffusione.<br /><br />...Il partito comunista britannico, fondato nel 1920, aveva da tempo cercato di penetrare nel laburismo e nelle Trade Unions, conquistandovi le posizioni dominanti. Al congresso laburista dell'ottobre 1924 l'affiliazione di detto partito a quello laburista fu respinta, come pure la proposta che un comunista potesse essere ammesso al partito laburista, e al congresso di Liverpool del 1925 furono respinte a forte maggioranza altre proposte del genere.<br /><br />...Nel 1928 fu pubblicato un nuovo programma del partito, Labour and the Nation, il quale - conseguenza dell'esperienza del potere - era molto più moderato del primo; le riforme elettorali chieste erano assai anodine, non si parlava più dell'abolizione della Camera alta né di dare carattere politico alla burocrazia, perchè i ministri laburisti, consci della loro inesperienza, avevano lasciato mano libera al Civil Service il quale si era mostrato ben disposto verso di loro. Maxton, capo dell'I.L.P., divenuto ala sinistra del Labour Party, disapprovò questo programma perché accordava a un futuro ministero laburista la facoltà di agire come governo del re. Anche come aspirazione finale i laburisti britannici miravano solo all'abolizione del capitalismo e all'eguaglianza nel campo dell'istruzione, ma non ad alterare la posizione del singolo lavoratore nella produzione né a dare all'operaio manuale il controllo dell'azienda; allo stesso tempo conservavano gran parte della tradizione religiosa dei vecchi puritani, malgrado le scuole domenicali atee organizzate dai gruppi estremisti.<br />http://www.treccani.it/enciclopedia/partito-laburista_(Enciclopedia-Italiana)/Quarantottohttps://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-91325970941453273172016-12-19T19:32:31.011+01:002016-12-19T19:32:31.011+01:00Caro Bazaar, hai ragione da vendere:
“… C’è infat...Caro Bazaar, hai ragione da vendere:<br /><br />“… C’è infatti una contrapposizione netta fra i principi a cui si ispira il laburismo e quelli a cui si ispira il socialismo, e questo contrasto non può essere mai perduto di vista se si vogliono comprendere determinati aspetti della psicologia e della politica laburista. L’ideale che i laburisti hanno posto a fondamento della loro azione è infatti l’ideale tipicamente settecentesco dello “Stato di benessere” (Welfare state), precisamente quello stesso che gli illuministi del Settecento ponevano a fondamento del dispotismo illuminato, di cui era modello Federico II di Prussia, e che si chiamava anche allora “Stato di benessere” (Wohlfahrstaat), l’ideale cioè di uno Stato governato nell’interesse del popolo e il cui fine è quello di assicurare a tutti lavoro e benessere sociale. Anche il pieno impiego, come mezzo al benessere generale, è un’idea che i filosofi del Settecento hanno per loro conto sviluppato.<br /><br />Ma non è anche un ideale dei socialisti, mi si dirà, uno Stato in cui vi sia lavoro e benessere per tutti? Certamente lo Stato socialista raggiunge anche questi obiettivi, ma essi non costituiscono il suo scopo principale, bensì una conseguenza del suo scopo principale. Sarebbe un grave errore quello di concepire lo Stato socialista come uno Stato governato “nell’interesse del popolo” o anche “nell’interesse dei lavoratori”, perché LA SUA CARATTERISTICA È QUELLA DI ESSERE UNO STATO CHE È GOVERNATO “DAI” LAVORATORI, UNO STATO CIOÈ CHE, AVENDO SOPPRESSO LA DIVISIONE IN CLASSI E QUINDI IL DOMINIO DI UNA CLASSE SULL’ALTRA, HA FATTO DELLA COLLETTIVITÀ LA PADRONA DEI PROPRI DESTINI, e ha realizzato per questa collettività una piena solidarietà di interessi. <br /><br />È naturale pertanto che una collettività diventata padrona dei propri destini, e vivente in una società solidale, si proponga di raggiungere, sul terreno pratico, un sempre più alto tenore di vita, un sempre maggior benessere; ma, lo ripeto, QUESTO BENESSERE NON È L’OBIETTIVO FONDAMENTALE DEL MOVIMENTO SOCIALISTA, bensì soltanto una conseguenza della raggiunta emancipazione del proletariato, dell’abolizione dello sfruttamento di classe. Per il movimento socialista quindi fine essenziale resta l’emancipazione dei lavoratori, e alla base del movimento socialista vi è sempre l’insegnamento della Prima Internazionale che “l’emancipazione del proletariato deve essere opera del proletariato stesso”. un movimento operaio che non si proponga come fine essenziale, UNA MATURITÀ DI COSCIENZA, UNA CAPACITÀ DI AUTO-EMANCIPAZIONE E DI AUTOGOVERNO, che non ponga a base della sua azione politica l’obiettivo di fare del proletariato la classe dominante per poter fondare una società socialista, non è un movimento socialista…”[L. BASSO, Laburismo e socialismo, in Quarto Stato, febbraio 1950, n. 2, 3-7].<br /><br />L’autogoverno “… che richiede la soppressione della divisione in classi…”.<br /><br />E l’intervistatore, che non è sulla stessa linea d’onda, chiede a Lelio: “… Socializzare i mezzi di produzione, come s’è fatto da varie parti, non basta?...”<br /><br />Nella risposta c’è tutto Lelio Basso: “… Non basta. La socializzazione è un mezzo. IL FINE È LA LIBERAZIONE DELL’UOMO. Insomma si avrà tanto più socialismo, se così posso dire, quanto più si sarà fatto dell’uomo il gestore cosciente della sua vita e il corresponsabile della vita collettiva. . O È LA TRASFORMAZIONE DELL’UOMO, DEI RAPPORTI UMANI, O NON È NIENTE” [L. BASSO, La mia utopia, Panorama, 16 marzo 1972, n. 308, 68-76].<br /><br />Con quale coraggio si continui oggi a parlare di sinistra è inspiegabile. <br />francesco maimonehttps://www.blogger.com/profile/10915970445672487282noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-87593656596984170642016-12-19T16:08:46.061+01:002016-12-19T16:08:46.061+01:00Dezzani è un giovane in gamba.
By the way: « Essi...Dezzani è un giovane in gamba.<br /><br />By the way: « <i>Essi affermano che la giustizia sociale, il pieno impiego e la stabilità economica possono essere conseguiti solo al prezzo di una <b>rigida tirannia sui corpi e le menti degli individui. Ovunque la democrazia non sia riuscita a soddisfare questi bisogni, la dottrina comunista ha trovato terreno fertile. Questa dottrina è oggi un’arma fondamentale nella politica espansionista dello Stato Sovietico. Quindi l’imperialismo russo minaccia il mondo libero sia con le armi che con la penetrazione ideologica</b>. </i>»<br /><br />Ok: per capire questo esempio archetipico di propaganda atlantista, è necessario comprendere la relazione tra, appunto, « <i>associazionismo segreto</i> » made in UK - tipo <b>Fabian Society</b> - laburismo inglese, imperialismo e conflitto tra classi.<br /><br />Il problema di incastrare gli UK nel lager europeo non stava certamente nella City ma, neanche, diciamocelo, nel laburismo inglese che, come dimostra il fondamentale scontro tra Bernstein e la Luxemburg, non è altro che un "socialismo contaminato" che doveva disinnescare la propulsione di un processo di rivoluzione sociale. <br /><br />La posizione della Thatcher prima, e della Regina nel Brexit dopo, potrebbe essere assolutamente indicativa. Ci sono strutture ed interessi materiali che hanno una visione dell'ordine politico apparentemente diversa da quella puramente "economicistica".<br /><br />Un Impero non può fondarsi su quattro cialtroni bancarottieri con relativo codazzo slinguazzante di fedelissimi "intellettuali".Bazaarhttps://www.blogger.com/profile/17582168077328386807noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-50946050554206230722016-12-18T17:17:48.007+01:002016-12-18T17:17:48.007+01:00Certo che mi duole un pò il cuore deludere gli amm...Certo che mi duole un pò il cuore deludere gli ammiratori di Altiero Spinelli, di Ernesto Rossi e del loro Manifesto di Ventotene, così tanto osannato in questi periodi di magra! Possiamo dire che il progetto per un'€uropa unita (con annessa mon€ta) non nasce sulla ridente isoletta tirrenica, ma nei meandri del Congresso degli Stati Uniti e nelle segrete società inglesi.<br /><br />Con riguardo ai francesi “… Con la transizione alla Quinta Repubblica e l'abbandono dell'estenuante contro-insurrezione in Algeria, Charles De Gaulle considera la neonata comunità europea come un moltiplicatore della potenza francese ed uno strumento per superare la bipolarità russo-americana. Sviluppata la force di frappe e stabilita l'uscita della Francia dalla NATO nel marzo del 1966, De Gaulle si reca in visita ufficiale in Unione Sovietica nel giugno di quello stesso anno: durante un discorso televisivo rinnova quindi la sua idea di un'Europa dall'Atlantico agli Urali, comprendendo quindi anche la Russia nella famiglia europea [www.charles-de-gaulle.org/pages/l-hommes/dossiers-thematiques/de-gaulle-et-le-monde/de-gaulle-et-lrsquourss/reperes/chronologie-du-general-de-gaulle-et-l-union-sovietique.php].<br /><br />È senza dubbio in chiave anti-americana che De Gaulle nel 1967 rigetta per la seconda volta la domanda d'ingresso della Gran Bretagna nella CEE [www.news.bbc.co.uk/onthisday/hi/dates/stories/november/27/newsid_4187000/4187714.stm], da lui considerata un cavallo di Troia degli Stati Uniti per annacquare il processo d'integrazione ed impedire un'unità politica (a guida francese ça va sans dire).<br /><br />Il primo presidente de la République è conscio tuttavia di avere AGGUERRITI NEMICI in casa: primi fra tutti JEAN MONNET ED IL SUO ACTION COMMITTEE FOR THE UNITED STATES OF EUROPE. I due sono infatti agli antipodi per quanto concerne il processo di integrazione europea: de gaulle è il paladino di un'europa delle nazioni e dell'equilibrio tra le potenze, MENTRE MONNET È L'ARTEFICE DEGLI ORGANISMI SOVRANAZIONALI CHE SI PROPONGONO PASSO DOPO PASSO DI SVUOTARE GLI STATI DI OGNI SOVRANITÀ ... Si odiano cordialmente ed il fatto che l'associazione di Monnet riceva risorse dagli americani, induce De Gaulle a considerarla ALLA STREGUA DI UN'AGENZIA SOVVERSIVA [http://books.google.it/books/about/Atlantis_lost.htlm?id=mE_KHAP2SpwC&redir_esc=y].<br />[F. DEZZANI, Progetto Stati Uniti d’Europa, 2014, 34]<br />francesco maimonehttps://www.blogger.com/profile/10915970445672487282noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-51001176932087989912016-12-18T16:20:57.226+01:002016-12-18T16:20:57.226+01:00Basso, sempre in quel famoso discorso del 1949, ci...Basso, sempre in quel famoso discorso del 1949, cita il sottosegretario di stato per lo scambio tra piano Marshall e UnionE politica. Dapprima espressa come desiderata di un grande imprenditore alla CIA l'idea è ormai fatta "propria" dall'esecutivo. Pellegrinahttps://www.blogger.com/profile/03944191771146026592noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-90715165616634999862016-12-18T15:11:13.146+01:002016-12-18T15:11:13.146+01:00Il che spiega pure la ragione, cognita causa, dell...Il che spiega pure la ragione, cognita causa, delle ben precise parole di Basso riportate da Francesco nei commenti al post precedente (se non erro).Quarantottohttps://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-64393240186888365692016-12-18T14:15:53.202+01:002016-12-18T14:15:53.202+01:00"Churchill, at once the most prominent advoca...<i>"Churchill, at once the most prominent advocate of European unity and the best known transatlantic evangelist, was the vital link between ACUE and the European Movement. He enjoyed unrivalled personal contacts with American and European leaders; his fascination with intelligence and subversion kept him in touch with practitioners on both sides of the Atlantic; and he shared the view of Allen Dulles and Donovan that the <b>promotion of European unity through ACUE was the 'unofficial counterpart' to the Marshall Plan</b>.36"</i> (Aldrich, op. cit., pag. 195).<br /><br />La fonte, riportata nella nota 36, è una lettera riservata di Churchill a Donovan del 4 giugno 1949. Più chiaro di così...Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-90915322754099323872016-12-18T13:12:27.949+01:002016-12-18T13:12:27.949+01:00Grazie Francesco.
Ci fornisci, con le adeguate fon...Grazie Francesco.<br />Ci fornisci, con le adeguate fonti, alcuni elementi del quadro di fondamentale importanza.<br />1) i "conciliaboli elitari" che bypassano le improbabili manifestazioni di massa (POLITICI AFFERMATI, BANCHIERI ED INDUSTRIALI: questi i veri titolari della governanc€ come mandatari o neo-feudatari "locali";<br /><br />2) la fonte e "interpretazione autentica" del giudizio, proveniente da De Gaulle, sull'ormai ipostatizzato Jean Monnet: “petit financier à la solde des Americains”. Alla faccia degli agit-prop e della loro...faccia di palta sul "complottismo" (accusa che sarebbe ben difficile da muovere a De Gaulle, se non altro perché sicuramente non "comunista").<br /><br />3) soprattutto, la nascita organica del sistema della "condizionalità", già col Piano Marshall, usata in chiave euro-federalista. <br /><br />E, per venire alle applicazioni attuali del principio, questo spiega perché il "trattamento Grecia", al di là di qualche pietistica e generica dichiarazione di facciata, sia stato trattato con quella gelida indifferenza, dei suoi effetti sociali e umanitari, da parte dell'Amministrazione Obama. <br /><br />Decisamente l'usare gli Schauble e i Djisselbloem come arieti della strategia di "COLONIALISMO BEHIND THE SCENE", incarnato dalla intransigenza tedesca (ben ricompensata), spiega anche perché sia così difficile por fine a un'esperienza fallimentare ormai solo fondata sull'inerzia e l'incapacità di adeguamento delle strategie USA...<br />Ormai, come risulta evidente, contro il loro stesso interesse (speriamo in Trump...)Quarantottohttps://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-42348244139163756872016-12-18T10:31:55.114+01:002016-12-18T10:31:55.114+01:00Mi permetto di aggiungere qualche piccola fonte co...Mi permetto di aggiungere qualche piccola fonte convergente:<br /><br />“… Il celebre “Metodo Jean Monnet”… privilegia infatti l'approccio economico ed elitario [www.currentconcerns.ch/index.php?id=1486]: L'ECONOMIA DEVE ESSERE ALLA BASE DEL PROCESSO DI INTEGRAZIONE EUROPEO E LE MANIFESTAZIONI DI MASSA PASSANO IN SUBORDINE RISPETTO A CONCILIABOLI ELITARI. Non a caso il suo movimento, l'Action Committee for a United States of Europe, si rivolge essenzialmente a POLITICI AFFERMATI, BANCHIERI ED INDUSTRIALI [http://www2.warwick.ac.uk/fac/soc/pais/people/aldrich/publications/oss_cia_united_europe_eec_eu.pdf]. <br /><br />Il suo modus operandi ha fortuna ed il primo organismo europeo a nascere, antesignano della futura CEE e dell'attuale UE, è la Comunità europea del carbone e dell'acciaio di cui Jean Monnet diventa presidente nel 1952. L'apporto americano per la gestazione delle istituzioni europee è tale che Jean Monnet si sente in dovere di scrivere una lettera di ringraziamento a William J. Donovan, presidente dell'American Committee on United Europe: “Your continued support, now more crucial then ever, will help us greatly toward the full realisation of our plans”[http://www2.warwick.ac.uk, cit].<br /><br />Paul-Henri Spaak, già primo ministro belga, colleziona una lunga serie di cariche come: presidente dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, presidente dell'assemblea parlamentare della CECA e segretario della NATO dal 1957 al 1961. Figura anche tra i primi partecipanti al gruppo Bilderberg [www.danielestulin.com/wp-content/uploads/portraits_bilderberg.pdf]. Sul finire del 1949 e l'inizio del 1950, quando l'American Committee on United Europe si illude che l'Europa sia ad un passo dalla federazione qualora si riconducano all'ordine i recalcitranti inglesi [http://www2.warwick.ac.uk, cit], è proprio su Paul Spaak che gli americani puntano affinché sostituisca l'inglese Duncan Sandys, genero di Wiston Churcill, alla guida dell'United European Movement.<br /><br />Documenti declassificati mostrano come il movimento europeista (perennemente a corto di soldi), e le sue figure di spicco (Paul Spaak e Robert Schuman) FOSSERO FORAGGIATI DAL GOVERNO AMERICANO, ALLA STREGUA DI UN'OPERAZIONE CLANDESTINA [www.telegraph.co.uk/news/worldnews/europe/1356047/Euro-federalists-financed-by-US-spy-chiefs.html].<br /><br />Oltre al Dipartimento di Stato, figurano tra i finanziatori di Paul Spaak alcune delle maggiori famiglie del capitalismo americano, come i FORD ED I ROCKFELLER, IN UN INESTRICABILE CONNUBIO DI INTERESSI PUBBLICI E PRIVATI, TIPICO DEL CAPITALISMO ANGLO-AMERICANO NELLE SUE PIÙ ALTE SFERE [http://www2.warwick.ac.uk, cit]…<br /><br />Torniamo al 1948: abbiamo detto che gli inglesi mugugnano e vogliono divincolarsi dal processo di integrazione. Il senatore J. William Fullbright prende quindi carta e penna e scrive ad Allen Dulles, già capo delle OSS in Europa e futuro direttore della CIA, che è forse opportuno vincolare i fondi del piano Marshall a concreti passi in avanti verso il processo di unione politica [The United States and European Integration: The First Phase. Armin Rapport, 1981].<br /><br />Nel febbraio 1949 quando il Congresso discute la proroga degli aiuti per la ricostruzione, Fullbright insiste sull’argomento domandando che la federazione politica e l'unio’e economica siano due conditio sine qua non per il rilascio dei fondi. Gli sforzi di Fullbright sono coronati nel 1952 quando nasce la CECA di cui Jean Monnet è eletto presidente. Il “petit financier à la solde des Americains” come lo apostrofava De Gaulle, SI AFFRETTA A CHIEDERE UN PRESTITO AL CONGRESSO DEGLI STATI UNITI PER FINANZIARE LA NEONATA ISTITUZIONE: ovviamente la risposta da Capitol Hill non può che essere positiva ed è stanziata la considerevole cifra di 100$ mln [The United States and European Integration, cit.]”.<br />[F. DEZZANI, Progetto Stati Uniti d’Europa, 2014, 12-20].<br /><br />Le radici €uropeiste sono molto nobili.<br />francesco maimonehttps://www.blogger.com/profile/10915970445672487282noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-37651816838265331022016-12-18T08:49:39.067+01:002016-12-18T08:49:39.067+01:00Non c'è bisogno di ringraziare Arturo, il sott...Non c'è bisogno di ringraziare Arturo, il sottile e appassionato filologo, per i contributi speciali con “perle” illuminanti.<br /><br />Potrebbero essere di interesse parallelo gli sviluppi delle connessioni con Le Cercle – la complessa tessitura “operativa” internazionale fondato da Antoine Pinay e Jean Violet nel 1950 - nelle “vicende” internazionali, europee e nelle italiane negli anni nel dopouerra.<br /><br />Ma, probabilmente, si potrebbe scadere in temi poco affini allo spirito del blog.poggiopoggiolinihttps://www.blogger.com/profile/00884503306520695202noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-91409508250540245452016-12-16T19:35:29.954+01:002016-12-16T19:35:29.954+01:00http://m.huffpost.com/it/entry/13345962: Che spass...http://m.huffpost.com/it/entry/13345962: Che spasso richiamarsi al "Discorso sul libero scambio" senza citarlo per far schierare Marx per il sì. Fortunatamente autori ed editori marxisti hanno sempre precisato che la conclusione del manifesto del Moro è "proletari di tutti i PAESI unitevi" e NON "proletari di tutto il mondo". Lo ricordò insistentemente anche Garroni prima di lasciarci. In effetti Scalfari c'ha provato nel migliore dei modi...ma jéannatamale!Luca juniorhttps://www.blogger.com/profile/14268687906651817978noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-61017418623929610992016-12-16T18:47:47.946+01:002016-12-16T18:47:47.946+01:00Eh...il nemico è in casa nostra. Quello che noi co...Eh...il nemico è in casa nostra. Quello che noi consideriamo lungimiranza per molti è roba da sfigati. Non vedo l'ora che esca il libro...ho comprato da Feltrinelli i primi due dopo aver letto quello di Giacchè. Bravissimi e buon lavoro.Luca juniorhttps://www.blogger.com/profile/14268687906651817978noreply@blogger.com