tag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post6875485088001402487..comments2024-01-26T15:32:41.629+01:00Comments on Orizzonte48: LO SCONTENTO PER DISOCCUPAZION€ E CREAZION€ DI WORKING POORS E' UNA MINACCIA PER LA "DEMOCRAZIA"?Quarantottohttp://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comBlogger40125tag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-73295183298228572482017-12-06T16:09:13.206+01:002017-12-06T16:09:13.206+01:00Grazie Arturo per le ulteriori e preziose precisaz...Grazie Arturo per le ulteriori e preziose precisazioni. Quella frattura che si ebbe, infatti, tra La Pira e...Sturzo, poi osannato dai seguaci alla Bruno Leoni, e divenuto paladino di tutta l'asinistra cosmetica €uropeista <br /><br />francesco maimonehttps://www.blogger.com/profile/10915970445672487282noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-47394432611359899352017-12-06T15:23:09.148+01:002017-12-06T15:23:09.148+01:00grazie Arturo :)grazie Arturo :)luca santhttps://www.blogger.com/profile/08408613943457441598noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-29787273778973721242017-12-06T14:35:39.645+01:002017-12-06T14:35:39.645+01:00La grave colpa di Hegel è di aver detto che, oltre...La grave colpa di Hegel è di aver detto che, oltre alla protezione della sicurezza della persona e della proprietà, anche "<i>il benessere particolare</i>" dev’essere "<i>realizzato e trattato come diritto</i>" (Giuliano Marini (a cura di), Lineamenti di filosofia del diritto, Roma-Bari Laterza, 2001, § 230, pag. 183) affacciando allo scopo perfino l’idea del <a href="http://orizzonte48.blogspot.com/2015/04/la-spiegazione-di-ultima-istanza-un.html?showComment=1429033182662#c7445309327385959107" rel="nofollow">diritto al lavoro</a>. <br /><br />Il ragionamento a monte è ricostruito in tutto il suo svolgimento da Losurdo (Hegel e la libertà dei moderni, La scuola di Pitagora editrice, Napoli, 2012, pagg. 515-16): “<i>Non solo esso</i> [il comandamento dell’amore verso il prossimo] <i>è affetto da duplice accidentalità e da una complessiva inconcludenza; ma è esso stesso a presupporre questa inconcludenza, perché solo in tal modo può celebrare la propria incondizionatezza ed eternità: “Se deve continuare a sussistere la povertà affinché il dovere di aiutare i poveri possa essere esercitato, allora, con quel lasciar sussistere la povertà, il dovere, immediatamente, non viene adempiuto” (W, II, 466). Un discepolo di Hegel ha commentato, con efficacia, questo brano dello scritto jenense sul diritto naturale: «La massima etica impone: “Aiuta i poveri”.<br />Ma l’aiuto reale consiste nel liberarli dalla povertà; e allora, cessata la povertà, cessano anche i poveri e cessa il dovere di aiutarli. Se però per amore dell’elemosina si lasciano continuare a sussistere anche i poveri, allora, mediante questo lasciar sussistere la povertà, il dovere [di aiutare realmente i poveri, liberandoli dalla povertà ] non viene […] assolto».<br />La dinamica interna di tale tendenza moralistica e narcisistica che mira a eternare il comandamento morale-religioso viene analizzata con rigore logico ma anche con penetrazione psicologica dalla Scienza della logica: alla realtà viene contrapposto un ideale; apparentemente, si esige il dover essere dell’ideale, in realtà viene presupposto il non dover essere dell’ideale, dato che questo non dover essere costituisce il tacito presupposto della permanente validità del comandamento morale e della permanente eccellenza della conclamata intenzione morale del soggetto (W, V, 164). Tale atteggiamento è “non verace” (unwahr; W, V, 145), non prende realmente sul serio gli alti ideali e fini che pure non si stanca di proclamare.<br />In altre parole, <b>se non vuole essere narcisistico, il comandamento morale deve tendere a superare sé stesso nell’eticità. Se è realmente preso sul serio, il comandamento che impone l’aiuto ai poveri deve tendere a realizzare un ordinamento etico in cui non ci sia più posto per la povertà e quindi neppure per il comandamento che impone di soccorrere i poveri.</b></i>”<br /><br />Apriti cielo!<br /><br />L'accusa ricorrente che gli è stata rivolta è di essere antimoderno e teorico del Machstaat prussiano, laddove nostalgici e autoritari erano invece i “nonni” di von Hayek, cioè <a href="http://orizzonte48.blogspot.com/2015/04/la-spiegazione-di-ultima-istanza-un.html?showComment=1429023475700#c3439893346505035947" rel="nofollow">i giuristi della scuola storica</a> (che "<i>dove è più priva di spirito, tanto più parla di spirito, dove più parla in modo morto e arido, tanto più usa le parole vita e iniziare alla vita, e dove mostra il più grande egoismo della vuota arroganza, più ha sulla bocca la parola popolo</i>", diceva Hegel: riportato in A. Schiavone, Alle origini del diritto borghese: Hegel contro Savigny, Laterza. Roma-Bari, 1984, pag. 47). <br /><br />(L’accusa di paternità del totalitarismo la ritengo immeritevole di considerazione).<br /> <br />Notare l’analogia della posizione hegeliana con quella di <a href="http://orizzonte48.blogspot.com/2016/05/bene-comune-beni-comuni-mercato-e.html?showComment=1464128040754#c7680764928536085208" rel="nofollow">La Pira</a>, che mostrò a suo tempo un'evidente frattura nel mondo cattolico. <br /><br />Frattura direi ormai felicemente ricompostasi. <br />Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-68659151969290811772017-12-06T13:52:25.103+01:002017-12-06T13:52:25.103+01:00Forse è commento OT…. Però giusto per dire casa è ...Forse è commento OT…. Però giusto per dire casa è la nostra Costituzione:<br /><br />“La ipocrita sponteneità “dell’amore caritatevole” è individualismo metodologico, quella stessa spontaneità hayekiana che sarebbe elemento qualificante del mercato ed in base alla quale il diritto (soprattutto quello costituzionale) deve essere condannato in quanto “costruttivista”.<br /><br />Arturo22 giugno 2016 19:54<br /><br />E anche questo i costituzionalisti lo sapevano e lo dicevano: “Giacché il principio della pubblica assistenza, pur rappresentando certamente un passo avanti rispetto alla beneficenza privata, si inquadra peraltro nel clima umanitaristico dell’epoca; era, in pratica, l’unico mezzo per alleviare il disagio dei meno abbienti senza venir meno ai principi fondamentali del nuovo ordinamento liberale borghese realizzato o confermato e consacrato da quelle Costituzioni. Tra tutte le possibili forme di intervento statale nella sfera dei rapporti economico-sociali, era ed è dunque, indubbiamente, il meno penetrante, il più consono alle ideologie allora imperanti, il meno compromettente.”<br /><br />Nella Costituzione del '48, invece, non si tratta più del “concetto, vago e genericamente umanitaristico, dell’assistenza dovuta dalla collettività ai cittadini bisognosi, del rimedio al pauperismo, come nei primi accenni contenuti nelle vecchie Costituzioni che abbiamo rapidamente richiamato al par. precedente; ma è proprio l’affermazione di principio del diritto dei cittadini, ed in modo speciale dei cittadini in quanto lavoratori, a certe determinate prestazioni, in largo senso, assistenziali; diritto che, di solito, si configura sistematicamente come integrativo del fondamentale diritto al lavoro e all’attuazione del quale vengono chiamate a corrispondere, almeno in larga parte, le leggi e le istituzioni « previdenziali »”. (V. Crisafulli, Costituzione e prevenzione sociale, Rivista degli Infortuni e delle Malattie Professionali, 1950, n. 1 (gennaio-febbraio), ora in La Costituzione e le sue disposizioni di principio, Giuffè, Milano, 1952, pagg. 122 e 125).<br /><br />http://orizzonte48.blogspot.com/2016/06/believe-me-roger-uk-needs-democracy-in.html?showComment=1466618053881#c8467515461332278214<br />luca santhttps://www.blogger.com/profile/08408613943457441598noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-55926942629893168212017-12-06T12:57:15.969+01:002017-12-06T12:57:15.969+01:00Perfetta pistola fumante sul livello di alterazion...Perfetta pistola fumante sul livello di alterazione propagandistica cui i "liberali" hanno sottoposto il pensiero di Hegel per vili motivi di controllo istituzionale (totalitario e autoritario) e di conservazione del bottino accumulato...Quarantottohttps://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-34315420981989430152017-12-06T12:06:01.855+01:002017-12-06T12:06:01.855+01:00“Si fa notare che la civiltà è sorta nello Stato d...“<i>Si fa notare che la civiltà è sorta nello Stato di diritto contrapposto ai principi moralistici e religiosi che accompagnavano i conflitti politici</i>”.<br /><br />E’ proprio questo i liberisti contestano. Gli stessi affermano che l’assenza di un obbligo giuridico a carico del potere politico, invece che danneggiare i poveri, addirittura li aiuterebbe, in quanto stimolerebbe la generosità e la beneficenza dei ricchi! (almeno così quel Carl von Rotteck richiamato nel post). <br />In sostanza, l’esistenza di uno Stato pluriclasse con funzioni redistributive equivarrebbe ad imporre legalmente l’esercizio della virtù cristiana (caritas). Come si permette lo Stato di diritto ad intromettersi?<br /><br />Quello stesso Hegel ricordato da Arturo avverserà quelle posizioni oggi nuovamente in auge: <br /><br />“<i>… <b>All’accidentalità dell’elemosina</b>, delle fondazioni, come della lampada ardente presso le immagini dei santi, <b>SI SUPPLISCE MEDIANTE PROVVEDIMENTI PER POVERI, mediante ospedali, illuminazione di strade così via</b> [NdF, artt. 3, comma II, e 4 Cost.]. Alla caritatevolezza resta ancora da fare abbastanza per sé, ed è una falsa veduta che essa voglia saper riserbata unicamente alla particolarità dell’animo ed all’accidentalità del proprio sentimento e della propria conoscenza, quest’aiuto al bisogno, <b>e si sente offesa e mortificata dalle disposizioni e dai precetti universali obbligatori</b>.<br /><br /><b>LA SITUAZIONE PUBBLICA, AL CONTRARIO, SI DEVE CONSIDERARE PERTANTO PIÙ PERFETTA, QUANTO MENO RESTA DA FARE ALL’INDIVIDUO PER SÉ</b>, secondo la sua particolare opinione, in confronto a ciò che è disposto in maniera generale …</i>” [G.W.F. HEGEL, Lineamenti di filosofia del diritto, Laterza, 1979, 242-243].<br /><br />Per ciò oggi Hegel è in disgrazia, accusato dagli espertologi di essere ideologo dello “Stato etico”, espressione che hanno capito benissimo, perché funge da contraltare al loro individualismo malato. L’etica esiste in quanto la persona è essere sociale, è relazione proprio nell’etimo; ethos è “<i>esistenza innalzata al di sopra dell’opinione soggettiva e al di sopra del libito</i>” (HEGEL, cit., 163). Non ha quindi nulla a che fare con il totalitarismo trasognato di cui parlano i sociopatici della prima e dell’ultima ora.<br /><br />I liberisti sono rimasti (per ovvia convenienza) allo stadio della “<i>opinione soggettiva</i>” e dentro il “<i>libito</i>”, ovvero all’individualismo metodologico, che è e resta la morale del più forte. E la chiesa – che ripeto, non c’entra nulla con Gesù - attraverso la propria dottrina sociale, benedice tutto ciò.<br /><br />La ipocrita sponteneità “dell’amore caritatevole” è individualismo metodologico, quella stessa spontaneità hayekiana che sarebbe elemento qualificante del mercato ed in base alla quale il diritto (soprattutto quello costituzionale) deve essere condannato in quanto “costruttivista”.<br /><br />Come sosteneva Basso, dovremmo – cristiani o meno – cominciare a diventare adulti<br />francesco maimonehttps://www.blogger.com/profile/10915970445672487282noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-1945398320424338092017-12-05T23:14:35.781+01:002017-12-05T23:14:35.781+01:00E Dickens parlava per esperienza personaleE Dickens parlava per esperienza personaleQuarantottohttps://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-73462893133646545812017-12-05T23:00:36.432+01:002017-12-05T23:00:36.432+01:00Mah... da federalista, liberale e cattolico... dir...Mah... da federalista, liberale e cattolico... direi che la "complexio oppositorum" di Schmitt è assolutamente una felice dicitura.<br /><br />Ciò che è inaccettabile per il fedele cristiano, come nel caso del fedele liberista, è che la Chiesa per sua stessa costruzione - gerarchia archetipale - è impossibilitata a compiere la sua stessa missione sociale.<br /><br />Potrà <i>mostrarsi</i> impegnata, tramite sussidiarietà ed elemosina caritatevole, ma non potrà <i>impegnarsi</i> ad emancipare l'umanità dall'alienazione.<br /><br />Cioè non può assolvere alla missione di Gesù di Nazareth.<br /><br />E non può non essere così.<br /><br />Hegel, consustanzializzando la morale personale all'etica sociale - da credente - dà un colpo di grazia a <i>tutta</i> la dottrina, incentrata sulla morale individuale e sul diritto naturale.<br /><br />Come ho appena imparato da un raffinato conoscitore delle strutture a tradizione medievale all'interno della Chiesa cattolica, quando si tratta di affrontare l'estirpazione concreta della miseria, la risposta cattolico romana è tutta "<i>circiterismi</i> ed <i>anfibologie</i>"...<br /><br />Parliamoci chiaro: anche la moderna dottrina sociale della Chiesa, già ad un primo esame con gli strumenti di analisi economica del diritto, si delinea come ordoliberista. Tanto che sembra l'ordoliberalismo stesso un prodotto della dottrina sociale della Chiesa.<br /><br />"Sociale", stando con Einaudi, sembra proprio messo lì per quietare "gli agitati sociali".<br /><br />Proposizioni contraddittorie che, per motivi economico-strutturali, possono trovare sintesi solo in senso classista.<br /><br />I liberali non possono validare la propria identità senza schiavi, i cristiani non possono validare la propria identità senza poveri. <br /><br />Poiché le istituzioni, il Mercato o la Chiesa, rappresentano una Idea che certifica l'identità di caste privilegiate, e l'oppiacea giustificazione per quelle sfruttate, il vessillo della missione istituzionale sarà sempre foriero di inumanità e alienazione a dispetto di tutte le eccezioni particolari che ne confermano la regola generale.<br /><br />Questo è descritto e predetto dalle scienze sociali, è convalidato coerentemente da una millenaria storiografia e, a tutto ciò, è difficile dare un'interpretazione, un significato. Un senso.<br /><br />Il Senso.<br /><br />Perché quando si affrontano tali questioni ci si ritrova di fronte alla Storia universale. All'escatologia.<br /><br />Una cosa è certa: le stelle che guardava <a href="http://www.mit.edu/~rdoody/Economic%20Justice%20Handouts/HayekEconInjustice%20Handout.pdf" rel="nofollow">Hayek</a> non erano le medesime che contemplava <a href="https://archiviovirtualepubblicomf.blogspot.it/2013/05/suggestioni-per-il-nuovo-millennio-il.html" rel="nofollow">Fëdorov</a>.<br /><br />Bazaarhttps://www.blogger.com/profile/17582168077328386807noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-10217618975047973622017-12-05T22:29:16.771+01:002017-12-05T22:29:16.771+01:00Sì, "advanced": lapsus calami mio. :-)
...Sì, "advanced": lapsus calami mio. :-)<br /><br />Lo cerco in italiano in biblioteca: ha diversi passi che meritano. <br /><br />Quello di Einaudi è il classico repertorio della costruzione della soggettività neoliberale (non molto diversa dalla vecchia, come si vede). <br />Qualche anno fa in Francia ideologi vicino al Medef (la Confindustria francese) hanno teorizzato l'essenzialità della distinzione fra "risquophiles" e "risquophobes".<br /><br />Il compianto Robert Castel rispose così: “<i>Autrefois les "mauvais pauvres" ne pouvaient s'en prendre qu'à eux-mêmes de leur sort parce qu’ils étaient fainéants, intempérants, lascifs, sales et méchants. Version modernisée et quelque peu euphémisée de la même bonne conscience morale, méritent aujourd'hui l'invalidation sociale les risquophobes, les frileux et tous ceux qui demeurent si stupidement attachés aux acquis du passé qu'ils sont incapables de participer à l'avènement de ces lendemains qui chantent que nous prépare le capitalisme de demain. Il s'agit bien là d'un discours de dominants pour les dominants.</i>” (« "Risquophiles", "risquophobes" : l'Individu selon le Medef », Le Monde, 6 juin 2001 citato in P. Dardot, C. Laval, La nouvelle raison du monde, La Découverte, Parigi, 2009, pag. 314. Altro libro su cui meriterà tornare (in italiano…;-) ))<br />Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-76509726525471006822017-12-05T21:51:08.982+01:002017-12-05T21:51:08.982+01:00Sul fronte interno ricorderei l'istituzione de...Sul fronte interno ricorderei l'istituzione delle 'workhouses' nel 1834, descritte con dovizia di particolari da Dickens in Oliver Twist, ad esempio. Qui le famiglie venivano separate, lo sfruttamento della manodopera accentuato e giustificato dalle dichiarate finalità filantropiche , l'individuo colpevolizzato per l'accidia simultaneamente morale ed economica. La falsa coscienza qui assumeva le forme del Metodismo , ma, attualizzando, i gironi infernali dei mini-job e del circuito delle leggi Hartz non mi sembrano così diversi. Insegnando inglese, dico ai ragazzi:leggete bene Dickens, e la realtà odierna non vi sembrerà così distante (purtroppo).Lorenzo Burestahttps://www.blogger.com/profile/12169202944622209467noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-34210441006842850832017-12-05T19:56:32.544+01:002017-12-05T19:56:32.544+01:00Pare che per Gesù, proprio lui, i poveri fossero i...Pare che per Gesù, proprio lui, i poveri fossero i poveri...e i ricchi i ricchi. Senza tante speculazioni accomodanti (Egli non era affatto accomodante)<br />http://orizzonte48.blogspot.it/2016/12/lipotesi-frattalica-e-i-ricchi-nel.html (qui, p.1.2.)Quarantottohttps://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-21385620413271122432017-12-05T19:39:53.837+01:002017-12-05T19:39:53.837+01:00L'estetica della miseria della classe egemone ...L'estetica della miseria della classe egemone sembra purtroppo trovare un qualche sostegno anche nella ambiguità del Vangelo sul concetto di povero.<br /><br />"il povero è responsabile della sua condizione" convive infatti facilmente con la formula scarica-coscienza "i poveri sono beati perché Dio interviene", ergo lo stato (che non è Dio) non se ne deve curare...<br /><br />Gesù inaugura il suo annuncio storico in Galilea col discorso sulle beatitudini. <br /><br />Ma vi sono due edizioni di questo programma di felicità rivolto ai poveri.<br /> <br />1) “Beati voi, poveri, perché vostro è il regno di Dio” Luca 6,20;<br /><br />2) “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli” Matteo 5,3. <br /><br />Su queste due forme della buona notizia evangelica si è divisa la Chiesa fin dai primi tempi. <br /><br />Chi sono i poveri?<br /><br />I poveri sono quelli che mancano dei beni essenziali, come dice Luca (beati quelli che hanno fame, beati quelli che sono afflitti), che mancano del conforto, della gioia della salute?<br /><br />Oppure i poveri sono gli umili, i puri di cuore, i misericordiosi, quelli che operano la pace, come dice Matteo?<br /><br />Cioè la povertà è una mancanza di beni, e in quanto tale apre a Dio?<br /> <br />Oppure i poveri sono tali in quanto umili, misericordiosi, integri di cuore, più aperti a Dio e agli altri? <br /><br />L’essere poveri è una mancanza o una virtù?<br /><br />Il termine italiano povero deriva da una parola latina che significa avere poco.<br />Ma i preti sostengono che non è questo il senso biblico. <br /><br />Anche dire ultimi non aiuta molto. <br /><br />Gli ultimi sarebbero quelli che mancano di salute, di dignità, e questo li fa già clienti di Dio? <br /><br />Oppure sono più disponibili e aperti all’azione di Dio, hanno meno pretese? <br /><br />Sono cercati da Dio perché non hanno l’egocentrismo del ricco, del potente, dell’acculturato, dell’onesto, del religioso? <br /> <br />E perché Dio cerca i poveri? <br /><br />In quanto sono più virtuosi, o perché hanno bisogno? <br /><br />E perché il vangelo li chiama felici, fortunati? <br /><br />Con i gesti di Gesù poi, si può giustificare l'interpretazione "beato il povero perché è povero"? <br /><br />Il vangelo spiega: perché vostro è il regno di Dio, perché sarete consolati, perché sarete saziati, perché sarete figli di Dio.<br /><br />Cioè i poveri sono beati perché Dio interviene? <br /><br />Il motivo della beatitudine non sarebbe una privazione, ma neppure una qualità morale che i poveri avrebbero in quanto poveri?<br /><br />Sto diventando vecchio ed ancora non ho trovato risposte che mi convincano veramente!Luca Cellaihttps://www.blogger.com/profile/00548340320605162401noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-18488920240607608172017-12-05T19:26:10.937+01:002017-12-05T19:26:10.937+01:00"Innanzitutto, ciò che si legge su Orizzonte4..."Innanzitutto, ciò che si legge su Orizzonte48, per il valore della documentazione e per l'analisi filologica che ne viene fatta, non ha pari"<br /><br />Amen...è quello che dico sempre. :)luca santhttps://www.blogger.com/profile/08408613943457441598noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-31160008685580240252017-12-05T18:42:34.993+01:002017-12-05T18:42:34.993+01:00Il che ci ricorda la versione, per così dire soft,...Il che ci ricorda la versione, per così dire soft, di questo meccanismo di autolegittimazione morale fornitaci da Galbraith<br />http://orizzonte48.blogspot.it/2014/03/il-rabbioso-tramonto-delleuro-il-ttip-e.htmlQuarantottohttps://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-38505943241160279842017-12-05T18:08:49.193+01:002017-12-05T18:08:49.193+01:00« il povero è responsabile della sua condizione »
...« il povero è responsabile della sua condizione »<br /><br />Certo, poiché il primo deviante è l'elitista stesso, il carnefice, questi può proiettare la propria psicosi sulle vittime e, al contempo, giustificare un qualche non ben definito merito per la condizione abbiente ricevuta per giusta agnazione.<br /><br />Si fa notare che la civiltà è sorta nello Stato di diritto contrapposto ai principi moralistici e religiosi che accompagnavano i conflitti politici.<br /><br />Il totalitarismo dell'economica di mercato, sviluppatosi con il nazifascismo e sempre più istituzionalizzatosi nel diretto governo delle oligarchie finanziarie (autocelebrantesi come Mercato) trova sempre più nel XX secolo e nella postmodernità la radicalizzazione del conflitto. Il nemico è il Male e va annientato.<br /><br />Quando le dottrine religiose e il moralismo (ideologie) prendono il sopravvento sulla coscienza morale e sulle ricerca della giustizia nel diritto, l'inciviltà e la barbarie tornano nella loro orrida quanto profondamente stupida fenomenologia. <br /><br />Gli arroganti autolegittimatosi architetti gongolano nel loro delirio collettivo mentre la grave malattia affligge il capo della specie umana.<br /><br />È nell'estetica della miseria che si intuisce l'etica della classe egemone. Bazaarhttps://www.blogger.com/profile/17582168077328386807noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-59540489770996996462017-12-05T16:59:58.897+01:002017-12-05T16:59:58.897+01:00La povertà non è più un destino sociale predetermi...<i>La povertà non è più un destino sociale predeterminato, <b>ma dipende soltanto dalla capacità di agire delle persone e il povero è responsabile della sua condizione. Queste condizioni assumono immediate implicazioni operative – SOLO AI VERI POVERI POSSONO ESSERE DESTINATI I COSTOSI INTERVENTI DI WELFARE</b>…<br /><br />Create le distinzioni, condivise dalle comunità e delle istituzioni, la gestione dell’esclusione sociale richiede una <b>PLURALITÀ DI STRUMENTI PIÙ DI DIFESA SOCIALE CHE DI REINTEGRAZIONE</b>, più di controllo e sorveglianza che di welfare. I programmi di contrasto delle povertà diventano più rigidi, con prove dei mezzi più stringenti, con strumenti di controllo della spesa… <br /><br />In termini generali, possiamo dire che la nozione di underclass e le altre rappresentazione dei poveri come persone moralmente riprovevoli, ci preparano ad un futuro nel quale una parte della popolazione sarà costretta in modo più o meno stabile a una condizione di senza lavoro, sarà colpevolizzata per la sua lunga disoccupazione e forzata a comportarsi in modo che consentiranno ai non poveri di descriverli come immeritevoli …<b>IN ITALIA STA CRESCENDO LA “TENTAZIONE PENALE” UNA PROSPETTIVA DI VALORI E DI AZIONI CHE CONDUCE AD INCREMENTARE OGNI FORMA DI CONTROLLO E DI REPRESSIONE, AD ESPANDERE L’ESECUZIONE DELLE PENE DETENTIVE IN UNA SORTA DI TOLLERANZA ZERO</b>, a criminalizzare i poveri per i loro comportamenti e per l’incapacità che manifestano di produrre un reddito sufficiente. <b>Il meccanismo è noto: criminalizzare un gruppo ristretto di popolazione per rassicurare e riconoscere i meriti dei cittadini per bene, operosi, di buona volontà. I “cattivi” sono pochi, gli altri sono assolti; la società, se non ci fossero i primi, funzionerebbe benissimo</b>.<br /><br />Non esistono più cittadini con diritti esigibili…ma <b>semplicemente dei poveri meritevoli ai quali possono essere concessi interventi caritatevoli e dei poveri che, per il loro comportamento, non meritano alcun aiuto</b></i> …” [R. SIZA, Povertà provvisorie. Le nuove forme del fenomeno, Franco Angeli, 2009, 90-95].<br /><br />I poveri meritevoli/utilizzabili, per intenderci, sono i super super-precarizzati, gli schiavi delle multinazionali, i destinatari del reddito di inclusione, sempre che accettino lavori anche degradanti…rigorosamente sottopagati. Il resto dei poveri, categoria amorale per eccellenza, vada pure in carcere, anticamera delle future workhouses. Benvenuti nel nuovo Ottocento europeo.<br /><br />Certo, caro Quarantotto, se scoppiasse una guerra, sarebbe tutto più semplice: poveri meritevoli e non potrebbero diventare carne da cannone e smentire per l’ennesima volta le l€ggi immutabili del mercato da €SSI formulate<br />francesco maimonehttps://www.blogger.com/profile/10915970445672487282noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-7142073016541244572017-12-05T16:55:19.899+01:002017-12-05T16:55:19.899+01:00Infatti, dopo un ventennio di tentativi in questo ...<i>Infatti, <b>dopo un ventennio di tentativi in questo senso</b>, cui cooperò la stessa innovazione del sindacalismo dei non qualificati successivo allo sciopero dei docks dell’estate 1889…<b>la distinzione tra lavoratori rispettabili e residuum</b> evapora, letteralmente, davanti alla situazione creata dalla Grande Guerra. Scrive Stedman Jones con incisiva e convincente semplicità: <br /><br />“<b>Tutto il surplus di forza lavoro fu assorbito dalle esigenze dell’economia di guerra</b>. Le wokhouses si svuotarono e gli ospizi dei poveri si chiusero; lo stesso lavoro occasionale scomparve. Come gli Webb ammisero in seguito, <b>la Prima Guerra mondiale dimostrò che l’esistenza del POVERO OCCASIONALE non era dovuta a qualche deviante mutamento prodotto dagli influssi degenerativi della vita urbana e pertanto i poveri occasionali dimostrarono di essere una creazione sociale e non biologica</b>. Il loro modo di vivere non era il risultato di una “tara” ereditaria, ma soltanto <b>la conseguenza di case troppo povere, di salari inadeguati e di lavoro irregolare</b>. Cosicchè quando fu possibile trovare una occupazione decorosa e regolare, diventò impossibile trovare gli “inutilizzabili”. <b>Di fatto essi non erano mai esistiti, se non come un ESERCITO DI FANTASMI EVOCATI DALLA SCIENZA SOCIALE DEL TARDO PERIODO VITTORIANO E DI QUELLO EDOARDIANO AI FINI DI LEGITTIMARE LE PROPRIE TEORIE</b></i>” [M. G. MERIGGI, Esperienze di integrazione e conflitto sociale in Europa tra Ottocento e Novecento Milano, Franco Angeli, 30-31].<br /><br />Nell’età vittoriana esistevano quindi i “<i>poveri rispettabili-utilizzabili</i>” e i poveri intesi come <i>residuum</i> (ovvero i disoccupati cronici, sostrato ritenuto, per indole, il più inetto e pericoloso della società). La situazione si sta riproponendo:<br /><br />“<i>… In paesi come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna si è diffusa una distinzione tra <b>DESERVING E UNDERDESERVING POOR, cioè tra poveri meritevoli e poveri riprovevoli</b>…Alcuni poveri sono ritenuti meritevoli in quanto si trovano in questa condizione a causa di eventi negativi che superano la capacità del singolo di affrontarli, vittime di circostanze o di dinamiche economiche...; altri hanno valori e comportamenti moralmente riprovevoli che sono ritenuti la causa primaria del loro stato. La distinzione tra poveri meritevoli e poveri non meritevoli è alimentata da mutamenti di carattere strutturale – le attuali dinamiche del mercato del lavoro…la crisi fiscale del welfare universalistico – ma riesce ad alimentare l’immaginario collettivo in quanto risponde ad esigenze diffuse di separazione e di differenziazione tra persone esposte ad una forte insicurezza sociale che vivono l’impatto diretto di comportamenti riprovevoli.<br /><br />In altre aree sociali, più solide in termini economici, la distinzione tra i poveri è invece veicolata da una distanza sociale e dalla difficoltà di comprendere la ragione sociale di comportamenti degradati, privi di finalizzazione, di violenze gratuite…<b>Prevalgono atteggiamenti colpevolizzanti e di disimpegno sociale. Sono persone per le quali …si ritiene sia difficilmente costruibile, e non sostenibile dalla fiscalità generale, una politica di inclusione sociale</b>…<br /><br /><b>Alla povertà dei precari</b>, alle povertà brevi come esperienze di vita che coinvolge molte famiglie ma solo per periodi di tempo limitati, <b>si accompagna una rappresentazione della povertà di lungo periodo in termini negativi, come area sociale MORALMENTE RIPROVEVOLE</b>, dipendente dal sistema di welfare, caratterizzata da una grave disgregazione e frammentazione sociale…Una povertà persistente che può anche essere strutturata da proccessi di esclusione sociale, ma è osservata da molti autori in termini di categorie morali, di limiti individuali, di propensione alla devianza. </i> (segue)<br />francesco maimonehttps://www.blogger.com/profile/10915970445672487282noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-68516103339707022502017-12-05T16:52:55.798+01:002017-12-05T16:52:55.798+01:00“… Sorretta dalla credenza delle nuove “leggi” del...“<i>… Sorretta dalla credenza delle <b>nuove “leggi” dell’economia politica stabilite da Bentham, Malthus e Ricardo</b>, la reazione contro lo Speenhamland Act divenne così forte che nel 1834 il Poor Law Amendement (o New Poor Law) fece della workhouse lo strumento esclusivo dell’assistenza sociale.<br /><br />Le critiche rivolte contro il più generoso sistema precedente ebbero per effetto una riorganizzazione dell’assistenza basata sulla workhouse… <b>A questo scopo, le nuove disposizioni si proposero di dissuadere i poveri dal ricorrere all’assistenza pubblica, e di stigmatizzare coloro che tuttavia vi ricorrevano imprigionandoli nelle workhouses, costringendoli ad indossare indumenti speciali, separandoli dalle loro famiglie, tagliandoli fuori da ogni contatto con i poveri all’esterno, e, quando morivano, permettendo che i corpi fossero utilizzati per la dissezione</b>. Non passò molto tempo che questo nuovo regime suscitò a sua volta critiche violente. Già nel 1837, Disraeli così inveiva nella sua campagna elettorale “Io ritengo che questa legge abbia disonorato il paese più di qualunque altra mai approvata. <b>A un tempo crimine morale ed errore politico, essa annuncia al mondo che in Inghilterra la povertà è un delitto</b>…</i>” [A. O HIRSCHMAN, Retoriche dell’intransigenza, Il Mulino, 2017, 35].<br /><br />Nessuno strumento come il welfare contenuto nelle Costituzioni democratiche del ‘900 è riuscito a porre rimedio alla povertà, si tratti di forme di mutuo soccorso privato o dichiaratamente mercatistico:<br /><br />“<i>… Nel corso del XIX secolo <b>…i poveri, gli artigiani, gli operai, i filantropi, gli uomini di governo…hanno sperimentato, promosso e finanziato esperienze di self help e di gestione diretta degli interventi miranti a ostacolare quegli stessi effetti distributivi dei meccanismi di mercato nelle vite fisiche e morali dei singoli</b> . Tali scelte hanno assunto significati talvolta addirittura antagonistici. Di solito i lavoratori organizzati sono passati dalla speranza di raggiungere l’autosufficienza con il mutuo soccorso, la cooperazione e la gestione diretta del collocamento, alla convinzione che esse rappresentassero delle pratiche di autoeducazione all’autonomia e alla capacità economica e politica o – molto più spesso – delle risorse da impiegare nei conflitti industriali e sociali e che anticipassero forme future di organizzazione del lavoro e della vita associata.<br /><br /><b>I filantropi e gli economisti a loro volta hanno sperato che queste pratiche potessero rappresentare strumenti di formazione di una sorta di “liberismo popolare” </b> o – con maggiore fiducia ideologica e quindi con minore attendibilità – <b>che potessero ridurre davvero il pauperismo fino a renderlo un elemento residuale della vita della popolazione in modo da poter isolare gli individui</b>, le famiglie, e i gruppi costretti a ricorrere all’assistenza dalla rappresentanza politica e sociale degli operai organizzati.<br /><br />[IN NOTA] Il suggerimento sull’importanza dei <b>poveri come residuum</b> mi viene dalle ricerche innovative di Gareth Stedman Jones (Outcast London. A Study in the Relationship between Classes in Victorian Society (1971)… La ricerca citata…collega esigenze produttive, culture e politiche imperialistiche e governo della povertà mettendo in luce il carattere illusorio di tale isolamento dei poveri dai lavoratori, che pure fu al centro di tante iniziative di conservatori, di liberali, e implicitamente accettata da talune pratiche e culture sindacali</i>. (segue)<br />francesco maimonehttps://www.blogger.com/profile/10915970445672487282noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-17423545775966795382017-12-05T15:50:35.896+01:002017-12-05T15:50:35.896+01:00Francamente, al di là delle dinamiche del moviment...Francamente, al di là delle dinamiche del movimentismo intorno alla galassia "sovranista", il riscontro di terzi non mi fa né caldo né freddo: il punto dirimente è la "dialettica nei centri di irradiazione" dell'informazione democratica (cosciente o meno). <br /><br />Innanzitutto, ciò che si legge su Orizzonte48, per il valore della documentazione e per l'analisi filologica che ne viene fatta, non ha pari: e non solo a favore e a supporto del dibattito portato avanti dal movimento di pensiero che è nato evidenziando all'attenzione pubblica "l'agente primo" dell'orrore sociale, politico-economico e culturale che vediamo nell'euro e nei Trattati liberoscambisti di cui la UE è punta di diamante. <br /><br />I concetti che sono organizzati in un discorso coerente in questi spazi si basano su una vasta letteratura storica e scientifica che trova le sue chiavi di lettura in analisi, riflessioni, rimandi di testi di autori fondamentali che rimandano ad altri autorevoli autori che, per l'intrinseca necessità politico-divulgativa di essere "reticenti", rende l'accesso all'interpretazione della realtà complesso a chiunque.<br /><br />Anche solo per il problema della specializzazione di chi esercita professioni intellettuali.<br /><br />Figuriamoci chi fa tutt'altro nella vita!<br /><br />Ciò che si dà per scontato in questi spazi, per chi segue con costanza la discussione, non è assolutamente scontato alla stragrande maggioranza delle persone che si occupano anche ad un certo livello di questi problemi.<br /><br />La nostra certezza-empirico scientifica si fonda su una vastità di materiale assolutamente sconosciuta ai più e in un contesto collettivo in cui l'atteggiamento "fenomenologico" continuamente scrosta l'ideologia che accompagna ogni persona che ricerca e che, altrimenti, non riuscirebbe a ricercare positivamente l'hegeliana verità a causa di pregiudizi e precomprensione che l'ideologia stessa causa.<br /><br />Molte persone hanno dedicato una vita a servire ideologie, credendoci, litigando, scaldandosi; magari facendo a botte.<br /><br />Mettere di fronte ad una qualche realtà, ribaltare la percezione del mondo in cui una persona è immersa, può essere scioccante. Figuriamoci per chi è una vita che urla slogan ideologici.<br /><br />Guarda: quando vado in qualche locale pubblico, dal negozio al ristorante, mi capita di far piccoli "comizi": l'auditorio si divide generalmente <a href="https://bibleview.org/it/bibbia/vitapubblica/seminatore/" rel="nofollow">in tre categorie</a>: in chi mi ascolta con grande concentrazione, in chi mi ascolta per simpatia (ma alla fine le parole entrano da un orecchio ed escono dall'altro), in chi se ne esce con "ma per piacere", "scava la buca, riempi la buca" e via, tra un bianchino e l'altro.<br /><br />I primi sono "in ricerca": chiedono generalmente riferimenti bibliografici e perseguiranno "a scavare", e avranno ricevuto delle buone indicazioni per prendere coscienza in fretta.<br /><br />Gli ultimi sono già persi: non sapranno cosa ci sarà dopo l'Età del Ferro...<br /><br />E quelli che ascoltano per pura simpatia?<br /><br />Bè... quelli generalmente sono negozianti, ristoratori, che, spesso, mi fanno lo sconto quando ritorno come cliente...<br /><br />Bazaarhttps://www.blogger.com/profile/17582168077328386807noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-43803269794264622882017-12-05T14:46:48.508+01:002017-12-05T14:46:48.508+01:00E’ una strategia, non c’è alcun dubbio: basta vede...E’ una strategia, non c’è alcun dubbio: basta vedere la quantità di giornalisti arruolati su entrambi i “fronti”.<br /><br />Personalmente, trovo la strumentalizzazione delle tragedie del passato per nascondere quelle del presente una delle manipolazioni più ripugnanti. <br /><br />Particolarmente surreale l’”antifascismo” <a href="http://orizzonte48.blogspot.com/2017/10/zio-adolfo-e-la-mobilitazione-libero.html?showComment=1507296578151#c6692440190224284508" rel="nofollow">antidemocratico</a>.<br /><br />Guardavo qualche settimana fa la puntata di Piazzapulita sul presunto ritorno del pericolo fascista; come “prove” venivano fra l’altro esibite interviste a un tale che negava le camere a gas e un altro che ce l’aveva con gli ebrei. <br />Gente qualsiasi, che non conta niente, ma, “si sa” (?), il fascismo cova nei pregiudizi del popolaccio. <br /><br />O no?<br /><br />“<i>Nonostante <b>la massiccia ed osannante preparazione della stampa</b> e l’azione diretta del PNF, i provvedimenti antisemiti non suscitarono nella maggioranza degli italiani alcuna simpatia. Si può anzi dire che, nonostante le gocce di veleno antisemita sparso negli anni precedenti, proprio in occasione del lancio della campagna della razza la propaganda fascista fallì per la prima volta la prova e per la prima volta grandi masse di italiani, che sino a quel momento erano state fasciste, o, se si vuole, mussoliniane, ma non certo antifasciste, incominciarono a guardare con occhi diversi il fascismo e lo stesso Mussolini.<br />Se al vertice, come si è visto, molti aderirono alla campagna contro gli ebrei per viltà o per opportunismo, il numero di questi figuri <b>diminuiva a mano mano che si scendeva nella scala sociale</b> e in quella delle responsabilità politiche e amministrative.</i>” (R. De Felice, Storia degli ebrei italiani sotto il fascismo, Einaudi, Torino, 1993, pagg. 309-10). <br /><br />Ma allora l’antisemitismo fascista non fu il parto dell’orrenda populace sfuggita alla saggia guida delle élite? Pare di no.<br /><br />“<i>L’entrata in vigore della legislazione antisemita non fece cessare gli attacchi agli ebrei e all’ebraismo. Il fallimento dell’azione di preparazione psicologica che aveva accompagnato l’inizio dell’ultima fase della campagna antisemita nel 1938, la necessità di tener vivo il problema e di combattere lo stato d’animo prevalente nell’opinione pubblica, la facilità scoppiata la guerra, di trovare nella polemica antiebraica un diversivo ad altri problemi che più direttamente toccavano tutti gli italiani e, dopo i primi scacchi militari, di riversare sugli ebrei la responsabilità di essi e della stessa guerra, e – infine – <b>il servilismo della stragrande maggioranza dei giornalisti e pubblicisti</b> che avevano trovato nell'antisemitismo una materia facile e praticamente inesauribile, tutti questi motivi fecero sì che dal 1939 al 1943 la propaganda antisemita non avesse mai fine</i>.” (Ibid., pag. 379)<br /><br />Capito? Quindi il razzismo di Stato fu strumento di un potere autocratico ben deciso a non rispondere dei disastri che provocava, con tutto il corteo di pennivendoli al seguito; niente a che vedere con l’oggi, insomma, in cui i cittadini possono esercitare un controllo sicuro sul potere, sempre sottoposto al serverissimo scrutinio di giornalisti dall’eroica indipendenza e immacolato ethos democratico.<br /><br />Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-35948919081635472632017-12-05T14:36:52.037+01:002017-12-05T14:36:52.037+01:00ma poi voglio dire... il tipo non ha letto neanche...ma poi voglio dire... il tipo non ha letto neanche il post.... ma lasciamo perdere dai<br /><br />come mi diceva oggi una cara amica…. L’importante che i tweets vengano letti da altri <br />luca santhttps://www.blogger.com/profile/08408613943457441598noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-62898308459158785002017-12-05T14:15:54.489+01:002017-12-05T14:15:54.489+01:00Come ne usciamo?.... 48 vale sempre questo?
"...Come ne usciamo?.... 48 vale sempre questo?<br /><br />"Il problema dell'eliminazione dell' "impossibile" è presente in ogni campo cognitivo, (cioè è questione molto più complessa e incerta di quanto non implichi...Conan Doyle con la sua semplificazione apparente, cioè ad effetto): ma lo è maggiormente nelle previsioni economiche, comunque calibrate sul "probabile".<br /><br />In concreto, i modelli stocastici mainstream, immettono regolarmente l'ipotesi di libera e piena concorrenza (su economie accentuatamente aperte, e considerando decisivo il lato dell'offerta, peraltro), come dato presupposto e/o come traguardo delle "riforme": ma data la consapevole artificiosità dell'assunto, tali modelli sarebbero di per sè nel campo dell'improbabile (non proprio dell'impossibile).<br /><br />Tuttavia, storicamente, quando prevale tale modello ideologico (il mainstream), gli si accompagna invariabilmente un intenso controllo istituzionale (attualmente internazionalizzato): da qui, in sede di attuazione e di (scontata) correzione politico-economica dei risultati deficitari, i frequenti colpi di coda, propri delle banche centrali (in stretta consultazione coi grandi gruppi finanziari; veri "controllori" istituzionali sostanziali; BCE docet...).<br /><br />Dunque, rispetto alla, pur auspicabile, realizzazione di una previsione probabile (cioè ragionevole), alternativa alle stime ideologiche del mainstream, occorre scontare, in controtendenza, i metodi per tirare un calcio alla lattina che autodifendono il mainstream stesso (o anche il tirare fuori il coniglio dal cilindro: incluso un QE-4, ad esempio). <br />Metodi che oggi consistono anche nella diffusione del wishful thinking mediatico, per diffondere quel clima di "fiducia" che è un altro presupposto fondamentale dello schema ideologico mainstream.<br /><br />Ma tutto ciò (politiche delle BC e "fiducia" indotta in via mediatico-informativa) non funziona "sempre", e non sempre con "tutti", nonostante il potere istituzionale enorme che hanno accumulato. ESSI."<br /><br />Qui sta l'incertezza sistemica che viviamo attualmente: un potere costretto ad autoperpetuarsi, ma intrinsecamente fallimentare (come dimostrarono Keynes, Hansen e, in modo più storicamente connotato, Marx), nella sua fase di massima affermazione istituzionale, tende inevitabilmente al cupio dissolvi: cioè ad essere distruttivo ed anche autodistruttivo...Ma ciò dopo una lunga lotta, in definitiva, contro tutto e tutti, compresi i propri stessi interessi di lungo periodo".<br /><br />http://orizzonte48.blogspot.com/2015/11/come-n-usciamo-gia-com-prparandoci-bene.html?spref=tw<br /><br />naturalmente da leggere tutto.<br />luca santhttps://www.blogger.com/profile/08408613943457441598noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-46539667858438940502017-12-05T13:38:25.257+01:002017-12-05T13:38:25.257+01:00Felicissima l'espressione "first society ...Felicissima l'espressione "first society of advance(d?)insecurity".<br />Mi sa che varrà la pena di riprendere il passaggio (tradotto).<br />E straordinaria l'identità di contenuti con le lamentele di Einaudi sul socialismo degli italiani, che, a quanto pare, albergava pure negli USA. Proprio al tempo delle sue lamentele!Quarantottohttps://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-42243605990122469902017-12-05T13:30:44.090+01:002017-12-05T13:30:44.090+01:00Sì, appunto. L'ignoranza proterva alberga sui ...Sì, appunto. L'ignoranza proterva alberga sui social (e ci si premura di nutrirla col controllo accademico-mediatico) ed è la madre sempre incinta delle vere fake newsQuarantottohttps://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-65563375124946719762017-12-05T13:07:27.244+01:002017-12-05T13:07:27.244+01:00Bè certo quando su twitter qualche giorno fa(ora n...Bè certo quando su twitter qualche giorno fa(ora non ricordo quando) ho postato questo:<br /><br />ADDENDUM: ci pare giusto, per completezza di fonti direttamente attestanti l'analisi riportata nel post, questa citazione compiuta da Bazaar nei commenti:<br />"...riproduco qui, per ordine, il passo di Ludwig von Mises recentemente riportato:<br /><br />«Non si può negare che fascismo e movimenti simili, finalizzati ad imporre delle dittature, siano pieni delle migliori intenzioni e che il loro intervento abbia, per il momento, salvato la civiltà europea. Il merito che il fascismo ha così ottenuto per sé, continuerà a vivere in eterno nella storia. Ma se la sua politica ha portato la salvezza, per il momento, non è della specie che potrebbe promettere di continuare ad avere successo. Il fascismo è stato un ripiego d'emergenza. Vederlo come qualcosa di più sarebbe un errore fatale.» <br /><br />Mises maestro di Hayek (e anche consulente sull'euro ante-litteram del fondatore di Paneuropa) ammette, di fatto, che il totalitarismo nasce come risposta del liberalismo classico alle rivendicazioni socialiste e democratiche. <br /><br />http://orizzonte48.blogspot.com/2016/07/antifascismo-su-marte-e-liberismo.html?spref=tw<br /><br />La risposta è stata: “Mises, chi? Il padre del liberismo? Ma per piacere.”<br /><br />Vabbè… bisogna veramente prendere twitter per quello che è.<br />luca santhttps://www.blogger.com/profile/08408613943457441598noreply@blogger.com