tag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post7060804037453440696..comments2024-01-26T15:32:41.629+01:00Comments on Orizzonte48: MUSSOLINI THE ORIGINAL: TRA LIBERALISMO E SOVRANITA' SENZA POPOLOQuarantottohttp://www.blogger.com/profile/06816556453620678760noreply@blogger.comBlogger30125tag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-60811698082118494022018-11-14T11:26:53.130+01:002018-11-14T11:26:53.130+01:00Sarebbe da recuperare in questo caso la riflession...Sarebbe da recuperare in questo caso la riflessione pasoliniana sulla critica al consumismo "italiano": una civiltà dei consumi può esistere a patto che prima e prioritariamente si pongano le condizioni effettive per il progresso (e non lo sviluppo ricollegandosi sempre a PPP) delle masse subalterne. <br /><br />Quel progresso che, tramite i mezzi materiali "depurati" dal ricatto del profitto, riesca ad abbattere le barriere di classe che impediscono la piena realizzazione della persona secondo il notorio art. 3 comma secondo.<br /><br />Tali condizioni, com'è noto, le può realizzare solo lo stato nazionale informato ai criteri fondamentali della giustizia sociale e della democrazia pluriclasse.<br /><br />Senza questo discrimine, la stessa analisi pasoliniana può prestarsi a squallide manipolazioni da antifa-wuminghiani.Saludo Andoniohttps://www.blogger.com/profile/09796817795227477405noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-19326345095261020752018-11-12T22:02:59.578+01:002018-11-12T22:02:59.578+01:00Per interessare la storia militare son sicuro che ...Per interessare la storia militare son sicuro che interessa a tanti, me per primo, però qui è OT. :-)<br /><br />Fosse un problema di audere: non basterebbero tre vite per leggere tutti i libri che si vorrebbe…però la memorialistica, non solo militare, mi interessa molto, quindi le (notevoli) memorie di “Sledgehammer” le conoscevo. <br /><br />Quello di spacciare l’interventismo per socialismo è un vecchio imbroglio: “<i>definire “socialismo” le intromissioni dello Stato nella libera concorrenza […] è una mera falsificazione voluta dalla borghesia di Manchester.</i>”. Così scriveva Engels in una lettera a Bernstein del 1881, riportata in nota in M. Musto, L’ultimo Marx, Donzelli, Roma, 2016, pag. 38. <br /><br />Oggi mi pare impossibile pensare che sia solo ignoranza e non ci sia una enorme dose di malafede. Ricordiamoci <a href="https://en.wikiquote.org/wiki/Robert_Lucas_Jr." rel="nofollow">cosa disse</a> quel vecchio marpione di Bob Lucas subito dopo la crisi del 2008: “<i>I guess everyone is a Keynesian in a foxhole</i>”. Bene intendenti… <br /><br />Arturohttps://www.blogger.com/profile/15830204827081561714noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-36693641381649849052018-11-10T20:03:13.105+01:002018-11-10T20:03:13.105+01:00@ Arturo
Lasciando da parte la storia militare, c...@ Arturo<br /><br />Lasciando da parte la storia militare, che interessa solo gli addetti ai lavori, mi permetto di farLe notare una cosa.<br /><br />" soprattutto a beneficio di chi chiama “socialismo” ogni forma di intervento pubblico estraneo al liberismo."<br /><br />Sante parole! Ma questo deriva dal fatto che i "liberisti" sono molto ma molto ignoranti sul cosa può fare l'intervento pubblico (lo Stato) quando ci si mette sul serio.<br />L'esempio più spettacolare e meno noto in assoluto è il G.I. BILL.<br /><br />Come Lei sa, l'accesso all'istruzione negli USA, soprattutto quella universitaria, è sempre stato limitato per via della struttura della loro società: se hai i soldi studi molto, se non li hai ti arrangi.<br />Se desidera Le posso fornire le cifre di chi studia negli USA tra il 1920 ed il 1940 ma si tratta di un numero estremamente basso, in rapporto alla popolazione.<br />Quando però gli USA entrano in guerra nel 1941 si accorgono che la cosa è preoccupante per due motivi:<br /><br />1) le disastrose conseguenze della Grande Depressione, che hanno tarato la salute fisica di un gran numero di americani (il numero dei "respinti" è impressionante) e che la dice lunga su chi esprime il concetto che "si tratta SOLO di una crisi economica).<br /><br />2) Per utilizzare in modo massiccio tutta la tecnologia disponibile, servivano milioni di uomini che la sapessero utilizzare... e non c'erano. Gli sforzi del governo USA in questa direzione furono notevoli, così come i risultati ma fu lo Stato ad "istruire" quei milioni di cittadini americani.<br /><br />Quando termina il conflitto, oltre 10 milioni di uomini e donne hanno indossato la divisa. E qui entra in ballo il G.I. BILL, che alcuni, tra cui chi scrive, lo considerano il "motore" dell'economia e della società statunitense dopo la guerra.<br />Circa 8 MILIONI di cittadini americani ebbero accesso gratuito (o quanto meno facilitato) ai massimi gradi di istruzione; oltre 2 milioni finirono nei college.<br /><br />Ecco la base del miracolo economico: istruzione di livello e di massa a spese dello Stato. E' un fatto poco conosciuto e ho idea che sia in parte "oscurato" proprio perché dimostra quale può essere l'impatto dello Stato quandi si mette dalla parte dei cittadini e non di una piccola élite.<br />Certo, se fosse stato per i "liberisti" il buon contadino del Nebraska (che ha imparato nel frattempo ad operare con una radio), sarebbe stato rispedito nel Nebraska... ma così non fu. E lo Stato gli diede la possibilità di studiare, con i risultati che sappiamo: il boom tecnologico, economico e sociale degli anni '50 e '60.<br /><br />Se volesse poi approfondire, Le suggerisco la Liberation Trilogy di Rick Atckinson.<br />"With the Old Breed" invece lo ha scritto un Marines, Eugene B. Sledge, che dopo la campagna del Pacifico è tornato negli USA, è andato al college e qualche anno dopo diventa docente di biologia.<br /><br />Sapere aude, no? :)<br /><br />Chinacat<br /><br /><br />chinacathttps://www.blogger.com/profile/16289503625441605757noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-40345141092230285772018-11-09T11:08:20.059+01:002018-11-09T11:08:20.059+01:00Desidero ringraziare tutti per i preziosi spunti d...Desidero ringraziare tutti per i preziosi spunti di riflessione e nello stesso tempo non riesco a tenere solo per me l'ansia che mi prende quando registro le nuove linee di sviluppo della 'difesa'.<br /><br />Di AI, droni automatici e scenari alla Philp K. Dick ("Second variety") se ne è già accennato in passato ma questo video, alla luce delle osservazioni precedenti, mi fa sorgere una domanda ineludibile:<br /><br />"Dobbiamo o no investire in questo tipo di armamenti?"<br /><br />(perchè un domani non si possa dire che eravamo rimasti indietro...)<br /><br />https://twitter.com/CellaiLuca/status/1060820503533887488<br />Luca Cellaihttps://www.blogger.com/profile/00548340320605162401noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-28114784865085386242018-11-08T23:57:54.956+01:002018-11-08T23:57:54.956+01:00Le politiche volte alla piena occupazione e all...Le politiche volte alla piena occupazione e all'espansione della domanda aggregata non hanno nulla a che fare col consumismo.<br /><br />Tanto che siamo da lustri in deflazione e il consumismo vive e lotta tra noi, più in forma che mai.<br /><br />Dove c'è ecologista c'è malthusiano.Bazaarhttps://www.blogger.com/profile/17582168077328386807noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-25977079353558918042018-11-07T21:59:55.817+01:002018-11-07T21:59:55.817+01:00Sono indubbiamente tutte precisazioni interessanti...Sono indubbiamente tutte precisazioni interessanti. Il post però non è di storia militare, né le mie osservazioni volevano spiegare esaustivamente le cause del disastro bellico, altrimenti bisognerebbe allargare molto il quadro, a partire, almeno stando a Rochat (Le guerre italiane 1935-1943, Einaudi, Torino, 2008, pag. 241), dalla “<i>divaricazione che si era creata tre le loro capacità</i> [delle forze armate] <i> e gli obiettivi della politica di Mussolini</i>”. Ma si andrebbe OT (oltre che di là dalle mie conoscenze :-)).<br /><br />Ancora pertinenti, invece, in quanto offrono elementi rilevanti sulla dinamica del rapporto fra poteri economici e regime, queste altre osservazioni di Rochat (pag. 307): “<i>Perché una produzione bellica così ridotta? La prima causa è l’incapacità del governo fascista di mobilitare l’industria per la guerra da cui dipendeva la sua sopravvivenza</i>”, con incisività assai inferiore rispetto al governo liberale durante la grande guerra. “<i>Una questione su cui abbiamo molta documentazione e ciò nonostante difficile da accettare, tanto più se si considera che buona parte dell’industria bellica era di proprietà statale dai primi anni Trenta. I rapporti tra Mussolini e gli industriali sono a senso unico, le frequenti pressioni di costoro per ottenere commesse con la minaccia del licenziamento di operai (la dittatura fascista, basata sulla distruzione dei sindacati e sul controllo delle masse operaie, era assai più sensibile a questi ricatti che i governi liberali, per il timore di vedere incrinato il mito del suo consenso assoluto). Non ci sono invece interventi concreti di Mussolini verso gli industriali, tanto meno la sostituzione dei dirigenti che non riuscivano a garantire la produzione.</i>”. <br /><br />Il che mi fa venire in mente un’osservazione di Rosanvallon (Le libéralisme économique, Seuil, Parigi, 1989 [1979], pag. 211) - quando era ancora legato al socialismo cristiano, prima che si convertisse alle meraviglie del liberalismo-, con cui mi ricollego alla questione del “non intervento” di cui abbiamo parlato diverse volte: “<i>La seule liberté qu'il [le capitalisme] revendique est celle du capital, il est indifféremment libre-échangiste ou protectionniste selon que l'un ou l'autre favorise cette liberté. Il est d'abord un pragmatisme de classe.</i>” <br /><br />Per diverse ragioni possiamo anche dire che non è corretto parlare di “indifferenza”, perché una ricorrente tendenza alla mondializzazione, e quindi al liberismo, deriva da caratteristiche strutturali del capitalismo (in primis realizzare un surplus senza dover alimentare la domanda, come ripete sempre Cesaratto), ma questa dimensione “pragmatica” mi pare utile ricordarla, soprattutto a beneficio di chi chiama “socialismo” ogni forma di intervento pubblico estraneo al liberismo. <br /><br />Arturohttps://www.blogger.com/profile/15830204827081561714noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-30051546871962215092018-11-05T23:43:17.531+01:002018-11-05T23:43:17.531+01:00@ ARTURO
Un ultima cosa ma importante. Nel testo ...@ ARTURO<br /><br />Un ultima cosa ma importante. Nel testo da Lei citato c'è scritto:<br /><br />" All’esercito la Fiat, da sola o in concorso con l’Ansaldo, fornì anno dopo anno gli stessi INUTILI BIPLANI".<br /><br />Messa giù così sembra che le responsabilità siano solo della FIAT o dell'Ansaldo ma con gli occhi del "militare" la prospettiva cambia di molto. Mi spiego:<br /><br />si, è vero, usavamo dei biplani... ma perchè?<br /><br />1) MOTIVAZIONE IDEOLOGICA<br />Durante un discorso il sottosegretario all'aviazione Valle disse le testuali parole: "E' l'uomo che conta e non il mezzo".<br />Nell'ideologia fascista, come Lei ben sa, erano centrali il coraggio, lo sprezzo del pericolo e l'arditezza e quindi l'accento veniva sempre messo sulle doti UMANE e non sul mezzo utilizzato. A noi oggi sembra surreale, all'epoca era davvero così.<br /><br />2) MOTIVAZIONE TECNICA<br />Alla maggior parte dei piloti italiani il biplano piaceva molto proprio perché, essendo BI-PLANO (con due ali) ha delle doti di maneggevolezza assolutamente uniche e puoi fare manovre del tutto impossibili ad un monoplano: il trucco è la distribuzione della pressione su 4 ali (sopra-sotto) anzichè due. Anche oggi gli aerei da esibizione sono... biplani!<br />Quindi furono anche i piloti a chiedere che restasse in servizio.<br /><br />3) MOTIVAZIONE MILITARE<br />Non la annoio con i dettagli ma la figura chiave fu MECOZZI e le sua teoria dell'aviazione "d'assalto". Fu un dibattito interno all'aviazione sulla predilezione per gli attacchi a bassa quota che portò a sviluppare poco la "caccia".<br />Per non parlare dei militari "tradizionali" (da Badoglio in giù) che non avevano idea delle potenzialità dell'aviazione e che rimase sempre un corpo separato. Se non conosci un'arma non sai cosa può fare e quindi non sai nemmeno come utilizzarla. E quindi non la richiedi all'industria...<br /><br />4) MOTIVAZIONE TECNOLOGICA<br />Come Lei ben sa, oltre una certa quota servono le maschere ad ossigeno... ma nessun aereo italiano DI SERIE arrivava a quelle quote perché non c'erano motori DI SERIE che portassero l'aereo a certe quote. A che pro fare maschere d'ossigeno se tanto lassù manco ci arriviamo, no?<br />Con un biplano o con aerei da bassa quota le maschere non servono... ma se vuoi attaccare DALL'ALTO un bombardiere che vola a 7 oppure 10 chilometri d'altezza... semplicemente non ci vai.<br />Un conto è fare il record in altezza (17 km., record italiano) e un conto è la produzione in serie.<br /><br />Morale: la FIAT era "arretrata", non ci piove, ma è solo una parte della spiegazione.<br />Purtroppo la Storia Militare, in Italia, è una disciplina "morta" ed il fatto che il 90% dei libri disponibili sono in inglese la dice tutta.<br />Basterebbe leggere Omero (per non parlare di Tucidide) per sapere che un esercito è SEMPRE uno specchio dell'economia e della società che lo hanno assemblato.<br /><br />Spero di essere stato utile.<br /><br />Chinacat<br /><br />PS<br /><br />In Iraq ed Afghanistano c'erano, numeri alla mano, più "contractor" che soldati dell'esercito statunitene. Lo specchio della società, appunto: la "privatizzazione" della guerra.<br />chinacathttps://www.blogger.com/profile/16289503625441605757noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-18563279526198139232018-11-05T22:54:35.340+01:002018-11-05T22:54:35.340+01:00@ Arturo
Lasciando da parte Sternhell& Co., L...@ Arturo<br /><br />Lasciando da parte Sternhell& Co., Le faccio notare un paio di cose che sfuggono se non si è pratici di ars bellica.<br /><br />La prima e la più importante ai fini del discorso è questa: la TECNOLOGIA, che si tratti di un aereo o di un cannone, presuppone due cose fondamentali: qualcuno che la costruisca E QUALCUNO CHE LA SAPPIA USARE.<br />L'altro "buco nero" del fascismo italiano è la scarsa istruzione del soldato medio perché il livello di istruzione TECNICA sotto il regime fascista, crolla miseramente. Si capisce meglio con un esempio:<br /><br />nelle lettere scritte alla moglie, Rommel parla delle difficoltà dei soldati italiani ad utilizzare la tecnolgia tedesca. I tedeschi usano massicciamente il famoso "88 mm." (cannone antiaereo usato come anticarro) ma non serve a nulla avere un 88 mm. se poi non hai qualcuno che lo sappia usare: e gli italiani che sanno usare un telemetro Zeiss o leggere una tavola di tiro sono pochissimi.<br />C'è un rapporto molto stresso tra la tecnologia e chi poi deve utilizzarla: Giulio Cesare potè assediare Alesia perché si portava dietro degli ingegneri capaci di costruire elopoli.<br />C'è una foto che mi ha colpito molto in un libro inglese: prigionieri di guerra italiani in un campo in Sudan. Molti hanno un fazzoletto bianco legato ad un braccio. La didascalia spiega che quelli con il fazzoletto bianco sono quelli che non sanno distinguere la destra dalla sinistra.<br />Il ritardo tecnologico e industriale italiano durante il fascismo va letto assolutamente anche sotto questa luce: il rapporto tra tecnologia, industria e livello di istruzione medio.<br /><br />chinacathttps://www.blogger.com/profile/16289503625441605757noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-15945074007526890362018-11-05T22:34:44.399+01:002018-11-05T22:34:44.399+01:00@ Luca Cellai
Mi perdoni ma ci sono un paio di &q...@ Luca Cellai<br /><br />Mi perdoni ma ci sono un paio di "inesattezze" dovute, a mio avviso, al fatto che gli studi militari insegnano a vedere le cose in una prospettiva diversa. Per esempio:<br /><br />"Ergo si investì pesantemente nella flotta (la quinta al mondo allo scoppio delle ostilità nel 1940)."<br /><br />Calma e gesso. Non investirono NELLA FLOTTA ma investirono NELLE NAVI che sono 2 cose diverse. se viste con gli occhi di un militare.<br />Una nave da guerra, nel 1940, NON E' UN'ARMA. E' un SISTEMA D'ARMA ovvero un'arma che funziona inseme ad altri elementi. Lo so che per il profano la cosa sembra strana ma è così.<br />Una FLOTTA nel 1940, per essere tale di nome e di fatto DEVE avere protezione ed integrazione con l'aviazione e quindi: ricognitori a lungo raggio, radar, sistemi di comunicazione veloci tra la flotta, gli aerei ed il comando, etc. etc.<br />E questo cambia anche a seconda del tipo di navi che costruisci (una corazzata non è un incrociatore) e delle navi di appoggio che intendi utilizzare.<br />Non la tedio con i dettagli tecnici ma l'idea che una flotta sia costituita solo dalle navi è molto ma molto "primitiva" e dimostra non solo l'arretratezza dell'industria italiana ma anche l'arretratezza di coloro (i militari) che di quella tecnologia ne debbono fare uso.<br />La flotta italiana del 1940 è una tigre di carta che esiste solo nella testa dei capi fascisti e dei militari che "sposano" le teorie fasciste (L'Italia non ha bisogno di portaerei perché è già una portaerei).<br /><br />L'esempio più spettacolare lo offre il Giappone: il capolavoro tecnologico che va sotto il nome di YAMATO. La più grande, la più potente e la più modrena nave al mondo, un vero gioiello.<br />Affondata in meno di TRE ORE dall'aviazione statunitense.<br /><br />E ancora:<br /><br />"una simile arretratezza tecnologica fu pagata a caro prezzo sia dai britannici che dagli USA nei confronti del Giappone"<br /><br />Guardi che gli "arretrati" dal punto di vista tecnologico sono i giapponesi, mica gli statunitensi!<br />Prenda il famoso ZERO. Nel 1941 è il miglior "caccia imbarcato" al mondo; nel 1944 non vale nulla e gli statunitensi si divertono a fare The Great Marianas Turkey Shooting. Il rapporto delle perdite è circa 100 caccia USA abbattuti contro circa 600 caccia giapponesi abbattuti. 1 a 6.<br />Cos'era successo? Facile: la tecnologia non è "fissa" e soprattutto in tempi di guerra si evolve molto ma molto veloce. L'arretratezza tecnologica gipponese non è stata in grado di tenere il passo con lo sviluppo, per cui nel 1944 gli USA hanno aerei imbarcati (ad es. Hellcat) completamente diversi da quelli del 1941.<br />L'esecutore di Pearl Harbour, Isoruke Yamamoto, fu abbattutto nel 1943 con un aereo (P-38 Lightning, "il diavolo a due code") che era entrato in servizio nel 1941 e che aveva prestazioni che i giapponesi non si immaginavo nemmeno! (da cui la trappola che fecer a Yamamoto grazie a lungo raggio di cui era dotato il P-38).<br />E non solo il Giappone NON aveva il radar ma era stato superato in fatto di "tecnologia delle comunicazioni" (Operation Magic).<br /><br />La "tecnologia" giapponese era un gigante dai piedi d'argilla.<br /><br />Chinacat<br /><br /><br /><br /><br />chinacathttps://www.blogger.com/profile/16289503625441605757noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-78448868654271065662018-11-05T10:46:50.377+01:002018-11-05T10:46:50.377+01:00"C’è tuttavia una quarta sponda, un “quarto p..."C’è tuttavia una quarta sponda, un “quarto partito” ante litteram che non bisogna trascurare nel redigere il catologo dei fattori che provocarono la Finis Italiae: si tratta, nuovamente, della grande industria. E’ questo un aspetto della progressione verso il disastro di solito poco considerato, se non da un ristrettissimo ambito di studiosi. […]"<br /><br />Senza voler trascurare le responsabilità della grande industria (per l'introduzione della telefonia il duce fu per esempio costretto ad affidarlo all'IRI/SIP perchè nessun industriale si mostrò interessato) osservo che le industrie e gli industriali furono però gli stessi della grande guerra.<br /><br />Cosa cambiò allora nel ventennio successivo per giustificare il vistoso calo di rendimento riscontrato? <br /><br />(N.B. Io non credo all'auto-razzismo, neanche se si tratta del quarto partito, e neppure nel caso del disprezzo di Lenin per i socialisti italiani per le loro presunte scarse capacità rivoluzionarie)<br /><br />In fondo l'Italia rimase sempre un:<br />- paese agricolo senza neppure l'autosufficienza alimentare (che fu raggiunta a fatca solo a metà anni trenta);<br />- paese privo di una rete stradale decente (e dico almeno in macadam...) e con una rete ferroviaria solo sufficiente;<br />- importatore massiccio (ai tempi del gold standard) di tutte le principali materie prime necessarie all'industria (carbone, gomma, acciaio, petrolio);<br />- paese animato da velleità imperialistiche.<br /><br />Ma osservo pure che al tempo della grande guerra l'Italia ebbe temporaneamente libero accesso ai prestiti ed alle risorse dell'impero britannico (e degli USA) mentre nel ventennio successivo fu impegnata a combattere le conseguenze nefaste delle politiche deflattive che si era autoinflitte per arricchire il quarto partito e per ripagare i debiti di guerra...<br /><br />L'accordo Sykes-Picot del 1916 poi (come prima l'esclusione francese dell'Italia dalle quote della compagnia del canale di Suez) tagliò fuori a priori l'Italia dal petrolio del Medio Oriente ('costringendola' però all'invenzione dell'idroelettrico!) e l'Inghilterra usò in maniera molto accorta l'influenza diretta su Mussolini ('al soldo' di sua maestà almeno dal 1915, quando ricevette gran parte dei fondi per il Popolo d'Italia), sulla corte (che si compromise col patto di Londra dell'Aprile 1915), sullo stato maggiore (che si illuse di essere stato ammesso nel gotha militare degli imperi europei) ed il controllo di Suez per 'modulare' l'espansionismo italiano.<br /><br />Siccome la linea guida della politica britannica fin dai tempi di Napoleone fu quella di impedire il sorgere di una potenza egemone in Europa, all'Italia fu permesso di eccellere nell'unica arma utile a questo scopo (ed alle limitate velleità imperiali): la flotta mediterranea in funzione anti-francese (tanto senza petrolio non avrebbe mai potuto operare negli oceani contro gli inglesi...).<br /><br />In conclusione, l'arretratezza tecnologica dell'industria bellica italiana nel 1940 si deve molto di più all'ideologia deflazionista imperante non solo in Italia.<br /><br />Mutatis mutandis, una simile arretratezza tecnologica fu pagata a caro prezzo sia dai britannici che dagli USA nei confronti del Giappone.Luca Cellaihttps://www.blogger.com/profile/00548340320605162401noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-49618183900131751682018-11-04T15:12:44.289+01:002018-11-04T15:12:44.289+01:00Pur nella mia ignoranza di storia militare, trovo ...Pur nella mia ignoranza di storia militare, trovo persuasive queste pagine del sunnominato Zunino (La Repubblica e il suo passato, Il Mulino, Bologna, 2003, pagg. 94-6): “<i>Gli attori e i corresponsabili della catastrofe maturata nell’estate del 1943 […] sembrerebbero, a prima vista, doversi annoverare solo all’interno del triangolo delimitato dal vertice politico, dalle gerarchie militari, dalla monarchia. C’è tuttavia una quarta sponda, un “quarto partito” ante litteram che non bisogna trascurare nel redigere il catologo dei fattori che provocarono la Finis Italiae: si tratta, nuovamente, della grande industria. E’ questo un aspetto della progressione verso il disastro di solito poco considerato, se non da un ristrettissimo ambito di studiosi. […] La politica aggressiva sul piano internazionale seguita dal fascismo aveva comportato spese eccezionali per lo stato che si erano tradotte in altrettanto eccezionali profitti finiti nelle casse dell’industria delle armi. Ma un tale cospicuo flusso di denaro si riversò nei bilanci di poche e bene individuate aziende, che, quale replica a una tale benigna sorte, risposero fornendo costosi, poco efficienti e spesso ridicolmente difettosi macchinari e ordigni bellici. Del resto, potendo contrattare col governo da una consolidata e indiscussa posizione di forza - una egemonia che è stata giudicata inimmaginabile anche negli altri e consimili regimi totalitari -, la progettazione e la realizzazione di strumenti bellici che si sarebbero rivelati nevralgici sui campi di battaglia avvenne in uno stato di fortissima arretratezza tecnologica, obsolescenza produttiva, staticità progettuale. […]<br />Il tema cruciale è, a questo proposito, quello della condizione di “esclusiva” goduto dal duopolio Ansaldo-Fiat nella produzione di carri da combattimento. La lettura delle carte rimaste a lungo lontane dagli sguardi indagatori - e molte delle quali, di origine non statale, sono certo destinate, ammesso che esistano ancora, a non essere mai rese di pubblica consultabilità - ha indotto a porre l’intera questione sotto la categoria dei “callidi approfittamenti”</i> [l’espressione è di Lucio Ceva, nota mia]<i>, come si è già accennato. Si trattò di assai poco patriottiche inclinazioni che si tradussero nella fornitura all’esercito nazionale di veri e propri “ferrivecchi”. […] All’esercito la Fiat, da sola o in concorso con l’Ansaldo, fornì anno dopo anno gli stessi inutili biplani e i medesimi vetusti “carri veloci” (ai quali, è stato scoperto, venne di tempo in tempo cambiata denominazione rimanendo i medesimi antiquati modelli messi in cantiere alla fine degli anni Venti e accettati da un apparato statale posto in condizione di inalterabile “acquiescienza ai desideri industriali”). Quando pure accadde che alcuni rappresentanti della dirigenza militare mostrassero l’intenzione di attestarsi su posizioni di minore assoggettamentoai grandi fornitori essi andarono incontro all’ineluttabile destino della rimozione.</i>”. <br /><br />Col che completiamo il discorso sul rapporto tra fascismo e potere economico. <br />Arturohttps://www.blogger.com/profile/15830204827081561714noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-41554518645063631732018-11-04T15:11:42.637+01:002018-11-04T15:11:42.637+01:00Ti ringrazio per le parole gentili, sicuramente im...Ti ringrazio per le parole gentili, sicuramente immeritate.<br />Conosco Sternhell (ne avevamo pure parlato in passato), sul cui metodo e merito ho però alcune riserve. Non sono solo ubbie da dilettante, <a href="https://philitt.fr/2015/01/26/entretien-avec-serge-berstein-sternhell-montre-son-indifference-aux-regles-elementaires-de-la-recherche-historique/" rel="nofollow">a quanto pare</a> (ma già le critiche sollevate a suo tempo da Rapone su Studi Storici mi erano parse molto persuasive).<br /><br />Sono tutte osservazioni interessanti e fondate quelle che fai. Alla valida bibliografia (una menzione speciale per il sempre ottimo Rochat: leggibilissimo anche per chi non è appassionato di storia militare) che indichi, aggiungerei, per interessi personali, oltre ovviamente a Minniti, pure alcuni lavori del compianto Massimo Legnani, che contengono osservazioni molto penetranti sull’imperialismo fascista, e i primi due saggi di Pier Giorgio Zunino nel suo La Repubblica e il suo passato (oltre a De Felice, ma non occorre menzionarlo). <br /><br />Vorrei aggiungere un dato, riguardante l’industria meccanica, che salta veramente agli occhi: “<i>Nel 1929, mentre gli Stati Uniti producevano oltre 5 milioni di automobili, in Gran Bretagna e Francia si era intorno alle 250.000, in Germania alle 130.000 e in Italia se ne produceva soltanto 55.000, di cui ven 23.700 erano esportate. I veicoli a motore in circolazione alla stessa data eccedevano di poco i 200.000!</i>” (V. Zamagni, Dalla periferia al centro cit., pag. 370). <br /><br />Ovvero mancò sempre quell’espansione orizzontale, come la chiamano Paggi e d’Angelillo, del mercato interno. Kaldor e Verdoorn potrebbero fornire quindi alcuni elementi per risolvere il mistero della scarsa produttività delle forniture di guerra…;-)<br /><br />Ma c’è di più e hai fatto bene a parlarne, perché, mentre le responsabilità dei vertici politici e militari circa i disastri bellici è ben nota, quella degli industriali viene ricordata assai meno. <br /><br />Arturohttps://www.blogger.com/profile/15830204827081561714noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-8074607583067495002018-11-03T19:05:21.969+01:002018-11-03T19:05:21.969+01:00Per costruire l'impero italiano il modello era...Per costruire l'impero italiano il modello era probabilmente quello britannico. <br /><br />Infatti l'Italia del liberalesimo prima (e del fascismo poi) mirava ad espandersi nei Balcani, nel Mediterraneo, nel Nord Africa (dopo aver perso la Tunisia per un colpo di mano francese), in Etiopia/Somalia/Eritrea ed anche in Cina (https://cronologia.leonardo.it/2005/disastr3.htm).<br />RIPETO - ANCHE IN CINA!<br />Nel nostro piccolo fogno imperialista direi che non ci siamo fatti mancare niente... <br />In poco più di un secolo abbiamo attaccato la Russia, l'impero Ottomano, l'Africa del nord, il Corno d'Africa e la Cina! <br /><br />Ergo si investì pesantemente nella flotta (la quinta al mondo allo scoppio delle ostilità nel 1940).<br />https://it.wikipedia.org/wiki/Naviglio_militare_italiano_della_seconda_guerra_mondiale<br /><br />Per espandersi allora si pensava che non servissero grandi risorse terrestri (oppure una aviazione numerosa).<br />Luca Cellaihttps://www.blogger.com/profile/00548340320605162401noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-16269816615913639582018-11-02T21:58:34.360+01:002018-11-02T21:58:34.360+01:00Ti ringrazio Bazaar per la risposta ben argomentat...Ti ringrazio Bazaar per la risposta ben argomentata.<br /><br />Concordo ovviamente con la tua critica ai neoclassici. Però sul consumismo non ho ancora le idee molto chiare.<br /><br />Cioè se il keynesismo temporaneo "tattico anti URSS", è stato (semplifico) il supporto di una domanda aggregata che ha rimbambito i subalterni tramite il consumismo (con conseguente disgregazione della società), il keynesismo in funzione del socialismo in senso stretto, presuppone o può presupporre una domanda aggregata profondamente alternativa? <br /><br />Perchè spesso la critica che i decrescisti fanno al socialismo, riguarda appunto il fatto che quest'ultimo, si occupi soltanto dell'aspetto distributivo e non qualitativo. Con conseguente appiattimento del lavoro all'occupazione.<br /><br />Critica che eventualmente non troverei cosi campata in aria; detto che, non concordo assolutamente con la loro idea sulla frugalità, che presta soltanto il fianco all'ideologia deflattiva dominante.<br /><br />Oltre al fatto che i descresciti - non conoscendo la macroeconomia - non considerano lo Stato Nazione come lo spazio fondamentale per l'emancipazione della classe subalterna. <br /><br />Senza contare le esagerazioni sul riscaldamento globale causato dall'uomo, sulle risorse scarse.. ecc ecc<br /><br />Scusate per l'OT e se mi sono dilungato troppo. Colgo l'occasione per fare a te Bazaar e a tutti voi, i complimenti per questo blog.<br /><br />Nicolahttps://www.blogger.com/profile/05261127275389933584noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-10743583745151741752018-11-01T23:29:26.026+01:002018-11-01T23:29:26.026+01:00@ Arturo
Innanzitutto Le debbo fare i miei compli...@ Arturo<br /><br />Innanzitutto Le debbo fare i miei complimenti per l'approfondita conoscenza del "Fascismo": credevo che i libri di Emilio Gentile rimanessero sugli scaffali ed invece non è così e ne sono parecchio felice (ci sarebbe anche Zeev Sternhell ma immagino lo conosca).<br /><br />Non entro nel merito della questione dei salari o della disoccupazione perché noto con piacere che è già stata approfondita in maniera precisa ed esaustiva.<br />L'unico piccolo contributo che mi sento di portare alla discussione è una domanda che si trova all'inizio di un libro del Prof. McGregor Knox, uno dei pochi libri disponibili che analizza in maniera seria il rapporto tra le forze armate italiane e l'economia. Il libro è "Hitler's Italian Allies - Royal Armed Forces, Fascist Regime and the war of 1940/43 e la domanda è questa:<br /><br />"This book tries to understand why the Italian armed forces and Fascist regime were so remarkably ineffectual at an activity, war, that was central to their existence"<br /><br />La faccio breve: come Lei ben sa, la Prima Guerra Mondiale fu la prima grande guerra "totale" e fu anche la prima grande guerra su base industriale. L'industria, in tutte le sue forme, era diventata l'ago della bilancia se si voleva mettere in campo eserciti da milioni di uomini.<br />Contrariamente a quel che si pensa, le armi ed il livello tecnologico dell'Italia era sostanzialmente alla pari con quelle dei maggiori partecipanti al conflitto. Non entro, per non annoiarLa, nel merito delle singole armi ma Le posso assicurare che un qualsiasi fante italiano era equipaggiato più o meno come un qualsiasi fante francese o inglese. Un dato notevole fu la produzione di munizioni per l'artiglieria: tranne un breve momento iniziale alle artiglierie italiane non mancavano le munizioni (e siamo nell'ordine di MILIONI di proiettili di tutti i calibri per ciascuna offensiva).**<br />Dal punto di vista della Storia Militare, l'industria italiana regge bene la prova. Caporetto, casomai Le venga in mente, non fu un problema di armi ma di cervelli e quelli buoni nemmeno l'industria è in grado di produrli.<br /><br />Dal 1922 al 1940 succede qualcosa. Io non sono un ecomista MA non serve una laurea per capire all'industria italiana capita qualcosa. Sul come e sul perché lascio la parola a chi ne sa più di me.<br />Una cosa però la posso dire ed è un dato molto oggettivo: l'Italia perde circa 20 anni di sviluppo industriale e tecnologico.<br />L'equipaggiamento di un esercito del 1940 dipende tutto da ciò che l'industria è in grado di produrre e da questo punto di vista, la qualità e la quantità delle forze armate italiana è drammatica. L'industria italiana produce poco e produce malissimo. La tecnologia è praticamente rimasta ferma al 1918.<br />Non mi dilungo nel merito degli esempi perché ci vorrebbe un libro (tra cui le consiglio quello del Prof. John Gooch, Mussolini and his generals) ma il dato essenziale credo che sia chiaro.<br />Un ultima cosa: se scorre i bilanci dedicati alle spese per l'esercito (sono contenuti nel libro di Gooch ma è facile reperirli) la cosa diventa ancora più interessante: come ha speso quelle montagne di soldi il mondo industriale italiano?<br /><br />L'effetto di 20 anni di "economia fascista" sono questi: una vera e proria stagnazione a tutti i livelli, quale che sia il sistema d'arma preso in esame. E dato che in tutte le altre nazioni europee questo singolare fenomeno non è avvenuto, il risultato pratico è stato un ritardo clamoroso in tutti i settori industriali.<br /><br />La fonte migliore per approfondire, chi volesse, sono i libri del decano degli storici militari italiani, Giorgio Rochat, quelli di Raimondo Luraghi e decisamente quelli di Lucio Ceva.<br /><br />Cordialmente,<br /><br />Chinacat<br /><br />**<br />In Grecia, nel 1940, cono schierate batterie che hanno come disponibilità di fuoco 4 colpi al giorno. Si, al giorno.<br />chinacathttps://www.blogger.com/profile/16289503625441605757noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-87682356032362889052018-10-28T22:33:38.022+01:002018-10-28T22:33:38.022+01:00@Nicola
A livello di politica economica sì: banal...@Nicola<br /><br />A livello di politica economica sì: banalmente il liberale sociale Keynes e il socialista marxista Kalecki arrivano alle medesime conclusioni "scientifiche". Ma sappiamo anche che l'economia non è solo una scienza: è una scienza che ha in nuce una pluralità di visioni del mondo, di prospettive etiche.<br /><br />Non è banale che un liberale (sociale, ovvero "non classico") come Keynes arrivi a proporre e ad analizzare la realtà economica con la volontà di rendere effettivi i principi "formali" liberali: uguaglianza, libertà e solidarietà.<br /><br />Ovvero gli interessa veramente la pace tra nazioni e veramente pensa di tirar fuori dall'indigenza le persone.<br /><br />Ovvero vuole risolvere <i>effettivamente</i> il problema economicistico, non "far finta di volerlo risolvere" come i neoclassici, che sono pagati per sfornare supercazzole comode a giustificare che i ricchi diventino sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri.<br /><br />Solo dei sociopatici - o quanto meno degli assetati di prestigio e potere - potevano inventarsi la macabra barzelletta dell'austerità: si sa, tutta l'economia marginalista/neoclassica non è altro che una sovrastruttura teoretica volta a garantire un assetto sociale ingiusto.<br /><br />Keynes i milioni se li è fatti da sé ed il prestigio se lo è meritato: al di là del fatto che ci è anche nato, benestante, a differenza di Kalecki.<br /><br />Sì, il keynesismo è in senso ampio una forma di socialismo, e, se universalmente e prolungatamente adottato, porta al socialismo in senso stretto. Da rivoluzionario teoricamente diventa rivoluzionario nella prassi (giusto per ricordarsi che la teoria è già prassi...)<br /><br /><br />Se per keynesismo si intendende "concessione borghese", socializzazione controllata tramite il controllo silenzioso delle più importanti istituzioni economiche (banche centrali e istituzioni internazionali mercatiste) al fine di rimbambire i subalterni tramite il consumismo, contrastare il comunismo e sedare la tensione sociopolitica, bè, direi proprio che è tutto fuorché anticapitalista come il socialismo non può non essere. Bazaarhttps://www.blogger.com/profile/17582168077328386807noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-21577288219069748292018-10-28T19:39:23.576+01:002018-10-28T19:39:23.576+01:00Nell’analisi del fascismo ci sono molte trappole i...Nell’analisi del fascismo ci sono molte trappole ideologiche, che negli ultimi trent’anni, non casualmente, s’è lavorato alacramente per infittire. Nel post ho provato a giocare sulla sponda fornita dai sostenitori del TINA per rimettere qualche puntino sulle i.<br /><br />In effetti uno dei primi salti sulla sedia me l’avevano fatto fare le conclusioni del vertice dei capi di Stato e di governo dell’eurozona del 21 luglio 2011, richiamato nella <a href="http://gondrano.blogspot.com/2013/08/secondo-anniversario-dellultimatum.html" rel="nofollow">famigerata letterina</a> di Trichet e Draghi, in cui “<i>tutti i Paesi dell'euro riaffermano solennemente la loro <b>determinazione inflessibile</b> a onorare pienamente la loro individuale firma sovrana e tutti i loro impegni per condizioni di bilancio sostenibili e per le riforme strutturali.</i>”.<br /><br />Bene, e se il consenso non c’è? Se comunque TINA, vorrei sapere quale risposta, anche sul piano logico, è possibile dare che sia diversa da quella di Mussolini. Infatti puntualmente stanno tentando di criminalizzare il dissenso; se l’accusa però è di fascismo, il rinvio al mittente è qualcosa più di una meccanica retorsio, come mi auguro risulti plausibile da quanto ho riportato. <br /><br />L’altra, molto più vecchia e consolidata e di cui abbiamo già ripetutamente parlato, è accusare l’interventismo pubblico e il welfare di essere fascisti. Non bisogna però neanche cadere nell’eccesso opposto e negare che durante il fascismo siano stati presi provvedimenti di interesse generale, per quanto pesantemente, ancora più che negli altri paesi capitalisti (questo è il punto), distorti in senso classista. <br /><br />Qui De Felice è stato impeccabile e lo riporto: "<i>non si distingue a sufficienza tra ciò che è riconducibile alla radice, alla sostanza tipicamente, intrinsecamente fascista, e ciò che, invece, deve essere ricondotto alle obiettive necessità dei tempi, al sorgere e svilupparsi della società di massa, la cui realtà non poteva essere - fascismo o non fascismo - affrontata con gli strumenti, le tecniche, la mentalità anteriore ad essa. Per comprendere i regimi fascisti non si può prescindere dalla loro forma totalitaria. Questa, però, non deve essere confusa (e, quindi, si deve procedere ad una sua vivisezione che distingua le varie componenti) con la crescita e il mutamento delle funzioni dello Stato che - come opportunamente ha sottolineato Loewnthal - sono tipiche della moderna società pluralista capitalistica. [...] Se non si opera questa distinzione, non solo non si approfondisce bene la realtà del fascismo, ma si rischia di accreditare ad esso ciò che, invece, era il frutto di una tendenza generale in atto in tutti i paesi che avevano raggiunto un certo grado di sviluppo.</i>" (De Felice, Le interpretazioni del fascismo, Laterza, Roma-Bari, 1995, pagg. 275-76).<br /><br />Quanto al welfare, e in particolare alla previdenza di cui ho parlato, ancora una precisazione della Zamagni: "<i>contrariamente a quanto la propaganda del regime tentò più volte di accreditare, gli interventi fascisti nel campo della sicurezza sociale non furono affatto numerosi. Furono, infatti, ancora i governi liberali dell'immediato dopoguerra che, mantenendo promesse fatte durante la guerra, nell'aprile 1919 resero obbligatoria l'assicurazione pensionistica e trasformarono un preesistente ente in Cassa Nazionale per le assicurazioni sociali (CNAS) con 37 Istituti Provinciali di previdenza sociale.</i>" (V. Zamagni, Dalla periferia al centro, Il Mulino, Bologna, 1993, pag. 403).<br />Arturohttps://www.blogger.com/profile/15830204827081561714noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-76397832350722045592018-10-28T01:57:06.926+02:002018-10-28T01:57:06.926+02:00Bazaar, ma che differenza c'è tra keynesismo e...Bazaar, ma che differenza c'è tra keynesismo e socialismo?Nicolahttps://www.blogger.com/profile/05261127275389933584noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-26277422770322677292018-10-26T20:29:19.995+02:002018-10-26T20:29:19.995+02:00Purtroppo non sono riuscito a scaricare il saggio,...Purtroppo non sono riuscito a scaricare il saggio, anche se dubito alteri in modo significativo il quadro delineato dalla Zamagni...se tu l'hai letto ce lo puoi dire. :-)Arturohttps://www.blogger.com/profile/15830204827081561714noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-28076457919455073392018-10-26T19:59:22.509+02:002018-10-26T19:59:22.509+02:00Certo, è utile, come lo sono tutte le pubblicazion...Certo, è utile, come lo sono tutte le pubblicazioni storiche delle Banca d'Italia. Il lavoro curato da Vecchi che ho citato sopra tiene già conto delle nuove elaborazioni di Giugliano, però questo aggiornamento (2015) mi mancava, e te ne ringrazio. <br /><br />Citiamo: "<i>In generale, se guardiamo ai movimenti del PIL, notiamo un sensibile calo dell’attività negli anni immediatamente successivi al 1929, non diversamente da stime precedenti. Tuttavia, in base ai nostri dati, cambiano significativamente i tempi e la persistenza della depressione in Italia: solo nel 1937, dopo un picco illusorio nel 1935, il PIL raggiunge lo stesso livello del 1929.<br />I consumi delle famiglie pro capite sembrano riflettere questo movimento nell’attività economica: dopo il 1929 calano persistentemente fino al 1936 (le uniche parziali eccezioni essendo il 1932 e il 1935), quando ha inizio una ripresa dell’attività, presto interrotta dallo scoppio della Seconda guerra mondiale (fig. 2.12). Gli investimenti in impianti e attrezzature seguirono un percorso simile, raggiungendo un picco nel 1929 e poi precipitando in misura consistente; solo nel 1939 si raggiunse un livello più alto di quello registrato nel 1929, l’ultimo anno prima della crisi (fig. 2.13).</i>” (pagg. 36-7).<br /><br />Ovvero direi che il mito di una miglior resistenza fascista alla Grande Depressione, l’obiettivo polemico di Bairoch, ne esce definitivamente distrutto. <br />Arturohttps://www.blogger.com/profile/15830204827081561714noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-49117101895841319502018-10-26T13:57:41.889+02:002018-10-26T13:57:41.889+02:00sull'andamento del PIL è molto utile questa pu...sull'andamento del PIL è molto utile questa pubblicazione della Banca d'Italia:<br />http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/collana-storica/pil-storia-italia/index.htmlUnknownhttps://www.blogger.com/profile/03841816138804118538noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-61762198951880235162018-10-26T13:53:04.555+02:002018-10-26T13:53:04.555+02:00Comunque il keynesismo ed il socialismo sono fonda...Comunque il keynesismo ed il socialismo sono fondati sull'attenzione alla domanda aggregata e, questa, dipende <i>in primis</i> dalla distribuzione del reddito.<br /><br />Le capacità "personali" di chi gestì la politica in epoca fascista, o in Germania sotto il nazismo, per quello che interessa in questi spazi, dovrebbero essere secondarie.<br /><br />Anche Mario Draghi è un ottimo banchiere, rispetto alla sua missione: ma ha contribuito ad affamare le famiglie dei Paesi dell'unione monetaria.<br /><br />L'evidenza dei dati che più dovrebbero interessare è la correlazione tra democrazia economica e democrazia politica.<br /><br />La democrazia economica non garantisce la democrazia politica. (Basti pensare alla gestione politica di conflitti interni ed esterni, che possono necessitare forme di accentramento del potere politico).<br /><br />Ma la mancanza di democrazia politica esclude la democrazia economica.<br /><br />Che un elitista voglia masse di servi straccione ed ignoranti può essere considerato un enunciato epistemico del materialismo storico.<br /><br />Se le volesse ricche ed istruite, o è un tiranno cretino o è un democratico.<br /><br />Capire che il tiranno illuminato o il dittatore benevole sono falsa coscienza ad uso del popolino, sarebbe già un bel passo verso la coscienza democratica.<br /><br /><br />Bazaarhttps://www.blogger.com/profile/17582168077328386807noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-46775395694206881342018-10-26T13:50:33.468+02:002018-10-26T13:50:33.468+02:00sui salari industriali in epoca fascista è bene fa...sui salari industriali in epoca fascista è bene fare parlare i numeri... consiglio questo studio:<br />https://www.researchgate.net/publication/223564706_Le_statistiche_dei_salari_industriali_in_periodo_fascista/downloadUnknownhttps://www.blogger.com/profile/03841816138804118538noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-13368031539690880912018-10-26T11:41:05.778+02:002018-10-26T11:41:05.778+02:00L'unico vero fatto positivo della politica eco...L'unico vero fatto positivo della politica economica del ventennio fu la nazionalizzazione del credito (non a caso "irizzata" da Beneduce che fascista non fu mai). <br /><br />Non va dimenticato poi che ante-29 il regime, da perfetto modello liberista, fece default sul debito mascherandolo con il famigerato "prestito del Littorio" e con il prestito di 100 milioni di usd da parte di Morgan dopo ricalcolo del debito di guerra verso gli USA: nel 1934 un'ulteriore operazione di consolidamento fu tale da bloccare l'emissione dei BOT fino a guerra inoltrata.<br /><br />Saludo Andoniohttps://www.blogger.com/profile/09796817795227477405noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-7138099619226908681.post-66898332530040805222018-10-25T16:21:05.256+02:002018-10-25T16:21:05.256+02:00Alla fine “Fu solo con il concretizzarsi di un pro...Alla fine “<i>Fu solo con il concretizzarsi di un programma operativo per la guerra in Etiopia che l'economia italiana ricevette lo stimolo necessario alla ripresa della produzione e dell'occupazione.</i>”<br /><br />Ma pensa.<br /><br />Tuttavia, come ho già detto sopra, “<i>ciò che colpisce, a parte le distorsioni settoriali e territoriali, è il fatto che i risultati non siano stati, nel complesso, migliori e più duraturi dal punto di vista della crescita aggregata. Le responsabilità del non eccezionale successo dell'economia di guerra italiana vanno attribuite, come si vedrà, in parte alle caratteristiche strutturali del sistema e in parte alle inefficienze e incertezze della politica economica. Ciononostante quest'ultima ebbe almeno il merito di far uscire l'Italia dal ristagno comune agli altri paesi del « blocco aureo », per farle seguire un sentiero di crescita somigliante a quello imboccato circa due anni prima, e con ben maggiore efficienza e determinatezza, dalla Germania.</i>” (G. Toniolo, L’economia dell’Italia fascista, Laterza, Roma-Bari, 1980, pagg. 272 e 273-4).<br /><br />Pur al netto dell’aumento considerevole della spesa sociale, grazie all’introduzione del sistema pensionistico, e alla modernizzazione industriale legata a iniziative come l’IRI, non mi pare che si delinei un bilancio esaltante, anche facendo finta che non sia indispensabile inserirvi la guerra ed escludendo la soppressione della libertà politica, che è senza contropartite possibili. <br /><br />Arturohttps://www.blogger.com/profile/15830204827081561714noreply@blogger.com