1. Un'ultima verifica empirica dei sintomi palesi del pensiero mainstream, indicativo di cosa dovrebbe fare l'Italia: ovvero, un suo governo ideale, razional-naturalistico-pro-mercato.
Se il FMI, talora in modo obliquo o un po' ellittico, ci dice cosa dobbiamo fare con una certa meticolosa puntualità, riformistico-strutturale, lo fa tuttavia con una sorta di dissimulazione: poiché ogni consiglio-raccomandazione è paludato nella premessa-obiettivo della "crescita sostenibile e inclusiva di lungo periodo" e perciò...come faresti a non essere d'accordo?
Insomma, non ci dice bene-bene, il Report medio del Fondo (o della Commissione) quale sia il vero obiettivo che possa rendere coerente l'appellarsi a così elevati intenti, di promozione sociale e della crescita, con la prescrizione di cotante drastiche misure che seminerebbero, se attuate right away, una quantità di recessione, miseria e sofferenza, un tantinello in contraddizione con questi obiettivi proclamati.
2. E qui, visto che ormai dobbiamo credere nelle sincronicità, - cioè appunto mentre riflettevo su questi problemi -, mi sono (nuovamente) imbattuto, sul Financial Times del 21 ottobre, in un nuovo articolo della Foloohar (quella del Financial Times e del Doomsday Dollar Scenario).
E l'articolo, intitolato "Transatlantic trade's double standard" ci racconta una storia interessantissima che rende perfettamente l'idea del retropensiero, determinante e autosufficiente, che giustifica e unifica la visione che si esprime pubblicamente nelle "credenze" (scientifiche e ideologiche) relative alle azioni di politica economica che occorre, inderogabilmente, perseguire e che abbiamo elencato nel post precedente (p.5.1.). Vi riassumo la storia.
2.1. Com'è noto gli USA, dopo la decisione arbitrale favorevole resa dal panel del WTO, per aiuti di Stato illeciti da parte dei governi francese e tedesco a favore di Airbus (si tratta di miliardi di sussidi distorsivi della concorrenza sul mercato internazionale del manifatturiero aircraft), ha imposto delle tariffe ritorsive su tali prodotti; contromisure perfettamente legittime e autorizzate dallo stesso WTO.
Ma, c'è un colpo di scena: le tariffe ritorsive non saranno applicate alla produzione Airbus nel suo più grande impianto situato egli States; quello di Mobile, Alabama. Uno stabilimento con 4000 dipendenti in uno Stato che ha la più bassa qualità della tutela sociale e del lavoro negli USA.
Ora Rana sottolinea come "l'Ue ami stigmatizzare l'America per la sua carenza nella rete di sicurezza sociale e per il suo mercato del lavoro darwinista". Ma, d'altra parte, Airbus, per localizzare in Alabama l'impianto ha ottenuto, dalle autorità statali e locali, un sussidio di 158 milioni di dollari.
2.2. Dice perciò la Foroohar: "...le industrie europee amano però il gioco dell'arbitraggio sugli standard lavorativi, e in questo sono altrettanto abili quanto i loro pari americani.
Negli scorsi 25 anni, le multinazionali con base in Ue hanno concluso 36 accordi di investimento con gli Stati degli USA, che gli hanno fruttato 8,5 miliardi di dollari di sussidi e benefici fiscali".
E questi investimenti secondo l'AFL-CIO, maggior sindacato USA, si concentrano in 6 degli Stati del profondo sud più retrivi, dove il "diritto al lavoro" viene inteso come "facilità a licenziare e difficoltà a riunirsi in sindacato". Il solo Alabama ha beneficiato Airbus, Thyssenkruppe Daimler, per 1,7 miliardi.
I portavoce di Airbus si affrettano a precisare che gli standard di svolgimento del lavoro e la qualità del benessere dei dipendenti sono gli stessi di ogni altro stabilimento della società e che Mobile era stato scelto per la preesistente presenza di un infrastruttura nel campo dell'aviazione, sottoutilizzata e di un porto con acque profonde.
Commenta Rana" Non ho dubbi che sia vero, ma rimane anche vero che l'Alabama, e il sud degli USA nel suo complesso, è uno dei posti peggiori nel mondo "progredito" per essere un lavoratore, ovvero, sotto altri parametri, una "persona. Questi stati del sud, non sono solamente "ostili" ai diritti dei lavoratori, ma hanno anche dei livelli fra i più bassi negli USA, nell'assistenza sanitaria, nell'istruzione, nello sviluppo professionale della forza lavoro e negli standard di vita.".
2,3, Questi Stati sfruttano così una loro capacità "attrattiva" imperniata "sul "vendersi" alle big corporations sulla base degli alti incentivi elargiti e della notoria non-amichevolezza verso i sindacati".
Questo approccio ha creato posti di lavoro, sebbene a basse paghe, e un andamento della crescita superiore a quelli della Sun Belt o della Rush Belt; ma significa anche che gli stessi Stati hanno meno da spendere in cose come l'assistenza sanitaria e l'educazione primaria dei bambini, poiché assicurano ampie riduzioni di tasse alle big companies".
"Non è chiaro se questa policy ripaghi nel lungo periodo: alcune analisi mostrano come i sussidi supply side offrano grandi titoli sui giornali ai politici ma finiscano in una perdita netta della crescita di lungo termine perché degradano la qualità del capitale umano. Se ci muoviamo da un'economia che costruisce "congegni" (o ali di aereoplano) a una basata sulla proprietà intellettuale e i "data" (digitali), la qualità del capitale umano arriverà a contare di più dei sussidi nel calcolo delle multinazionali" (E ciò ci ricorda molto il caso Irlanda...).
Commenta Rana: "Posso capire perché le società europee come quelle francesi, dove le lavorazioni possono interrompersi improvvisamente per uno sciopero, desiderino "l'outsource" in luoghi dove possano controllare più facilmente il comportamento dei lavoratori. Ma..sento acutamente come l'equilibrio di forza tra corporations e lavoro sia oggi "estremamente fuori linea".
E conclude: "Tutti questi fatti contano - e contano molto -, in un'epoca in cui il governo USA amerebbe che l'Ue accettasse standards regolatori e sul lavoro ben più deboli, in un qualsiasi nuovo accordo di commercio transatlantico. Gli europei possono raccontarsi di un bel gioco sulla "responsabilità" delle imprese e sul welfare sociale, ma, alla fine, hanno ben pochi legittimi reclami da avanzare se le loro imprese non cammineranno su questo sentiero (invece di parlarne soltanto)."
3. Rassicuriamo Rana: in UE, e in specie nell'eurozona, la social corporate responsibility non la prende sul serio nessuno. Tranne i giornali...come il Financial Times.
E la dannosità di lungo termine di sussidi esclusivamente supply side, a detrimento dell'intervento pubblico di spesa su assistenza sanitaria e istruzione pubblica (le risorse si sa sono "scarse"), è non solo insito nella logica del "pareggio strutturale" di bilancio, ma costituisce anche la filosofia, implicita e mirata, di tutta la gestione del bilancio Ue; sicché alla forza lavoro dei "sussidiati" ex paesi dell'Est europeo, non si ha alcuna difficoltà a imporre lo stesso trattamento dei lavoratori dell'Alabama.
L'Ue, e specialmente l'eurozona, i cui paesi core utilizzano comunque da decenni i paesi dell'ex oltrecortina come hub di fabbriche cacciavite a basse paghe e bassa tutela del lavoro, al più può non tollerare la completa reciprocità di queste delocalizzazioni "incrociate" fondate sul sussidio fiscale (al mitologico investitore estero). Ma certo non ha nulla da imparare dagli USA: insomma, il gap di de-tutela del lavoro e sostanziale deflazione salariale, non c'è (e non c'è dunque il pericolo che venga colmato).
4. Però, tornando al problema di quale sia il retropensiero (ossia, il "vero" pensiero) dei Report FMI, che rende coerenti gli alti propositi di crescita sostenibile di lungo periodo, con la drasticità delle misure di riduzione della tutela del lavoro (contrattazione solo decentrata e legata alla localizzazione per "gabbie salariali", con auspicio di maggior facilità del licenziamento) e della effettiva spesa sociale a favore del lavoro (taglio pensioni, immancabile, e riduzione di bilancio che colpisce inevitabilmente sanità e istruzione pubblica), lo abbiamo appena individuato in questa "storia" di presunto successo delle politiche di incentivazione (USA, ma vale pure all'inverso) agli investitori esteri: la riduzione permanente all'impotenza della forza lavoro di fronte alla convenienza produttiva del capitale cosmopolita.
E poco importa se queste ricette, come già rilevano gli "avanzati" esperimenti compiuti negli Stati Uniti, si sono rivelate tutt'altro che utili per garantire effettivamente una crescita sostenibile di lungo periodo; proprio perché, nel lungo periodo, non solo saremo tutti morti, ma quei bambini sotto-istruiti, quei lavoratori che non possono permettersi le cure mediche, quegli anziani con pensioni da fame e, quindi, tutta una popolazione che diviene working poor, avrà una bassissima qualità di vita e una crescita che soffrirà della carenza permanente di domanda. E quindi molto probabilmente una "non-crescita", tutt'altro che sostenibile e proprio di lungo periodo.
In questa storia, ci sono tutti gli elementi e gli obiettivi delle "esortazioni" FMI in tutto il mondo e, in Ue, specialmente dedicate all'Italia, che possono condensarsi in un imperativo:
- risolvete definitivamente e istituzionalmente il conflitto capitale-lavoro, dato che il vostro sistema pensionistico, dell'istruzione e, soprattutto, sanitario, cioè la vostra Costituzione, non ci rassicura. E avrete in cambio gli investitori esteri: cioè l'irlandesizzazione -. Dunque, precisato il quomodo nelle sue linee teoriche, MA anche nelle sue linee applicative principali, nonché l'autentico (retro)pensiero sopra o sotto-stante, potremmo ipotizzare le vicende politico-istituzionali e il CHI, che concretizzeranno la spinta finale italiana verso l'irladensizzazione.
Attenzione: dato il confluire di eventi, che abbiamo già esaminato, quali la recessione fiscalmente indotta che si unisce a quella esogena da "inceppamento" della globalizzazione, date, appunto, le regole considerate rigidamente intangibili dell'eurozona, e l'imminente irrompere della riforma ESM sulla scena, questa prospettiva è da prendere sul serio. Molto. E presto.
E lo vedremo nella prossima puntata...
( 7- SEGUE)
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