La disoccupazione aumenta? Aumenta.
L'ultimo bollettino Istat, del 27 giugno 2014, ci dà una serie di sintetiche e raggelanti notizie.
"Lavoro e retribuzioni nelle grandi imprese
Ad aprile 2014 l'occupazione nelle grandi imprese al lordo dei
dipendenti in cassa integrazione guadagni (Cig) segna (in termini
destagionalizzati) una flessione dello 0,1% rispetto a marzo. Al netto
dei dipendenti in Cig si registra una variazione nulla.
Nel confronto con aprile 2013 l'occupazione nelle grandi imprese
diminuisce dell'1,0% al lordo della Cig e dello 0,6% al netto dei
dipendenti in Cig.
Al netto degli effetti di calendario, il numero di ore lavorate per
dipendente (al netto dei dipendenti in Cig) diminuisce, rispetto ad
aprile 2013, dell'1,8%.
L'incidenza delle ore di cassa integrazione guadagni utilizzate è
pari a 29,2 ore ogni mille ore lavorate, in diminuzione di 4,8 ore ogni
mille rispetto ad aprile 2013.
Ad aprile la retribuzione lorda per ora lavorata (dati
destagionalizzati) registra una diminuzione dell'1,0% rispetto al mese
precedente. In termini tendenziali l'indice grezzo diminuisce dello
0,6%.
Rispetto ad aprile 2013 la retribuzione lorda e il costo del lavoro
per dipendente (al netto dei dipendenti in Cig) diminuiscono dell'1,6%.
Considerando la sola componente continuativa, la retribuzione lorda
per dipendente aumenta, rispetto allo stesso mese dell'anno precedente,
dello 0,8%."
Al di là della minima variazione tra marzo e apirle 2014, il dato saliente è l'aumento dell'1% su base annua.
Il numero delle ore lavorate, poi, diminuisce dell'1,8%: se ne deduce con immediatezza che prosegue e si amplifica, semmai, il metodo dei contratti di solidarietà, che consentono il mantenimento delle produzioni, in alternativa (laddove si può) alla cassa integrazione e all'arresto degli impianti (sempre più, ormai, definitivo), con una diminuzione delle ore e/o dei giorni lavorativi.
E ne avevamo parlato come la "via italiana" alla deflazione salariale, ovvero le Hartz striscianti: tant'è che le ore di cassa integrazione diminuiscono e, ciò nonostante, non si trova il consueto miliardo per rifinanziarla (o anche più), innescandosi il consueto balletto di "sorpresa", che ogni anno viene presentato come oggetto di una possibile manovra.
Che in effetti, viene prima smentita, in uno stanco rituale, e poi si materializza immancabilmente con la impostazione estiva della legge di stabilità e i vari suoi collegati; il tutto, a quanto pare, quest'anno, dovrebbe anche portare al pareggio "tecnico" di bilancio previsto per il 2015 (visto che la "notificazione" di Padoan, di raggiungimento rinviato al 2016 non è stata recepita in sede UEM).
Che in effetti, viene prima smentita, in uno stanco rituale, e poi si materializza immancabilmente con la impostazione estiva della legge di stabilità e i vari suoi collegati; il tutto, a quanto pare, quest'anno, dovrebbe anche portare al pareggio "tecnico" di bilancio previsto per il 2015 (visto che la "notificazione" di Padoan, di raggiungimento rinviato al 2016 non è stata recepita in sede UEM).
Da tutto questo, inevitabilmente, consegue che "rispetto ad aprile 2013, la retribuzione lorda e il costo del lavoro per dipendente diminuiscono dell'1,6%" (a parte l'imbarazzante riferimento all'aumento per la "componente continuativa", in via di estinzione, per imminente legge job act, Parte II).
E il publico impiego, odiatissimo, dalla cui deportazione di massa in luoghi non meglio precisati (Lampedusa e i vari "centri" sono attualmente overbooked), la grancassa mediatica e le schiere dei livorosi si attendono la "vera" soluzione della crisi italiana?
Beh, tra ventennale blocco del turn over e blocco contrattuale dal 2010 prolungato ormai al 2017, senza alcun recupero e neppure la corresponsione dell'indennità di vacanza contrattuale - la spesa per retribuzioni continua a diminuire persino in percentuale, cioè quand'anche calcolata rispetto al PIL, cioè rispetto a un denominatore in diminuzione (cioè in recessione),
Quindi ci si accorge che dal 2005 le retribuzioni pubbliche crescono meno di quelle private che già di loro crescono meno dell'inflazione. Per chi sia curioso di vedere un pò di dati, rinviamo a questo studio della Corte dei conti sul costo del lavoro pubblico ed ai grafici di pag.39, nonchè, alla interessante comparazione con gli altri paesi UE (pag.40), da cui emerge che paesi "virtuosi" e più liberisti" come UK e Olanda abbiano incrementato le retribuzioni pubbliche più dell'Italia. Persino in Germania sono aumentate più che in Italia. Naturalmente i PIGS, quelli veri, sono andati peggio di noi.
Ma per arrivare presto a livelli di diminuzione delle retribuzioni pubbliche allineati a quelli di Portogallo e Grecia, la nuova strategia consiste ora nell'abbassare l'età pensionabile, far fuori le unità di personale ai più alti livelli retributivi e sostituirle, neppure integralmente (basta ridisegnare status, numero e livello delle unità dirigenziali), con elementi più giovani; e questo, magari tra qualche anno, dovendo procedersi alle complesse procedure di assunzione dei vuoti che si saranno creati.
E per di più in organici già depauperati da anni di blocco del turn over.
Si veda, in questo studio Eurispes, come tali organici siano costantemente diminuiti e, con essi, la spesa relativa, ma pure, inevitabilmente, l'efficienza delle funzioni e dei servizi, considerando che gli investimenti in conto capitale sulle strutture sono stati ancor più drasticamente ridotti).
E per di più in organici già depauperati da anni di blocco del turn over.
Si veda, in questo studio Eurispes, come tali organici siano costantemente diminuiti e, con essi, la spesa relativa, ma pure, inevitabilmente, l'efficienza delle funzioni e dei servizi, considerando che gli investimenti in conto capitale sulle strutture sono stati ancor più drasticamente ridotti).
Ma un altro vantaggio deriva da questi prepensionamenti: quello della corresponsione, nell'immediato, di trattamenti pensionistici tendenzialmente inferiori rispetto a quelli fruibili col precedente regime di uscita dal servizio, e la presa "in carico" accelerata di personale integralmente soggetto al sistema pensionistico retributivo (a parità di onere contributivo assolto).
Poi, più ancora, l'infoltimento dei ranghi di coloro che verranno inevitabilmente ridimensionati retroattivamente col ricalcolo del trattamento pensionistico goduto in base al sistema retributivo stesso, magari con l'aggiunta del tetto invalicabile che prescinde da ogni valutazione del differente ammontare dei contributi versati (per cui sempre alla stessa cifra massima si avrà accesso indipendentemente dal precedente versamento di contributi molto più alti, spesso più che doppi, rispetto ai pari trattamenti così erogati).
Questo insieme di provedimenti, approvati o chiaramente in via di adozione, si muove sulla spinta dell'ondata livorosa che pretende che facendo stare peggio alcuni, che hanno visto la (ormai parziale) applicazione di un precedente regime legale, starebbero meglio quelli che non ne avrebbero alcun vantaggio concreto (se non la soddisfazione di un sanguinario gioire della disgrazia altrui).
E ciò in quanto i risparmi (illegittimamente) ottenuti saranno ovviamente destinati al raggiungimento del pareggio di bilancio, cioè all'incremento di un saldo primario pubblico che deve bilanciare il pagamento degli interessi sul debito (in buona parte a detentori esteri).
Si mettano in testa, i livorosi-tea-party, che i modesti sgravi fiscali che, sbandierati per motivi propagandistici, potrebbero eventualmente ottenere, non possono nè modificare l'esigenza di arrivare a questo saldo primario record, nè il principio che la spesa corrente e lo stesso sgravio fiscale sono ormai soltanto finanziabili in pareggio di bilancio, cioè con un effetto che, nella migliore delle ipotesi, rende nullo il presunto vantaggio (progandistico) dello sgravio ottenuto.
Infine, ciò che i livorosi non colgono, è che questo costante ridurre le basi imponibili fa diminuire le entrate dello Stato, sicchè, anche sotto questo profilo, si conferma ciò che sempre gli sfugge: uno sgravio fiscale finanziato con un taglio alla spesa pubblica porta, alla fine, ad altre tasse aggiuntive per colmare il "buco", (nelle ulteriori entrate) che si viene comunque a creare.
Tutto questo quadro di deprimente inconsistenza delle immutabili politiche fiscali ed economiche risulta tragicamente ripetitivo, di Letta in Renzi: stessi temi e stesse periodiche alzate di ingegno, seguendo il format eterodiretto, fissato per l'Italia nell'estate del 2011-.
Ne discende, come qualunque, persona dotata di senno può comprendere, che esse siano pro-cicliche e incidenti direttamente in termini di diminuzione del PIL: tutto, politiche del lavoro, della spesa pubblica e tributarie, non fanno che diminuire i redditi effettivamente disponibili - al di là degli effimeri inganni elettorali-, azzerare il risparmio, prolungare la diminuzione disastrosa dei consumi, intaccare la ricchezza patrimoniale riducendo i redditi-consumi ad essa connessi, e, insomma, riportarci in una recessione senza fine per gli anni a venire.
Ammesso che quest'anno si possa contare su una semplice crescita "zero" (ovvero 0,2), cosa che risulta ormai sempre più inverosimile.
Questo quadro, ormai, ci dice una cosa: chi non è in grado di capire la situazione non può gestire la crisi e avere la responsabilità del governo. Il consenso abilmente ottenuto, godendo del più grande, acritico ed incondizionato appoggio mediatico della storia italiana, e forse della storia delle democrazie occidentali (se ancora possiamo così chiamarle), potrebbe entro breve tempo dissolversi con la stessa velocità con cui si è innalzato.
La dura realtà porterà ad un drammatico confronto degli italiani con l'insufficienza pratica delle terapie livorose: di disgrazie altrui non si vive e non ci si nutre fisicamente.
Chi al governo (ma anche alla "falsa opposizione"), lo sta assecondando, non riuscirà, a un certo punto neppure più a nutrire il livore a livello psicologico di massa: una brutta bestia mutevole, come presto si renderanno conto anche gli "idoli" attuali ed anche gli "oppositori" della falsa opposizione, anch'essa irrimediabilmente livorosa....