Ora, il Fatto Quotidiano, ma pure il Corriere della Sera, "ricostruiscono" i fatti.
Ed il problema, dunque, come spesso accade in Italia, non è che una Procura indaghi, seguendo prassi che non è difficile vedere come normali, ma che i giornali ne parlino. E in un certo modo.
Il discorso, in senso più ampio, riguarda poi la generale ed obiettiva difficoltà delle imprese di sopravvivere in questa situazione. Una grande crisi "da domanda", come nel 1929.
In fondo, anche da queste "cronache", si ha conferma di come la concreta possibilità di ottenere credito bancario, (quand'anche a molti altri precluso), non ponga al riparo dalla insolvenza. Questo certamente per le imprese che agiscono nel tipico mercato interno dei servizi, vecchi o "nuovi" che siano.
Si diffondono le insolvenze: i nomi non contano e non pare proprio che il regime dello Statuto dei lavoratori c'entri molto. I piccoli imprenditori lo sanno.
E hanno capito che c'è poco da fare in situazioni in cui le p.a. con cui, in qualunque modo, si hanno dei rapporti, pagano troppo tardi o non pagano affatto.
D'altra parte, anche il "mitologico" pagamento dei crediti delle imprese: si tratta di lavori, forniture e servizi già eseguiti (altrimenti il credito non sarebbe sorto o sarebbe legittimamente contestabile e incerto). Per quelle corrispondenti attività di produzione, le imprese hanno già dovuto pagare quantomeno maestranze, fornitori e spese fisse in misura proporzionale. E su queste attività hanno già gravato i diversi tributi che a vario titolo (anche come sostituti d'imposta) sono tenute a corrispondere.
Dunque, laddove il compenso per le prestazioni eseguite non sia arrivato, per fronteggiare i costi di produzione, hanno dovuto prevalentemente e normalmente, ricorrere a riserve (nella migliore delle ipotesi, quelle connesse agli utili realizzati con attività prestate a soggetti che non siano la p.a., quando pure ci siano state), oppure ricorrere al credito; o, realisticamente, posticipare o rateizzare i debiti per i vari tributi, nel frattempo implacabilmente in riscossione.
Dunque, il pagamento dei "crediti delle imprese" non immette nuova liquidità nel sistema: serve a pagare debiti - e il pagamento estingue la moneta- e, inoltre, corrisponde a entrate in gran parte già contabilizzate nel bilancio statale, salvo l'IVA per le fatture emesse per i tardivi pagamenti (nel sistema, un gettito aggiuntivo più modesto di quanto non si stimi).
Se poi i pagamenti corrispondono a spese qualificate nella contabilità pubblica come "in conto capitale", queste devono trovare copertura aggiuntiva.
E infatti, i decreti legge sul pagamento alle imprese, prevedono a carico delle amministrazioni centrali, specie di quelle anticipatrici dei fondi agli enti territoriali di vario livello, tagli lineari automatici già all'opera, nella misura in cui i crediti siano via via pagati. E gli enti territoriali, a loro volta, devono ripagare le anticipazioni del tesoro, e sono vincolate a tagliare le spese in conto capitale, e per investimenti, per il futuro.
Il che significa che i pagamenti, per molte voci, come le opere pubbliche e altre spese infrastrutturali, risulteranno "tombali": cioè per il futuro meno appalti e, per molte imprese, la fine della principale fonte di sopravvivenza. Cioè proprio dell'odiata spesa pubblica.
Tanto più che questi tagli di copertura del pagamento dei crediti, si aggiungono agli ulteriori tagli delle spese per investimenti pubblici e in conto capitale che comunque, ogni anno, vengono disposti per raggiungere gli obiettivi intermedi di indebitamento, verso il pareggio di bilancio, che il fiscal compact impone e che l'Italia è l'UNICO PAESE UEM TENUTO A RISPETTARE.
E infatti, i decreti legge sul pagamento alle imprese, prevedono a carico delle amministrazioni centrali, specie di quelle anticipatrici dei fondi agli enti territoriali di vario livello, tagli lineari automatici già all'opera, nella misura in cui i crediti siano via via pagati. E gli enti territoriali, a loro volta, devono ripagare le anticipazioni del tesoro, e sono vincolate a tagliare le spese in conto capitale, e per investimenti, per il futuro.
Il che significa che i pagamenti, per molte voci, come le opere pubbliche e altre spese infrastrutturali, risulteranno "tombali": cioè per il futuro meno appalti e, per molte imprese, la fine della principale fonte di sopravvivenza. Cioè proprio dell'odiata spesa pubblica.
Tanto più che questi tagli di copertura del pagamento dei crediti, si aggiungono agli ulteriori tagli delle spese per investimenti pubblici e in conto capitale che comunque, ogni anno, vengono disposti per raggiungere gli obiettivi intermedi di indebitamento, verso il pareggio di bilancio, che il fiscal compact impone e che l'Italia è l'UNICO PAESE UEM TENUTO A RISPETTARE.
E gli imprenditori sanno, o ormai dovrebbero sapere, che il regime fiscale si inasprisce proprio mentre, anzi, "proprio perchè", la domanda interna si contrae e con essa la base imponibile che dovrebbe fruttare le entrate necessarie per rispettare i vincoli fiscali di cui si nutre l'impianto della moneta unica.
La realtà è dura per tutti. Ed è una di quelle cose che non si può nascondere neppure a se stessi.
Ma se i giornali parlano delle cose cui facevamo cenno all'inizio, non si comprende perchè si sveglino ora. O forse lo si comprende benissimo: c'è un futuro "dietro alle spalle" per l'Italia.
Si chiama "cessione di sovranità" - che per la verità è già un fatto compiuto- ma nella forma conclamata: cioè mediante la diretta titolarità dei poteri decisionali supremi di indirizzo politico previsti dalla Costituzione in capo a soggetti non designati secondo "i modi e le forme" (art.1 Cost) di legittimazione democratica previsti dalla Costituzione.
Insomma, l'aria che tira pare preparare sempre più una nuova svolta: eliminare l'ultima "frontiera" (o "spiaggia", scegliete voi) dei "decidenti per conto dell'€uropa" e passare direttamente ai "decidenti europei" (in conto proprio).
C'è a chi piace. Pare pure che non siano pochi.
Ma poi le imprese non si lamentassero delle tasse, se gli piace l'euro...e l'illusione di pagare meno quelle importazioni che, nel lungo periodo, non possono sostituire la caduta degli investimenti che preclude la sopravvivenza del sistema stesso delle imprese.
La base imponibile- e la domanda e l'occupazione- continueranno a contrarsi, nella migliore delle ipotesi a ristagnare, il "profilo di rischio", che preclude l'accesso al credito di conseguenza ad aumentare, e le tasse, inevitabilmente, ad essere vincolate al principio della copertura in pareggio di bilancio.
E così, qualsiasi stabilizzatore automatico, innnescato in misura incrementale da questa situazione, - che sia un prepensionamento, il ricorso alle varie casse di integrazione o un contratto di solidarietà - può solo portare a nuove tasse, da qualche parte, ma inevitabili. Dentro "questa" €uropa.
ALL’OMBRA DELL’ULTIMO SOLE
RispondiEliminaSe non sbaglio - e non sbaglio – lassù proprio sotto gli ombrelloni della terrazza dell’ “ultima spiaggia” erano soliti sedere Giorgio e Clio accompagnati da Claudio e consorte degustando il menù scritto su carta da MACELLO, riveriti da camerieri costretti all’indosso della canotta con la scritta CIURMA (schiavi e forzati incatenati ai remi, “gente di bassa lega, vile marmaglia”) rifettendo sui destini del Belpaese degustando alla fine sempre il p(i)atto di una nuova “crostata”.
Chissà se anche quest’anno - tra uno struscio e l’altro, inciampando nei soliti liberal e radical frequentatori di Capalbio - abbiano scelto di trascorre qualche istante di spensieratezza con gli amici di sempre all’ombra dell’ultimo sole prima di concedersi la “meritata” pausa, liberando il campo da “scelte” sempre più pericolose per gli abitatori del Belpaese.
Chissà, potrebbe essere un "sogno" ma anche un "incubo.
Dice che ormai tra liberal e radical si siano inseriti i banchieri&finance a.d., unici che ancora reggono botta col catering nelle ville multi-m. e nelle presentazioni di libri sui diritti cosmetici e sulla "memoria" di anni "formidabili"
EliminaRicordando la lettura che gli fu imposta alla Camera nel dicembre 1978, "my favourite communist" - finalmente e non ormai - ora si starà togliendo sabbia e sassolini dai sandali.
EliminaPiccole soddisfazioni prima che cominceranno a bussare pesantemente alla porta la "sua" CIURMA comprata con 80 euri.
Ma saranno immagini poco piacevoli ..
la lettura che gli fu imposta alla Camera nel dicembre 1978
RispondiEliminaBravo, come raccontano i testimoni più "perfidi" durante i giorni della rinuncia alla sovranità nazionale e, quindi (?) alla sovranità popolare.
No, perché io man mano che "introietto" il lavoro di divulgazione di 48, rimango sempre più basito rispetto alla follia collettiva che pervade l'Occidente e in cui l'Italia, almeno per una volta, non fa da "fanalino di coda" ma è capofila nella razionalizzazione dell'assurdo.
La documentazione calendarizzata da Orizzonte48 "dell'incubo del contabile" che diventa realtà, ogni giorno peggio, mi rende insopportabile la visione/auscultazione di qualsiasi mezzo di propaganda PUO.
Sentire Passera e altri geni della finanza che non vengono definiti "falliti" ma divinizzati solo perché, di converso, hanno fatto fallire gli altri, mi fa lievemente alterare.
Capisco Tolstoj che si interrogava su Napoleone che era un "eroe" facendo milioni di morti mentre si condannava e si torturava il povero cristo che delinqueva per sopravvivere.
Ma sta tutto lì, tutto: lo Stato nazionale, Wesfalia, gli artt. 1 e 11 (e 7) Cost. e il "nuovo ordine liberale" che ha portato alla frammentazione moderna.
Ho passato una splendida domenica pomeriggio a ciucciarmi una bella frazione di quasi 300 pagg. di una "dottorata" della prof. Calcassare sulla "sovranità" per arrivare ad una semplice, se non banale, conclusione: la sovranità popolare è stata ceduta insieme a quella "nazionale".
Che giuridicamente siano ovviamente due concetti diversi è evidente, che data poi la monoliticità del nostro dettato, era altrettanto evidente che il "soggetto tutelato" fosse lo stesso.
Altro che "eurostrabismo": tutta la classe dirigente e intellettuale è profondamente compromessa per motivi ideologici al progetto euroepeo, questo a non pensar male.
http://www.mattinonline.ch/prodi-lindipendenza-dei-popoli-non-conta-se-ce-lunione-europea/
EliminaMentre a studiare "diritto privato" o, peggio, "diritto commerciale", per un "non addetto ai lavori" può essere complesso, ingarbugliato e, spesso, "poco intuitivo", quello che noto della Carta costituzionale è che è la sintesi di puro "buon senso" di almeno duemila anni di storia...
RispondiEliminaPoi, sempre per non farmi mancar niente, mi son letto un simpatico paperino della prof. Lugato sull'ONU e l'art.11 Cost.: addirittura si evidenzia come nella (poca) letteratura internazionalista si siano da tempo identificati gravi tratti di incostituzionalità a causa di scelte politiche dovute all'adesione dell'Italia all'ONU: ovvero l'art.11 non veniva rispettato nonostante fosse nato proprio in funzione della mission dell'ONU. (Professoressa che non si scorda di citare la sentenza del 18 dicembre 1973 n.183, punto 4 del cons. in dir. e di come la Corte in passato si fosse espressa contrariamente allo "sfruttamento" dell'art.11 per far passare il GATT...)
"Euro e (o?) democrazia costituzionale," con l'analisi ecenomica del diritto, pone la pietra tombale sulle pretese progressive dell'internazionalismo europeista: ma l'impatto sul secondo comma dell'art.1 Cost. era in front of your nose, a dirla alla Orwell, a tutti i giuristi italiani. Non c'è precomprensione che tenga: questo, a mio profano modo di vedere, è un problema penale da secondo e terzo comma rispettivamente deglii artt. 90 e 134... dell'intelligenza umana minima, almeno come requisito da volontà biblica.
È come se il Padre eterno avesse creato, semplicemente nominandola - ovviamente in francese - e indicandola ad Adamo, la merde: e immediatamente scopri cos'è ciò in cui sei simpaticamente immerso fino al collo... e oltre...
(Il weekend si è chiuso poi tragicamente scoprendo che la mia consorte traduce di nascosto, dietro compenso, i paper dei collaborazionisti... cosa dice la legge islamica a proposito?)
Allah concede perdono e benedizione a chi lavora per il nemico condividendo poi le informazioni (almeno, così mi disse la mia mamma, che aveva tanti difetti ma alcune qualità).
EliminaSta storia delle traduzioni non è poi così grave, dato che prende un compenso :-): in misura minima, e probabilmente non adeguatamente corrispettiva, è pur sempre sottrarre risorse al nemico...Quanto alla loro diffusione, come danno addizionale a quelli già prodotti, in fondo ci stiamo dicendo fin da troppo tempo che "la situazione a questo punto può solo migliorare"...
EliminaSulla simmetria sinallagmatica, per far felice sia la goofynomics sia il mio spaventevole prof. di diritto privato, non ci metto becco. Sulla segretezza avverto la sindrome "dorata" di una nota novella del Verga... Infatti le mie di ricerche le snobba alla grandissima... Vabbè...
EliminaL'argomento è effettivamente interessante, e investe i temi dell'evoluzione (ndr. in senso neoliberale) degli Stati nazionali dal "loro" punto di vista e in un contesto "conflittologico"... Ma la conferenza è ovviamente di carattere internazionale e in territorio "caldo"... Basterebbe cambiare qualche carattere cirillico per non farlo più tornare indietro... >:)
È della tradizione anti-westfalica, statoladrocorruzionebrutto, ma filo-slavo: credo che fosse consapevole dagli anni '90 delle conseguenze dell'euro visto che pare ci sia stato ai tempi di Stalin un piano per sottomettere l'Europa favorendo la nascita della moneta unica...
Comunque se la relazione non ha particolari caratteri di riservatezza condivido... ;-)
Ma a Stalin non bastava il gold standard come principale mezzo di consenso a proprio favore?
EliminaAl tempo della crisi del '29 la Russia cresceva e si tirò fuori il paradiso dei lavoratori...almeno per la piena occupazione.
Ma se snobba le tue ricerche è un po' più grave :-)
L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Concetto semplice, familiare a tutti dai tempi della scuola elementare. La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. I ragazzini delle scuole medie lo conoscono bene. Principi costituzionali di base, sicuramente ben conosciuti da qualsiasi aspirante politico. Certamente noti nei minimi dettagli a professori universitari. Da novembre 2011 l'Italia è governata da tecnici specialisti di rango accademico. Il primo in ordine di tempo guidare la Presidenza del consiglio dei Ministri ha presentato un programma relativo all'occupazione e al mercato del lavoro. I risultati ottenuti dicono di un aumento della disoccupazione generale che passa da 8.6% del novembre 2011 al 12% dell'aprile 2013 nel quale lascia la presidenza del consiglio dei ministri. Con semplici calcoli risulta che in 18 mesi di governo la disoccupazione è aumentata del 40%. La disoccupazione giovanile (maschi e femmine tra 15 e 24 anni) era al 26.5% a fine 2011, diventando il 40.5% ad aprile 2013. I governi seguenti hanno ulteriormente aumentato la disoccupazione che arriva fino al 13% nel febbraio 2014. Nei mesi successivi si è stabilizzata a poco meno del 13%. A luglio 2014 la disoccupazione giovanile raggiunge il 42.9% (Fonte dati disoccupazione: comunicati ISTAT).
RispondiEliminaIl grafico riporta l'andamento storico della disoccupazione in Italia. (fonte: prof. A.Bagnai - http://goofynomics.blogspot.it/)
Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
Iniziamo a visualizzare il reddito degli italiani rappresentato dal PIL procapite. (fonte: prof. A.Bagnai - http://goofynomics.blogspot.it/)
Il reddito degli italiani a fine 2011 corrisponde al valore indicato dalla parte orizzontale contenuta tra la seconda e la terza intersezione della linea tratteggiata orizzontale con la curva del PIL procapite (tra 23000 e 24000 euro). Nel 2013 il PIL procapite è sceso sotto i 23000 euro ( per la precisione: 22874 euro. Fonte Eurostat) .
Proviamo anche a guardare i redditi da lavoro.
Il grafico mostra un andamento decrescente che conferma quanto indicato dal PIL procapite. Il reddito degli italiani diminuisce continuamente.
Tutti i valori visti finora rappresentano parametri medi. Ciò significa che alcuni italiani superano tale valore medio e altri possono contare su redditi inferiori. Vediamo di verificare se questi ultimi sono comunque in grado di garantire ai cittadini italiani meno fortunati "un'esistenza libera e dignitosa".
(segue)
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RispondiEliminaIl grafico della povertà relativa dal 1985 al 2011 (fonte: Amendola, N., Salsano, F. e G. Vecchi (2011), Povertà, in “In ricchezza e in povertà. Il benessere degli italiani dall’Unità a oggi”, Il Mulino, Bologna, p. 315.) racconta che i cittadini italiani poveri sono molti. E che i valori sono in visibile aumento dai primi anni di questo secolo ad oggi (vedere anche comunicati ISTAT : Povertà relativa ed assoluta). Per visualizzare meglio le cose conviene ricordare che la povertà relativa corrisponde ad una soglia di spesa mensile di 1156.44 euro per una famiglia di tre componenti nel 2003 e di 1293.45 euro nel 2013. Nel 2003 gli italiani relativamente poveri erano poco meno di sette milioni che nel 2013 sono diventati oltre dieci milioni. Nello stesso anno gli italiani assolutamente poveri sono oltre sei milioni. (fonte: ISTAT già citata)
Rimane da vedere il destino degli italiani che vanno in pensione. Il sistema pensionistico italiano si basa sul modello "a ripartitizione".
Ciò significa che "le pensioni erogate sono pagate con i contributi di chi è i servizio in quell'epoca"
Il libro bianco UE sulle pensioni considera sostenibile il sistema italiano delle pensioni.
Il prof. A. Bagnai indica che se non c'è crescita non sono sostenibili né i sistemi a ripartizione né quelli a capitalizzazione basandosi su un lucido contributo del prof. G. Zezza (citato al link precedente).
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RispondiEliminaQuindi non resta che vedere quale sia la crescita nel nostro paese. Nel grafico è riportata la variazione del PIL reale italiano sull'anno precedente.
Le notizie non sono buone. Dal 2007 ad oggi il PIL risulta in costante diminuzione con la sola eccezione dell'anno 2010. Si ha quindi a che fare con un tracollo.Le previsioni per il 2014 sono in linea con gli anni precedenti e si avrà un nuovo segno negativo.
Guardando il grafico del PIL reale si nota una indiscutibile tendenza alla diminuzione a partire dal 2000. Vediamo l'andamento del PIL reale prima di quella data. Si nota che negli anni '70 del secolo scorso il PIL italiano si riprendeva tranquillamente anche dalle conseguenze di eventi esterni assai gravi come lo shock petrolifero del 1974, ritornando in tempi brevissimi ai livelli precedenti. Negli anni '80 del secolo scorso questa capacità comincia a venire meno e il PIL dopo uno shock tende ad assestarsi a livelli più bassi. Negli ultimi anni del secolo scorso e i primi di questo il PIL scende decisamente verso la crescita nulla. E ultimamente, s'è visto, stabilmente negativa.C'è stato qualche evento epocale a cavallo tra il vecchio e il nuovo secolo? Sì: l'Italia ha assunto l'euro come moneta.
Ogni italiano quando nasce è sovrano nel suo paese ed esercita la sua sovranità nelle forme e nei limiti della Costituzione della Repubblica.
Il Presidente della Repubblica presta giuramento di fedeltà alla Repubblica e di osservanza della Costituzione. Così egli diventa il Capo dello Stato e rappresenta l'unità nazionale.
Ora innumerevoli sono gli italiani senza lavoro, ancora di più i giovani, i poveri e gli indigenti si contano a milioni, sono a rischio anche le pensioni di una vita di lavoro. La Costituzione è il patto tra italiani. Durerà?
Possiamo aggiungere che con la legge di stabilità per oltre 20 miliardi (oggi se ne aggiungono altri 4 per far contento Squinzi sui neo-ammortizzatori sociali da job.act), il mero fatto di dover dare copertura a tutte queste pensate salario-deflazionistiche, porterà a una grassa recessione 2015 (favorita da geniali trovate con la Russia quanto ai peggiorandi conti con l'estero).
EliminaLa Costituzione nella forma attuale vale come patto fondamentale finchè sarà effettivo il Potere Costituente che gli ha dato vita: attualmente gode di pessima salute, sommerso dalle orde livorose a noi tristemente note...
Le parole del secondo capoverso del tuo commento mi hanno impegnato: "Maestro, il senso lor m'è duro".
EliminaE' vero che il patto fondamentale è sommerso dalle orde livorose (opportunamente imbeccate) ma è anche vero che nessun politico, per quanto navigato, potrà mai sostenere che due più due fa cinque (o chissà che altro) di fronte ad una classe di ragazzini della terza media (ho detto i ragazzini, l'insegnante non saprei). L'aritmetica è questa o, al più, questa .
Ciò vale anche per l'economia. Econ 101 è sommerso dalle orde livorose da più di trenta anni. E c'è ancora qualcuno che continua a sventolarlo davanti ai musi rinnegati: vox clamantis in deserto? No. E' stato così per un bel pezzo. Ora non più.
Innumerevoli musi stanno fiutando l'aria. Il vento cambia. Anche in Almagna qualcuno si rende conto che alla base del ramo solo pochi brandelli separano dallo schianto.
Ciò vale a maggior ragione per i musi rinnegati della nostra Costituzione. Tra poco la storia farà aggio sulle imbeccate. Che non sono buone da mangiare e non servono a pagare l'affitto. Anche sventolare il patto fondamentale come ragazzini di terza media darà i suoi frutti: "Sia vostro parlare sì, sì; no, no ..."
E chi continuerà a non voler interloquire con la ragione, dovrà parlare coi mostri.
Non sarà un bello spettacolo.
Vedi (e mi "conscienta"), il Potere Costituente si regge sul principio di "effettività" (uno dei punti più delicati del costituzionalismo).
EliminaIn tema rammento Calamandrei
http://orizzonte48.blogspot.it/2013/03/il-ritorno-allo-stato-meramente.html
Oggi leggo all'ANSA che Napolitano tuona: "inutile sbraitare contro l'UE, la crisi c'è per tutti".
RispondiEliminaIo, non so perché, mi sento invece di continuare a sbraitare. Se non altro perché la crisi "per tutti" è stata causata dalle politiche deflazionistiche volute dalla Troika, della quale fanno parte due organismi dell'UE (BCE e Commissione), che pertanto è ufficialmente responsabile di quelle politiche.
E poi non capisco: devo forse ringraziare (secondo il mio Presidente della Repubblica), chi -per mera convenienza politica- ha incluso le attività illegali nel calcolo del PIL (sì, è stata l'UE, proprio lei)? A mio personalissimo avviso, anche su questo da sbraitare ci sarebbe eccome: è una porcata tecnica (il valore delle attività illegali falsa dei dati essenziali che non riflettono più, di conseguenza, il reale stato di salute di un'economia), ed è una porcata politica (dobbiamo forse ringraziare la camorra perché fa PIL? La perseguiremo con la stessa efficacia, ora che ci ha reso sostenibile il debito? E tutto questo con buona pace della morale della legalità strombazzata ai quattro venti dai vari Saviano e dai vari Travaglio).
Vedendo le immagini dei greci che si accalcano per una busta di pomodori davanti ad un camion, che richiamano molto da vicino l'Africa sub-sahariana, non viene voglia di sbraitare?
Non viene voglia di sbraitare contro chi impone ad un Paese la spending review e nello stesso tempo lo lascia da solo a gestire flussi di centinaia di migliaia di immigrati?
A me si.
C'è una cosa che è veramente insopportabile negli "europeisti" di oggi. Anzi, due: la malafede e l'ipocrisia.....
L'argomento presidenziale, in realtà, è altamente contraddittorio: se la crisi c'è per tutti in UE, allora è giusto prendersela con l'UE. Perchè nel resto del mondo non c'è.
EliminaMa è anche disinformata: non c'è crisi in "tutta" l'UE, ma solo nei paesi UEM, cioè per chi ha l'euro come valuta, e, guiarda caso, tranne che in Germania. Anche se è iin stagnazione, usando standards di crescita rapportati all'area extra-UEM.
Diciamo che solo la complicità mediatica non fa emergere che, in certi momenti, si farebbe meglio a tacere. Specie se il proprio compito non è di tutelare le politiche imposte da un trattato (anche più d'uno) che non corrisponde ai principi fondamentali della Costituzione.
Ciao Quarantotto, un saluto a tutto il forum. Io credo che siamo all'interno di una follia collettiva paragonabile solo a quella delle due grandi guerre. Leggevo oggi su Voci Dall'Estero che anche nella riccha Germania due lavoratori su tre guadagna meno del 2000. Ora ditemi con questi dati, come è possibile che all'interno della CGIL, in particolar modo i loro quadri, si difenda questa Unione in modo fideistico, religioso ed ultraterreno. Non c'è verso di fargli capire che l'UEM è stata fatta per permettere ai paesi forti di colonizzare i paesi deboli, e all'interno dei singoli paesi per favorire il grande Capitale a tutto discapito del Lavoro e dei diritti acquisiti. Qui secondo me non è più un problema Economico/Giuridico/Storico, ma un problema che investe la Psichiatria. Perchè tanti nostri concittadini ai quali viene sottratto redditi/diritti/futuro si sono innamorati del loro carnefice e nulla scalfisce questo amore, nemmeno la condizione dei propri figli disoccupati e privi di futuro?
RispondiEliminaScusate lo sfogo.
Ti rinvio al prossimo post...appena pubblicato. Sei in "epigrafe" :-)
EliminaL'adesione di Napolitano all'ideologia neoliberista è assoluta come lo era quella negli anni 50 ai dogmi stalinisti, che gli faceva elogiare l'arrivo dei carri armati sovietici in Ungheria. L'intervento di ieri sulla riforma del mercato del lavoro conferma per l'ennesima volta la sua scelta di campo a fianco delle elites finanziarie che chiedono lo smantellamento definitivo dello stato sociale. Da tempo questo presidente si è dimostrato pilastro inflessibile della ortodossia Ue, cui ha palesemente subordinato i principi costituzionali dei quali in teoria dovrebbe essere il supremo garante.
RispondiEliminaMa poi.... vogliamo dirlo? Io, nei testi di diritto costituzionale, leggo che il Presidente della Repubblica certifica la volontà delle forze politiche, non che la determina.
EliminaQui, mi pare evidente l'assistere all'opposto: a tal punto c'è l'ingerenza presidenziale nelle politiche governative, che si potrebbe parlare di cambiamento "de facto" della forma di Governo.
Non so.... io vorrei sentire l'opinione di quei piddini, oggi un po' anzianotti certo, che alla fine degli anni '80 "inorridivano" per le esternazioni e le "picconate" di Francesco Cossiga. esternazioni che, paragonate all'operato di Napolitano oggi, rischiano di far sorridere........