«Il controllo economico non è il semplice controllo di un settore della vita umana che possa essere separato dal resto;
è il controllo dei mezzi per tutti i nostri fini. E chiunque abbia il
controllo dei mezzi deve anche determinare quali fini debbano essere
alimentati, quali valori vadano stimati […] in breve, ciò che gli uomini
debbano credere e ciò per cui debbano affannarsi».
(F. von Hayek da "Verso la schiavitù", 1944).
1. Molti di voi, con acute osservazioni, hanno già sottolineato il parallelismo tra la situazione, culturale e politico-economica, determinata dal dilagare della non-sovranità €uropea-UEM e la distopia illustrata da Orwell in "1984"(Il Grande Fratello).
Di questa riassumiamo i caratteri essenziali, traendoli da questa sintesi dell'opera. (Non ci sorprenda la fonte: la finalità è quella di condannare il solito "collettivismo" e, - associandolo implicitamente ad esso-, lo Stato di diritto: questo viene definito, secondo la vulgata internazionalista, in base attributi immaginari che sintetizzano, a loro volta,un'idea denigratoria oggetto di una propaganda martellante).
Nel mondo-Stato orwelliano gli slogan politici ricorrenti sono: "La pace è guerra", "La libertà è schiavitù", "L'ignoranza è forza".
Altro meccanismo fondamentale, che consente di rendere accettabili tali paradossi illogici, - caratterizzati dal ribaltamento del senso comune, per fare di tale ribaltamento una "cultura di massa" irreversibile-, è "la
pratica del bis-pensiero...artificio che limita, mediante la sottrazione
di termini atti a esprimerli, i concetti a disposizione dei cittadini.
2. Il meccanismo di potere, straordinariamente attuale nella progressione che ha contraddistinto (sicuramente in Italia), il consolidamento dell'€uropa come fonte suprema di legittimazione di ogni possibile decisione di pubblico interesse, è così descritto:
"L'elemento
più inquietante del libro è proprio il "salto di qualità" che il Grande
Fratello aveva fatto compiere alla dittatura. Egli non solo pretende
obbedienza assoluta, ma anche la spontanea condivisione del sogno...
Se
l'uomo non ha la capacita' di identificare in maniera razionale il
motivo della sua sofferenza, poiché non ha parole per esprimerlo e per
rifletterci, allora non può neanche definire la causa della propria
sofferenza e l'oggetto del proprio odio.
Tutto quel che rimane è soltanto un rancore indefinito, che può essere spazzato via attraverso le sedute di "odio collettivo".
Tutto quel che rimane è soltanto un rancore indefinito, che può essere spazzato via attraverso le sedute di "odio collettivo".
La
relazione tra linguaggio e capacità critica e' estremamente
interessante. Come impostare un ragionamento logico-deduttivo se nella
propria lingua non esiste il periodo ipotetico? Le capacità di
astrazione sono influenzate dal linguaggio utilizzato se l'uomo non è in
grado o non può, nel caso prospettato in 1984, modificare la propria lingua?"
In epoca di "macchina del livore", si assiste al sofisticato artificio politico-comunicazionale di forze politiche che, sviluppandosi (forze inconsapevolmente) sulle origini di tale "macchina", direttamente inoculate dal sistema dominante, nascono come apparente "opposizione", caratterizzandosi però per l'applicazione del bis-linguaggio come strumento di esercizio dell'odio collettivo (Basta-casta, corruzione, evasione, spesa pubblica improduttiva, estesa ad libitum con l'etichetta di "privilegio" intollerabile, che disarticola e neutralizza il concetto di interesse pubblico, cioè comunitario, che costituisce il programma costituzionale democratico).
3. Ciò non può soprendere.
In perfetta coerenza con l'enunciato Hayekiano sopra citato, i paradossi illogici si fanno senso comune e il bis-linguaggio disarma ogni preservazione della capacità critica individuale e collettiva, attraverso il paradigma - più sottile e accettabile della cupezza stalinista evocata da Orwell- del linguaggio pop, sostanza incarnata del moderno bis-linguaggio.
Lo abbiamo già visto qui:
"non "l'economia", ma "i controllori"
dell'economia, come fenomeno di potere, prima ancora che come disciplina
accademica (anch'essa utilizzata strumentalmente), hanno, attraverso i
media, creato un discorso globale con il linguaggio pop.
Di cui la
pubblicità è parte (ad es; "abbiamo l'escusiva", e da lì in poi),
fornendo ma anche facendosi rifornire, da accademia, cinema, gossip e,
ovviamente, sintassi e contenuti giornalistici: tutti quanti insieme
creano una sorta di ghost institution che predetermina e fertilizza a
livello di massa, il pensiero acritico su cui attecchisce la
trasformazione politico-istituzionale.
E questo, in modo tale che la trasformazione non incontri resistenze, dato che chi la conduce appare condividere tale linguaggio (prima gli affaticati negoziatori della costruzione europea, offerti, incredibilmente, come costruttori di "pace", poi i neo-liberisti "alla mano", impunemente ritenuti credibili nel voler tutelare l'occupazione).
Si è creata così una sostanza apparente, un discorso-involucro indistinguibile dai fini dissimulati, che ha tramutato i vecchi valori in slogan che li svuotano in modo rassicurante, offrendo la continuità una illusoria identificazione comune: perchè tutto è pop, cioè sintetizzabile in gingles equiordinati nella loro rilevanza ("lo vuole l'Europa", "combattiamo il razzismo", "ridurre il debito assicura la stabilità finanziaria", "occorre pensare alle fasce più deboli", "il femminicidio", "l'emergenza mal tempo")."
E questo, in modo tale che la trasformazione non incontri resistenze, dato che chi la conduce appare condividere tale linguaggio (prima gli affaticati negoziatori della costruzione europea, offerti, incredibilmente, come costruttori di "pace", poi i neo-liberisti "alla mano", impunemente ritenuti credibili nel voler tutelare l'occupazione).
Si è creata così una sostanza apparente, un discorso-involucro indistinguibile dai fini dissimulati, che ha tramutato i vecchi valori in slogan che li svuotano in modo rassicurante, offrendo la continuità una illusoria identificazione comune: perchè tutto è pop, cioè sintetizzabile in gingles equiordinati nella loro rilevanza ("lo vuole l'Europa", "combattiamo il razzismo", "ridurre il debito assicura la stabilità finanziaria", "occorre pensare alle fasce più deboli", "il femminicidio", "l'emergenza mal tempo")."
4. La "sottigliezza" del sistema spiega perchè la ghost institution che presiede ad ogni forma di opinione di massa, sia in grado di generare un'apparente opposizione tutta confinata all'interno della "macchina del livore", da essa stessa creata per rendere, non solo inoffensiva, ma persino "sinergica", la forma ammessa di opposizione:
"Il
sistema, è ormai cosa nota, gestisce l’informazione ma anche, in modi
indiretti e spesso occultati, la stessa contro-informazione: per cui, il prodotto che giunge al cittadino medio è la disinformazione, cioè la famosa “verità ufficiale”, più efficacemente divulgata se contenente, al suo interno, un'apparente dialettica di versioni "opposte", provenienti però dalla stessa indistinta "fonte di divulgazione"..."
Dato questo quadro, vi sottopongo una metodologia di decodificazione di pensieri e slogan dominanti che consente di pervenire con immediatezza all'identificazione della verità effettuale, cioè dei dati descrittivi della realtà correttamente identificati secondo una verosimile relazione di causa-effetto.
L'emersione del rapporto causale "reale" talvolta non è immediata, perchè gli slogan del bis-linguaggio, ordoliberista-pop, sono spesso formulati in forma di paralogismo emotivo, cioè persino privo dell'apparenza di voler fornire un meccanismo di causa/effetto.
5. Questa metodologia mi è sovvenuta facendo lezione agli studenti universitari, che si mostravano in grande difficoltà nel comprendere alcune nozioni elementari, dato che erano "precondizionati" proprio dall'acquisizione automatica di slogan-pop: essi, cioè, non riuscivano ad eliminare queste premesse implicite del ragionamento, che ricadeva perciò in un inevitabile paralogismo bloccante la riemersione dei veri meccanismi causa/effetto.
L'esempio più eclatante è stato quando, di fronte alla spiegazione economica e storica delle origini e degli effetti della costruzione europea, parevano disorientati nel conciliarla con la implicita premessa incontestabile "va bene, sarà pure così, ma in che altro modo si sarebbe potuta garantire la pace in Europa?"
La risposta più ovvia è che lo slogan ordoliberista-pop per cui la costruzione europea abbia avuto qualcosa a che fare con la pace, risulta del tutto falso.
Non a caso, i ragazzi, non erano a conoscenza dell'equilibrio di Yalta e quindi non riuscivano a collegare la fine degli effetti di quest'ultimo proprio con l'irrompere dei nuovi conflitti in Europa, tutti posteriori -evidenza che non erano in grado di scorgere- alla stessa istituzione della UE!
Riguardo a questo plateale processo di distorsione ed appiattimento della Storia recente europea rinviamo a quanto detto qui.
6. Di fronte a questa difficoltà, ho suggerito allora di effettuare, rispetto alla descrizione della realtà politica ed economica che veniva loro offerta come incontestabile, il "test di Orwell".
Questo consiste:
a) nel mettere insieme - anche attraverso un confronto tra di loro per determinare gli enunciati "fondamentali" più frequenti e condivisi dai media- le principali proposizioni descrittive e valutative costituenti il blocco centrale della versione mainstream della realtà;
b) semplicemente, ribaltarne il senso logico (apparente);
c) nel ricostituire di conseguenza un quadro descrittivo dei fenomeni che facesse emergere gli effettivi meccanismi di causa effetto.
Se la selezione delle "proposizioni significative" è fatta con sufficiente accuratezza, oltretutto, ciò può arrivare a dipingere l'intero quadro dell'ideologia e degli scopi "occultati" del sistema neo-orwelliano insito nella costruzione europea.
Ciò, poi, vi agevolerà nella ricerca delle fonti che ne costituiscono l'origine storica e nella identificazione dei dati corrispondenti alla realtà che tale sistema ha assoluto interesse ad oscurare.
Facciamo qualche esempio.
Il più facile, e comunque già in sè rilevante, è partire dal clou del bis-linguaggio del libro di Orwell:
a) "La pace è guerra". Il suo ribaltamento logico più immediato utilizza la funzione "not": cioè "la pace NON è guerra".
b) Avremo quindi, anche, "La libertà NON è schiavitù", "L'ignoranza NON è forza". In questi ultimi casi, il processo è meglio specificabile attraverso la de-relativizzazione del concetto ottenuto mediante il "not". Cioè "La libertà non è mai schiavitù...per nessuno" ovvero, in forma di sviluppo transitivo della locuzione "non-forza", "L'ignoranza è debolezza".
7. Applichiamo il sistema a proposizioni tra le più significative tra quelle affermate come "senso comune" dominante dai media ordoliberisti.
Es; "Abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità"=> "NON abbiamo vissuto al di sopra delle nostre possibilità"=> "L'Italia, finchè è stata libera da vincoli monetari e fiscali €uropei, è stato il più grande paese di risparmiatori tra i paesi europei".
Cosa che possiamo vedere essere totalmente rispondente alla realtà in base ai dati oggettivi comunemente riscontrabili:
Sarebbe agevole proseguire identificando struttura "paralogica" e plateale contrarietà ai dati reali della maggior parte delle proposizioni che alimentano la grancassa mediatica, funzionale alla perpetuazione del regime ordoliberista.
Questo sistema, -e vi invito a farlo sulle proposizioni dominanti che più colpiscono il vostro personale criterio di rilevanza prioritaria- è applicabile praticamente a tutti i temi di economia e di "riforma" ossessivamente proposti dall'azione di governo e dalla spinta degli stessi media (l'efficienza causale sulla crisi della "corruzione" o dei "costi della politica", l'esigenza di riforme strutturali inevitabilmente portate alla deflazione del lavoro come unica via di ritorno alla crescita, la stessa enfasi sugli investimenti di fronte all'occultamento sistematico di una crisi da domanda, la indispensabilità delle riforme costituzionali, ecc.).
8. Il "test di Orwell" può avere un'altrettanto utile funzione di autodifesa concreta ed empirica su singoli enunciati di singole "voci", espressione insidiosa del tecnicismo pop. In questo blog, ne abbiamo dato una numerosa serie di esempi.
Quello che vi suggerisco, per la sua immediatezza, è che quando identificate una voce manistream, inevitabilmente assertiva e "violenta" (in genere nel colpevolizzarvi e nel praticare l'autorazzismo), passiate subito ad individuare le proposizioni chiave che reggono il paralogismo apparentemente dimostrativo e ne ribaltiate il significato apparente per poi de-relativizzarle.
Ciò, ci rende immediatamente il meccanismo causa/effetto che si intende oscurare e fa cadere il resto delle proposizioni corollario chiamate a manipolare la descrizione della realtà.
Prendiamo questa recentissima intervista rilasciata da Padoan al Corsera ed applichiamo il "test di Orwell":
"Ha ragione quindi Mario Draghi secondo il quale serve una
cessione di sovranità da parte degli Stati membri e una maggiore Unione
politica?
«Condivido pienamente il pensiero del presidente della Bce che sin da questa estate a Jackson Hole ha detto che servono tutti gli strumenti di bilancio, strutturali, monetari e finanziari peruscire da questa fase difficile».
Ma allora perché non fare come la Francia che non rispetta il tetto del deficit al 3%, favorendo gli investimenti?
«Sfondare il 3% sarebbe un errore gravissimo,implicherebbe una inversione di 180 gradi della politica del governo, una totale perdita di credibilità. Avere un bilancio solido, invece, permette di reagire a situazioni difficili e di essere più flessibili nell’uso delle risorse. Un sentiero credibile di aggiustamento dei conti garantisce la fiducia dei mercati finanziari che per un Paese con un alto debito come il nostro è fondamentale, pena l’innalzamento della spesa per interessi»".
«Condivido pienamente il pensiero del presidente della Bce che sin da questa estate a Jackson Hole ha detto che servono tutti gli strumenti di bilancio, strutturali, monetari e finanziari peruscire da questa fase difficile».
Ma allora perché non fare come la Francia che non rispetta il tetto del deficit al 3%, favorendo gli investimenti?
«Sfondare il 3% sarebbe un errore gravissimo,implicherebbe una inversione di 180 gradi della politica del governo, una totale perdita di credibilità. Avere un bilancio solido, invece, permette di reagire a situazioni difficili e di essere più flessibili nell’uso delle risorse. Un sentiero credibile di aggiustamento dei conti garantisce la fiducia dei mercati finanziari che per un Paese con un alto debito come il nostro è fondamentale, pena l’innalzamento della spesa per interessi»".
Vediamo come emergerebbe l'insieme di queste affermazioni in base al criterio del ribaltamento logico:
Ha ragione quindi Mario Draghi secondo il quale serve una
cessione di sovranità da parte degli Stati membri e una maggiore Unione
politica?
«DISSENTO DAL pensiero del presidente della Bce che, sin da questa estate a Jackson Hole, ha PUR detto che servono tutti gli strumenti di bilancio, strutturali, monetari e finanziari per uscire da questa fase difficile. TUTTAVIA LA ESPRESSA E FONDAMENTALE VOLONTA' DEI TRATTATI VIETA QUESTI STRUMENTI E DUNQUE LA CESSIONE DI SOVRANITA,' IN QUESTO CHIARO QUADRO DI VINCOLI GIURIDICI, IMMUTABILI PER LA PARTE DOMINANTE DEI PAESI UEM, NON AVREBBE NESSUNA CONCRETA UTLITA' NEL RISOLVERE LA CRISI ». Ma allora perché non fare come la Francia che non rispetta il tetto del deficit al 3%, favorendo gli investimenti?
«Sfondare il 3% NON sarebbe un errore gravissimo, ANCHE SE implicherebbe una inversione di 180 gradi della politica del governo; IN QUESTA SITUAZIONE NON HA SENSO PARLARE DI EFFETTI SIGNIFICATIVI DI una PRESUNTA totale perdita di credibilità.
«DISSENTO DAL pensiero del presidente della Bce che, sin da questa estate a Jackson Hole, ha PUR detto che servono tutti gli strumenti di bilancio, strutturali, monetari e finanziari per uscire da questa fase difficile. TUTTAVIA LA ESPRESSA E FONDAMENTALE VOLONTA' DEI TRATTATI VIETA QUESTI STRUMENTI E DUNQUE LA CESSIONE DI SOVRANITA,' IN QUESTO CHIARO QUADRO DI VINCOLI GIURIDICI, IMMUTABILI PER LA PARTE DOMINANTE DEI PAESI UEM, NON AVREBBE NESSUNA CONCRETA UTLITA' NEL RISOLVERE LA CRISI ». Ma allora perché non fare come la Francia che non rispetta il tetto del deficit al 3%, favorendo gli investimenti?
«Sfondare il 3% NON sarebbe un errore gravissimo, ANCHE SE implicherebbe una inversione di 180 gradi della politica del governo; IN QUESTA SITUAZIONE NON HA SENSO PARLARE DI EFFETTI SIGNIFICATIVI DI una PRESUNTA totale perdita di credibilità.
Avere un bilancio solido, invece, NON permette di reagire a situazioni
difficili e di essere più flessibili nell’uso delle risorse. Un sentiero
credibile di aggiustamento dei conti NON garantisce la fiducia dei mercati
finanziari DATO che per un Paese con un alto debito come il nostro è
fondamentale NON INNALZARE ULTERIORMENTE IL RAPPORTO DEBITO/PIL CON ULTERIORE RECESSIONE INDOTTA DAL RISPETTO DEI PARAMETRI FISCALI, pena l’innalzamento della spesa per interessi».
Lascio a voi, credo senza particolari difficoltà, l'automatica individuazione delle fonti che fanno riemergere la verità nascosta dalla prima "versione".
Mi limito a darvene un esempio eloquente, DA FONTE FMI.
Ecco come il rapporto debito/PIL è aumentato a seguito del consolidamento di bilancio "credibile". Notare l'andamento a partire dal governo Monti post 2011 (ma già dalle manovre Tremonti dell'estate 2010...):