L'Europa dà tempo in più alla politica italiana per dar vita a un
Governo che affronti le priorità italiane, a partire dai conti pubblici.
La valutazione sul "rispetto della regola del debito" è prevista per
maggio, per allora "faremo anche la valutazione anche degli sforzi
aggiuntivi chiesti all'Italia". Ma "è presto per saltare a conclusioni
sul bilancio", perché prima bisogna vedere i dati del Pil 2017 e il
possibile effetto trascinamento sul 2018, ha detto il vicepresidente
della Commissione Ue responsabile dei conti pubblici, Valdis
Dombrovskis.
Se non dovesse essere formato un nuovo governo in Italia
entro la fine di aprile, la Commissione Europea è pronta a ricevere un
Def basato su "uno scenario a politiche invariate", come è accaduto in
altri Paesi che hanno avuto bisogno di tempo per formare un nuovo
esecutivo dopo le elezioni.
Arriva intanto il country report sull'Italia. Debito, produttività,
crescita, lavoro sono i punti dolenti del nostro Paese. In Italia si
registrano "squilibri eccessivi", tra cui alto debito e una protratta
bassa produttività che comporta rischi di "implicazioni transnazionali,
in un contesto di crediti deteriorati ancora elevati e disoccupazione"
scrive la Commissione Ue nel rapporto sugli squilibri. Il debito "si
stabilizza ma ancora non ha imboccato un percorso di ferma discesa a
causa del deteriorarsi del saldo strutturale", e lo slancio delle
riforme "è in qualche modo rallentato".
L'Italia è tra i Paesi con
squilibri eccessivi assieme a Cipro e Ungheria. Secondo Bruxelles ci
sono stati "alcuni progressi" nell'attuazione delle raccomandazioni
specifiche di maggio scorso. "Diverse misure sono in cantiere, in
particolare nel settore del lavoro e politiche sociali, giustizia civile
e ambiente per le imprese". Inoltre sta "mostrando effetto" lo schema
per ridurre gli npl, e la Commissione ricorda anche gli sforzi per
ammodernare la pubblica amministrazione e le misure anti-corruzione. Gli
squilibri, spiega Bruxelles, si stanno comunque riducendo grazie a
"condizioni economiche favorevoli e una riduzione dei rischi nel settore
bancario". "C'è però comunque bisogno di un'attuazione più determinata
di politiche".
1. Intanto che siamo qui che aspettiamo l'impenetrabile sviluppo degli eventi innescato da una miriade di variabili simultaneamente in gioco, vediamo almeno di chiarire se (hopefully) vi sia una qualche "prevedibilità", almeno costituzional-normativa, nella fase di "incarico" che, dopo l'elezione dei presidenti delle due camere, coinvolgerà il Presidente della Repubblica.
2. Traiamo qualche indicazione "di base" da un sito molto "ufficiale" che ci offre un quadro semplificato della possibile disciplina di riferimento:
"Anche se non espressamente previsto dalla Costituzione, il conferimento
dell'incarico può essere preceduto da un mandato esplorativo che si
rende necessario quando le consultazioni non abbiano dato indicazioni
significative.
Al di fuori di questa ipotesi, il Presidente conferisce
l'incarico direttamente alla personalità che, per indicazione dei gruppi
di maggioranza, può costituire un governo ed ottenere la fiducia dal
Parlamento.
L'istituto del conferimento dell'incarico ha
fondamentalmente una radice consuetudinaria, che risponde ad esigenze di
ordine costituzionale.
Nella risoluzione delle crisi si ritiene che il
Capo dello Stato non sia giuridicamente libero nella scelta
dell'incaricato, essendo vincolato al fine di individuare una
personalità politica in grado di formare un governo che abbia la fiducia
del Parlamento.
L'incarico è conferito in forma esclusivamente orale,
al termine di un colloquio tra il Presidente della Repubblica e la
personalità prescelta. Del conferimento dell'incarico da' notizia, con
un comunicato alla stampa, alla radio e alla televisione, il Segretario
Generale della Presidenza della Repubblica. Una volta conferito
l'incarico, il Presidente della Repubblica non può interferire nelle
decisioni dell'incaricato, né può revocargli il mandato per motivi
squisitamente politici".
3. Alla luce del quadro che precede possiamo trarre alcune evidenti conclusioni di principio:
a) non c'è un'esatta previsione costituzionale che definisca presupposti e procedimento da seguire per effettuare le scelte in questa fase e ci si deve affidare alla "consuetudine" o "prassi" costituzionale. Ma solo se questa sia riconoscibile, almeno sul piano della c.d. analogia (ci torneremo poi);
b) l'ipotesi fisiologica, che in un certo senso giustifica tale assenza di specifiche disposizioni costituzionali, è che una maggioranza parlamentare scaturisca dalle indicazioni del voto, in quanto cioè uno o più gruppi parlamentari siano in grado di fornire un'immediata ed (auto)evidente indicazione circa una loro volontà convergente di dar vita a una maggioranza, sul presupposto di ben riscontrate consistenze numeriche;
c) l'ipotesi sub b) è esattamente quella in cui NON siamo: anzi, abbiamo una situazione del tutto nuova, come nuova è la legge elettorale applicata:
c1) un gruppo parlamentare ha la maggioranza relativa, cioè è senz'altro quello più votato, ma, al contempo, non è attualmente in grado di presentarsi al PdR accompagnato da un altro gruppo parlamentare che sia concorde nell'appoggiarlo nella formazione di una maggioranza, fornendo al primo gli indispensabili voti mancanti.
c2) una coalizione, consentita e incentivata dal meccanismo elettorale dei collegi uninominali - parzialmente correttivo della natura proporzionale della legge, a sua volta corretta anche dallo sbarramento al 3% -, a sua volta, può godere sia del maggior numero di voti di qualsiasi altro competitore alle elezioni, sia della (per ora) volontà concorde di più gruppi parlamentari; non di meno, tale coalizione non ha neppur essa i voti per ottenere la maggioranza e, allo stato, neppure può addurre la concreta volontà concorde di un altro gruppo parlamentare per raggiungere i voti che le mancano.
4. Dunque, nonostante i correttivi anzidetti, la decisione del PdR dovrà essere adottata - almeno allo stato (ma mancano due o tre settimane di "trattative possibili" per poterlo dire con certezza)-, in base al mero sviluppo precedente della prassi (consuetudinaria in senso lato) e, per di più, in assenza di un chiaro riferimento analogico: cioè di un precedente che presenti almeno la gran parte degli elementi fondamentali caratterizzanti la situazione presente; appunto "nuova".
E "nuova" lo è anche perché consegue ad oltre un ventennio in cui la legge elettorale, con varie forme maggioritarie, tendeva a favorire coalizioni preventive; ma, a parte questo aspetto politico-istituzionale, nuova lo è ulteriormente perché, in ogni modo, è lo stesso elettorato a presentarsi concentrato in una struttura tripolare e non semplicemente bipolare.
5. Ed è questa bipolarità, peraltro, l'ipotesi che le forme elettorali maggioritarie tendono a favorire e a strutturare ma che, al contempo, dato il suo funzionamento semplificatorio e omologante dell'indirizzo politico delle due maggiori "polarizzazioni", sta saltando in tutta l'eurozona.
Insomma, al di là delle alchimie tecnico-legislative in materia elettorale, la tranquilla navigazione del giochino bipolare, cioè la preferenza di elezione delle "democrazia liberale", sta naufragando proprio quando il suo optimum, cioè l'alta astensione che consente di meglio governare alle elites (cosmopolite e finanziario-liberoscambiste), pare essere giunto a massimizzare il suo effetto (ottimo-paretiano...per ESSI).
Uno sconvolgimento di questa portata rispetto al processo idraulico della "numerazione" controllabile, - come evidenziava Gramsci- può comprendersi solo con una tendenza che Wolf (pp. 3-19) aveva analizzato un paio di anni fa, prima della Brexit e delle elezioni presidenziali in USA: il "populace", la plebaglia di Attaliana memoria, va a votare perché ne viene eccessivamente intaccato il benessere e le speranze di un futuro non diciamo "migliore" ma almeno decente per sé e per i propri figli.
6. Fatta questa precisazione (cioè resici conto che quello che accade in Italia è solo per una parte trascurabile dovuto alla legge elettorale in sé; certo, Macron ha avuto alle legislative dei decisivi vantaggi dal meccanismo del ballottaggio, ma alle presidenziali ha fruito di ben diverse spinte sistemiche favorevoli), veniamo alla consuetudine (costituzionale) in tema di incarichi.
Ricorriamo a un'altra fonte sufficientemente "istituzionale", sebbene "privata", (a vedere i "soci" della compagine, la si potrebbe definire istituzional-accademico-industrial-finanziaria):
7. Da quanto appena visto emerge che il precedente di prassi più analogicamente vicino risulterebbe essere quello di Bersani (e infatti, il medesimo è stato il primo a godere della "novità" del tripolarismo, al tempo inaspettato o quasi).
Se dunque non ci saranno novità realmente concrete nei giorni che ci separano da fine marzo, o più prevedibilmente dai primi di aprile (non dimentichiamo che quest'anno Pasqua cadrà domenica 1° aprile), l'incarico che potrebbe essere conferito sarà di tipo "pre"(incarico): cioè l'incaricato è una parte importante delle forze in gioco e però questi stesso deve approfondire le sue chances oltre il livello, più formale e "per gruppi separati", consentito dalle consultazioni presidenziali.
8. Invece, un mandato esplorativo, cioè affidato a un personaggio con un certo crisma di terzietà, al fine di chiarire le potenzialità delle alleanze possibili, in quadro che al PdR possa risultare incompleto, ci pare un poco meno probabile. Se non altro perché i due interessati che detengono le due sopraviste diverse forme di maggioranza relativa, almeno allo stato, reclamano la propria immediata disponibilità a tentar di formare un governo. Ma in parte dipenderà anche, è inutile nasconderselo, da quanta pressione l'Ue, ovvero "i mercati", riterranno conveniente esercitare.
Cioè da quanto alla endiadi "Ue-mercati" parrà conveniente far emergere, più o meno rapidamente, lo stallo e la debolezza di qualsiasi possibile formazione di maggioranza a genesi puramente "politico-elettorale": è chiaro, ad esempio, che la soluzione Citigroup sarebbe favorita dal protrarsi di una trattativa irrisolvibile sul piano politico-partitico e dal sopravvenire della "necessità" di un ricorso a un governo tecnico-istituzionale a programma limitato, meglio ancora se non legittimato, com'è stato appena detto, a cambiare le linee dell'indirizzo politico-economico.
9. Entrambe le ipotesi di "incarico non pieno", peraltro, sono in astratto possibili: dipenderà dal grado di persuasività che potranno offrire gli interessati al PdR circa le proprie aspettative di svolgere utilmente il rispettivo pre-incarico.
Da questa persuasività (rispetto a cui sarà decisiva la capacità di trattativa nei prossimi giorni: almeno per chi fosse seriamente intenzionato ad andare al governo...) dipenderà la sceltà tra i due "casi nuovi" di maggioranza relativa che teoricamente si presentano in queste elezioni (situazione sostanzialmente dissimile da quella del 2013, in cui il M5S era esplicitamente preclusivo di ogni alleanza).
10. Allo stato, purché la coalizione si dimostri durevolmente compatta, l'elemento numerico, cioè la maggior prossimità quantitativa a raggiungere una maggioranza, deporrebbe per un pre-incarico a Salvini (molti i "se", allo stato delle varie dichiarazioni che si affastellano in queste ore).
Ma l'elemento "verosimiglianza probabilistica di possibili alleanze" potrebbe propendere a favore del leader 5S, a condizione però che non attenda che siano "gli altri" ad andare a parlare con lui, dato che, nella sua posizione, è logico esattamente fare esattamente l'opposto.
Ove fosse poi impossibile che il governo sia formabile da entrambi i potenziali pre-incaricabili (attuali), la soluzione Citigroup, in tutte le varianti abbondantemente auspicate dai media prima delle elezioni, riprenderebbe corpo.
ADDENDUM...Una beffa? Dipende. Anzitutto sarebbe tale solo se si assume il punto di vista del (tentato) recupero della sovranità e dell'interesse nazionale. La soluzione Citigroup si fonda sul fatto di suggerire una prospettiva win-win per tutti i partiti (che possono votare con "distinguo" e, comunque, NON intestarsi il prossimo €-massacro per sperare di essere premiati alle successive elezioni). Testualmente dal report: “Cinicamente se nessuno sta governando, nessuno può lamentarsi per l’introduzione di riforme impopolari e tasse“. Appunto: cinicamente.
Forse la guerra commerciale sarà meno cruenta di quanto si dica (e neppure tanto nuova: Bush e lo stesso Obama hanno intrapreso, con più o meno fermezza, reintroduzione di dazi su merci e fissato limiti quantitativi correlati).
RispondiEliminaCosì lo shock esterno da bolla finanziaria potrà partire dagli USA e rimbalzare in €uropa a varie velocità di propagazione; e certo sarà una situazione grave.
Ma si tratta pur sempre di eventi la cui traiettoria è imprevedibile nel "quando" o non è controllabile da parte nostra.
Quello che però è certo è che incombe su di noi l'intreccio mostruoso di:
- austerità aggiuntiva & "riforme strutturali", preservatrici della moneta unica (mentre, sì, il dollaro svaluta sull'euro e potrebbe arrivare a livelli preoccupanti...specie se scoppiasse poi la bolla). E il "territorio" (frane, strade impraticabili, treni che deragliano, ospedali chiusi e terremotati "all'aperto" etc., etc);
- addendum BCE e situazione bancaria di spolpamento per salvataggi/ricapitalizzazioni (su misura per l'Italia) in burden sharing, ovvero, bail-in, e situazioni miste (con super-patrimoniale(prelievo forzoso sui c/c per evitare...il bail-in, dovendo dare copertura alle ricapitalizzazioni e, magari, a forme di indennizzo per i risparmiatori colpiti dal burden sharing);
- riforme dei trattati con aggravio della situazione fiscale di contribuzione a fondi e "nuovi" bilanci dell'eurozona, in cui si paga per avere in cambio la (eventuale e parziale) restituzione dei nostri soldi, ma sommersi da una valanga di condizionalità distruttive e espropriative (privatizzazione delle partecipazioni industriali strategiche residue, privatizzazione "finale" di sanità e pensioni);
- ulteriore riforma (o colpo di grazia) dato dai limiti di detenzione dei titoli del DP da parte delle banche nazionali, con sostanziale risk-weighting e quindi condizionalità ulteriori per accedere a ridicoli fondi di back-stop...
E chi più ne ha più ne metta: l'€uropa è la certezza. Del baratro.
(mi sarà di certo sfuggito qualcosa; e comunque tralascio bazzecole come l'introduzione della incondizionata prevalenza delle contrattazione aziendale e la simultanea resa di ogni istituzione che dovrebbe comprendere e applicare la legalità costituzionale...)
Rimanendo nel solco dell'ipotesi di un prossimo governo di minoranza di centro-DESTRA, quindi dato per risolto il problema del come ottenere il voto di fiducia di almeno una parte dei parlamentari degli altri due poli, rimane ovviamente da implementare i provvedimenti necessari al rilancio dell'economia che siano il più possibile a prova di boicottaggio da parte EC/BCE/ESSI.
RispondiEliminaA me sembra di tutta evidenza che per ottenere la fiducia il presidente incaricato (Salvini) debba aver già pre-elaborato (prima delle trattative intendo) una campionario di possibili materie di scambio (do ut des), e possiamo essere certi che questo campionario è già stato scritto (e che eventuali ipotesi aggiuntive saranno discusse/migliorate e, nel caso, inserite in corsa nel campionario).
Scrissi tempo fa su goofynomics che il nostro senatore preferito avrebbe potuto svolgere il ruolo che fu di Alberto Beneduce (e mi auguro ancora oggi che questa diventi una profezia di successo).
Comunque, alla luce di quello che esporrò più oltre, occorrerebbe anche che qualcun altro svolga con successo il ruolo in commedia che fu di Hjalmar Schacht.
Rammento infatti che tempo fa ci fu qui nel blog un interessante scambio di opinioni sui MEFO (https://en.wikipedia.org/wiki/MEFO) e siccome "Non fa scienza, sanza lo ritenere, avere inteso" ...
Il vero nodo di Gordio del Governo di minoranza di centro-DESTRA consisterà quindi nella scelta ponderata dei (pochissimi) provvedimenti necessari al rilancio dell'economia e che siano auspicabilmente a prova di boicottaggio formale da parte EC/BCE/ESSI (i quali, lo sappiamo tutti, controllano le istituzioni comunitarie e nazionali, dalla Presidenza della Repubblica, alla Corte Costituzionale, fino a scendere ai municipi ed alle assemblee di condominio).
Del sussidio di disoccupazione/inoccupazione (da pagare in mini-bot) ho già detto ieri.
Rimarrebbe da elaborare l'analogo strumento lato imprese.
Lo strumento principe per il pagamento delle 'piccole opere' (considerate universalmente le più efficaci) potrebbe essere una riedizione dei MEFO (buono di credito scontabile a termine, con interesse al 2-3%, redimibile in mini-bot oppure utilizzabile per pagare le tasse).
Il vantaggio dei mini-bot e degli eventuali ITALI (MEFO nazionali) è ovviamente quello che non entrerebbero LEGALMENTE ED A PIENO DIRITTO nel computo del deficit e quindi permetterebbero di aggirare i più letali vincoli esterni (ma non quello del pareggio di bilancio, in 'ossequio' del quale mi piace invece citare Cetto Laqualunque: "nto culo!).
A parte un eccesso di ottimismo, che contrasta radicalmente con le attuali "autorevoli" indicazioni ( http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/se-rsquo-rsquo-zaia-rsquo-rsquo-gioia-berlusconi-prova-168842.htm) circa la fattibilità di un simile programma, il computo nel deficit non funziona così (persino secondo il criterio per "competenza" Ue)
Eliminahttp://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/ALL/?uri=CELEX%3A52013DC0114
"Il saldo di bilancio è definito come l'accreditamento/indebitamento delle amministrazioni pubbliche comunicato ai fini della procedura per i disavanzi eccessivi ed è espresso con riferimento al Pil. A norma del protocollo sulla procedura per i disavanzi eccessivi, per debito pubblico si intendono le passività lorde in biglietti, monete e depositi, titoli di credito e prestiti del settore della pubblica amministrazione in essere alla fine dell'esercizio, misurate al valore nominale e consolidate.
http://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/Government_finance_statistics/it
IL MERITORIO E IL MERITEVOLE
RispondiElimina(otc:
meritòrio agg. [dal lat. meritorius, propr. «che procura guadagno, che si vende a prezzo», der. di merĭtus, part. pass. di merere «meritare, acquistare, guadagnare»].
meritévole agg. [der. di meritare]. – Che merita, che è degno o si trova nelle condizioni opportune per avere, per ottenere qualche cosa: riconoscere, ritenere qualcuno m. di lode, di premio, d’incoraggiamento, di ricompensa, o anche, meno com., di pena, di biasimo, ecc.; è un’opera m. d’attenzione)
Nella dichiarata e meritevole attività di divulgazione giuridico-economica attraverso la sistematica analisi economica del diritto proposta da '48, qualche riflessione e considerazione:
a.-) potrebbe, ad alcuni, risultare “singolare” che la disciplina di riferimento del conferimento - “anche se non espressamente previsto dalla Costituzione” - dell'incarico al mandato della Presidenza del Consiglio dei Ministri sia una “proposta” della stessa Presidenza del Consiglio.
D'altro canto, l'attaliano Bassanini con la “semplificazione” dello Stato attraverso le leggi-delega ha svuotato e divelto (“come una scatoletta”) il ruolo legislativo del Parlamento democratico
b.-) verrebbe, oltre e al di là di tutte considerabili “analisi&letture” del risultato del voto delle politiche 2018, che rappresentano numerica/mente una Comunità “frazionata”, ancora una volta da evidenziare la funzione svolta – prima, durante e dopo – dai mezzi di comunicazione (i vecchi e i nuovi) nella “definizione” del risultato (invertendo gli ordini degli addendi il risultato non cambia ma solo nelle addizioni e nelle moltiplicazioni …).
D'altro canto, senza vanto alcuno, cinqu'anni fa '48 pubblicò alcune iniziali riflessioni attorno a Cappuccetti rossi che si avviano nel bosco della Wonderland virtuale ...(decrescista) e che, comunque, il risultato elettorale porta a considerare che le tante energie spese alla divulgazione e al dibattito diffuso delle analisi fattuali della “reale” ha prodotto e produce la consapevolezza civica e civile che è radice e base della Democrazia.
c.-) sarebbero da considerare i contenuti degli ultimi “dispacci” giunti da Brussels e Frankfurt am Main (riportati nel post) che, con le potenti armi dell'economia di mercato e della finanza internazionale, riaffermano i concetti delle condizionali e del vincolismo esterno
D'altro canto, come dimenticare il perentorio “dispaccio” inviato da BCE dell'agosto 2011 che ha squarciato economicamente e socialmente il Bel Paese.
d.-) “last but not least”, sul piano internazionale da considerare la dichiarazione della guerra commerciale dell'amministrazione U$A che ripropone l'ipotesi frattalica di sbarchi e modelli di difesa normanne.
In attesa - non molto spasmodica di meritevoli condizioni opportune per ottenere qualche merito ... di cosa e per chi?) - di un 25 luglio … STAY TUNED.
Sì, è sfuggita la sciocchezza dell'invasione da parte di un esercito di clandestini incazzati...
RispondiElimina(Per non allargare lo sguardo sul resto... per fortuna che Hayek e i liberali hanno salvato la civiltà: che bello il mercato!)
Direi che, in tutto questo, le priorità siano il razzismo, il fasciorazzismo e il Fogno.
In ogni modo, agli ottimisti della volontà segnalo (con gran finale e evidente volontà di "bruciare")
RispondiEliminahttp://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/mummia-quirinale-strizza-rsquo-occhio-lega-palazzo-chigi-168865.htm
"In fin dei conti, il prossimo governo resterà in carica fino alle elezioni europee del 2019.
A quel punto, si potrebbero agganciare elezioni anticipate e si riaprono i giochi.
Una cosa è certa: il nuovo presidente del Consiglio dovrà superare la prova del sangue europeo.
Mattarella vuole ad ogni costo tranquillizzare i mercati e garantire la stabilità. Anche per queste ragioni, preferirebbe un governo legacentrico ad uno grillocentrico…"
"In ogni modo, agli ottimisti della volontà segnalo...."
RispondiEliminaMi vado subito a ricercare il recente post sull'impercettibile passaggio tra l'essere ed il dover essere (nel pensiero liberista), visto che sembrerebbe confermato per l'ennesima volta che "tutto ciò che è razionale è reale; e ciò che è reale è razionale".
Comunque è come per la pecunia, 'votum non olet' e da oggi al 2019 ne succederanno di cose!
Da ottimista conto quindi sull'eterogenesi dei fini (di Mattarella) perchè non si materializzi una ulteriore carcinogenesi della Repubblica.
Ma all'eterogenesi dei fini potrei pure accordare, coerentemente, un certo credito: con quello che si prepara, al di là e al di qua dell'Atlantico, anche l'"antica incomprensione" (che per la verità è un punto d'orgoglio identitario), può vacillare e divenire preterintenzionale.
RispondiEliminaQuello che non va è il taglio distorsivo, e pieno di implicazioni allusive, che fornisce Dagospia (fingendo di dimenticare non poche cose: tra cui, B.-Merkel connection, l'opposizione "vetero" interna alla lega, l'esistenza stessa di parlamentari economisti che noi ben conosciamo, etc.).
Con un certo paradosso, direi piuttosto che l'eterogenesi dei fini, potrebbe scaturire più dal principale partito euro-neo-liberista, che dal Colle (ex se): l'eurosinistrismo istituzionale, accortosi che i poteri sovranazionali (e il Quarto Partito) take to endorse il "movimento", potrebbero, con opportuni calcoli elettorali di SOPRAVVIVENZA, divenire dei grandi protagonisti del 25 luglio prossimo venturo (versione farsesca...una pochade).
Diamo tempo al tempo (persino l'ipotesi Citigroup può andare highwire in queste condizioni).
Se l' attuale "sinistra" non è neanche keynesiana ,non dico marxista ma keynesiana,come può sperare nel voto di quelli come me ?La cosa interessante è che la profezia "autoavverante",che piaceva tanto al mainstream,dell' astensione sopra al 35% NON SI E' VERIFICATA!.UN FATTO PICCOLO VICINO ME CHE RENDE L' IDEA:mia madre,inferma e da anni ricoverata in una casa di riposo,mi ha tormentato per farsi rifare il certificato elettorale .Era anni che non votava più
RispondiEliminaQuanto ho evidenziato nel precedente commento mi rende meno pessimista anche se rimane la mancanza d' una forza politica che abbia come bandiera l' attuazione della Costituzione ,per le difficoltà nell' organizzare le non elite in una società deindustrializzata
RispondiElimina