venerdì 7 dicembre 2012

PER CHI...NON GUARDASSE SOLO GOOGLE E FOSSE INTERESSATO ALL'ARTIGLIERIA PESANTE


Per gentile concessione dell'autore Occhiolino, pubblichiamo il testo integrale dell'articolo che, già pubblicato sulla rivista giustamm.it (e in versione ridotta sul numero di Novembre del Foro.iT), tratta il tema affrontato nella relazione di apertura del Convegno di Pescara, presso il Dipartimento di Economia della Università "G. D'Annunzio", del 1° dicembre 2012 (fate attenzione alle note che costituiscono "archivio dati" pro-memoria futura...di facile e pronta consultazione!)

A proposito, questo, per chi non lo avesse ancora visto, è il video dell'intervento...per come è "venuto fuori"

  

AREA  EURO, MERCANTILISMO E VIOLAZIONI DEL TRATTATO
Sommario: 1- LA GERMANIA E LA CRISI DELL’EURO; 2- IL DISEGNO COMPLESSIVO INSITO NELL’EURO; 3- EURO E VIOLAZIONE DELLE NORME DEI TRATTATI, ISTITITUVO E SUL FUNZIONAMENTO DELL’UE, DA PARTE DI GERMANIA E ISTITUZIONI UE; 4- QUESTIONE DI DIRITTO RELATIVA ALL’EURO-EXIT

1- LA GERMANIA E LA CRISI DELL’EURO
Le polemiche che, in varie forme, si protraggono da mesi, circa l’attivazione di meccanismi di finanziari di intervento sugli spread tra i titoli del debito pubblico dei diversi paesi euro, in specie sulla conformità alla Costituzione tedesca dell’European Stability Mechanism (c.d. ESM), evidenziano i limiti “genetici” del trattato UEM (oggi trasposto, in un’inestricabile commistione di tematiche e oggetti “promiscui” all’area euro in senso proprio e a quella UE allargata, nel c.d Trattato sul funzionamento dell’unione europea –ora c.d. TFUE -, che costituisce la versione consolidata, a seguito dell’entrata in vigore del Trattato di Lisbona, del “vecchio Trattato istitutivo della Comunità europea –c.d. TCE).
Lo scontro politico-economico fra paesi UE, drammaticamente sottostante a tali polemiche, dimostra l’ambiguità normativa sul ruolo della BCE, perseguita, a scopi ideologici, con la formulazione del trattato, alla luce della più accreditata teoria economica della moneta. Una banca centrale, diversamente da quanto implicato dalla disciplina “contraddittoria” che oggi si dice di “voler forzare”,- non solo l’art.123, ma il complesso degli artt.120-128 TFUE-, deve poter funzionare come Lender of Last Restort (LOLR),: e ciò sia, a rigore della locuzione, rispetto al sistema bancario che utilizza quella divisa in via principale, cioè comunque “residente” in quell’area valutaria, sia nella funzione, attualmente più controversa, di “tesoriere del governo” o, comunque, del centro di imputazione della politica fiscale ed economica della medesima area valutaria.[1]
Ciò perché, altrimenti, la moneta che stampa tale banca centrale va “fuori controllo”: cioè, quantomeno, i tassi del debito pubblico, se emesso indipendentemente dai vari paesi aderenti, da qualche parte e inevitabilmente -cioè è certo- saliranno in modo rilevante e ineguale, divergendo tra loro e mettendo in crisi la sostenibilità della moneta stessa, come strumento fiduciario di pagamento all’interno dell’area (c.d. moneta “fiat”, uno strumento di pagamento non coperto da riserve di altri materiali, ad esempio: riserve auree, e quindi privo di valore intrinseco anche indiretto). Questo assunto, connesso alla parallela istituzione di un’autorità “federale” capace di operare trasferimenti fiscali a favore delle aree in squilibrio commerciale (e di liquidità), fa parte della teoria base delle “aree valutarie ottimali”, la cui formulazione, nel 1961, ha fruttato all’economista statunitense Robert Mundell il Nobel per l’economia).[2] Poi, va subito precisato, non è affatto vero che un intervento della BCE avrebbe potenziali maggiori costi per i tedeschi (fermo il fatto giuridico-economico che, comunque, tale intervento, in forma di emissione di moneta per acquisti di titoli, non grava direttamente sul bilancio federale).
Il timore invocato dai tedeschi è quello dell'inflazione, che farebbe salire anche i tassi nominali del debito tedesco, svalutando il valore di bilancio (specialmente bancario, secondo il controverso criterio c.d. mark to market imposto dall’EBA a fine 2011), dei corsi dei bund emessi in precedenza.
Ma l'inflazione, in relazione alle dimensioni dell’intervento BCE oggi immaginato, non salirebbe oltre i limiti della tollerabilità: è stato infatti calcolato che il "Non Inflationary Loss Absorbing Capacity-NILAC" della BCE è attualmente di oltre 3300 miliardi di euro.[3] E’ infatti, evidente, che il solo fatto che una banca centrale assicuri acquisti illimitati nell’ammontare  e nel tempo, determina la rinuncia alla speculazione sui titoli “protetti” e, anzi, permette alla banca centrale stessa di “fermarsi” a un volume di interventi nei fatti limitato, realizzando anche plusvalenze sugli acquisti dei titoli emessi con rendimenti precedenti più alti.
Solo oltre la soglia del NILAC si avrebbero effetti inflattivi, mentre la trasmissione dell'incremento monetario all'inflazione stessa sarebbe, nell’attuale situazione di “raffreddamento” della domanda in tutta l’area, molto basso e lento ad agire. Praticamente effetti inflattivi di una certa “rilevanza”, seguendo le opportune misure tecniche, si avrebbero per il doppio dell’evidenziato ammontare del NILAC (cioè oltre quota 6000 miliardi di euro di emissione di nuova moneta per la funzione specifica qui commentata).
In sostanza, col LOLR si produrrebbe un certo impatto sui tassi dei bund, e quindi sulle “tasche” dei tedeschi, minore di quello causato dal rapido “bruciarsi” dei fondi impiegati negli interventi via EFSF e ESM, che si prospettano, nella pratica, quasi inutili.
“Inutili” in quanto qualsiasi garanzia "limitata" nell'ammontare non è attendibile agli occhi dei mercati, sortendo l'atteso effetto contrario di affrettare le vendite del titolo il cui valore (riflesso nei rendimenti) si vorrebbe proteggere: ciò nel timore degli operatori, detentori dei titoli, di arrivare tardi rispetto all'esaurimento del fondo limitato...che, appunto, esaurirebbe il suo plafond molto prima che in una situazione in cui lo stesso esborso monetario per acquisti fosse effettuato da una banca centrale che agisca come LOLR, costando perciò molto di più, e senza risolvere comunque gli squilibri alla base delle divergenze dei tassi, ai contribuenti tedeschi.[4]
In effetti, la gente "comune" in Germania soffre di effetti restrittivi della domanda interna e, prima di tutto, delle dinamiche salariali, ma essi non sono certo dovuti alla dimensione del debito e della spesa pubblica negli altri paesi dell’area UEM, sebbene alle politiche adottate dai propri governi, originate dall’obiettivo di dover sfruttare, come programmato alla luce delle note dinamiche della aree valutarie teorizzate da Mundell, la valuta unica.[5]  E come tale occasione…"unica" doveva essere sfruttata?
Mediante una politica economica che viene definita "imperialismo mercantilista", in quanto tende alla universalizzazione, in una certa area -tendenzialmente l'Europa, data appunto la presenza della moneta unica-, della propria supremazia commerciale, e, quindi, ad “asservire” alla propria offerta la domanda del "vicino", che, inevitabilmente, ne risulta impoverito dopo una fase iniziale espansiva "precolonizzazione" economica [6],[7]. E che le cose stiano esattamente così, in termini di definizione della politica tedesca all’interno dell’area monetaria, è affermazione degli stessi esponenti tecnici della governance di quel paese.[8]
Dunque, lo strumento principale che ha conferito un’efficacia senza precedenti a tale mercantilismo è proprio la moneta unica che consente, a differenza del cambio flessibile (che produce, in ragione delle differenze di inflazione, l'effetto opposto in termini di competitività commerciale), di sfruttare vantaggiosamente il deliberato perseguimento di un differenziale favorevole di inflazione. Tale effetto è stato indicato chiaramente da Mundell nella sua teoria delle aree valutaria ottimali (Optimun Currency Area, c.d OCA). E la relativa politica tedesca, col termine di "mercantilismo", è registrata come tale anche dal FMI [9], dall’ILO,[10] nonchè, tra i numerosi altri, da De Grauwe, forse il più prestigioso economista europeo del momento[11].
Occorre infatti considerare che, in un'area valutaria ottimale (OCA), il sistema di deflazione competitiva (svalutazione reale, cioè deprezzamento del c.d. tasso di cambio reale che permane, ancorato ai diversi rispettivi  livelli dei prezzi in ciascun paese, anche in situazione di cambi nominali fissi) tende a dare un decisivo vantaggio sul lato dell'offerta e nulla ha a che fare con lo spirito cooperativo (debolmente) espresso nei trattati UE.
Unitamente a ciò, il paese che opera tale svalutazione reale, persegue simultaneamente  la necessità iniziale di sostenere la domanda dei paesi resi meno competitivi attraverso il tasso di cambio reale -simmetricamente rivalutatosi, nel loro caso- erogando crediti funzionali all'acquisto dei propri beni, in modo da rendere operativo il vantaggio in termini di attivo della propria bilancia dei pagamenti.
Per deflazionare, in funzione competitiva, lo strumento unico a disposizione di una paese appartenente a un'OCA è agire -in via preventiva e non necessitata da fattori ciclici esterni all’area- sul costo del lavoro. E a ciò hanno provveduto le riforme Hartz[12] (dal nome del ministro, ed ex a.d. di una fabbrica di auto, proponente delle leggi che hanno riformato il mercato del lavoro e del welfare relativo): queste riforme hanno svolto i loro effetti, sia chiaro, partendo comunque da una situazione di preesistente inflazione più bassa, che corrisponde a una tradizione economico-commerciale propria della Germania, accompagnata da una costante compressione della propria domanda interna.
Questo solo in estrema sintesi, dato che vari altri corollari dimostrano la natura ideologico-politica, e anticooperativa (piuttosto pan-germanica), di questa strategia che, ovviamente, può reggere a un sereno vaglio di praticabilità all’interno di una “unione”, asseritamente politica, o quantomeno economica, prima che monetaria, solo fondandosi su luoghi comuni mediatico-propagandistici sulla propria “virtuosità” nel fare costanti sacrifici, simmetrici a quelli che vengono proposti agli italiani ed espressi nella “parola d’ordine” "debito-pubblico-brutto-abbiamo-vissuto-al-di-sopra-dei-nostri-mezzi".
Il metodo seguito dai tedeschi per abbassare l’inflazione, ben al di sotto del 2% indicato come limite di convergenza “cooperativo” nel trattato UEM - cioè un limite su cui si dovrebbe esattamente convergere non solo deflazionando se si è oltre, ma anche “riflazionando” se se ne è al di sotto-, è lecito o non lecito (come si vedrà più oltre) a seconda della lettura delle clausole dei trattati congeniale…ai più forti.
E quindi ai paesi "core", che non si trovano mai in minoranza nel "consiglio" UE,  sebbene il meccanismo, -amplificato nei suoi effetti deflazionistici dal c.d.  fiscal compact, fino a innescare un trend recessivo esteso a tutta l’area-, cominci a essere “denunziato” nelle trattative sotterranee  che i francesi in primis tenderanno a intraprendere, per correggere gli squilibri commerciali senza dover inseguire una politica deflazionistica a costi sociali crescenti, assistendo cioè al dilagare di una disoccupazione non tollerabile e non necessaria in una razionale politica di crescita.
2- IL DISEGNO COMPLESSIVO INSITO NELL’EURO.
La questione, una volta subentrata la pesante crisi da squilibri commerciali attuale, viene spesso posta in termini di recupero della competitività mediante aumento della produttività. Ma tale controversa impostazione non può nascondere le evidenze scientifiche che comprovano che la competitività e la bassa inflazione dipendono essenzialmente dal Costo del Lavoro per Unità Produttiva (CLUP) e quindi ogni politica di correzione, finisce in ultima analisi per perseguire la contrazione del costo del lavoro (variazioni comparate dei salari reali) e la caduta della domanda interna.[13]
Nè si può, poi, seriamente dimostrare, in situazione recessiva e con diminuzione di consumi e, specialmente, di investimenti, che si possa ottenere un aumento della produttività "non a causa di stipendi in diminuzione", uscendo tale assunto da ogni verosimiglianza scientifica;  a ciò segue la inattendibilità della concomitante ipotesi, contraria a ogni evidenza, di considerare, o quantomeno di “dichiarare”, la recessione indotta da austerity fiscale come l'ambiente ideale per effettuare immaginifici “massicci” investimenti in Innovazione, Ricerca &Sviluppo, facendogli avere effetto in 1 o 2 anni (!), laddove, invece, si registrano insolvenza diffusa e caduta verticale di risparmi e investimenti.
Ma anche a voler adottare ora la stessa strategia della Germania, i problemi sono difficilmente superabili: la diminuzione dei salari reali, comunque, potrebbe portare al "recupero" di competitività  su altri paesi (che utilizzino la stessa moneta…se no ci pensavano molto meglio le variazioni naturali dei cambi nominali) solo se non perseguita, come ora si vuole nei PIGS, in direzione pro-ciclica, allorchè la inevitabile caduta della domanda aggregata interna, porta a disoccupazione e deindustrializzazione, nonché all’apertura ulteriore di tali economie al controllo estero delle proprie imprese, più facilmente acquisibile a vantaggio dei paesi in attivo commerciale.
Questi ultimi, pur ove, per taluni settori (soltanto, quelli esportatori), riaumentino i livelli dei salari, hanno goduto e continuano a godere di un vantaggio di competitività (da tasso di cambio reale), hanno dunque accumulato prolungati attivi della bilancia dei pagamenti e dispongono, per tale motivo, dei capitali per impadronirsi delle economie indebitate (ancor più dagli effetti recessivi dell'austerity).
Si può riscontrare come, ad es;, l'Irlanda (estero controllata sul piano dei capitali immobilizzati) non può che rischiare di riprodurre meccanismi shock legati alla dipendenza dai mercati finanziari esteri, dato che può “punire” i salari quanto vuole, ma non può raddrizzare strutturalmente il carico dell'indebitamento privato con l'estero e stabilizzare l'attivo della bilancia dei pagamenti, se non  a costo di una costante ulteriore compressione salariale e della domanda interna (accompagnato da una sostanziale “istituzionalizzazione” della proprietà estera di capitali produttivi, con esportazione dei relativi profitti e interessi sui capitali investiti, incidente, come pare dimenticare l’attuale dibattito in Italia, sulla voce dei redditi del saldo- negativo- della partita corrente della bilancia dei pagamenti).
L'assurdità di questi riallineamenti al ribasso dei CLUP, - operati pro-ciclicamente, quale regola-guida dell' "austerità espansiva" durante una crisi da debito, privato (cioè originato dagli squilibri commerciali e dall’import) e non pubblico-, viene proposta come una di quelle riforme di "lungo-periodo" che dovrebbero in qualche modo riallineare i paesi in difficoltà (le cosiddette cicale) verso i virtuosi.
Si omette perciò di considerare il fatto che le cosiddette “formiche” (cioè i virtuosi che stanno sotto il target fissato del 2% di inflazione), hanno preventivamente, e senza alcuna giustificazione se non quella della competizione commerciale, aggiustato il tasso di cambio reale via deflazione salariale (-6% in termini reali, per i salari dei lavoratori tedeschi nell'ultimo decennio), con la segnalata distorsione del mercato UEM, attraverso "svalutazione competitiva" volta all’export e alla minor convenienza dell’importazione dai partners. Contemporaneamente, il sistema manifatturiero-produttivo tedesco ha fruito di una fiscalizzazione dei propri costi: infatti, lo Stato federale, a seguito delle riforme Hartz ha amplificato il proprio deficit oltre il limite sancito da Maastricht, nei primi anni di circolazione dell’euro, a causa della spesa pubblica originata dal welfare connesso a disoccupazione e sotto-occupazione (i c.d minijob).
Si tratta di un’antica propensione di politica economica intesa all’aggressività verso i mercati degli altri paesi. Già l'economista italiano Serra nel 1613, prima di Kaldor (il grande economista vicino a Keynes) ad esempio, riconosceva che l'industria manifatturiera è uno dei motori della crescita, posto che non dipende dalle condizioni climatiche, produce beni durevoli, ed è soggetta a rendimenti di scala crescenti in quanto può essere moltiplicata con minore proporzione di spesa.
I tedeschi (e gli altri paesi “core”, ex area-marco) in uno scenario che, almeno fino alla crisi finanziaria mondiale dei sub-prime, registrava una domanda dei loro beni, hanno incentivato quest’ultima mediante credito (privato) largamente concesso dal loro sistema bancario, inoculando la “droga” dei capitali prestati ai paesi periferici (per permettere a questi ultimi l'acquisto di auto e beni durevoli ecc.), con l’effetto anche di aumentare il livello, e il differenziale, di inflazione in tali ultimi paesi, a causa del forzoso aumento della domanda e dei consumi, amplificando i differenziali di tasso di cambio reale .[14]
Sopraggiunta la crisi dei sub-prime, di cui la Germania con la Deutsche Bank è stata protagonista in negativo, il cosiddetto sudden stop creditizio ha provocato la caduta della domanda dei paesi periferici, scoperchiando il vaso di pandora dei loro crescenti debiti privati ed esteri. Il mantenimento persistente di tassi di inflazione al di sotto della media europea ha causato la paralisi/morte dei “più deboli” sistemi produttivi: quindi  un maggior CLUP, corrispondente a minor competitività, per i partner europei quali Grecia, Portogallo e Spagna, a vantaggio dei tassi di interesse reali sempre più alti, goduti dai paesi creditori.
Ora si chiede che tutti, in Europa, si riallineino abbassando i CLUP. Certo, è teoricamente possibile. Ma si deve sapere che ciò è realizzabile solo creando ampia disoccupazione e connessa recessione. La curva di Phillips ci spiega che la crescita del salario è inversamente proporzionale rispetto al tasso di disoccupazione: la direzione di tale politica e dei suoi effetti trova conferma nei tassi di disoccupazione di Spagna, Grecia, Irlanda, Italia (e, perchè no, della Germania durante i primi anni di applicazione delle riforme Hartz, quando si è avviata preventivamente la accelerazione deflattiva).
L’impostazione rende logico porsi questo interrogativo: se tutti sono parimenti competitivi a chi si vendono questi beni "equivalenti" nei prezzi (in mera teoria)? La verità, sempre ipocritamente taciuta, è che in un'OCA”imperfetta” per ammissione dei suoi stessi creatori, quale indubbiamente è l’area euro, chi "colpisce" per primo, comprimendo i salari e il CLUP (quindi i tassi di cambio reale legati all'inflazione differenziale) consolida il vantaggio.
Il riallineamento competitivo via “taglio” dei salari "successivo", infatti, unito alle misure di austerità imposte per l'ugualmente pro-ciclico consolidamento fiscale (che tende rigidamente a garantire i creditori interni alla stessa area), provoca una tale caduta della domanda nel paese "a maggior inflazione" (salariale e anche indotta dalla domanda drogata dai crediti esteri) da:
-deindustrializzarlo e vanificare con un "effetto strozzatura" la ipotetica riespansione della produzione (impianti in gran parte smantellati);
- colonizzarne a "fabbrica cacciavite" l'economia (lavorazioni a minor valore aggiunto, non esigenti investimenti, resi progressivamente impossibili dalla caduta verticale della domanda e dal credit crunch).
Questa seconda ipotesi è quella che più incombe sull'Italia, anche a causa della originaria via italiana al "tentativo" di deflazione salariale, cioè il precariato "sotto-demansionante", che dissuade, in pratica, data la maggior convenienza industriale del lavoro sotto-qualificato e temporaneo, da investimenti in IR&S. La “regressione industriale” non potrà nemmeno essere scongiurata da, peraltro denegati, interventi "illimitati" della BCE-ESM riduttivi degli spread che, come già evidenziato, agiscono sugli effetti e non sulle cause degli squilibri provocati dalle "monete uniche".
Stiamo correndo, comunque, vada, verso la dissoluzione della democrazia fondata sulla tutela del lavoro (art.3, paragrafo 3, tr. istitutivo UE e 145-148 tr. sul "funzionamento" dell'UE) e più ancor che l'Europa, stiamo distruggendo la sua cultura civile, vìolando, oltretutto, come si vedrà, le stesse regole "fondamentali" che Stati membri e istituzioni UE si erano imposte.
Bisogna dunque essere coscienti che, in esito al processo di riallineamento attualmente perseguito, si creerebbe, all’interno dell’Europa, una "specializzazione" produttiva e finanziaria tra:
1. paesi centrali UEM, destinati a mantenere un più forte avanzo commerciale, perchè lo nutrirebbero di merci ad alto valore assoluto e aggiunto;
2. paesi "cacciavite", soggetti a concorrenza e congiuntura più forti, in ragione della maggiore esposizione concorrenziale extra-UEM, cioè da parte dei paesi emergenti.
Tanto più che il "cosa" produrre e "dove", in questo assetto, lo deciderebbe la Germania, o altro paese “core”, che acquisirebbero il controllo dei sistemi bancari e produttivi degli altri (di fatto la cosa è già in atto e il vero rischio, per la Germania, è la pendenza delle sofferenze sub-prime annidate…negli USA, nelle famose controllate “discarica” del loro "estroso" sistema bancario).
Per l'Italia questa non solo sarebbe una colonizzazione neppure strisciante, ma anche la "garanzia" di decine di anni di crescita stagnante, dove il valore ridotto pro-unitario dell'export e la debolezza della domanda interna, si accoppierebbero alla più accentuata ciclicità dei mercati delle tipologie di beni prodotti in concorrenza ai “paesi emergenti”. Ovviamente, la disoccupazione dovrebbe sempre rimanere "incombente", da cui l'attenzione spasmodica sulle riforme "strutturali" che si riducono essenzialmente a politiche di deflazione salariale, o di contrazione della spesa pubblica, cosa che, in termini di praticabilità degli investimenti,  e della conseguente crescita della indispensabile occupazione “qualificata”, ha un effetto equivalente.
In questa situazione, la politica tedesca soffre della intrinseca contraddizione logica di imporre prima uno standard di competizione elusivo dello “spirito” cooperativo che dovrebbe permeare le regole dell’Unione, e poi di imputare agli altri, che hanno subito gli effetti distorsivi di tale politica, responsabilità e misure di adeguamento che finiscono per aggravare sia la posizione dei debitori, sia la propria stessa sicurezza nella posizione di creditore. Rifiutando di prestare, ora come prima, la cooperazione indispensabile per poter coesistere all’interno di un’area valutaria comune.[15]
Diciamo che è una questione di "potere", (cioè di un tipico corollario dell’imperialismo mercantilistico), esercitabile su "altri", invece che di giustificabili timori di maggiori aggravamenti dei propri conti pubblici.
Cerchiamo di spiegarci meglio: se “saltano” i sub-prime in USA e le banche tedesche sono "esposte" in sofferenze (e lo sono ancora, come s’è detto, specie le controllate USA), alla Germania non salta in mente di dire alle proprie banche: “avete sbagliato a concedere il credito ora sbrigatevela da soli”. Lo Stato federale è intervenuto a trasferire soldi pubblici (sottratti ad altri scopi del pubblico bilancio) alle banche, del cui "sistema" è, oltretutto, azionista circa al 40%.
Ma se la stessa situazione di insolvenza si verifica per i greci o per gli irlandesi, sono i rispettivi Stati che, - in situazione di crisi di liquidità determinata dall'innalzamento del debito privato oltre ogni sostenibilità (per consumi a "debito"...di beni importati e per afflusso di capitali dai paesi “core”, prestati in ragione di interessi nominali, e reali, più alti  e crescenti, espressi nella stessa valuta, ed impiegati in un'eccessiva intrapresa immobiliare)- danno i soldi alle proprie banche.
E come fanno? Emettendo debito pubblico, cioè gravando i cittadini, già debitori a titolo privato degli stessi “creditori”.
Questo debito pubblico, a sua volta, provocando la crescita della domanda di credito in una moneta priva del sostegno di un prestatore di ultima istanza, sarà più difficile da collocare e ne crescerà l'onere per interessi (che gravano sul bilancio pubblico fino a diventare insostenibili). Chi sottoscrive questi titoli pubblici (le stesse banche creditrici dei privati, tra l'altro), dunque e va ribadito, lo fa per gli interessi più alti, guadagnandoci; e, beninteso, come già più alti erano gli interessi reali riscossi per i crediti “facili” erogati, allo stesso sistema privato dei paesi periferici,…proprio per cui sostenerne la domanda di beni importati.
In tale situazione, gli interventi di iniezione di liquidità “a carico”dei vari fondi UE, per salvare il bilancio pubblico del paese debitore dal "fallimento-insolvenza", sono attualmente, per patto tra Stati membri, ripartiti per quote proporzionali tra tutti gli Stati stessi: la Germania eroga, (per ordine di grandezza del PIL) la quota maggiore, anche se però "riceve" in successiva restituzione (del debito privato sottostante) anche una quota ben maggiore del volume complessivo dello stesso intervento, ma non a livello pubblico, appunto a livello privato bancario.
Cioè i soldi tedeschi in uscita per il “salvataggio” (più o meno gravanti su ogni cittadino, procapite, quanto gravano sul cittadino italiano o francese) sono corrisposti emettendo debito pubblico o garanzia equivalente: il che significa che, per rimpolpare, in definitiva, le proprie banche, la Germania emette un debito "avvertito" dai contribuenti in quanto pubblico, e perciò l'esigenza politica di incolpare il debitore privato greco o PIGS di questo "aggravio" fiscale, non addossando in modo trasparente la responsabilità al proprio sistema bancario, irresponsabile prestatore. Ma l'aggravio è sempre molto minore di quello che la Germania dovrebbe sopportare, per gli stessi comportamenti "imprudenti" bancari, al di fuori dell'UEM. In tal caso si prende in carico, sul bilancio pubblico, di tutto il credito bancario inesigibile, com'è accaduto appunto nel caso dei subprime USA.
L'alternativa sarebbe lasciare fallire le banche e nazionalizzarle per garantire i depositi (entro limiti ragionevoli), nonché separando gli istituti di credito commerciale da quelli  speculativi finanziari, che agiscono sui mercati con la logica del proprio profitto e non dell’interesse dei risparmiatori che gli affidano i capitali impiegati. Ma le banche comandano (tramite Bundesbank) e non lo consentono...per ora (finchè i cittadini UE tutti non si desteranno dal torpore “europeistico” in cui sembrano piombati).
Alternativamente, appunto, si può creare senza limiti, tramite la BCE, "nuova" liquidità per acquistare i titoli pubblici in euro, nella misura e per tutto il tempo necessari. Ma qui subentra la paura dell'inflazione, irrazionalmente alimentata nei termini visti in precedenza.
Quindi, in definitiva, il rifiuto tedesco (a ogni tipo di intervento) è del tutto irragionevole e determinato esclusivamente da una visione politica di breve termine, che dimentica la "ragione"del credito concesso, privato a privati, e che sta alla base di tutto: il sostegno delle proprie esportazioni agevolate dalla moneta comune (cioè dalla immutabilità del cambio nominale, potendosi invece agire svalutando il tasso di cambio reale, tramite la compressione retributiva). Ma questa è una crisi "tipica" e già ampiamente vista e prevedibile dagli economisti tanto più qualificati, quanto tutt’ora inascoltati. [16] 
3- EURO E VIOLAZIONE DELLE NORME DEI TRATTATI, ISTITITUVO E SUL FUNZIONAMENTO DELL’UE, DA PARTE DI GERMANIA E ISTITUZIONI UE
Detto questo, sforare, come ha fatto la Germania al tempo delle riforme Hartz, il limite debito/PIL (che quasi inizialmente rispettava) per”fiscalizzare”, (fuori da una situazione congiunturale in atto, attenzione!) i costi di disoccupazione-sottoccupazione, indotte per deflazionare le retribuzioni, vìola:
A) l'art.107, paragrafo 1, ultima parte, dell'attuale trattato sul funzionamento dell'unione (TFUE), in materia di “aiuti di Stato”, laddove si ottenga (appunto "in qualsiasi forma") una riduzione dei costi delle proprie imprese, incidente sugli scambi tra paesi membri, come nel caso, mediante la svalutazione del tasso di cambio reale, che provochi, a sua volta, un vantaggio concorrenziale  asimmetrico “intenzionale”, sia per le proprie esportazioni, sia, e ancor più, a favore di una restrizione delle importazioni (questo l'effetto forse più rilevante del gioco sui tassi di cambio reale);
B) l’art.107, paragrafo 3, TFUE, cioè il complesso delle clausole in tema di “legittimazione”, in sede UE, a ricorrere agli aiuti di Stato in funzione anticongiunturale e di tutela di interessi “sensibili”. Ed infatti, la situazione attuale, tra l'altro, autorizzerebbe, (se non ora quando?) tutti i paesi in strutturale deficit della bilancia dei pagamenti, con alti livelli di indebitamento privato/estero -e non pubblico!- oltre la media per un periodo prolungato e significativo, (rilevabile sul sistema T2)- a lanciare programmi di aiuto ai sensi dello stesso art.107, par.3, lett.a), b), d) del Trattato sul funzionamento dell’Unione...ma tali paesi non possono farlo in quanto il fiscal compact, come corpo di disposizioni speciali "euro-zona", impedisce deliberatamente l’adozione di misure essenziali in origine legittime secondo il trattato, vincolando le politiche fiscali alla autodistruzione dei rispettivi sistemi industriali e alla cristallizzazione degli squilibri di area (altrimenti doverosamente compensabili);
- C) l'art.34 dello stesso Trattato sul funzionamento dell’Unione: "sono vietate tra gli Stati membri le restrizioni quantitative all'importazione nonché qualsiasi misura di effetto equivalente (tale essendo la deflazione salariale al fine di deprezzare il tasso di cambio reale, giustificata solo da fini di competizione mercantilistica).
Ma la stessa Commissione e il consiglio UE, non vanno esenti da una “imprecisa” e omissiva applicazione dei trattati, come essenzialmente evidenzia De Grauwe. Ciò può desumersi dall’oggettivo contenuto di una serie di disposizioni dei trattati medesimi, interpretate correttamente e, soprattutto, nella piena espansione delle clausole in esse contenute:
ad es., l’art.5 del TFUE
“1. Gli Stati membri coordinano le loro politiche economiche nell'ambito dell'Unione. A tal fine il Consiglio adotta delle misure, in particolare gli indirizzi di massima per dette politiche. Agli Stati membri la cui moneta è l'euro si applicano disposizioni specifiche (ancor più stringenti e ancor più ignorate n.d.r.)...
2. L’Unione prende misure per assicurare il coordinamento delle politiche occupazionali degli Stati membri, in particolare definendo gli orientamenti per dette politiche.
3. L'Unione può prendere iniziative per assicurare il coordinamento delle politiche sociali degli Stati membri.”
Dove siano finite queste misure e iniziative per coordinare politiche economiche, occupazionali e sociali, a fronte del conclamato atteggiamento, tenuto dalla Germania, di unilaterale e non cooperativa alterazione degli equilibri, già di per sé estremamente difficili da raggiungere, è un interrogativo che non ci si può esimere dal porsi[17].
Cercare altre norme nei trattati, oltre a quelle menzionate, si può (v. infra), ma solo per accorgersi che non vengono fatte rispettare nella lettera e nello spirito e tutto rientra nello stesso "disegno" tanto evidente, quanto, nella sostanza, prevalentemente taciuto dai media europei, forse troppo influenzati dalla loro proprietà finanziaria.
E’ pur vero che, proprio in questi ultimi giorni, la Commissione pare avere avuto un parziale “ravvedimento”, forse stimolata dagli unanimi pareri di tutti gli economisti più prestigiosi nel commentare la criticità della situazione di “asimmetria”, apertamente perseguita, in cui si continua a indugiare [18], iniziando a porsi il problema dell’atteggiamento tedesco. 
László Andor, commissario europeo per gli affari sociali, intervistato da FAZ.net, ha preso posizione con il rappresentare ai tedeschi questa “dura verità”: “le vostre politiche di dumping salariale hanno contribuito alla crisi Euro, non è tutta colpa dei latini[19]. Si riportano alcuni passaggi salienti:
“Gli squilibri nell'Eurozona non sono solo il risultato di politiche sbagliate nei paesi in crisi. La Germania ha avuto un ruolo importante, con la sua politica mercantilista ha rafforzato gli squilibri in Europa e causato la crisi. In futuro dovremo seguire da vicino lo sviluppo dei salari a livello europeo e fare in modo che all'interno dell'area monetaria non divergano in maniera così forte, come è accaduto negli anni precedenti.
La commissione intende verificare la politica economica degli stati e per fare questo ha in mano i mezzi necessari per procedere contro gli Stati che non fanno nulla contro gli squilibri nella zona Euro. La Germania tuttavia deve porre a se stessa la domanda, se nell'Unione Europea intende procedere secondo il motto : "in Europa non sono tutti uguali".
Circa tale nuova “attenzione”, da parte della Commissione, ai problemi degli squilibri commerciali e dei tassi di cambio reale, viene da chiedersi: perchè lo fanno solo “ora”, mentre si accingono (dal 2013 in poi) "anche" ad applicare le nuove sanzioni previste dal fiscal compact (che non potrà che accelerare i problemi stessi, facendo languire le economie “indebitate” via deficit delle partite correnti e ritorcendo contro la stessa Germania i problemi di drastica riduzione della domanda di cui continua a non curarsi)?
In effetti, volendo anche solo focalizzare sulle politiche europee dell’occupazione, gli artt. 145-148 del Tr. sul funzionamento UE risultavano già violati, fin dai primi anni 2000, dal complesso delle politiche tedesche e, segnatamente, delle riforme Hartz. Le clausole oggettivamente ignorate, all'interno di tali previsioni, sono molteplici. C'è solo da scegliere.
La commissione stessa è dunque, fino ad oggi, venuta meno ai criteri di monitoraggio, coordinamento e promozione dell'art.147, per cui doveva "tenere conto" dell'"obiettivo di un livello di occupazione elevato", cioè nel quadro dell'art.3, paragrafo 3, del Trattato sull'UE, che pone l'obiettivo della "piena occupazione" ed è dunque strutturalmente incompatibile con politiche del lavoro nazionali il cui effetto si risolva nella "deflazione salariale" non necessitata (come si torna a sottolineare) in base a congiunture internazionali, circostanza pacificamente ammessa dai tedeschi.
Ciò, per di più, in un quadro non coordinato a livello UE di politiche del lavoro -art.146, comma 2, TFUE- e che si è risolto, come si è visto sopra, in misure di effetto equivalente alla restrizione delle importazioni rispetto agli altri Stati membri (art.34 st.Tr.).
Inutile dire che risulta “dimenticata”, rispetto alla linea tenuta dalla Germania all’interno dell’area UEM, anche l’attivazione, da parte della Commissione, dei meccanismi di accertamento e “avvertimento” previsti dall’art.120 par.4, TFUE.
4- QUESTIONE DI DIRITTO RELATIVA ALL’EURO-EXIT.
Partiamo dal quadro dimostrativo qui costruito sulla base non solo delle analisi compiute dai maggiori economisti, ma anche delle ammissioni provenienti dalla stessa Germania. Quest’ultima, unilateralmente, e nel solco della sua tradizione “deflattiva” orientata all’esportazione, riassumibile nella formula “imperialismo mercantilista”, ha violato, quantomeno nello “spirito” connesso al necessario intento cooperativo all’interno di un’unione monetaria, le norme sopra evidenziate.
E tale violazione assume, nella sua logica competitiva e non cooperativa, un particolare connotato lesivo proprio nei confronti dell’Italia, maggiormente colpita dalla logica mercantilista innescata dalla Germania. Di ciò tale paese è stato cosciente fin dallo stesso concepimento della moneta unica.[20]
Si potrebbe dire che la Germania è fuoriuscita, con il suo comportamento, dalla “giustificazione causale” dell’intero impianto pattizio UEM, respingendo unilateralmente la funzione “socio-economica” del trattato (ciò sul piano contrattuale corrisponde alla violazione del dovere di adempimento secondo “buona fede” in senso oggettivo, esprimendosi tale “correttezza” nell’onere di sostenere ogni ragionevole sacrificio per rispettare il normale significato che le controparti potevano attribuire ai vincoli comunemente assunti)..
A ciò, va aggiunto, a titolo esemplificativo ulteriore, che, in un esame sistematico delle pletoriche disposizioni dei trattati, risultano fondamentalmente disattesi anche:
- l'art.120 del TFUE, che obbliga gli Stati a “coordinare le politiche economiche per realizzare gli obiettivi dell'art.3 del trattato sull’Unione europea” (più volte citato), tra cui appunto la “piena occupazione”;
- l'art.127 stesso tr., che vincola la politica monetaria, oltre che alla stabilità dei prezzi, anche al sostegno di “politiche economiche generali nell’Unione al fine di contribuire alla  realizzazione degli obiettivi dell’Unione definiti nell'art.3 del trattato sull’Unione europea”.
Quest’ultimo aspetto è “singolare”, perchè, pur gettando una luce alquanto diversa sui presunti limiti di intervento della BCE, e più ampiamente del SEBC, cioè del “sistema europeo delle banche centrali”, il mandato di tali (uniche) istituzioni UEM pare essere stato, fin’ora, inteso in contraddizione con la esplicita lettera dell’art.127, rimanendo ignorato il richiamo agli obiettivi dell’art.3, in specie alla predetta “piena occupazione” (come se tali parole, nell'art.127 stesso, non fossero affatto scritte).
A questo punto l’uscita dall’euro e dal suo inestricabile sovrapporsi di politiche monetarie e fiscali inevitabilmente squilibrate, che acuiscono la situazione di sua originaria “disfunzionalità tecnico-economica”, con devastanti conseguenze per i paesi finiti nella inevitabile situazione di importatori-debitori esteri-fiscalmente deficitari, diventa una questione che ha varie qualificazioni giuridiche possibili.
Non ultima quella per cui, l’alterazione del modo di intendere la lettera e la portata delle norme del Trattato nella loro piena forza espansiva, “resecandone” il disposto in modo da avvantaggiare unilateralmente una parte del trattato, risulta addirittura “ultra vires” rispetto alle competenze dell’organizzazione sovranazionale, rendendo fortemente dubbia tutta la legittimità comunitaria (o “europea”) di successive pattuizioni, quali six packs e fiscal compact, che non risultano più avere un adeguato e sufficiente antecedente convenzionale (di fonte superiore “legittimante”) nelle previsioni del trattato pienamente intese.
Circa i mezzi legali di “uscita” si richiama talvolta l'art.50 TFUE: questo prevede una procedura di uscita dall'Unione che non pare però attagliarsi al caso della cessazione dello specifico vincolo pattizio riferito all’euro.
Infatti, si tratta di una norma "speciale" ma ciò, in primo luogo, non in quanto contenuta in un trattato (cioè nel diritto internazionale “speciale”), ma per la sua particolare “onerosità” procedimentale e politica. Di per sè, in quanto tale, deve interpretarsi con riferimento al suo specifico oggetto: regolare con una procedura politicamente “rafforzata”, e in modo da indurre consistenti tempi di ponderazione al paese interessato, l'uscita dall'Unione in forma di "recesso".
Si tratta, cioè, della decisione volontaria di uno Stato, politicamente discrezionale (libera nei “motivi” e nei “fini”), entro i limiti del rispetto della procedura. Peraltro nella procedura stessa sono previsti ampi limiti di deterrenza e una parziale sindacabilità della scelta. La finalità “riflessiva” e la distillazione di tempi e adempimenti, nell’ambito di tale complessa procedura, peraltro, come si è anticipato, costituisce dunque la vera "specialità" della disciplina, essendo invece l'ipotesi di recesso volontario tout court, corrispondente alla prassi prevalente (salvi opportuni tempi di preavviso), specie se si tratti di patti internazionali ad ampio “impatto”, in ragione della vastità e incidenza dell’oggetto e dell’intenso vincolo politico che implicano, prolungato in un arco di tempo praticamente “illimitato”.
Inoltre, quella prevista dall’art.50 è, sotto un altro profilo, un'ipotesi non connotata dal ricorrere di un "legittimo" e giustificato" motivo di auto-tutela della sovranità e dell’ordine pubblico interno propri di un certo Stato-membro. Il suo specifico oggetto-procedura pone, come s’è visto, il problema della sua applicabilità o meno, anche in via analogica, al caso del recesso “meramente volontario” (non “causale”) dalla sola Unione monetaria: tale limite interpretativo, sul piano della teoria generale, escluderebbe la possibilità dell’applicazione analogica al caso dell'uscita delimitata alla moneta unica.
Quest'ultimo caso va allora ricondotto alle norme generali del diritto internazionale anche sotto ulteriori profili.
Tra queste ultime norme rilevano (ormai come prassi internazionale consolidata) quelle della Convenzione di Vienna in materia di diritto dei trattati, conclusa nell’ambito della cornice ONU: si tratta di una sorta di codice (in parte ricognitivo della prevalente consuetudine e in parte fondativo di un nuovo diritto consuetudinario), relativo alla disciplina di tutte le fonti pattizie e che si applica, perciò, a tutti i trattati compreso quello UEM- sebbene la cosa sia complicata dal fatto che “Maastricht” contiene anche norme non riguardanti la UEM e che, comunque, quest’ultimo trattato risulta poi inglobato nel trattato sul funzionamento dell’Unione (a sua volta frutto del consolidamento conseguente alla conclusione-ratifica del trattato di Lisbona).
In linea di principio, denuncia o recesso – “meri”, cioè non connotati dalla legittimazione alla “rottura” fornita dai comportamenti “alteranti” altrui, o da cause sopravvenute di disfunzionalità ed eccessiva onerosità -, sono possibili allorchè previsti, anche implicitamente, dallo stesso trattato considerato. E sulla individuazione di una volontà implicita di “risolubilità” del vincolo della moneta unica non influisce, ovviamente e per definizione, la mancanza di previsione “espressa”, rendendo ciò solo più difficile il percorso emerneutico, difficoltà “ricercata” dalla commissione “Attali”, che tuttavia non preclude, appunto, di superarla. [21]
L'art.50 TFUE sopra citato, conferma semmai che, al di là della specialità derivante dalla sua peculiare procedura, i trattati UE contemplano implicitamente (come prevede in materia la Convenzione di Vienna), in forza di oggettivi fatti concludenti, e in considerazione della loro natura di convenzioni senza termine finale, la normale ipotesi di una volontà negoziale nel senso della estinguibilità per recesso-denunzia “anche” del trattato UEM, cioè dell’insieme delle relative disposizioni in quanto scorporabili dal corpo più ampio dei trattati UE.
D’altra parte, tali considerazioni nulla escludono, circa le "altre" connesse cause generali di estinzione ex parte coinvolta, previste dalla Convenzione di Vienna medesima. Tra queste ultime, "l'inadempimento della controparte" (art.60: principio “inadimplenti non est adimplendun”) e la sopravvenuta impossibilità dell'esecuzione (art.61 c.d. clausola rebus sic stantibus, art.61).
A fronte del quadro di alterazioni "rimarchevoli" dello spirito e della lettera di molte fondamentali clausole del trattato, quale sopra ampiamente evidenziato, queste ultime due cause di estinzione volontaria appaiono ampiamente utilizzabili da parte dello Stato italiano, una volta che l’interesse che giustifica l’originaria adesione al trattato stesso, fosse nuovamente e correttamente riferito al livello di tutela proprio della comunità statale che ha originariamente espresso la sua adesione.
In altri termini, la funzione e gli obiettivi fondamentali dell’Unione, anche nella loro proiezione “monetaria” (concretizzatasi nella scelta dell’adozione dell’euro), non possono che individuare, come parametro di correttezza dei comportamenti riconducibili ai vincoli pattizi, l’interesse negoziale, “reciproco” e condiviso, dedotto dal soggetto (statale) aderente. Tale interesse ha una sostanza giustificativa inevitabilmente comune a tutti gli Stati-membri, dunque valevole come “condizione” essenziale (paritaria) per l’adesione, e deve necessariamente consistere nella promozione del “benessere” dei cittadini che in quel soggetto aderente si riconoscono.
Da tale rilievo, tra l’altro, si può trarre la ragionevole e obiettiva deduzione interpretativa che la stessa manifesta violazione delle condizioni di parità “di interesse sostanziale” tra Stati (e rispettivi cittadini soggetti alle conseguenze politiche economiche del trattato) integri di per sé la “eccessiva onerosità” che giustifica l’invocazione della clausola “rebus sic stantibus”.
Su questo solco interpretativo, va allora rammentato che l’art.11 Cost., seconda parte. afferma che l’Italia “ consente in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia tra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”.
Pertanto, alla luce della giustificazione costituzionale e della “causa naturale” della stessa partecipazione “europea”, ove:
- nell’applicazione di un trattato tali condizioni di parità non siano state effettivamente reciprocamente garantite, in conseguenza di un’interpretazione “inattesa”, secondo il metro della “buona fede in senso oggettivo”, ovvero addirittura “dolosa”, delle clausole del trattato da parte di altri Stati membri;
- le posizioni univocamente assunte da altri partners - che abbiano vìolato o “eluso” principi o obiettivi fondamentali della convenzione-, mostrino che le medesime “condizioni”(parità e perseguimento omogeneo del benessere dei cittadini) siano divenute non più avverabili a costi obiettivamente ragionevoli, nonché coerenti con un quadro correttamente cooperativo (che è la “causa” generale “tipica” di tale tipo di trattati);
- ne discende che la denunzia del trattato secondo, quantomeno, il principio “rebus sic stantibus” (mutamento essenziale dei presupposti giustificativi del patto internazionale), appare un dovere attuativo della previsione costituzionale.
Alla luce delle (impressionanti) evidenze espresse dalle analisi concordi della comunità scientifico-economica, l’alterazione delle “condizioni di parità”, nonchè l’irreversibile mutamento dei presupposti essenziali che hanno giustificato l’assunzione del vincolo, (secondo le dichiarazioni pubblicamente espresse dalle parti in sede di trattativa), si stanno palesando in un modo conclamato dai fatti. Tali fatti, segnalano, quantomeno, la sopravvenuta eccessiva onerosità del vincolo UEM, laddove assunti secondo attendibili e ampiamente condivise analisi degli effetti economici provocati, sicchè essi risultano contrastanti con gli obiettivi costituzionalmente legittimi di una possibile prosecuzione della vigenza del trattato in questione.
Come riflessione finale, vale la pena di osservare che la rilevanza del geschaftsgrundlage  - cioè della c.d. “teoria della presupposizione”, cui si riconduce il brocardo “rebus sic stantibus” racchiuso nell’art.61 della Convenzione di Vienna- è ben considerata nell’ambito dei principi e dei valori promossi  dalle istituzioni europee:   Das ist nicht eine diplomatische Floskel, mit der wir angenehme Geschäfte wie eine Höflichkeitsformel einleiten, sondern das ist die Geschäftsgrundlage” (trad: “tale affermazione non è una vuota formula diplomatica né una frase di cortesia cui ricorriamo per fare affari piacevoli; al contrario, essa esprime le condizioni stesse alle quali vengono conclusi i nostri affari”).
Questa definizione, non a caso, è ricavabile dal seguente link: http://www.europarl.europa.eu/, aprendo il quale si trova la formula “Welcome to the European Parliament”.
Sarebbe singolare che la locuzione “lo vuole l’Europa” fosse perciò riferita solo alle più incerte e controverse decisioni monetarie e fiscali, ormai sotto l’ombra del forte dubbio che abbiano violato le norme fondamentali dettate dall’Europa stessa, e non invece assunta nell’accezione di tutela della democrazia e del benessere dei cittadini che ci suggerisce l’art.11 della nostra Costituzione.
L’idea e l’istituzione europea meritano di essere associate, piuttosto, a valori come giustizia, benessere diffuso, razionale e trasparente distribuzione delle risorse  e, in definitiva, “democrazia” per tutti i popoli coinvolti nella sua tormentata costruzione.





[1] Sul punto v. Domenico Mario Nuti, “Scenari possibili dopo la crisi globale”, pagg.18 ss. http://www.sinistrainrete.info/crisi-mondiale/1834-domenico-mario-nuti-scenari-possibili-dopo-la-crisi-globale.html
[2] In termini attualizzati alle prospettive di utilizzazione dello strumento della moneta unica, di fronte alle crisi potenziali conseguenti alla liberalizzazione finanziaria globale: Mundell Robert A. (1997), “The great contractions in transition economies”, in Mario I. Blejer and Marko Skreb (Eds), Macroeconomic Stabilisation in Transition Economies, CUP 1997, pp.73-99.
Sui nodi “monetaristici” generali del problema: Buiter Willem (2011b), The Debt of Nations Revisited: The Central Bank as a quasi-fiscal player: theory and applications, Federico Caffè Lecture n. 2, Facoltà di Economia, Sapienza Università di Roma, http://willembuiter.com/caffe2.pdf
[3] W. Buiter, citato a nota 2.  Secondo quanto evidenziato da Nuti, op.cit., Buiter (2011b) stima queste risorse fuori bilancio, e quindi la NILAC (Non-Inflationary Loss Absorbing Capacity) della BCE, a ben 3300 miliardi di euro, scontandone nel tempo e sommandone le varie componenti (i profitti ottenuti dalle emissioni di base monetaria, gli interessi ottenuti investendo le emissioni passate, limposta inflazionistica anticipata ossia la riduzione del valore reale dello stock di base monetaria causato dallinflazione attesa, nonché l’imposta inflazionistica non-anticipata). Rinviamo a Buiter per gli aspetti concettuali, teorici ed empirici della sua stima. Egli dimostra che le conseguenze potenzialmente inflazionistiche di tale intervento della EBC potrebbero essere neutralizzate riducendo le dimensioni del bilancio della EBC (vendendo assets e riducendo i prestiti), sterilizzando le passività monetarie, aumentando le riserve obbligatorie, e aumentando la remunerazione delle riserve in eccesso per indurre le banche a tenerle inattive (queste ultime due misure ridurrebbero il moltiplicatore del credito bancario).
.

[4] In tal senso: D.M. Nuti “Lo strano siparietto degli eurobond” http://www.sbilanciamoci.info/Sezioni/alter/Lo-strano-siparietto-degli-eurobond-14254
[5] Il tipo di meccanismi e problematiche inevitabilmente indotte dall’instaurazione di una moneta unica, con la rinuncia agli strumenti di riequilibrio commerciale consentiti dai cambi flessibili, furono evidenziati in dettaglio, con riferimento al nascente  Mercato comune europeo, da J.E. Meade in “The balance of payments problems in a European Free Trade Area”, in Economic Journal, vol 67, n.267, sept.1957

[6] Il termine ha un’accezione tecnico-economica e non implica un giudizio politico-morale, ed è correntemente utilizzato dalle prevalenti analisi economiche del fenomeno v. S.Cesaratto “Europe, German Mercantilism and the Current Crisis”

[7] Sull’esatta determinazione di tale politica mercantilisca, deflazionistica e restrittiva della domanda interna, come tradizione storica di tale paese, v.Joseph Halevi, “Sul capitalismo tedesco”;

[8] Così Peter Bofinger, consigliere del governo di Berlino, influente economista, nel suo libro sull’euro, di cui alcuni estratti sono stati pubblicati su “Die Welt”: “ ...Ma dietro c'è un modello economico discutibile come il mercantilismo tedesco dell'ultimo decennio. Nel tentativo di diventare sempre piu' competitivi, si è perseguita una politica salariale di moderazione, accompagnata da una debole domanda dei consumatori interni. In questo modo si è potuto esportare su larga scala, soprattutto verso paesi che si sono potuti permettere il tutto a debito.”
.

[9] Si veda questo passaggio conclusivo in un rapporto FMI
"The bad news is that irrevocably fixed nominal exchange rates do come at the cost of larger and more permanent trade imbalances, just as Friedman (1953) claimed more than half a century ago. The good news is that these imbalances are not completely unavoidable. With a fixed exchange rate, trade imbalances are all the smaller and their adjustment to shocks all the faster, the more flexible the national labor and product markets are. Similarly, structural reforms that smooth the business cycle (e.g., by increasing growth contributions from domestic sources in very open trade surplus economies) can help reduce precautionary savings and thereby lower trade surpluses. Finally, measures to improve the fiscal balance are likely to aid efforts to reduce large deficits in international trade." (cit.p.14).
Come per Mundell (“l’inventore” delle “aree valutarie ottimali”), rispetto al trattato UEM, come per il "Washington Consensus" (cioè la teorizzazione, all’interno del FMI, delle politiche di riduzione del debito pubblico e del welfare come vie alla crescita e alla stabilità finanziaria), rispetto al fiscal compact - sulla cui portata giuridico-economica, esistono seri dubbi di coerenza e conformità agli obiettivi fondamentali dei Trattati, quali sanciti, in particolare dall’art.3 del Trattato sull’Unione europea, in particolare dall’art.3, comma 3, e dal concetto di “piena occupazione” ritraibile sistematicamente dalle specificazioni degli artt.145-148 TFUE (v. infra), l'apparente coincidenza di vedute di principio, finisce laddove FMI, nel 2010, evidenzia, senza ipocrisie, come sia una crisi di debito privato basata su squilibri delle bilance dei pagamenti e lo diagnosticano, al FMI, citando Friedman! La differenza, dunque, è che esiste una ben maggiore soundness of thought e, paradossalmente, una maggior indipendenza dalla finance-governance nel FMI che non nelle istituzioni europee. Insomma, non si cita solo il labour market ma anche quello "products" (che esige investimenti e riduzione di precautionary savings, secondo accenti keynesiani e senza indulgere troppo nella vecchia legge di Say, cioè nell’illusione, recentemente riaccesasi, che l’offerta crei da sé la domanda)...
E infatti, FMI ora prende le distanze dalle politiche tedesche-UEM, perchè persino il deflazionare le retribuzioni è, per Mundell come per il FMI (e Friedman), un mezzo e non un fine (e d'altra parte è in contrasto patente con le citate norme dei Trattati).
Anche perché le "supply-side" politics (politiche sul lato dei costi di produzione e non sull’incentivazione di domanda pubblica e privata), oggi tanto invocate, sono diverse sia dal financial-welfare (cioè dalla protezione prioritaria dei sistemi bancari, a preferenza dell’attenzione verso l’economia “reale”, cui ci sta riducendo Bundesbank-BCE) che dalle riforme strutturali pro-cicliche invocate dal duo Draghi-Monti (dato che né Friedman nè il FMI hanno mai sostenuto che occorra praticare tali politiche in modo pro-ciclico, cioè in fasi dove la domanda è già autonomamente debole, e a costo di indurre una recessione fiscal-dragged).



[12] Tale conclusione è pacifica nella letteratura economica, certamente in quella extraeuropea e segnatamente anglosassone, cfr; http://www.voxeu.org/article/should-we-believe-german-labour-market-miracle
[13] Sul punto, si veda lo studio dell’ILO citato in nota 7, nonché i dati storici sull’andamento del CLUP italiano anteriore e posteriore all’introduzione dei vincoli valutari, prima dello SME “a fascia ristretta” e poi dello stesso euro.
[14] La ricorrenza “tipica” e quasi scontata di questo schema di crisi, legato in definitiva, alla liberalizzazione mondiale della circolazione dei capitali, è stata indagata (oltre che nello studio di Cesaratto citato alla nota 5) da Roberto Frenkel e Martin Rapetti nell’ormai noto lavoro “A developing country view of the current global crisis: what should not be forgotten and what should be done”   http://cje.oxfordjournals.org/content/33/4/685.full

[15] Così Martin Wolff sul Financial Times “Ora la cura necessaria per i mali dell’eurozona imporrà un aumento dell’inflazione in Germania, che i tedeschi detestano; prolungate recessioni deflazionistiche in importanti mercati dell’eurozona; e continui trasferimenti di risorse ufficiali ai suoi partners. Tutto questo fa sì che né le conquiste economiche, né quelle politiche derivanti dall’appartenenza all’euro coincidono con ciò che i politici tedeschi avrebbero voluto. Peggio ancora, ora ci attendono anni di conflitti sui “salvataggi”, sulle ristrutturazioni del debito, sulle impopolari riforme strutturali per gli adeguamenti di competitività. Forse un doloroso divorzio sarebbe davvero meglio.
… tornare a un marco rivalutato ridurrebbe i profitti, aumenterebbe la produttività e aumenterebbe i redditi reali dei consumatori. Invece di prestare il risparmio in eccedenza agli stranieri dissoluti, i tedeschi potrebbero godere di migliori standard di vita a casa loro. Inoltre, si realizzerebbe un rapido aggiustamento della competitività tra i membri della zona euro, aggiustamento che altrimenti avverrebbe troppo lentamente, attraverso un’inflazione elevata in Germania e un alto tasso di disoccupazione nei paesi partner.
…l’uscita è davvero un’opzione. Se viene respinta, come prevedo, alla fine si verificheranno più o meno gli stessi aggiustamenti, ma in un modo ancor più doloroso. L’alternativa è l’unione di trasferimento che i tedeschi temono. La Germania ha pagato un prezzo molto alto per la sua strategia mercantilista. Dentro o fuori dell’euro, non può – e non deve – durare”. 
 http://keynesblog.com/2012/09/27/luscita-della-germania-dalleuro-e-unopzione-da-considerare-seriamente/


[17] Jacques Attali (consigliere di Mitterand e uno dei padri fondatori delle euro):
"Era evidente, e tutti coloro che hanno partecipato a questa storia lo sanno, quando abbiamo fatto l'euro, sapevamo che sarebbe scomparso entro 10 anni senza un federalismo buggettario. Vale a dire con eurobond, ma anche con una tassa europea, e il controllo del deficit. Noi lo sapevamo. Perché la storia lo dimostra. Perché non c'è nessuna zona monetaria che sopravviva senza un governo federale ... Tutti sapevamo che questa crisi sarebbe arrivata."
http://www.youtube.com/watch?v=OK169nietfk&feature=player_embedded


[19] http://vocidallagermania.blogspot.it/2012/09/un-po-piu-uguale-degli-altri.html
[20] Queste le parole dell’ex cancelliere tedesco Helmut Kohl , colui che si adoperò con tutte le sue forze affinché l’Italia entrasse nella prima “tranche” dell’euro. Egli, nel 1996 affermò: “un’Italia fuori dall’euro farebbe una concorrenza rovinosa all’industria tedesca. L’Italia deve quindi essere subito parte dell’euro, alle stesse condizioni degli altri partner”.
E per “stesse condizioni”, lo sviluppo degli eventi chiarisce ora che si deve intendere “stesso trattamento” …competitivo http://icebergfinanza.finanza.com/2012/02/29/germania-grazie-di-tutto-quello-che-fai-per-noi/

[21] Queste le parole dello stesso Attali:  «Abbiamo minuziosamente "dimenticato" di includere l'articolo per uscire da Maastricht.. In primo luogo, tutti coloro, e io ho il privilegio di averne fatto parte, che hanno partecipato alla stesura delle prime bozze del Trattato di Maastricht, hanno, ci siamo incoraggiati a fare in modo che uscirne ... sia impossibile. Abbiamo attentamente "dimenticato" di scrivere l'articolo che permetta di uscirne. Non è stato molto democratico, naturalmente, ma è stata un'ottima garanzia per rendere le cose più difficili, per costringerci ad andare avanti.”
http://www.youtube.com/watch?v=jXBLvGuNVuU&feature=player_embedded

88 commenti:

  1. Standing ovation!

    Operativamente ho avuto un sogno: rinvio pregiudizale alla Corte di Giustizia da parte di Giudice nazionale sull'incompatibilità delle riforme di sotto occupazione con le norme del TFUE sulla piena occuazione. come si può sostenere il suo perseguimento da un lato rendendo antieconomico il lavoro (assurdamente colpito via fisco) e dall'altro agevolando la licenziabilità?

    Chissà cosa succederebbe alla sanzione di anticomunitarietà delle norme da parte della Corte di Giustizia (che se non erro gode dello stare decisis e dell'efficacia erga omnes delle sue decisioni) ai tanti che vorrebbero giustificare l'ingiustificabile al motto de 'lo vuole l'europa'?

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  2. Sul "rinvio": ti troveresti ad avere a che fare con un fonte comunitaria "interposta", e cioè la "lettera BCE" che la riforma del lavoro impone (interessante quesito: ci dica la Corte se è compatibile con il TUE-TFUE e che natura abbia). E non solo.
    Sul piano economico-pubblico finanziario, non solo il "pareggio di bilancio", ma anche solo l'originario limite del 3% del deficit "no matter what" e del debito al 60%, sono regole UEM che contrastano con l'art.3, par.3 se non sostenute da trasferimenti di un bilancio federale o ALMENO DAL COORDINAMENTO DELLE POLITICHE ECONOMICHE E SOCIALI CHE NON HANNO SVOLTO.
    Insomma, occorrerebbe rimettere tutto il blocco della catena "Von Hayek" di disposizioni UE e di leggi di recepimento, chiedendo se l'applicazione UE-Nazionale sia conforme ai principi fondamentali del trattato che dovrebbero avere "natura inderogabile".
    Ma non farei troppo affidamento sulla CGE....non so perchè :-)
    Ma con gli strumenti qui forniti (integrati dalla goofy "padronanza") si può seriamente tentare...Are you game?

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    1. A causa della simultanea violazione dell'art.11 Cost, radicata nella incompatibilità del CONCRETO MODO DI APPLICAZIONE DEL TUE-TFUE, CULMINATA NEL FISCAL COMPACT, con svariati principi fondamentali della Costituzione, si può ANCHE percorrere la richiesta di rimessione alla Corte costituzionale (seguendo vari spunti dell'ultima parte dell'articolo)

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    2. Grazie 48!
      Nonostante l'analisi lucida, razionale e spietata della follia €uropea, questo articolo restituisce speranza ora, nel presente, alla "luce" del diritto.
      La soluzione esiste.
      E'un filo di Arianna per uscire dal labirinto sotterraneo in cui ci hanno rinchiuso.

      Ecco, mi sono chiesta, pur essendo molto ignorante:
      Possibile che non ci sia verso intraprendere una qualche azione "legale"?
      Si può chiedere noi cittadini alla Corte Costituzionale? Le petizioni che peso possano avere? Che mezzi abbiamo per farci sentire?

      E' vero, è difficile, visto che il nostro Presidente un giorno sì e l'altro pure invoca ulteriore cessione di sovranità (a chi?). E questi hanno fretta...

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    3. La rimessione alla Corte costituzionale e quella "interpretativa dei trattati" alla Corte europea sono operabili solo in giudizi già "pendenti" se prospettate (per benino) dalle parti (ad es; in una controversia di lavoro o di un ente territoriale avverso una determinazione di minori trasferimenti di fondi a carico del bilancio centrale), o comunque rilevate dal giudice che si ponga autonomamente dei dubbi.
      La questione deve essere "rilevante", non manifestamente infondata e, nel caso della CGE, relativa a una norma europea che non si riesca a chiarire.
      Nel caso, per dire, come si risolve il contrasto tra l'art.3, par.3 e le fonti, tipo fiscal compact, o lo stesso impianto dei parametri di maastricht? Ce lo dicesse la Corte europea.
      Oppure ci dicesse la nostra corte costituzionale se sia possibile rispettare l'art.11 Cost (che dà copertura ai trattati), se i principi fondamentali della Cost.- ad es; art.1,4 (tutela lavoro come espressione della libertà e dignità umana) e 32 (salute garantita dal "pubblico"), 38 (assistenza e pensioni "adeguate") Cost.- SONO COMPRESSI OLTRE OGNI RAGIONEVOLEZZA E SENZA ALCUN LIMITE PRESTABILITO, coerente con la natura solidaristica e sostanzialmente egalitaria (art.3, comma 2, Cost.) del nostro ordinamento...

      MI sono spiegato un pò meglio?
      Sai Gian Luca è un giurista e tra noi rischiamo di parlare per "impliciti".
      Perciò GRAZIE DI CUORE PER AVERMI DATAO MODO DI SPIEGARE (è proprio questo lo spirito con cui qui si interviene)...

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    4. Non per fare l’avvocato del diavolo, ma siamo sicuri che dopo la modifica del titolo V della Costituzione sia ancora l'art. 11 a dare copertura al diritto ed all’ordinamento comunitario e non l'art. 117, comma 1, Cost? E che quindi non sia sufficiente un atto del potere esecutivo o una legge ordinaria (ritenendo per esempio nel caso del fiscal compact necessaria proprio la legge a mente dell’art. 80 della Cost) per denunciare il trattato? Non è che i furbastri ci hanno costretto per uscire a dover adottare una legge di revisione costituzionale dell’art. 117 Cost?
      Quanto ad Attali ci metterei la mano sul fuoco che qualche internazionalista per corroborarlo nella scelta antidemocratica gli ha spifferato nell'orecchio l’art. 56 della Convenzione di Vienna:
      Un trattato che non contenga disposizioni relative alla sua estinzione e che non preveda la possibilità di un ritito o di una denuncia non può essere oggetto di denuncia o di ritiro a meno che:a)non sia accertato che era nell’intenzione delle parti di accettare la possibilità di una denuncia o di un ritiro o b) il diritto alla denuncia o al ritiro non possa essere dedotto dalla natura del trattato.

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    5. Non per fare il Bagnai della situazione: ma sei sicuro di esserti letto il post sui tagli ai costi della politica con la premessa sui limiti alla revisione costituzionale, che implicano una ovvia gerachia tra le stesse disposizioni costituzionali?...Che te pozzino :-)

      Argomento testuale e sistematico aggiuntivo, peraltro: noi diciamo (art.117), attenzione, nel disporre circa i livelli di governo territoriale e le funzioni legislative (intese come materie da ripartire; riattenzione) che ci atteniamo ai "vincoli" europei. Benone: ma ciò è già insito nella ratifica dei trattati vari.
      Come potrebbe ciò SOVRAPPORSI alle clausole di PRELIMINARE ammissibilità del "vincolo" poste dall'art.11 Cost (ripeto:principio fondamentale non revisionabile?

      Vorresti che qualcuno ci dicesse che una norma, in definitiva, organizzativa dei livelli di governo e di amministrazione, che riflette la "sussidiarietà" (essenzialmente e questa è analizzata anch'essa nel post citato, DA LEGGERE) o neutra (perchè ribadisce "pacta sunt servanda" del DIG), POSSA PREVALERE SU UN PRINCIPIO FONDANTE DELLA COSTITUZIONE CHE REGOLA UNA DIVERSA IPOTESI?

      Infine, sulla ipotesi art.56 conv. Vienna, ma hai considerato (è scritto chiaramente nell'articolo) che la risolubilità dei vincoli è insita nel diritto dei trattati come jus cogens (cioè disposizioni inderogabili ricognitive dei diritti inalienabili dei popoli)?
      E mi taccio d'altro...

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    6. Aggiungo: sul piano internazionale, parliamo poi della risolubilità in forza di inadimplenti non est adimplendum e di rebus sic stantibus (clausole jus cogens), che non c'azzeccano nè con l'art.56 conv, Vienna, nè con i termini ivi previsti...tanto più che per il recesso "sine causa" c'è pure l'art.50 TFUE, il che smentirebbe persino l'assenza di traccia richiesta dall'art.56 conv. Vienna). Ma me sa che devi rilegge' con un pò più di attenzione

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    7. Se dico apertamente che faccio l’avvocato del diavolo mica significa che lo sono. Ne vesto solo i panni, ma sotto t’assicuro che sono un angioletto che da tempo agogna ad una rimessione alla Corte della questione della compatibilità dell’adesione italiana a questa Uem con l’art. 4, 32, 36, 38 ecc.. Il mio timore (imitando il grande Corrado Guzzanti che impersona un noto senatore molisano) è che non vorrei che la Corte Costituzionale “mo che il cittadino tene coppe” ci dicesse “no, mo vale spade!”.
      La copertura dell’adesione italiana ai Trattati ed alle cessioni di sovranità ravvisata nell’art. 11 era stiracchiata, tanto che molti ritenevano più confacente il precedente art. 10. Dopo l’adozione dell’art. 117 ci son stati doctores in utroque che hanno sostenuto che la lettera dell’articolo in questione facendo riferimento all’ordinamento comunitario e non al semplice diritto, supererebbe la concezione di separazione tra ordinamenti (insita nell’art. 11) con quella di integrazione (io direi soggezione o servaggio). Ed infatti ciò implicherebbe una generale soggezione del nostro ordinamento al sistema comunitario, con la conseguente idoneità delle fonti comunitarie a derogare a norme costituzionali, con il solo limite dei principi supremi. E non è detto che non si trovi qualcuno che non sostenga che principi supremi sia nozione molto più ristretta di fondamentali…
      Comunque, dato che smessi i panni dell’avvocato puzzolente di zolfo, qualche sogno lo accarezzo anch’io, vorrei che la denuncia dei trattati fosse fatta alla luce dell’art. 50 della Convenzione di Vienna…

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    8. Ma l'hai visto il titolo del post? Qua stiamo tirando fuori l'artiglieria...
      E poi il diavolo fa le pentole e non i coperchi. Quelli che sostengono queste cosucce li conosco, oh se li conosco!
      Ma la lettera delle disposizioni costituzionali rimane quella che è: certo bisogna attivare i neuroni per leggere ciò che è ovvio, anche e specie nelle restanti disposizioni PREVALENTI della stessa Costituzione.

      Insomma i conditores del Tit V, scientificamente, sono i soliti noti del "lovuolel'europa-vivailvincolo", ma non sanno scrivere le norme e la loro forza sta solo nell'ossequio indecente da cui sono stati circondati nell'accademia.

      Vuoi addirittura l'art.50 (cioè invalidtà del trattato per corruzione del rappresentante stipulante, "nota per i profani")?
      EBBENE. Si potrebbe REALISTICAMENTE ipotizzare solo DOPO che ci sia stata la liberazione. DOPO che la CONOSCENZA corretta delle clausole costituzionali in rapporto al significato e portata delle norme del trattato e del modo di loro applicazione sia emersa con chiarezza PER TUTTI.
      MA BISOGNA LAVORARCI: ad es; senza Bagnai stavamo ancora a preoccuparci, in rete, di cosa pensano di noi in Europa.
      Ma mortacci loro, se l'inadempienza, SPECIALMENTE RISPETTO ALL'ITALIA, è tedesca e anche franco-tedesca (+paesi satellite dei crucchi) di che stamo a parla'?
      Anora oggi basta leggersi il FQ o Repubblica per rendersi ancora conto di come stanno le cose.
      Qui si presta un braccio operativo alle cose divulgate da Bagnai, PER CAPIRE COME UTILIZZARLE A NOSTRO FAVORE. PRESTO, SPERIAMO MOLTO PRESTO.

      MA LE RIDICOLE INTERPRETAZIONI E "LETTURE" DEGLI ACCADEMICI "ALLINEATI" PER INTERESSE PERSONALE E PER CONFORMISMO "CE RIMBALZANO"!
      Non puoi legittimarli dandogli peso, senza riflettere sulle conseguenze giuridiche DELLA SPIEGAZIONE ECONOMICA CHE QUI DIAMO PER SCONTATA. SCONTATA!
      Altrimenti, facciamo prima a far parlare loro e farci riconfondere le idee dalla propaganda euro-oligarchica, anche in campo giuridico.

      GUARDIAMO AL FUTURO, SALDI DELLE NOSTRE ACQUISIZIONI. Semplicemente perchè SONO LA VERITA' e chi ha mentito e camuffato persino la Costituzione non merita la nostra considerazione.
      OGGI FORSE NON TEME DI ESSERE SCOPERTO (al riparo nei mille gangli istituzionali in cui prospera come un parassita dannosissimo), MA TRA UN PO' SARA' NEL PANICO.
      Lo dirò meglio in un prossimo post. Ma intanto facciamo digerire un pezzo di verità applicata a chi deve combattere un nemico della democrazia oggi soverchiante!

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    9. Caro Quarantotto, mi scuso se sono apparso come una quinta colonna del nemico. Ma dato che queste piramidali nequizie circolano tra i giuristi, accompagnate dall'auctoritas della dottrina accademica (che tra l'altro è stata anche di recente e ad un'età giovanissima insediata -o infeudata?-) nella Corte mi sembrava acconcio segnalarle. Non intendevo legittimarle. Non avrei chiamato "fubastri" quelli che tu chiami conditores del "lovuolel'europa-vivailvincolo" e Il tuo mortacci loro è anche il mio.

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    10. Le scelte economiche volutamente nefaste che ci stanno ammazzando stanno ammazzando la democrazia. Il pareggio di bilancio in Costituzione è l'ultimo passo per sottometterci.

      D'altra parte la democrazia è costosa, è lenta, meglio limitarla, il welfare state è redistributivo, meglio eliminarlo. La scelta ideologica è quella di eliminare lo Stato democratico in favore di uno Stato-azienda (meglio se privato).

      E cosa meglio della paura per ottenerlo?
      E cosa meglio di oscurare la verità semplice della nostra Costituzione che anch'io e mia figlia tredicenne siamo almeno in grado di leggere?

      L'euro è il problema, lo strumento della shock economy,
      questa europa in nome del dio euro ci comanda attraverso la BCE, una banca indica la politica da seguire.

      Ho parlato durante questi mesi con centinaia di persone spiegando loro le nozioni di economia che ho imparato da Bagnai, portando dati e numeri.
      Tutti hanno capito che non è solo una questione economica ma è in gioco la nostra sovranità e la democrazia stessa.

      Mettere a disposizione di tutti le conoscenze giuridiche e soprattutto sapere che possiamo utilizzarle è importante per salvare la democrazia e i cittadini dal massacro. E qui parlo anche a nome dei tanti che non scrivono ma che conosco e che apprezzano il lavoro che 48 sta facendo, tutto questo infonde speranza e nuova energia.
      E voglia di pensare il futuro.

      (E ora mi segno gli articoli e i riferimenti di legge e ci faccio i volantini. Uscire è possibile!)

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    11. @Mepozzino
      NOn ti devi scusare. La tua disposizione al riguardo si è capita. Ma se ci pensi bene non è più tollerabile, specie per i giuristi, continuare a vivere in questo orribile conformismo senza reagire (neanche gli economisti scherzano, però non hanno un riferimento chiaro come la Costituzione, quale intesa diciamo almeno per 40 anni e poi...puff, contrordine "compagni"! E tutti a lodare privatizzazioni, cultura del risultato e famo na società, ma no ne famo due, tanto lovuolel'europa...qualcuno oltre che la bocca ci si è riempito la pancia, ovviamente)

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    12. Ed infatti non è tollerabile. Come assolutamente rivoltante è vedere coloro che per anni lamentavano l'inattuazione della Costituzione industriarsi a congegnare deturpanti ritocchi che la rendano inoffensiva. Sicuramente ci deve essere stato l'intervento del Diavolo. Più che pentole deve avere usato montagne di sterco...

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    13. Parto dal fondo ... of course i'm up for it :D

      Quanto al merito. Anch'io non nutro particolare fiducia nella CGE, ma comunque si pronunciasse l'iniziativa potrebbe risultare utile:
      - accoglie la questione, il Giudice Nazionale non può più applicare la norma censurata, ma neppure può farlo il giudice teTesco, 'striaco ecc ecc ... e così credendo nell'ipotesi che anche in ccemania non siano tutti lavoratori con la mascella squadrata ed il bicipite tornito che adorano lavorare sotto Hartz, magari si potrebbe generare un effetto a catena decisamente interessante ed utile a riportare le politiche UE nella linea collaborativa stabilita nei Trattati fondativi o, cosa più probabile, a provocare l'uscita della ccemania dall'UE;
      - la CGE dichiara non fondata la questione o meglio interpreta il diritto nazionale favorevole alla sotto-occupazione e alla deflazione salariale e le fonti interposte di eguale segno (su cui ha competenza anche in sede di rinvio pregiudiziale, oltre che di impugnativa diretta ex 263 TFUE, ai sensi dell'art. 267 comma 1 lett. B TFUE) come compatibili con i Trattati, rendendo definitivamente chiaro come i Trattati stessi si pongano in contrasto con i principi fondanti della nostra Costituzione aprendo (spalancando?) così il varco a una dichiarazione di incostituzionalità delle leggi che autorizzarono le ratifiche (che a quanto mi consta non hanno il rango di leggi costituzionali). Questo perché in materia di lavoro, a mio modesto parere, nessuna fonte esterna può imporre la deflazione salariale (mediante incremento della sotto-occupazione/disoccupazione) pena la violazione della stessa forma repubblicana non sottoponibile a revisione ai sensi dell'art. 139 cost, forma repubblicana che il Costituente ha chiarito essere (Art. 1 comma 1 ... insomma non proprio un articoletto di contorno) "Repubblica democratica FONDATA SUL LAVORO".

      Quanto all'evitare le fictae questiones sono perfettamente d'accordo ... ma una volta che tra gli operatori giuridici si inizi a diffondere la consapevolezza che esiste una strada per tener fede al Giuramento prestato (che a beneficio dei non addetti ai lavori, ricordo essere per gli avvocati un qualcosa del tipo "Giuro di adempiere i miei doveri professionali con lealtà, onore e diligenza per i fini superiori della giustizia e per gli interessi della Nazione") dubito che si debbano cercare questioni fictae, vista la invasività dei dictat made in Troika.

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    14. Ecco appunto.
      La CGE una volta investita della questione è in un "cul de sac": se, per esempio, dice che una riforma pensionistica e del diritto del lavoro (da vedere e prospettare come collegate in un unico disegno), IN QUANTO "GIUSTIFICATA" dal fiscal compact e\o da precedenti decisioni-fonti nel quadro UEM, è conforme ai trattati, dovrà NECESSARIAMENTE SPIEGARE allora che significato hanno norme come gli artt. 5 TFUE (coordinamento delle politiche economiche, occupazionali e sociali), 147 TFUE (compiti della commissione nel coordinare le politiche del lavoro con l'obiettivo rilevante di "un livello di occupazione elevato"), il tutto alla luce dell'art.3, par.3, del TUE (abbiamo visto: principio informatore dell'Unione in funzione della "piena occupazione").

      Dovrebbe anche sconfessare la presa di posizione di Andor, cioè del membro competente della commissione UE e "giustificare" la risposta della Merkel ("non possumus..quia non possumus. Punto").
      Con ciò politicamente segnerebbe la sua stessa "fine" e, a cascata, l'esigenza di un "ripensamento" integrale dell'UEM e della stessa UE.

      Molto più semplice, per garantirsi la auto-sopravvivenza, in termini di "effettività" del suo ruolo, fare concessioni e stigmatizzare (certo: ambiguamente come le è proprio) il comportamento della germania e deriva di lettura "ellittica" (rispetto ai parametri dei trattati indicati) fatta fin'ora nelle politiche concordate dai vari consigli UE e dalla stessa BCE (pur essa infatti, nella sua mission, deve tenere conto dell'art. 3, par. 3; cfr; artt.119 e 127 TFUE, art.2 stat. BCE!!!). E SAREBBE COMUNQUE UN'ENORME VITTORIA DA RIVERSARE SUL FRONTE INTERNO!

      Tra l'altro, a proposito della famosa lettera, l'art.130 TFUE vieta alla BCE di accettare e sollecitare istruzioni dagli Stati membri; il che, nell'ottica dell'indipendenza, implica che non solo non possa necessariamente fare l'inverso (cioè impartirle lei stessa), ma neanche, a maggior ragione, farlo su istruzioni impartite dalla germania (cosa rilevabile dalla coincidenza tra le posizioni tedesche e il contenuto delle "istruzioni" impartite con la lettera famosa).
      Ma gli spunti, studiandosi bene le norme del demenziale trattato, sono praticamente infiniti.
      E la CGE non PUO', semplicemente perchè la materia "trattati" è incociliabilmente contraddittoria, non finire in contraddizione clamorosa e delegittimante, salvo "fare la cosa giusta" e usare un pò di razionalità sistematica...

      GIAN LUCA, TI RIBADISCO, VISTO CHE STIAMO PRODUCENDO UNA "VIA" SEMPRE PIU' NITIDA, L'INVITO AD ELABORARE UN POST (mentre sono occupato sul versante interno dei limiti costituzionali che le fonti UE non posono violare...).
      Partire bene con solidi argomenti e percorsi è importante :-)

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  3. Confesso che faccio fatica a stare al passo con tutte le letture. La Tua produzione è aumentata esponenzialmente e se ad essa ci si aggiunge quella dei blog interconnessi (Tempesta, Voci, e Bagnai) e tutto il corollario di commenti ed approfondimenti, il materiale è indubbiamente soverchiante rispetto al tempo a disposizione per goderne la lettura.
    Ciò detto, Ti ringrazio per la segnalazione del video. Mi son permesso di recuperare anche gli altri del medesimo convegno e farne un post sul mio blog di riferimento.
    A tal proposito ho riscontrato in Barra Caracciolo una personalità spiritosa e gradevole che si lascia ascoltare con piacere.
    Per il momento mi congedo cercando di trovare spicchio di tempo per somatizzare anche le questioni più tecniche e semmai dare un contributo dal mio punto di vista che rimane (per deformazione) sempre un po troppo sul filosofico.
    Un saluto,
    Elmoamf

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    1. Elmo è a te che tutti vogliono bene per la tua cortesia e gentilezza d'animo :-)
      E hai ragione: questo post esige che sia lasciato per la riflessione per un tempo adeguato (quindi non aggiungerò nuove "bordate" per qualche giorno...se riuscirò a resistere ;-))
      Quando avrai avuto il tempo indispensabile di assimilazione e i preziosi commenti avranno portato avanti la riflessione, SPERO CHE LA VIA DI COSTRUIRE UN IMPIANTO GIURIDICO-ECONOMICO DI "RIMESSIONE", DI RECENTI E MENO RECENTI PROVVEDIMENTI LEGISLATIVI, ALLA CORTE COSTITUZIONALE O EUROPEA TI APPAIA CHIARO IN TUTTA LA SUA GRANDE PORTATA PRATICA "LIBERATORIA"...

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    2. caro 48,

      hai un animo troppo nobile.

      Qui, al fronte, solo piccoli attimi per riflessioni necessarie e fondamentali.
      ... qui, al fronte, cascano solo granate, missili e proiettili ...
      Ti lascio, vado a soccorrer persone dilaniate nel terrore del loro/mio dolore ...

      That's all, folks!

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  4. la relatività del diritto - e il noto testo del grande Galgano è un ricordo vivo non solo nello scaffale ma anche nel cuore - ci insegna che quasi tutto è sostenibile in via giuridica. tuttavia, l'art. 10 Cost sia per collocazione che per tradizione sta a confermare che il diritto interbnazionzle - e con esso le norme convenzionali sui trattati - hanno una primazia autonoma e direi supoeriore alle ulteriori "limitazioni" di sovranità (e già la terminologia deve far riflettere alla luce di quanto successo con l'europa). poi se l'art. 11 era stiracchiato figuriamoci il 117, relativo al riparto di legislazione territoriale - statale e regionale -.
    le basi ci sono tutte, per ipotizzare la via d'uscita, che infatti paesi (anzi uno soprattutto) più grandi di noi - anche per tyradizioni di diritto pubblico - hanno già approfondito. tutto sta a trovare un veicolo adeguato allo sforzo. un super ktm da parigi dakar!
    sennò tocca sempre aspettare il salvataggio a stelle e strisce...

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  5. Premetto la mia ignoranza, e seppur mossa dalla volontà di approfondire gli argomenti questi mi risultano sempre un po' ostici. Il video linkato è utile perché per quanto lo si possa fare, è di più facile fruibilità da parte di un pubblico non proprio preparato (come me) e Barra Caracciolo espone gli argomenti in maniera chiara. Le domande sarebbero tante, alcune in particolare mi martellano.
    Perché il Presidente della Repubblica continua a ripetere (come detto anche da Sil-Viar) "abbiamo bisogno di una maggiore cessione di sovranità"? Perché le persone preposte per preparazione professionale, cultura, INCARICHI ISTITUZIONALI non si accorgono che i Trattati Europei ci stanno MASSACRANDO a livello economico e democratico e non mettono in discussione gli stessi attraverso la Corte Costituzionale, o alla Corte di Giustizia Europea? Domenica scorsa con mia figlia di 9 anni abbiamo visitato il Quirinale. Quando alla fine del percorso di visita si passa davanti alla Bandiera Italiana, ho spiegato il significato e l'importanza che essa rappresenta e perché in un luogo Istituzionale viene onorata (è in una nicchia del cortile d'onore), c'è sempre un soldato che presenzia e lei mi ha risposto "ah ma qui c'è pure il Presidente della Repubblica che come hai detto tu è il più importante degli Italiani, allora sta proprio bene". Che vi devo dire mi veniva da piangere. Cresce la preoccupazione ma anche la rabbia e questo blog è una bella boccata di ossigeno, speriamo in un nuovo Risorgimento delle coscienze, insomma cari Poteri Istituzionali datevi una svegliata, ma che state a fare? L'economia Italiana sta andando a rotoli, la nostra Democrazia è sotto assedio e tutto questo perché ce lo chiede l'EUROpa? Ma l'EUROpa di chi?

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    1. Ciao!
      Rispondo:
      1) perchè il presidente della Repubblica...? Non so se perchè non gli spieghino le cose bene (sappiamo che un tempo la pensava in altro modo sul "vincolo" europeo) e gliele spieghino "troppo" bene. Ma quello che ci interesssa è che lo fa. Non ci stupisce la cosa. Ma un diverso futuro (dalla cessione di sovranità) arriverà lo stesso.

      2) perchè chi ha incarichi istituzionali e cultura non "vede" questa realtà dei trattati e dell'economia distrutta senza alcuna giustificazone che non sia favorire l'oligarchia finanziaria (tedesca, per di più)? Perchè ha la pancia piena e tiene famiglia (nella migliore delle ipotesi). Magari in astratto è d'accordo sulla devastazione della Costituzione, ma per "alzarsi in piedi e parlare" dovrebbe sconvolgere una vita comoda e agiata. Ti basta?
      3) L'Europa di chi? So che la domanda, in questo caso, è retorica. Qui stiamo provando a lanciare una INIZIATIVA.
      PREPARARE UNO "SCHEMA" DI ARGOMENTAZIONI ARGOMENTATE SU ANALISI ECONOMICHE SOLIDISSIMA CHE SERVA A DEDURRE LA VIOLAZIONE DELLA COSTITUZIONE DA PARTE DEI TRATTATI E DEGLI STESSI PRINCIPI DEI TRATTATI DA PARTE DELLE APPLICAZIONI DEL DIRITTO EUROPEO (es; fiscal compact) A CUI NESSUNO STA REAGENDO IN ITALIA.
      Questo è qualcosa che può divenire uno strumento NOSTRO, ora, concreto e efficace, senza dover aspettare che i "politici" italiani cambino casacca quando la germania sarà rimessa in riga dagli USA.
      MI "ho" spiegato?
      Ogni domanda di spiegazione è bene accetta...

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    2. Io ho una risposta più politica che giuridica. Molte delle attuali cariche istituzionali in un tempo ormai remoto andavano oltre Cortina (non d'Ampezzo) e tornavano in Italia, favoleggiando dell'ordine mirabile di quei paesi . Citando dal grande Fulvio Abbate "Sul Conformismo di sinistra" sapevano bene che quell'ordine era in realtà arbitrio e corruzione, miseria, carceri e orfanotrofi da vergogna, automobili che inquinavano, linoleum al posto di un vero pavimento, delazione, campi di concentramento
      (“gulag”) per gli oppositori, bugie di stato,
      bugie macroscopiche come le mele prodotte in laboratorio dal genetista Miciurin, e poi, va da sé, privilegi inaccettabili per una ristretta cerchia di brutti satrapi, o, se preferite, di burocrati, così come diceva Trotskij della“nomenklatura” cui comunque era appartenuto".
      Ora, se per conformismo sostenevano allora quell'ordine insostenibile, pensate che oggi possano trovarsi a disagio nel difendere anche contro ogni evidenza (giuridica e fattuale) il sogno Europeo che, guardando alla Grecia, non è poi così distante, quanto agli effetti ultimi, q quelli del loro vecchio Paradiso Perduto (nomenklatura ricolma di privilegi e masse sempre più impoverite)?

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    3. Risposta esatta se riferita alla parte delle cariche istituzionali "elettive"(la classe politica di "vertice" diciamo così).
      La mia spiegazione della vita comodo e agiata vale per tutti gli altri, anche quelli che non sono costruttori ma "recettori passivi" del conformismo e che compongono un livello intermedio della classe dirigente, livello, per ora, assente all'"appello" della democrazia (appunto perchè la pancia è piena e comunque tengo famiglia...si, sì, facciamo qualcosa, ma non domani che devo accompagnare mio figlio a nuoto oppure "devo andare assolutamente a vedere che è successo nella casa al mare"...Vabbè)

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    4. Nella nomenklatura infatti non ci sono solo i politici-vil-razza-dannata. Non vorrei apparire, dopo quinta colonna, anche un ortottero, ma soprattutto e addirittura con maggiori responsabilità, gli informatori di regime (un tempo tutti schierati o con LC o con Servire il Popolo: Lerner, Polito, Santoro, Annunziata), il management delle Banche, i grandi intellettuali premi Nobel, fino a quelli che tu chiami giustamente recettori passivi. Tutti accomunati dal tengo famiglia. Li si riconosce agevolmente per un uso assolutamente improprio del pronome personale "noi" associato al concetto degli odierni "inevitabili sacrifici".

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    5. Alla luce di quanto scritto nel post sulla "Corruzione", si potrebbero aggiungere a quelli di cui parlate i 700.000 dipendenti delle varie società partecipate, e poi tutti quelli che lavorano per loro, le società appaltatrici con o senza gara, più i vari studi tecnici e società di consulenza di cui parlava sempre lo stesso post (oltre ai dirigenti, s'intende).
      In questo modo si è creato un gigantesco sistema di potere al di fuori di ogni regola, pagato (senza alcuna possibilità di controllo) dai cittadini, che serve, come tutti i sistemi di potere, a perpetuare se stesso.
      E si basa sull'ideologia che l'ha generato: più €uropa!
      Si è legalizzato il sistema clientelare, e si continuerà a chiedere fedeltà all'europensiero unico, immagino.

      Chissà quanti sono a metterli insieme tutti, loro e le loro famiglie!? Qualche milione? Quanto orienta l'opinione pubblica questa nuova "borghesia" che sul più €uropa ci campa?

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    6. Bravissima Silvia! Hai incominciato a "qualificare" la realtà con gli strumenti appropriati: alla fine con questi strumenti tu potrai smontare "loro" ma loro non potranno smontare te :-)

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  6. Ti ringrazio 48 per le belle parole. Tra strascichi e bocconi ogni tanto leggo un rigo, certo è che alcuni entusiastici apprezzamenti del "fronte" mi lascino perplesso. Vivo al fronte da che ero bimbo ma non ritengo d'esser stato od essern' l'unico, pertanto incensato dall'alto.
    Personalmente non fruisco qui di certezze per il futuro poiché il mio di personale adombra solo foschi nuvoloni di tempesta pronti letteralmente a travolgere la mia progenie. Pertanto mi rammarica constatare certe esternazioni espresse da altri che diversamente si sentono al "fronte attivo", magari al pari di una linea maginot di statica rivendicazione. Non è mia intenzione la polemica poiché certo che a nulla e nessuno giovi la sterile contrapposizione peraltro basata sul "nulla".
    Pertanto qui mi fermo e rinnovo un cordiale saluto,
    Elmoamf

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  7. LA CORTE COSTITUZIONALE AVREBBE MATERIALE SU CUI PRONUNCIARSI, COME CHIARAMENTE SOTTOLINEATO DALL'AUTORE (QUELLO DER MARRANO:) DURANTE IL CONVEGNO DI PESCARA LA NOSTRA COSTITUZIONE E' LA STELLA POLARE, E' IMPRESCINDIBILE E INSINDACABILE. MI ASSOCIO QUINDI A SILVIAR PERCHE'SI POSSA ARRIVARE AD UN INTERVENTO IN TAL SENSO.

    MI RIFERISCO AL COMMENTO DI SIL-VIAR E ALLE RISPOSTE ALLO STESSO , TRA CUI IL PUNTO FOCALE (IN ESTREMA SINTESI) MI PARE IL SEGUENTE.
    _
    " Oppure ci dicesse la nostra corte costituzionale se sia possibile rispettare l'art.11 Cost (che dà copertura ai trattati), se i principi fondamentali della Cost.- ad es; art.1,4 (tutela lavoro come espressione della libertà e dignità umana) e 32 (salute garantita dal "pubblico"), 38 (assistenza e pensioni "adeguate") Cost.- SONO COMPRESSI OLTRE OGNI RAGIONEVOLEZZA E SENZA ALCUN LIMITE PRESTABILITO, coerente con la natura solidaristica e sostanzialmente egalitaria (art.3, comma 2, Cost.) del nostro ordinamento...|"

    "Rebus sic stantibus” : NOT , I PRESUME.
    SEE SOON (DEVO RIPASSARE IL CAPITOLO CORTE COSTITUZIONALE E POI TORNO:)
    PERCHE' C'E' MODUS IN REBUS, MA LE VIOLAZIONI DELLA COSTITUZIONE ARE NOT ALLOWED...
    I BEG YOUR PARDON PER LE MAIUSCOLE NON STO URLANDO SONO SOLO CECATA.

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    Risposte
    1. Oh, così mi piacete!
      IL mondo dell'euro cadrà. La volontà egemonica tedesca li porterà alla sconfitta per la terza volta.
      Ma A NOI ITALIANI INCOMBE SEMPRE L'ONERE DI ESSERE PRONTI A RICOSTRUIRE DEMOCRAZIA E LIBERTA', SENZA LASCIARE IL CAMPO AGLI SCONTATI VOLTAGABBANE.
      E questo costruire un'alternativa alla "neo-fregatura" incombente" STA NASCENDO QUA, MICA ALTROVE QUI, E ORA...

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    2. SONO D'ACCORDO qui ci sono menti libere:)
      Per quanto riguarda il commento successivo il Post strategico lo vogliamo sì, a moi ci garberebbe.
      Aveeevo visto gli esempi dati a Silvia, scusa ma non mi sono capita e mi stava cadendo la connessione (un dramma credimi) intendevo, casi concreti, illustri precedenti, non la fattispecie.
      Aho se c'era er cavajere me sbranava (non è vero:) tu però un precisettooo...
      see soon

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    3. Guarda non sono un precisetto. Qua non stiamo a gioca' e avrai visto che, però, non sbrano nessuno.
      Il fatto è che se parliamo di economia dati e correlazioni devono essere oggettivamente precisi e attendibili.
      Se parliamo di diritto, occorre un linguaggio precisissimo.
      Perchè il diritto è essenzialmente META-LINGUAGGIO: cioè ogni termine è riassuntivo, RAPPRESENTA, una serie di proposizioni "atomistiche" che il metalinguaggio organizza in forma sintetica (ogni parola tende a rappresentare un intero concetto o più di essi, a loro volta "prestabiliti" in un "consenso" scientifico).
      Proposizioni-lemmi che poi da "atomistici" passano a" molecolari", cioè riassumono non mere proposizioni ma interi discorsi (logico-dimostrativi).
      Questa è (indispensabile) teoria generale, nella vulgata degli studi di logica di Bertrand Russell.

      Senza questa univocità di linguaggio, il diritto è nulla, una mera opinione che chiunque si sentirebbe di esprimere, al più rozzamente sostenuta dal testo di norme di cui non si è veramente in grado di capire il significato.
      Grazie per avermi dato occasione di spiegare questa importante informazione :-)

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    4. prego, è bello sentirsi utili (un po' idioti a volte ma utili:)
      Grazie a te per aver citato Russel.

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    5. Cara Sandra",
      a proposito di rendersi utili, vai giù giù fino in fondo nei commenti e troverai la mia RISPOSTA A CHICCO DM.
      Spero sia ben chiaro cosa significhi rendersi utili "attivamente" a questo punto. Sta a "voi" tutti creare l'organizzazione adeguata :-)

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    6. Se la patria chiama io mi coordino con gli altri irridentisti.
      P.s. dammi il tempo di risolvere una questione in sospeso con un vivisettore e poi torno:)

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  8. Scusate, se possibile mi piacerebbe una vostra opinione sulla denuncia presentata da SARAH LUZIA HASSEL REUSING e VOLKER REUSING
    Si tratta di qualcosa di "estemporaneo" oppure no?

    http://netzwerkvolksentscheid.de/wp-content/uploads/2012/11/englische-Version-Strafanzeige-IStGH2.pdf

    Più sotto un estratto.
    Grazie mille
    Stefano Cianchetta

    ......The memorandum of understanding of the troika (EU Commission, International Monetary Fund IMF, and European Central Bank ECB) in the scope of financial support of the EFSF of February 2012 obliged Greece, to direct all revenues of the state onto a blocked account, in order to preeminently pay the external creditors (see German and English translation for the German Bundestag of the memorandum of unterstanding via Greece from February 2012, file number „Drucksache 17/8731“).
    http://dipbt.bundestag.de/dip21/btd/17/087/1708731.pdf
    The blocked account refers, as the Hellas Frappe article „How Venizelos Robbed State Institutions To Complete Bond Swap“ of the 26.03.2012 shows, not only to future revenues, because, at the 09.03.2012 credits of ca. 1.4 billion € of various public institutions, among them universities and hospitals, have been complety taken away without warning from one day to another, and have been transferred to the blocked acocunt at the Bank of Greece, which has had already been implemented according to the memorandum of understanding. Even public hospitals have suddenly been without any credit on their banking account with respective effects on their work.
    http://hellasfrappe.blogspot.gr/2012/03/how-venizelos-regime-robbed-state.html

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  9. 2 Parte
    Se ho ben compreso un ricorso alla Corte Costituzionale può avvenire:
    A•un ricorso in via incidentale;
    B•un ricorso in via principale.
    Avrei bisogno di esempi, se c'è someone che li fa al volo oppure li dovrò cercare, ma sui tempi non posso dare garanzie.

    Si può fare un parallelo(tenuto conto delle differenze negli ordinamenti giuridici dei due paesi) ) con quanto fatto in Germania prima del sì (peraltro alle loro condizioni) all'ESM? Almeno in termini sostanziali, ovvero non mi risulta che da noi sia mai intervenuta la Corte costituzionale in merito a quella giungla di trattati che qualche stolto ha votato a scatola chiusa.

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    1. Sandra a noi cittadini comuni interessa solo la "rimessione" incidentale (v.art.134 Cost.). cioè operata, generalmente su sollecitazione della parte interessata, da un giudice in una controversia "comune" (per farla breve).
      Gli esempi li ho fatti nella prima risposta a Sil-viar.
      Ma illustrazioni schematiche del sistema italiano abbondano in rete. E anche del sistema di rimessione, sempre incidentale, di questioni interpretative alla Corte europea.
      Se necessario farò un post (a questo punto "strategico")

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  10. Ma non potremmo iniziare proprio dall'articolo 1? "L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione". E che cos'è la SOVRANITA' per il popolo se non garantire "solidarietà politica, economica e sociale" (art. 2), dare "pari dignità sociale...rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese" (art. 3), riconoscere "il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto." (art. 4), "promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione", (art. 9)?

    Credo che già qui, visto che in nome del "ce lo chiede l'Europa" stiamo praticamente smantellando lavoro, scuola, sanità e patrimonio artistico ed architettonico, ce ne sarebbe per un bel ricorso... Che poi, la rivolgo direttamente a te 48, l'art.10 afferma "L'ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme del diritto internazionale generalmente riconosciute.". Cioè si conforma, non lo "subisce". Ed inoltre, come affermato dall'art. 11 "in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo.". In UEM, quale giustizia ci sarebbe? Quale pace starebbero garantendo gli attuali trattati dell'Unione mentre divampa il precariato, la disoccupazione e la malnutrizione addirittura dei bambini in alcune zone d'Europa? Quale giustizia fra le nazioni, se vige in quella che una volta nacque Europa dei popoli, la legge del più forte, dove il darwinismo non lascia spazio, è un dato di fatto, ai migliori, bensì ai più meschini, ai più furbi, ai senza scrupoli, che a parità di regole sarebbero relegati a reietti della società? Quali condizioni di parità fra Stati, appunto come già specificato, ci sarebbe in UEM se certi paesi hanno prima

    Ma continuo, e ti chiedo scusa perchè so che sono cose già dette, con l'art. 31: "La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l'adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose. Protegge la maternità, l'infanzia e la gioventù, favorendo gli istituti necessari a tale scopo.". Quali misure economiche sono messe in campo per questi scopi se in nome "dell'Europa" ci vengono tolte anche le agevolazioni fiscali e non esistono degli asili per le lavoratrici che, anzi, vengono messe alla porta dalle aziende perchè portano in grembo il futuro delle nostre generazioni, in violazione dell'art. 37?
    Proseguiamo con l'art. 32 "La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.", come? Tagliando i fondi, ad esempio, per i malati di Sla? Oppure nel momento in cui la spesa pubblica improduttiva diventano le prestazioni per i portatori di sindrome down?
    Vediamo l'art. 34: " capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi.". Come è possibile garantire ciò se la spesa per l'istruzione è da sempre sacrificata in nome dell'Europa e lo sarà ancora di più in nome del Fiscal Compact?

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    1. Ho tralasciato un pezzetino: Nelle condizioni di "parità fra Stati", volevo sottolineare che di fatto, via svalutazione REER (Real effective exchange rate) oramai gli Stati europei non sono più su un piano di parità, ma di creditore/debitore, in barba all'art. 5 TFUE che imponeva il coordinamento delle politiche economiche che il Core-UEM non ha appositamente perseguito nei tempi e nei modi adeguati per realizzare, di concerto con gli altri paesi membri, delle politiche del lavoro che non generassero gli squilibri esteri critici denotati dai paesi periferici UEM che, di fatto, hanno subito la svalutazione reale competitiva tedesca senza poter "rispondere" con una strategia economica difensiva adeguata.

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    2. Flavietto, te vojo bbbene.
      Si tutti "sarebbero" come te 'o sai come andrebbiro mejo le cose in Italia? :-)
      Basta elencare le norme della Costituzione per rendersi conto che è un BOLLETTINO DI GUERRA, con l'elenco dei diritti uccisi e degi interventi sociali "dispersi".
      LA ROTTA DELLA DEMOCRAZIA HA UN NOME (pure foneticamente brutto): UEM,
      Ma mo' je famo er cucchiaio...Non si può sempre subbbire...

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    3. E mo' pure rincaro: l'art. 38 dicesse pure che er cittadino inabbile lo Stato non lo po' lascia pe' strada, nè se è disoccupato 'nvolontario...ecco...e pure 'n caso de malatia, infortunio o vechiaia...e pure l'articolo l'art. 41, che mme so' dimenticato de dillo prima, disce che l'attività econommica è libera, ma nun se po' svolge in contrasto con l'utilità sociale, la sicureza, la libertà umanna...ecco, mo ce' vojo proprio vede' come a finanza non contrasta con questo...e te ricordo inoltre gli art. 46 e 47: er primo disce che la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori alla gestione delle aziende...mentre er secondo disce che "La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito.
      Favorisce l'accesso del risparmio popolare alla proprietà dell'abitazione, alla proprietà diretta coltivatrice e al diretto e indiretto investimento azionario nei grandi complessi produttivi del Paese.". Ce vojo proprio vede' come cor Fiscale Compacte, che taglia a spesa pubblica che è redito privato, er risparmio popolare un domani se potrà permette 'na casa...manco da magnà c'avremo!!

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  11. Questi invece sono gli articoli più interessanti, che io per primo dovrei imparare a memoria: art. 35: "La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori.Promuove e favorisce gli accordi e le organizzazioni internazionali intesi ad affermare e regolare i diritti del lavoro. Riconosce la libertà di emigrazione, salvo gli obblighi stabiliti dalla legge nell'interesse generale, e tutela il lavoro italiano all'estero.". Come sta tutelando il lavoro l'attuale governo o l'UE? Con la curva di Phillips? Come cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori? Lasciandoli a casa? Quali organizzazioni internazionali tutelano i diritti delle classi lavoratrici? NESSUNA? Quali sindacati europei sono stati promossi? NESSUNO.

    Ma attenzione all'art. 36: "Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.". Ma quale retribuzione proporzionata? Quella interinale ben descritta da Brancaccio? Quale esistenza libera e dignitosa può vivere un uomo o una donna se sono disoccupati e senza diritti?
    Ma leggiamo anche l'art. 41: "L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l'attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali.". La LEGGE determina i programmi e controlli perchè l'attività economica persegua FINI SOCIALI!! Quali fini sociali sta seguendo l'attuale governo italiano emanazione diretta dei desiderata BCE? Quale economia pubblica se si sta tentando la privatizzazione di tutti i servizi di pubblica utilità?
    E ricordiamoci, in merito a ciò, quanto afferma l'art. 43: "A fini di utilità generale la legge può riservare originariamente o trasferire, mediante espropriazione e salvo indennizzo, allo Stato, ad enti pubblici o a comunità di lavoratori o di utenti determinate imprese o categorie di imprese, che si riferiscano a servizi pubblici essenziali o a fonti di energia o a situazioni di monopolio ed abbiano carattere di preminente interesse generale.". Capito? Lo Stato in nome dell'interesse generale, può procedere all'esproprio di imprese di servizi pubblici essenziali, energetiche o di monopolio che siano di interesse generale! Questa è la sovranità che ci vogliono togliere con i vari Fiscal Compact e che la Deutsche Bank ha nel mirino. Lo Stato, cioè noi popolo italiano, abbiamo il diritto di perseguire queste azioni nel nome del nostro interesse e del nostro benessere!!

    Chiudo infine con un richiesta. L'art. 177 afferma. "Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie" e si cita "moneta". Nella forma attuale UEM, lo Stato Italiano dispone di legislazione esclusiva sulla moneta? A me pare proprio di no...direi quindi che è ora di riproporla questa moneta italica. Grazie e scusa per il post "eterno" e per l'OT...ma credo che tutti i Titolo I,II e III della nostra incommensurabile Costituzione contengano abbastanza materiale per poter definire "fuorilegge", visti anche i principi della piena occupazione disattesi dal TFUE, tutte le azioni fin'ora perseguite dai governi italiani proni ai diktat dell'UEM. E' ora di darci un taglio (all'UEM, mica alla spesapubblicaimproduttivabrutta, che avevi capito?!?!), in tutti i sensi. Thanks!

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    1. E allora per esempio: l'art.43 Cost. è sopravvissuto al trattato di maastricht? E se no, dove sta scritto che una legge di autorizzazione alla ratifica di un trattato (o ancor peggio una direttiva UE) possa abrogare una norma costituzionale al di fuori della revisione ex art.139 Cost.?
      E quando ce l'hanno detto che l'art.139 era derogabile, se invece è implicita nella "rigidità" della Costituzione la sua inderogabilità?

      Quello che dici pone quindi il problema più generale del rapporto tra trattati europei e costituzioni nazionali, che, come sappiamo le Ccermania ha risolto dicendo che tutta la loro costituzione è superiore alle fonti europee.
      Basterebbe questo a far saltare "le condizioni di parità con gli altri Stati" che l'art.11 Cost. IMPONE debbano essere rispettate per accedere ai vincoli-limitazioni di sovranità UE.

      Decisamente abbiamo bisogno di allargare il tema: con altri post, di cui questo era in sostanza un punto di partenza...nonostante sia in realtà un "punto di arrivo":-): ma occorre che siate posti in grado di sapere "come" ci si arriva, autonomamente, per gestire la vostra libertà

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    2. Infatti!! Se la Merkel afferma questo, stracciando di fatto la superiorità dei trattati UEM di fronte alle Costituzioni nazionali, non vedo perchè pure noi non potremmo fare la stessa cosa...e quindi VEDO già da qui, da questo articolo 43 che esplicitamente dice che i servizi essenziali non possono e non devono essere "privatizzati", l'incostituzionalità delle direttive europee volte alla "liberalizzazione" (come vengono chiamate oggi, un po' come i tagli di spesa pubblica vengono nascosti dietro la "spending review") ed iniziate con le svendite delle aziende statali (che possiamo dire una volta assimilabili al concetto di "piena occupazione" statale) e proseguite con le privatizzazioni di monopoli naturali, quindi per loro stessa natura "inalienabili" poichè di interesse nazionale e sociale, quali Telecom o Autostrade, oppure in riferimento ai settori assicurativi e bancari abrogando per quest'ultimo aspetto l'art. 47, di fatto, nel periodo in cui afferma "la Repubblica...disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito". Ma se le banche di cui era "azionista" sono state tutte vendute in nome dell'Europa, come fa a perseguire questo principio? Mistero...Mo' so stanco, me se stanno accavalando gli occhi...

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    3. Mumble.....mumble...sono sveglia, sono sveglia...ho trovato "La nascita della Costituzione" mi sembra un sito emerito...lo leggo tutto e poi aritorno.

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  12. Caro 48, andando a spulciare la letteratura da te citata mi sembra evidente la violazione da parte della Germania (e degli stessi organismi europei che dovrebbero "coordinare" le politiche economiche e sociali) di numerosi articoli del TFUE.

    Ma riallacciandomi anche a quanto detto da Flavio, c'è un altro aspetto che mi fa ancor più arrabbiare. Esiste ormai un'ampia letteratura economica che dimostra che le politiche di austerity siano controproducenti, in particolare relativamente al fatto che - essendo il moltiplicatore ben superiore ad 1, soprattutto in fasi di contrazione del ciclo economico - tagli alla spesa pubblica risulteranno necessariamente in un aumento del deficit, e del rapporto debito/PIL. Le fonti non potrebbero essere più "qualificate" ed "ortodosse": Olivier Blanchard, capo economista del Fondo Monetario Internazionale, che nel recente "World Economic Outlook" dichiara apertamente che le previsioni del FMI riguardanti le nazioni coinvolte in programmi di austerità si sono rivelate costantemente troppo "ottimistiche".

    E' quindi logica conseguenza (peraltro supportata dalle costanti revisioni al ribasso del PIL italiano negli ultimi mesi) che le proiezioni relative alla crescita del nostro PIL e al (presunto) calo del deficit e del rapporto debito/PIL si riveleranno infondate, e cioè porteranno in particolare a:
    - un aumento del deficit sopra il "fatidico" 3% nel 2013 (già previsto ad esempio nell'ultimo rapporto NENS) che risulterà in procedure automatiche di "rientro" imposte dal Trattato cosiddetto Fiscal Compact, e cioè in una immediata "manovra" correttiva che ricadrebbe automaticamente sulle spalle del nuovo governo in carica
    - un aumento del rapporto debito/PIL, che risulterebbe in una procedura per "debito eccessivo" (sempre dallo stesso Fiscal Compact) che costerà all'Italia una multa fino allo 0.1% del PIL.

    Ora, la domanda è: com'è possibile che un trattato (Fiscal Compact) e una norma inserita in Costituzione (pareggio di bilancio) impongano al presente e al prossimo governo di perseguire una politica economica che secondo le più "ufficiali" istituzioni economiche internazionali ci porterà dritti dritti verso una procedura per debito eccessivo, e cioè verso una multa pari a svariati miliardi di euro?!? E che imporrà al nuovo governo - non ancora eletto! - una "manovra automatica" che non farà altro che causare un ulteriore peggioramento delle finanze pubbliche? Mi sembra una palese limitazione della democrazia, ed una assurdità logica che non può non risultare evidente ad ogni persona dotata di buonsenso...

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    1. Ottima analisi Chicco, a proprio a questa conclusione "tira" il post, (come tutto il lavoro espositivo qui svolto :-)!)...
      Sul MOLTIPLICATORE: faccio una piccola ricostruzione storico-dottrinale PRO-MEMORIA, (da me già inserita in rete), e che può servire a capire QUANTO QUESTI QUI SAPPIANO BENISSIMO COSA FANNO:
      - allora c'è persino uno studio della BCE, citato da Piga e che ricalcola in aumento il fiscal multiplier (http://www.ecb.int/pub/pdf/scpwps/ecbwp1483.pdf ); quest'ultimo non propone affatto conclusioni isolate e “nuove”, contrariamente a quanto si ostinano ad affermare i vari Boldrin.
      - Intanto (come hai evidenziato) il FMI lo rialza (Blanchard stesso ne parla e la “capetta” Lagarde conferma, persino in margine al convegno dei popolari europei, con Casini che ne esce senza averci capito nulla...ma di nulla), stigmatizzando come la commissione UE lo abbia quantificato in una misura da paese del terzo mondo, mandandoci incontro a una recessione di cui era stata colpevolmente sottostimata la misura prevedibile http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-10-11/troppa-austerity-strangola-economia-063754.shtml?uuid=AbgV5arG&fromSearch
      - “In the long run” il moltiplicatore in paesi in situazione di cambio fisso è generalmente indicato come ben oltre 1, da:
      a) il ben noto studio di Blanchard-Perotti del 2002;
      b) qui, dal FMI, studio del 2009 http://www.imf.org/external/pubs/ft/spn/2009/spn0911.pdf;
      c) anche qui, http://www.offnews.info/downloads/w16479.pdf
      dove peraltro si sottostima l’effetto sui "quarter" (molto meno in the long run) proprio a causa della diffusa filosofia di “reprimere”, attraverso tasse e tagli di spese, gli effetti altrimenti largamente positivi sia di consumption che di investment del governo, in omaggio alla teoria, stupidamente “prociclica”, di ridurre il debito come autonoma misura fiscale (che, come dice lo stesso studio, altera il comportamento “naturale” degil operatori in vista delle scontate manovre di austerity).

      Bene, se ha letto la proposta partita da Gian Luca e elaborata qui nei commenti, ora, armato di queste solide basi economiche e di maggiori "connessioni" giuridico-istituzionali, ti manca solo di:
      1. trovare altri come te, "consapevoli" e disposti a prestare ausilio sui presupposti economici;
      2. trovare (ehi, siete in ascolto!?), un pool di avvocati dotati di passione civile;
      3. inondare i tribunali, di tutti i tipi, di eccezioni sia di illegittimità costituzionale ben argomentata delle misure di austerity nei vari settori, sia di richieste di rimessione alla CGE (Corte europea) perchè interpreti le fonti pattizie (fiscal compact, lettere BCE, in genere condizionaltà, e a monte gli stessi trattati) chiarendo come sia compatibile questa politica UEM coi principi fondamentali del trattato stesso, in particolare con l'art.3, par.3 (e norme che lo richiamano costantemente, citate nel post).

      DI SUPPORTO IN QUESTO SENSO QUI CE N'E' GIA' (praticamente tutti i post tecnici)IN ABBONDANZA: SI TRATTA D FARE UN LAVORO DI ASSEMBLAGGIO.
      E VOI LO POTETE FARE GIA' DA SUBITO, ORGANIZZANDOVI, SENZA ASPETTARE CHE SI MUOVA CHISSA' CHI.
      DIFFONDI TRA I GRUPPI GOOFY E DOVE VUOI. L'ARTIGLIERIA DELLA DEMOCRAZIA E' GIA' QUESTA, STA A VOI ATTIVARVI, SE VI VA :-)

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  13. Per la prima fase, la diffusione del messaggio, sono già attivo... per l'organizzazione di un gruppo di lavoro, contate su di me!

    Up patriots to arms! Engagez-Vous!

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    1. Ma a questo punto mi sa che sono gli altri che devono "contare su di te" e su tutti gli orizzontisti-goofysti che prenderanno l'iniziativa (anche se il termine non piace ad Alberto...ma lo riferisce a una presunta corrente di pensiero economico...e si capisce :-)!!)

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    2. Chicco ma tu leggi nel pensiero? Sai cosa volevo proporre l'altro giorno? Proprio la canzone di Battiato (la versione con i subsonica :più rock) come leit motiv di questa rinascita, civile morale e culturale.
      Contate anche su di me:)

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    3. NO vi prego i "subsonica" no!!! Mi ritiro dall'affare e chiudo il blog se mi mettete un inno dei subsonica (non scherzo troppo) :-) Il rock è veramente un'altra cosa, per chi ha vissuto quello vero...e non lamentoso e deformato, da luogocomunisti musicali (compresi i messaggi di banalità e subcultura, unica cosa veramente sub, dei testi). E poi il caro vecchio Battiato in originale è così evocativo, suvvia!

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    4. Oh, Sandrina si fa per scherzare. anche perchè ormai ti considero parte della famiglia...e se non ci si sfotte tra di noi (lovingly)!

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    5. A me Battiato piace in tutte le salse , però i subsonica so' ggggiovani, to be honest io preferisco i Led Zeppelin che c'entra:)
      Sfotti sfotti...intanto ti abbiamo trovato la colonna sonora e manco grazie c'hai detto:)

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    6. E' lo scontro generazionale caro 48... ormai se non abbiamo una base ritmata e un po' di sonorità elettroniche, un ci garba!!

      Comunque, concordo sul fatto che l'originale sia più suggestivo (Sandra, ci metteremo in un angolino - di nascosto - ad ascoltare la versione "gggiovane"!)

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    7. Mi oppongo!
      Colonna sonora?
      KNOW YOUR RIGHTS!
      THE CALL UP
      DEATH OR GLORY

      Questa si può definire una colonna sonora...
      ...noi antichi...

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    8. Ne convengo grandi!...
      E se proprio non si vuole essere "antichi"
      ..."I'm gonna fight 'em off
      A seven nation army couldn't hold me back
      They're gonna rip it off
      Taking their time right behind my back
      And I'm talking to myself at night
      Because I can't forget"

      Yehhh! We can't forget
      E co' sta canzone (SEVEN NATION ARMY id est: ccermania, olanda, lux, belgio, finlandia, austria e...sì Monaco...and they coudn't hold us back) ci abbiamo pure vinto il mondiale!

      http://www.angolotesti.it/W/testi_canzoni_white_stripes_the_335/testo_canzone_seven_nation_army_19759.html



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    9. http://www.youtube.com/watch?v=Mut_jxG1Uhc

      Notare che anche il resto del testo si attaglia col desiderio di dire "quello che non vuoi sentire" "ma te lo dirò lo stesso"...non ne posso più e voglio andare "back home"...nella mia sovranità, nella mia Costituzione, nella mia speranza! :-)

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    10. Sil-viar, 48, perchè non aggiungere la colonna sonora è ampia, non escludiamo aggiungiamo:)
      By the way:
      Redemption song
      The End (dell'euro sia chiaro)
      Starway to haven (questa perdonatemi ma la metto pure nella compilation natalizia, nun ce fate caso, anzi se vi interessa lunedi tarda sera italia 1 concerto Led Zeppelin)
      Chicco tu sei un vero gentleman:) e mi sa che te lo avevo già detto:)

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    11. Tutte canzoni fantastiche, i Clash sono sempre stati il mio gruppo preferito ma... almeno come inno, una canzone italiana, please!!!

      Eppoi, mi sembra alquanto appropriata:

      “La fantasia dei popoli che è giunta fino a noi non viene dalle stelle“ - cioè il nostro carattere, le nostre attitudini non sono un dono esterno, una concessione, ma il risultato di un impegno, di una ricerca, che richiede tempo e fatica

      "alla riscossa stupidi che i fiumi sono in piena potete stare a galla" - la corrente/storia è dalla nostra parte, ci sostiene, ci permette di respirare

      "mandiamoli in pensione i direttori artistici gli addetti alla cultura" - tutti i maitre-a-penser, luogocomunisti ovviamente, che ci ammorbano con le loro banalità conformiste, buoniste e Vifionarie

      "e non è colpa mia se esistono spettacoli con fumi e raggi laser se le pedane sono piene di scemi che si muovono" - le armi di distrazione di massa della società omologata, e la passività delle persone che non fanno altro che uniformarsi e seguire i "falsi miti di progresso"...

      ma soprattutto:

      "noi siamo delle lucciole che stanno nelle tenebre" - bellissimo!

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    12. In questa canzone c'è tutto:) e poi hai ragione un po' di orgoglio nazionale non guasta, anzi.
      P.s. altro che lucciole noi siamo "soli invincibili" (“Au centre de mon oeuvre, il y a un soleil invincible” Albert Camus):)

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    13. Ma lo sapevate che Shel Shapiro ci ha già pensato!??

      http://www.controcampus.it/2012/12/undici-shel-shapiro-rende-omaggio-alla-costituzione-italiana/

      Da un punto di vista musicale è orecchiabile come un branco di gatti in calore, ma volete mettere quanto emoziona ascoltarla? ;-)

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    14. Che bello ritrovarLa qui, dopo i vari interventi nel blog del professor Bagnai! Ho apprezzato molto il suo intervento a Pescara e, piano piano - dato il tempo a disposizione e lo "spessore" degli scritti, sto leggendo i post. Quindi per il momento ritorno a studiare, silente, la mole di dati e spunti. Mi permetto di segnalare un'altra versione di Up!Patriots to arms , quella dei Disciplinatha( gruppo sciolto da una quindicina d'anni), più punk-rock...

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  14. Se si tratta di partecipare a uno o più ricorsi alla Corte Costituzionale o altri organismi presentando accuse di incostituzionalità e distorsione della democrazia allo scopo di ostacolare i nuovi trattati europei come hanno fatto migliaia di cittadini tedeschi ( é questo che proponi?) non credo sia difficile raccogliere qualche migliaio di firme tra goofisti e quarantotteschi.
    Avevo molto ammirato i cittadini e i deputati che avevano portato avanti queste iniziative in Germania ed ero costernata che invece qui da noi non nascesse niente del genere. Certo sui deputati non ci possiamo contare....

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    1. NOn è proprio la stessa cosa.
      In Ccermania hanno fatto un ricorso basato sulla teoria, del tutto sballata, che i tedeschi fossero estranei alla crisi dei piigs e che non dovessero neppure pagare (esattamente come tutti gli altri)una % proporzionata al PIL dei fondi di salvataggio vari (voluti da loro, pro-banche "loro", e pure inutili).
      Quindi miravano a fermare persino il compromesso guadagna-tempo escogitato dalle "loro elites" di concerto con BCE, per perpetuare l'euro e il vantaggio commerciale che ne traggono (slealmente), sollevando una questione di presunta democrazia, che c'entra come i cavoli a merenda (l'asimmetria dei trattati l'hanno creata loro e invocare la democrazia per sottrarsi alle naturali conseguenze dell'AVO è solo egoismo indotto dalla loro propaganda mediatica, veramente indegna).

      Noi, mediante un sistema diffuso di possibili e distinte cause, coinvolgenti i vari aspetti normativi "distruttivi" IMPOSTICI DALL'EUROPA PER TUTELARE I CREDITI PRIVATI BANCARI TEDESCHI, miriamo a ripristinare il minimo di una DEMOCRAZIA COSTITUZIONALE GIAà ABBONDANTEMENTE CALPESTATA.
      Bisogna aver chiari i meccanismi in base ai quali ciascun poplo "crede" che stiano le cose: loro hanno prima menato e poi non vogliono neppure pagare le cure ai feriti. Noi "vorrremmo" provare a fare un'operazione che riporti il sistema dei diritti alle condizioni minime di sopravvivenza (che "loro" ci vogliono togliere)...Insomma, nella SOSTANZA, siamo agli antipodi "loro"...Ok?

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  15. Che lo facessero per egoismo non c'é dubbio... Peró avevo apprezzato il fatto che si ribellassero agli sciagurati piani delle loro elites, cosa che noi finora non abbiamo dimostrato di saper fare. Mi pare.

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    1. Countess darling,
      ma come te lo devo dire?
      Non si sono affatto ribellati agli "sciagurati piani delle loro elites". MA QUANDO MAI!
      HANNO SOLO ESTREMIZZATO, SECONDO IL LORO ANIMO DI POPOLO, LA PROPAGANDA DELLE LORO ELITES!!!!!!!!
      Se non capiamo questo non si va da nessuna parte, perdiamo in partenza per default "luogocomunista"...Please read keenly what I wrote, I beg you

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  16. "per non smentire la loro pignoleria e il rigore che li contraddistingue, i cittadini tedeschi stanno ancora continuando ad inviare altre decine di ricorsi per contestare non solo la legittimità dei fondi di salvataggio, ma anche la regolarità dell’ultima diavoleria finanziaria creata dal governatore della BCE Mario Draghi, ovvero l’OMT (Outright Monetary Transactions), l’acquisto illimitato di titoli di stato sul mercato secondario, che viola palesemente l’articolo 123 del TFUE, il quale impedisce appunto o meglio dovrebbe impedire alla banca centrale qualsiasi forma di finanziamento diretto dei governi nazionali. Anche in questo caso i giudici della Corte Costituzionale di Karlsruhe troveranno un rimedio per mettere a tacere i rompiscatole, ma questi continui intoppi burocratici e legislativi dimostrano evidentemente che in Germania qualcosa si sta cominciando a muovere..." bè pazienza, sono in buona compagnia di Piero, ma sempre disposta a cambiare idea. (Post del 12 settembre )

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    1. Countess,
      scommetti che Piero sarebbe d'accordo con me? Quello che vuoi...
      Cerca di "get the big picture":
      1) l'elite bundesbank muove i fili della merkel. Ok?
      2) Quindi va a (far finta di) negoziare e dice a Draghi: per tenere buoni gli italiani (noi siamo la posta in gioco, il piatto forte, succulento, della trappola-euro; intesi?) fingi che devi mediare, che l'art.123 tu lo "forzeresti" (NON E' VERO!!! NON TE LO BERE! CONSENTE ACQUISTI/FINANZIAMENTI DI DEBITO PUBBLICO NON SOLO SUL MERCATO SECONDARIO, MA ANCHE DA ISTITUTI BANCARI PUBBLICI DEGLI STATI!);
      3)continua (la merkel): noi fingiamo di tenere buoni i tedeschi "comuni" (DOPO AVERLI AIZZATI IN TUTTI I MODI, DO YOU GET IT?) e tu fingi di tener duro sulla soluzione degli acquisti di debito che serve solo a non far esplodere l'euro ora, subito, mentre A NOI (CRUCCHI) CI SERVE ancora per qualche annetto, per imporre, con la "condizionalità", la svendita dei beni pubblici (e privati: asset industriali) italiani a nostro favore (ma l'hai letti i links che ho messo al post "addendum all'ipotesi frattalica? No, dico...).

      Ora ti è più chiaro?
      Magari Piero ci legge e ti conferma questa lettura. Ma magari gli si accende anche a lui la lampadina (visto che con lui ci si intende al volo).
      Fammi segno di sì con la testa se hai capito (se i luogocomunisti ti tengono in ostaggio con una pistola alla tempia :-)...)

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  17. Complimenti a 48. Ora mi studio per bene il malloppo

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  18. le cose che scrivi le condivido in toto, solo non credo che quei cittadini tedeschi siano completamente manipolati .e agiscano come marionette o peggio ancora come consapevoli complici....sarà anche questo un Fogno, may be...

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    1. Ultima risposta: se fosse come speri sarebbe peggio. COnfermerebbe che quel popolo è oggettivamente incapace di avere anche il minimo barlume di capacità cooperativa e quindi è ONTOLOGICAMENTE INADATTO A TRATTATI DI COOPERAZIONE (e i fatti lo confermano, però rileggiti i primi 2 par. del post).
      Poi se ti piace fognare che non siano manipolati non solo gli sottrai una scusante, ma sopravvaluti la loro capacità di autonomo pensiero, laddove del senso collettivo di popolo fanno una vera e propria mistica (di cui è un secolo che si pagano i costi, noi e l'europa)...

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    2. Mi intrometto per portare una parola di pace (si fa per dire in quanto è implicita la mia dichiarazione di guerra al tetesco infame vile e traditor.) in questa conte(ss)sa...
      L'assist però è di 48...
      "La ccermania ad es., ritiene la propria costituzione integralmente intangibile dalle fonti UE, trattati inclusi.
      E nel diritto internazionale il principio di reciprocità nonchè di "ritorsione" sono fondanti (diritto internazionale "generale" prevalente su quello dei trattati)"

      Io questo invidio ai tedeschi, la capacità di difendere se stessi, pur avendo torto marcio, quindi possiamo dire che in questo dovremmo emularli, avendo noi ragione da vendere.

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    3. Ecco: proposizione logicamente corretta e conseguenziale ai presupposti di fatto che abbiamo a disposizione, e che ci incombe (per necessità di sopravvivenza democratica) di conoscere e comprendere meglio che si può.
      Ma infatti, cara Sandra, la mia "chiosa" intendeva orientare (cognita causa del diritto internazionale) proprio alla conclusione che ne hai tratto...

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    4. Appena mi riprendo scrivo l'apologia dei Piigs e il J'accuse alla Germania e pure l'elogio della pigrizia, già che ci sono:))))) intanto sto ricaricando le pile:)
      Grazie per i preziosi "spunti" giuridici, don't worry che il tetesco lo sbraniamo (quanto me fa rosica il fatto, che il Boxer sia tetesco un poi capì:)
      RIASSUMENDO IL MANIFESTO PROGRAMMATICO LO ABBIAMO ( QUELLO DA TE ESPOSTO NELLA RISPOSTA A CHICCHO D.M.)
      1. trovare altri come te, "consapevoli" e disposti a prestare ausilio sui presupposti economici;
      2. trovare (ehi, siete in ascolto!?), un pool di avvocati dotati di passione civile;
      3. inondare i tribunali, di tutti i tipi, di eccezioni sia di illegittimità costituzionale ben argomentata delle misure di austerity nei vari settori, sia di richieste di rimessione alla CGE (Corte europea) perchè interpreti le fonti pattizie (fiscal compact, lettere BCE, in genere condizionaltà, e a monte gli stessi trattati) chiarendo come sia compatibile questa politica UEM coi principi fondamentali del trattato stesso, in particolare con l'art.3, par.3 (e norme che lo richiamano costantemente, citate nel post).

      Up patriots to arms , siempre...

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    5. Brava Sandrina!
      E intanto vatti a leggere il nuovo post che aggiunge un altro tassello, fondamentale, alla costruzione dell'iniziativa :-)

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    6. Of course (de corsa:))lo leggo.
      Però prima devo metabolizzare : e poi commento:)

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    7. Perdonate l'ingenuità. Ma perchè occorrerebbe "inondare i tribunali di eccezioni, ecc..." (al plurale?).
      Non basterebbe 1 unica causa collettiva, magari ingaggiando un Avvocato di grido (di quelli che ben si prestano alla sovraesposizione mediatica)?
      Nel caso servirebbero ugualmente un pool di Avvocati "pasionari" che svolgano un bel corposo lavoro "sotterraneo" di ricerca fonti e/o documentazioni giuridiche a corredo della Causa (pure in senso letterale).
      Per noi "altri" portatori d'acqua ci sarebbe spazio per raccogliere un po' di grana per le spese processuali; dunque, facendo 2 conti, se fossimo un migliaio (ma siamo di più), a 50 euro a testa fanno la bellezza di 50.000 eurazzi. Non mi sembra male, come inizio. Tra l'altro, ipotizzando un periodo di lavorazione di qualche mese, potremo iniziare a raccogliere i fondi un tot. al mese (20 euro bastano).
      @sil-viar: raccogli tu? (:-)))
      p.s.: Gente, diamoci da fare!!

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  19. Vorrei avanzare due sole obiezioni ad una proposta di guerra "giuridica" all'Euro:
    1a. portare in corte Costituzionale o in CGUE una causa di qualsiasi tipo si trova di fronte un grosso problema: entrambe le corti, soprattutto quella Cost. italiana, tendono a respingere le lis fictae (le cause fatte non per un reale interesse ma per l'appunto solo per attaccare la norma in esame, es.: fiscal compact o lettere BCE)
    1b. le stesse corti non so se accetterebbero un ricorso contro atti come le lettere BCE o il fiscal compact, per il loro essere corpi erranti (gli atti informali come le lettere soprattutto). Uqeto per dire che già sul piano formale siamo messi male.
    2. ultimamente le due Corti sono molto più restrittive rispetto ad un tempo: basta pensare alla corte Cost. italiana che si è fatta terribilmente meno interventista (vd. casi Napolitano II o matrimonio gay). Questo secondo me è il punto fondamentale. Lo zeitgeist delle corti è terribilmente filo-europeo dai tempi di Granital (1984 guardacaso) arrivando a considerare caducabili di fronte a norme europee perfino quelle costituzionale (art. 177 nella sentenza "Emilia Romagna" o ancora Granital, con il totale sovvertimento delle fonti del diritto). E' pur vero che la C.Cost nostrana ha sempre ribadito l'inviolabilità del cuore della nostra Cost. (che però io vedo in un qualcosa di più mobile rispetto alla sola Parte I della Carta, ma opinione mia) come nella sent. Alto Adige, ma come convincere la Corte a vedere in atti tra cui si annovera perfino una riforma costituzionale (pareggio di bilancio art.89 cost.)? Soprattuto visto il tenore culturale dei giudici e della dottrina attuali, che sono conformi nel mantra "maher Europ" (ad eccezione di PAdova e altri atenei reazionari, che ignorano la cosa più per boria che per amore della Carta).
    3. nella CGUE io non farei affidamento. Non fosse altro perchè è la Corte di Giustizia dell'UNIONE EUROPEA...
    4. anche ottenendo da uno di questi due alti consigli una condanna o una qualche critica alle riforme pro-Euro(pa) attuali, come potrebbero essere applicate, come svolgere la parte di enforcement di tali sentenze? Ricordo solo che la Supreme Court of the US provò a dichiarare incostituzionale il (First) New Deal, e Roosevelt con assoluta nonchalanche disse che non avrebbe applicato le sentenze anzi, minacciò di triplicare il numero di giudici così da poter sommergere la corte di suoi uomini. Quanto tempo credete impiegherebbero i Quislings europisti a cacciare i Giudici costituzionali sull'onda di sdegno popolare anti-magistratura che Berlusconi ha ben coltivato in questi anni?
    Tutto questo lo dico non per minare questa discussione, ma giusto per portare alla luce quelli che secondo me sono i veri problemi di un approccio giuridico a quella che secondo me è una vera e propia battaglia contro l'Euro.
    Paolo Giusti

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  20. La farò breve dato che i tuoi rilievi, astrattamente apprezzabili, sono rivolti a cose qui semplicemente non sostenute.
    Nessuno ha mai detto di voler fare ricorsi o lites fictae al solo fine di dedurre (in sostanziale elusione del carattere incidentale del giudizio in entrmabi i casi) le contrarietà a Costituzione e ai principi fondanti dei trattati "in via principale" come oggetto esclusivo del giudizio. Sono argomenti tipici da riportare in causae petendi più articolate e autonome. E differenziabili a seconda della normativa che si fronteggia e nìanche della giurisdiziona adita. Il fiscal compact è norma. La lettera BCE vale in quanto richiamata in atti ufficiali o nelle loro premesse formali. E comunque può valere da fondamentale elemento extratestuale di interpretazioni degli atti formali, cioè FATTO NOTORIO rilevante secondo tutte le leggi processuali applicabili nei paesi civili. ORMAI NON LO POSSONO NASCONDERE ED E' DI DOMINIO PUBBLICO E I COMPORTAMENTI CONCLUDENTI SUCCESSIVI NE SONO UN OGGETTIVO CORENTE SVILUPPO. OK?

    Inoltre trascuri che le argomentazioni economiche ora disponibili sono non solo la verà novità del contenzioso instaurabile (non importa quanto siano giudici restrittivi, ma non godono di "stare decisis" sul punto), ma sono:
    1) le maggiormente attendibili per spiegare il significato E L'APPLICAZIONE EFFETTIVA OPERATA di norme UE e dei trattati; 2)confermate dagli schiaccianti dati rilevati dagli stessi organi e analisti di BCE, commissione, OCSE e FMI.

    La vedo quantomento difficile motivare un rigetto che non li faccia deridere dai..."fatti" sotto gli occhi di tutti.
    QUINDI ALMENO GLI SI SARà RESA LA VITA MOOOLTO DURA e se saranno molti i ricorsi aumenteranno le possibilità di un arresto senza precedenti.

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  21. Riconosco di essere stato molto avventato nell'esposizione, ma purtroppo non riesco mai a trattenermi e mi scuso se vado avanti.
    Ammetto che sulla parte formale ho torto. E che sulla lis ficta me ne potevo stare decisamente zitto. Chiedo venia in ragione della mia età impubere (22 anni in corso…).
    Però su due cose non sono ancora convinto, e quindi le richiedo scusandomi della mia tardaggine a riguardo.
    1. Come si può superare lo sconvolgimento della gerarchia delle fonti operato con la sentenza "Granital" ed "Emilia Romagna"? Mi spiego: se anche si riuscisse a convincere una delle due Corti (probabilmente e preferibilmente la C.Cost. Italiana), cosa che non dubito sia possibile, dello scopo anti-costituzionale dell'applicazione dei Trattati, come si potrebbe ottenere una loro denuncia, dal momento che Granital ha teorizzato ed E-R ha applicato una nuova gerarchia delle fonti (cioè, quale legge vince in caso siano contraddittorie) per cui i Trattati vengono poco prima del cuore costituzionale? La mia paura è che o si dica che queste schifezze euriste (fiscal-compact ecc…) sono sì incostituzionali ma non anti-cuore e quindi valide perché applicazione dei Trattati (come in E-R); oppure che si riscontri l’antinomia tra dette schifezze e i Trattati (i già citati artt. 34, 107.1, 107.3 Trattato FUE) e si faccia un rinvio pregiudiziale alla CGUE, su cui non ho la benché minima fiducia, visti i precedenti anti-lavoratori delle cause Laval e Viking Line, mai contraddetti.
    2. Ottenuta una condanna della C.Cost. (o, ma ripeto per me è improbabile, della CGUE) per difformità dello stesso Trattato con il cuore costituzionale, come ci si comporta in fase di enforcement? Mi ributto sul caso dello scontro tra Roosevelt e la Corte Suprema, ma posso benissimo richiamare tutti i recenti casi di cronaca in cui la “decisione politica ineluttabile” è stata usata come un maglio per delegittimare il potere giudiziario (penso al caso dell’Area C di Milano…lol). Non oso immaginare la tempesta politico-mediatica che colpirebbe la Corte qualora dichiarasse incostituzionale il fiscal compact o la modifica costituzionale. Non si può neppure sperare di alzare dibattito a riguardo, perché come ha detto Claudio Borghi a Pescara ci si troverebbe di fronte ad una discussione tra il piddino e il pidiellino su come bruciare meglio il Palazzo della Consulta…
    Ripeto e ribadisco che questi miei interventi non sono trolling né catalanate, voglio solo fugare i miei pochi dubbi a riguardo fin da subito per poter portare avanti nel modo migliore la discussione. Se poi esagero, mi carcanai pure.
    Paolo Giusti

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    1. Guarda Paolo, fai un pò di confusione tra:
      - prevalenza delle fonti europee sulle fonti "ordinarie" nazionali (della specifica gerarchia interna, all'UE non importa nulla), problema risolto già da anni con una concezione "monista" (ma il dualismo de facto è duro a morire, specie fuori dall'Italia);
      - e prevalenza delle stesse fonti UE (inclusi i trattati) sulle "costituzioni nazionali", problema ancora apertissimo. Qui appunto cui insiste il punto di rottura provocato dalle distorsioni economiche asimmetriche, e quindi socio-economicamente insostenibili, nonchè costituzionalmente inammissibili alla luce dell'art.11 Cost (unico parametro utile dato che del 117, neutro sul punto, ho già detto).
      La ccermania ad es., ritiene la propria costituzione integralmente intangibile dalle fonti UE, trattati inclusi.
      E nel diritto internazionale il principio di reciprocità nonchè di "ritorsione" sono fondanti (diritto internazionale "generale" prevalente su quello dei trattati)

      Ma il punto specifico sarà oggetto di un post apposito.
      Intanto sulla base di queste precisazioni rileggiti con attenzione il post attuale.

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  22. Il Fiscal compact fa a pugni col Trattato dell'Unione di Lisbona che a sua volta si basa su Maastricht, deficit al 3% e rapporto debt/PIL al 60%. Tre per cento è diverso da zero mi pare. E già questo basta.

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  23. Punto della situazione lucido, "pesante" e integrato.
    Ideale per : (E ora mi segno gli articoli e i riferimenti di legge e ci faccio i volantini. di sil-viar 07 dicembre 2012 18:17 e per aver sott'occhio tutte le parti.
    Qualche tempo fa ho letto la frase di (o attribuita a) hkhol che viene qui riportata alla nota [20]. La ricerca della fonte è risultata vana (benché, a quanto mi risulta, ci fosse una caccia su vasta scala).
    Far corrispondere la frase ad una fonte certa e verificabile potrebbe essere operazione di una qualche rilevanza (secondo me). Avresti la possibilità (e la voglia, beninteso) di verificare presso L.B.Caracciolo (che la riporta nella nota indicata)?
    Se non ricordo male interessava anche al prof. Bagnai

    ps il commento è in grave ritardo rispetto alla pubblicazione del post perchè mi sono dovuto lasciare indietro questi contributi

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  24. Buongiorno a tutti.
    Mi sono da poco collegato e ho avuto modo di leggere e di apprezzare molti interventi.
    Personalmente, mi sono spesso chiesto quale sia il 'nocciolo duro' dei diritti fondamentali (in un ordinamento 'multilivello'), nelle dinamiche che inevitabilmente sorgono quando le risorse economiche scarseggiano.
    Il dibattito in corso, dunque, mi interessa moltissimo.
    Per il momento, mi limito a riflettere sui contributi finora da tutti voi forniti e mi riservo di tornare sull'argomento.
    Cari saluti a tutti.
    Luigi Maruotti (amico e collega di Luciano Barra Caracciolo)

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  25. Ah bello! Meno male che ci sei!
    Caro Luigi, sai qual'è il punto cruciale: ma chi lo dice che le risorse scarseggiano?
    Scarseggiano solo in una impostazione incostituzionale della gestione delle risorse dello Stato e accettata con strana "lggerezza" a partire dallo SME e dallo strettamente connesso divorzio teosro-banca d'Italia. V.qui per capire un pò meglio:
    http://leprechaun.altervista.org/debito_pubblico_italiano.shtml
    Per una visione più d'insieme, v. il libro di Alberto Bagnai "Il tramonto dell'euro".
    POi ne riparliamo: in effetti solo i vincoli monetari e la follia ideologica delle politiche degli ultimi 20 anni ci hanno portato in questa condizione. Ma l'Italia avrebbe risorse e capacità imprenditoriali per eccellere, checchè ne dicano questi strani "soggetti", ma naturalmente al di fuori di questa gabbia UEM-euro-banca centrale indipendente dalla democrazia, ma dipendente dal sistema bancario (su cui infatti vigila per modo di dire dato che le regole cui si attiene considerano solo la posizione dei "vigilati"...e da domani la BCE farà ancora peggio).
    C'è assoluto bisogno che gente come te comprenda questi fattori allucinanti ed esca da "Matrix"... :-)

    PS: anche l'ultimo post ti da' un frammento di queste nozioni

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  26. Grazie per questo articolo molto interessante e completo. La moneta unica in Europa è problematica, questo è su! finalmente i paesi che compongono l'Europa sono differenti uni degli altri tanti l'affatto di vista umana che geografico, politica e stesso culturale!

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