Della "manovra dell'euro" sappiamo praticamente tutto. Sappiamo cioè come i suoi effetti economici corrispondano alla attuazione della nuova macroeconomia classica in una forma tanto estrema quanto lo può essere un "opus germanicum"; e tanto quanto aborrita era dai Von Hayek-banchieri, in cerca di rivincite, l'idea dello Stato sociale.
Quello che non appare del tutto focalizzato, in mezzo alle discussioni attuali, che infatti continuano ad agitarsi su mistificanti teorie su "come" rilanciare la crescita (con varianti mainstream compromissorie, cioè attente contraddittoriamente all'occupazione), è l'effetto giuridico generale (cioè materialmente costituzionalizzatosi) ormai comunque prodotto.
Mi è balenata questa idea rileggendo le osservazioni di un attento lettore che mi ha scritto per avere suggerimenti su come fare una divulgazione dei problemi giuridico-costituzionali da accoppiare a quella relativa all'analisi economica.
Per facilitare il modo di trovare un punto di partenza e un metodo, credo che sia agevole partire da un qualcosa che in questa sede è stato già divulgato. Ma soffermandosi su un passaggio particolare.
In questo recente post, Calamandrei ci dice, in riferimento all'art.139 Cost (che espressamente esclude dalla revisione costituzionale la "forma repubblicana"):
"...se si è adottato questo sistema per le norme che riguardano la forma repubblicana, dichiarando queste norme immutabili, non credete che questo sistema si sarebbe dovuto adoperare a fortiori per quelle norme che consacrano i diritti di libertà?"
Insomma Calamandrei consigliava vivamente di includere la esplicita non rivedibilità dei diritti di libertà nella supernorma che contrassegnava la irreversibilità dell'assetto costituzionale.
E la vita che poi ebbe la Costituzione chiarì che tali diritti di libertà includevano anche il "principio lavorista", richiamato come cardine della stessa legittimazione democratica da Mortati.
Il principio della "equa retribuzione" di cui all'art.36 Cost. era infatti connesso alla possibilità, per il cittadino in quanto "lavoratore" - cioè il soggetto di diritto detentore primario della sovranità ai sensi dell'art.1 Cost.- di condurre "un'esistenza LIBERA E DIGNITOSA".
Il principio della "equa retribuzione" di cui all'art.36 Cost. era infatti connesso alla possibilità, per il cittadino in quanto "lavoratore" - cioè il soggetto di diritto detentore primario della sovranità ai sensi dell'art.1 Cost.- di condurre "un'esistenza LIBERA E DIGNITOSA".
In altri termini, nella loro realtà "naturale", e senza bisogno di postulare "diritti di prestazione" verso lo Stato, i diritti di libertà (personale, domiciliare, di pensiero, di associazione e via dicendo) non possono neppure esistere senza il presupposto di un'esistenza libera in quanto legata alla dignità retributiva del lavoro: un disoccupato o un sotto-occupato precarizzato non si cura eccessivamente di difendere la libertà domiciliare non potendo avere neppure una vera abitazione, e nè si cura della libertà di pensiero, essendogli comunque del tutto preclusa dall'esclusione dalla effettiva vita pubblica del Paese, in mano a una oligarchia che detiene il 100% dell'informazione e dell'editoria, e che ha, in più, il potere di imporre lo smantellamento del sistema di istruzione pubblica, ridotto al lumicino da una logica che la riduce alla mera formazione di "consumatori" passivi.
La dignità retributiva e occupazionale sono esattamente ciò che il mainstream della flessibilità salariale, della mobilità e della negazione della stabilità, tendono a negare sistematicamente.
Fatta questa spiegazione di premessa, vediamo qual'è l'effetto giuridico che incide ormai sulle nostre vite.
Ricorriamo ancora alle citate parole di Calamandrei:
"Ma con questo articolo 131 (ora 139, ndr.) par che si introduca una terza categoria di leggi: quelle che non si potranno giuridicamente modificare nemmeno attraverso i metodi più complicati che la Costituzione stessa stabilisce per la revisione.
Dunque, la forma repubblicana non si potrà cambiare: è eterna, è immutabile. Che cosa vuol dire questa che può parere una ingenuità illuministica in urto colle incognite della storia futura? Vuol dire semplicemente questo: che, se domani l'Assemblea nazionale nella sua maggioranza, magari nella sua unanimità, abolisse la forma repubblicana, la Costituzione non sarebbe semplicemente modificata, ma sarebbe distrutta; si ritornerebbe, cioè, allo stato di fatto, allo stato meramente politico in cui le forze politiche sarebbero di nuovo in libertà senza avere più nessuna costrizione di carattere legalitario..."
Trasponendo ai diritti di libertà, e al suo prius logico di "lavoratore in grado di condurre un'esistenza libera e dignitosa" il ragionamento svolto da Calamandrei sulla "forma repubblicana", identifichiamo il drammatico "effetto giuridico" e la sua portata.
Il lascito di Maastricht-euro-Lisbona è stato quello di aver prodotto non la semplice modificazione (comunque non consentita ex art.11 Cost. stessa), del patto fondamentale democratico, ma la sua stessa "distruzione" nel modo di intenderla e applicarla conformemente al suo Spirito fondativo.
Posto il "lavoro" nella condizione di fattore della produzione alla stregua di ogni altro (ma inferiore a quello del profitto finanziario), affermata la flessibilità incondizionata verso il basso del suo prezzo (la retribuzione), oggi siamo ritornati a quello "stato di fatto, meramente politico", in cui le forze politiche sono veramente "di nuovo in libertà, senza avere più nessuna costrizione di carattere legalitario".
Guardate a quello che è accaduto negli ultimi 20 anni.
Guardate alle ragioni, anche ostentate, per cui si sono votate leggi finanziarie, sul lavoro, sulle pensioni, e persino modifiche costituzionali come quella del Tit V; riflettete su come qualunque attore politico sia lontano persino dal linguaggio che mostri di tenere conto del vero contenuto incoercibile della Costituzione e, anzi, in modo generalizzato, e privo di qualsiasi giustificazione causa-effetto (cfr; ultima parte) basata su razionali analisi dei fatti, invochi proprio ulteriori cambiamenti della Costituzione.
Guardate, infine, al fatto incontestabile che la sentenza della Corte di giustizia europea, in seduta plenaria, del 27 novembre 2012, nella causa C-370/12, ha affermato, utilizzando una implacabile tecnica di non-motivazione che procede per reiterazione di parafrasi (in un crescendo di oscurità che fa impallidire qualsiasi burocratese" italiano), che l'ESM non amplifica i vincoli originari dei trattati e non mette in discussione la certezza del diritto.
Insomma la soglia dello "stato di fatto" è stata varcata senza colpo ferire e giustificata dalla "costruzione europea": d'ora in poi il consolidamento di tale stato di fatto può avvenire anche per via interna, senza l'ombrello UEM, proprio in assenza di qualunque consapevolezza e denunzia pubbliche del problema.
Il sindacato della Corte costituzionale ha potuto fermare questo "effetto"?
No, perchè il suo sindacato, come abbiamo visto in "Costituzionalità delle manovre finanziarie", è stato compiuto in modo analitico, legge per legge, senza allargarsi al complessivo e coordinato disegno, i cui effetti economici intesi a riplasmare l'intera società, svincolandosi dai limiti posti dalla Costituzione, le sono così sfuggiti.
Guardate, infine, al fatto incontestabile che la sentenza della Corte di giustizia europea, in seduta plenaria, del 27 novembre 2012, nella causa C-370/12, ha affermato, utilizzando una implacabile tecnica di non-motivazione che procede per reiterazione di parafrasi (in un crescendo di oscurità che fa impallidire qualsiasi burocratese" italiano), che l'ESM non amplifica i vincoli originari dei trattati e non mette in discussione la certezza del diritto.
Insomma la soglia dello "stato di fatto" è stata varcata senza colpo ferire e giustificata dalla "costruzione europea": d'ora in poi il consolidamento di tale stato di fatto può avvenire anche per via interna, senza l'ombrello UEM, proprio in assenza di qualunque consapevolezza e denunzia pubbliche del problema.
Il sindacato della Corte costituzionale ha potuto fermare questo "effetto"?
No, perchè il suo sindacato, come abbiamo visto in "Costituzionalità delle manovre finanziarie", è stato compiuto in modo analitico, legge per legge, senza allargarsi al complessivo e coordinato disegno, i cui effetti economici intesi a riplasmare l'intera società, svincolandosi dai limiti posti dalla Costituzione, le sono così sfuggiti.
Non so se, nella mia prosa "involuta", sarò riuscito a spiegarmi e a farvi rendere conto dell'attualità di questa situazione.
Ma è reale, tremendamente reale; e lo "stato di fatto" paventato da Calamandrei avanza, sicchè la forza della pura politica, di qualunque formazione, già oggi si manifesta, e si manifesterà molto prevedibilmente, come "politica della forza".
E quindi contro l'arbitrio dei forti non c'è più un effettivo limite legalitario. Perchè sappiamo dove risieda la "forza" e come questa ci consenta di vivere...e di votare, solo in quanto consumatori, e semmai, contribuenti, espropriati ormai della possibilità di far valere i diritti che la Costituzione ci riconosceva.
ADDENDUM (ORE 12.10): poichè dal tenore delle prime interessantissime osservazioni dei lettori emerge che occorre chiarire alcuni aspetti della genesi storica e politica "di fatto" che comunque hanno i mutamenti costituzionali (cui fa riferimento Calamadrei), inserisco nel corpo del post, le risposte fornite a Carlo P. e a Mauro Gosmin, opportunamente adattate e integrate:
Abbiamo varcato una soglia in funzione della quale le leggi che PROGRESSIVAMENTE stanno comprimendo quei diritti (incomprimibili) non vengono, nel loro complesso, ritenute incostituzionali (e prima ancora denunziate come tali).
Aggiungo: cosa però astrattamente ancora possibile, manifestando una naturale direzione del "diritto di resistenza" nella cornice costituzionale.
E ho evidenziato che le forze politiche, dimostrandosi all'oscuro di ciò, e anzi tendendo a rafforzare questo processo (che si condensa nella convinzione della inefficienza dello Stato e nella limitazione del suo intervento), proprio prescindendo dalla interpretazione gerarchica e sistematica dei valori costituzionali, danno luogo ad una nuova Costituzione di fatto, sostitutiva della precedente attraverso uno "stato libero della politica" stessa.
Se poi il GRADO di compromissione e di sottotutela dei diritti sia tale da autorizzare il diritto alla resistenza, dipende in effetti dal comune sentire di un popolo.
E' ovvio (o almeno lo dovrebbe essere) che in presenza di "effettività" del sistema elettorale questo diritto di resistenza può ancora passare per le sedi istituzionali rappresentative: ma se queste sedi (parlamentari) non...rappresentano il problema e neppure se lo pongono (per carenze culturali e per intenzionali rapporti di forza affermatisi nei modi spiegati), le cose andranno avanti fino al punto in cui:
- o la Costituzione sarà cambiata in base a forze pregiuridiche a lei estranee, ma poi formalizzate in un nuovo testo sostanzialmente incompatibile con quello del 1948 (e la vicenda Maastricht-UEM ne è già un primo indizio);
- oppure è il popolo che eserciterà direttamente il diritto di resistenza: che non è insurrezionale, attenzione, dato che la rivoluzione è, per definizione, negazione non ripristino del vigente ordine costituzionale.
Anzi su ciò, in buona sostanza, Moro e Dossetti chiarirono il punto in questi termini proprio a Togliatti (resoconto del 3 dicembre 1946), a cui il diritto di resistenza come garanzia ripristinatoria di QUESTA Costituzione, non interessava poi molto. E non a caso.
Spero che ora sia più chiaro. Se del caso, data la suggestione dell'argomento, ci ritornerò ulteriormente;
- in effetti è possibile che, senza traumi epocali, se non quelli economici distribuiti nei tempi della shock economy, si arrivi piuttosto all'affermarsi di una nuova costituzione in sostituzione di quella del 1948. Con l'apparente consenso della generalità delle forze politiche (e quindi dell'elettorato stesso). Consenso però "disinformato": quando gli effetti del nuovo "patto" saranno percepiti, probabilmente sarà troppo tardi.
Riporto infine quanto limpidamente espresso da Mortati, nell'opporsi all'inserimento in Costituzione (di una disposizione pur proposta originariamente da Dossetti) nel suo intervento risultante dal resoconto della Assemblea Costituente del 5 dicembre 1947:
"Mi pare che in questa discussione si sia manifestata una certa confusione di idee in ordine al significato da dare alla disposizione in esame, in quanto da una parte si è interpretata questa nel senso di comprendere in essa la resistenza contro atti particolari dell'autorità esecutiva ed in questo senso si è espresso or ora l'onorevole Gullo. Ma a me sembra che, intesa in questo senso la portata dell'articolo, non ci sia bisogno di effettuarne il riconoscimento nella Costituzione. I precedenti già ricordati dall'onorevole Gullo hanno dimostrato come in passato sia stato possibile al diritto positivo sancire in determinati casi la legittimità del diritto di resistenza del cittadino contro gli atti dell'Autorità. Naturalmente l'ammissione di siffatto principio non può non essere coordinata con tutti gli altri principî, che regolano l'ordinamento dello Stato e anzitutto con quello della esecutorietà degli atti della pubblica autorità, principio al quale nessuno Stato potrebbe mai rinunciare.
ADDENDUM (ORE 12.10): poichè dal tenore delle prime interessantissime osservazioni dei lettori emerge che occorre chiarire alcuni aspetti della genesi storica e politica "di fatto" che comunque hanno i mutamenti costituzionali (cui fa riferimento Calamadrei), inserisco nel corpo del post, le risposte fornite a Carlo P. e a Mauro Gosmin, opportunamente adattate e integrate:
Abbiamo varcato una soglia in funzione della quale le leggi che PROGRESSIVAMENTE stanno comprimendo quei diritti (incomprimibili) non vengono, nel loro complesso, ritenute incostituzionali (e prima ancora denunziate come tali).
Aggiungo: cosa però astrattamente ancora possibile, manifestando una naturale direzione del "diritto di resistenza" nella cornice costituzionale.
E ho evidenziato che le forze politiche, dimostrandosi all'oscuro di ciò, e anzi tendendo a rafforzare questo processo (che si condensa nella convinzione della inefficienza dello Stato e nella limitazione del suo intervento), proprio prescindendo dalla interpretazione gerarchica e sistematica dei valori costituzionali, danno luogo ad una nuova Costituzione di fatto, sostitutiva della precedente attraverso uno "stato libero della politica" stessa.
Se poi il GRADO di compromissione e di sottotutela dei diritti sia tale da autorizzare il diritto alla resistenza, dipende in effetti dal comune sentire di un popolo.
E' ovvio (o almeno lo dovrebbe essere) che in presenza di "effettività" del sistema elettorale questo diritto di resistenza può ancora passare per le sedi istituzionali rappresentative: ma se queste sedi (parlamentari) non...rappresentano il problema e neppure se lo pongono (per carenze culturali e per intenzionali rapporti di forza affermatisi nei modi spiegati), le cose andranno avanti fino al punto in cui:
- o la Costituzione sarà cambiata in base a forze pregiuridiche a lei estranee, ma poi formalizzate in un nuovo testo sostanzialmente incompatibile con quello del 1948 (e la vicenda Maastricht-UEM ne è già un primo indizio);
- oppure è il popolo che eserciterà direttamente il diritto di resistenza: che non è insurrezionale, attenzione, dato che la rivoluzione è, per definizione, negazione non ripristino del vigente ordine costituzionale.
Anzi su ciò, in buona sostanza, Moro e Dossetti chiarirono il punto in questi termini proprio a Togliatti (resoconto del 3 dicembre 1946), a cui il diritto di resistenza come garanzia ripristinatoria di QUESTA Costituzione, non interessava poi molto. E non a caso.
Spero che ora sia più chiaro. Se del caso, data la suggestione dell'argomento, ci ritornerò ulteriormente;
- in effetti è possibile che, senza traumi epocali, se non quelli economici distribuiti nei tempi della shock economy, si arrivi piuttosto all'affermarsi di una nuova costituzione in sostituzione di quella del 1948. Con l'apparente consenso della generalità delle forze politiche (e quindi dell'elettorato stesso). Consenso però "disinformato": quando gli effetti del nuovo "patto" saranno percepiti, probabilmente sarà troppo tardi.
Riporto infine quanto limpidamente espresso da Mortati, nell'opporsi all'inserimento in Costituzione (di una disposizione pur proposta originariamente da Dossetti) nel suo intervento risultante dal resoconto della Assemblea Costituente del 5 dicembre 1947:
"Mi pare che in questa discussione si sia manifestata una certa confusione di idee in ordine al significato da dare alla disposizione in esame, in quanto da una parte si è interpretata questa nel senso di comprendere in essa la resistenza contro atti particolari dell'autorità esecutiva ed in questo senso si è espresso or ora l'onorevole Gullo. Ma a me sembra che, intesa in questo senso la portata dell'articolo, non ci sia bisogno di effettuarne il riconoscimento nella Costituzione. I precedenti già ricordati dall'onorevole Gullo hanno dimostrato come in passato sia stato possibile al diritto positivo sancire in determinati casi la legittimità del diritto di resistenza del cittadino contro gli atti dell'Autorità. Naturalmente l'ammissione di siffatto principio non può non essere coordinata con tutti gli altri principî, che regolano l'ordinamento dello Stato e anzitutto con quello della esecutorietà degli atti della pubblica autorità, principio al quale nessuno Stato potrebbe mai rinunciare.
Nell'ambito delle esigenze accennate è possibile alla legge ammettere in singoli casi il diritto di resistenza individuale; sicché una statuizione costituzionale in questo senso non ha ragion d'essere.
Ma vi è un altro significato, con cui può intendersi il diritto di resistenza, ed è quello con cui è stato inteso dal progetto, che parla di resistenza contro l'oppressione.
Con questo articolo si vuole individuare un caso particolare: quello, cioè, in cui i supremi poteri dello Stato opprimono la libertà, quando cioè siano eliminate, o non funzionino tutte le garanzie di carattere giuridico costituzionale. Noi abbiamo creato un insieme di garanzie atte a preservare dalla violazione dei diritti anche di fronte ai supremi organi dello Stato.
Ora quando si verifichi l'ipotesi che tutte queste garanzie siano esaurite e quando la stessa Corte costituzionale abbia convalidato — con la sua sentenza l'atto arbitrario della pubblica autorità, in questo caso il cittadino — secondo il significato della disposizione proposta — non deve acquietarsi alla violazione dei diritti supremi, garantiti dalla Costituzione come inviolabili, ma deve ribellarsi.
Intesa in questo senso la disposizione, ci si deve chiedere: è opportuno che essa sia inserita nella Costituzione?
Circa la sostanziale esattezza e, vorrei dire, la santità di questo principio, nessuno potrebbe sollevare delle obiezioni, e tanto meno noi cattolici, poiché è tradizionale nel pensiero cattolico l'ammissione del diritto naturale alla ribellione contro il tiranno. Ci sono scrittori cattolici che riconoscono la legittimità perfino della soppressione del tiranno. Quindi non è al principio che noi ci opponiamo, ma alla inserzione nella Costituzione di esso, e ciò perché a nostro avviso il principio stesso riveste carattere metagiuridico, e mancano, nel congegno costituzionale, i mezzi e le possibilità di accertare quando il cittadino eserciti una legittima ribellione al diritto e quando invece questa sia da ritenere illegittima.
Siamo condotti con questa disposizione sul terreno del fatto, e pertanto su un campo estraneo alla regolamentazione giuridica."
Abbiamo visto come poi Mortati abbia in parte rivisto questa posizione, riconoscendo il diritto di resistenza come "implicito" più che come "di fatto". Certamente su questa posizione dovette avere un peso la permanente prospettiva della Rivoluzione marxista, incombente fino a che si manifestò la c.d. "guerra fredda".
A voler leggere tra le righe (ma nemmeno tanto)...pare tu stia dicendo che non stiamo più vivendo in uno Stato di Diritto.
RispondiEliminaNel senso che, se "alcuni" diritti garantiti dalla Costituzione sono tecnicamente irrealizzabili, le leggi ordinarie che a "quei" diritti si sarebbero dovute ispirare, mancano totalmente di una legittimazione?
Esistono quindi dei margini, per i cittadini che non intendessero rispettare quelle leggi "orfane" della Costituzione, di rientrare sotto l'ombrello della Resistenza e non essere dichiarati delinquenti comuni?
E' un argomento allo stesso tempo affascinante ma estremamente delicato...molto molto delicato.
Non proprio: ho detto che abbiamo varcato una soglia in funzione della quale le leggi che PROGRESSIVAMENTE stanno comprimendo quei diritti (incomprimibili) non vengono più ritenute incostituzionali (e prima ancora denunziate come tali).
EliminaE ho detto che le forze politiche, dimostrandosi all'oscuro di ciò, e anzi tendendo a rafforzare la tendenza, danno luogo ad una nuova Costituzione di fatto, sostitutiva della precedente attraverso uno "stato libero della politica" stessa.
Se poi il GRADO di compromissione e di sottotutela dei diritti sia tale da autorizzare il diritto alla resistenza, dipende in effetti dal comune sentire di un popolo.
E' ovvio (o almeno lo dovrebbe essere) che in presenza di "effettività" del sistema elettorale questo diritto di resistenza può ancora passare per le sedi istituzionali rappresentative: ma se queste sedi (parlamentari) non...rappresentano il problema e neppure se lo pongono (per carenze culturali e per intenzionali rapporti di forza affermatisi nei modi spiegati), le cose andranno avanti fino al punto in cui:
- o la Costituzione sarà cambiata in base a forze pregiuridiche a lei estranee, ma poi formalizzate 8e la vicenda maastricht-UEM ne è già un primo indizio);
- oppure è il popolo che eserciterà direttamente il diritto di resistenza: che non è insurrezionale, attenzione, dato che la rivoluzione è, per definizione, negazione non ripristino del vigente ordine costituzionale. Anzi su ciò, Mortati e Calamandrei chiarirono il punto in questi termini proprio a Togliatti, a cui il diritto di resistenza come garanzia ripristinatoria di QUESTA Costituzione, non interessava poi molto. E non a caso.
Spero che ora sia più chiaro. Se del caso, data la suggestione dell'argomento, ci ritorneràò ulteriormente.
Ciao Quarantotto, innanzitutto ti ringrazio per la tua opera di divulgazione giuridico- economica che svolgi, in quanto, anche se probabilmente ne avrò assimilato solo una piccolissima parte, già questa mi consente di leggere la realtà in cui siamo immersi in modo più appropriato di prima.
RispondiEliminaDinnanzi ad affermazioni come queste: "Il lascito di Maastricht-euro-Lisbona è stato quello di aver prodotto non la semplice modificazione (comunque non consentita ex art.11 Cost. stessa), del patto fondamentale democratico, ma la sua stessa "distruzione" nel modo di intenderla e applicarla conformemente al suo Spirito fondativo." un semplice cittadino come me rimane smarrito e si augura di tutto cuore che tutto il tuo lavoro sia di stimolo a Giuristi, Economisti, Intellettuali e possa nascere un qualcosa di simile al Codice di Camaldoli, per far rinascere la nostra Costituzione Democratica fondata sul lavoro.
Grazie Mauro: ma come ho cercato di chiarire a Carlo, in effetti è possibile che, senza traumi epocali, se non quelli economici distribuiti nei tempi della shock economy, si arrivi piuttosto all'affermarsi di una nuoca costituzione in sostituzione di quella del 1948. Con l'apparente consenso della generalità delle forze politiche (e quindi dell'elettorato stesso). Consenso però "disinformato": quando gli effetti del nuovo "patto" saranno percepiti, probabilmente sarà troppo tardi.
Eliminaleggevo proprio questa mattina sul Corriere un articolo sul premier Ungherese Viktor Orbàn che, rivendicando al suo paese piena libertà di azione rispetto all'Europa, ha apportato importanti modifiche alla Costituzione (denunciata all'interno e all'esterno come una negazione dei principi dello Stato di diritto e della separazione dei poteri). Mi sembra una posizione alquanto anomala quella ungherese che se da un lato rifiuta i paradigmi europei, dall'altro continua a parlare di economia, se da un lato annuncia la creazione di un sistema bancario statale in modo che le aziende possano convertire in fiorini le proprie esposizioni in euro, dall'altro apporta modifiche costituzionali impedendo alla Corte Suprema ungherese di non poter deliberare.
RispondiEliminami piacerebbe sentire il tuo parere su questo.
Orbàn si muove sul piano della problematica più attuale: la funzione garantista dello Stato di diritto propria della separazione dei poteri è estranea alla indipendenza della Banca centrale. Anzi, tale indipendenza (l'ho già espresso da qualche parte, a ritrovarlo), essendo propria di un organo esecutivo ad alta discrezionalità tecnica, finisce per trasformare quest'ultima in discrezionalità politica svincolata dal governo democraticamente responsabile.
EliminaQuindi è incompatibile con la funzione stessa della separazione dei poteri correttamente identificati: cioè crea un super esecutivo sottratto praticamente del tutto a ogni forma di garanzia costituzionale.
Credo che Orbàn abbia a che fare con una norma costituzionale che, sulla spinta dei principi dei trattati, sancisca appunto questa anomalia della indipendenza irreversibile della BC.
Modificando questo elemento (come suppongo e sempre che non sia diverso da quello che ho capito), Orbàn ripristina la corretta funzione democratica della separazione dei poteri e previene una pronuncia della Corte costituzionale che, in realtà, ratificherebbe l'anomalia (cristallizzando il potere dei banchieri).
L'avevo già postato ma lo riprendo essendo in tema:"A livello costituzionale, l’indipendenza della Banca Nazionale di Serbia è garantita dall’articolo 95 della legge fondamentale (la Banca Centrale di Serbia sarà la banca centrale della Repubblica di Serbia, indipendente e soggetta alla supervisione dell’Assemblea Nazionale [...] ) con il secondo comma che riserva al Governatore eletto dall’Assemblea Nazionale le decisioni inerenti la sua attività. La legge fondamentale della Repubblica di Serbia rimanda ad una legge sulla Banca Nazionale la definizione degli aspetti concernenti il funzionamento, l’organizzazione e l’attività dell’istituzione. Tale legge, nel testo precedente le ultime modifiche, sanciva il principio primario dell’autonomia e dell’indipendenza nello svolgere le proprie funzioni e disponeva che la Banca centrale, il suo corpo dirigente e tutti gli altri organi da questa emanati non dovessero cercare o seguire istruzioni provenienti né dal governo né da qualsiasi altra istituzione statale né da altre persone.
EliminaStando agli analisti del Fondo Monetario Internazionale e dell’Unione Europea, con gli emendamenti approvati dall’Assemblea Nazionale durante i lavori della seduta del 4 agosto scorso lo scenario delineato dal combinato composto delle due leggi citate in precedenza sembra essere in serio pericolo: le modifiche alla legge, infatti, prevedono la restituzione del controllo sulle attività della Banca centrale all’Assemblea Nazionale con conseguente limitazione delle competenze del Governatore e del comitato esecutivo e la creazione di un organismo di supervisione approvato dal Parlamento che avrà il compito di monitorare tutti i provvedimenti e le azioni della Banca centrale con la possibilità di intervenire in modo diretto nel caso il cui la situazione lo renda necessario e permettendo al governo di usare le riserve della banca per finanziare la spesa pubblica.
Nelle intenzioni manifestate dall’esecutivo c’è la volontà di legare la Banca centrale alla promessa di una politica fiscale più espansiva per fare in modo che si arresti lo scivolamento verso la recessione e tenere sotto controllo il tasso di disoccupazione che è giunto a toccare il 25%: Dadic ha affermato che l’indipendenza dell’istituzione non è compromessa ma questa si troverà a lavorare a stretto contatto con il Governo in modo da risollevare un’economia contratta di quasi del 2% in questa prima metà dell’anno. Un deputato del Partito Progressista Serbo (lo stesso del Presidente della Repubblica Nikolic) ha affermato che la nuova legge non limiterà l’indipendenza della Banca centrale in nessun punto e che la modifica della legge si è resa quanto mai necessaria dalla condotta della Banca centrale che non ha dimostrato di saper governare e controllare le istituzioni finanziarie del Paese ed essere la responsabile di una situazione che costringe i cittadini che pagano le tasse a sborsare 400 milioni di euro affinché sia ristabilito l’ordine.". Anche in Serbia la questione BC è molto scottante...
E pensa che la bicamerale di d'Alema voleva costituzionalizzare l'indipendenza. Ormai, as a rule of thumb, tale forma di revisione costituzionale può essere presa come il più grande sintomo della colonizzazione in arrivo. Tout court
EliminaMa D'Alema sappiamo bene da che parte sta...ti segnalo invece, ritornando a quanto detto da Sofia, le dimostrazioni in Ungheria...pro Orbàn...
Elimina:-) ora vaglielo a spiegare ai lettori di repubblica da che parte stanno seguendo la linea informativa del giornale. E' una cosa incredibile quella che sta succedendo in Europa. E considera che analghe proteste di pacifici cittadini sono in corso in Bulgaria e Romania, come riporta oggi il FT (cosciente che la vera situazione del malessere deflazionista pro-creditori/colonizzatori non possa essere nascosta ancora a lungo)
EliminaBeh ma dovrei dirgli che la BC indipendente è prerogativa principale per la liberalizzazione dei tassi in patria, che causa il loro naturale innalzamento, che di riflesso attira l'afflusso di capitali esteri in cerca di ottimi rendimenti, stimolando investimenti e consumi. C'è un piccolo ma... per la reporting country (chi riceve), che ha un segno + nel conto finanziario, ed un bel segno - invece nella parte redditi netti della BP, il problemino è che l'inflazione, soprattutto nei settori non tradable, tende a riscaldarsi. Quindi per i residenti i problemi diventano due:
Eliminaa) dal lato dell'imprenditore che si trova tassi alti e non ha interesse a "produrre" con costi più elevati
b) dal lato consumatore: iniziano a diventare più "convenienti" i prodotti esteri che i nazionali. Meccanismo perverso. Messa così, ed al netto dei miei errori, dici che capirebbero? chissà.
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaRiposto causa mio errore. Come diceDervis, il problema è che:"stiamo assistendo a una rapida separazione tra mercati finanziari e benessere socio-economico generalizzato. Negli Stati Uniti, così come in molti altri Paesi, i profitti delle imprese quale quota del reddito nazionale sono attestati su livelli elevati da decenni, e ciò è in parte dovuto al risparmio sulla manodopera grazie alla tecnologia in vari settori. Inoltre, le grandi società sono in grado di trarre il massimo vantaggio dalla globalizzazione (ad esempio, con la riduzione dei pagamenti mediante l'arbitraggio fiscale).
EliminaDi conseguenza, il reddito dell'élite globale sta crescendo in modo rapido e indipendente da ciò che accade in termini di produzione complessiva e crescita dell'occupazione. La domanda di beni di lusso è in piena espansione, mentre quella di beni e servizi fruiti da gruppi a basso reddito è sempre più debole.
Tutto ciò accade in uno scenario di politiche monetarie fortemente espansive e tassi d'interesse vicini allo zero, tranne nei Paesi direttamente colpiti dalla crisi. La concentrazione strutturale del reddito nella fascia alta si combina con il denaro facile e la ricerca del rendimento, facendo lievitare i prezzi delle azioni.
Eppure, nonostante la diffusa preoccupazione per questioni quali povertà, disoccupazione, disuguaglianza e forte concentrazione del reddito e della ricchezza, non è ancora emerso alcun modello di sviluppo alternativo. L'opposizione alle tendenze dominanti in Europa si divide tra ciò che troppo spesso si rivela una sinistra "antiquata", incapace di adeguarsi alle realtà del ventunesimo secolo, e una destra populista, xenofoba e, in alcuni casi, dichiaratamente fascista”.
C'ho un'idea: iniziamo a ordinare (magari creando apposita associazione mutualistica) beni di lusso. Poi iniziamo a scambiarceli a turno ostentandoli. Quando non li utilizziamo, ce ne stiamo a casa a coltivare l'orto e a prendere l'ovetto fresco dalla gallina.
EliminaA quel punto potremmo aver generato (principio dei carri armati di Mussolini), l'impressione di essere appartenenti all'oligarchia. E così evitare la "bulla" del servaggio della gleba prossimo venturo. Se siamo bravi (a nascondere il pollaio e l'arcolaio per i vestiti di tutti i giorni) potrebbe funzionare. Geniale no? :-)
Hai ragione...non sarebbe male come idea... curiosità: di questo articolo qui (a parte le conclusioni) che ne penZi?
EliminaLa legge di Thirlwall e il principio di Verdoorn li conosci bene. E l'euro non favorisce in sè la finanza anglosassone.
EliminaCerto, anche fuori dall'euro (e nel 1992-98 lo eravamo) la religione delle privatizzazioni e del crowding-out ci esopne costantemente alla colonizzazione.
Ma per le ragioni esattamente opposte a quelle sbandierate dagli "analisti" anglossassoni: la corruzione-corruttibilità li favorisce, basta pagare quelli giusti e non dover avere a che fare con troppa gente fastidiosa la parte della corruzione che non gli piace).
"Nessuno forma di colonizzazione è realizzabile senza la complicità delle elites locali". Questa cosa i Warren Buffet la sanno benissimo.
Fuori o dentro l'euro, franco-tedeschi o anglosassoni, tutti ci considerano una preda da colonizzare. Ma ora abbiamo a che fare coi primi. Poi vedremo: ne riparleremo presto
Ma poi perchè la finanza anglosassone dovrebbe essere peggio di Weidmann (e del two packs, auspicato da Fassina)? In fondo, quando si arriva al dunque, hanno interesse, per definizione, e all'opposto dei tedeschi, che noi manteniamo un know how di settore e un vantaggio di marchio. Nessuno mette in pentola la gallina dalla uova d'oro; i tedeschi invece sono capacissimi di farlo :-)
EliminaMa più che nell'aspetto tecnico, mi interessava sottolineare il connubio transnazionale del capitalismo finanziario che c'è dietro il "monetarismo". Di come Friedman fosse presidente di questa Monte Pelerin, quindi legato ad ambienti finanziari interessati al solo ambito speculativo, ed il suo/loro braccio operativo fossero i rappresentanti politici eletti via campagne tambureggianti mass-mediatiche (Thatcher e Reagan) che diedero il via alle stagioni delle privatizzazioni, svendite, deindustrializzazioni di cui ancora oggi portiamo i segni e subiamo le conseguenze dirette.
EliminaPer dire: il collasso dell'Unione Sovietica, aldilà dei suoi limiti strutturali di economia pianificata e totalmente centralizzata, avvenne a causa della caduta del prezzo del petrolio conseguente alla disinflazione iniziata col monetarismo stesso ed alle susseguenti ripercussioni economiche iniziate proprio con le cure Thatcher, Reagan, Volcker...l'espansione dei prezzi delle materie prime degli anni '70 e primi anni '80 fece da traino all'export sovietico, ma una volta che i loro prezzi iniziarono a calare (appunto per crisi economiche derivanti da "disinflazione" che fecero crollare i prezzi petroliferi nel 1986, a cui si aggiunse la dipendenza importazioni grano visto "esaurimento" manodopera tutta convertita nell'industria "di guerra" varata negli anni '70, ed al ritardo tecnologico civil-produttivo) l'export venne sorpassato alla grande dalle importazioni di grano e macchinari esteri, si dimostrò cioè, oltre a un limite nazionale di mancata diversificazione economica, un punto debole su cui si potè giocare in qualche modo una partita a scacchi che portò al successo il capitalismo occidentale...ora non voglio affatto dire che dietro a ciò ci fu una strategia "pianificata" di attacco ma a pensar male...comunque ribadisco, il network capital-finanziario globale è molto connesso e ristretto, molto più di quanto si pensi...e capire quali siano i link (ed i loro "controllati") credo possa essere d'aiuto. Cioè, semplificando: dire che i fantasmagorici "mercati" ci "attaccano" e dire "la banca xy e xx ci attaccano" cambia radicalmente la concezione delle persone. Non so se ho spiegato bene il mio pensiero....
Oltre a Papa Francesco, cardinal Bergoglio argentino e gesuita (di cui vorrei un tuo parere in possibili implicazioni "globali"), ti segnalo che il Tesoro ha trattenuto quota oggi Btp . Mentre M&S dichiara una previsione -1,7%PIL 2013.
Eliminama cerrto! Per una (mia) analisi simile riferita al rapporto attuale germania-russia questa conversazione da questo punto:
Eliminahttp://orizzonte48.blogspot.com/2013/02/la-francia-s-hollande-alla-roulette.html?showComment=1361377486564#c4348598490283683497
Quanto all'aspetto "collegamenti", (come forse lei sa, caro collega :-), è la materia del prossimo post, con aggiornamento sulle nuove tecnologie
Sul Papa mi chiadi francamente troppo: se pensi che tra il blog e le analisi deifatti e...il lavoro, non ce la posso fa' a staje dietro. Ma è un player di contorno, piaccia o no, non il piatto forte...
EliminaInvece per la previsione della recessione, mannaggia avevo detto 1,5 con oscillazione a 1,8...però ho tenuto a sottolineare che era al netto di possibili pensate di ulteriore NMC al governo.
Quindi siccome questi si tengono sempre bassi a questo punto, appena si capisce il gruppo di potere che controllerà il gobierno della "Cosa" italiana, farò un richiamo di aggiornamento (e metti che ci becchiamo oltre che l'aumento dell'IVA anche una spending review geniale già pronta nel cassetto+ revisione deduzioni e detrazioni IRE? Oppure una raffica di mini-tasse ad hoc che senti un po' alla volta e te ne accorgi nel corso dei mesi? O addirittura tutto questo insieme più la mitica rivalutazione delle rendite catastali? 'Nzomma, non voglio averci indovinato sulle stesse cifre di M$S, se poi loro vogliono solo mediare per indorare la prossima pillola (chiamiamola così)
E se c'aritrovassimo cor papa "decrescista"? :-)
Eliminahttp://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/1-gaudium-magnum-il-nuovo-papa-e-jorge-mario-bergoglio-vescovo-di-buenos-aires-52402.htm
Ah benon!!! Stiamo freschi...bisogna vedere se negli anni '70-'00 ha appoggiato i generali e governi pro FMI (come Dago PARE suggerire) oppure se è uno a là "Kirchner trionferà" (non è apologia, è per impostare l'ordine mio di idee) e cioè contro il finanz-turbo-capitalismo imperante...speravo fosse la seconda opzione...speranza già delusa... :(
EliminaMa (allo stato e senza sopravvalutare il problema) pare che la sua reazione alla crisi sia stata recarsi nelle periferie e barrios poveri, imponendo alla prelatura di fare altrettanto.
EliminaIn sè non vuol dir nulla: la povertà per i preti è una cuccagna, la domanda sale repentinamente e loro smaltiscono le scorte di carità, belle parole, beneficenza (che serve ad alleviare senza risolvere il problema, non sia mai). LA CHiesa ha bisogno di poveri: quindi può benissimo appoggiare il decrescismo dei cartelli finance-hi tech facedo ognuno il proprio compito e suddividendosi i profitti (finanziari...e riespansivi del clero: questo papa è stato l'unico primate a realizzare in controtendenza l'aumento dei seminaristi nel proprio paese).
Se avesse avuto simpatie "teologia della liberazione" (e non solo pauperismo di "immagine"), lo avremmo già saputo
"Lasciate ogni speranza Voi ch'entrate"...
Elimina...ma anche ai lettori del Corriere della Sera, visto che pure l'articolo di stamane, ai fatti fa solo un accenno, ed in compenso conclude con considerazioni prive di analisi e di sola critica, sostenendo che bisognerebbe togliere all'Ungheria il diritto di voto nell'Unione, o pensare a sanzioni finanziarie, dal momento che essendo stata destinataria di diversi fondi e godendo di benefici, non può permettersi di negare i valori che ispirano la Comunità e la tengono insieme.
RispondiEliminaovviamente, tanto per non farsi mancare niente, sempre la su pregiata testata (e te lo dico perchè so che solo il termine "decrescita felice" ti rende euforico) riporta una dichiarazione di Serge Latouche secondo il quale sulla decrescita felice vi sarebbero state delle forzature mediatiche ed inutili allarmismi
RispondiEliminaMa certo "inutili allarmismi": non sono ancora pronti alla fase "resistance is futile".
EliminaStanno preparandosi il terreno ben pianificando il momento.
Intanto mi giungono alla mail privata suadenti comunicazioni "Eco", "green", con tanto di invito a partecipare a seminari di "formazione" (e di orientamento al neo-consumo) (!), in nuove culture appunto eco-green e progetti Atlantide, tanto per non tralasciare la splendida corrente "mistico-new Age".
Tutto fa brodo per il web-communicator per farsi influencer, dopo aver usato tutte le informazioni disponibili ICT per "profilare" il destinatario in base alle banche dati con cui stanno schedando tutti :-)
E vuoi che non abbiano pure una strategia per la politica?
Certo che più che Cappuccetti Rossi i "seguaci" appaiono avere il famoso "anello al naso"!
Intanto ieri sera al Tg2 (premetto a difesa della miadignità che non è stata mia scelta guardare il Tg2 :-)) ho visto un imperdibile servizio sui "pastori metropolitani" (pastori di belanti quadrupedi eh...non di anime, troppo scontato se no).
EliminaScopo del servizio? Informare la popolazione, anzi no, il popolo, di quanto fosse squisitamente affascinante, romantica e bucolica questa figura, con tanto di immagini di greggi che varcano sottopassi stradali accompagnati da "lui", il lavoratore del nuovo millenio (con tutto il rispetto per chi pratica quella onorata e antica professione).
Si attendono in agguato servizi sulla medicina sciamanica, consigliata come alternativa alla costosa medicina moderna.
I tempi sono maturi per un ritorno in Italia del Mago du Nascimiento, troverà terreno fertile.
Attendiamo ansiosi la figura simbolica e apotropaica riassuntiva del paradigma decrescista del nuovo millennio: lo "sciamano-pastore" catalizzatore delle virtù "sostenibili". Te l'immagini Jacopo Fo che finalmente non sarebbe più spernacchiato per le dimostrazioni di profonda incompetenza con cui si ostina a esprimersi su tutto, riabilitato a livello di vero e proprio "Mana"? Aspettiamo dibattito politico-parlamentare sulla presunta autopercezione onirica della sua precedente incarnazione: naturalmente, "nobile" (nel neo-pensiero unico): ERO UN BOSCIMANO. E i poveri Boscimani, affaccendati nel difendersi dall'estinzione culturale, che cercheranno di capire come si fanno le pernacchie :-)
EliminaVisto che sono allergica anch'io alla decrescita felice, vorrei aggiungere una riflessione: il vero problema è che questi pseudo teorici hanno creato uno slogan, hanno messo insieme 4 idee che non stanno in piedi (come hai più volte evidenziato), mettendo in ombra una tendenza ben più seria e soprattutto reale, che va dalla richiesta di banche o similari che finanzino l'economia reale e che siano controllabili (ad es. dai soci), alla richiesta di prodotti, dal cibo ai vestiti, sani e non sottopagati. Le persone che fanno queste scelte non hanno assolutamente come finalità la decrescita, bensì tornare ad avere un minimo di controllo sulle scelte di acquisto e di investimento, nonché sul finanziamento della produzione locale. L'autoproduzione in questo contesto è vista soltanto come una riappropriazione del saper fare e del conoscere cosa c'è dietro un prodotto finito, mai come una sostituzione del singolo al produttore. Non c'è una teorizzazione alla base anche se mi viene difficile non pensare a una (perlomeno inconscia?) reazione alla finanza senza controllo, all'immoralità degli istituti bancari e alla crisi del comparto agricolo (dovuta anche alle politiche europee). Si tratta di un protezionismo 'dal basso'? O di un imput a rivedere i meccanismi della domanda e dell'offerta odierni? Comunque nulla hanno a che vedere né con i decrescisti, che invece cercano di avocare a sé questa tendenza, né con certi messaggi pubblicitari (l'ultimo che ho ricevuto ieri era un incitamento all'autoproduzione per difendermi dalla crisi finanziaria!)
Eliminaaltro tassello frattalico?
RispondiEliminahttp://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/politica/2013/03/13/Grillo-Handelsblatt-Italia-fatto-gia-fuori-euro_8389631.html
Visto: interessantissimo. Non dimentichiamo che dobbiamo passare per un 25 luglio. Tanto è evidente che senza rivedere il ruolo della banca centrale, e il mercato del lavoro, l'uscita significa solo rottura dell'alleanza ideologica con le germania. Non abbandono del paradigma neo-classico.
EliminaSenza cui in situazione di cambio flessibile, possiamo precipitare nella situazione UK, ma senza QE possibile che essi hanno intrapreso da 2 anni (mentre tutto l'est europa, compresa la Russia sta sgretolando il dogma dell'indipendenza): uno sballo!....volendo prenderla a ridere
frattalicamente rilevante anche questo ulteriore tassello odierno
EliminaC'è anche l'Ambasciatore USA:
Eliminahttp://it.ibtimes.com/articles/44745/20130313/grillo-m5s-ambasciatore-usa-studenti-pd-pdl-ingerenza.htm
- Oggi il democratico David Thorne, ospite del liceo Visconti di Roma, ha esaltato il M5S.
"...ma voi potete prendere in mano il vostro Paese e agire, come il Movimento 5 Stelle, per le riforme e il cambiamento. Spero che molti di voi daranno un contributo positivo in questo senso per il vostro Paese". -
Immediate le reazioni di PD e PDL. Come si permettono l'ingerenza gravissima gli stranieri?
Che te ne pare?
Mi pare per quel che l'è: scene da una battaglia. Scenario europa. Parti: mondo anglosassone (USA e quasi-UK) contro area a egemonia tedesca. Proiezine italiana: spaccatura tra filotedeschi con cui ci si è alleati e filo-USA con cui si ha in mente di costruire un più rassicurante protettorato (cioè meno orientato alla soluzione finale nei nostri confronti e ad una possibile colonizzazione più soft...hopefully) :-)
EliminaPerdonate la toccata e fuga, ma qui mi sento di parlare. Le sparate di Grillo sull'Euro sono uno dei più geniali attacchi false flag della storia (http://en.wikipedia.org/wiki/False_flag). Anche perché va oltre il semplice "Berlusconi è contro l'Euro, votare per l'Euro è votare contro Berlusconi": "L'Italia ormai è già fuori dall'Euro" non è il fregare il Piddino del dott. Borghi, magari. E' una subdola porcata identica al dire "L'Euro ha ridotto i tassi di interesse" e noi poi li abbiamo gettati nell'Etna. Basta guardare la costruzione della frase: "è già fuori" è come dire " siamo cosi pezzenti che siamo fuori e non lo sappiamo" (vd. "L'Italia esce dall'Euro. Accompagnata da due buttafuori" e altri false flag in quel Blog di rifondazionisti che è Spinoza http://www.spinoza.it/2013/03/12/futurland/). Un eventuale "sì" al referendum anti-Euro non comporterebbe secondo me una Italian-way-of-Hayek o un decrescismo-della-domenica (e chi si fiderebbe, metti mai che riaprano le Botteghe Oscure e si rovesci il tavolo...) quanto un modo per togliere ogni credibilita agli occhi dei meno informati le nostre (mi permetto di dire nostre) idee. Mi spiego: usciamo e lasciano andare le cose allo sctafascio, senza governarle come andrebbe fatto. Così lo scatafascio apparirà colpa dell'uscita, la vendita di quel che ci resta colpa della svalutazione-brutta-e-cattiva-che-ci-tocca-fare-la-spesa-con-la-cariola. Anche perché non metti i grillini a portarci fuori dall'Euro se il tuo scopo è tenerci fuori: un leghista stupido lo metti a fare una cosa solo se poi vuoi intervenire tu per fare il contrario. E fidatevi: il 90% dei grillini sono leghisti stupidi (almeno al Nord) e il restante 10% o ne viene sommerso o si approfitta della loro stupidità, e allora non vedo la differenza con il resto dell'ameba. No, mi spiace: Grillo non è Badoglio, è Starace.
EliminaMa infatti qui, nell'ipotesi frattalica, si rimane sull'identificazione di Tremonti (o qualcosa di simile dalla sua area) con Badoglio. Il M5S è un coacervo indecifrabile (culturalmente e ideologicamente: e la prima cosa condiziona la seconda) e svolge il ruolo collettivo che la gente incarnò in Italia dopo il 25 luglio: si gridava: "viva l'esercito!", ma l'esercito era schierato a difesa della monarchia che cercava di rimuovere le proprie responsabilità nel causare il fascismo (in doppio petto, pro-industriale e stupidamente guerrafondaio).
EliminaCerto che Grillo non è post PUD€, in termini attuali: la sua strategia "sconta" la fine dell'euro ma non ne condivide l'analisi effettiva delle cause E QUINDI (almeno per lui come influencer-leader) NON LO SI PUO' RAGIONEVOLMENTE CONNETTERE ALLA CORREZIONE DELLA CAUSE (e al ripristino della democrazia costituzionale, keynesiana: Non certo da uno che enuncia e tutt'ora alimenta l'anti-Stato e la demonizzazione della spesa pubblicaimproduttiva).
Qui lo abbiamo stigmatizzato: qui abbiamo pure intrapreso la linea "Oltre il PUD€", che analizzerà le strategie del disastro "guidato" cui si tenderà in mancanza di "resistenza costituzionalistica".
Stay tuned
A proposito: sarebbe ingenuo ritenere che il "decrescismo-von Hayek" passi per i rifondaroli a questo punto. Passerà per strategie molto più innovative e avanzate, guidate dai vertici hi-tech-ITC del capitalismo globalizzato: magari inglobando i rifondaroli e vari (incapaci da decenni di riconnettersi con la Storia)
EliminaQuesto è poco ma sicuro. Un decredscismo hi-tech passerà sicuramente per i miei coetanei (sigh) che vorrebbero Steve Jobs come Ministro dell'Economia o la cui massima aspirazione è comprare un Ipod per giocare a Ruzzel e SkySafari. I rifondazionisti sono al massimo delle efficentissime casse di risonanza: il riferimento a Spinoza e alla sua "satira" non era a caso: verso tutti (qualunquismo), non approfondita (riqualunquismo), con frecciate immotivate-perfettamente motivate (battuta citata sull'Euro: adesione al pensiero unico). I rifondazionisti sono utili come i black bloc: sedano la manifestazione tra folklorismo e perfetta coerenza degli scopi.
EliminaP.s.: in effetti blog come Spinoza sono ottimi sismografi: basta leggerlo per capire un sacco di cose riguardo il successo dei diritti estetici e del pensiero "etico" rifondazionista (no Monti, w BCE).
P.p.s.: ammetto la mia ignoranza a riguardo ma...questo insistente parlare dei pagamenti della PA, anche attraverso fantomatici titoli pagabili come tasse (echi di BOT metallici) come li leggete? Sono prove generali di 8 Settembre (infatti ne parlano PD e colonnelli grillini) o antistatalismo strambo?
Ripeto: sulla para(cul)sub-cultura digital-virtuale, nella sua proiezione politica, abbiamo già iniziato il discorso di "metodo" col post di Poggio sugli influencers (parametrati sulla stupidity) e ne tareremo l'impatto politico attuale e futuro. Proprio svelandone il disegno strategico oggi ricostruibile. Con imminenti post
EliminaScrivo per la prima volta anche se leggo spesso i tuoi articoli ma non ho le competenze per interloquire. Quanto hai scritto oggi è stato per me davvero illuminante e ti ringrazio perché, come dice Bagnai, mi hai aiutato a unire i puntini. Soffermandomi sulle parole "oppure è il popolo che eserciterà direttamente il diritto di resistenza" mi sono chiesta: forse quello che manca oggi è la spiegazione articolata e diretta a un vasto pubblico di come è in atto 'la distruzione' dei principi della nostra Costituzione? Credo che per arrivare alla resistenza occorrano strumenti idonei, compresa una conoscenza adeguata del contendere, altrimenti più che resistenza si potrebbe arrivare a una reazione, anche irrazionale, a posteriori, quando cioè saranno evidenti gli effetti sulla vita di (quasi) tutti.
RispondiEliminaStragiusto: manca la conoscenza diffusa della "distruzione" (termine di Calamandrei).
EliminaOra: capire il meccanismo economico non solo dell'euro, ma della "macchina" macroeconomica neo-classica (di cui i trattati non sono l'unica manifestazione politica: certo una delle ideologicamente più efficienti), è già difficile.
Date le resistenze mediatiche.
Se anche superassimo tale ostacolo, poi, occorre saper collegare la conoscenza del meccanismo economico alla Costituzione (sapendo leggerla in comparazione ai trattati).
L'unico che, sia sulle riviste giuridiche più importanti che su questo blog, compie questa operazione di "collegamento", e non lo dico per vantarmi ma come mera constatazione, c'est moi.
Cosa diavolo potrei fare di più (visto poi che non è esattamente "salutare" dal punto di vista...ambientale)?
Sabato 16 faccio pure una tavola rotonda. Forse riesco a far venire una tv locale.
Ma alla fine dei giochi, via via che condividete e fate vostre certe cognizioni, sta a voi creare diffusione e moltiplicare le informazioni.
Mica è un obbligo, per carità: ma per esclusione logica questa è la più diretta possibilità di realizzare l'obiettivo che tu stessa giustamente indichi.
Ah, dimenticavo: il collegamento economia-diritto, specie in questo caso, riguarda ovviamente PROBLEMI COMPLESSI.
EliminaMa non perchè mi diverta a presentarli come tali (come pure mi accusano taluni bloggers): piuttosto perchè "loro" (l'oligarchia) l'hanno congegnata piuttosto bene e godono del'appoggio incondizionato di media e accademia.
Se rinunciassi alla analisi di questa complessità, sarebbe come rassegnarsi alla superiorità del "loro" disegno.
Invece ritengo che, con pazienza e passione, TUTTI siano alla fine in grado di capire. E in effetti, quando si è capito, spiegare agli altri, utilizzando argomenti che non è facile confutare, risulta molto più efficace.
Quindi, in definitiva, la possibilità di riuscita della diffusione è direttamente proporzionale alla passione e alla pazienza dei gentili lettori e lettrici.
E a quanto crederanno che si possa diffondere una coscienza collettiva. NOn manipolata e senza personalismi.
Il fatto che tu commenti mi conforta. Vuol dire che una certa dose di passione e di pazienza (studio) li possiedi.
Speriamo allora per il meglio.
Lungi da me esprimere critiche nei confronti dell'enorme impegno che stai mettendo! Gli argomenti sono tanti e sono complessi e la mia non era certo una richiesta di fare di più. Era solo una constatazione sulla centralità (a mio parere) della questione che hai toccato oggi (ma anche in altre occasioni): la fine dei principi della nostra Costituzione. Riflettevo in proposito come la resistenza (che tu ipotizzavi) non possa prescindere dalla conoscenza e che quindi molto probabilmente è questo il motivo per cui ancora oggi, mentre una minima apertura sul dibattito pro o contro euro c'è, anche se in modo superficiale e parziale, non altrettanto mi sembra che accada sulla questione dei diritti costituzionali (probabilmente perché potrebbe innescare la resistenza?).
EliminaAnna Maria don't worry: non c'era vena di rimprovero e nè avevo inteso come critica il tuo interrogativo. Ponevo la mia domanda "cosa potrei fare di più" come ragionamento "ad alta voce", persino aperto a suggerimenti.
EliminaE anche la tua ultima domanda (su "l'innesco") è corretta: in effetti finchè si parla di teorie economiche e si dimostrano errori delle politiche fiscali e finanziarie dei governi, si rimane sul rimprovero di "opportunità-inopportunità" di certe scelte. Al limite come fa taluno, si denuncia un problema di "democrazia" legato al disegno dell'euro.
Nel momento in cui, invece, emerge che effettivamente (cioè con certezza) non solo è stata massicciamente violata la Costituzione, non solo si è OMESSO DI INTERVENIRE A SUA TUTELA, ma addirittura la si è portata alle soglie del totale svuotamento, la faccenda, politicamente, è un più più grave.
"Consenso Disinformato" è davvero il rischio di omologazione di cui si parlava ieri , quel tutto cambi perchè nulla cambi, e il buon Tomasi di Lampedusa insegna.
RispondiEliminaChe senso ha dire l'Italia è già fuori dall'euro facciamo un referendum? E' un paradosso.( Oddio, volendo un senso lo ha, in ottica negoziale).
Sull'indipendenza della Bance Centrali avete già espresso i miei stessi dubbi , inutile sottolineare quanto questa indipendenza mini alla base la stessa teoria della suddivisione dei poteri dello Stato (achtung Charles-Louis de Secondat non si tocca) nonchè la Sovranità stessa(un organismo esterno adddirittura sovranazionale , per di più non elettivo, come la BCE svolge oggi tale ruolo imponendo riforme ).
L'euro deve crollare ma con tutti i suoi sostegni dogmatico teorici : in primis l'indipendenza delle banche centrali.
Cambiare la Costituzione o applicarla pienamente ? Mi pare lo chiedevi in un altro Post...
La seconda che hai detto, proprio quela:)
Condivido l'interpretazione Implicita di Mortati (suppongo si sia compreso:) perchè ritengo quello alla Resistenza, un diritto naturale inalienabile.
P.s. Involuto ? ah ah ah, l'autoironia è una gran cosa..Furio:)
L'autoironia? Ma no è solo l'umile riconoscimento dell'insegnamento dei più grandi "maestri"...
EliminaSagge parole..
EliminaIntanto la macchina mediatica commette una gaffe: l'editorialista Sergio Romani sul Corsera di oggi ha "scoperto" che il PUDE ha programmi convergenti.
RispondiEliminahttp://www.corriere.it/editoriali/13_marzo_13/la-sindrome-dei-balcani-sergio-romano_2e2d9900-8ba0-11e2-8351-f1dc254821b1.shtml
Ecco sì; paludato di principi altisonanti si tratta di un volemose bene teso a salvare il PUDE tutto, affossando l'Italia in base ad un'analisi della crisi economica in linea col più bieco e improbabile luogocomunismo. E pensa che è considerato "autorevole" (ma d'altra parte pure Monti), un fiore all'occhiello del pensiero italico
EliminaPer chi fosse interessato ad una (non) applicazione del DIRITTO DI RESISTENZA CONTRO UN ESECUTIVO CHE NEGAVA I DIRITTI FONDAMENTALI ATTRAVERSO TORTURE ED OMIDICI
RispondiEliminahttp://www.guardian.co.uk/commentisfree/belief/2011/jan/04/argenitina-videla-bergoglio-repentance?CMP
Se leggete bene pare che poi i prigionieri fossero restituiti ai torturatori. Restituiti! E ce ne vuole per reggere il peso di una tale responsabilità sulla propria coscienza di essere umano (certo si poteva essere anche ricattati: di vescovi e preti che si opponevano, incarcerati e uccisi, non ne mancarono).
Tanto più che, (sempre "pare"), il vescovo Enrique Angelelli non ce la fece proprio a divenire cardinale (forse: Woytila permettendo, dato che non era molto amante degli attivisti anti-dittature sudamericne); fu ucciso molto prima dalle squadre di Videla. Non poteva accadere che un "resistente" arrivasse vivo a essere eleggibile in un conclave.
In fondo Dossetti, fu fortunato a arrivare dentro la Assemblea costituente: e Mortati a poter parlare del diritto alla resistenza propugnato dai cattolici.
La vita valeva molto meno nell'Argentina degli anni '70.
Poi si passò ai saccheggi del cambio fisso. E oggi, in fondo, il pauperismo (che alimenta la Chiesa, potendosi fare una specie di curva di Philips tra basso reddito e iniqua sua distribuzione e "domanda" di carità) va a gonfie vele...
Agghiacciante...e io che credevo che l'elezione del vescovo di New York fosse stato peggio...qui si va oltre...chissà come reagirà Verbitsky che scrive pure sul FQ...
EliminaIl FQ, quello che di fronte al two packs non ha il coraggio di prendere posizione e pensa implicitamente ma necessariamente che la costituzione di un fondo per eurobonds, per "abbassare gli spread" possa essere un passo avanti per il sogno europeo?
EliminaMa sì sarà facile ORA prendersela per i fatti argentini di 40 anni fa e lasciare che sul blog continuino a scrivere quelli che hanno detto e tornano a dire che i greci in fondo se lo meritano perchè corrotti e evasori (a con troppi impiegati pubblici fannulloni, quando hanno la metà dei pubblici impiegati in rapporto alla popolazione di francesi e tedeschi).
E' chiaro che essere contro gli orrendi tiranni del passato ormai estinto fa "figo" impegnato: mentre invece non voler capire come e perchè si sia OGGI di fronte alle nuove forme attualizzate dell'antidemocraticità più crudele, rende obiettivamente complici
Eh no!! Il FQ è di Travaglio, è contro Berlusconi, a favore di Grillo, e non prende finanziamenti pubblici. Loro sono liberi...così liberi da censurarmi/ci i commenti...vero Poggio? ;)
EliminaSe è vero tutto ciò, questa storia è molto più che inquietante : è gravissima.
EliminaMio Dio, pure Francesco mi ha tirato in ballo: che beffa.
domanda: in che senso si sta sgretolando il dogma delle banche centrali indipendenti nell'est europa? in quali stati questo è stato o sta venendo messo in discussione? grazie per la risposta.
RispondiEliminaPiù sopra Flavio cita le fonti e faccio riferimento al Financial Times. Ne parleremo a Roma il 16 marzo. Lo schema è quello illustrato nel post "Aso e Abe e la finanza creativa"
Eliminabeh le fonti citate da Flavio se non sbaglio sono relative all'Ungheria. non ho trovato altri riferimenti all'est europa...
EliminaFlavio parla della Serbia (Sofia dell'Ungheria...e poi tutti insieme); ho fatto cenno al FT su Bulgaria e Romania, nonchè Russia (non è disponibile senza abbonamento on line: rilevo le notizie sul cartaceo e puoi fidarti). Seguiranno aggiornamenti (ma la questione sarà oggetto del mio intervento al seminario di sabato)
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