Notizie "Fed" da oltreoceano "Il meeting di due giorni del Fomc (Federal Open Market Committee, la commissione operativa del Federal Reserve System) si è concluso come ampiamente atteso con un nulla di fatto (tassi d'interesse invariati nel range 0-0,25% e piano di quantitative easing pari a 85 mld di dollari al mese)".
Per capire come questa decisione si inquadri nella linea di azione costantemente, cioè istituzionalmente, perseguita dalla Federal Reserve, verifichiamo la previsione relativa alla sua mission. Questa previsione è dovuta a un emendamento del "Federal Reserve Act", apportato nel 1977 e sopravvissuto, per "manifesta razionalità", autopreservativa della Nazione americana, alla "grande ubriacatura monetarista".
Quella che, al fin della licenza, portò lo stesso Friedman, alla veneranda età di 91 anni, a dire : "The use of quantity of money as a target has not been a success……I'm not sure I would as of today push it as hard as I once did”.
Si tratta del cosiddetto "dual mandate", così formulato: "The Board of Governors of the Federal Reserve System and the Federal Open Market Committee shall maintain long run growth of the monetary and credit aggregates commensurate with the economy's long run potential to increase production, so as to promote effectively the goals of maximum employment, stable prices and moderate long-term interest rates."
La differenza testuale di questa "equiordinazione" tra "prezzi stabili" e la "massima occupazione" (ottenibile), risalta rispetto alla formulazione della mission BCE.
Di questa ci siamo già occupati, ampiamente, in questo post. L'art 127, par.1, del TFUE, infatti, recita:
"1. L'obiettivo principale del Sistema europeo di banche centrali, in appresso denominato «SEBC», è il mantenimento della stabilità dei prezzi. Fatto salvo l'obiettivo della stabilità dei prezzi, il SEBC sostiene le politiche economiche generali nell'Unione al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell'Unione definiti nell'articolo 3 del trattato sull'Unione europea. Il SEBC agisce in conformità del principio di un'economia di mercato aperta e in libera concorrenza, favorendo una efficace allocazione delle risorse e rispettando i principi di cui all'articolo 119."
Una norma confusa, ma proprio sul piano della tecnica redazionale, dato che contiene una "aporìa" linguistico-strutturale che, sul piano normativo, dovrebbe considerarsi imperdonabile.
Infatti si pone un "obiettivo principale", ma poi, senza alcun chiarimento ricavabile dal testo, si richiamano gli obiettivi dell'Unione di cui all'art.3, tra cui figura, al par.3, la "piena occupazione".
Ma senza preoccuparsi se il "fatto salvo" riferito al "principale" obiettivo portasse a considerare del tutto vano lo stesso richiamare i restanti principi fondamentali dell'Unione nella loro funzione naturale: cioè quella di essere idonei a caratterizzare, anche senza richiamo espresso, sempre e comunque l'azione dell'UE come "perseguimento obbligato" degli stessi. Perchè questa è la funzione generale dei principi-fine di apertura delle costruzioni costituzionali. Ma anche di qualsiasi articolato, come un comune contratto.
Si tratta dell'uso della logica: non ha senso porre dei principi "informatori" se poi contestualmente, e sul punto più importante dell'assetto normativo, li neutralizzo privilegiandone soltanto uno.
Insomma, la contraddizione è tale da far dubitare della consapevolezza di questo svuotamento dei principi autoespressi come "fondamentali", semioccultato nelle pieghe di pletoriche norme, da parte dei conditores europei. O forse si tratta di una deliberata tecnica redazionale, espressiva di fini che, altrimenti, sarebbero risultati non ben accetti dai popoli interessati. Il che è molto peggio.
Sia come sia, la prassi interpretativo-applicativa della norma da parte della BCE ha condotto alla "resecazione" totale di ogni rilevanza della "piena occupazione", non essendosi neppure mai tentato un, pur astrattamente possibile, contemperamento di principi mediante il c.d. "bilanciamento". Come abbiamo evidenziato qui (cfr; par.11).
Tornando al modus agendi della Fed, proseguiamo con quanto ci dice l'articolo linkato all'inizio:
"Se negli ultimi meeting del Fomc i riflettori sono sempre stati puntati sul tasso di disoccupazione ora i membri del Board hanno voluto porre l'accento anche sul basso livello di inflazione attuale (costantemente al di sotto dell'obiettivo del 2%) che potrebbe porre dei rischi alle performance dell'economia. I membri votanti del FOMC hanno comunque ricordato che le aspettative inflazionistiche di medio termine non sono variate e le basse pressioni inflazionistiche attuali sono legate solamente a fattori temporanei. Da segnalare anche il leggero downgrade sulla crescita economica vista "modesta" nel primo semestre rispetto al "moderata", aggettivo utilizzato negli statement precedenti. Toni lievemente piu' accomodanti, senza lasciar pero' alcuna indicazione sul possibile pullback negli acquisti di titoli governativi.
Vengono cosi' ascoltate le opinioni di James Bullard, presidente della FED di St Louis, che aveva sottolineato i rischi di una bassa crescita dei prezzi al consumo (al momento al +1% circa, ben inferiore a un desiderato +2%).
Bullard non è, invece, riuscito a convincere Esther George, presidente della FED di Kansas City, sostenitrice di strategie monetarie meno accomodanti. Secondo la George il prolungato piano di quantitative easing e i tassi d'interesse su livelli bassi potrebbero infatti creare ulteriori squilibri finanziari (aumento delle aspettative di inflazione di lungo termine).
Nonostante il tono marginalmente piu' "dovish" del comunicato emesso dal FOMC, manteniamo invariata la nostra view sulle prossime strategie monetarie della FED. Il "tapering" (diminuzione graduale del piano di acquisto di titoli governativi), secondo le nostre attese, dovrebbe partire in autunno, qualche mese prima della fine del mandato di Bernanke (gennaio 2014). Le misure non convenzionali introdotte dall'economista della Georgia per sostenere le attività economiche del paese a stelle e strisce dopo la terribile crisi finanziaria possono essere infatti considerate la sua "legacy". Crediamo che Bernanke prima di lasciare l'incarico inizierà il processo di exit strategy che dovrebbe concludersi, con il miglioramento delle condizioni economiche, a fine 2014 o nel primo semestre 2015. Ipotizzando che il successore di Bernanke possa essere la favorita Janet Yellen."
Vengono cosi' ascoltate le opinioni di James Bullard, presidente della FED di St Louis, che aveva sottolineato i rischi di una bassa crescita dei prezzi al consumo (al momento al +1% circa, ben inferiore a un desiderato +2%).
Bullard non è, invece, riuscito a convincere Esther George, presidente della FED di Kansas City, sostenitrice di strategie monetarie meno accomodanti. Secondo la George il prolungato piano di quantitative easing e i tassi d'interesse su livelli bassi potrebbero infatti creare ulteriori squilibri finanziari (aumento delle aspettative di inflazione di lungo termine).
Nonostante il tono marginalmente piu' "dovish" del comunicato emesso dal FOMC, manteniamo invariata la nostra view sulle prossime strategie monetarie della FED. Il "tapering" (diminuzione graduale del piano di acquisto di titoli governativi), secondo le nostre attese, dovrebbe partire in autunno, qualche mese prima della fine del mandato di Bernanke (gennaio 2014). Le misure non convenzionali introdotte dall'economista della Georgia per sostenere le attività economiche del paese a stelle e strisce dopo la terribile crisi finanziaria possono essere infatti considerate la sua "legacy". Crediamo che Bernanke prima di lasciare l'incarico inizierà il processo di exit strategy che dovrebbe concludersi, con il miglioramento delle condizioni economiche, a fine 2014 o nel primo semestre 2015. Ipotizzando che il successore di Bernanke possa essere la favorita Janet Yellen."
Ora questa "cronaca" dà lo spunto per alcune osservazioni:
a) a differenza della BCE, la Fed non nasconde, con una costante ipocrisia ideologica, la correlazione tra inflazione e occupazione: o meglio la relazione inversa tra disoccupazione e livello di inflazione (la "mitica" curva di Phillips);
b) di conseguenza, proprio perchè la "massima occupazione" non è considerata un mero enunciato enfatico e discrezionalmente trascurabile, il target del 2% assume, rispetto al caso della UE, un senso molto differente: ci si preoccupa attivamente, nel prefiggersi le politiche da seguire (al di là della teorica efficacia in tal senso della "sola" politica monetaria, per di più centralizzata), che non si verifichi NEPPURE UNO SCOSTAMENTO IN DIFETTO.
Aspetto cui, da sempre, sotto l'influenza (senz'altro giuridicamente indebita) di Bundesbank, la BCE risulta totalmente indifferente; basti considerare che l'inflazione media UEM era ad aprile di 1,2% e a maggio, ultima rilevazione, all'1,4.
c) al contrario, la BCE, lungi dal porsi mai la questione di come potrebbe almeno "tentare" di agire sul tasso di disoccupazione rispettando una stabilità di prezzi che è normativamente fissata nel mantenimento del 2%, continua ad invocare "riforme strutturali" del lavoro (esplicitamente sul modello hartz) che, rapportate alla diversa questione del requilibrio dei tassi di cambi reale interni all'UEM, non potrebbe che condurre ad altra deflazione e conseguente disoccupazione;
d) questa plateale differenza, poi, ci fa (un pò più) comprendere la posizione di Jack Lew che, per non essere tacciato di "ambiguità", allorchè invita i greci a completare le riforme, deve piuttosto ritenersi non ben informato della differenza della mission BCE, rispetto alla Fed, e quindi presumere che, forse, la BCE si curi del livello della disoccupazione attraverso politiche monetarie che, attenzione, non siano dirette soltanto al salvataggio del sistema bancario (unico interesse che emerge dalle prassi che in effetti persegue);
e) negli USA, ed è altrettanto da sottolineare ai continui "invocatori" nostrani di riforme ulteriori, la differenza del mercato del lavoro, in termini di "stabilità" del posto, assume dunque un senso del tutto diverso da quello che si sta perseguendo in UE: esiste cioè un tradizionale scambio tra "flessibilità" e perseguimento strutturale di una maggior occupazione, che pone il lavoratore disoccupato molto più concretamente nella condizione di "lavoratore in transito" verso una nuova e, forse, più vantaggiosa, occupazione;
F) quindi il sistema USA, altrimenti esclusivamente "crudele", finisce per avere una tenuta sociale e una dinamicità economica che rimangono comunque i veri obiettivi di "lungo periodo". Non altrettanto si può dire per l'Europa, affetta dallo sbandieramento delle teorie di von Hayek, ma con una ipocrita e unilaterale ossessione applicativa.
Insomma, c'è libero mercato e libero mercato, c'è, specialmente, sovranità "federale" e sovranità "federale". Quella prescelta dall'UEM è solo un incubo senza via d'uscita. O meglio, solo il sogno distopico di von Hayek.
Quando lessi il tuo post su "frattaLuttwak" mi andai a guardare la trasmissione in questione.
RispondiEliminaLuttwak mi è sempre stato ben poco simpatico, ma, devo dire, al di là di tutto, due punti mi colpirono in particolare.
Mi colpì in particolare il suo pragmatismo, veramente tipicamente americano ; sull' euro: Non funziona , si cambia, noi in America facciamo così: Se una cosa non funziona la cambiamo (inteso come: la buttiamo).
Ancor più mi colpì la sua apertura mentale.
Mi spiego e spiego il punto:
Luttwak spiegava ai due pesci lessi in studio (credo fossero giornalisti) che tra USA e Europa c'è una differenza, e portò, ad esempio, la Norvegia, dove il governo ti paga la pensione (o ricovero) del tuo animale domestico quando vai in vacanza.
Il libbbberista Porro (lesso) rideva: Ma veramente? Che statalisti......nun se pò....ma dove andremo a finire...dalla culla alla tomba....ecco perché andiamo male in Europa sembrava aver capito il Porro (lesso).
Luttwak, invece: (faccio sempre una sintesi a memoria di quella discussione) Non c'è nulla da ridere, io preferisco il sistema americano dove non ci sono tutele pubbliche (o minori tutele pubblico/assistenziali) MA IL GOVERNO (inteso anche come BC)DEVE METTERTI IN CONDIZIONE DI LAVORARE E DI POTERTI MANTENERE, E' INTOLLERABILE POLITICAMENTE L' ALTA DISOCCUPAZIONE DA NOI, perché diciamo: ok, governo non voglio nulla, mi "arrangio" ma DEVI creare le condizioni affinchè possa "arrangiarmi".
(Voglio dire, lui lo riteneva un sistema migliore ma aveva assoluto rispetto per il diverso sistema storicamente presente in Europa)
In Europa, invece, i "geni" vogliono lasciare col culo per terra la gente (cosa di per se NON accettabile culturalmente qua da noi) e in più "non interferire con le sacre dinamiche del mercato"
Si sa, no? Il governo (inteso anche come BC) non può influenzare il sacro "equilibrio" del "tasso naturale di disoccupazione" , pena "la perversione di lungo periodo dei sacri principi Hayekiani".
Siam mica "statalisti" e "comunisti" come sti americani noi....
Sei una sicurezza: in questo "solleone" vacanziero (y triste y final :-), hai, come al solito, colto un punto fondamentale che questo post voleva porre in luce.
EliminaUn punto che deriva dalla approssimativa ammucchiata che l'ignoranza mediatica fa del fenomeno "libero mercato", estendendo la follia hayekkiana indiscriminatamente alla (diversa da noi, ma pur sempre democratica) cultura degli USA.
E' un peccato che siano tutti così "sonnacchiosi" in questo periodo così cruciale :-)
Nella nostra società basata sulla necessità di avere una disponibilità economica nell’arco della propria vita per la propria sussistenza e realizzazione, g1i individui spinti da questi bisogni orientano le proprie scelte/azioni pur di raggiungerli.
RispondiEliminaI primi per raggiungere la propria sussistenza sono soggetti ad essere limitati della propria libertà di scelta, i secondi sono
spinti dall’ambizione o dalla paura di perdere quanto si ha.
Questi individui diventano rispettivamente base e vertice del sistema dove si è vittime, carnefici o entrambi.
Nella parvenza della tanto propagandata democrazia si alimenta ed amplifica l’ignoranza della base che chiede la propria
sussistenza ed si mantengono i privilegi dei vertici .
Ad amplificare questo fenomeno ci pensano i mercati (corporation) che orientano i governanti e tramite le azioni di
marketing unificano i concetti di “Benessere personale” con quello di Benessere economico” orientando l’umanità
sul binario morto dell’individualismo e dell’edonismo moderno.
E’ evidente, che l’orientamento delle scelte applicate dai governanti secondo i presupposti sopra enunciati fortemente orientati dai soggetti economicamente più forti, servono a perpetrare questo sistema, dove effettivamente, non contano i valori etici e morali ma esclusivamente il potere che si ha indipendentemente da come si sia ottenuto.
Il Mercato ed i governi si regolano in funzione di questi presupposti, ecco perché sembra che le persone siano peggio
di quelle che sono, e comunque chi riveste posizioni di potere non cambia il sistema.
Una volta schierato questo sistema è auto-protettivo ed espelle chiunque gli sia ostile.
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Di seguito la sequenza dei bisogni fondamentali umani (piramide di maslow) :
1. Primari (Mangiare Bere Dormire ecc.)
2. Sicurezza
3. Appartenenza a gruppi sociali
4. Stima e prestigio
5. Realizzazione personale
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Un tantinello OT: di teorie basic ce ne sono state varie, ma qui interessa, per fini di corretta comprensione, l'analisi del reale storico. Cioè l'analisi economica del diritto, che consente di considerare dati circostanziati sia delle regole significative della nostra società attuale, sia dati correlati che spiegano ragioni ed effetti di certe soluzioni normative.
EliminaQuello che si evidenzia in questo post è che negli USA la scelta è "Morte o bunga-bunga?
In UEM, invece, non c'è scelta; persino se preferisci la morte ti risponderanno "va bene: ma prima bunga-bunga"
"la contraddizione è tale da far dubitare della consapevolezza di questo svuotamento dei principi autoespressi come "fondamentali", semioccultato nelle pieghe di pletoriche norme, da parte dei conditores europei. O forse si tratta di una deliberata tecnica redazionale, espressiva di fini che, altrimenti, sarebbero risultati non ben accetti dai popoli interessati."
RispondiEliminaCitando 'Quelo' (Guzzanti), la risposta pare:"la seconda che hai detto".
La cosa interessante è che il paradosso normativo si estende all'impalcatura istituzionale dell'UE, dove, da un lato abbiamo organi (Consiglio, Commissione, Parlamento, etc...) in principio fondati nell'alveo dell'articolo 3 TUE, dall'altro la BCE che da quanto emerge dalla tua analisi agisce in deroga, mettendo quegli stessi principi in secondo piano. Una conseguenza sul piano giuridico è che una BCE ipoteticamente portatrice di misure volte a favorire l'occupazione potrebbe essere tacciata di agire ultra vires! Questo risvolto giuridico secondo non è da sottovalutare, perché esercita effetti sull'agire istituzionale e sugli individui facenti parte dell'istituzione.
Ehhh, l'evidenza del dato normativo è "pesantuccia".
EliminaChe fai, rompi gli indugi?
Meglio tardi che mai :-)