E perciò merita un focus tutto suo.
E non solo sullo scenario dell'euro-exit, ma, proprio su uno degli aspetti fondamentali della "verità" nascosta, in specie sulle vere ragioni di quella "alienazione" della pubblica amministrazione dal cittadino, apparentemente inefficiente e ottusamente burocratico-penalizzante, che dà la stura ai livorosi contro lo Stato e a favore dell'€uropa:
Buongiorno,Risposta (opportunamente integrata in questa sede):
un punto che lei ha già discusso più volte è il probabile tentativo di "riciclarsi" di tutte queste persone che ora prendono queste decisioni scellerate, quando sarà evidente a tutti la disfatta. Ovviamente non sarà possibile un ricambio totale della pubblica amministrazione e credo nemmeno della politica.
Il dubbio che mi sorge però è: abbiamo ancora le competenze per gestire la sovranità? Lei ha un punto di vista privilegiato: quante sono le persone nelle Istituzioni che sarebbero pronte per un cambio di paradigma? Il discorso è analogo all'industria: a forza di deindustrializzare e finanziarizzare, quanti sono gli imprenditori italiani che saprebbero approfittare della trasformazione?
Le domande non sono provocatorie, ma servono per farmi un'idea il più possibile realistica della situazione (solo uno come Prodi direbbe che visto che non ci sono più competenze tanto vale fare gli Stati Uniti d'Europa).
Spero di non fare domande troppo banali, ma sono nato dopo il cosiddetto "divorzio", sono cresciuto nel "sogno" dell'euro e devo dire che leggendo questo ed altri blog mi si è aperto un mondo che non immaginavo.
Con stima,
Gian
Nell'immediato, non avremmo le competenze di governance e di capacità industriale, in effetti. Ma, pur essendo ciò un grave problema, si era profilato anche nel 1943-45 (anche se sul piano produttivo al tempo la questione era più semplice).
Nella pubblica amministrazione, il problema sarebbe minore: la complicazione normativa, procedurale e gestionale, deriva essenzialmente dal caotico sovrapporsi di standard e slogan UE e dall'ossessione fiscal-finanziaria che ci ha inondato da Maastricht in poi.
Insomma, senza l'€uropa, (e purchè non si faccia come Cameron), l'idea di rendere la p.a. un interlocutore che freni, punisca, metta in stallo, pur di non dover erogare un pubblico beneficio (in modo da rispettare i parametri di Maastricht!), dovrebbe venir meno.
E con esso pure le pletoriche strutture e sprechi legati alla cosmesi politically correct UE...Hopefully
Di questi aspetti, nell'ambito di un discorso più ampio, abbiamo parlato in questo post e in quest'altro. Fin dall'esordio di questo blog.
Ma, c'è un "ma".
Non basta che la verità su questi aspetti sia coperta da un rigoroso blocco mediatico che noi riassuntivamente chiamiamo PUD€. Ora, visto che qualche squarcio di informazione veritiera pare diffondersi, - non molto, ma per "loro" è sempre troppo- si preannuncia che dire la verità, in dissenso dalla propaganda ufficiale, diventerà reato d'opinione."...quello che ci stiamo dicendo qui potremo dircelo ancora per poco, la critica alla troika sta diventando reato di opinione in Grecia, e presto lo sarà in tutta l'Eurozona".
Dobbiamo perciò correggerci. Avevamo detto che:
I "reati d'opinione" non sono una costruzione europea.
L'Europa si disinteressa "operativamente" della materia con la famosa clausola dell'art.6 del TUE. Lascia la materia alla sfera di competenza degli Stati. E alle enunciazioni delle varie Carte dei diritti, entrate a far parte del diritto internazionale generale.
E neanche a dire che i "reati di opinione" non siano stati affrontati e stigmatizzati, più o meno direttamente, nelle Costituzioni democratiche, sicuramente in epoca anteriore a Maastricht, e nello stesso diritto internazionale generale.
Il punto è che sia la Corte costituzionale che la stessa Corte Europea dei Diritti dell'Uomo prendono da decenni posizione, cassandoli, sui vari "reati" di questo tipo, caratterizzati da clausole spesso incentrate sulla tutela della "personalità dello Stato" o il "sentimento religioso", cioè clausole c.d. "generali", in cui è più forte il pericolo della indefinizione dei presupposti che possono portare alla punizione dell'individuo.
In Italia, la materia è stata rivisitata, sulla scorta di varie pronunce della Corte costituzionale, dalla legge 24 febbraio 2006, n.85.
Ma è un fatto che, se la Corte non è intervenuta prima degli anni 2000, è perchè questi reati sono praticamente in desuetudine, cioè in concreto disapplicati. E grazie all'art.21 Cost.: ma più ancora, alla grande sensibilità che la Costituzione democratica pluriclasse ha innervato nel senso condiviso della comunità (smentendo che questo possa mai incentrarsi sul solo "diritto di proprietà") senso condiviso che v.H.avrebbe certamente condannato, perchè frutto della deprecabile "demarchia".
Come pure è un fatto, che a seguire la teoria generale dello Stato e del diritto naturale (Legge) di v.H., oggi, avremmo come fattispecie penali, duramente punite, lo "sciopero" e l'"associazione sindacale
Dovremo prendere atto che l'Europa non si disinteressa più del problema.
Evidentemente, non considerando più controllabile il dissenso che si affaccia nei singoli Stati e, questi ultimi, come affidabili controllori (in sub-appalto).
Ma questo, a onor del vero, è uno sviluppo del tutto coerente con quanto esposto nel passaggio sopra riportato.
Va infatti chiarito che i "reati d'opinione", non sono tanto il portato dei regimi totalitari del '900, che sopprimendo le libertà civili e l'effettivo diritto di elettorato, e radicalizzando la coincidenza tra "partito unico" e istituzioni dello Stato, semplificavano il quadro: cioè rendevano reati commissivi, o di omissione, a fattispecie molto ben definita, il solo essere sospettati non tanto di "pensarla diversamente", ma la semplice "non adesione" alle manifestazioni istituzionali del regime. Bastava cioè esser parte di una formazione politica - o anche solo culturale- non coincidente con il partito totalitario per essere contro lo Stato, senza distinzioni.
I "reati d'opinione", invece, sono tipicamente espressione degli Stati liberisti-oligarchici, dove vige l'apparente eguaglianza formale ma le posizioni di partenza, differenziate, tra i cittadini, sono concepite come il frutto di un naturale sviluppo delle diverse capacità e meriti degli individui. E su questa premessa, lo Stato, tutelerebbe l'intera società provvedendo, con le sue politiche, a ratificare ed a rafforzare le differenze sociali di fatto (o anche il canale preferenziale dato a chi si adegua alle gerarchie istituzionali e sociali così sancite. Autentica "chicca").
Ecco che, allora, criticare l'assetto distributivo "ineguale", diviene un attentato all'ordine costituito. E questo, naturalmente, include la sua forma operativa, cioè il diritto di associazione sindacale e di sciopero, ma, ed è questo il punto, anche la premessa di ciò: cioè la mera analisi, in base a strumenti scientifici (economici, sociologici, giuridici) della falsità dell'idea che le diseguaglianze di fatto corrispondano a un ordine naturale.
Il che mina alla base il "liberismo" e il suo volto concreto del capitalismo "sfrenato", basato sulla negazione del conflitto sociale, sul lavoro come "merce" e sulla istituzionalizzazione dell'"esercito di riserva dei disoccupati". Caratteri eloquentemente perseguiti dalle attuali politiche €uropee a trazione germanica.
Diviene allora chiaro come, il disegno di Maastricht-Lisbona, imperniato sull'euro, nella fase del suo trionfante consolidamento, ricorra, senza più preoccupazioni di facciata (la famosa cosmesi e i vuoti enunciati di qualche norma dei trattati), alla riedizione del reato d'opinione.
Confermando la sua natura di super-ordinamento sovranazionale, liberista e oligarchico, giunto a un punto di affermazione incontrastata, tale da poter definitivamente dichiararsi come tale, eliminando una volta per tutte l'ingombro delle Costituzioni democratiche; le cui clausole, complessivamente, escludevano e sigillavano, nel campo della disapplicazione de facto, i residui ottocenteschi dei reati di opinione, laddove ancora sopravvissuti all'affermazione della Sovranità come processo costituente popolare volto all'affermazione dei diritti sociali.
Eccoci serviti, dunque.
Chissà se potremo mai più ripetere un discorso come questo...
e in effetti leggevo non ricordo dove, di una dichiarazione di van ronpuy, che vorrebbe introdurre nella procedura d'infrazione anche la sopspensione del voto politico per gli stati che vi incappano (naturalmente in questa procedura ), ma anche dell'intervento di schauble in merito alla normativa riguardante la costituzione di una polizia europea, che vorrebbe l'istituzione di un particolare corpo di polizia segreta il cui compito sarebbe la sorveglienza del web e la repressione del sentimento euroscettico. Non so quanto di questo sia vero,,,, ma se le cose stanno così temo che il nostro "5 luglio sia rimandato a data da ....."rimandarsi all'infinito "
RispondiEliminaSì, naturalmente anche queste notizie "correlate" sono indicative della "loro" insofferenza" verso la democrazia.
EliminaAnzi, mi rammenti un altro aspetto che avrei dovuto precisare: gli Stati oligarchici-liberisti, avevano il suffragio ristretto, tendenzialmente "censitario".
Il che prelude anche ad un intervento "loro" sul diritto di voto: come possono ancora permettere che gli zotici abbiano una qualche (pallida e teorica) voce in capitolo?
ECCO IL PUNTO. Verissimo!
EliminaAnche su questo punto la propaganda sta lavorando all' accettazione del principio da quel di.
Il continuo richiamo al "contribuente", in luogo del "cittadino" è assolutamente paradigmatico.
"Lo statuto dei lavoratori è vecchio; superato"
"Lo statuto del contribuente sarebbe moderno e civile"
Se non paghi le tasse (quelle indirette non fanno testo, ovviamente) non è giusto che tu abbia diritto di rappresentanza. Questo è il concetto VERO che la propaganda inculca da decenni.
ps: consideriamo che, in futuro, nei loro disegni, una ampia fetta dei lavoratori NON pagheranno tasse, in quanto rientreranno nella "no tax-area" (altro mantra liberista "de sinistra").
EliminaIl suffragio censitario legittima chi supera una certa soglia di tasse pagate: originariamente erano tasse sul patrimonio (rendita fondiaria) e questo individuava automaticamente la classe dominante (se eri un piccolo proprietario coltivatrore diretto, eri sotto soglia).
EliminaMutatis mutandis la tendenza si sposta in realtà sulla mera soglia di reddito: con una generalizzazione delle Hartz, il gioco sarebbe fatto
EUROGENDFOR
Elimina48, è quello che dicevo da tanto tempo:
RispondiEliminaPer forza di cose il regime dovrà diventare apertamente autoritario.
La costituzione è diventata eversiva...
Questo è l' ultimo paradosso (tra i tanti) che rendono obbligato tale sviluppo.
Puoi anche dire, per contro, che se devono arrivare a tanto, hanno avvertito il concreto rischio di perdere il controllo assoluto della situazione.
EliminaIl che denunzia una crepa nella loro inarrestabile avanzata (cosa, che qui nei commenti, è stata più volte evidenziata).
Mi pare che siamo al redde rationem comunque: peccato che il fronte resistenziale si faccia trovare in qualche modo sparpagliato (se non addirittuta avviluppato in polemiche su questioni tutto sommato secondarie)...
assolutamente d' accordo.
EliminaNon per tirarmela, ma, anche questo avevo scritto, in particolare nei giorni scorsi, e cioè che la realtà dei fatti non è più negabile.
Le incredibili alterazioni mediatiche non le vediamo più certo solo noi...(come era un paio di anni fa e anche molto più di recente)
Cercano di intimorirci con i reati di opinione? Bene, vuol dire che rifonderemo la Carboneria, versione 2.0.
RispondiEliminaPUDE - PVDE
RispondiEliminahttp://www.imolaoggi.it/2013/10/03/servizi-segreti-ue-potranno-perseguire-gli-euroscettici-progetto-di-frattini-e-schauble/
@Gianluca: il web controllo renderebbe difficile che sia 2.0
Elimina@Stefano: yes, più volte segnalato. Ma in realtà è di difficile realizzazione, occorrendo un vastissimo apparato. Più funzionale è agire su leggi generali di shutdowb dei media vari che veicolassero forme di informazione non consentite...Cioè impadronirsi dei governi e parlamenti, diventa sempre più nevralgico
Agiranno su più fronti, certamente sulla legge elettorale. Intanto le famose nuove "narratives to make Europeans enthusiastic again about belonging to these things called the European Union and the euro zone" (1) non le hanno trovate, nonostante gli sforzi profusi dai nostri media così sollecitati dal nostro caro presidente:"Tutti i politici e organi di informazione in prima fila, devono cambiare il modo con cui parlano dell'Europa. Dobbiamo riflettere ad una nuova narrativa che metta ben in luce i benefici dell'appartenenza all'Unione Europea e i costi della 'non Europa' " (2).
EliminaQuindi si tratta di passare dalla "moral suasion" a provvedimenti legalmente coercitivi col controllo di governo e parlamento! Quel "Dobbiamo" acquista un tono sempre più sinistro...
(1) http://www.economist.com/blogs/charlemagne/2012/10/berlins-town-hall-euro-crisis
(2) http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE89M01X20121023
Era anche questo un momento di "carineria" non sfuggitoci.
EliminaMa certo, col passare del tempo, dei giorni di una inarrestabile crisi, che si affannano a perpetuare a carico di aree ormai stremate, si troveranno sia a corto di propaganda spendibile, sia sempre più in difficoltà a legittimare svolte autoritarie
Caro 48, purtroppo anche Bagnai e' logicamente pessimista sulla possibilita' di evitare il disastro, a breve....ma chi sara' il politico che lo ha contattato? Lupi?
RispondiEliminaAh! Ah! Ma questo è il blog sbagliato per avere la risposta :-)
EliminaSecondo me era di SEL
EliminaVeramente assai inquietante. E' veramente come, a distanza di più di due secoli dalla rivoluzione francese, si arrivi a mettere in discussione il principio della libertà di manifestazione del pensiero. Stento davvero a capacitarmene!
RispondiEliminaReato d'opinione o meno, questa Europa, perderà. Sarà la storia a decretarne l'insuccesso, analogamente a tante similari realtà tenute insieme dal pugno di ferro. Si torna, sostanzialmente, ai tempi umbertini. Dove al popolo che manifestava per il pane si rispondeva con i cannoni, i sindacati non esistevano ma esistevano le bolle immobiliari (finanziate più o meno allegramente a prescindere dai vincoli monetaristi -banca romana docet- e con la complicità più o meno di tutti) e il parlamentarismo era considerato non un segno di progresso ma una pericolosa deriva (vedi il "torniamo allo Statuto" di Sonnino). Tempi che giustificarono la nascita di movimenti come quello socialista, che bloccò in parlamento le leggi liberticide di Pelloux e diede la spinta per il suffragio universale.
Oggi, di fronte gli €uro-eredi di Umberto e di Bava Beccaris, che cercano di imporre questo tenebroso salto indietro nella storia, abbiamo i Piddini (Letta, Renzi, Epifani, Camusso......). Viene, oggettivamente, da piangere.
Nel 1897, intervistato da un quotidiano, il liberale Giovanni Giolitti si esprimeva molto criticamente verso il "pugno duro" dei governanti del tempo, e metteva in guardia dal precludere ad una popolazione sempre più disagiata ogni possibile via legale per cambiare la situazione. Forse, a Bruxelles e a Berlino dovrebbero tenere conto di questo insegnamento. Ma non è un caso, del resto, che anche il discorso storico non sia molto gradito, oggi, in €uropa.
Il "discorso" storico si alimenta di una costante riscrittura selettiva.
EliminaPensa tu che "storia dell'economia" è un insegnamento praticamente abbandonato (nelle facoltà di economia) e lo stesso Keynes è divenuto un autore appena citato e non più studiato organicamente.
Oggi, bassta vedere in tv qualsiasi "report" e constatare come si identifichi "l'assistenzialismo" con la presenza di un sistema previdenziale e della stabilità lavorativa.
Gli stessi concetti socio-economici hanno assunto un significato diverso dalla loro definizione originaria (persino costituzionalizzata), che viene accuratamente contraffatta.
Ma è vero: un grado di inautenticità come questo, comprimendo la stessa dignità umana, non ha un grande futuro.
Anche perchè non può reggere un'altra crisi finanziaria internazionale e, al tempo stesso, evita ipocritamente di risolvere i problemi che ne stanno accelerando il riprodursi
Imbattendomi in questa notizia dell'ANSA.
Eliminahttp://www.ansa.it/europa/notizie/videogallery/ansalive/2013/09/12/Europee-2014-parte-campagna-contro-euroscetticismo_9287503.html
Forse il panorama comincia a definirsi. Oltre al motivo di principio, ne appare uno contingente, che mira a coagulare una sorta di consenso cosmetico attorno alle istituzioni europee, la cui legittimazione sarebbe "rafforzata" da un'ampia partecipazione alle elezioni del prossimo anno.
Questo potrebbe giustificare una campagna volta a "neutralizzare" le voci non gradite.
Non so se si arriverà davvero alla definizione di una vera e propria fattispecie penale, di autentico reato d'opinione.Getterebbero veramente la maschera: davvero la comunità internazionale tollererebbe una regressione di questo tipo nell'Europa nata dalle ceneri della II guerra mondiale??
Però qualcosa nella loro pentola è probabile che stia bollendo. Speriamo che si guasti il fornello!
Con inusitata vis, tendono alla fase farsesca di un ribaltamento autoimpositivo, castrante per la legittimazione di ogni dissenso.
EliminaL'Europa tutelerebbe "lavoro, pace e ambiente".
Non è vero, ma va affermato propagandisticamente con ogni mezzo.
Fino al punto che, chi è contro, sia contro pace, lavoro e ambiente.
Però, è più una tendenza ital-PUD€. Cioè, deve sempre attendere l'imprimatur tedesco e francese. E presupporrebbe anche un ital-PUD€ con maggioranze bulgare.
A Hollande, farebbe comodo. Ma potrebbe essere un boomerang terrificante, se usato come censura della Lepen in chiave interna. I francesi non sono così poco reattivi come noi.
Quanto alla Merkel: una sottigliezza come questa non la capisce. Ma potrebbe approvarla per gli "strani" italiani: che hanno l'indolenza inammissibile di non preferire un dominio coloniale per emendare la loro immeritevolezza.
Sì, farsescamente bolle in pentola.
Ma pur formulando il tutto in termini di clausole generali, come per tutti i reati di opinione, potrebbe risolversi in una fattispecie ad applicazione "impossibile", una volta che la si debba asseverare sui dati.
Salvo la repentina costruzione di una competenza penale, sui cittadini, di Corti europee.
Ma poi dovrebbero costruire delle carceri europee moooolto grandi: praticamente dei campi di concentramento. Farseschi (quanto costerebbero e a chi? In che condizioni di detenzione e controllata da quale autorità necessariamente sovranazionale e neutrale? Quale sarebbe la pubblicità attribuita ai processi?)
Esempio di accertamento di fatto che non potrebbero provare.
EliminaE' indubbio che gli standard della politica UE in materia ambientale portino a una dilatazione notevole della spesa pubblica destinata alla relativa tutela. Ma il fiscal compact e il pareggio di bilancio impongono una delimitazione anche dell'applicazione di tali standards; salvo la assolutizzazione (in effetti attualmente tentata) del principio "chi inquina paga". Che però riversa sul settore privato costi che sono incompatibili col lavoro e l'occupazione.
Insomma, le opinioni possono essere perseguite se sono tali; non se sono analisi corrispondenti ai fatti.
Ma certo, immaginare processi farsa e accertamenti farsa, fa molto talk show ital-PUD€.
La cosa curiosa, è che durante il "presunto" ventennio B., la figura del reato di opinione non è mai stata nemmeno presa in considerazione. C'è voluta la rinascita (anti?)democratica targata PD per vederla assurgere agli onori della cronaca.
EliminaMi arresteranno? Sulla carta anche quello che sto scrivendo adesso non dovrebbe rappresentare un problema. Al primo anno di Giurispudenza,insegnano che la legge penale non è mai retroattiva, e che il "favor rei" è uno dei principi generali dello Stato di diritto.
Ma, nel suo nuovo slancio democratico (?) questa stupenda €uropa mi sembra sia capace di tutto, e non escludo che possa trovare superflui e desueti anche questi principi. Come non va più di moda parlare del primo anno di economia, potrebbe essere vietato anche parlare delle materie del primo anno di legge!
Avessi vissuto in Grecia, Spagna, Portogallo, avrei quanto meno potuto contare su di una opposizione che, per quanto disorientata, si rende conto della situazione, o almeno delle ricadute anti-democratiche di certe politiche (vedi Syriza, oppure la nascita, sempre in Grecia,di un partito per il ritorno alla Dracma).
Purtroppo sto in Italia, anche solo la presenza di un partito come Syriza è cosa lontana anni luce, dove chi si chiama "sinistra" è, nei fatti, un partito ultraliberista, e dove l'unica (non) alternativa sono le urla scomposte e sguaiate di Grillo.
Comincio veramente a credere che questo Paese non abbia più margini di recupero. Se mi avessero detto, anche solo 10 anni fa, che si sarebbe arrivati a questo punto non ci avrei mai creduto.
Cosa direbbero oggi i costituenti? O chi ha fatto la resistenza?
E con che faccia, oggi, i piddini partecipano alle manifestazioni del 25 aprile?
"Cosa direbbero oggi i costituenti? O chi ha fatto la resistenza?"
Eliminaquando vado in bicicletta sui colli di Bologna, e passo di fianco ai monumenti ai caduti delle stragi che è possibile trovare nei paesini in zona, ho sempre questo pensiero in testa.
Ma lo sapete che così tanto la stessa domanda "cosa direbbero oggi i costituenti", mi ha guidato nello scrivere il libro, che la sua copertina (realizzata su mia "ideazione"), riflette visivamente questo interrogativo?
EliminaPRESTO SU QUESTI SCHERMI :-)
Seguo il blog da oltre 1 anno e molto ho imparato: soprattutto sul "cambio di paradigma". Il quale, una volta cambiato, mi induce a ritenere che le "belle speranze" di chi aspetta l'implosione dall'interno dell'area euro, a partire da valutazioni (esatte) dei dati e delle dinamiche economiche, rischiano a loro volta di costituire un "nuovo paradigma". Una "speranza inutile", valida solo ed esclusivamente all'interno di un sistema democratico tutelato dalle costituzioni antifasciste (tipo 1° repubblica). Ritengo invece che bisogna procurare un nuovo scarto: abbiamo il paese sotto occupazione. Ciò che per noi dovrebbe principalmente contare non è più cosa dicono o cosa fanno gli occupanti, ma principalmente cosa stiamo facendo noi per liberarci. Noi stiamo leggendo e ci stiamo informando... ma per fare cosa? Quali azioni di contrasto agli occupanti vogliamo praticare? Quale organizzazione di resistenza contrapponiamo? Nessuna. Quindi il nostro essere e/o sentirci nel giusto è residuale, non ha alcuna rilevanza concreta. Da un particolare angolo di osservazione è addirittura ridicolo. Se non ci muoviamo, se non si da vita ad un movimento organizzato di opposizione politica e civile, il progredire del vecchio paradigma, renderà anche questo ed altri blog attività intellettuali (magari nobili) concretamente sterili: inutili di fronte alle devastazioni che ci procureranno. Va bene scrivere e riflettere ma un po' di attività fisica "farebbe bene al cuore".
EliminaSei un pò ingeneroso.
EliminaHai sentito parlare di tutte le iniziative che, FINALMENTE, SULLA BASE PROPRIO DELLA INFORMAZIONE DIFFUSA, NON SENZA UNA ESPOSIZIONE PERSONALE CHE NON PORTA CERTO BENEFICI PER CHI LA FA, stanno nascendo in questi giorni?
Si stanno concretizzando in pubbliche uscite.
Pensa ad a/simmetrie, che ha già presentato ai deputati, a casa loro, la versione veritiera dell'€uropa e ha organizzato un convegno internazionale a Roma per il "manifesto" sull'euroexit controllata (una piattaforma iniziale, certo, un modo di riaprire concretamente i giochi); all'ARS, ed a tante altre che occorre seguire perchè stanno nascendo.
Ma sempre e proprio sulla base del dibattito "sterile" (secondo te), che ha portato a un sufficiente grado di consapevolezza chi vuole uscire dalla passività.
Credi forse che il controllo mediatico del PUD€ sia uno scherzo?
O ti piacciono i no-Tav e la loro strumentalizzazione servita su un piatto d'argento a un law and order in salsa oligarchica che non aspetta altro?
Intanto, per cose concrete (e sempre a rischio e pericolo di chi ci prova):
http://orizzonte48.blogspot.it/2013/10/euro-eo-democrazia-costituzionale.html
Se poi non lo trovi abbastanza concreto, fa un pò tu e indicaci la via
Ti rispondo in ritardo ma DEVO rispondere per amore di chiarezza. La mia prospettiva non sono i no tav o qualunque reazione di violenza. Mi rifaccio espressamente all'evento di A/Simmetrie del 12/09 presso l'aula dei Gruppi Parlamentari e alla chiusura dell'intervento di La Malfa (per altri versi discutibile) ma la chiusura a me è sembrata molto importante ed opportuna. La Malfa chiude con una domanda precisa e circoscritta: "Si fonda un movimento politico? questo è il problema". Ancora: mi rifaccio ad un post di Lameduk dove trovo scritto questo: "Soprattutto occorre che la politica ritorni ad essere espressione del controllo popolare sugli abusi del potere rappresentato solo dal profitto. I ben disposti, i competenti e i valorosi ci sono. Occorre solo organizzarli e riunirli in una compagine in grado di rappresentare degnamente le istanze di questa Resistenza. Resistenza che non è di pochi ma dell'Italia intera".
EliminaLa questione che io pongo è IL TEMPO. Le energie diffuse ci sono e sono tante, ma se non si organizzano in un movimento democratico e cosciente, si rischia di lasciarle inghiottire e disperdere dalla mistificazione di regime, che è forte. Io credo che il tempo sia giusto e la sua scelta fondamentale. Aspettare ancora? Aspettare che il governo reazionario del sistema €U, frani sotto le proprie contraddizioni? Rischiamo di privarci del PIANO B di cui parla il prof. Savona. Il piano B lo possiamo fare solo noi “cittadini patrioti" e cito Rinaldi.
Comunque grazie per il tuo impegno e per la tua risposta.
Indubbiamente c'è il fattore tempo. E indubbiamente la melassa mediatica del PUD€ tende ad avvantaggiarsene. Ma, forse qualcosa si sta muovendo nel senso della unitarietà degli sforzi. Cosa realisticamente difficile, come si può constatare da varie prese di posizione. E forse in vai di naturale superamento di certe difficoltà..
EliminaPerò il fattore tempo gioca anche a sfavore del PUD€, costretto a mentire e poi a nascondere i risultati fallimentari...
"I "reati d'opinione", invece, sono tipicamente espressione degli Stati liberisti-oligarchici, ..."
RispondiEliminaDa qui incornicio. In fondo vanno compresi, vivono in un mondo ottimizzato dalle aspettative razionali e inoppugnabilmente riprodotto in linguaggio matematico... peccato che non brillino nell'uso di excel...
Non capisco però il termine "negazione" legato a conflitto sociale. Se l'ideologia liberista negasse il conflitto sociale ci presenterebbe un concetto antitetico, cioé di atarassia o di armonia e non immaginerebbe lo stato nel ruolo di garante della proprietà privata o di riesumare i reati d'opinione nello specifico.
Vuol dire allora che l'ideologia liberista non sta negando il conflitto sociale, ma anzi lo riconosce ed è ben consapevole del fatto che lo sta alimentando con i proprio dettami e per evitare che i più forti possano subire un danno bisogna reprimerlo. Cioé l'ideologia liberista ci riporta all'homo homini lupus negando la funzione mutualistica dello stato e riconosce a quest'ultimo il solo ruolo di garantire lo status acquisito.
Concettualmente l'ideologia liberista nega la realtà attraverso una rappresentazione matematica spesso priva di fondamento empirico e le cui rappresentazioni previsionali risultano abbastanza fantasiose, per non parlare di assiomi in cui uno può decidere di non andare a lavorare se "il salario d'equilibrio" non gli sta bene.
Ma essenzialmente la nega perché non c'è spazio per quello che è alla base della società: l'uomo con la sua umanità e le sue pulsioni irrazionali.
Scusa per il lungo post...
Ma no, sono cose che ritrovi nel complesso del blog. Siamo d'accordo.
EliminaLo dici tu stesso: negazione della realtà...del conflitto sociale.
Cioè lo stesso non viene visto come obiettivo ultimo di modelli capaci di garantire la soluzione dei fallimenti del mercato. Questi stessi vengono negati.
A rigore, la negazione del conflitto sociale è normativa, cioè un programma politico, istituzionalizzato teso a confinarlo nella irrilevanza.
Dunque è una negazione fenomenologica: l'essenza della dinamica socioeconomica è determinata dalla Legge naturale, che discende dalla tutela della proprietà e dal sistema dei prezzi.
NOn bisogna occuparsene (del conflitto sociale). E dunque è una negazione culturale, e di psicologia collettiva: una "rimozione" (anche)..
Capisco la sfumatura: negare la verità fenomenologica per affermare che la verità è nel pensiero.
EliminaGrazie della spiegazione, non avevo pienamente compreso la portata della loro follia.
HANNO PAURA, E’ BENE CHE SI SAPPIA
RispondiEliminaProbabilmente la campagna finanziata dal “contribuente” UE con € 2 mln non funziona bene e essi, cioè essi, ora hanno necessità e bisogno di “campagne” (ndr, blitzrieg) più efficienti, efficaci e produttive, sempre meno consapevoli e troppo fiduciosi di inconsapevolezza e fiduciosità mal riposta che condurrà essi, cioè essi, ad un incresciosa uscita di scena.
Sono le narrazioni della Storia che, prima o poi, raccontano che “ .. davanti agli occhi di una bestia crolla come un castello di carte qualunque sistema filosofico” (L Pirandello, Foglietti), come le scricchiolanti “demarchie” lisergiche.
Solo questione di tempo, il nostro è quello dei “meddlesome outsiders” e ci stiamo riuscendo bene.
Approfitto per dare notizia di una nuova creatura di Frankenstein giuridica marca UE, tratta da qui: http://corrieredellacollera.com/2013/10/05/la-u-e-e-il-patrio-governo-ne-stanno-pensando-unaltra-meno-male-che-endrigo-e-gia-morto-di-antonio-de-martini/#more-20691
RispondiElimina"L’Unione Europea ha, meritoriamente, predisposto una convenzione sulla protezione della proprietà intellettuale e sui brevetti che dovrebbe essere operativa a partire dal 2015 a patto naturalmente che venga ratificata da un certo numero di paesi della Unione. L’Italia ha approvato, ma manca un cavillo.
[...]
) è prevista – per assicurare il massimo di competenza – la creazione di un corpo specializzato di giudici itineranti. Ossia, in mancanza di un giudice specialista, è previsto che questi possa essere inviato in loco anche da un altro paese.. Poiché le linee guida saranno prevalentemente inglesi, possiamo facilmente immaginare da quale paese verranno i magistrati.
2) le lingue ufficiali in cui si tratterà l’argomento nel processo, è previsto siano limitate a tre: Inglese, Francese e Tedesco.
Proprio per questo motivo discriminante la Spagna si è rifiutata di approvare la Convenzione.
[...]
La cosa ha un senso. Specie in chiave di integrazione culturale. E anche di necessaria specializzazione di giudici ma con omogeneità in tutta l'area.
EliminaMa vei ciò che il corsera non potrà mai dirti, è che un sistema del genere implicherebbe: a) una Costituzione UE che tuteli direttamente i diritti fondamentali, sancendo uno standard avanzato comune; b) un preventivo vaglio di costituzionalità della nostra Corte (che dovrebbe essere investita in qualche modo, comunque preventivo rispetto alla legge di ratifica), molto stringente perchè l'art.24 Cost.è di quelli fondamentali della Repubblica.
Certo, la cosa ha un senso, specie in un campo come quello del diritto d'autore e dei brevetti. Ma oltre ai requisiti da lei esposti, mi pare che il puro e semplice problema di scelta della lingua presenti con molta chiarezza tutti i punti irrisolti (e irrisolvibili) di una unificazione politica europea. L'Europa non è la Svizzera.
RispondiEliminaAllo stato il problema linguistico si pone nei termini che suggerisce. Incide su tradizioni che vivono dentro alla sovranità. E giustamente.
EliminaStoricamente, in processi molto lunghi, ma spesso non arrestabili (pensiamo al latino ed allo sviluppo delle scienze e della filosofia per almeno 10 secoli), lingue prevalenti tendono a divenire uno standard espressivo condiviso.
Ma ciò vale oggi per l'inglese, come in prospettiva per lo spagnolo. Se entrano in gioco francese e tedesco, è evidente un tentativo di recupero sostanzialmente imperialistico. E quindi siamo d'accordo.
In fondo, a ben vedere, anche questo episodio è un riflesso delle asimmetrie dell'euro-assetto.
Differenza tra "lingua" e "dialetto":
Elimina"אַ שפּראַך איז אַ דיאַלעקט מיט אַן אַרמיי און פֿלאָט"
"Una lingua è un dialetto con un esercito e una marina militare"
Max Weinreich
L'italiano diventerà un dialetto.
Ma quand'è che la Storia insegnerà ai governanti che la democrazia è una condizione che serve a tutelare di più LORO che non il popolo?
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