Tutto ha inizio nel 1980. Ma poi rimane più o meno in sonno per un lungo periodo, in cui da un lato si sviluppano infinite iniziative autonome delle regioni nel quadro "europeo", dall'altro, i "costruttori" dell'€uropa hanno cose più importanti da fare. Come sapete.
Sta di fatto che la Convenzione di Madrid del 21 maggio 1980 è la base programmatica per la "cooperazione transfrontaliera" che consiste in "ogni comune progetto che miri a rafforzare e a sviluppare i rapporti di vicinato tra collettività o autorità territoriali dipendenti da due o da più Parti contraenti, nonché la conclusione di accordi e intese utili a tal fine. La cooperazione transfrontaliera sarà esercitata nel quadro delle competenze delle collettività o autorità territoriali, quali sono definite dal diritto interno. L’ambito e la natura di queste competenze non sono determinati dalla presente Convenzione".
Poi l'accelerazione: si inizia a parlare di "Macroregioni", sull'esempio della cooperazione tra paesi baltici, e si iniziano a gettare le basi per cui le autorità territoriali (regionali) coinvolte, in ambiti ben maggiori che quelli di aree delimitare di due paesi confinanti, si equiparano agli stessi Stati, come INTERLOCUTORI EQUIORDINATI, DI FRONTE ALLE ISTITUZIONI EUROPEE, divenendo sempre meno "dipendenti" dalla stessa legittima configurazione e prevalenza di un interesse nazionale, che viene relegato a "ostacolo" e "problema da superare".
Si parla apertamente di multilevel governance, in cui lo Stato presta la sua adesione (e come potrebbe opporsi?) allo smembramento della sua unità costituzionale, rinunciando alla cura di settori elasticamente ampliabili degli interessi e dei diritti fondamentali su parti sempre crescenti del suo territorio, e questa "cura" viene affidata a "entità fluide", senza la creazione di "nuove istituzioni", ma equiparate a enti con personalità giuridica di diritto privato, che dialogano direttamente con le istituzioni europee e vedono gli Stati come meri partecipanti a processi decisivamente determinabili tra questi due centri di potere (UE e autorità territoriali).
Gli Stati nazionali divengono ufficialmente una "brutta parola", e il loro ruolo deve essere quello di adoperarsi (guai, altrimenti!) "per superare l’impasse nazionalista, e creare nuove identità transnazionali".
Leggete i brani salienti di questo studio della Regione Emilia-Romagna del marzo 2012.
Notate l'insistenza sulla nuova forma di governance (dello sviluppo economico e sociale delle comunità corrispondenti ai nuovi "feudi", pardon, macroregioni), sulla invarianza delle risorse ("no a nuovi stanziamenti" di fondi, "no a nuove istituzioni"...pubbliche).
Assemblee di enti (ambiguamente) "privati" (come si vorrebbero sempre più le banche centrali), deliberano, ma sempre nell'ambito della moneta unica, dei suoi limiti finanziari di bilancio, che saranno inevitabilmente sempre più limitati, dado luogo a un concetto dinamico di "risorse esistenti" che saranno sempre meno, grazie al fiscal compact e pareggio di bilancio.
Poteri informali e "fluidi", per l'appunto, contrattano, collegandosi con varie e indefinite entità private, i risparmi di scala derivanti dalla gestione comune sovranazionale delle risorse pubbliche - sempre più dipendenti da "fondi europei", ma di entità "invariabilmente invariata"-.
Naturalmente, anche se non lo dicono, tutto deve realizzarsi nella unità del mercato fortemente competitivo, nel crescendo, transfrontaliero, della correzione gold standard tra le bilance dei pagamenti di Stati diversi (cioè l'austerità espansiva intraUEM) e, dunque, sviluppando più efficientemente, in nome della vicinanza territoriale, la nuova identità che permette di meglio attuare, "solidaristicamente", deflazione salariale e delocalizzazioni, senza incontrare la resistenza di governi ormai preda dello scontento elettorale delle comunità nazionali impoverite.
Sarà (lo scontento degli impoveriti) un problema di "altri" (il resto della ex comunità nazionale): le macroregioni potranno partire alla gestione semiprivata della gara per la competitività...tra macroregioni. Riproponendo, su basi meno capaci di opporre resistenza, e meno avvertite socialmente, grazie allo spezzettamento definitivo dell'interesse nazionale, la prevalenza delle "best practices" del paese più forte, già sperimentate in UEM, e incentivate, nella loro realizzazione competitiva al ribasso, dalla vicinanza transfrontaliera (riforme Hartz, smantellamento del livello delle prestazioni previdenziali e sanitarie ecc. ecc.).
Nel quadro "moneta unica - stabilità dei prezzi, con convenienza verso il basso dell'inflazione (tassi di cambio reale)- pareggio di bilancio"-, si staglia la governance multilivello "funzionale".
Immaginate, nel quadro appena descritto, e a voi noto, quali mai possano essere gli scopi specifici ULTIMI (quelli veri) di queste forme di potere da "grande società"(notare la stigmatizzazione dei "governi nidificati": meglio governi svolazzanti e fluidamente sovranazionali):
"In particolare, sono state individuati due modelli di multilevel governance, che offrono due risposte alternative ai principali problemi in materia di cooperazione e coordinamento.
Il primo modello è quello che si costruisce intorno a comunità umane/territoriali e si caratterizza per una maggiore dispersione dell’autorità in scopi generici, per la presenza di istituzioni fisse e stabili, ma poco collegate tra loro e per governi “nidificati”.
Il secondo modello, invece,si costruisce intorno a specifici problemi ed obiettivi e si sostanzia in azioni e politiche gestite da istituzioni flessibile e collegate, che operano in modo specifico e funzionale. La prima potrebbe essere definita come territorial governance, caratterizzata da una struttura piuttosto gerarchica e monocentrica, dove le istituzioni operano in maniera stabile e rigida e non c’è integrazione tra settore pubblico e privato.
La seconda, functional governance, è caratterizzata da una struttura policentrica, dove le istituzioni operano in maniera fluida e flessibile, anche attraverso una significativa integrazione con i settori privati o non profit. Il principale tratto distintivo tra i due modelli, che ci consente immediatamente di inquadrare la strategia macroregionale all’interno della functional governance, sta proprio nel carattere funzionale di quest’ultima, cioè nella scelta di agire in maniera congiunta ed integrata su specifici – e quindi pochi – obiettivi, piuttosto che su una generalità di scopi."
Il primo modello è quello che si costruisce intorno a comunità umane/territoriali e si caratterizza per una maggiore dispersione dell’autorità in scopi generici, per la presenza di istituzioni fisse e stabili, ma poco collegate tra loro e per governi “nidificati”.
Il secondo modello, invece,si costruisce intorno a specifici problemi ed obiettivi e si sostanzia in azioni e politiche gestite da istituzioni flessibile e collegate, che operano in modo specifico e funzionale. La prima potrebbe essere definita come territorial governance, caratterizzata da una struttura piuttosto gerarchica e monocentrica, dove le istituzioni operano in maniera stabile e rigida e non c’è integrazione tra settore pubblico e privato.
La seconda, functional governance, è caratterizzata da una struttura policentrica, dove le istituzioni operano in maniera fluida e flessibile, anche attraverso una significativa integrazione con i settori privati o non profit. Il principale tratto distintivo tra i due modelli, che ci consente immediatamente di inquadrare la strategia macroregionale all’interno della functional governance, sta proprio nel carattere funzionale di quest’ultima, cioè nella scelta di agire in maniera congiunta ed integrata su specifici – e quindi pochi – obiettivi, piuttosto che su una generalità di scopi."
Capite? Nell'ambito del mercato fortemente competitivo e nel regno della deflazione in pareggio di bilancio pubblico bisogna collegarsi con i "settori privati" sovranazionali e multinazionali (c'entreranno qualcosa le banche?), evitando il cattivo spettacolo della gestione centralizzata e gerarchica dell'interesse pubblico!
Sentite:
"Non esiste una definizione univoca del termine “MacroRegione” ed è possibile affermare che quella attualmente condivisa non è stata elaborata a priori, a livello “teorico”, ma è stata costruita sulla base delle proposte
e delle sfide emerse in occasione della preparazione della strategia UE per la regione del Mar Baltico. Il concetto è nato dunque da questa iniziativa. Nel caso specifico, sono emerse e si sono imposte una serie di problematiche rispetto alle quali un’azione nazionale o locale si sarebbe rilevata inadeguata, in quanto imponevano un intervento
ad un livello più esteso, comprendente l’intera (macro)regione...
La fase di iniziativa vede come protagonisti i territori interessati. Questi, sulla base dell’esistenza di problematiche comuni, si impegnano e si accordano per affrontarle in maniera congiunta ed integrata. I territori
regionali e locali hanno dunque un ruolo di promozione ed impulso, a cui segue una fase di attivazione degli Stati coinvolti, che lanciano ufficialmente l’obiettivo del riconoscimento da parte dell’UE della strategia macroregionale.
Se le istituzioni comunitarie danno il loro assenso, in quanto reputano necessaria o quantomeno utile la costruzione di una MacroRegione in quei territori, è possibile procedere, sempre a livello nazionale, all’elaborazione dei “Piani d’azione”. Il passo seguente e decisivo è l’elaborazione di una strategia complessiva, costruita intorno alle priorità da affrontare individuate nei piani di azione e al presumibile impatto che le azioni programmate produrranno.
La strategia viene elaborata dalla Commissione Europea, sulla base di parametri fissati dal Consiglio (al quale spetta anche l’approvazione), attraverso un intenso processo di consultazione con gli Stati membri e le parti interessate della Regione. Per quanto riguarda le modalità attuative, particolare attenzione suscita il dibattito nato con riferimento al modello di governance da adottare. Nel corso delle consultazioni sono emerse tre opzioni:
a) nessuna struttura supplementare (attuazione della strategia e del piano d’azione da parte degli Stati membri);
b) ricorso ad un’istituzione esistente (attuazione della strategia e del piano d’azione da parte di un organismo intergovernativo esistente);
c) approccio comunitario: Consiglio Affari generali(politica) e Commissione (coordinamento e monitoraggio).
È stato ritenuto che i migliori risultati si sarebbero potuti conseguire attraverso l’approccio comunitario, considerando tre fattori: la capacità istituzionale per garantire l’attuazione delle iniziative, la realizzazione
di un migliore coordinamento e coerenza ed infine la garanzia di visibilità e di una maggiore responsabilizzazione.
Il problema fondamentale viene individuato dalla Commissione non nella mancanza di iniziative o strutture di governance, quanto nell’incapacità delle strutture esistenti di agire in modo efficiente perché troppo frammentate.
Unione Europea, Stati membri, Regioni e Comuni si dividono compiti e funzioni – permette di raggiungere un’efficacia superiore rispetto a quella che si avrebbe con un’azione individuale, lavorando cioè in modo frammentato ed individuale. Il tutto, poi, avviene senza sprechi di risorse e senza logiche conflittuali (non vengono stanziati nuovi fondi e non vengono create nuove istituzioni) e nella massima flessibilità (no a nuove normative). È il miglior coordinamento di istituzioni e risorse già disponibili ciò che contraddistingue la MacroRegione, e questo è garantito dalla “supervisione” degli organismi comunitari su una serie di attori, strutture e strumenti già esistenti, ma che, da soli, agirebbero in maniera scoordinata (!!!!! Programmi costituzionali completamente dimenticati: in residuo obsoleto della Storia, ndr.).
In tanti, e in modi diversi, hanno sentito l’esigenza di proporre (per l’Italia, per l’Europa, per tutto il pianeta) un progressivo superamento degli Stati nazionali e una più confacente divisione in MacroRegioni, intese come entità al di là degli Stati nazionali, per superare l’impasse nazionalista, e creare nuove identità transnazionali.
L’idea di un’Europa delle Regioni non è recente, ma già agli albori della nascente Comunità Europea ci furono proposte in tal senso e lo stesso progetto “Europe 2000” redatto nel 1991 a Strasburgo ne parlava concretamente.
In questo caso la MacroRegione non rievoca un significato più utopico che realizzabile, ma si tratta di un’applicazione della multilevel governance, di uno “spettacolo” già visto, dove gli attori ed i protagonisti
sono gli stessi (ed anche le risorse), ma ciò che cambia è la sceneggiatura e soprattutto il regista.
...sembra opportuno precisare il rapporto tra MacroRegione ed altri strumenti cooperativi esistenti, come i sopracitati GECT o le Euroregioni. Partendo dalle prime (esperienze) in senso cronologico, le Euroregioni, bisogna riconoscere che non esistono definizioni univoche o, meglio, ne esistono diverse che, di volta in volta, ne ampliano o ne restringono il significato. Il termine inizia ad essere utilizzato nell’ambito della Convenzione di Madrid, con riferimento alle prime forme di cooperazione transfrontaliera, ma non ha mai, neanche successivamente, identificato un modello tipizzato.
Tuttavia, sono state individuate alcune caratteriste proprie del modello euroregionale: “si tratta di un’associazione di enti territoriali appartenenti a due paesi confinanti, dotati talora di un’assemblea e comunque di una struttura amministrativa autonoma e di proprie risorse; usualmente ha personalità di diritto privato, con una configurazione assimilabile agli statuti degli enti senza scopo di lucro in accordo con le leggi dei paesi cui appartengono gli enti territoriali.
e delle sfide emerse in occasione della preparazione della strategia UE per la regione del Mar Baltico. Il concetto è nato dunque da questa iniziativa. Nel caso specifico, sono emerse e si sono imposte una serie di problematiche rispetto alle quali un’azione nazionale o locale si sarebbe rilevata inadeguata, in quanto imponevano un intervento
ad un livello più esteso, comprendente l’intera (macro)regione...
La fase di iniziativa vede come protagonisti i territori interessati. Questi, sulla base dell’esistenza di problematiche comuni, si impegnano e si accordano per affrontarle in maniera congiunta ed integrata. I territori
regionali e locali hanno dunque un ruolo di promozione ed impulso, a cui segue una fase di attivazione degli Stati coinvolti, che lanciano ufficialmente l’obiettivo del riconoscimento da parte dell’UE della strategia macroregionale.
Se le istituzioni comunitarie danno il loro assenso, in quanto reputano necessaria o quantomeno utile la costruzione di una MacroRegione in quei territori, è possibile procedere, sempre a livello nazionale, all’elaborazione dei “Piani d’azione”. Il passo seguente e decisivo è l’elaborazione di una strategia complessiva, costruita intorno alle priorità da affrontare individuate nei piani di azione e al presumibile impatto che le azioni programmate produrranno.
La strategia viene elaborata dalla Commissione Europea, sulla base di parametri fissati dal Consiglio (al quale spetta anche l’approvazione), attraverso un intenso processo di consultazione con gli Stati membri e le parti interessate della Regione. Per quanto riguarda le modalità attuative, particolare attenzione suscita il dibattito nato con riferimento al modello di governance da adottare. Nel corso delle consultazioni sono emerse tre opzioni:
a) nessuna struttura supplementare (attuazione della strategia e del piano d’azione da parte degli Stati membri);
b) ricorso ad un’istituzione esistente (attuazione della strategia e del piano d’azione da parte di un organismo intergovernativo esistente);
c) approccio comunitario: Consiglio Affari generali(politica) e Commissione (coordinamento e monitoraggio).
È stato ritenuto che i migliori risultati si sarebbero potuti conseguire attraverso l’approccio comunitario, considerando tre fattori: la capacità istituzionale per garantire l’attuazione delle iniziative, la realizzazione
di un migliore coordinamento e coerenza ed infine la garanzia di visibilità e di una maggiore responsabilizzazione.
Il problema fondamentale viene individuato dalla Commissione non nella mancanza di iniziative o strutture di governance, quanto nell’incapacità delle strutture esistenti di agire in modo efficiente perché troppo frammentate.
Unione Europea, Stati membri, Regioni e Comuni si dividono compiti e funzioni – permette di raggiungere un’efficacia superiore rispetto a quella che si avrebbe con un’azione individuale, lavorando cioè in modo frammentato ed individuale. Il tutto, poi, avviene senza sprechi di risorse e senza logiche conflittuali (non vengono stanziati nuovi fondi e non vengono create nuove istituzioni) e nella massima flessibilità (no a nuove normative). È il miglior coordinamento di istituzioni e risorse già disponibili ciò che contraddistingue la MacroRegione, e questo è garantito dalla “supervisione” degli organismi comunitari su una serie di attori, strutture e strumenti già esistenti, ma che, da soli, agirebbero in maniera scoordinata (!!!!! Programmi costituzionali completamente dimenticati: in residuo obsoleto della Storia, ndr.).
In tanti, e in modi diversi, hanno sentito l’esigenza di proporre (per l’Italia, per l’Europa, per tutto il pianeta) un progressivo superamento degli Stati nazionali e una più confacente divisione in MacroRegioni, intese come entità al di là degli Stati nazionali, per superare l’impasse nazionalista, e creare nuove identità transnazionali.
L’idea di un’Europa delle Regioni non è recente, ma già agli albori della nascente Comunità Europea ci furono proposte in tal senso e lo stesso progetto “Europe 2000” redatto nel 1991 a Strasburgo ne parlava concretamente.
In questo caso la MacroRegione non rievoca un significato più utopico che realizzabile, ma si tratta di un’applicazione della multilevel governance, di uno “spettacolo” già visto, dove gli attori ed i protagonisti
sono gli stessi (ed anche le risorse), ma ciò che cambia è la sceneggiatura e soprattutto il regista.
...sembra opportuno precisare il rapporto tra MacroRegione ed altri strumenti cooperativi esistenti, come i sopracitati GECT o le Euroregioni. Partendo dalle prime (esperienze) in senso cronologico, le Euroregioni, bisogna riconoscere che non esistono definizioni univoche o, meglio, ne esistono diverse che, di volta in volta, ne ampliano o ne restringono il significato. Il termine inizia ad essere utilizzato nell’ambito della Convenzione di Madrid, con riferimento alle prime forme di cooperazione transfrontaliera, ma non ha mai, neanche successivamente, identificato un modello tipizzato.
Tuttavia, sono state individuate alcune caratteriste proprie del modello euroregionale: “si tratta di un’associazione di enti territoriali appartenenti a due paesi confinanti, dotati talora di un’assemblea e comunque di una struttura amministrativa autonoma e di proprie risorse; usualmente ha personalità di diritto privato, con una configurazione assimilabile agli statuti degli enti senza scopo di lucro in accordo con le leggi dei paesi cui appartengono gli enti territoriali.
Macroregione alpina, macroregione ionico-adriatica e tante altre belle iniziative. Qualcuno coglierà la convenienza politica "localizzabile": sganciarsi dalle aree più deboli di uno stesso Stato nazionale e navigare nella "flotta veloce" della competitività; illudendosi che il processo, basato sul liberismo della moneta unica, possa mai aver fine.
Ed infatti, da lungo tempo, a Confindustria l'idea piace: e lo ribadiscono, con l'idea della Confindustria autonoma del Nord-est...nella macroregione europea...delle Alpi (oltre il Brennero).
E, naturalmente, in chiave di "competitività" da recuperare, MA SENZA MAI RINUNCIARE ALL'EURO e senza mai menzionare come in concreto la macroregione dovrebbe recuperare i "20 punti", Confindustria lo ribadisce anche oggi.
E, naturalmente, in chiave di "competitività" da recuperare, MA SENZA MAI RINUNCIARE ALL'EURO e senza mai menzionare come in concreto la macroregione dovrebbe recuperare i "20 punti", Confindustria lo ribadisce anche oggi.
Ma così, lanciando ciambelle di salvataggio selettive, fluide e ben collegate al settore privato, riusciranno a "spaccare" definitivamente la sovranità democratica delle Costituzioni nazionali. E a mandarle in soffitta con tutti i diritti fondamentali...non competitivi.
ci sarà una nuova guerra in europa prima o poi, ormai è chiarissimo, prepariamoci...
RispondiEliminaUna guerra? C'è già, ma è un conflitto di classe con redistribuzione al contrario. Per il resto, con two packs, condizionalità accettate trionfalmente da governi che la ratificano, e nuove costituenti, non hanno aclun bisogno dei carri armati.
RispondiEliminaPersino i dimostranti che scendono in piazza per urlare slogan generici, e privi di senso della realtà dei meccanismi causa-effetto, finiscono per invocare il "salario di cittadinanza" e saldare il meraviglioso mondo di v.H.
La vera reazione a tutto ciò, più che a una guerra, conduce, al contrario, alla vera pace: quella della sovranità democratica e della tutela pubblica dei diritti fondamentali. Fuori dalla germania (e dall'Italia) tutto questo si sta già manifestando. In fondo, finchè si è in tempo, si può sempre verificare uno smottamento elettorale...
In Italia il motore di questo processo è il PD, che si divide al suo interno quando di stratta di contendersi i posti di comando, ma è monolitico nella difesa dei dogmi euristi e liberisti. Lo si à visto nel voto compatto, senza neanche un’astensione, sul fiscal compact, laddove nel PDL si sono manifestati dissensi, qualche voto contrario e alcune astensioni. Con Renzi segretario le cose potranno solo peggiorare, in quanto il sindaco insegue il peggiore populismo grillino, e infatti propone il salario di cittadinanza finanziandolo con ulteriori tagli alla spesa pubblica. Le uniche speranze possono venire solo da altri paesi, nei quali esiste un dibattito sulle folli strategie dei Rehn e dei Barroso e si scorgono incrinature sul fronte mediatico, che da noi è invece granitico sulla linea “privatizzazioni, tagli, riduzione di salari e pensioni, ecc.”.
RispondiEliminaI Krukkki pare vogliano spingere sull'acceleratore. C'è da attendersi una reazione francese?
RispondiElimina@Gianni e @Federico: entrambi finite per aggirarvi sul punto "French connection". Almeno sono vivi (e lottano, senza in fondo volerlo, insieme a noi)
EliminaNostra Signora di Berlino ha parlato:
RispondiEliminaLa Merkel propone modifica trattati Ue Per mettere in riga gli Stati poco virtuosi. Lo scrive lo Spiegel citando fonti governative e precisando che il cancelliere ha già informato in proposito giovedì scorso il presidente dell'Ue, Hermann van Rompuy
"Probabilmente, nel clima teso di inizio imminente del negoziato tra CduCsu e Spd, è in atto uno scambio di concessioni. Secondo alcuni osservatori qui la socialdemocrazia concederebbe a Merkel la rinuncia da parte della sinistra stessa all’introduzione degli eurobonds, o ad altre concessioni ai paesi dell’eurozona in crisi (Europa meridionale e Francia) in cambio di più impegno per crescita occupazione e potenziamento del welfare state a casa."
Lo scrive anche "Il Messaggero"...Pensa tu. E non pare preoccuparsene (v.finale del post su Confindustria italica in cerca di "competitività": ancora ce credono nella deflazione salariale con taglio della spesa pubblica...)
EliminaMEHR LICHT
EliminaChi vuole mettere in "riga" il "maiale" poco virtuoso vuole solo coprire il "conto che non torna" nel suo sistema finanziario, quello osteggia l'unione bancaria che alza il "tappetto" del guano coperto di Deutschbank e Taunus Co, che renderebbe visibile l'inganno del "salvataggio" di Commerzbank e Landersbank,, che renderebbe palese lo sforamento del debito tedesco perpetuato da sempre con l'inganno del KfW e dell'ESA95, che rivelerebbe la truffa del collocamento fittizio dei bund tedeschi "congelati" in Finanzangentur, della corruzione internazionale di Siemens & soci ...
Vogliamo cominciare a guardare 'ste luci nel "tunnel" non da "destra", cioè sveglia, né da "sinistra", cioè -ahimè - funesta, ma con consapevolezza civica.
Le mani che ora si vogliono "lavare" saranno comunque e ancora sporche nella aule della prossima Norimberga.
Noi siamo qui, ancora una volta, a ricordare di non dimenticare.
cioè neanche un mantenimento delle condizioni attuali...addirittura un inasprimento ulteriore? questo davvero non mi sembra un "lasciarci sull'orlo del limite dell'insofferenza, facendoci abituare al nuovo stile di vita"...mi sembra più un tutto maledetto e subito.
Eliminadavvero, guardando al passato, ogni regime autoritario sorto su ceneri democratiche ha trovato gioco facile sul disagio delle masse. come possono continuare imperterriti a questa velocità tra l'altro? se nel medio periodo non dovessero prendere un granchio clamoroso (nella loro convinzione di non aver più bisogno del nostro consenso per governarci) direi che ci troveremmo senz'altro di fronte a un'eccezione storica.
Ma (tornando al post e cercando di capire senza andare OT), è proprio per questo che stanno puntando sulle Macroregioni: per non avere più popoli con identità consolidate che possano coagulare una "svolta", attraverso il dissenso dilagante alle istituzioni nazionali che sarebbero costrette a cambiare indirizzo.
EliminaRimarrebbero solo "aree internazionaliste" che cercano di prevalere l'una sull'altra in termini di competitività, e avendo sempre più l'unica interlocuzione con la figura lontana e sacralizzata della Commissione: che ci ama e vuole lo "sviluppo" per tutti, (punendo chi vuole risorse pubbliche aggiuntive e non deflaziona abbastanza)
io non capisco se tale volontà è attribuile a una frangia della lega (quella più eurista) oppure è una visione condivisa anche dalla fazione diciamo di Salvini, senza rendersi conto di sostenere lo stesso carnefice semplicemente chiedendo d'esser rosolati invece che grigliati.
EliminaLa butto così, in maniera decisamente "provocatoria".
EliminaNon è che questa passività di molti stati europei di fronte alla Germania, o quanto meno la scarsa comprensione dell'assetto di poteri che si sta concretando, stia, sostanzialmente, dando luogo ad una "nuova Monaco"?
Oggi è il potere che deriva dall'Euro. Domani, potrebbe tornare la Wermacht.......
Mica lo so: a me pare una questione solo italiana. Ormai...
EliminaCerto sono coinvolti anche gli Stati slavi. Ma loro effettivamente non disponevano di tecnologie produttive avanzate e dovevano colmare il gap (senza rientrare nella sfera di influenza russa)...
@Lorenzo Carnimeo
EliminaOggi è il potere che deriva dall'Euro. Domani, potrebbe tornare la Wermacht......
Evidentemente non hai sentito cosa ha detto molto recentemente il Presidente della Repubblica Federale Tedesca.
Si é proprio augurato che la Germania torni a contare di più in politica estera.
Secondo te lo faranno, percè é certo che lo faranno, con più wurstel o più Leopard?
@Quarantotto
RispondiEliminaSaluto tutti è il mio primo messaggio.
Trovo il blog interessante ma ahime troppo difficile da seguire.... potrei dire delle fesserie ma ci provo. Anche se faranno delle macro regioni svincolate dalle unità nazionali.. penso che serviranno a poco nel lungo termine, poichè il malcontento c'è e crescera all'aumentare della povertà e ciò portera a rivolte che potrebbero portare alla nascita di nuove regioni indipendenti insomma guardando alla storia potremo avere un nuovo ducato di milano ... un nuovo regno delle 2 sicilie etc.
Non è una fesseria. Tutt'altro.
EliminaA "loro" i conti non tornano mai: il problema, in Italia soprattutto, è che la gente indirizza il malcontento verso la direzione sbagliata. Finora.
Con le macroregioni possono prendere ancora altro tempo, prima di essere veramente smascherati.
Ma ad es, quello che sta accadendo con la Le Pen in Francia - paese ben più attento di noi all'unità nazionale, ne potrebbe essere addirittura accelerato.
Insomma, puntare sulle macroregioni potrebbe essere un boomerang, per l'oligarchia UE (ma presumibilmente non in ragione della reazione italiana).
@ uff won
Elimina'blog interessante ma ahime troppo difficile da seguire' io glielo dico sempre !
@Luca tonelli : questo è punto importante perchè questo post fa emergere un argomento di cui non avevo ancora sentito parlare in sede 'italiana'
vedi a molti della lega non gli importa nulla di essere 'rosalati o grigliati'
perchè il modello 'germania' va' benissimo anzi è proprio l'ideale .questi sono tipicamente i veneti : tosi è stato cooptato nel grande Pude italiano
del gruppo repubblica eccc...perchè non c'era neppure bisogno di convincerlo era gia' convinto!(questo me lo riconosco ora ) forse tosi
è perfino una persona onestissima (mah?) perchè nel modello germania
ci crede con fervore e penso con lui grande parte della classe digente veneta .Ignoranti direte puo' essere ma non sottovalutiamo quest' aspetto.
come sa 48 sono complottista e quindi sono abbastanza convinto che
bossi sia stato distrutto polticamente e mediaticamente (per una forma
di nepotismo che riscontrabile in ogni poltico italiano penso e quindi nulla di speciale e neppure penalmente rilevante) perchè troppo 'fedele' al governo berlusca/tremonti e poco Pudista (conoscendo Bossi dal '98 la dinamica macroeconomica sottesa all'euro) Bossi viene fatto fuori per 'nepotismo' non penalmente rilevante che normalmente è accettato nella cultura italian...e chi orriva MARONI che si becca una bella paginata di benvenuto sul corriere online (e ho pensato okay ora ho capito chi ti manda bobo...) paginata molto favorevole intendo che dopo lo sputtamento di bossi aveva un gusto particolare (vedete a cosa servono i giornali...solo a quello oltre accendere il fuoco ....)
E che fa Maroni si appiattisce sulle posizioni di confindustria prende
come consulente economico GIANNINo (ovveero il pr di confindustria e marcegalia) e incomincia a parlare di EUROregione variando poi su MACroregione (perchè i leghisti duri e puri spesso sono bossiani e quindi antieuro e/o comunque antieuropeisti )
Quindi recemente la moroni incomincia a insistere sulla bonta' della macroregione europea tanto che è praticamente un mantra ...(strano eh)
Quello che ha scritto 48 è esattamente quello che ho pensato anch'io
L'impressione mia è che sia un dose di buona fede e ingnoranza sulla vera situazione macroeconomica e sull'insostenibilita' dell'euro (una piccola dose intendo) comunque che si sia appiattito sulle posizioni di squinzi e confindustria è un fatto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Eliminaperò le prese di posizione di Salvini sono piuttosto nette. ha proprio puntato il dito verso i salvataggi smascherandoli per quel che sono: manovre di affamapopolo e ingrassa-banche. anche in TV.
Eliminafa parte dello scenario frattalico di divisione fra partiti?
In effetti, è un'osservazione giusta. OGNI forza politica si troverà al bivio della scissione, via via che emergerà l'impossibilità di tenere nascosti i fatti e le conseguenze responsabilità per il passato (se non altro omissive). E ogni forza politica cercherà o, in una sua parte, di insistere, credendo che l'euro-sistema resti sempre il più forte, o di prendere le distanze, cercando di assicurarsi un futuro di legittimità costituzionale...
Elimina@uff won
EliminaNascita di nuove regioni indipendenti?
Non é affatto scontato, Tutto dipenderà da come si comporterà la Germania, se coopterà o schiavizzerà.
Visti i precedenti storici e la ottusità dei tedeschi unità alla loro fissa sulla superiorità razziale, beh ecco.....
Però l'idea di nuovi Lander europei per me é valida.
Comunque io credo che la politica (molto interessante e per me nuovo l'argomento macroregioni) e' indietro, ci vogliono anni per queste cose... Io penso che cio' sara' anticipato da uno tzunami finanziario mondiale che travolgera' tutto. E anche per questo infatti mi aspettavo, e ancor lo aspetto, che un gruppo di politici di rilievo (magari solo con fiuto e opportunismo) colga la cosa e abbracci la nostra causa sovranista. Ditemi come puo' non essere cosi', se gli stati , le banche e i privati sono oberati da interessi annui sul debito superiori ai pil mondiali. Se gli Americani hanno gli interessi sui t bond spazzatura in rialzo, e sappiamo cosa vuol dire se cresceranno ancora (e lo faranno), se il 50% delle tasse che pagano i giapponesi va a pagare gli interessi sul loro debito ( e infatti hanno triplicato gli acquisti di oro). Per non parlare degli strafalliti inglesi e quindi delle banche tedesche e francesi.....il botto finale, l'incontrollabile crollo delle valute ci rendera' molto poveri, ma (si spera)piu' felici perche' in grado, poi, di riprendere a crescere, in tutti i sensi, giorno dopo giorno.
RispondiEliminaSe leggi i links emerge (ma non solo da lì) che sulle macroregioni è in corso un'accelerazione. Probabilmente, potrebbe essere l'estremo tantivo puddino, in sinergia con confindustria eurofila, di tirare la cosa per le lunghe credendo fino alla fine nella deflazione salariale...
Elimina"Non esiste una definizione univoca del termine Macro-regione[...]".
RispondiEliminaCara Laura Berionni, la definizione invece esiste e ce la fornisce proprio la Commissione Europea: "la macro-regione è un'area che include territori di diversi paesi o regioni associate da una o più sfide e caratteristiche comuni[...] geografiche, culturali, economiche o altro (European Commission, 2009: 1 e 7).
Si tratta di un subdolo tentativo di svuotare ulteriormente sovranità democratiche già
periclitanti, inserendo un nuovo elemento di "governance" collocato tra lo Stato
nazionale e la comunità sovranazionale; tutto ciò configura una strisciante strategia
tesa all'europeizzazione forzata, mutando strutture territoriali pregresse per arrivare -
in definitiva - ad uno sfaldamento degli Stati così come li conosciamo; il professore
svedese Rikard Bengtsson dell'Università di Lund ha parlato di "community challenge", considerando la macro-regione come una forma di neo-regionalizzazione
dell'UE (intra-regionalizzazione).
Un ottimo working paper di Andrea Stocchiero del CeSPI dà una visione più realistica del nuovo luciferino marchingegno targato CE. La reperibilità delle risorse finanziarie, al di là di una generica riallocazione di fondi comunitari già esistenti, dovrebbe (c'è da dirlo?) arrivare da Istituzioni Finanziarie Internazionali, con la distribuzione che non avverrebbe su base distributiva nazionale ma in seguito a un "processo competitivo" - ergo deflazione, deflazione e ancora deflazione - con la governance che spetterebbe (c'è da ridirlo?) alla CE con un "soft power", essendo un "impartial honest broker" e altre fregnacce assortite.
Se la creazione di una macro-regione ha il compito di snellire, coordinare e ottimizzare gli obiettivi da raggiungere e realizzare mirati "flagship projects" concreti
e tangibili, sembra che nel caso Baltico si siano avute diverse difficoltà: la Commissione ha aperto una consultazione che ha ricevuto 110 contributi scritti da
diversi organismi dell'area. Secondo Carsten Schymik e Peer Krumrey la Commissione ha discusso circa 750 proposte, elaborando alla fine un piano di azione "ampio, complesso e non sufficientemente focalizzato", creando "un'altra etichetta per una cooperazione già esistente". Nonostante tutto, lo scorso luglio, il Commissario per la Politica Regionale Johannes Hahn ha presentata la prima relazione della CE sulle due strategie macro-regionali dell'UE: Strategia UE per la Regione del Mar Baltico (EUSBSR) e la Strategia UE per la Regione del Danubio (EUSDR), definite un modello virtuoso di cooperazione volto a sfruttare il potenziale delle macro-regioni e a superare le barriere che ne ostacolano lo sviluppo, presentando obiettivi e progetti che sarebbero realizzabili anche con normali canali di cooperazione ma tant'è, l'importante è che i cittadini europei sappiano che ci sono tante "opportunità di crescita" e che i media insistano sul punto. Ce n'è per tutti, dalla Serracchiani passando per Maroni e Zaia che a Grenoble, a margine della Conferenza, ha dichiarato: "La Storia di un'Europa che non ha confini mummificati, la Storia che, come diceva George Lukacs, sarà l'Europa dei Cantoni. E questi Cantoni nascono con queste macroaggregazioni che sono legali, ricordiamolo ai cittadini, e che sono la condivisione di una strategia. Gli Stati nazionali hanno fallito, le aggregazioni, quindi
le macroregioni no". Ciao, core!
Riccardo, come al solito hai colto al volo; quando iniziano a parlare di "risorse invariate" nell'ambito di stanziamenti dai rispettivi Stati e dei fondi UE, implicano naturalmente una rigida "condizionalità" super-ortodossa e la solita rincorsa alla deflazione.
EliminaDi conseguenza, si aggiunge come naturale corollario il premio (ulteriomente condizionale) dato alla "competitività" da parte di organismi come lo stesso FMI scavalcando gli Stati di appartenenza(con tutte le conseguenze
Ogni giorno si ascoltano le richieste di aiuto e la disperazione di persone senza lavoro , soldi e speranza. Secondo me,in questo momento , queste persone non vogliono la sovranità o desiderano impegnarsi per la democrazia diretta e per decisioni partecipate ma VOGLIONO mangiare , dormire e stare al caldo . In piazza Porta Pia , ora a Roma, si assiste all'accampamento di persone italiane e straniere, persone in strada e sfinite , stanche e senza un fine ultimo se non quello di ricevere un pasto caldo e una casa popolare . Voglio essere provocatorio Che cosa cambierebbe se ci si oppone alle macroregioni ? data la crisi economica e i vincoli di bilancio l'Italia , sia sotto forma di stato nazionale sia come unione di macroregioni, avrebbe sempre un notevole svantaggio rispetto alle aree più produttive di Germania e Austria. Inoltre ci rimarrebbe il solito debito pubblico se divisi in macroregioni di nuova formazione o no.
RispondiEliminaAllora tanto vale assecondare tale meccanismo per ottenere i possibili vantaggi di si forma verificasse quanto enunciato " È il miglior coordinamento di istituzioni e risorse già disponibili ciò che contraddistingue la MacroRegione, e questo è garantito dalla “supervisione” degli organismi comunitari " e pensare a costruire una diversa opposizione che , in ambito europeo e transnazionale , combatta le cose ingiuste e le decisioni che danneggiano intere classi sociali (non necessariamente nazionali). Potrebbe essere maggiormente efficace una azione di contrasto che si attua nel nuovo scenario europeo che si è andato a formare piuttosto che quella che guarda a un passato democratico che non c'è più?
Per capire cosa cambierebbe ti rinvio all'intervento di Riccardo ed al mio commento (che chiarisce ciò che nel post è già scritto).
EliminaIn parole povere (è il caso di dirlo), una volta realizzate le macroregioni i meccanismi di governance socio-politici sarebbero tale che sulle tendopoli di gente in miseria, oggi, ancora non hai visto niente.
Ci sarebbe un'inondazione di miseria (deflattiva) e emigrazioni di massa (come già dai paesi baltici) dall'europa...delle macroregioni.
E' più chiaro?
Salve.Interrante e puntuale il paventato spezzatino -in tutti i sensi-prefigurato.Mi interesserebbe avere un suo parere in progress sulle ZFU,viste qui in Puglia come panacea di tutti i mali e le Zone ZES su cui spinge la Regione Calabria per Gioia Tauro e penso anche Trieste.Nello specifico a bocce ferme e senza introdurre le macro regioni una ZES Vasta x il meridione d'Italia sarebbe così devastante riguardo alla questione salariale ? ma molto meno per ciò che attiene la competitività a quadro UEM invariato?.La Polonia se non ricordo male ne ha 14 ...ma ha una sua moneta!Grazie.
RispondiEliminaLa moneta unica funziona sempre allo stesso modo: come un gold standard impone la deflazione salariale.
EliminaLo spezzettamento di politiche fiscali o industriali, su aree delimitate di un più ampio Stato, tende sempre a creare aspettative in tali aree che incentivano - come promessa di immaginifico benessere- la maggior cooperazione della popolazione insediata. E che, poi, depotenziano la reazione del dissenso e del malcontento (è chiaro che a fronte di localizzazione di aiuti e incentivi UE, posso avere effetti incrementali sul lato dell'offerta: ma sono sempre supply side e per di più in misura insufficiente in assoluto e nel medio-lungo periodo)
In relazione alle posizioni degli esponenti della Lega rispetto al tema spero sia utile indicare il seguente intervento del presidente della regione Veneto, Zaia:
RispondiEliminaUe: Zaia, Macroregione alpina una grande comunita' coesa:
"Oggi abbiamo sancito l'unione di soggetti istituzionali i cui territori insieme costituiscono il cuore dell'Europa - ha detto il governatore veneto Luca Zaia - ed e' la sublimazione di un continente che cambia e che deve vedere protagoniste sempre piu' quelle comunita' omogenee che, condividendo strategie di sviluppo, unitamente affrontano le grandi sfide comuni a cui sono attese, come dimostrano gli incoraggianti risultati sin qui conseguiti dalle due Macroregioni del Baltico e del Danubio. E soprattutto sull'utilizzo delle risorse comunitarie, sulle finalita' dei programmi finanziati con fondi europei, che prima ancora degli Stati dovranno essere le Macroregioni i principali interlocutori dell'UE"
(link: http://www.asca.it/news-Ue__Zaia__Macroregione_alpina_una_grande_comunita__coesa-1326501-POL.html)
Un saluto,
Elmoamf
Ecco appunto.
EliminaMa Zaia non coglie che, all'interno dell'area così unificata, il flusso dell'investimento andrà nella parte della stessa che ha i tassi di cambio reale più svalutati. Unificarsi non significa che i rispettivi livelli dei prezzi e dinamiche salariali siano stati del tutto convergenti nel periodo precedente l'unione.
Ma non credo che lo capiranno mai...Certo se vogliono delocalizzare all'interno dell'area stessa....
Infatti... a titolo d'esempio: aziende e persone, nelle valli italiane poco distanti da Villach, stanno facendo i bagagli trasferendosi in Carinzia. Già gli austriaci fanno il bello ed il cattivo tempo nel tarvisiano con il legname, tagliando a piacimento e non "re-impiantando" come facevano gli italiani - ma tanto che je frega, non è mica casa loro - vogliamo mettere poi la tassazione d'oltre confine? Ed il costo carburanti? Rega', a Klagenfurt (città, non autostrada dove è più costoso) si fa gasolio a 1,30euro al litro (e qui quant'è'), ancora più conveniente che in Slovenia!! Ma de che stamo a parla?!?!?!?! (non tu 48 naturalmente, Zaia Serracchiani e compagnia cantante le altrui virtù senza capire di regalare tutto allo straniero senza avere niente in cambio).
EliminaIn pratica, essendo un tantinello ignoranti, vogliono suicidare il popul e de-italianizzare imprenditoria e maestranze qualficate. E il sistema sarebbe molto più mirato e veloce di quello comunque in atto....
EliminaChe poi c'è da chiedersi con che faccia andrebbero a chiedere i voti dopo aver promesso la cuccagna...Non farebbero molto prima a prendersi il consenso italiano emigrato i politici austriaci o tedeschi?
EliminaMa si leggessero Dani Rodrik... tanto è una battaglia persa (loro c'hanno il fogno).
EliminaCaro orizzonte48, sono 6 giorni che ho inviato via mail la prenotazione per la presentazione del tuo libro a Roma, ma purtroppo nn ho ancora ricevuto l'invito. E' superfluo avere il cartaceo e quindi sono registrata a tutti gli effetti o no? Scusa l'intromissione e grazie per l'eventuale risposta. Fiorella
RispondiEliminaPurtroppo non ti saprei dire: non sono in contatto con la segreteria eventi (non sono che un ospite). Ma mi informerò e vi farò sapere: intanto prova a rispedire la registrazione con mail con avviso di ricevimento.
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