QUO USQUE TANDEM?- 2 EURO-SPACCHETTAMENTO E IL PERICOLO IRLANDA
Pubblichiamo questo nuovo post del grande Francesco Lenzi: leggerlo è un piacere. E' come un report FMI ma "ex bona fide". Chiaro, sintetico, essenziale. Lo scenario senza infingimenti and "he doesn't sugarcoat it!"
Oggi più che mai sono i dati e le analisi di cui abbiamo bisogno: "oltre la siepe".
Buona domenica (informata) a tutti!
Le recenti rivelazioni sul G20 di Cannes fornite dall’ex segretario di Stato americano T.
Geithner ,
seguono di pochi giorni una serie di tre articoli (qui,
qui
e qui
la trilogia) pubblicati sul Financial Times che fanno ulteriore luce, se ce ne fosse ancora
bisogno, su quali siano i rapporti di interesse e di forza nella gestione del
“caso” eurozona.
Emerge abbastanza chiaramente che non furono i tedeschi, o
meglio la cancelleria tedesca, ad imporre a tutti i costi la permanenza
nell’euro ai Paesi periferici.
Il cosiddetto piano B (o “plan Z”), quello
attraverso il quale sarebbe stata gestita l’uscita di uno o più Paesi dalla
eurozona, era già sostanzialmente pronto.
Non stupisce infatti che, così come
avvenuto nelle precedenti crisi valutarie in Europa, la posizione della
Cancelleria sia stata indirizzata a non impiegare i soldi del contribuente
tedesco per tener agganciati alla propria economia altri Paesi.
E’ di sicuro
una posizione miope, che non tiene conto degli enormi vantaggi di natura
coloniale che ha un aggancio valutario con economie più deboli, ma questa è, se
la si vuol comprendere, la realtà di almeno l’ultimo secolo di storia.
Nel 2011 quindi, molto più dei tedeschi, coloro che temevano
seriamente una rottura della zona euro erano gli USA.
Un possibile e più grande shock finanziario
provocato da una rottura incontrollata della zona euro avrebbe causato effetti
pericolosi sulla loro convalescente economia.
Per questa ragione misero in campo l’impegno diretto del Presidente e
del Segretario di Stato per tenere in piedi la baracca, cercando di convincere
anche i riluttanti tedeschi a contribuire a quello che è stato definito “piano Geithner” .
Per la verità, come poi è stato evidente, nonostante le presunte lacrime della
tenera Mutti, il prezzo pagato (in termini di “aiuti” destinati ai Paesi in
crisi) dai tedeschi è stato di gran lunga inferiore rispetto a quanto
preventivato.
Inoltre, dando luogo ad un aggiustamento asimmetrico dei
differenziali di competitività degli Stati membri (austerità nei Paesi
periferici ma nessuna espansione della domanda interna di quelli core), si è
trasferito verso l’esterno, quello che era uno squilibrio di deficit/surplus
interno all’Euroarea e quindi neutro verso il resto del mondo.
Come si vede dai recenti dati sul commercio estero
l’avanzo di 40,8 mld € realizzato dalla
sola Germania non è più compensato dai deficit dei Paesi periferici e si
trasforma in un avanzo della zona euro (o nel corrispondente deficit
commerciale del resto del mondo) di circa 31,8 mld €.
Escludendo la Germania, la zona euro
sarebbe in deficit commerciale di circa 9 mld € nel primo trimestre 2014.
Il problema di una domanda stagnante in Europa e di un
eccessivo surplus commerciale (ormai superiore a quello della Cina sia in
termini assuluti che in percentuale di PIL) - come evidenziato nell’ultimo (e nei precedenti ) Semiannual Report on International Economic and Exchange Rate Policies- riguarda
direttamente gli interessi Americani e la loro capacità di sostenere l’economia
mondiale.
In questo senso è significativo il modo con il quale i tre grandi esportatori
(tolti i Paesi produttori di materie prime) si sono comportati dal 2007 in poi.
Se Cina e Giappone hanno progressivamente ridotto i loro squilibri, passando nel periodo 2007-2013 da un surplus di circa il 10% del PIL al 2% per la Cina e dal 5% a sostanzialmente zero per il Giappone, stessa cosa non si può dire per la Germania.
Se Cina e Giappone hanno progressivamente ridotto i loro squilibri, passando nel periodo 2007-2013 da un surplus di circa il 10% del PIL al 2% per la Cina e dal 5% a sostanzialmente zero per il Giappone, stessa cosa non si può dire per la Germania.
A questo punto quindi quali potrebbero essere gli scenari
futuri?
Credo che l’elemento fondamentale da considerare sia lo stato
di salute dell’economia Statunitense.
Nonostante i dati in crescita costante per il Pil e per il numero di occupati, gli Usa sono ancora adesso la principale economia per differenza tra prodotto potenziale e prodotto realizzato. L’indice di disoccupazione è sceso soprattutto grazie al forte ricorso ai lavori a termine ed ai tanti scoraggiati che non stanno cercando più un qualsiasi impiego.
I redditi reali sono ormai stagnanti da alcuni trimestri e ancora inferiori alpicco del 2008.
Inoltre nell’ultimo trimestre anche gli investimenti privati hanno mostrato il segno negativo, sommandosi alla riduzione del prodotto generata dal deficit commerciale e dal cosiddetto “sequester”.
L’unica voce che ancora tiene sono i consumi privati, che continuano a beneficiare dell’effetto ricchezza provocato dalla ripresa dei corsi azionari e degli immobili.
A tutto questo aggiungiamo una situazione sul mercato dei prestiti agli studenti e prestiti per l’acquisto di automobili a livelli, sia per (scarsa) valutazione del rischio, sia per mancati pagamenti, molto simili a quella pre-2007.
Stessa cosa si può dire per quanto riguarda il mercato immobiliare ed il mercato finanziario.
Di nuovo una bomba ad orologeria pronta ad esplodere.
Nonostante i dati in crescita costante per il Pil e per il numero di occupati, gli Usa sono ancora adesso la principale economia per differenza tra prodotto potenziale e prodotto realizzato. L’indice di disoccupazione è sceso soprattutto grazie al forte ricorso ai lavori a termine ed ai tanti scoraggiati che non stanno cercando più un qualsiasi impiego.
I redditi reali sono ormai stagnanti da alcuni trimestri e ancora inferiori alpicco del 2008.
Inoltre nell’ultimo trimestre anche gli investimenti privati hanno mostrato il segno negativo, sommandosi alla riduzione del prodotto generata dal deficit commerciale e dal cosiddetto “sequester”.
L’unica voce che ancora tiene sono i consumi privati, che continuano a beneficiare dell’effetto ricchezza provocato dalla ripresa dei corsi azionari e degli immobili.
A tutto questo aggiungiamo una situazione sul mercato dei prestiti agli studenti e prestiti per l’acquisto di automobili a livelli, sia per (scarsa) valutazione del rischio, sia per mancati pagamenti, molto simili a quella pre-2007.
Stessa cosa si può dire per quanto riguarda il mercato immobiliare ed il mercato finanziario.
Di nuovo una bomba ad orologeria pronta ad esplodere.
L’interesse degli USA a non creare shock che possano
compromettere il loro equilibrio precario credo quindi che non sia così
cambiato negli ultimi 3 anni. Certamente però quello che è stato fatto
nell’eurozona sin qui è una minima parte rispetto a quelle che erano le linee guida del “Geithner Plan”.
L’intervento della BCE è servito solo a cronicizzare la crisi, curandola con un po’ di liquidità a 3 anni ed un po’ di interventi (sterilizzati) sul mercato secondario dei titoli di Stato ma non risolvendo i divari di competitività che si erano creati nei primi 10 anni di moneta unica.
Nell’ultimo anno gli afflussi di capitale, favoriti sia dal “whatever it takes” e quindi un minore rischio di convertibilità, sia dalla progressiva crescita dei surplus commerciali, hanno portato il cambio Euro/Dollaro ad un livello che sembra ormai esser il limite oltre il quale verrebbero definitivamente distrutti i progressi fatti in termini conti esteri da tutti i Paesi in crisi (Francia compresa).
Superare questa soglia significherebbe molto probabilmente la fine della zona euro, non potendo comprimere la domanda interna molto oltre quanto non si sia già fatto.
L’intervento della BCE è servito solo a cronicizzare la crisi, curandola con un po’ di liquidità a 3 anni ed un po’ di interventi (sterilizzati) sul mercato secondario dei titoli di Stato ma non risolvendo i divari di competitività che si erano creati nei primi 10 anni di moneta unica.
Nell’ultimo anno gli afflussi di capitale, favoriti sia dal “whatever it takes” e quindi un minore rischio di convertibilità, sia dalla progressiva crescita dei surplus commerciali, hanno portato il cambio Euro/Dollaro ad un livello che sembra ormai esser il limite oltre il quale verrebbero definitivamente distrutti i progressi fatti in termini conti esteri da tutti i Paesi in crisi (Francia compresa).
Superare questa soglia significherebbe molto probabilmente la fine della zona euro, non potendo comprimere la domanda interna molto oltre quanto non si sia già fatto.
Posti quindi questi due primi tasselli (livello 1,4 eurUSd
come soglia limite per una rottura zona euro – scenario non conveniente alla
ancora fragile economia USA) la possibile evoluzione della crisi della eurozona
dei prossimi mesi è legata alle
annunciate misure straordinarie.
Il deciso intervento sul mercato della zona
euro dei pezzi da novanta statunitensi, BlackRock su tutti, faceva infatti
presupporre che qualcosa di importante fosse nell’aria.
Nel report di dicembre 2013 si legge infatti che la BCE possa nel 2014 agire nel seguente modo:
Nel report di dicembre 2013 si legge infatti che la BCE possa nel 2014 agire nel seguente modo:
·
- cut interest rates to zero (with
diminishing returns). Or slightly unorthodox: bring deposit rates into negative
territory to spur lending.
· -
buy long-dated government bonds and
perhaps other assets. Do not expect this overnight: For one, the Ecb would
first have to scrap the (still unused) outright monetary transactions (OMT)
program, which prohibits buying bonds with maturities longer than three years.
Poi, pochi giorni fa, Draghi, nell’ultimo consiglio della
Banca Centrale, ha fatto chiaramente intendere che a Giugno (magari per non disturbare il partito della
cancelliera tedesca nelle prossime elezioni europee), una volta usciti i dati
sulle attese d’inflazione, se confermate al ribasso (e perché non dovrebbero
esserlo?), agirà attraverso misure adeguate. Ha ormai messo la faccia dicendo
“Government council is comfortable with acting next time” e se vuol tener fede alla favoletta sulla credibilità del banchiere centrale,
assisteremo a nuove importanti misure di allentamento monetario.
Probabile che si intervenga inizialmente con un nuovo ribasso
dei tassi d’interesse. Proseguendo poi con misure che facciano aumentare la
quantità di liquidità in circolazione, o attraverso nuovi acquisti di attivi
privati e/o titoli di Stato, oppure la non sterilizzazione degli interventi SMP. In entrambi i casi si tratta di operazioni che rimuovono alcune tipologie di
attivi nei bilanci degli intermediari finanziari sostituendoli con riserve.
Anche recentemente la Bundesbank ha messo in guardia rispetto all’adozione di tali misure, ma potrebbe ormai
seriamente ripetersi quanto avvenne nel luglio 2012, quando, stando alle
recenti rivelazioni di Geithner, venne suggerito a Draghi di “mollare” i
tedeschi ed andare avanti annunciando le operazioni OMT a difesa della
irreversibilità della zona euro.
Quanto agli effetti di queste misure è ipotizzabile che, come riprova l’esperienza americana adesso e giapponese prima, difficilmente avremo qualche significativo effetto sui
livelli dei prezzi dei beni e sulla dinamica della “low inflation”.
Sarà invece
interessante vedere il modo con il quale il mercato dei capitali
intra-eurozona reagirà a questa nuova
dose di stimolo monetario.
E’ probabile invece che nelle aree economiche meno
colpite dall’eccesso di indebitamento privato e del successivo processo di
deleveraging (principalmente la
Germania dell’Ovest) un ambiente di tassi reali ancora più
negativi ed un eccesso di riserve si traduca
in un ulteriore aumento dei prezzi degli attivi finanziari e degli
immobili.
Questo è anche lo scenario che viene delineato dal recente report del
FMI sulla Germania. Si legge infatti: “Low interest rates are contributing to an upturn in the housing cycle
and have rekindled residential investment without threatening financial
stability to date. Real housing price inflation remains low outside of
some “hot spots”. In addition, mortgage debt growth is subdued. Nonetheless,
while concerns about a housing bubble are premature, preparations against it
are not”. Come dire:
è ancora presto per parlare di bolla immobiliare, ma permanendo uno scenario di bassi tassi
d’interesse è opportuno cominciare a prepararsi.
Questo per il momento lo scenario a breve ricercato dalla Bce
e avallato dagli USA.
Tener insieme i
cocci degli squilibri di competitività tra Stati e cercare attraverso la
politica monetaria espansiva, di gonfiare il livello dei prezzi delle attività
finanziarie e reali tedesche, creare cioè quell’effetto ricchezza che si
trasferisce sui consumi, e con questo intervenire sul saldo estero della
Germania. Preservando l’eurozona.
In sostanza, riproporre, 3 anni dopo, quella che era la strategia americana per risolvere i problemi di competitività intra-eurozona, ma che adesso danneggiano direttamente anche la loro economia.
In sostanza, riproporre, 3 anni dopo, quella che era la strategia americana per risolvere i problemi di competitività intra-eurozona, ma che adesso danneggiano direttamente anche la loro economia.
Il dubbio però che rimane è quello di sempre: l’ortodossia
della Bundesbank sarà tanto assopita da accettare tutto questo, oppure, fatti
due conti, verrà fatto capire alla cancelleria che è arrivato il momento di
alzarsi dal tavolo?
Credo molto dipenderà dal comportamento delle banche tedesche, prime beneficiarie degli afflussi di liquidità della BCE. Se saranno rimesse in grado, attraverso la pulizia dei propri bilanci, di far ripartire la giostra del credito in eurozona, quale direzione prenderanno i flussi?
La ricerca di rendimenti reali positivi in un ambiente ancor più represso finanziariamente spingerà nuovi impieghi verso i Paesi periferici oppure rimarranno confinati entro i confini domestici, o negli Stati satellite, creando questa volta al proprio interno nuove bolle?
Credo molto dipenderà dal comportamento delle banche tedesche, prime beneficiarie degli afflussi di liquidità della BCE. Se saranno rimesse in grado, attraverso la pulizia dei propri bilanci, di far ripartire la giostra del credito in eurozona, quale direzione prenderanno i flussi?
La ricerca di rendimenti reali positivi in un ambiente ancor più represso finanziariamente spingerà nuovi impieghi verso i Paesi periferici oppure rimarranno confinati entro i confini domestici, o negli Stati satellite, creando questa volta al proprio interno nuove bolle?
Nel 2011 Pritchard
ipotizzando un intervento di espansione monetaria della BCE commentava
dicendo: “This would weaken the euro,
giving a lifeline to southern manufacturers competing with China. It would engineer an inflationary
mini-boom in Germany, forcing up relative German costs within EMU. That would
be the beginning of a solution, albeit a bad one”.
Tra poco scopriremo se i tedeschi decideranno di rimontare sulla giostra del credito oppure prendere l’uscita d’emergenza.
Tra poco scopriremo se i tedeschi decideranno di rimontare sulla giostra del credito oppure prendere l’uscita d’emergenza.
Ah , beh, ragazzi, questa è la domanda (delle domande) che aleggia nell' aria da almeno tre anni:
RispondiEliminaMa una volta che avranno riportato a casa i loro amati DM travestiti da euri, che cavolo se ne vonno fa questi?
Lo sanno?? Non credo proprio. La loro ideologia austricante precluderebbe ogni possibile soluzione (prestare fuori dalla Germania, prestare dentro, distribuire dentro).
Quanto sarei curioso sentire una risposta da uno dei tanti economisti crucco-ortodossi (alla Sinn)!
La mia personale impressione è che si tratti dello scontro tra 2 rigidità: gli USA vorrebbero che almeno i benestanti tedeschi si comportassero -e con un'intensità tale da colmare rapidamente un gap accumulato per ragioni storico-culturali- come i ricchi americani. Almeno. Anche a costo di beccarsi una bolla speculativa e una maggior inflazione per un adeguato periodo di tempo.
EliminaIn entrambe le visioni, affidate infatti a due opposte visioni di mera politica monetaria, di politiche fiscali di piena occupazione non si parla (ritenendosi fuori questione una certa restrizione protezionistica e finanziaria) e il lavoro è solo un punto di riferimento indiretto: un corollario, asservito alla soluzione di un quasi "asettico" problema di domanda funzionale alla correzione dei saldi delle partite correnti....
Complimenti al mio concittadino Francesco Lenzi, veramente una grande disamina; pero' stasera, modesto parere, vediamo se si aprono scenari migliori, intendo prospettive che diano meno forza ai crucchi, e/o che li inducano a seguire un altro percorso...volendo proprio cercare il pelo nell'uovo, nell'articolo manca un accenno agli eventi geopolitici Ucraina-Russia-Cina ,ed in questo il ruolo della germania in particolare, che potrebbe essere attratta, in caso (anche) di voto destabilizzante, dalla "via della seta" e "salutare" l'euro ed il ttip (48: sto' facendola fuori dal vaso? non hanno la forza per farlo?) , ma questo scenario forse non riguarda l'immediato .
RispondiEliminaSulle propaggini del Ttip e magari dell'ERF nel nostro immediato futuro ci si dovrà tornare.
EliminaOggi però mi pare che ci sia da preoccuparci alquanto di questo:
http://www.frontnational.com/2014/05/communique-de-presse-du-front-national-32/
Ot.
RispondiEliminaJunker e Schultz raccatteranno (insieme) solo poco piu' della meta' dei seggi all' europarlamento (e li in mezzo ci sono anche quelli di Forza Italia e dei conservatori inglesi, tra gli altri...)
Dunque?
Aspettiamo a vedere risultati finali complessivi.
EliminaE' probabile che ci saranno riflessi prima di conservazione a oltranza, poi di riassestamento nei vari paesi-membri. Insomma 25 luglio, varie Vichy, 8 settembre, sbarco in Normandia...Molta roba su cui riflettere e anche trarre le conseguenze di riemersione effettiva della democrazia...in qualche misura. Vedremo
"Credo che l’elemento fondamentale da considerare sia lo stato di salute dell’economia Statunitense."
RispondiEliminaAhia....
http://intermarketandmore.finanza.com/files/2014/03/USURTOT-Index-U-3-US-Unemployme-2014-03-28-08-38-29.gif
In effetti, c'è poco da stare allegri, visti i dati da te riportati. E se a questo ci aggiungi i soldi pompati con i QE, lo scoppio della prox bolla, è questione di tempo.
EliminaDando per scontato che gli amerikani lo sappiano ( della prox bolla ), sarebbe bello ipotizzare uno scenario da qui sino a fine anno....
Oggi mi sento come il mio bisnonno dopo le elezioni del 1924.......
RispondiEliminaComunque, in inghilterra ed in Francia è successo quello che è successo: un'Europa a trazione tedesca, la vedo difficilmente concepibile, e ad un compromesso bisognerà pur giungere.
Noi, ci giungeremo con una classe politica eletta dal livore, e non è una bella cosa.....
Non dal livore: dalla paura; sono comunque sentimenti instabili.
EliminaMi figuro facilmente una sbronza di successo, non solo di un governo che si sentirà autorizzato a fare qualunque cosa, ma anche dei manipolatori che ricaveranno la certezza di poter continuare, alzando ancora la posta (come la finanza, per dire).
Occhi aperti e nervi saldi...
Concordo con la tua "correzione".
EliminaSe posso aggiungere una mia riflessione , credo nella condivisibile "correzione" di Frank si nasconda a mio giudizio un pericolo formidabile , che si sta avvicinando "mediaticamente in silenzio" verso la preda . Sto parlando dell'ERF , e mi piacerebbe sentire i vostri pareri in merito.
EliminaPersonalmente , dalle poche informazioni che posseggo (e mi interesserebbe integrarle con una analisi di Orizzonte48) , la ratifica dell'ERF , sulla falsa riga del pareggio di bilancio (silenzio mediatico appunto) porrà in serio pericolo il "potenziale di ricostruzione" di questo nostro amato e martoriato paese
Forse sarebbe il caso di coordinarsi in merito (la resurrezione della lega è cmq una dimostrazione che qualcosa si può tangibilmente fare) per una Resistenza ad oltranza
Bell'articolo , complimenti all'autore per la chiara ed interessante esposizione
RispondiEliminaMi piacerebbe sapere la sua opinione sulla caratura della "gemma" dei derivati finanziari sui titoli di debito espressi in €
C'è un ruolo dei derivati , e se sì quale , nelle logiche finanziare ed economiche analizzate in questo articolo ?
Certo che esiste un ruolo anche delle esposizioni attraverso (prodotti) derivati. Il problema del Lehman shock è che l'amministrazione americana si è trovata del tutto impreparata, nei numeri delle risorse da impiegare, rispetto all'onda finanziaria che questo credit-event ha generato (amplificata appunto da tutta una serie di contratti derivati stipulati su esso). Stesso timore riguardava il caso Grecia e se l'uscita potesse essere considerata, in assenza di clausole CAC sui titoli in circolazione, un credit-event. Chi sarebbe stata l'AIG del default greco?
EliminaGrazie della risposta alla mia domanda ; tuttavia facendolo con una domanda , il che non è confortante ( l'articolo linkato fa la medesima cosa in più cruciali frangenti )
EliminaQuesto è forse dovuto alla scarsa qualità della mia domanda . Quello che volevo chiedere era :
"CDSs were sold as a protection policy to bond holders just for this type of scenario, yet officials may not be fully confident in that CDS protection holding up. Every day, we read reports of escalating credit spreads on Greek sovereign debt, and CDS prices rising dramatically on exchanges. Who is selling the most CDS protection on PIIGS sovereign debt, and are they sufficiently capitalized for current market risk conditions?"
L'articolista prosegue "rispondendo con domande" decisamente inquietanti (che non riporto solo per concisione ma che credo ciascuno si dovrebbe interrogare e PRETENDERE una risposta dalle istituzioni democratiche ), il che mi porta , non originalmente , alla riflessione seguente :
chi ha dato (sta dando? articolo è del 2011) legittimazione e "carta bianca" a questi signori per adoperarsi in attività così opache e rischiose (e di dubbia legittimazione?), utilizzando istituzioni che dovrebbero essere il solido architrave di una società capitalista ?
Anche in chiave giuridica , che legittimazione ha tutto questo sistema di "risposte-domande" rappresentato nell'articolo , sulla cui "solidità-evanescenza" dipendono milioni se non miliardi di esistenze di esseri umani ? Interrogativi inquietanti , almeno personalmente , che mi lasciano davvero perplesso .
Rispondo con una domanda perché non ci è dato di conoscere quale era (e sia ancora) l'esposizione al rischio di una uscita unilaterale di un Paese, o il crollo della zona euro. Non esistono database per questo tipo di elementi e qualsiasi stima sarebbe del tutto imprecisa. Vero è che con la liberalizzazione dei movimenti di capitali e la deregolamentazione dell'attività finanziaria si è raggiunto dei livelli di interconnessione che rendono "sistemiche" anche economie relativamente piccole come quella greca. Niente di nuovo o di particolarmente originale (il grado di interconnessione finanziaria negli anni 20 non era molto minore di quanto lo sia adesso), è il mercato dei capitali che funziona, più o meno da sempre, così. Si può soltanto cercare di porre maggiore regolamentazione, limitando i picchi dai quali cadere. Minsky diceva che "That which can be securitized will be securitized" nel senso che i limiti che vengono posti alla capacità di "innovazioni" finanziarie sono i limiti che verranno raggiunti. Noi, il mondo occidentale, abbiamo deciso di non porre (nuovamente) particolari limiti, e questo è quello a cui siamo (nuovamente) arrivati.
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