1. L'art.2 Cost riconosce a tutti, e non ai soli cittadini, i diritti inviolabili dell'uomo.
Perciò, come prima certezza derivante dalla Costituzione del '48, gli immigrati hanno diritto, sul piano dei diritti inviolabili, allo stesso livello di prestazioni destinato ai cittadini stessi.
Vedremo come questa "certezza" sia divenuta una triste aleatorietà, a danno di cittadini e immigrati, a seguito della forma che ha assunto il "sogno €uropeo".
Vedremo come questa "certezza" sia divenuta una triste aleatorietà, a danno di cittadini e immigrati, a seguito della forma che ha assunto il "sogno €uropeo".
Il principio della parità di trattamento, sul piano dei diritti inviolabili, era stabilito dalla nostra Costituzione indipendentemente dai trattati sui diritti umani nella cornice ONU. Come segnale della profonda democrazia umanitaria e solidaristica che animava i Costituenti.
2. Tuttavia, già nel sistema originario, questo impegno solidaristico non include il diritto al lavoro che, per gli art.4 e, implicitamente 3,
comma 2, della Costituzione risulta (et pour cause) espressamente riferibile ai soli cittadini, in quanto
destinatari delle (sovrane) politiche di piena occupazione delineate come obbligo "della Repubblica"
dalla Costituzione stessa.
Questa conclusione deriva dalla natura della sovranità popolare che l'art.1 Cost. riferisce al popolo italiano, il quale, si astiene dalla guerra come mezzo di risoluzione delle controversie tra i popoli, ai sensi dell'art.11 Cost.
Quest'ultimo precisa contestualmente che l'Italia non userà mai la guerra come mezzo di offesa alla libertà di un altro popolo. Cioè solidarietà interna al popolo italiano, nel porre a fondamento e vertice dei valori quello del lavoro, e solidarietà esterna affidata al rispetto della libertà altrui e alla osservanza del diritto internazionale generale (art.10 Cost.), che, nel secondo dopoguerra, include il rispetto dei diritti inviolabili dell'uomo sia in quanto riguardi ciò che si svolge sul nostro territorio, sia, nel quadro del diritto internazionale cooperativo e volto alla pace e alla giustizia delle Nazioni, in (eventuali) situazioni, ove rigorosamente legittime, fuori dal nostro territorio.
Quest'ultimo precisa contestualmente che l'Italia non userà mai la guerra come mezzo di offesa alla libertà di un altro popolo. Cioè solidarietà interna al popolo italiano, nel porre a fondamento e vertice dei valori quello del lavoro, e solidarietà esterna affidata al rispetto della libertà altrui e alla osservanza del diritto internazionale generale (art.10 Cost.), che, nel secondo dopoguerra, include il rispetto dei diritti inviolabili dell'uomo sia in quanto riguardi ciò che si svolge sul nostro territorio, sia, nel quadro del diritto internazionale cooperativo e volto alla pace e alla giustizia delle Nazioni, in (eventuali) situazioni, ove rigorosamente legittime, fuori dal nostro territorio.
3. Se, come accade nel fenomeno della immigrazione sul territorio italiano, cittadini non italiani si trovino in relazione con le istituzioni democratiche repubblicane, ciò porterà all'applicazione di tutte quelle forme di assistenza umanitaria e di diritti civili che vengono riconosciuti a "tutti": per capirlo, basti vedere le norme della Parte I "DIRITTI E DOVERI DEI CITTADINI", che sono talora formulate in modo da rivolgersi, per l'appunto, a "tutti", cioè a tutti gli esseri umani sottoposti alla sovranità territoriale e democratica italiana.
Certo, se il cittadino straniero avesse, secondo i modi previsti dalla legge statale in materia, una posizione lavorativa in Italia, le norme di tutela del lavoro gli sarebbero automaticamente estese e questo dato che, sul punto, gli articoli relativi a tale tutela sono riferiti al "lavoratore", a "ogni lavoratore" che svolta la sua attività in Italia, senza distinzione di nazionalità.
Ma la parificazione nei diritti inviolabili (tranne che per i diritti politici, che seguono la nazionalità legalmente posseduta), funziona in senso naturalmente biunivoco: se uno straniero, nell'osservanza delle leggi attuative della Costituzione, può entrare nel territorio nazionale, il livello di assistenza e prestazioni pubbliche connesse ai diritti inviolabili dovrà essere pari, NON SUPERIORE, a quello assicurato al cittadino che si trovi nella stessa situazione di bisogno, per malattia, indigenza e privazione dei beni essenziali per la sopravvivenza.
4. Quanto agli stranieri legalmente lavoratori in Italia, il criterio è dunque il seguente: se assistenza sociale e sanitaria (artt.32-40 Cost.) o le altre forme di diritto tutelate in Costituzione - quali l'accesso all'abitazione, 47 comma 2, e alla proprietà in generale, 42 Cost.- sono garantite ai cittadini, altrettanto dovrebbe essere assicurato, in misura tendenzialmente pari, ai non cittadini lavoratori.
Questa parità, finchè sarà conservata la cittadinanza straniera, sarà tendenziale, dato che tale conservazione perpetua il vincolo politico con un'altra comunità nazionale; ma, nondimeno, non potrà tradursi in una posizione addirittura migliore, in termini di efficienza, efficacia e priorità finanziarie, rispetto a quella assicurata ai cittadini italiani.
5. Questo discorso diviene particolarmente attuale a seguito dell'adesione alla Unione monetaria ed alla privazione della sovranità monetaria e, ormai, con sempre maggior incidenza, di quella fiscale: da queste caratteristiche del "vincolo europeo" discende un ben preciso scenario di limitazioni all'intervento attivo dello Stato democratico (culminanti nel "pareggio di bilancio"), al punto che è divenuto assolutamente prioritario il problema, causato da tale adesione, della "scarsità di risorse" pubbliche, addirittura vincolate, - con limitazioni dell'indebitamento statale, riduzione dello stock del debito, fino al pareggio di bilancio-, ad una progressiva e crescente riduzione.
Questa stessa crescente riduzione delle risorse pubbliche, obbligata dalla Unione Europea, conduce alla necessità vincolata di stabilire delle priorità nel graduare le risorse decrescenti; e pone direttamente in pericolo persino la stessa garanzia dei diritti fondamentalissimi dei cittadini che, pure, la Costituzione prevede come oggetto di obblighi inderogabili di intervento a carico delle istituzioni.
Si pensi al sostegno dell'occupazione, come priorità delle priorità derivante dall'art.4 Cost., all'assistenza sanitaria e pensionistica (art.32 e 38 Cost), alla stessa istruzione pubblica (34 Cost.).
Si pensi al sostegno dell'occupazione, come priorità delle priorità derivante dall'art.4 Cost., all'assistenza sanitaria e pensionistica (art.32 e 38 Cost), alla stessa istruzione pubblica (34 Cost.).
7. Conseguentemente, nella graduazione degli interessi che pone capo alle politiche fiscali e di spesa dello Stato nella situazione ormai impostaci dall'adesione all'euro, non sarà costituzionalmente legittimo:
a) apprestare ai non cittadini, non dotati della qualità legittima di lavoratore, forme di assistenza superiori a quelle apprestate ai cittadini;
b) sacrificare il livello essenziale minimo delle prestazioni erogato ai cittadini, cioè il livello che garantisca l'effettività di tali diritti inviolabili e degli impegni gravanti sulle istituzioni democratiche, a favore di non cittadini.
Insomma, qualora lo Stato non potesse garantire più, - anche a prescindere dalla redistribuzione di parte delle risorse a favore dei non cittadini-, i diritti inviolabili nè ai cittadini nè agli altri esseri umani immigranti, a causa di vincoli fiscali e monetari imposti da trattati internazionali, si avrà una (ulteriore) illegittimità costituzionale dei trattati stessi ai sensi degli artt.2 e 10 Cost., cioè per un aspetto non secondario di violazione dei principi fondamentali della Costituzione, non soggetti a revisione e non sacrificabili ai sensi dell'art.11 Cost.
E ciò prima di tutto nei confronti dei cittadini e poi, inevitabilmente, dati i meccanismi di privazione della sovranità imposti dalla UE-UEM, anche nei confronti degli immigrati.
8. Queste non paradossali ma, anzi, tragiche conseguenze umanitarie -sui cittadini bisognosi come sui migranti- ci rammentano ancora una volta che l'art.11 Cost. consente l'adesione ai trattati solo in quanto ciò garantisca la pace e la giustizia tra le Nazioni; ma nè la pace nè la giustizia sono assicurate da limitazioni fiscali che costringano un paese sovrano a scegliere tra la violazione dei diritti fondamentali dei propri cittadini e i diritti umani inviolabili degli immigranti.
Senza riuscire più, in termini concreti ed effettivi, a tutelare nè gli uni nè gli altri.
Senza riuscire più, in termini concreti ed effettivi, a tutelare nè gli uni nè gli altri.
E l'€uropa del fiscal compact e dell'European Redemption Fund, non fingesse poi di preoccuparsi delle condizioni delle popolazioni costrette alla immigrazione.
Gli €urocrati e gli €urofili sono interessati a una sola cosa: a rimediare al calo demografico provocato dalle condizioni ordoliberiste e esplicitamente antisolidaristiche contenute nel modello sociale di Maastricht, arruolando in condizioni disumane una una legione straniera industriale di riserva dei disoccupati.
Per proseguire nella deflazione salariale e riplasmare la società, italiana ed europea, nella oligarchia dei creditori finanziari.
grazie, grazie, grazie, questi argomenti vanno trattati con raziocinio e non con la pancia, ma solo pochi lo fanno e nessuno con questa chiarezza . in questi giorni ne ho parlato spesso con molte persone, in maniera "giuridicamente rozza" e osservavo che l'articolo 10 garantisce allo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione ITALIANA, il diritto d’asilo, domandandomi se ai cittadini italiani - qui ed ora - sono garantite completamente tali libertà ?! se così non fosse anche molti dei cittadini italiani dovrebbero ricevere "asilo" in patria come i migranti ?
RispondiEliminaE ragioni bene.
EliminaSempre da evidenziare che la radice comune di questo mattatoio dei diritti inviolabili è sempre la cara UEM. La scarsità di risorse e la shock economy al servizio di un disegno antidemocratico e coloniale
Dalai Lama a Pomai PI il 14 giu 2014 “Se si chiamano rifugiati vuol dire che fuggono da qualcosa ma il buon cuore per accoglierli non basta e bisogna avere il coraggio di dire quando sono troppi e di intervenire nei loro Paesi per costruire lì una società migliore“.
EliminaCosì, sull’emergenza clandestini nel Mediterraneo. “Non è possibile pensare - ha aggiunto - che sia sufficiente l’accoglienza a risolvere il problema.
Serve quindi un pensiero a lunga scadenza per ottenere un risultato davvero efficace“
.... e risorse per attuarlo (ndr)
http://voxnews.info/2014/06/14/dalai-lama-su-immigrati-quando-sono-troppi-bisogna-dire-basta/
Per capire l'esplosione dell'immigrazione cino-africana con Maastricht è necessario post sul... pacifismo.
RispondiEliminaSe l'ideologia politicoeconomica e giuridicofilosofica, è da attribuire principalmente a von Hayek, quella antropologica è da attribuire al vero padre fondatore della UE: Kalergi.
(Ho bisogno di un paio di nottate libere... :-) )
(a chi lo dici)
EliminaGià, è da un po' che mi chiedo il valore da attribuire al cosiddetto Piano Kalergi nella determinazione della situazione attuale, quella, per intenderci della variante Boldrini: "I migranti ci offrono uno stile di vita che sarà presto quello di moltissimi di noi". (Non il suo, come ho già detto altrove, perché lei starà su Elysium.)
EliminaChe ne pensate del buon austro-giapponese? E' un personaggio importante storicamente in questo contesto o fa parte di quella letteratura che tutto mescola e riconduce agli anni trenta e un po' complottarda alla Parguez, per intenderci?
Tra Ventotene (così influente sulla riconversione delle sinistre post-ascesa al trono ideologico di von Hayek) e la nuova-macroeconomia classica, mi pare che si tratti di "idee" sempre latenti nelle strategie della "doppia verità" neo-liberista. E, in Europa, fondamentale per l'affermazione dell'ordoliberismo reale.
EliminaIl fatto è che, nel silenzio dei media, costoro sono già impegnati a riscrivere i principi fondamentali del diritto, dando per acquisito il "trapasso" delle Costituzioni democratiche
http://www.rpcoe.esteri.it/RPCOE/Menu/Accordi+Parziali/Commissione_europea_democrazia_attraverso_diritto/
Una cosa spaventevole e leggersi cosa scrivono...e molto più incombente del caro vecchio Coudenhove-Kalergi-mazzanti-viendalmare...
"If they [i lavoratori] did not act as trade unionists, but reduced their demands and changed their locations and occupations according to the requirements of the labour market, they could eventually find work. [...] It is necessary to restore to labour the possibility to move freely from industry to industry and from country to country.
EliminaIt is not Capitalism which is responsible for the evils of permanent mass unemployment, but the policy which paralyses its working." (L. von Mises, Socialism, New Haven, Yale University Press, 1951, pp. 485 e 487).
Arturo, sei un mito.
EliminaChe le masse di lavoratori si muovano con la mobilità dei fattori produttivi è (per noi) "tautologico". Schengen ne è un'evidenza.
Ciò non toglie che il risultato di questo processo giovi de facto, per gli inevitabili effetti collaterali che sono causati "dall'ostinazione di quegli irriducibili democratici che vorrebbero regolamentare il mercato", ad altri interessi particolari non riconducibili alle predizioni del suddetto pensiero economico.
Questa lettura di "AVO" e anessi e connessi è, a parer mio, cosmetica e strumentale. A parer mio a von Mises non fregava niente di ridurre la disoccupazione o di produrre "allocazione ottime", anzi.
Innanzitutto è piuttosto condiviso che la teoria delle "AVO" sia in realtà inconsistente, e non do così per scontato che gli austriaci ci credessero (al di là del fatto che in quegli anni non era probabilmente stata ancora formulata compiutamente...): credo molto di più alla doppia verità del liberalismo, in particolare dei fini ultimi della scuola austriaca.
Mentre la scuola neoclassica pare fornire un discorso coerente di "capitalismo sfrenato", la scuola austriaca è piantata su ben altre radici e, i suoi fini ultimi potrebbero essere addirittura opposti a quelli della scuola neoclassica e ordoliberista. Ho preparato materiale in proposito.
@Barbara
Il cosiddetto "piano Kalergi" è puro cospirazionismo paranoide.
Ciò non toglie che Kalergi abbia seguito "operativamente" tutto il percorso di unificazione europea e ha raccolto a se gran parte dei personaggi influenti del '900: quello che si coglie dal suo pensiero è sicuramente visionario e dimostra una finezza intellettuale di tutto rispetto. (Anche se a parer mio rimane un sociopatico)
Inoltre va considerato il periodo storico in cui si esprime "in certi termini".
Lo ritengo comunque un personaggio chiave per comprendere quello che pare essere stato un progetto di matrimonio tra "nobiltà nera" e un'ossimorica finanza anti-capitalista che influenza enormemente a livello politico e culturale il processo "catartico" a cui stiamo assistendo.
Sulla estraneità della scuola austriaca all'ordoliberismo, mi pare un pò..controintuitivo, una volta preso atto del subentrare delle Costituzioni democratiche e delle conseguenti esigenze adattative di una visione che, comunque, cavalca la lotta all'inflazione per disciplinare la flessibilità verso il basso dei salari e riaffermare i "mercati" come Legge della Grande società,
EliminaPoi potevano pure non chiamarla AVO o OCA, ma sempre di mercati in espansione sovranazionale si tratta, come è evidente nel Colloquio Lipmann.
Ti rinvio semmai al dibattito nell'ultimo post di obbi
p.s. sono anche assolutamente certo che i fenomeni migratori si normalizzeranno nel momento in cui verrà regolamentata la circolazione dei capitali e verrà "risolta" l'assimmetria monetaria" internazionale... in tanto mi sto preparando per partire per il Brasile, mio fratello è già con famiglia al seguito in cruccolandia...
Elimina@Quarantotto
EliminaProvo a chiarire il pensiero.
Non parlo assolutamente di "estraneità": parlo di "obiettivi ultimi" (a livello di "genesi nella storia del pensiero economico"). Quindi in realtà era mia intenzione ribadire il concetto: ovvero l'ordoliberismo come strumentale alla realizzazione della Grande Società.
Il "pragmatismo dell'ideologia" hayekiana trova nell'ordoliberismo la via per raggiungere un obiettivo che non do per nulla per scontato che sia stato condiviso ab origine dalla scuola di Friburgo, che nasce successivamente a quella austriaca e in un particolare contesto storico.
Mi sembra una creazione, quella attuale, che abbia preso vita propria... ovvero è l'ordoliberismo che si sta trasformando nel sogno umidiccio di Mises, Hayek e compagni....
Ma mi pare che sia ciò che emerge anche in "Euro e (o?) democrazia costituzionale".
O è il sogno umidiccio che si è trasformato strategicamente nell'ordoliberismo? Il contesto diverso è un adattamento rebus sic stantibus, come da atto (v.libro) lo stesso Otmar Issing.
EliminaMa la tua visione "biunivoca" ci spiega comunque la deriva attuale ormai certamente priva di QUALUNEUQ SPESSORE economico-politico che non sia autoperpetuazione di un potere che non vuole farsi sfuggire la vittoria finale da sotto il naso...OK?
Convergo sulla sintesi! :-)
Eliminap.s. effettivamente mi contraddico: se si presume la "doppia verità" della scuola austriaca dovrebbe essere necessario fare altrettanto con quella di Friburgo, a maggior ragione considerando che è "frutto dello stesso albero"...
EliminaGiusto per cercare di limare i miei grezzi tentativi filologici... :-)
Come mai oggi gli spread sono saliti...un altro indizio? Il sole, spiegazione ufficiale di regime , la colpa ai bond greci ma regge poco la cosa.... se la cosa continua, non si puo' non vedere un collegamento con Geithner, e prima ancora Friedman...in tal caso 48 avresti clamorosamente ragione (sullo sbarco)..... Mi sembra in particolare che le dichiarazioni su Berlusconi (Obama non ha avallato) siano molto significative...ok e' presto, vediamo le borse , i btp e gli spread nei prossimi giorni....
RispondiEliminaL'ipotesi frattalica pare confermata anche dal taglio dell'ultimo post di Alberto Bagnai, sulla vera convenienza USA, stanca di fare importatore di ultima istanza e di reggere la domanda interna e pur e area UEM.
EliminaD'altra parte, proprio oggi, i dati sul ritorno del PIL in negativo la dicono lunga su come non possono cavarsela rinviando le nuove manovre tea-party al dopo-elezioni: la disfatta economica non potrà più essere nascosta dietro alla corruzione e al livore autorazzistici. E non sapendo far altro che acuire le ragioni della crisi, entreranno nel tunnel finale di un regime.
E non credo che ciò andrà molto oltre questa stessa estate, considerando che rischiano di dover simultaneamente votare l'ERF e una legge di stabilità da decine e decine di miliardi di consolidamento in un paese in recessione (DA DOMANDA, mannaggia a loro!)
crescita della zona euro sotto le attese. media dello 0,2%.
EliminaCon Italia a -0,1%....Portogallo a -0,7%....Francia stagnazione precisa.....Olanda tracollo a -1,4%.
sì ma, come dicono i tg italiani, "Italia a parte la moderata ripresa in Europa c'è".
E la BCE che fa? cambia le previsioni di crescita del 2014 da +1% a +1,1%
eccerto. logico no? ma sì dai ce proviamo....basta che l'ottimismo regga altre 2 settimane poi fino alle prossime elezioni francesi stiamo tutti fra 2 guanciali.
Non lo so se il "principio di realtà" resterà del tutto indifferente agli interessi USA: tanto più che il Ttip in un'Europa con le piazze in fiamme per il triple dip (per taluni il permanent dip), se lo sognano. E, datici tutti in pasto a Maastricht, non possono neanche tentare rispetto al mercato ordoliberista più ricco (e impoverito) del mondo, neppure cecchini in cento piazze Maidan.
EliminaForse un surge di ragionevolezza (persino Eichengreen v.sopra) ancora una volta li spingerà a liberarci di nuovo dei tedeschi in charge (ancora una volta inizialmente incentivati)
guerra tra poveri=maggiore competitività
RispondiElimina(cioè maggior sfruttamento del lavoro via aumento dell' offerta di lavoro).
Questo, almeno, secondo lor signori.
Poi, consideriamo che lor signori sono molto democratici, ma molto democratici nel senso caro a me vecchio sinistro, cioè sono molto egualitari.
I ricchi sono uguali in tutto il mondo. Che, forse un miliardario italiano vive diversamente da un miliardario marocchino?
Invece, questi conservatori (e si, sono conservatori, privilegiati, lavativi e anche poco flessibili e poco inclini alla sana concorrenza di nuovi potenziali lavoratori) poveracci italiani pretenderebbero di non vivere come i poveracci marocchini.
Meno male che noi "Spinellati" che abbiamo letto i sacri testi di Ventotene sappiamo che il popolo "non sa quello che vuole" e che le fasi rivoluzionarie (dette anche costituenti) devono essere guidate da noi elite illuminata...
Proprio ieri ne parlavo con un mio amico che si è candidato a Sindaco della mia città e, dovendo affrontare un dibattito televisivo, chiedeva consigli sull'approccio al tema ( connesso alla sicurezza ed alle politiche sociali ). Sinceramente, se avessi letto prima questo articolo, non avrei avuto nient'altro da aggiungere
RispondiElimina(sebbene a livello locale non si possa incidere più di tanto, ma aiuta comunque evere una visione d'insieme completa ).
Grazie dell'articolo.
L'idea è proprio che cultura della Cost. sia a disposizione di tutti, dopo troppi anni di censura mediatica e ordoliberista...
EliminaLa cosa che ai miei occhi spicca per evidenza dal tuo articolo è la palese mancanza in Italia di una funzione di controllo sulle leggi che vengono assunte.
RispondiEliminaConfesso tutta la mia ignoranza giuridica , ma non dovrebbe esserci una funzione istituzionale che prima di promulgare una legge ne controlli la conformità costituzionale ?
Oppure il parere viene dato solo a richiesta ?
E se nessuno lo chiede ?
Ricordo la grottesca vicenda della legge elettorale , com'è possibile che si venga a sapere dopo 6 anni che una legge fondamentale per l'ordinamento democratico è incostituzionale ?
Grazie e complimenti
per il tuo utilissimo blog.
Adriano Ottaviani
Rieti
Giustissimo. Ma nelle leggi costituzionali sulla Corte e suo funzionamento, si optò per la sola rimessione incidentale (tranne i conflitti ex art.134, secondo alinea) dai processi ordinari. Ergo, per questi casi si fa ancora più difficile, - data la presenza non solo del filtro del giudice a quo, ma la stessa difficile configurabilità di un'autonoma azione di tutela non meramente incentrata sulla incostituzionalità-, la stessa devolubilità alla Corte
EliminaNOn vorrei essere stato troppo tecnico, ma:
Elimina- la rimessione diretta post promulgazione (o immediatamente anteriore) di una legge alla Corte è un fatto molto politico, ed esigerebbe una salda cultura costituzionale nelle istituzioni di "governo" potenzialmente coinvolgibili;
- la rimessione diretta è usata in Germania proprio come argine immediato al diritto UE-UEM ad essi sgradito. Anche il Portogallo ne ha fatto uso (trovi un apposito post su tale caso, di circa un anno fa), ma, guarda tu, la Commissione e i suoi manutengoli hanno addirittura stigmatizzato l'intervento della Corte portoghese!
Come vedi il creditore gode di insindacabilità "sovranazionale", il paese debitore è invece perseguitato senza requie.
Il che ti fa capire quanta concreta possibilità ci sia in un'Italia ormai colonizzata (e autorazzista), di fare una riforma costituzionale nel senso qui auspicato...
E' un meccanismo perverso che si autoalimenta: è proprio l'inadempienza dell'obbligo di politiche di pieno impiego adeguatamente retribuito che innesca il dumping interno (quello esterno non bastava...) attraverso gli immigrati, aggravando la violazione a carico dei cittadini e rendendo l'integrazione sociale (nonché spesso condizioni di vita appena accettabili) degli immigrati impossibile. In caso contrario, infatti, - salva ovviamente una qualche regolamentazione dei flussi - il problema si sdrammatizzerebbe molto: come notava Lordon "En vérité il n’y a aucune détermination univoque aussi rudimentaire entre démographie et chômage. On le sait bien depuis le fordisme qui a connu simultanément une démographie salariale galopante, notamment du fait du mouvement de salarisation des femmes, et un plein-emploi éclatant… au point d’ailleurs que le patronat français n’a pas manqué d’aller faire de massives campagnes de recrutement en Afrique du Nord. Dans cette affaire, loin de se combattre, croissance démographique et emploi se soutiennent : l’afflux de nouveaux salariés employés injecte plus de revenu dans l’économie, donc plus de consommation, plus de demande… et plus d’offres d’emploi. La croissance démographique vient donc intensifier les propriétés vertueuses, établies par ailleurs, du régime d’accumulation fordien."
RispondiEliminaD'altra parte che ci fosse un nesso inevitabile tra gold standard e "libertà di lavoro" lo diceva già Polanyi.
@Bazaar: ho provato a scriverti, ma mi sa che devo aver capito male qualche lettera dell'indirizzo (certo, se fosse un po' meno controintuitivo... ;-)).
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
EliminaApprezzo la sottile profondità delle analisi, ma la questione è quella posta, in termini chiari e quasi crudi, da 48: la rinuncia alla politica fiscalmonetaria ha sottratto alla Sovranità popolare le risorse per sosdisfare diritti fondamentali dei cittadini e degli uomini, creando una concorrenza fra poveri che è anche avvilente. L'ordoliberismo va combattuto con i valori perché no socialisti ed unamitari, contenuti nella Costituzione. Altra cosa sono i nuovi modelli di Grillo, che rifiutano lo short terminism, a vantaggio di politiche che non sembrano, a tutto dire, percorribili in "un solo paese".
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