sabato 27 settembre 2014

STIGLITZ SULL'EURO: IL MINIMO SINDACALE...SULLA TRAGICA VERITA'

 perri-1-dic-13

Se qualcuno avesse dei dubbi sull'effetto combinato di flessibilità in uscita e sussidio di disoccupazione nel determinare la deflazione salariale, ovvero lo stabile impoverimento della quota di ricchezza del lavoro, anche allorquando questi strumenti siano inseriti in una ripresa effettiva della crescita del PIL - e non è il caso dell'eurozona- cosa c'è di meglio del mercato del lavoro "ideale", almeno per i nostri smemorati e  confindustriali vari, cioè quello degli Stati Uniti?
Adottando tale modello in concomitanza con il mantenimento di quello bancario-finanziario post Glass-Steagall Act (e che il Frank-Dodd non corregge in modo sostanziale e, specialmente, tempestivo), questa è la realtà emergente dalle vicende del post-crisi. 
Ne emerge il reale effetto redistributivo (verso l'alto) che, provoca (persino) una politica di deficit spending ciclicamente circoscritta all'emergenza - e al welfare bancario- e poi subito sedata dal deficit-cap imposto dai tea-party. E ovviamente, questi gli effetti di una politica espansiva lasciata poi quasi esclusivamente al Quantitative easing e quindi a interventi monetari della banca centrale. Quand'anche non indipendente "pura" e collocata in un'area valutaria "ottimale" (come ci rammenta Stiglitz). 
E questo ci spiega perchè non basta superare la follia conclamata dell'austerità fiscale UEM, che follia è  perchè è uno strumento che serve esclusivamente al fine "supremo" di mantenere la moneta unica "disfunzionale", e dunque è una scelta politico-sociale camuffata da soluzione di una crisi...deliberatamente provocata.

 
Dalla dura realtà degli Stati Uniti, infatti, emerge che il modello attuale di gestione delle crisi economiche, basato sul duplice e connesso binario del limitato intervento pubblico (cioè solo emergenziale, supply side, e con pronto pentimento di governi incalzati dai "mercati" finanziari, come è "costretto" a notare Blanchard), nonchè della piena flessibilità salariale verso il basso, non possa portare altro che a "stagnazione secolare" (sempre Stiglitz, quando però si occupa degli USA. Tanto che anche di fronte al nostro Senato "ha...affermato che la flessibilità nel mercato del lavoro non evita la disoccupazione e non porta occupazione e come esempio ha portato quello degli Stati Uniti che nonostante avessero un mercato del lavoro flessibile in seguito alla crisi del 2008 hanno raggiunto una disoccupazione del 10%.".) 
E, difatti, gli effetti sono quelli che vedremo nell'inchiesta i cui risultati vi riportiamo di seguito:

"A new survey (inchiesta) della Rutgers University’s (John J. Heldrich Center for Workforce Development), ha evidenziato che un quinto dei lavoratori -ovvero quasi 30 milioni di persone-  riportano di essere stati licenziati da un posto di lavoro negli ultimi 5 anni, "risalendo, cioè, alla fine della recessione, datandola al giugno 2009".
Quasi il 40% di questi lavoratori licenziati ha detto di aver cercato lavoro per più di 7 mesi prima di trovarne un altro; il 20% dei licenziati negli ultimi 5 anni non ha mai trovato un altro lavoro.

E i lavori trovati dai fortunati spesso erano peggiori di quelli perduti. Circa il 44% ha detto che il nuovo posto è risultato inferiore a quello perso, un riflesso della ripresa economica in cui il lavoro "impiegatizio" di medio reddito, è scomparso dopo il collasso finanziario, poichè come l'economia ha ripreso vigore, i nuovi posti sono venuti prevalentemente dal settore dei servizi a bassa retribuzione.





Anche tra coloro che sono riusciti a mantenere il posto, più del 25% ha detto che la recessione ha condotto a un grande cambiamento dello standard di vita. Un terzo di coloro che sono considerati disoccupati di lungo termine, dichiarano che le loro finanze sono state "devastate" con un "notevole e permanente cambiamento nello stile di vita", con molti non in grado di pagare i mutui e i canoni di affitto, e costretti a prendere in prestito da amici e parenti, nonchè a vendere le proprietà per raccogliere liquidità.

Per tutti gli Americani, quelli che hanno mantenuto come quelli che hanno perso il lavoro, più del 40% ha detto di avere meno reddito e risparmio adesso rispetto a 5 anni fa. Solo il 30% ha dichiarato di averne di più. Molti dati raccolti dall'inchiesta indicano una generale mancanza di fiducia, estesa a circa la metà degli intervistati, circa la prospettiva di avere mai un miglioramento della propria situazione economico-finanziaria. 
Cosa pensano gli intervistati su chi dovrebbe guidarli fuori da questa situazione?
Circa il 45% ha detto che il governo dovrebbe agire piuttosto che attendere le iniziative del settore privato; e ciò sia attravero l'allentamento delle restrizioni sui prelievi utilizzati per programmi di retraining e di formazione (sebbene sia discutibile la saggezza del prelevare dal fondo pensioni), sia offrendo crediti di imposta ai datori per creare lavoro.
E' interessante vedere come solo un terzo sia in favore di un più alto e più duraturo sussidio di disoccupazione, sebbene la percentuale di approvazione di tale misura di sostegno salga sopra la metà degli intervistati che avevano potuto contare su tali benefici."
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11 commenti:

  1. Renzi non ha certo bisogno di ascoltare Stiglitz. Del resto a lui l'economia la insegna Marchionne!

    Quarantotto, a che punto siamo nello scenario frattalico?

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    1. Lo vedi tu stesso: siamo al punto che non sanno come smettere di fare il gioco dei tedeschi senza avere un vero appoggio USA (che poi sarebbe assicurazione linee in dollari in caso di rottura eurozona). Almeno fino a che non fanno riforme strutturali finali del lavoro.
      E totale confusione contraddittoria - cioè non sapere che pesci prendere nell'ammujna sul rispetto del fiscal compact- sulle coperture alle manovre pro-mantenimento euro e smantellamento Italia.
      Quindi torsione totale del sistema politico ma non ancora rottura..

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    2. @ Faldri

      Marchionne di macroeconomia non capisce niente. Di economia aziendale invece capisce moltissimo.

      Quello che ha detto Renzi, che l'Italia deve prendersi un esempio da FCA naturalmente è un idiozia totale, se poi l'ha veramente detta, perchè si sà, che i media italiani ne sparano di tutti i colori. Uno stato non si può guidare come se fosse un impresa.

      Chrysler nel 2009 era in uno stato deprimente, con stabilimenti malandati, semivuoti o totalmente vuoti. Poi è venuto Merchionne è sè l'a comprata per pochi soldi, mi sembra 3-4 Mrd.$. Sè pensiamo che Daimler nel 2001 ha messo sul tavolo 50 mrd. per Chrysler, un affare. Certo oggi si può dire un affare, ma allora Chrysler era in uno stato talmente deprimente che non la voleva nessuno, nemmeno gratis.

      Marchionne si è concentrato totalmente sul mercato americano ed ha avuto Ragione.
      Vendite macchine USA 2009: 9.000.000
      Vendite macchine USA 2014; Forecast, 16.500.000
      Il mercato italiano a perso il 50% dal 2009. Secondo lei Marchionne doveva investire in italia?
      Sê l'avrebbe fatto, penso che oggi Fiat non esisterebbe più. Marchionne nel 2009 non ha avuto i soldi per investire in tutte è due le imprese, ha dovuto scegliere è fatto la scelta giusta.

      Nel 2009 Fiat ha salvato Chrysler, oggi Chrysler salva Fiat.
      Perchè senza Chrysler non saprei oggi in che stato sarebbe Fiat.
      Guardare i francesi che stanno soffrendo moltissimo.

      Guardi che i prodotti, Chrysler 200, Grand Cherooke, Cherooke, Dodge Dart, RAM 1500 sono sì americani, ma danno anche lavoro a tante piccoli rifornitori italiani di automative.
      Tutti questi prodotti stanno avendo un successo impressionante negli USA, RAM 1500 non riesce nemmeno a coprire la domanda, talmente è alta la domanda, Marchionne dovrebbe costruire un altro stabilimento, ma preferisce investire nel progetto Alfa Romeo, che non è sensa risico, sè guardiamo in chè condizioni si trova l'europa.

      Maserati nel 2010 negli USA vendeva poche centinaia di unità, quest'anno sfiorerà le 13.000 unità.

      In poche settimane vengono lanciate Fiat 500x è Jeep Renegade, prodotte a Melfi.
      L'anno prossimo dovrebbe uscire l'Alfa Romeo Giuglia, nel segmento Premium.
      Alfa Romeo 4c ha il tutto esaurito. 5000 unità già vendute, non capisco perchè qui si ha messo su un tetto di vendita.

      Se il governo italiano si comporterebbe con i tedesci come fà Marchionne, probabilmente l'italia non sarebbe in queste condizioni. Invece di mettersi in ginocchio davanti ai tedesci, Marchionne gli da un gran calcio in culo. I tedesci stanno scoppiando d'invidia per il successo di FCA negli USA è l'italiani non hanno nient altro da fare di dargli contro supportando con questo atteggiamento i tedesci che non perdono occasione per ridicolizzare FCA è Marchionne.

      FCA non è americana, ma è italianissima, le due case stanno lavorando insieme che è una meraviglia. non era il caso quando aveva il comando Daimler Benz. Daimler/Chrysler era un totale fallimento, Fiat/Chrysler è un successo totale è ai tedesci non và giù, that's it.



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    4. Già...se il governo italiano si comportASSE con la Germania come Marchionne HA FATTO con l'ITALIA, SICURAMENTE non saremmo e in queste condizioni.
      Tradotto: Marchionne ha preso armi e bagagli, ha mollato l'Italia ed ha trasferito la sede legale di FCA in Olanda e quella fiscale in Inghilterra. All'Italia basterebbe mollare l'€uropa per iniziare a riguadagnare quote di mercato (sappiamo che è condizione non sufficiente ma necessaria ...).
      In tutta sincerità a me non sembra che Renzi abbia imparato la lezione, quindi delle due l'una: o Marchionne non si è spiegato bene o si è spiegato benissimo ma ha parlato in Inglese e quindi Renzi ha capito solo la parte più facile...cioè come usare il pugno duro con i lavoratori :-) Ah non c'è che dire: grande uomo d'azienda l'uno, grandissimo statista l'altro!
      Quanto ai modelli FIAT stendiamo un velo pietoso: se la strategia per presidiare il mercato è quella di sparire dal segmento medio...sbaglio o la Giulia era attesa qualche anno fa? O per caso FIAT sperava di sbaragliare la concorrenza straniera a colpi di FREEMONT? Ma per piacere...

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  2. Alcune considerazioni sulle conseguenze della deflazione salariale:
    - prima o poi gli usa avranno un'altra guerra civile, c'è poco da da dubitare di questo.
    Il progressivo impoverimento della classe media americana è conclamato dai dati e da tantissimi studi, che Stiglitz conosce benissimo.
    Gli usa non sono mai stata un A.V.O., e di questo passo mai lo saranno, e come conseguenza di questa ineguale distribuzione, vediamo aree sempre più ricche ed altre sempre più povere.
    Detroit ne è un "fulgido" esempio.
    La politica del nemico esterno agli usa ha finora funzionato per compattare gli americani, sempre più divisi dalle ingiustizie socio-economiche, e non so fino a quando questo gioco perverso potrà durare.
    D'altronde, mi sembra che l'affluenza alle urne, in quel paese, sia tra i più bassi tra i paesi avanzati.
    Ed è così per forza, quando non ti senti rappresentato. Perciò dico che prima o poi la corda si spezzerà.

    L'eurozona, ma direi tutta l'europa, si è da tempo avviata sulla "way of life" americana, da almeno 30 e passa anni. Sono pertanto accomunati dallo stesso destino.

    Stiglitz ha scritto ampiamente che l'euro è una colossale sciocchezza, spiegando cosa servirebbe ( e meno male che c'è lo dice! ) per rendere l'eurozona sostenibile nel medio-lungo periodo, e se ciò non fosse politicamente realizzabile, suggerisce ai vari paesi di abbandonare il nefasto conio.
    Essendo io beato non ho, tuttavia, capito la sua prudenza in occasione del suo intervento recente alla camera dei deputati.
    Solo ignavia, o cosa?



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    1. Io sarei curioso di sapere qual'è l' indice di apprezzamento del "grande nemico" dell' occidente Vladimir Putin presso i cittadini americani e europei e come sta evolvendo questo indice a seguito dei sempre più sguaiati attacchi portatigli dai media occidentali...

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    2. @bargazzino

      non saprei risponderti, penso servirebbe una bella indagine campionaria a livello internazionale..
      tuttavia, non ho difficoltà a pensare che molte persone, americane ( un po meno ) e no, ne abbiano le scatole piene dei soprusi di zio sxm, e che il caso dell'ucraina abbia spinto i più desiderosi di informarsi, ad appoggiare simbolicamente Vladimir Putin.

      Poi chissà....di sicuro io sono dalla parte di Putin per svariate ragioni, ma soprattutto per la lungimirante "saggezza" che sta dimostrando.

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    3. Credo ci siano diversi modi per leggere e definire i "soprusi di zio sxm", e che quella di Siglitz non sia stata ignavia, ma cautela.
      Mi spiego: i consigli from America con tutta l'amministrazione ufficiale dietro diventano ipso facto il "normale buonsenso" curato dai nostri media, quelli che hanno dietro una parte dell'amministrazione sono trasmessi da Autorevoli Personaggi come "Crazy Eddie" Luttwak e diventano "importanti pareri da considerare con attenzione".
      Dubito che Stiglitz sia appoggiato dall'amministrazione USA, e nel suo caso sì che sarebbe probabile una sdegnata reazione dei media contro "l'ingerenza" di qualcuno che dovrebbe "limitarsi al suo (pur prestigioso) ruolo accademico".
      Stiglitz potrebbe certamente fare di più - politicamente - ma la corretta informazione scientifica è comunque assicurata in una forma leggibile anche dai non addetti ai lavori. Cose che, parlando oggi di economia, sono assolutamente eccezionali.

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    4. Sì Frank, questo è essenzialmente vero. Ma non credo che sia perchè Stiglitz è "dissonante" rispetto all'Amministrazione Obama. Quanto piuttosto perchè Luttwak è molto più funzionale all'ortodossia economica che conviene alla perdurante mira "riformistica" della classe dirigente italiana.
      I consigli ufficialmente registrabili dell'Amministrazione, in realtà, si riducono a poca cosa: ne sappiamo di più da quanto apprendiamo dai rapporti sull'Italia di qualche ambasciatore.

      L'impressione è che l'apparato di analisti USA ed il loro schema interpretativo sia molto stabile ed omogeneo nonostante il cambio delle Amministrazioni. E tarato su luoghi comuni consolidati da una comune formazione economica assolutamente prevalente negli USA (anche fra i non economisti).

      Insomma, ipotizzo che gli USA riflettano, nelle posizioni politico-economiche verso "alleati", una sorta di mainstream (semi)illuminato da sporadici impulsi e spazientimenti per gli eccessi tedeschi, ma che non riesce mai a superare la spiegazione-luogo comune che in Italia i problemi siano i sindacati e la corruzione.

      Poi è la griglia interpretativa dei nostri media a privilegiare una versione più drastica; che, è questo mi pare importante, alimenta a sua volta le analisi sul campo degli osservatori USA.
      Cioè l'autorazzismo e la monolitica posizione dei nostri tycoon (per così dire), innescano un processo circolare di stabilizzazione di un'analisi assolutamente, ormai, inadeguata.

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    5. direi che la posizione ufficiale dell'amministrazione USA è il più europa con l'unione del debito. giusto?

      con trasferimenti fiscali in qualche modo, cessione di sovranità definitiva ma attenuando l'austerità. ecc...


      giusto?

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