1. Vorrei farla breve ma probabilmente non ci riuscirò.
La "saga" della legge di stabilità espansiva 2015 si sta rivelando come un gigantesco specchietto per le allodole.
Dilungarsi sul perchè potrebbe rivelarsi però del tutto inutile, dato che, inviata alla Commissione entro il 15 di ottobre, non solo, in base al trattato "aggiuntivo" del twopacks, è soggetta a un primo "via libera" entro la fine di ottobre; ma, nel caso, si ha la sovrapposizione del cambio di commissione, per cui quellla "Barroso" potrebbe delibare entro il 29 ottobre, ma poi la "nuova" Commissione, - se sarà riuscita a superare i "lievi" problemi di composizione evidenziati dalle (peraltro poco rilevanti) audizioni al parlamento europeo-, potrà anche prolungare tale fase di primo esame, destinata a fondare un monitoraggio che si protrae fino al giugno dell'anno successivo (2015).
Lo scorso giugno, come avevamo visto, il monitoraggio della Commissione, seguito al "non liquet" che NON approvava il rinvio al 2016 (divenuto ora 2017) del raggiungimento del pareggio di bilancio strutturale (concetto affidato a formula complicatissima di cui nessuno ha verificato l'attendibilità scientifica), aveva dato questo esito:
Tradotto in soldoni: l'aggiustamento strutturale 2014 era già inferiore allo 0,7 annuo richiesto dall'UE.
Una deviazione protratta anche nel 2015 da questo volume di aggiustamento annuo "potrebbe essere valutata come significativa".
Il governo propone ora, con l''attuale manovra, la ratifica di un peggioramento strutturale 2014 del disavanzo pari a 0,3 (che poi è la misura della recessione prevista) e un aggiustamento per il prossimo anno di 0,1.
Quindi, senza un aggiustamento strutturale più prossimo alla prescrizione della Commissione, questa non potrebbe altro che sanzionare: con raccomandazioni di emendamento sostanzioso (quelle stesse già viste nel documento di giugno) prima, e con una procedura di infrazione, poi, avviata a carico dello Stato italiano ai sensi del fiscal compact.
2. La norma che si applica è quella dell'art.3 del c.d. fiscal compact:
"1. Le parti contraenti applicano le regole enunciate nel presente paragrafo in aggiunta e fatti salvi i loro obblighi ai sensi del diritto dell'Unione europea:
a) la posizione di bilancio della pubblica amministrazione di una parte contraente è in pareggio o in avanzo;
b) la regola di cui alla lettera a) si considera rispettata se il saldo strutturale annuo della pubblica amministrazione è pari all'obiettivo di medio termine specifico per il paese, quale definito nel patto di stabilità e crescita rivisto, con il limite inferiore di un disavanzo strutturale dello 0,5% del prodotto interno lordo ai prezzi di mercato. Le parti contraenti assicurano la rapida convergenza verso il loro rispettivo obiettivo di medio termine. Il quadro temporale per tale convergenza sarà proposto dalla Commissione europea tenendo conto dei rischi specifici del paese sul piano della sostenibilità. I progressi verso l'obiettivo di medio termine e il rispetto di tale obiettivo sono valutati globalmente, facendo riferimento al saldo strutturale e analizzando la spesa al netto delle misure discrezionali in materia di entrate, in linea con il patto di stabilità e crescita rivisto;
a) la posizione di bilancio della pubblica amministrazione di una parte contraente è in pareggio o in avanzo;
b) la regola di cui alla lettera a) si considera rispettata se il saldo strutturale annuo della pubblica amministrazione è pari all'obiettivo di medio termine specifico per il paese, quale definito nel patto di stabilità e crescita rivisto, con il limite inferiore di un disavanzo strutturale dello 0,5% del prodotto interno lordo ai prezzi di mercato. Le parti contraenti assicurano la rapida convergenza verso il loro rispettivo obiettivo di medio termine. Il quadro temporale per tale convergenza sarà proposto dalla Commissione europea tenendo conto dei rischi specifici del paese sul piano della sostenibilità. I progressi verso l'obiettivo di medio termine e il rispetto di tale obiettivo sono valutati globalmente, facendo riferimento al saldo strutturale e analizzando la spesa al netto delle misure discrezionali in materia di entrate, in linea con il patto di stabilità e crescita rivisto;
c) le parti contraenti possono deviare temporaneamente dal loro rispettivo obiettivo di medio termine o dal percorso di avvicinamento a tale obiettivo solo in circostanze eccezionali, come definito al paragrafo 3, lettera b);
d) quando il rapporto tra il debito pubblico e il prodotto interno lordo ai prezzi di mercato è significativamente inferiore al 60% (ad es; non è il caso della Francia, eppure il Vadeuville va avanti da anni, ndr.) e i rischi sul piano della sostenibilità a lungo termine delle finanze pubbliche sono bassi, il limite inferiore per l'obiettivo di medio termine di cui alla lettera b) può arrivare fino a un disavanzo strutturale massimo dell'1,0% del prodotto interno lordo ai prezzi di mercato;
e) qualora si constatino deviazioni significative dall'obiettivo di medio termine o dal percorso di avvicinamento a tale obiettivo, è attivato automaticamente un meccanismo di correzione. Tale meccanismo include l'obbligo della parte contraente interessata di attuare misure per correggere le deviazioni in un periodo di tempo definito..."
e) qualora si constatino deviazioni significative dall'obiettivo di medio termine o dal percorso di avvicinamento a tale obiettivo, è attivato automaticamente un meccanismo di correzione. Tale meccanismo include l'obbligo della parte contraente interessata di attuare misure per correggere le deviazioni in un periodo di tempo definito..."
Breve inciso preliminare: il "meccanismo di correzione automatica" la Commissione l'aveva dunque chiesto in corso di esercizio 2014, o, quantomeno, con la Legge di stabilità 2015, cioè a valere sullo stesso anno. Invece, come vedrete più sotto (par.7), la c.d. clausola automatica - aumento IVA e taglio di detrazioni e deduzioni fiscali Irpef, trascinato quest'ultimo dalle manovre di Tremonti del 2011!- opera a partire "solo" dal 2016 (anno che, in assenza di crescita "sperata" nel 2015, diverrebbe un autentico inferno fiscale).
In generale, è evidente come la Commissione goda di un'ampia discrezionalità (quasi illimitata) nel merito, sui "rischi specifici...sul piano della sostenibilità" e circa l'analisi della spesa "al netto delle misure discrezionali in materia di entrate".
In generale, è evidente come la Commissione goda di un'ampia discrezionalità (quasi illimitata) nel merito, sui "rischi specifici...sul piano della sostenibilità" e circa l'analisi della spesa "al netto delle misure discrezionali in materia di entrate".
Alla fine, però, la deviazione, è ammessa solo in circostanze eccezionali", senza che la "sostenibilità sia, in termini di precetto praticamente posto (ma cosa comprendono i nostri negoziatori quando approvano queste regole?), praticamente rilevante (in effetti il trattato impone regole complessivamente insostenibili che, infatti, nessuno rispetta...tranne la Germania e neppure lei, se la mettiamo sul piano del rapporto debito/PIL).
Il punto delle circostanze eccezionali è specificato al paragrafo 3, lettera b dello stesso articolo 3:
"b) per "circostanze eccezionali" si intendono eventi inconsueti non soggetti al controllo della parte contraente interessata che abbiano rilevanti ripercussioni sulla situazione finanziaria della pubblica amministrazione oppure periodi di grave recessione economica ai sensi del patto di stabilità e crescita rivisto, purché la deviazione temporanea della parte contraente interessata non comprometta la sostenibilità del bilancio a medio termine."
La precisazione non riduce ma anzi aumenta la enorme discrezionalità della Commissione (cioè l'enorme cessione di sovranità, costituzionalmente illegittima per violazione dell'art.11 Cost): la versione tecno-europea è che il periodo di "grave recessione ai sensi dal patto di stabilità e crescita rivisto" debba coinvolgere tutti i paesi UE, o meglio UEM (gli unici veramente obbligati con sanzioni al rispetto del Patto ai sensi del susseguente art.14, paragrafo 5).
3. Insomma, l'Italia, unico paese UEM in protratta recessione, è colpevole di essere stato sinora l'unico a rispettare il limite del deficit; questo in effetti significa negarle le "circostanze eccezionali" a fronte di una recessione che deriva proprio da tale rispetto (cioè TUTTI gli altri paesi, tranne la Germania, sono significativamente al di sopra di ogni percorso verso il pareggio strutturale e, anzi, violano abbondamentemente il limite "vecchio" del 3% ed hanno incrementato il raporto debito/PIL in modo più significativo di quanto non abbia fatto l'Italia! ).
Ergo: la battaglia tra Commissione e governo italiano si preannuncia in salita e l'esito è o una ribellione aperta ai parametri della prima, ovvero l'adeguamento concordato della correzione, apportando alla legge di stabilità correzioni "compromissorie" nel senso di correggere dello 0,3 o dello 0,4 -cioè aggiungendo tagli e tasse per 5/6 miliardi. Che, viste le resistenze politiche e sociali alla già (MOLTO) claudicante copertura della manovra espansiva, non pare proprio una "passeggiata".
Ora è evidente che se la soluzione compromissoria verrà applicata, il rischio, già presente a d.d.l. attuale, di dissoluzione della maggioranza diverrebbe ancora più forte, forse oltre i limiti di tenuta del governo. Forse.
Se, invece, la posizione della Commissione - che, ripetiamo, non può rimangiarsi oltre ogni limite quanto già detto a giugno e ribadito in recentissime esternazioni, sulla interpretazione del vincolo del FC- sarà respinta integralmente, confermando l'assetto attuale della manovra, lo scontro con l'Europa prenderà il "verso" di una discesa inarrestabile.
Ora, siccome il nostro governo, e la grancassa mediatica che ne sposa la filosofia, crede (o almeno lo "dice") che lo "spread" dipenda dal rispetto del fiscal compact e che il pareggio di bilancio sia comunque un obiettivo imprescindibile delle politiche economico-fiscali "per la crescita" (come conferma il documento di accompagnamento trasmesso a Bruxelles), in definitiva si registrerà una lotta contro il tempo in cui l'attuale leadership della maggioranza, confidando che la legge di stabilità sia veramente espansiva (e non lo è), sarà tentata di arrivare ad elezioni anticipare per tesaurizzare il consenso.
Questo sarebbe assicurato da misure come il taglio dell'IRAP e la prosecuzione, in forma di detrazione permanente, degli 80 euro sui redditi da lavoro dipendente più bassi.
4. Il "problemino", però, sono le coperture ed il reale impatto di "crescita sperata" delle misure globalmente messe sul tappeto (che la Commissione potrebbe non voler affatto comprare).
Qui trovate un'analisi di come questa crescita sarebbe giustificata dal nostro governo di fronte alla Commissione, ipotizzando cioè una "neutralità" dell'impianto fiscale del d.d.l. di stabilità.
Riassuntivamente (consiglio lettura integrale):
"La manovra messa a punto dal Salsicciaio è tutta basata sull’impatto delle riforme strutturali sul PIL ed è completamente appoggiata sul MANCATO AGGIUSTAMENTO DEL RAPPORTO DEFICIT SUL PIL
AGGIUSTAMENTO PROMESSO E GARANTITO DA LETTA NEL SETTEMBRE 2013, CONFERMATO LO SCORSO APRILE DALLO STESSO RENZI.
Ecco il quadro:
La crescita viene garantita per il 50% dalla crescita reale, per il restante 50% dalla crescita nominale (inflazione)."
Ma dov'è l'inflazione, visto che siamo anzi in deflazione secondo l'Istat?
5. Ora le riforme strutturali - della pubblica amministrazione, della giustizia civile, del lavoro- sono supply side, mentre, la recessione fiscalmente indotta, invece, è "da domanda": cioè non è determinata da problemi determinanti sul lato dell'offerta, che pure ci sono, ma come conseguenza delle politiche obbligate dall'UEM. In questo quadro, l'offerta non trova domanda estera per via del livello dell'euro, cioè del tasso di cambio reale, da correggere via deflazione salariale (ormai deflazione tout-court) per raggiungere un prolungato attivo delle partite correnti sull'estero.
Ma la correzione salariale e l'attivo CAB si raggiungono con un mercato del lavoro che presuppone un'alta disoccupazione-sottoccupazione, realizabile con la cessazione del sostegno pubblico alla domanda, cioè con tagli al welfare ed agli investimenti pubblici, generando però una corrispondente caduta dell'occupazione e delle retribuzioni e quindi consumi e investimenti privati.
Questa è appunto una crisi da domanda, che, tra l'altro, essendo praticamente in corso dal 2008 -con double dip "rigenerato" dalle cure Monti del 2011-2012-, implica una strutturale deindustrializzazione che fa a pugni con ogni tipo di correzione dal lato dell'offerta: non ha senso cercare di abbassare, per via fiscale, i costi delle imprese (ad es; tagliando l'IRAP nella parte in cui include il costo del lavoro o con modeste decontribuzioni per i nuovi assunti) se le imprese producono per una domanda interna che non c'è più e non deve esserci, altrimenti i consumi in ripresa si dirigono prevalentemente verso prodotti importati.
6. La legge di stabilità, così com'è, corrisponde a questa visione supply-side, con qualche contraddittoria concessione.
Vediamola in sintesi estrema sui saldi.
Va detto, per completezza, che altre misure presenti nel d.d.l. potrebbero essere considerate: TFR in busta paga, di cui restano da chiarire le aliquote applicate, il reverse charge dell'IVA, contestato in UE, o la forfettizzazione al 15% sui contribuenti "autonomi" minimi (c.d. partite IVA). Ma si tratta di misure che influiscono trascurabilmente sui saldi complessivi da considerare; mentre, poi, sono compensate dal mancato inserimento di misure di notevole importanza, quali lo sblocco retributivo delle forze dell'ordine ed il prolungamento del bonus energetico nonchè di quello sulle ristrutturazioni edilizie.
Va detto, per completezza, che altre misure presenti nel d.d.l. potrebbero essere considerate: TFR in busta paga, di cui restano da chiarire le aliquote applicate, il reverse charge dell'IVA, contestato in UE, o la forfettizzazione al 15% sui contribuenti "autonomi" minimi (c.d. partite IVA). Ma si tratta di misure che influiscono trascurabilmente sui saldi complessivi da considerare; mentre, poi, sono compensate dal mancato inserimento di misure di notevole importanza, quali lo sblocco retributivo delle forze dell'ordine ed il prolungamento del bonus energetico nonchè di quello sulle ristrutturazioni edilizie.
Dunque: si propongono presunti "nuovi" 18 miliardi di sgravi fiscali sul lavoro e i costi di impresa, così ripartiti (per voci principali meglio stimate):
a) circa 10 per la conferma degli 80 euro di sgravio: questa misura è praticamente ad effetto crescita zero: il PIL 2014 l'ha già sostanzialmente scontata ed ha semmai impedito una recessione più ampia. Confermarla significa quindi solo evitare l'effetto recessivo di una riespansione della pressione fiscale sui redditi da lavoro per il 2015 col relativo effetto depressivo (per circa 10 miliardi con un moltiplicatore FMI di 0,6-0,7, evitando un effetto recessivo di circa 0,4 punti di PIL);
b) decontribuzione per i nuovi assunti: il suo effetto di riduzione del carico fiscale vale nella misura limitata ipotizzata: 1,9 miliardi. I commentatori mainstream si affrettano ad evidenziarne la limitazione dando per scontato che sia tutta fruibile dal sistema datoriale. Ma ipotizzare i "soli" 200.000 nuovi assunti cui porrebbe capo è una scommessa del tutto irrealistica, a fronte di uno stimolo alla domanda in cui nella legge di stabilità non v'è traccia. Effetto su PIL, riguardando nuovi assunti in situazione di ricercata deflazione salariale e di limitatissima influenza della misura in sè sugli investimenti: indeterminabile (nella più ottimistica delle ipotesi, sarebbe di poco più di 0,1 punti di PIL;
c) riduzione dell'IRAP: questa misura, ipotizzata per 5 miliardi sul 2015 e per 6,5 "a regime": ma il suo effetto, di riduzione dei costi e di stimolo ad eventuali investimenti, dipende pur sempre dalla ripresa della domanda interna (non si investe e neppure ci si mantiene sul mercato, se non vendo il prodotto anche sul mercato interno, almeno per la maggioranza schiacciante delle imprese, che sono PMI in parte soltanto export-led): diamo per acquisito, ottimisticamente, un effetto sul PIL 2014, da sgravio fiscale di circa 0,2 punti.
(NB: questa misura e il suo volume di sgravio pare in realtà essere inferiore e pari invece a soli 2,9 miliardi, per via dell'aumento delle aliquote dal 2014! Ma continuiamo a dare per buono quanto riportato dai primi bollettini mediatici...)
(NB: questa misura e il suo volume di sgravio pare in realtà essere inferiore e pari invece a soli 2,9 miliardi, per via dell'aumento delle aliquote dal 2014! Ma continuiamo a dare per buono quanto riportato dai primi bollettini mediatici...)
7. Ma a fronte di tali incerte misure supply side, abbiamo le coperture, indicate dal governo:
a) 15 miliardi di tagli alla spesa: senza dilungarsi sulla difficilissima realizzabilità, diamo per buona la cifra, comunque salvaguardata da una clausola di inasprimento della pressione fiscale per il 2016 che promette un sicuro effetto recessivo a tale titolo, sia pure posticipato all'esercizio successivo.
L'effetto recessivo "medio" di tale misura, secondo il moltiplicatore FMI (1,6), sarebbe di 24 miliardi (il moltiplicatore dei tagli, però, è molto probabilmente più alto in situazione recessiva già da anni in corso): cioè di 1,5 punti di PIL;
b) 1 miliardo di maggiori tasse sulle "slot machine": effetto obiettivamente recessivo, al di là del disincentivo etico, di circa 0,07 punti di PIL (piaccia o meno);
c) 3,6 miliardi di inasprimento della tassazione sulla previdenza integrativa, offerta come lotta alle rendite finanziarie: effetto recessivo di circa 0,16 punti di PIL (agisce sui risultati di gestione dei fondi pensione, diminunendo il flusso relativo delle prestazioni erogate);
d) 11 miliardi di nuovo deficit: l'effetto recessivo parrrebbe non doversi computare, ma tutto dipende dalla tenuta degli spread, e quindi dalla esigenza di copertura del più pesante onere degli interessi che ne potrebbe derivare, per questo debito e per quello di emissione a ricopertura dei titoli pubblici in scandenza nel 2015. L'andamento degli spread preannuncia di per sè una certa misura di correzione in corso d'anno mediante nuove tasse o nuovi tagli;
e) 3,8 miliardi dalla lotta all'evasione fiscale: sia come sia, realizzabile o meno, al di là dei dettagli sull'eventuale impiego nel fondo per la riduzione delle "tasse" (pare ora rimesso in contestazione...per ragioni di copertura), è pur sempre un inasprimento fiscale, cioè tasse in precedenza non pagate: effetto recessivo di 0,17 punti di PIL.
Facciamo un calcolo riassuntivo - per quello che vale, ante fatidico giudizio della Commissione e dando per scontato che le "riforme strutturali" a costo zero, cioè senza aggiunta di ulteriori risorse nel sistema economico, invocate da Padoan, non abbiano in realtà alcuna rilevante influenza nè sulla domanda (ovvio), nè sull'offerta (nelle attuali condizioni di recessione e di compressione strutturata dei consumi e, d'altra parte, come insegna l'analoga pretesa che avevano molte delle misure del governo Monti):
1) effetto espansivo (molto) ottimisticamente considerato: punti 0,3 di PIL;
2) effetto di "copertura" recessiva: 1,9 punti di PIL.
Diminuzione di PIL dalla manovra "espansiva"= 1,6 punti di PIL.
Anche dando per buono il saldo delle partite correnti registrato a settembre su luglio - e non sarebbe realistico farlo data la caduta delle esportazioni verso la Russia a seguito delle note "sanzioni", e anche dando per costante il futuro prezzo del gas importato dalla Russia stessa, e data la flessione possibile della domanda estera generalmente prevista (fine del QE e ritiro dei capitali dai BRICS, attese su bolle negli USA..)- il risultato sarebbe il seguente: -1,6+ 1,2= -0,4.
8. Come sempre a spanne e "a occhio e croce": ma da 4 anni ci azzecchiamo (con qualche decimale di approssimazione determinata da "imprevisti e probabilità" in corso d'anno).
Dunque la recessione 2015 proseguirebbe (almeno) intorno a -0,4: e ciò pur ottimisticamente concedendo alle attuali previsioni del governo.
E questo nella migliore delle ipotesi, cioè di integrale conferma €uropea della legge di stabilità ora proposta.
Post scriptum: almeno i francesi, se devono fregarsene delle regole europee, agiscono "come se" l'uscita dall'euro fosse un'effettiva arma negoziale, evitando al Paese il danno, cioè il formale stato di recessione, oltre alla beffa: cioè il prendersi una procedura di infrazione per una misura di deficit che non consente alcuna seria ripresa del PIL.
Se si deve "peccare" meglio farlo fino in fondo! E mantenendo la dignità e l'interesse nazionale!
Post scriptum: almeno i francesi, se devono fregarsene delle regole europee, agiscono "come se" l'uscita dall'euro fosse un'effettiva arma negoziale, evitando al Paese il danno, cioè il formale stato di recessione, oltre alla beffa: cioè il prendersi una procedura di infrazione per una misura di deficit che non consente alcuna seria ripresa del PIL.
Se si deve "peccare" meglio farlo fino in fondo! E mantenendo la dignità e l'interesse nazionale!
Impeccabile.
RispondiEliminaAggiungo solo che chi sceglie il TFR in busta paga se lo vedrà tassare ad aliquota piena (così pare abbiano deciso) anche per evitare tutti i problemi relativi al calcolo differenziato delle aliquote.
I dipendenti pubblici ne sono esclusi per l'ovvia ragione che lo Stato non ha nessuna intenzione di chiedere ulteriori prestiti al sistema bancario per erogarli e quei soldi preferisce tenerli per non aggravare il saldo della spesa corrente.
In definitiva ci guadagnerà il Fisco, che avrà entrate anticipate e più elevate dai redditi messi a TFR ed il sistema bancario che, con i prestiti alle imprese per anticipare il TFR, si farà bello di fronte alla BCE sui TLTRO, evitando il rischio di restituzione anticipata dei soldi ricevuti, anche se in effetti non sono serviti ad aumentare gli investimenti.
Almeno io la vedo così.
Impeccabili anche le tue osservazioni.
EliminaPer quanto, poi, sul TLTRO, l'esigenza da soddisfare potrebbe ridursi a sostituire il volume di titoli pubblici già acquistati con il LTRO, la cui scadenza (con gran parte della restituzione ancora da fare) altrimenti costringerebbe le banche a liberarsene e proprio mentre gli spread si rimuovono verso l'alto.
Ovviamente, ciò significa che i soldi non arriverebbero affatto all'economia reale.
Ma il TLTRO, sulla violazione del previsto bench mark incrementale di prestiti ai privati, si limita a sanzionare con la restituzione dopo due anni anzicchè i quattro ordinari. Sicchè, in pratica, più che "targeted" all'economia reale, è un...LTRO biennale di tentata sopravvivenza dell'euro.
Vale la pena di aggiungere che anche in questa ottica, non pare reggere molto: la salvezza dell'euro venne dall'annuncio dell'OMT, quando gli spread, ad onta dei LTRO, avevano superato i massimi della fine del 2011.
Ora, noi sappiamo, che la vita dell'OMT, anche solo teorica (com'è stata finora), è moooolto a termine: la sentenza della CGUE, attesa, pare, per la tarda primavera (salvo ritardi strategici), rischia comunque di liquidare il tutto.
Se non altro perchè anche se la CGUE ne affermasse la legittimità ut trattati (difficilmente sostenibile...ma si sa...), la Germania, con la sua corte costituzionale, ha già detto che ne resterebbe fuori.
Quindi la sentenza - a tacere di altri eventi prossimi venturi (verifica UE sulle banche di sistema, deflazione non corretta e situazione Grecia, per dire)- segnerebbe comunque uno spartiacque di totale scopertura della valuta unica, che si rivelerebbe per quello che è: priva del reale sostegno di una banca centrale e libera di provocare effetti gold standard senza alcuna possibilità di correzione con politiche monetarie. E certamente fiscali "federali".
SASSOLINI SUL SENTIERO
EliminaSenza ridurre l'importanza delle analisi puntuali di coloro - un rinnovato abbraccio a '48 per l'inesauribile contributo che offre con impegno e gratuità civica e civile - che mostrano e dimostrano l'evanescenza del "piano" proposto da una "uanna marchia" della democrazia del Belpaese.
C'è un TTIP - 'na pippa devastante del partenariato (secretato) transatlantico di liberazione del commercio di beni e servizi - con entrate e uscite bloccare dalle quali non si passa.
Zia T.I.N.A. è troppo larga d'anca e ha cambiato via.
Ennesima perla..ta di 'sta banda di masnadieri.
RispondiEliminaPiccola premessa.
Le principali fonti di finanziamento della previdenza complementare, sono tre:
1- T.F.R., da versare, su indicazione del lavoratore, ai fondi chiusi (o di categoria) o a quelli aperti,
2- somme in deduzione dal reddito, entro precisi limiti previsti dalla normativa,
3- versamenti per la costituzione di polizze vita, che sono ( non so se ancora ) in detrazione dell'imposta
lorda.
Precisando che il primo canale è pertinenza principalmente dei lavoratori dip. del settore privato, la seconda e terza "gamba" del sistema complementare, sono esclusivamente appannaggio dei redditi alti e medio/ alti, giacché chi ha un reddito basso o medio/basso ( in continua diminuzione ) ha oggettive ed evidenti difficoltà nel disporre di somme da impiegare nella previdenza complementare.
Visto che sono di fatto scomparsi i diritti quesiti e considerando che i coefficienti di conversione delle prestazioni del sistema pubblico, fermo restando i contributi versati, possono essere oggetto di revisione causa invecchiamento popolazione e quindi sostenibilità del sistema pensionistico, come faremo in futuro ad avere una pensione sufficiente, non a vivere ma a sopravvivere?
Si rendono conto che stanno seminando morte e terrore? Come qualificare simili soggetti?
E questo tralasciando le altre parti della legge di (in)stabilità...
Troverai sempre qualcuno che fa una supercazzola espertologa per giustificare l'estensione del metodo già usato per la previdenza pensionistica: diminuire le prestazioni alzando contemporaneamente l'imposizione.
EliminaOggi il sistema risulterebbe sostenibile proprio senza il continuo colpire il salario c.d. indiretto e differito, cioè il welfare.
Infatti:
a) essendo "vicini" alla piena occupazione, si avrebbe un numero sufficiente di occupati "non incapienti" e a redditi reali crescenti, che fornirebbe (o avrebbe fornito, in assenza di quanto diremo sub.b)) la base demografica contributiva per proseguire le prestazioni;
b) liberi dai criteri i convergenza, con diverso livello di cambio e senza deficit-cap fissi e prociclici, avremmo avuto un outputgap certamente minore, - mantenendo un livello non disincentivante di welfare -, idoneo ad evitare la curva di denatalità che ormai crea un gap demografico che si aggiunge all'inseguimento della correzione gold standard
La palma della iper-mega-supercazzola espertologica è già riservata a Alesina e Giavazzi senza nulla togliere agli altri partecipanti al "concorso di bellezza".
EliminaFANTASIA AL POTERE
RispondiEliminaCerto che serve una notevole "dose" di stravaganza per proporre una manovra finanziaria - incostituzionale di fatto per effetto del legge costituzionale n. 1/2012 di modifica degli artt. 81,97,117 e 119 Cost. ( “pareggio di bilancio”) ma c'è il calcio in angolo con "il ricorso all'indebitamento è consentito solo al fine di considerare gli effetti del ciclo economico e, (ndr, prego notare) previa autorizzazione delle Camere adottata a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti, al verificarsi di eventi eccezionali" - con gli ologrammi di fantasmagoriche slides.
Forse perché è consolidato l'uso dei fogli di calcolo di Reinhart & Rogoff che dimostrano una tesi "desiderata" puntualmente smentita dai fatti con l'attenuante di dati e di previsioni (meteorologiche) avverse.
Tutte da "gustare" le sentenze UE e i percorsi perigliosi della Renziconomy & Co..
Intanto tutti da "gustare" il 24 c.m. i risultati degli "stress test" della BCE sul sistema bancario EUM.
Il prestigioso quotidiano economico tedesco HANDELSBLATT riporta l'anticipazione che 4 dei 24 istituti di "credito" tedeschi di rilevanza nazionale non passeranno rivelando il nome di soli 3: HSH Nordbank , IKB e MunchenerHyp.
Attorno al nome del quarto "rimandato" e sulle misure che verranno adottate, si è scatenata la fantasia 2.0 del web finanziario che ha finora sempre visto brillare quella fervida di Zerohedge.
Sono corvo e gufo, ma mi sa che questa volta sarà diverso, un poco diverso.
I commenti su Zerohedge sono fantastici. Anzi quasi confortanti; negli USA almeno sono disincantati e, senza l'ingombro politico-ideologico del sogno, l'onere della prova è a carico della BC: che viene regolarmente messa alla berlina.
EliminaIl contrario di A&G.
Mi concedete di fare un punto personale inviando un commento?
RispondiEliminaLeggevo Quarantotto sul mio furbettino e questo gran post ha stimolato una singolare riflessione : a livello esecutivo (governi e commissione) quello che si vede corrisponde alla intenzione divulgata.
Questi credono davvero che la macroeconomia non esista. Pertanto si uniformamo a ciò che resta : la micro.
Ma non quella fordista bensì la finanziarizzata. Qual è il carattere principale? Essere seduti quando la musica si tace. Come si fa senza rischio? Lo si butta su altri.
I Fratelli D'argilla sono stati l'ultimo guizzo della classicità: non deve più accadere. L'azienda non fallirà più se ampiamente finanziarizzata, la parte reale si mantiene al peso ideale con cure dimagranti o ricostituenti sul capitale variabile, la parte finanziaria fonda sulle sedie musicali che, alle brutte, coinvolgono tutte le comunità disponibili.
Se la macroeconomia non esiste, non esiste neanche lo Stato. Che resta sempre in (a) piedi. È una comunità di uguali con una grande cassa di compensazione : gli S(s)tati.
Non è consolante ma ho trovato la mia strada. Da grande, cioè tra non molto, sarò produttore di camicie di forza : bianchissime, robustissime, tantissime.
Non so se ho afferrato tutto, ma brillante commento. Degno di Zerohedge :-)
EliminaSulla funzione residuale degli Stati (cioè noi in quanto esclusi dal controllo...degli Stati), di pagatori di ultima istanza, siamo d'accordissimo.
Ora mi piacerebbe un commento di Poggio al tuo commento... :-)
Giunto tardi, dopo la pelatura di tuberi e l’affetto di cipolle lacrimogene .. si fa quel che si p.u.ò. :-)
EliminaIntriganti le riflessioni es(s)oteriche di AP su MICRO e MACRO che riporta - una volta ancora dopo aver sfasciato il capitalismo kantiano dell’impresa come luogo della mediazione di gruppi di interesse prima regolato da uno Stato relegato poi all’asfaltatura e alla segnaletica stradale – a riconoscere i compositori e riascoltare i brani suonati nella sala con seggiole occupate da chi sta seduto.
Anche in piedi si ascolta e si esprimono commenti manifestando pareri INDIVIDUALI da coltivare nella dialettica COLLETTIVA.
Il cantarsela e il suonarsela da soli alla fine “stracca” e viene da pensare che, forse, siano i sedenti seduti anche quando la musica riparte a promuovere i camiciai della forza?
Piace ancora pensare che PENSIERO e PAROLA abbiano un senso.