domenica 28 febbraio 2016

IL "PIANO" Sì', MA PIANO PIANO VERSO LA TRAMVATA. MUNCHAUSEN E IL G20 OSSIMORICO


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1. Il racconto della tregua Italia-UE, una volta che debba cercare delle spiegazioni in termini di "principio di realtà" (in psicoanalisi, è il principio dominante nella vita psichica dell'adulto, successivo e sostitutivo, nello sviluppo psichico dell'individuo, del ridotto principio di piacere, che domina invece la vita psichica del lattante. Il principio di realtà richiede l'accettazione di uno stato di tensione in cambio, in un prossimo futuro, di un piacere maggiore o di un dolore minore.), assume risvolti comici.

Anzitutto, dovendosi attribuire una razionalità globale al sistema...globale, La Repubblica lo aggancia al G20, l'ultimo in ordine di apparizione sulla scena del grande pensiero-unico bla-bla-bla, che si esercita nello sport preferito dai neo-ordo-liberisti internazionalisti: formulare proposizioni apparentemente complementari ponendo obiettivi plurimi a realizzazione congiunta tecnicamente impossibile: la crescita attraverso le riforme (invariabilmente liberalizzatrici del lavoro e privatizzatrici della ricchezza e degli interessi collettivi)! 

2. E, perciò, formulando una sorta di ossimoro a significato manifesto genericissimo, mediaticamente sbandierato come "positivo!", ma destinato a nascondere il perseguimento dell'unico obiettivo reso possinile, contro ogni logica di correzione congiunturale, ovverosia quello conforme all'assetto strutturale del capitale finanziarizzato che controlla totalitariamente le istituzioni (e fa uno strano effetto vedere il G20 che si fa fare la fotografia conclusiva di rito, tra risate e facete cordialità fra "grandi", tipo la Lagarde che accorre giocosa per sedersi accanto ad un banchiere centrale dopo aver, più o meno, litigato con Visco sul fatto che la crescita non si fa con la BCE ma con le riformeeeeee!...).

Ma si sa, "il principio di realtà e quello di piacere non sono da considerarsi antitetici, non agiscono in contrapposizione fra loro. Piuttosto il primo contribuisce a ridimensionare il secondo, costringendolo a tener conto di quelle che sono le condizioni reali di azione. Il principio di realtà non vieta al principio di piacere di esprimersi ma lo riporta entro certi limiti di azione". Epperbacco, l'importante sono i "limiti", anzi i "vincoli"!

3. Dunque, Lagarde e Schauble stigmatizzano che la mancata crescita deriva esclusivamente dalla consueta mancanza di tempestive e integrali riforme: perchè, insomma, "nuovi stimoli", provenienti dalle banche centrali, (in effetti con il prevedibile backfire del peggioramento delle condizioni, e la conseguente restrizione del credito, derivanti dai tassi negativi sulle riserve depositate presso le stesse BC), potrebbero essere controproducenti.
Ma il "problemino", certamente legato ai tassi negativi sui depositi overnight delle riserve bancarie presso le banche centrali, può essere risolto senza per questo impedire, ad esempio, alla BCE di acquistare categorie di titoli diversi da quelli sovrani, ma sempre ben dotati di rating, a discrezione di M.me Lagarde, dietro le quinte delle agenzie tanto attendibili: e tra questi ulteriori titoli, magari, quelli privati bancari, possibilmente legati alla cartolarizzazione dei crediti in sofferenza e, sempre possibilmente, italiani.

4. Apriti cielo preventivo!  
Ma, insomma, alla fine, dopo questi (fin troppo) significativi enunciati di complementari apparenze (memento semper: riforme=crescita!), bisognerà enunciare, a fine G20, la formulettta magica neo-liberista: soluzione win-win (il banco vince sempre ma non si deve capire "come") e obbligo di por mano a una nuova ondata di riforme.

L'importante è offrire la cosa in modo creativo e non far trasparire l'ottusità del voler negare l'efficienza causale delle riforme rispetto alla crisi, chiamatela pure da debt-deflation o da equilibrio perverso della sottoccupazione strutturata, che le riforme stesse hanno determinato...per cui la cura, come ci ostina a dire da oltre 20 anni, è sempre e comunque una dose aggiuntiva dello stesso veleno.

5. Mischiando l'accordo molto vago raggiunto con Juncker e le proposizioni ossimoriche uscite dal G20 (ed è già qualcosa che, a ben vedere, gli accadimenti della colossale crisi incombente, siano letti come a epicentro UEM, persino quando si parla di contrarietà alle nuove guerre di svalutazione monetaria, innescate dal QE di Draghi), La Repubblica mischia varie mezze verità e le connette a soluzioni che, per vaghezza, assomigliano, in un deja-vù umoristico involontario, appunto, al piano di investimenti di Juncker.
Che non ha risolto nulla - nè la mancata crescita nè la disoccupazione- e nè avrebbe mai potuto, e che non si sa che fine abbia fatto con tutte le sue maxi-iniziative che, più che alle imprese del barone di Munchausen assomigliano alla sindrome intitolata allo stesso: attribuisci al bambino o a te stesso la malattia inventata, in modo da "punire" infliggendo i rimedi desiderati e conformi ad una patologia simulata e non corrispondente al reale.

6. Il tutto da non confondere col trilemma di Munchausen, che si basa sull'intreccio di proposizioni apparentemente logico-dimostrative intese a sorreggersi reciprocamente, ma nessuna delle quali è dimostrabile: l'esempio pratico lo avevamo individuato per l'Italia in questo post:

PUD€ NEL TRILEMMA "COMPETITIVO". CREDIT CRUNCH, DEFLAZIONE SALARIALE, DEVASTAZIONE DEL TERRITORIO

Ma per cogliere la tragicomicità della situazione ci viene ora prospettato un (ennesimo) piano di salvezza della crescita proveniente da Padoan: ridurre le tasse e farlo in modo coordinato in UEM.   

Questo popolarissimo mantra, per la verità già perseguito con un certo successo nella nostra penisola (basti pensare agli 80-euri-80 ai redditi medio-bassi e allo sgravio fiscale triennale sulle nuove assunzioni che non si sa, o meglio ben si può immaginare, che esito avrà al suo termine di efficacia), avrebbe, a quanto pare, solide ragioni di opportunità politico-economica e La Repubblica ce le espone "tutte d'un fiato": 

"Anche perché - sono i ragionamenti di questi giorni - permane un effetto psicologico sui consumatori: tendono a non indebitarsi più e a mantenere una riserva di garanzia nei loro conti correnti. Si sentono ancora feriti da quello accaduto dal 2008 ad oggi. 

E non vogliono più correre rischi. Il secondo elemento, che costituisce la piattaforma "politica" su cui tutti i leader dell'Unione europea stano ragionando, è costituito dall'avanzare nei paesi occidentali dei fronti populisti e anti-austerity. E dal rischio "instabilità". L'ultimo esempio è stato offerto dall'Irlanda. Nelle elezioni di venerdì scorso - nonostante le recenti buone performance economiche di quel Paese il cui Pil cresce del 7% - la coalizione di governo non solo è uscita sconfitta, ma sono stati premiati proprio i partiti che più hanno attaccato i sacrifici imposti negli anni precedenti. Risultato: ingovernabilità. 

Una condizione temuta anche in Spagna dove il ritorno alle urne è ormai un'opzione concreta. In Francia, dove l'ultima tornata amministrativa ha messo in crisi lo storico sistema bipolare a favore della destra di Le Pen. In Gran Bretagna, dove il prossimo referendum sull'adesione all'Ue è un macigno pesantissimo. E nel nostro Paese dove le forze antisistema formano un blocco permanente che supera il 30 per cento degli elettori. Ma anche negli Usa dove il successo di Trump sta scuotendo il Partito Repubblicano. E forse non è un caso che la recente proposta "rigorista" del ministro tedesco della Finanze Schaeuble di imporre il tetto del 25 per cento ai bond detenuti dalle banche, sia stata rapidamente respinta."

 

7. Ullalà! E' questo che intendevano Schauble e la Lagarde con accelerare sulle riforme? Dipende... 

Considerata la natura delle riforme, la goldenstraightjacket ideata dal Washington Consensus ed evolutasi nelle condizionalità a carico dei debitori deliberatamente resi tali attraverso i vincoli monetari, pare proprio di no. A meno che....

Il "problemino", è la copertura degli sgravi. Ovviamente un po' più serio in Italia che non in Francia (dove continua imperterrita la Vaudeville del deficit NEL fiscal compact the French Way), o in Irlanda, o in Spagna: da noi la manovra fiscale "in pareggio di bilancio" (al netto del saldo primario e sulle entrate e uscite correnti di bilancio, beninteso), e, infatti, tesa a realizzare surplus di pubblico bilancio record del mondo, è un'abitudine; anche se poi, appena possono, ci rammentano del debito/PIL che in tutta questa austerità aumenta - e ci mancherebbe, benedetti figliuoli! Noi obbediamo continuando a tacere.

 

8. Mentre, tutta l'UEM continua nello "svacco" del deficit a piacere (come le domande all'esame dello studente che non ha palesemente studiato),  insomma, l'Italia prova una mossa astuta:sgravi fiscali omogenei per tutti e si dovrebbe sperare deficit eguali per tutti, implicitamente dando nuovo vigore alla flessibilità per riforme

Ma attenzione: è una mossa alquanto disperata, essendoci di mezzo l'ital-tacchino da spennare definitivamente, via bail-in che rende tutti insieme debitori patrimonialmente responsabili i correntisti italiani e le loro proprietà immobiliari.

Dunque, nel ragionamento, forse per non doversi sentire dire di no da subito (basterà farselo dire "dopo", e magari ottenere una flessibilità ripetibile di 0,2, dicasi 0,2, punti di PIL per qualche annetto di rallentata liquidazione del nostro sistema produttivo), si mettono un po' le mani avanti. Sentite come, nella cronaca di Repubblica "ci si aggira":
"Nelle bozze in esame, infatti, nessuno prende in considerazione l'ipotesi limite di scorporare dal calcolo del deficit i soldi stanziati per far scendere la pressione fiscale. L'idea, semmai, è quella di rendere ancora più cogente la regola della "flessibilità". Del resto, già nelle due ultime leggi di Stabilità l'Italia ha usato alcune clausole - come quella per le riforme - al fine sostanziale di provare a comprimere le imposte. Si tratta di un percorso, nel quale a Trattati invariati si incida su tutte le alternative che gli stessi Trattati già presentano. Secondo Palazzo Chigi, ad esempio, questo è stato il percorso seguito con la discussa misura sugli 80 euro. Ma altre strade sono percorribili nel pacchetto di normative europee. Con un solo obiettivo: tagliare le tasse e mantenere inalterati i simboli dei parametri europei".

 

9. E, infatti, poi viene il bello: che è l'enigma di come diavolo faccio a non decrescere una volta, che, Haveelmo docet, il moltiplicatore del taglio della spesa pubblica sia il doppio di quello dello sgravio fiscale, (cosa che, a lume di naso, sta affondando la Grecia in modo accelerato):
"In tutte le ipotesi esaminate, comunque, viene scartata la possibilità di finanziare il taglio delle tasse con la sola sforbiciata alla spesa pubblica. La spending review non può essere sufficiente. Anche perché il governo registra un effetto boomerang sul Pil: almeno un terzo della riduzione della spesa si riflette sulla mancata crescita (...???) I dati offerti dall'Economia indicano per il 2016 la possibilità di incidere in negativo sul Prodotto interno lordo per lo 0,5 per cento. Ma la partita fiscale è solo all'inizio."

 

10. Come, come, come?  

Perché (solo) un terzo della riduzione della spesa si riflette sulla mancata crescita? 

Se taglio la spesa pubblica, QUALUNQUE SIA IL TIPO DI SPESA PUBBLICA CHE TAGLIO, la riduzione del PIL sarà pienamente corrispondente al doppio dell'espansione dello stesso sperata dai tagli alle tasse che avrò così finanziato (certo, poi, potrebbe andare peggio, a seconda del periodo di riscontro degli effetti che considero e del tipo di spesa, corrente o in conto capitale, che taglio, ma tendenzialmente questo è il risultato invariabile che ottengo). 

Il concetto di effetto boomerang, però, entra nel lessico del giornalone di turno. Sarebbe già qualcosa rispetto a debito-pubblico-brutto-stato-minimo-bello-sprechi-casta-corruzione

Forse perché quelli che, almeno in Italia, qualcosina ancora contano, hanno cominciato a dire:  

THE €URO CHALLENGE: TRA BOOMERANG E REDDE RATIONEM PER L'ITALIA (REMEMBER SINN)

"Non possiamo sacrificare sull’altare del “vincolo europeo” anche quello che di buono abbiamo in Italia. Sicuramente non possiamo sacrificare la nostra Costituzione. E neanche la “salute” della nostra economia: avere banche solide è essenziale per avere una economia sana e vigorosa. Se dobbiamo scegliere tra Weidmann e Calamandrei non abbiamo dubbi: noi scegliamo Calamandrei e i nostri padri costituenti che recepirono la necessità di “scolpire” nella nostra Costituzione la tutela del risparmio."
Queste righe sono state scritte da un banchiere su un giornale locale di proprietà del gruppo L'Espresso. Evidentemente qualcuno sente chaud aux fesses (pardon my French...). Sarà abbastanza per smuovere veramente qualcosa?"
E consoliamoci, perchè per la Grecia il boomerang era andato molto peggio:

IL BOOMERANG (INEVITABILE) DI UN REFERENDUM QUANDO LA SOVRANITA' COSTITUZIONALE SIA GIA' COMPROMESSA

 

11. Temiamo però che il wishfulthinking de La Repubblica sia un po' troppo ottimista. Diciamo che assomiglia alla "metafera" del solito barone di Munchausen che si tirava fuori dalle acque della palude traendosi per i suoi stessi capelli.

Ma nella nuova €uropa che ha paura dei "populismi", l'ostinazione a vincere facile non può essere minata da un piano..."italiano", per di più. 

Sia quel che sia, i grandi trasferimenti, cioè l'ital-tramvata, devono aver luogo...e valgono, agli occhi dei partners "solidali", molto di più della paura dei "populismi": che, curiosamente, fanno più paura in Italia dove, pure, sono ben meno incisivi che negli altri paesi che, alla fine dei conti, possono comunque spolpare l'Italietta acquiescente ed €urofila uber alles.

Il conto alla rovescia è già iniziato. Draghi o non Draghi...

4 commenti:

  1. Salve. Condivisibilissimo, come al solito.
    Credo ci sia un refuso al punto 8
    divieto di bail-in? o obbligo di bail-in, o divieto di bail-out...

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  2. Mentre si mercifica tutto il mercificabile, e l'imbecillità regna sovrana, oggi è un grande giorno perché ho ricevuto una pesante sconfitta: il mio personale "correttore di bozze", scrittore PDino, è finito pubblicato su un noto quotidiano argomentando... esattamente il contrario di ciò che ho provato a ficcargli in testa negli ultimi anni.

    Ovvero la subordinazione della politica industriale alla politica economica.

    Allora, non è banale.

    L'ossimoro, paradossalmente, non è una contraddizione logica: è una figura retorica che sintetizza in modo più efficace un messaggio usando "un'apparente contraddizione" che viene risolta tramite la concettualizzazione simbolica.

    L'ossimoro è logico, la mente del mio ingegnere PDino, no: o meglio, lo è fintantoché non si attiva il bipensiero: falsa coscienza coltivata con decenni di editoriali di Scalfari.

    E qui ci vuole l'analista (in senso freudiano): ma benedetto figliolo di una terra splendida, come fai «ad essere sicuro che il problema principale è la mancanza di politica industriale E contestualmente non sapere se è possibile sviluppare il sistema industriale senza sovranità economica?», ovvero senza "sovranità".

    Voglio dire, queste proposizioni non sono affatto scontate, e senza essere passato da Goofynomics e Orizzonte48, gli aspetti economici ed istituzionali non sono semplici da argomentare obiettivamente: il punto è che l'amico ingegnere li conosce, e ha letto (dice) tanto "Il Tramonto dell'Euro" quanto "La Costituzione nella Palude".

    Il problema se lo era già posto Orwell, giusto per sottolineare che 1984 non era un semplice ammonimento verso il pericolo stalinista.

    Credo sia oltremodo urgente trovare una risposta...



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    1. Secondo me li ha comprati e non li ha letti; forse li ha sfogliati qui e lì, cercando di vedervi qualche assenza di significato e sempre con la mente alla conferma (o alla non-smentita) di quel "che sa di sapere".

      Ma credo che sia in numerosissima compagnia.
      Dall'ammissione dei propri errori, quando chi li ha indotti detiene il pressocché totale controllo politico, economico e culturale, non si ricava nessun vantaggio personale.

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