1. Questo post cercherà di scavare oltre la mera constatazione di sconquassi sociali, arbitrii plateali dell'oligarchia economica, eversione strisciante (ma anche no) dei principi fondamentali della Costituzione, e, soprattutto, della incessante propaganda antidemocratica profusa dalla grancassa mediatica, impegnata a fare il sicario prezzolato della democrazia del lavoro (come in sostanza ci rivelava Gramsci, invitando a boicottare i media, già negli anni '20).
Vorrei introdurre l'argomento muovendo da una sintesi che ci ha proposto Bazaar, relativamente al "come" l'assetto istituzionale del neo-liberismo, incarnato oggi da L€uropa, avrebbe superato lo stato di crisi, dicono addirittura rafforzandosi, almeno oggi nei giorni dell'esaltazione trionfale dell'elezione di Macron:
"La Terza forza - ovvero il gregge
moderato - è la stessa forza che doveva rincorrere la Terza via. Qualla
che non è il prodotto di alcun Aufhebung.
Più ordoliberismo per tutti.
Il piccolo borghese - notoriamente - è trasversale a qualsiasi rappresentanza politica: è medio, mediano e mediocre. Dopo la Milano da bere, pure modaiolo. Chic e un po' radical.
Ma sta sempre e comunque in mezzo. Alle classi. Alle palle.
(La superiorità morale ed intellettuale del pensiero hegelo-marxiano è sbalorditiva: ogni citazione di Basso è una conferma del lavoro fatto ab origine in questi spazi. Dialettica progressiva contropposta alla logica liberale e funzionalista degli opposti complementari; logica che si rivela come reazione ideologica, coscienziale e, quindi, politica. Chi parla di capitalismo "funzionale", purtroppo, dimentica Hegel e la vera cultura classica, generalmente non appannaggio degli anglosassoni)."
Più ordoliberismo per tutti.
Il piccolo borghese - notoriamente - è trasversale a qualsiasi rappresentanza politica: è medio, mediano e mediocre. Dopo la Milano da bere, pure modaiolo. Chic e un po' radical.
Ma sta sempre e comunque in mezzo. Alle classi. Alle palle.
(La superiorità morale ed intellettuale del pensiero hegelo-marxiano è sbalorditiva: ogni citazione di Basso è una conferma del lavoro fatto ab origine in questi spazi. Dialettica progressiva contropposta alla logica liberale e funzionalista degli opposti complementari; logica che si rivela come reazione ideologica, coscienziale e, quindi, politica. Chi parla di capitalismo "funzionale", purtroppo, dimentica Hegel e la vera cultura classica, generalmente non appannaggio degli anglosassoni)."
2. Per capire subito meglio la questione, l'attuale fase trionfale dell'oligarchia è fondata, come abbiamo segnalato in varie prospettive, sulla cooperazione degli oppressi con gli oppressori, in base ad una proiezione identificativa degli interessi dei primi in quelli dei secondi; una proiezione che inverte i meccanismi causa/effetto e che è consentita dal condizionamento mediatico tecno-pop.
Volendo trovare una descrizione fenomenologica di questo meccanismo rapportato ai tempi attuali, rammentiamo che Bazaar commenta uno scritto di Lelio Basso, citato da Francesco, sulla "Terza forza" (brano che vale la pena di leggersi integralmente): cioè sulla piccola borghesia e sul suo modo di assumere la propria esistenza all'interno del conflitto sociale innescato dal capitalismo (cioè dalla borghesia titolare effettiva dei mezzi di produzione e del controllo istituzionale), sostanzialmente ignorandolo.
2.1. La logica liberale e funzionalista degli opposti complementari, cioè della conciliabilità di elementi proposti come soluzione ad entrambe le sponde in conflitto, ritenendo che si possa sempre ottenere una combinazione di quelli buoni e l'eliminazione di quelli "radicali" e inconciliabili, viene adottata per vocazione dalla classe media (termine che deriva dal recepimento dell'anglosassone "middle class" che va tradotto come "piccola borghesia", ma risulta meno diminuitivo e, come tale, più politically correct, cioè cosmeticamente accettabile).
E viene adottata credendo che si possa ottenere, da questo sincretismo anticonflittuale, una soluzione non traumatica; cioè che consenta di dare concretezza alla speranza della piccola borghesia di poter condurre una vita tranquilla e felice, risolvendo il problema della "sicurezza sociale", per potersi dedicare al perseguimento di valori "spirituali" e di alti ideali, senza rendersi conto che questi stessi gli sono forniti dalla stessa propaganda mediatica di proprietà della classe dominante, proprio allo scopo di alimentare questa aspirazione illusoria. Illusoria per via delle stesse reali intenzioni e finalità ultime, e implacabilmente perseguite, della oligarchia capitalista (come vedremo nella parte finale del post).
3. Per contro, la dialettica progressiva che consente di interpretare correttamente le dinamiche storico-sociali, senza cioè doversi sorprendere in continuazione del subentrare di un qualche stato di crisi, evidenzia, direi in modo quasi automatico, le falle alla base del ragionamento mediatorio su cui si basa l'illusione statica di conciliabilità non conflittuale delle posizioni di oppressore-aggressore e oppresso-aggredito.
Non è ignorando di essere fra coloro che sono aggrediti che si riesce ad ottenere clemenza; e non è appoggiando, nella sostanza, la parte più forte e che promuove l'aggressione, che ci si può auto-attribuire un legittimo incarico di "mediatore" la cui soluzione compromissoria possa risultare accettabile, se non addirittura vincolante per la parte più forte.
Si tratta della sindrome della "mosca cocchiera", complementare a quella di Dunning-Kruger (anche definibile come "incompetenza livorosa"), nell'indurre le classi medie a credere di aver capito e a proporre una soluzione politico-istituzionale di equilibrio, nei momenti (dice Basso) "di relativa tranquillità e prosperità capitalistica", nonché una soluzione di "tregua" nei momenti di crisi, in cui il capitalismo, che ha provocato la crisi stessa considerandola una fase legittima del proprio sviluppo, scarica sulle classi subalterne i costi della crisi (con altrettanta autoinvestitura di legittimità).
Si evidenzia, tra l'altro, come questa illusoria autoinvestitura ultra vires (cioè in assenza di qualsiasi incarico della classe dominante), funzioni, incredibilmente, anche per poter ancora propinare la stravagante idea che, chiunque sia votato e sia vincente, nell'eurozona, intenda e, soprattutto, sia in grado, di promuovere la revisione dei trattati (invariabilmente andandosi a recare dalla Merkel come primo atto significativo di governo).
4. Questa idea statica del compromesso è dunque intrinsecamente conservatrice: e quindi è alleata dell'aggressore sia nella fase preparatoria che in quella restaurativa, immancabilmente concretizzata nelle "crisi economiche, cioè dell'attacco aperto alla democrazia sostanziale - l'unica possibile e reale, come evidenziava Mortati: essendo quella formale-liberale (qui p.14.1.) solo una concessione nominalistica e transitoria, legata ai diversi momenti di allargamento del suffragio e all'esigenza oligarchica di controllarne gli esiti (appunto attraverso il preorientamento sistematico delle "classi medie" a favore di interessi ad esse estranei).
Ora, il ripetersi di questo meccanismo di cooperazione autolesionista, nel corso della storia della società capitalista, pone il problema del "perché", lo strumento di condizionamento mediatico da parte delle oligarchie funzioni con questa cadenza incredibilmente costante, sia, appunto, in fase di avvio (relativa tranquillità del ciclo economico) che in fase di restaurazione (aperta crisi e "presentazione" del conto, ignorata contro ogni evidenza da parte della classe media che, al più, si colpevolizza come compartecipe della cause della crisi stessa!) dell'assetto oligarchico.
5. Ebbene i fondamenti di questa ripetitività mi pare siano essenzialmente questi.
Il primo è quello della "sfasatura temporale" (qui, p.2) tra effetti dannosi subiti e cooperazione autolesionista:
- il sistema si fonda sulla cooperazione identificativa degli oppressi con gli oppressori:
l'identificazione (cioè una "proiezione" in base a cui mi attribuisco
qualità e interessi coincidenti con quelli di chi mi opprime) è resa
possibile dalla sfasatura (lag temporale) tra gli effetti di tale
cooperazione e la condizione transitoria del cooperante, che varia
durante le fasi di realizzazione intermedia degli effetti.
L'induzione
da parte degli oppressori della proiezione identificativa, sfrutta
proprio le variazioni di condizione dei soggetti oppressi, e implica
di utilizzarne programmaticamente i tempi di realizzazione. Ed infatti,
tale condizione variabile ovviamente peggiora (in termini astratti:
decremento di qualità autoattribuibili e perdita degli stessi interessi
che avevano giustificato la proiezione identificativa): ma, - strumento
saliente della strategia paradossale- il tempo che occorre al
compimento del processo viene utilizzato, dagli oppressori, per
attribuire la colpa del peggioramento allo Stato.
5.1. Il secondo fondamento è il naturale riflesso dell'assenza di una coscienza di classe, e quindi della predisposizione "esistenziale" ad un visione di mediazione e di tregua tra le parti in conflitto come mezzo di conservazione di un'illusoria "serenità" di vita: l'assenza di memoria storica in chi, non essendo capace di interpretazioni dinamiche della inevitabile realtà ciclica del capitalismo, è propenso a reinventare, con sconcertante cecità, la ruota del compromesso tra le parti in conflitto, credendo, in ogni generazione, di non esservi incluso.
Basso descrive particolarmente bene questo atteggiamento di immemoria storica, materialmente giustificato da recondite aspirazioni alla compartecipazione al potere, che pure avvengono, ma, in realtà, proprio come frutto della costrizione che la lotta della classe lavoratrice impone alla oligarchia capitalista. Si tratta dunque di una "astoricità" indagata da Basso con finezza quasi psicanalitica:
Nell’esercizio di questa funzione il ceto medio, come gli antichi segretari e ministri, tende a farsi un posto per sé, a conquistare un peso sociale proprio, che realizzi quanto più è possibile le sue fondamentali aspirazioni: l’indipendenza e la stabilità di vita. Ma poiché queste aspirazioni appaiono difficilmente conciliabili con il carattere stesso della società capitalistica, spinta all’instabilità dalle sue interne contraddizioni e sviluppantesi verso forme di crescente concentrazione che distruggono o minacciano continuamente ogni margine di indipendenza, il ceto medio è inquietamente proteso nello sforzo di resistere alla pressione degli eventi. E in questo suo sforzo esso si appalesa in ultima analisi, e pur con le sue inquietudini e i suoi … oltre che un fattore di coesione, anche un fattore di stabilizzazione della società borghese, come una specie di cemento che ne unisce e ne rafforza le strutture.
È da questa sua natura e da questa sua funzione che nasce l’esperienza della Terza Forza: si potrebbe anzi dire che la Terza Forza non è altro che la materializzazione estrinseca di questa funzione di coesione, di compromesso e di stabilità, la quale in tempi normali si svolge confusa nel groviglio delle forze sociali diverse e contrastanti, ma nei momenti di crisi, quando la vecchia società appare in procinto di rompersi, si estrinseca e prende corpo per se stessa come una entità nuova in cui s’incarna l’illusione del ruolo politico autonomo spettante ai ceti medi …
Nei momenti di crisi, quando i rapporti sociali sono estremamente tesi, quando le vecchie strutture cigolano, quando pare che il vecchio equilibrio stia per rompersi e le tendenze dissolvitrici sembrano prevalere su quelle conservatrici, la Terza Forza nasce… sotto la forma di un incontro fra una grande illusione e una grande frode. La grande illusione è appunto quella dei ceti medi di poter superare le contraddizioni della vecchia società, che hanno provocato la crisi sociale, restando nel quadro della società stessa ma eliminandone semplicemente i “difetti”; la grande frode è quella dei ceti dirigenti che di questa illusione si valgono per impedire l’alleanza del proletariato rivoluzionario con i ceti medi scontenti. Di fronte a una situazione di squilibrio sociale infatti, quale può nascere … da una profonda crisi economica, il proletariato, almeno la parte cosciente del proletariato, reagisce nel senso del superamento della vecchia società e della creazione di un nuovo ordine sociale in cui sia eliminata la ragione delle contraddizioni e delle crisi della società capitalistica, cioè la divisione in classi: in altre parole la classe operaia, di fronte a una situazione obiettivamente rivoluzionaria, reagisce nel senso della edificazione di una nuova società socialista.
Ma i ceti medi non hanno una coscienza di classe; la loro aspirazione, nel seno della società capitalistica, è un’aspirazione alla sicurezza sociale… e la loro reazione a tutto ciò che turba questa sicurezza e questa indipendenza, e cioè praticamente la loro reazione di fronte allo sviluppo delle contraddizioni capitalistiche, non si esprime in coscienza rivoluzionaria, che vuole distruggere la causa delle contraddizioni stesse, ma sotto forma di malcontento perché “le cose non vanno bene” e di una tenace illusione che le cose possano “andar meglio” ma che sia questione soprattutto di avere “idee giuste”…Questo atteggiamento mentale del ceto medio deriva da una valutazione superficiale della realtà.
6. Ma c'è una ragione molto pratica per cui ciò non può durare: l'illusione crolla ma la classe media ne prende atto, invariabilmente, con un rovinoso ritardo (per i propri interessi reali).
La "superficiale astoricità" della visione delle classi medie, oltre che dall'identificazione con gli interessi degli oppressori e dalla nascosta quanto irrealistica aspirazione a divenire come questi stessi per "merito" autonomo (accettando persino che la carte siano truccate ma pensando di farla franca in barba a tutti gli altri nella stessa condizione), nasce dalla ignoranza, tipica di chi è affetto dalla sindrome Dunning-Kruger, del pensiero e delle finalità di azione delle elites.
E ciò pur quando questi elementi di conoscenza siano perfettamente accessibili e spiegabili senza particolari sforzi: ma non, direbbe Bazaar, per i semi-colti che, in definitiva, si autocensurano.
7. Gli stessi media che infarciscono di elementi tecno-pop la proiezione identificativa delle classi medie, si fondano apertamente su poche idee esplicite e continuamente deducibili dalle loro analisi e editoriali espertologici.
L'idea dell'allocazione efficiente delle risorse scarse, da cui l'importanza della "fiducia" nella stessa (pseudo)razionale conservazione del valore attraverso il "circuito monetario" (sembra un concetto complesso ma è tra i più consolidati a guidare il senso comune del cittadino medio nella direzione voluta dalle elites) e l'idea dell'assenza di crisi imputabili ad inefficienze intrinseche al sistema capitalista e tutte imputabili, semmai, a transitori comportamenti irragionevoli del fattore lavoro.
8. Questo il quadro riassuntivo di queste due idee-guida, ridotte all'essenziale ed evidentemente diffuse ma ben idonee a dissimulare ogni "dialettica" conflittuale:
a) "Il "circuito monetario" è già idea di una super-etica che pone la creazione di valore, nello svolgimento di qualsiasi attività socio-economica, (in realtà, ormai, anche del mero atto di"consumo") alla mercé di chi ha accumulato, in precedenza e con qualunque mezzo (senza alcuna esclusione, in termini di, pur mutevole, sua liceità) "oro e terra" e tenderà sempre a farne un uso rafforzativo della sua posizione (di "proprietario" allo stato più puro e tradizionale: cioè esattamente il punto di partenza di Hayek di tutto il resto della sua analisi economica e ordinamentale).
Attraverso l'elargizione della fiducia -che contiene in sé sia il concetto di scarsità di risorse (l'accumulo di oro-terra, per quanto enorme è pur sempre un "dato"), che quello di allocazione "efficiente" delle stesse (il
fine conservativo è insito nell'equilibrio micro-economico del singolo
affare, che diviene parametro unico dell'equilibrio generale
dell'economia)-, decisa dal concedente (la fiducia) - si
costruisce in profondità, sul piano etico-sociale, il perno morale
(praticamente incontestato) di ogni altro valore concepibile (persino la Chiesa vi si è sempre sottomessa e lo stesso rapporto socio-biologico uomo-donna viene posto su questo piano).
La moneta fiduciaria comunitaria (cioè sovrana)
è già in sé una leva scardinante questo modello, introiettato
automaticamente da "noi", per via di quel controllo culturale
totalitario "di tutti i mezzi" (di comunicazione) che predica Hayek: ed è
scardinante sia perché ri-disloca nello Stato la titolarità originaria del potere di concedere la fiducia
(cioè di avviare ogni processo creativo di ricchezza senza dover
perseguire un equilibrio allocativo intrinsecamente conservativo della
"data" distribuzione della ricchezza e del potere connesso),, sia
perché inevitabilmente abolisce la legittimazione data dal possesso di
"oro e terra" rispetto alla titolarità privata ed esclusiva, del potere
di concedere la fiducia.
L'effetto naturale di questa soluzione sovrana, e pubblicistica nella sostanza economica, al problema monetario, è la funzionalizzazione pubblica dell'intermediazione bancaria, come prescriverebbe l'art.47 della nostra Costituzione."
b) Fa sempre bene rammentare che i liberisti di ieri, esattamente come quelli di oggi, credono nella legge di Say e nelle teorie di Ricardo e,
poichè ciò che conta, per ESSI, è solo l'offerta (cioè la produzione
industriale), che creerebbe di per sè ed inevitabilmente la propria
domanda, ritengono un errore l'ipotesi di un "consumo eccessivamente"
piccolo, cioè di insufficienza e debolezza della "domanda". Ergo, se
non poteva esistere un scarsità di domanda, non potevano esserci,
ovviamente, argomenti a favore di un'azione pubblica per aumentare la
domanda stessa.
Tolto
di mezzo lo Stato come possibile attore di un riequilibrio che, invece,
secondo i liberisti, il mercato trova in particolare nella flessibilità
verso il basso dei salari - la cui ascesa e successiva rigidità, sempre
ingiustificabile, sarebbe l'unica possibile causa di transitorie
depressioni economiche -, si finisce direttamente nella proposizione per
cui l'azione dello Stato a sostegno della domanda, oltre ad essere inutile, vìola i canoni di una finanza pubblica sana. E, dunque, inevitabilmente, ricalcando fino alla (para)noia gli slogan su cui viene costruito quello che Keynes definisce "l'incubo del contabile", ne deriva che "lo Stato è come una famiglia privata": perciò deve vivere dei "suoi mezzi" (e non "al di sopra") e in "pareggio di bilancio".
Come vedete questo armamentario è, oggi, particolarmente vivo e "lotta insieme ad ESSI",
cosa di cui ci accorgiamo leggendo gli editoriali dei giornaloni,
ascoltando gli espertoni e "accademici" economisti e i politici di lotta
e di governo che si alternano, tutti insieme, a farci questa
inevitabile lezzzzzioncina (via slogan pop), che si conclude,
inevitabilmente così: "tagliando la spesa pubblica l'Italia tornerà a crescere".
8.1. Il fatto (in parte) nuovo è che l'applicazione autoritaria di questi schemini aveva finora lasciato quasi intatta la Francia, imperversando negli atti di governo italiani: ovviamente in Grecia, Spagna e Portogallo pure, ma lì con una mitigazione che all'Italia non è mai stata consentita, proprio perché l'ital-tacchino era, e rimane, il bersaglio grosso dell'iniziale accordo franco-tedesco alla base dei trattati €uropei. Vedremo se le classi medie francesi subiranno il trattamento-Italia, e in che forme e misura, e se il vantaggio che le oligarchie francesi intendono ritrarre, (a danno principale dell'Italia), sarà sufficiente a contenere lo scontento in dosi digeribili.
Intanto preoccupiamoci del fatto che Macron, piuttosto che infliggerlo tout-court ai francesi, faccia in modo che il prossimo "fate presto!", si verifichi molto più crudamente nella nostra penisola. Basta un accordo con Angelina, subito-subito e, per indovinarne i contenuti, qualche sorrisino condiviso, ai prossimi v€rtici, alle parole del leader italiano pro-tempore.
Oggi è il 9 maggio: è la Giornata della Vittoria.
RispondiEliminaRicordiamoci che il keynesismo ci è stato concesso perché i sovietici sono entrati in Berlino.
Che al nuovo Pétain sia riservata la sorte di quello vecchio: se la ruota deve girare nel medesimo modo, che giri nel medesimo modo.
Sul piano logico, storico e "geopolitico", la tua ricostruzione di quel tempo non fa una grinza.
EliminaLa parte brutta di ciò, sta nel fatto che non c'è un Repubblica sovietica in circolazione né tantomeno la paura dell'esportazione della Rivoluzione socialista (di cui l'Europa occidentale del secondo novencento è stata la vera, o la maggiormente, beneficata).
La stessa "guerra fredda", secondo Craig Roberts, è una fake-situation manipolata ad usum establishment politico-militare.
Parrebbe dunque che si deve ricominciare dal percorso di lotte del XIX° secolo, almeno a vedere con quanta ostinazione si difende il gold-standard e l'esigenza del ripristino del lavoro-merce (meglio ancora, secondo i più pervicaci radical-chic, biasimando la robottizzazione e dimenticando l'esercito industriale di riserva massicciamente ricreato con autoctoni e non).
Ma non si possono escludere sorprese sul piano frattalico (ci rinuncio, allo stato delle cose, troppo oscure per omotetizzare...)
Ciao Bazaar oggi è anche l'anniversario della sconfitta della Democrazia sostanziale in Italia con la morte dell'On. Aldo Moro. Purtroppo in quell'anno funesto (1978) perdemmo anche un grandissimo pensatore come l'On. Lelio Basso.
RispondiEliminaCiao Quarantotto secondo me ricreare la situazione del 2011 sarebbe giocare con il fuoco. Scatenare una bufera finanziaria in queste condizioni sarebbe molto pericoloso per il prosieguo della Ue/Uem. Segnalo che il rapporto tra capitalizzazione di borsa e fatturato (il Price to sales ratio) in Usa ha superato il livello del 2007. Secondo me sono costretti ad andare avanti con il freno a mano tirato, come dall'altra parte nessuna forza, cosiddetta anti Euro ed anti Ue, ha veramente voglia di prendere la situazione fra le mani per rompere questo giocattolo mostruoso. Sperano piuttosto che la Storia, autonomizzandosi, sia essa a fare questo lavoro sporco. Purtroppo se sarà così le macerie da cui ripartire saranno tante. Per citare Bagnai, anche Marine non era pronta al cambiamento
Secondo me, Marine (assunta come "metafera") non era tanto "non pronta", quanto inconsapevole dell'intera portata del cambiamento (intendiamo quello praticabile rebus sic stantibus, cioè ancora non sappiamo per quanto ancora...prima del "diluvio").
EliminaPer dire degli editoriali dei “giornaloni”, su La Stampa di venerdì scorso, in prima e terza pagina, in un articolo a firma di un certo Francesco Guerrera e dal titolo “Belpaese grande malato”, ci viene riferito:
RispondiElimina“…Un Paese che ha una stazza economica inferiore solo s Germania e Francia tra i membri della moneta unica ma cresce pochissimo ormai da anni e non ha grandi prospettive di ripresa a breve termine. Una montagna di debito pubblico – la più grande del mondo dopo Giappone e Stati Uniti – che grava sulle scelte fiscali e sociali di governi incapaci di adottare spese pubbliche “keynesiane” per spingere l’economia.
E una classe politica che è in alto mare con pochissime scialuppe di salvataggio, in preda agli attacchi di corsari populisti che vogliono distruggere tutto, compresa la zona-euro. La situazione non è rosea, come si vede anche dal famigerato spread tra il costo del debito italiano e quello dei secchioni tedeschi che di recente ha toccato il livello più alto degli ultimi tre anni…C’è una differenza fondamentale tra un malessere, anche se cronico, e un crollo definitivo. Chi predice “Italeave”…postula che l’economia italiana che finora stava camminando lentamente in una lunga valle sia arrivata sull’orlo del precipizio. E i dati non supportano questa visione distopica.
Parto dai numeri ufficiali, che parlano di crescita del 1.1% nel prodotto interno lordo quest’anno… E se passiamo dagli aridi conti alle tasche degli italiani, ricordiamoci che l’inflazione è pressoché inesistente, che è un’ottima notizia per i consumatori. Le aziende ne soffrono, perché non possono aumentare i prezzi delle loro merci, ma anche qui ci sono barlumi di speranza.
Una rondine non fa primavera, ma il trend non è quello di un’economia che sta per sprofondare nel baratro. Se continua, ci potrebbero essere persino dei miglioramenti sul fronte della disoccupazione, il vero Tallone d’Achille del Belpaese. E’ ormai a più del 10% da anni, con livelli ancora più ridicoli per i giovani, ma ci sono segnali di miglioramento. Il Fondo monetario, per esempio, pensa che calerà nei prossimi anni per finire sotto quel fatidico 10 per cento nel 2020…E con la disoccupazione in calo, le sirene populiste sono meno attraenti.
La vera mina vagante per la nostra economia è stato, fino a poco tempo fa, il traballante sistema bancario. Ma il peggio è stato evitato grazie a un inciucio tra Roma e Bruxelles che ha fatto disperare i puristi delle regole europee, ma ha permesso alle tante banche inferme di respirare…”.
Quindi dormiamo tranquilli: la disoccupazione calerà ed il problema delle banche è sostanzialmente risolto. L’inflazione è inesistente, il che può considerarsi un ottimo traguardo. Certo, se non ci fossero quei governi incapaci di adottare spese pubbliche keynesiane per spingere l’economia, potrebbe andare decisamente meglio!
Questa è l’avvilente fenomenologia dello stato dell’art€
Ho letto due righe al mattino dell'articolo, poi ho smesso. Questi sono quelli che dicono di combattere le fake news. Anni di letteratura scientifica a dire che il problema dell'Italia non è il debito pubblico (lo certifica anche la BCE) e questo qui spara una sfilza di falsità una dietro l'altra... se non è una fake news questa, cos'altro può esserlo? Senza parole...
EliminaLa metto sul trasversale, ché non sono preparato quanto voi (anche se mi comporto da... allievo diligente, divoro tutto e assimilo).
RispondiEliminaNon solamente oggi è morto Aldo Moro, ma ieri se n'è andato Flaubert.
Non sottovaluterei un fattore (sul quale è impossibile agire in alcun modo): l'articolo appena citato da Francesco è un disgustoso esempio di bêtise immedicabile (e insopportabile).
Non credo si tratti di malafede, siamo oltre ogni limite di pervicacia e malizia (è, nemmeno troppo paradossalmente, più facile torturare un essere umano: lì v'è l'impulso viscerale, agisce la bestia; d'altra parte, chi agisce per calcolo cinico non può derogare, causa l'amor proprio, a una parvenza di dignità e intelligenza, presupposto della credibilità di cui necessita per fottere il prossimo - ricordate la "società stretta" illustrata da Leopardi nel "Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl'Italiani"?).
Se fosse vero ciò (come temo) il problema della cultura (?) mainstream si porrebbe a livelli infra-disciplinari, al di fuori di ogni possibile analisi, azione (o controazione) competente.
D'accordo: questo Guerrera sarà pure vittima (???) di un'educazione (???) tecno-pop, dei media come devastante strumento oppressivo ed anti-veritativo, sarà pure un effetto secondario, o epifenomenico, ma è appunto qui che trova ragione la mia disperazione civile.
La bêtise è pandemica, dato ciò è impossibile qualsiasi umanesimo (inteso lato sensu come fiducia nell'umano) ed il Male si estirperà solo per via catastrofica, salvo ricominciare dopo un nanosecondo, da una qualche "Palude" o ceto medio o piccola borghesia e dalla sua fecalissima materia.
“… Gli studi più recenti, che tendono a liberarci dai miti obbligati della retorica patriottarda, hanno messo in rilievo, anche sulla base delle testimonianze dei protagonisti della vita politica di quel tempo, come le forze che determinarono l'intervento non fossero in prevalenza quelle che ereditavano lo spirito e la grande passione risorgimentale, ma piuttosto quelle della grande industria, della destra conservatrice, cioè di gruppi sociali, economici e politici legati ai grossi organismi monopolistici…Tengo a sottolineare l'espressione che ho usato: le forze che determinarono la decisione dell'intervento; perché sono ben consapevole che alla passione intervenustica, e poi ai sacrifici della guerra, parteciparono masse di cittadini italiani che nulla avevano a che fare con quelle forze, ma furono esse che determinarono un certo clima e una situazione tale, nella quale fu possbile prendere la decisione dell'intervento. A sua volta, lo sforzo bellico incrementò necessariamente il processo di concentrazione dei capitali, di compenetrazione tra la grande industria e l'alta banca, di legame organico delle forze economiche costituite con i gangli fondamentali dell'apparato burocratico dello Stato. Un solo dato indicativo: in quattro anni di guerra, i 4.000 operai dell'Ansaldo divennero 56.000, e 110.000 se si contano quelli delle industrie affiliate; il capitale fu elevato da 30 a 500 milioni; furono costruiti in questo solo complesso 11.000 cannoni, 3.800 aeroplani, 10 milioni di proiettili, 95 navi da guerra.
EliminaFu da li che uscì la potenza economica e politica dei fratelli Perrone, che con il loro Messaggero, giornale da essi acquistato proprio nel maggio del 1915, dovevano poi esercitare tanta influenza nel dopoguerra. Mi è stato raccontato da un autorevole testimone che, dopo il suo esperimento di governo, Nitti [che sedette in Costituente, NdF] soleva dire che dal banco della presidenza del Consiglio nel 1919 ogni mattina egli si preoccupava prima di tutto dell'atteggiamento del Messaggero, poiché, diceva, "l'Italia si può governare soltanto in due modi: o con la polizia o con l'appoggio del Messaggero". Questo sottolinea anche l'importanza che avevano allora taluni organi di stampa… e in modo particolare credo si possano citare il Messaggero e il Giornale d'Italia a Roma, il Corriere della Sera a Milano e La Stampa di Torino.
Che il mondo della grande industria e dell'alta finanza abbia promosso attivamente la mobilitazione degli spiriti per determinare la decisione dell'intervento, che l'Ilva e l'Ansaldo siano state le centrali della propaganda interventista, è una considerazione basata sui documenti. In una recente intervista, Filippo Naldi ha precisato non soltanto l'origine governativa delle sue pressioni su Mussolini per convertirlo dal neutralismo all'interventismo, ma anche i nomi dei primi finanziatori del Popolo d'Italia, e questi nomi sono: Esterle della Edison, Bruzzone dell'Unione Zuccheri, Agnelli della Fiat e Pio Perrone dell'Ansaldo.
Che la guerra risolvesse la crisi nella quale le principali industrie si travagliavano da anni, e che le aveva portate "sull'orlo del precipizio", è l'ammissione di uno dei più qualificati esponenti di quel mondo, il Morpurgo, che usò quest'espressione in un discorso tenuto alla Camera dei deputati il 13 marzo del 1916…” [P. ALATRI, La crisi della classe dirigente e le lotte sociali del primo dopoguerra, in Fascismo e antifascismo (1918-1936) – Lezioni e testimonianze, Feltrinelli, 1962, 64-65]. (segue)
Siccome il fenomeno si ripete a cicli regolari, io purtroppo ritengo, caro Luca, che sia proprio malafede, perché se un giornalista non sa di cosa parla, o prima si documenta (come suo obbligo) oppure non scrive. Altrimenti è semplice propaganda (spesso pure contraddittoria e di infima lega).
EliminaBasso, in materia di informazione, ci ricorda che “… Punto di partenza di ogni indagine e di ogni disciplina di questa materia dovrebbe essere il riconoscimento del carattere di pubblico servizio che deve avere l’informazione. Anche se non è stato scritto nella nostra Costituzione, mi pare evidente che un “diritto alla verità”, cioè all’informazione obiettiva, deve essere riconosciuto a tutti i cittadini di un paese che vuol essere democratico…” [L. BASSO, Per una disciplina organica dell’informazione, in Rassegna parlamentare, maggio-giugno 1963, n. 5/6, 314 ss.].
E la L. n. 69/1963 (Ordinamento della professione di giornalista), all’art. 2, comma I, prevede che è obbligo inderogabile dei giornalisti “… il rispetto della verità sostanziale dei fatti, osservati sempre i doveri imposti dalla lealtà e dalla buona fede…”. Si può biasimare Gramsci che invitava al boicottaggio?
Quanto alle classi medie, Bazaar ci ha fornito una icastica sintesi “Il piccolo borghese…è medio, mediano e mediocre…Ma sta sempre e comunque in mezzo. Alle classi. Alle palle”:
“[in nota] Marx ha così acutamente sintetizzato questa continua altalena politica dei piccolo-borghesi in “Rivoluzione e controrivoluzione” (ediz. ital., pag. 7): “Trovasi infatti questa povera gente continuamente agitata fra la speranza di arrivare a penetrare, nelle file della classe ricca ed il timore di essere ridotta nella condizione dei proletari o di eternamente poveri; fra il desiderio di far prosperare i propri interessi conquistando un posto nella direzione dei pubblici affari, e la paura di eccitare con una opposizione fuor di tempo le vie del governo, arbitro della loro esistenza, potendo a piacere loro allontanare i migliori assertori; ed essendo padroni di pochi e deboli mezzi, poi che la sicurezza del possesso sta in ragione diretta della quantità dei beni posseduti, essa rende la classe alla qua1e appartiene, estremamente oscillante nelle sue vedute politiche e nei suoi atti. Umile e sottomessa sotto il potente governo feudale o monarchico, si volge al liberalismo quando vede la borghesia progredire in via ascendente; diventa usurpatrice ed assume i metodi violenti ed impulsivi dei democratici, appena questa borghesia è affermata ed assicurata la sua supremazia; ma subito ricade nell'abbietta disperazione della paura, quando vede che la classe che le sta sotto, la classe proletaria, tenta di rendersi indipendente”[L. BASSO, La politica dei ceti medi, Libreria editrice Avanti!, 1944]
NOn saprei dire se questo blog ha già (autonomamente, e senza eccesso di vanto) detto tutto quello che ha elaborato Basso o, piuttosto, viceversa. Sta di fatto che la convergenza fa molto piacere...
EliminaGrazie per la puntualità dei tuoi quotes
Le risponderei con la mia solita domanda: perche' le persone perbene vanno sempre d'accordo e parlano la stessa lingua? :-)
EliminaFino a quarant'anni non sapevo nemmeno che Basso fosse esistito.
Grazie a Quarantotto ed al lavoro dei collaboratori storici (Bazaar e Arturo su tutti) adesso, anche se in ritardo, me lo godo. Beninteso, a rischio di apparire obsoleto!
A proposito di fascismo/antifascismo...Visto l'ultimo De Grauwe sol Sole?
Elimina"La grande differenza tra l’Italia e gli altri Paesi citati si è avuta dal 2008 in poi, quando Irlanda, Grecia e Spagna hanno avviato un processo di «svalutazione interna» (il termine usato dagli economisti per dire che questi Paesi hanno seguito politiche finalizzate a ridurre salari e prezzi rispetto agli altri membri dell’Eurozona), con risultati positivi. Queste svalutazioni interne hanno riportato la competitività ai livelli antecedenti alla nascita dell’Eurozona."
"L’inevitabile conclusione è che l’Italia non funziona bene in un’unione monetaria. Le sue istituzioni politiche la rendono inadatta all’Eurozona. Se queste istituzioni politiche non cambieranno radicalmente, l’Italia sarà costretta a lasciare la moneta unica: non può rimanere ferma a guardare il suo tessuto economico che continua a deteriorarsi.
Prima dell’arrivo dell’euro, quando l’Italia aveva una propria moneta, capitava spesso che perdesse competitività a causa dell’inflazione, ma riusciva sempre a ripristinarla attraverso le svalutazioni. Questo aveva creato un modello economico con frequenti crisi valutarie e inflazione alta. Non era un granché, ma almeno era coerente con la debolezza delle istituzioni politiche. In assenza di istituzioni politiche più forti, l’Italia dovrà prepararsi a un’uscita dall’euro nel prossimo futuro."
A parte l'ipocrisia terroristica di agitare una possibile uscita dell'Italia dall'euro (if only!), a parte la scorrettezza, veramente vergognosa, del giudizio sulla svalutazione interna greca e spagnola (come ha fatto notare Flassbeck non so quante volte, l'Irlanda ha un settore export superiore al 100% del PIL: grazie tante!), direi che dopo sortite come questa, affiancate a quelle di Strong (punto 6.1. Evidentemente oggi ci sono ancora troppi "se e ma") e ai dati sui salari riportati dalla Zamagni, per capire cos'è e come funziona l'euro mancano solo le insegne al neon.
Grazie Arturo: le tua connessione è corretta, more solito, e, nel caso, particolarmente tempestiva.
EliminaMerita un approfondimento: conferma, infatti, che a ESSI non basta un largo attivo delle partite correnti, pure protratto nel tempo, con il dimezzamento (o quasi) della PNE. La competitività va furiosamente corretta come valore in sè, dimenticando che il sacrificio della crescita e della domanda interna, non sono illimitatamente rapportabili a quelli di paesi NON industriali-manifatturieri, senza condurre alla deindustrializzazione ed alla colonizzazione conseguente, via acquisizione di investitori esteri. Ma DG non vede quello che sta realmente accadendo? "Strano" e "strano" che non lo veda PROPRIO scrivendo sul Sole...
Ad ESSI (almeno in persona dei loro avatar nazional-impopolari appoggiati dalla grancassa dell'intellò economistone che dimentica ciò che scrive nei manuali), interessano proprio le "istituzioni politiche forti".
Ce lo scrivi tu un bel post in argomento (completando il lavoro che hai meritoriamente già in gran parte svolto)? :-)
Intanto ci pensa Renzi in Italia a gettare le basi per istituzioni forti del futuro, in collaborazione con Barak che lo investe di una nuova missione “guidare un network di attivisti globali”:
Elimina“… L’ex presidente americano ha investito il segretario del Pd per una missione importante. A Renzi infatti toccherà guidare quello che è stato già ribattezzato “un network di attivisti globali”. Nei prossimi dieci anni Obama con la sua fondazione farà un lavoro di souting in giro per il mondo per far crescere leadership giovani. Fonti ufficiali la definiscono“una quarta via più pragmatica e meno ideologica che investa tutto sul protagonismo degli under 40 che crescono nei territori, nelle associazioni, nelle professioni e nel sociale”. Dietro questa scelta di Obama pesa il contesto internazionale e la vittoria di Donald Trump…Dunque un primo passo per arginare lo spettro dei populismi può essere quello di “ascoltare e rendere protagonisti la generazione dei Millennials”.
Oltre le ideologie, è il comandamento. “L’idea di Barack – sottolineano – non si lega con il Pd, è un po' quello che è stato fatto da En Marche in Francia”. Per L€uropa chi seguirà e si occuperà del nuovo “network” sarà proprio Renzi. Il tutto sotto l’egida di Ben Rhodes, consigliere diplomatico di Obama…Durante l’incontro avvenuto nella saletta del Park Hyatt di Milano a durato circa un’ora e mezzo, l’ex presidente degli USA avrebbe riferito a Renzi così la sua idea: “Matteo sei pronto? Dobbiamo lavorare insieme sulle nuove generazioni, a partire da chi è nato negli anni 2000. L’approccio deve essere bottom up, non top down” ovvero… “quello di consentire al ragazzo impegnato nel consiglio municipale di interagire con altri ragazzi che fanno la sua stessa cosa dall’altro capo del mondo. Renzi ha subito strizzato l’occhio all’operazione…” [La Stampa di oggi].
Questi dannati network mi ricordano qualcosa…
Un vivaio di...Alien, grosso modo, con cui sarà praticamente impossibile persino nominare la Costituzione, Caffè, Basso etc., per mancanza di una qualsiasi terreno comune lessicale, sintattico e concettuale.
EliminaAddestrati a portare la mano alla fondina al solo nominare Keyenes.
Saremo noi ad essere superati dai tempi o loro che creeranno un "non tempo" (millennario)?
Vediamo se riesco a buttare giù qualcosa. ;-)
EliminaGrazie Francesco.
EliminaEro fuorviato, nella mia ipotesi, dalla mancanza di amor proprio di certi camerieri, che trovo spaventosa.
Ma in effetti cavalcano il mainstream e lì non vi è dissonanza avvertibile: società stretta o altro, nella cloaca dell'Identico non si dà riprensione, non la si patisce né si rischia il ludibrio.
Eppure sono stupidi - i camerieri, non chi li paga: il loro meschino vantaggio di mercenari stride un tantino col futuro dei loro figli.
E comunque non volevo assolvere Coso, della Stampa: l'idiozia è una colpa (ben remunerata).
Qualche notizia: alle proposte “l’altra Europa con Macron” è già arrivato un bel nein dalla Germania. Chi l'avrebbe immaginato!
RispondiEliminaDalla Grecia: “"The country’s 'fiscal and structural reforms...pension reforms, tax reforms, are only a down payment',” the WSJ quotes top IMF official Poul Thomsen as saying on the sidelines of the weekend Spring meetings in Washington D.C.
Thomsen, the Fund's European department chief and the original IMF auditor in the first Greek bailout in 2010, was also quoted by the WSJ as saying that pre-crisis employment and income levels in Greece need "deep structural reforms, many of which are not yet on the books ... This is a long-term project," he emphasized.”
Non è Stephen King: è il Wall Street Journal.
Di questo “volenteroso carnefice” avevamo avuto un simpatico dietro le quinte – la trascrizione di una teleconferenza fra Thompson e Delia Velkouleskou, la chief mission del Fondo in Grecia - grazie a Wikileaks: “Thomsen said internally that the threat of an imminent financial catstrophe is needed to force the other players into a "decision point".
"I am not going accept a package of small measures. I am not..." said Thomsen. "What is going to bring it all to a decision point? In the past there has been only one time when the decision has been made and then that was when [the Greeks] were about to run out of money seriously and to default.”.
E sappiamo come: grazie alla mano amica di Mariolone sul rubinetto.
Quel che ora manca, notano i funzionari parlando fra loro, è un “event”. Pag. 7:
“VELKOULESKOU: I am hoping it's going to happen with these debt discussions that are starting in mid April. [ciò che si sta augurando è che a spingere il governo greco all’ennesimo cedimento basti la situazione dei rifugiati, tanto per la cronaca]
THOMSEN: But that is not an event. That is not going to cause them to... That discussion can go on for a long time. And they are just leading them down the road... why are they leading them down the road? Because they are not close to the event, whatever it is.
VELKOULESKOU: I agree that we need an event, but I don't know what that will be.”
Purtroppo, finché la "fiducia" bisogna meritarsela, un "event" rimane sempre possibile, i "long-term projects" pure e la tranquillità un'illusione.
Ma dai, che ha ragione il FMI: la Grecia ha pagato solo "l'acconto". Il saldo, cavoli, quando si decidono a pagarlo veramente?
EliminaE non vedono l'ora che anche noi passiamo dalla fase degli acconti a quella "seria".
Corey Robin, per il principio transitivo, è dunque decisamente un populista; e dunque anche xenofobo e probabilmente fascistoide ("Un'equivalenza è stabilita dall'atto del ricevere del creditore, in luogo di una letterale compensazione (monetaria ndr.) per qualsiasi danno (da inadempimento) (così, al posto del denaro, terra, possedimenti di ogni tipo), un vantaggio apprezzabile nella forma di un tipo di piacere - il piacere di essere autorizzato a dar liberamente sgofo al suo potere sopra chi ne sia totalmente privo, il piacere voluttuoso "di fare il male per il piacere di farlo", il godimento del violentare...Nel "punire" il debitore, il creditore partecipa del diritto (illimitato) dei padroni...La compensazione, allora, consiste in una garanzia "di" e in una legittimazione "a" la crudeltà"
http://orizzonte48.blogspot.it/2015/09/il-piacere-della-crudelta-asservire-col.html).
Seguono ululati contro il populismo-fascismo-xenofobia che mina la pace in €uropa e che, chissà perché, potrebbe, prima o poi, prendere piede in Grecia. E dar luogo al contagio, scatenando la guerra.
A quel punto, ai greci, conviene "fuggire dalla fame e dalla guerra": ma non so se funzionerebbe.
Loro lo meritano, dato che prima hanno vissuto al di sopra delle loro possibilità, poi sono stati riottosi a promuovere le riforme,, e poi, brutti parolai che non sono altro, sono diventati populisti (e quindi xenofobi e guerrafondai).
Probabilmente, gli toccherà emigrare in centrafrica, risalire il Sahara, andare in Libia e dichiararsi perseguitati politici: ma con passaporti falsi, se vogliono farla franca. Vatti a fidare dei greci!
Per fortuna che ora c'è Macron: più serenità per tutti!
Ditemi, ora, la differenza che corre tra i dialoghi tra due funzionari del FMI e due gerarchi nazisti.
EliminaL'accento?
(Ricordo che il passo che cita Corey Robin è di Nietzsche: le oscenità morali colpiscono progressisti e conservatori.
Il nostro preferito filosofo immorale, aristocratico radicale, di fronte al nazismo usuraro rimane pure lui lievemente turbato.
Se i conservatori piccolo-borghesi si rendessero conto che razza di bestie umane difendono...)
Ma no, basterà loro riversarsi in massa sulle coste italiane con i ferries, sai che pacchia un'altra emergenza umanitaria per l'UE qui da noi, ci mandano un milione di euro in auto su una spesa di 3miliardi ed ecco qui una piccola manovra correttiva senza colpo ferire...
Elimina@Bazaar: nessuna differenza, nemmeno l'accento...
EliminaMa dai?!?!?: "La combinazione delle stime dei disoccupati e dei sotto-occupati con le misure più ampie della disoccupazione, che peraltro presentano alcuni problemi di misurazione, ammette la Bce, suggerisce che la capacità inutilizzata attualmente riguarda il 18% della forza lavoro dell'eurozona. ".
RispondiEliminaChissà perché iniziano a capire ora che l'equilibrio della sottoccupazione, cioè del lavoro-merce, conduce irresistibilmente a salari di sussistenza e quindi a un'economia di mera sussistenza, cioè che non può strutturalmente crescere (copyright Cesare Pozzi).
EliminaOvviamente, non la dicono per intero: la legge "dell'offerta e dell'offerta" (altra cit.) rimane incontestabile (mettere le mani avanti con ammissioni parziali, rimane strumentale ad affermare: "più riforme" per più competitività per più investimenti: le aspettative razionali non-inflattive e il crrowding-out non sono rinnegabili).
E tanto ora c'è Macron...
Infatti la risposta che uno di Essi darebbe ad un ipotetico interlocutore che chiederebbe il perchè di salari così bassi sarebbe più o meno così: "Eh ma i salari sono bassi perchè la produttività è alquanto insoddisfacente...".
EliminaIO SO SOLO CHE MI" SERVE" UNA FORZA POLITICA CHE ABBIA COME PROGRAMMA E BANDIERA LA REALIZZAZIONE DELLA COSTITUZIONE E DEL SUO MODELLO SOCIALE ED ECONOMICO PER RIMANERE UN CITTADINO E NON DIVENTARE UN SUDDITO.COME FARE NON LO SO ,PERCHè NON SONO UNO SCIENZIATO POLITICO,MA SICCOME HO IMPARATO DAL PROF.A DIRE SOLO QUELLO CHE SI SA CON CERTEZZA RIPETO QUANTO HO SCRITTO ALL' INIZIO DEL COMMENTO.CHE SIA DIFFICILE E'EVIDENTE,SE CI SONO ALTRI STRUMENTI PER POTER FAR CONTARE LA NOSTRA VOLONTA'CHE VENGANO ESPOSTI .CHI SA PARLI IO E TANTI COME ME VOGLIONO ASCOLTARE
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