1. Puntuale e prevedibile, secondo le più scontate previsioni dell'atteggiamento politico ed anticooperativo che caratterizza strutturalmente le istituzioni dell'eurozona, è arrivato "l'avvertimento", con l'implicita ma evidente reiterazione della "profezia apocalittica" di cui Monti è, tutt'ora il portatore incorporato nel sistema mediatico-istituzionale italiano: l'avvertimento concerne la (accelerazione della) fine del programma di acquisti dei titoli pubblici degli Stati appartenenti all'eurozona da parte della BCE; cioè del tapering finale del c.d. QE.
Non è una minaccia. Ma se non fate come diciamo Noi, vi mandiamo la Troika e ve la faremo pagare cara. pic.twitter.com/aL1lVlFYQF— MinisteroDellaVerità (@MinVeritas) 5 giugno 2018
2. Il "caso" vuole che tale stereofonico preannunzio a più voci (che potremmo definire dei "soliti noti") sia stato compiuto il giorno dopo della deliberazione della fiducia in Senato al nuovo governo italiano e nello stesso giorno dell'analoga votazione, in corso, alla Camera.
Vediamo il panorama di queste voci:
- naturalmente il capofila più eminente è il nostro amico Jens Weidman:
(ANSA) - "Non è una sorpresa che da qualche tempo i mercati si aspettino che gli acquisti netti di titoli finiscano entro il 2018". Per come stanno le cose, trovo plausibili queste aspettative". Così Jens Weidmann, presidente della Bundesbank e membro del consiglio direttivo della Bce, sui tempi dell'uscita della Bce dal quantitative easing, che sarà "un primo passo nel lungo cammino verso una normalizzazione della politica monetaria". Weidmann - riporta la Bloomberg - parlando in un videomessaggio durante una conferenza a Berlino ha detto che "ci si aspetta che l'inflazione torni gradualmente verso livelli compatibili con la nostra definizione di stabilità dei prezzi".
- non è affatto sorprendente, poi, che la seconda voce sia quella del membro olandese del comitato direttivo della BCE:
(ANSA) - "E' ragionevole annunciare presto la fine degli acquisti netti di titoli". Lo ha detto Klaas Knot, membro del consiglio direttivo della Bce durante un intervento al Parlamento olandese a L'Aja. Knot ha osservato che le prospettive d'inflazione stanno convergendo verso livelli vicini ma inferiori al 2% e che sono "stabili" da un po', oltre che meno dipendenti dallo stimolo monetario.
- ma non poteva mancare l'apporto di Peter Praet, il "Chief economist" BCE che si preoccupava della legittimità (alla luce dei trattati) dello stesso QE e voleva collegarlo ad un qualche vincolo, per gli Stati beneficiari, al fare le riforme, cioè, a correggere i tassi di cambio reale per via di sostanziali tagli salariali, mediante il consueto mix di misure fiscale recessive e...deflattive. In pratica suggeriva, anzi ammoniva serissimo, che si combattesse la deflazione mediante lo strumento monetarista della creazione di base monetaria procedendo simultaneamente, specialmente per l'Italia, ad una rapida e concentrata deflazione salariale!
(ANSA) - "E' chiaro che la prossima settimana il consiglio direttivo dovrà fare questa valutazione, se i progressi fatti finora sono stati tali da richiedere una graduale uscita dai nostri acquisti netti". Lo ha detto Peter Praet, membro del comitato esecutivo della Bce, confermando le indiscrezioni secondo cui la riunione del 14 giugno a Riga discuterà la tempistica per l'uscita dal quantitative easing.
3. Al riguardo, basti considerare la ritenuta insufficienza della svalutazione interna attuata (comparativamente) dall'Italia, secondo lo studio di JP. Morgan (qui tradotto) che ne evidenzia la problematicità politica. Per chiunque: prima di tutto per i governi che si sono succeduti nell'ultima legislatura che, in effetti, hanno perso rapidamente il consenso pur essendosi limitati a mantenere l'Italia, essenzialmente tramite riforme del lavoro "precarizzanti", in uno stato di deflazione, o di inflazione sotto-target del 2% più accentuata che nel resto dell'eurozona.
Questo è il consuntivo dell'aggiustamento "mancato" dall'Italia, comparativamente agli altri PIIGS, del c.d. CLUP (anche però in raffronto alla variazione del tasso di disoccupazione e del saldo delle partite correnti con l'estero):
4. Questo lo stato attuale dell'inflazione nell'eurozona, distinta tra inflazione core (cioè legata a fattori strutturali) e inflazione complessiva, che incorpora invece il fattore dell'andamento ciclico, ed estrinseco rispetto alle policies seguite dai governi, dei prezzi di petrolio e materie prime, prodotti alimentari, alcool e tabacco:
(Inflazione annuale complessiva in rosso)
(Inflazione core, nelleurozona, scorporata delle suddette componenti cicliche)
5. Consideriamo che il QE è iniziato all'incirca nel marzo del 2015, e, se si distingue l'inflazione che riflette le politiche strutturali da quella appunto imputabile alle variazioni cicliche dei prezzi esogeni, e quindi l'attuale inflazione core all'1,1%, il successo dell'operazione, rispetto ad un modo ragionevole di intendere l'approssimarsi al target inflattivo, risulta piuttosto modesto e comunque ben lungi dal suo compimento.
Anche perché le stesse regole che la BCE mette in bella vista sul suo sito, fanno riferimento non all'obiettivo di raggiungere, suddenly, anche solo per pochi mesi, il target inflattivo prossimo al 2%, ma a quello
"di mantenere l’inflazione su livelli inferiori ma prossimi al 2% nel medio periodo".
E dove, come e quando si è registrata nell'eurozona un'inflazione (quand'anche non solo core) prossima al 2% per un lasso di tempo ragionevolmente, e tecnicamente, definibile come "medio periodo" (successivamente all'inizio del QE)?
6. In pratica, la ragionevolezza richiamata da Knot appare quantomeno forzata, ove intenda attribuire al QE un'efficacia risolutrice che non pare aver avuto, pur guardando al suo dispiegamento nel tempo con molta buona volontà: l'impennata effettiva da livelli modesti, se non fallimentari, di aumento dell'inflazione di verifica solo con l'inizio della ripresa dei prezzi di petrolio e commodities, a partire dalla fine del 2016:
7. Cosa che ha un chiaro riscontro anche per l'inflazione italiana, che però rimane sotto-media rispetto a quella dell'eurozona, pur rimproverandoci, ieri, e oggi con voce ancor più gridata, da parte delle Istituzioni Ue, una mancata svalutazione salariale interna che avrebbe condotto a una scontata disoccupazione dilagante prodromica di una probabile permanenza nella vera e propria deflazione:
(il 1° grafico registra la variazione dei prezzi al consumo fino alla primavera del 2016; il 2° l'andamento 2017-2018 dell'inflazione core):
8. Dunque, l'eurozona ha un'inflazione "core" dell'1,1% e l'Italia sta intorno allo 0,7%.
Ma, in sovrappeso a questa situazione, avrebbe dovuto tagliare il costo del lavoro, per essere a posto con le esigenze di competitività necessarie per far parte dell'eurozona.
Con quali risultati, peraltro?
Quelli di aumentare l'output gap, ancor più di quello "ufficial€" attualmente registrato (qui: p.14: aspetto che, però, pare che non si possa e, addirittura, non si debba rinegoziare): e parliamo di un output gap correttamente calcolato (qui, p.15-18), senza i trucchi dell'incorporazione annuale di crescenti livelli di disoccupazione (e di chiusura di impianti produttivi), indotti da politiche fiscali austere, e considerati come "strutturali" e di piena occupazione.
9. Ecco: questo diktat al sacrificio dell'occupazione, della piena capacità produttiva e del reddito delle famiglie, è la ragionevolezza (cooperativa, pacifista e portatrice di "giustizia fra le Nazioni"...) insita nel considerare raggiunto, nelle condizioni attuali, l'obiettivo del QE.
In sostanza, anticipando l'autodichiarato successo del QE, in base a posizioni apodittiche assunte con la cieca indifferenza degli integralisti del neo-liberismo, (propria della finanza istituzionale €uropea), stanno spingendo l'Italia, proprio l'Italia, sugli scogli di una nuova recessione, preceduta dal ricatto degli spread e accompagnata dalla solita ondata di tagli allo Stato sociale e privatizzazioni pro investitori esteri.
Forse stavolta il ricatto e la profezia apocalittica non funzioneranno...
Forse...
Qiuesti posizionamenti delle truppe germaniche sul fronte del QE fanno parte della guerra tra Stati Uniti d'Europa e IV Reich - ossia tra Washington e Berlino. L'Italia si deve muovere dunque tra Scilla e Cariddi, posto che entrambe le prospettive sono pessime per i nostri interessi. La via tedesca al IV Reich passa dalla crisi artificiale dell'eurozona, da favorirsi appunto con la fine anticipata del QE e con le nuove regole bancarie. Collassate le banche italiane e le nostre finanze, Berlino potrebbe addossare a noi la responsabilità storica della fine dell'euro, e imporre un day after pienamente organico al concetto di IV Reich. I partigiani anglosassoni degli USE, però, non stanno certo a vedere. Hanno capito che la sopravvivenza finanziaria dell'Italia è nel loro interesse, e puntano piuttosto ad accelerare la crisi della Deutsche Bank per poter accollare la responsabilità storica della fine dell'euro a Berlino, e dunque imporre un day after modellato sul progetto-USE. Il governo Conte, in questo scenario, deve evitare tanto la padella quanto la brace, e manovrare con abilità per provocare, sì, un collasso dell'euro dal lato tedesco, ma senza che questo dia poi il destro alla finanza anglosassone di tenere a balia gli Stati Uniti d'Europa. I mini-BOT, in questo quadro, sono la nostra arma migliore, un'autentica versione finanziaria delle bombe intelligenti usate nelle guerre guerreggiate. E pazienza se assomigliano parecchio ai buoni MEFO. Sconfiggere il proprio nemico con le sue stesse invenzioni, del resto, è di gran lunga uno dei piaceri più raffinati. Non metterei solo Tardelli, ma anche i marcatori di Italia-Germania 4-3 (1970) e Italia-Germania 2-0 (2006)...
RispondiEliminaOddio, non è che assomiglino proprio ai MEFO (posto che i mini-bot, per come li conosciamo, non servono per gli scambi con l'estero e né abbiamo la forza geo-politica, oggi, e non l'abbiamo avuta neppure in passato, per imporne questa funzione "costrittiva" all'accettazione come pagamento presso i compratori esteri...).
EliminaPer il resto, il tipo di conflitto, ad alta intensità finanziaria, tra Germania e USA, come saprai, è stato già affrontato (anche di recente) sul blog.
Sì, siamo tra Scilla e Cariddi.
Ma saremo in grado di essere come Ulisse (eroe dell'Ellade arcaica eponimo di un homo mediterraneus incapace di arrendersi)?
Se ci saranno "le risorse culturali" per condurre, abilmente e, soprattutto, utilmente, l'Italia in questo autentico terreno minato, denso di ordigni-incognite ancora più inquietanti sugli scenari futurti, lo vedremo entro pochi mesi.
E speriamo anzitutto, che l'offensiva mediatica, senza precedenti nella storia della Repubblica, in corso contro un governo esponenziale di un'effettiva maggioranza dei votanti, non spinga i nuovi governanti a disperdere troppe forze nelle contese, sterili e verbali, del nostro fronte interno.
È proprio vero che la moneta sia la contraddizione principale, indisgiungibile dalla geopolitica: nel dopoguerra l'italia ha dovuto sempre fare l'equilibrista tra marco e dollaro.
EliminaQuarantotto, lungi da me voler fare il tignoso, ma i MEFO erano proprio per il mercato interno. Piuttosto, ho sentito dire, da Borghi credo, che i mini-BOT non saranno "legal tender", ossia non avranno corso legale. Mi domando, però, se verranno accettati per il pagamento delle imposte. Essendo denominati in euro, sarebbero indistinguibili, una volta incassati. Non credo, infatti, che il "ricettacolo" finale dei mini-BOT possano essere Unicredit e/o Intesa: entrambe le mega-banche sono troppo controllate dal capitale straniero e comunque troppo facilmente ricattabili dalla BCE per poterselo permettere. Quindi dovrà essere lo stato a fungere da "ricettacolo" finale. Inoltre, altra caratteristica in comune coi MEFO, occorrerà apporre il segreto di stato sul loro volume. Esplicitamente o, ancor meglio, implicitamente. Perché ogni comunicazione ufficiale sul volume circolante di mini-BOT equivarrebbe a una campana a morto per questa altrimenti eccellente idea. Si apriranno dispute legali molto complicate, immagino. Ma vorrei aggiungere un'ultima cosa, in risposta alla tua domanda: non lo so davvero, se saremo capaci di essere come Ulisse. Ho una gran paura. Certo, se lo fossimo... Invece di essere la pessima generazione Telemaco di cui straparlava Recalcati, potremmo essere la generazione Ulisse. Mica male...
Eliminase non potranno essere usati per pagare le tasse serviranno proprio a poco.
EliminaIl punto è stato già dibattuto su questo blog.
EliminaBasti dire che pur avendo i MEFO una rilevanza come cambiali a termine emesse da una fantomatica società (di "ricerca nella metallurgia"), ma garantite dallo Stato (cambiali peraltro poi rinnovate senza effettiva scadenza, su volumi crescenti e tenuti nascosti), la loro funzione in effetti fu quella di riattivare la produzione nazionale senza ricorrere all'emissione di moneta per pagare i fornitori dello Stato.
Per il riarmo: quindi inevitabilmente in rapporto con i fornitori esteri delle indispensabili materie prime.
Dunque, il fatto è che questi titoli fornirono la solidità di bilancio e quindi la "fiducia" dei creditori, per forniture specialmente di materie prime, a favore delle imprese tedesche.
In sostanza, i MEFO davano luogo, presso i fornitori esteri, a dei meccanismi di "sconto" nella funzione di "sottostante in garanzia" di operazioni di sostanziale baratto.
Il meccanismo, cioè, era tale per cui i fornitori ricevevano, nei termini di pagamento via via concordati, non tanto - e comunque non sempre- direttamente le merci prodotte dallo specifico importatore tedesco, quanto impegni cartolari a ricevere in corrispettivo merci tedesche, in generale (cioè anche non correlate a quelle prodotte dallo specifico importatore-produttore tedesco); questi impegni, che consentivano un baratto "a scelta", erano in sostanza garantiti dai MEFO stessi.
In pratica il fornitore estero di materie prime, o anche di semilavorati (ove mai...), aveva "fiducia" che, pur essendo vincolato a ricevere un corrispettivo in merci tedesche, avrebbe potuto comunque godere, in ultima analisi, di un credito rappresentativo di merci "sceglibili" - e quindi relativo a beni fungibili diversi da una moneta convertibile sui mercati valutari- verso fabbricanti tedeschi che, però a loro volta, erano garantiti, quanto alla loro liquidità operativa, dallo Stato tedesco (sia pure per interposta fittizia società "metallurgica" emittente).
In assenza dei MEFO, e del loro utilitizzo come strumento di garanzia del "baratto" (non operante contestualmente, per l'appunto) le restrizioni monetarie a carico della Germania e la prospettiva di inflazione (e di debito estero), derivanti dalle condizioni imposte dal trattato di Versailles, avrebbero impedito gli scambi internazionali (in specie le importazioni), poiché i fornitori non avrebbero avuto "fiducia" nella solidità finanziaria delle imprese manifatturiere tedesche e nella loro capacità operativa e reddituale in relazione alla continuità degli investimenti e dello sviluppo dei prodotti (molto ambiti, specie nel settore metalmeccanico).
Dunque, un processo circolare: i MEFO consentivano al manifatturiero tedesco di investire e sviluppare prodotti di qualità; questa appetibilità consentiva il baratto coi fornitori di materie prime; ma il baratto intanto viene accettato (col vincolo di acquisto di merci tedesche) in quanto l'esistenza dei MEFO garantisce il credito in beni materiali di genere.
E la garanzia era fornita sia in via sistemica (cioè la produzione tedesca era percepita come finanziata con certezza dalle commesse pubbliche per il riarmo), sia nella singola transazione: l'importatore divenuto creditore, poteva scontare presso qualunque impresa tedesca i MEFO ricevuti a garanzia del suo credito in merci (non necessariamente presso lo stesso debitore-produttore tedesco), ove mai non le avesse ricevute nei termini dello scambio prescelto.
EliminaNaturalmente, il sistema era fragile e soggetto a un elemento fiduciario politico-internazionale altamente rischioso; tant'è che, col peggiorare dell'andamento della guerra- la situazione debitoria tedesca con l'estero (in valuta-oro, dato che Hitler non rinunciò mai al gold standard), divenne disastrosa.
Da cui la depredazione sistematica di oro, valuta pregiata, manodopera e impianti dei paesi occupati.
Certamente, l'Italia coi suoi ipotizzati minibot non potrebbe innescare, nè subito nè in prospettiva, meccanismi di baratto (indirettamente) garantito di questo genere.
un primo banco di prova sulla competenza, e sulla determinazione, di governo e maggioranza sarà vedere come si comporteranno con la RAI.
RispondiEliminac'è un assoluto bisogno di allontanare per sempre dai palinsesti la pletora di germanofili che ci ammorba da 20 anni.
c'è un assoluto bisogno di chiude trasmissioni e rivoltare telegiornali come calzini.
i media vanno letteralmente occupati per essere tolti alla fazione tedesca del quarto partito che ora li ha in pugno.
http://www.repubblica.it/politica/2018/06/06/news/proposta_legge_costituzionale_m5s_camera_eliminazione_pareggio_bilancio-198342869/
RispondiEliminahttp://www.tg-news24.com/2018/06/06/bufera-tedesca-la-merkel-indagata-per-corruzione-tutti-i-dettagli-dellinchiesta-shock/
https://www.huffingtonpost.it/2018/06/06/il-ministro-delleconomia-giovanni-tria-un-vasto-programma-di-investimenti-pubblici-finanziato-in-deficit_a_23452213/
Incoraggiante ...
"Forse stavolta il ricatto e la profezia apocalittica non funzioneranno..."
RispondiEliminaIl 4 Marzo è stata la nostra Stalingrado.
Berlino cadrà di nuovo.
Per esempio si nota benissimo che quest'anno non c'è stata nessuna celebrazione congiunta per la ricorrenza del D-day, niente festeggiamenti in UK-FR-GE-USA (come nel 2014, settantesimo anno, in cui intervennero pure la Regina e Putin).
Ed ancora, il 5 Giugno 1944 le truppe USA entrarono a Roma ed il 5 Giugno 2018 i fondi USA sono di nuovo 'entrati a Roma' scongiurando la minaccia tedesca (spread).
Infine, osservando l'intervento del senatore Monti in occasione del dibattito sulla fiducia e la pletora di germanofili 'piddini' che infesta i palinsesti, come non associare l'orrenda visione con la propaganda delle Waffen SS italiane?
http://digilander.libero.it/lacorsainfinita/guerra2/44/ssitaliane.htm
Ovviamente le profezie apocalittiche non vanno 'aiutate', come si può desumere dal tragico volo di Enrico Mattei, oppure dal più recente disastro aereo del 2010 (in cui perì il governo polacco al completo).
EliminaDovrà quindi essere cura del nuovo governo di non viaggiare mai in più di una personalità sullo stesso aereo, anzi credo sarebbe meglio per i membri del governo attuale di non viaggiare proprio in aereo...
A fine 2017 la commissione di inchiesta polacca sul disastro del 2010 rese nota la presenza di tracce di esplosivo sui rottami dell'ala dell'aereo, ma ufficialmente la colpa rimane sempre del pilota e dei controllori di volo russi...
https://sputniknews.com/world/201708091056319070-poland-kaczynski-crashed-plane/
Non c’è dubbio sul fatto che il ripristino di una - sia pur minima - pluralità della informazione televisiva debba rappresentare una priorità assoluta per il nuovo esecutivo, ma temo che su questo Alberto Bagnai sia ancora troppo isolato, nella sua stessa maggioranza. Peraltro, l’occupazione pressochè militare da parte di esponenti e opinionisti di stretta osservanza filo germanica (autorazzisti, feticisti della Troika e adoratori del vincolo esterno), potrà forse essere parzialmente riequilibrata solo nell’ambito della Rai (e già sarebbe un risultato notevole), ma certo non nei network privati, totalmente asserviti al verbo eurista e neoliberista. Ci conforta solo pensare che l’influenza dei talk show mono orientati, le interviste a raffica ai Cottarelli e ai Monti, le intemerate dei vari Floris e Mentana sul debito pubblico, non riescono a frenare la crescita dei ‘populisti’ nel paese. Loro però insistono e raddoppiano: più la gente dimostra di non sopportare le lugubri profezie di Monti, più lo ripropongono, più gli insulti dei giornali tedeschi offendono gli italiani, più i nostri anchorman li rilanciano, pieni di livore verso i concittadini che non hanno saputo votare secondo le indicazioni dei mercati. Uno spettacolo triste e indecoroso, per chi ancora li vede (io personalmente ho smesso di seguire l’informazione televisiva e soprattutto i talk show da diversi anni, per tutelare la mia salute fisica e mentale, e non mi sono mai pentito).
RispondiEliminaMassì è proprio anche una questione di salute mentale.
Eliminadi depressione e stato catatonico indotti.
Concordo sulla necessità di operare un veloce riequilibrio nel sistema informativo pubblico. Concordo anche con le sue riflessioni in merito ai network privati; proprio per cercare di arginare il problema sia dal lato pubblico che da quello privato sarebbe auspicabile elaborare una Legge sul sistema televisivo che imponga la cessione a "nuovi soggetti" di uno dei tre canali di cui Rai e Mediaset dispongono (Rai Tre, Rete 4). In questo modo si potrebbe risolvere il problema serio rappresentato dall'occupazione militare del terzo canale e, insieme, limitare l'influenza di Berlusconi. Certo, Salvini dovrebbe compiere il parricidio definitivo, ma mi sembra che i tempi stiano maturando anche per questo. Una riforma di questo tipo sarebbe a mio avviso vitale per ridare aria ad un'informazione mortificata.
EliminaVorrei porre una domanda al presidente e a tutti i frequentatori del blog, persone indubbiamente superiori culturalmente a un povero operaio disoccupato come me, asfaltato dal magico jobs act come molti altri.
RispondiEliminaVengo alla mia domanda che poggia le sue basi sulla lettura di un libricino di latouche, dal titolo come sopravvivere allo sviluppo.
Se le considerazioni dello scrittore sono fondate e i dati e gli incroci con il pensiero di altri studiosi lo confermano, la parola sviluppo è qualcosa di inventato.
Lo sviluppo sarebbe semplicemente il colonialismo di allora con tanto di schiavismo e la globalizzazione di domani con le persone trattate come risorse da spremere e buttare quando non rimane che la buccia.
Latouche in un passaggio spiega che al punto attuale in cui di crescere non se ne parla più non rimane che la gestione del debito tramite austerità.
Parla della invenzione del pil e della corsa palesemente truccata e paternalistica, ossia dei più forti che avrebbero aiutato i più deboli.
Cosa rivelatasi opposta ossia i deboli aiutano i più forti a rimanere forti.
In questo gioco al massacro miliardi di persone rimarranno inghiottiti dalla povertà che ne deriva e dovranno con le loro forze creare una nuova economia, cancellando il sistema attuale fondato sul modo di pensare esclusivamente occidentale.
Io riscontro del vero nelle sue affermazioni.
Il problema e la stessa domanda è , se avesse ragione e ogni sforzo di uscire dalla trappola del debito sia inutile perché la crescita che noi conosciamo non è più possibile, cosa sarà del nostro paese?
Da ignorante inizio a capire che qualcosa non torna.
La finanza che viaggia a multipli mostruosi nei confronti dei beni prodotti.
I beni prodotti sono sempre più scarsi e a volte nocivi.
Concentrando tutto sul profitto il prodotto ha un valore scarso ma la pubblicità fa si che acquisti quel prestigio che non ha.
Scusate la confusione ma lo scritto rispecchia il mio stato d'animo.
Il consiglio è sempre quello: avere pazienza e determinazione e leggere il blog. Fare delle ricerche, eventualmente, sugli argomenti già affrontati. NON intervenire OT.
EliminaPer qualche lume sul descrescismo, le risorse scarse etc:
http://orizzonte48.blogspot.com/2013/02/decrescismo-e-teoria-dei-mercati-saturi.html
http://orizzonte48.blogspot.com/2013/11/latouche-e-leuro-la-saldatura-col.html
Comunque Presidente...
Eliminase può interessare..... leggere i commenti di Arturo su Latouche parte 11 del post)
http://orizzonte48.blogspot.com/2016/01/ordoliberismo-mondialismo-decrescismo.html
ma anche il commento precedente di Bazaar
Ho letto i due post che mi hai consigliato ma,non ci ritrovo il latouche che ho letto io.
EliminaUn latouche che accusa apertamente il colonialismo lo sviluppismo e la globalizzazione come mero sfruttamento di risorse umane e naturali.
Leggero anche il post consigliato da luca, ringrazio tutti per il disturbo.
Grazie alle riforme strutturali ho avuto il tempo di rileggere il libricino.
RispondiEliminaHo letto i post consigliati e i commenti.
Mi sono fatto l'idea che il libro o non sia stato letto o sia stato interpretato in maniera errata.
Attacca apertamente il modo di agire americano a gli atteggiamenti mercantilisti oltre le ong trasnazionali che vivono sulla povertà imposta.
Io quello che dite voi non l'ho riscontrato nel libro.
Ebbene, poiché non le viene il sospetto che forse è lei a non aver interpretato il pensiero di Latouche correttamente, o anche gli stessi post (e i commenti), - dato che IN POCHE ORE ritiene di aver compiuto TUTTO lo studio necessario di macroeconomia e di economia internazionale degli scambi, si tenga l'ideale di decrescita felice e l'anti "sviluppismo".
EliminaLaddove forse converrebbe leggere Ha Joon Chang sull'attuale "economia dello sviluppo" NON neo-liberista, che Latouche non pare aver letto o non è oggettivamente in grado di interpretare in maniera corretta.
In ogni modo, l'argomento è OT; cioè fuori tema in questa sede (cioè estraneo all'argomento del post), e ha già fatto (OT) ben tre commenti.
Rimanendo della sua idea (dalla quale non dubito che non vorrà discostarsi): pertanto, applicando in modo uniforme le regole che, PER TUTTI, disciplinano la pubblicazione dei commenti, ulteriori sue repliche non verranno, cortesemente, pubblicate.
Buongiorno Presidente,Volevo farle le mie congratulazioni e i miei migliori auguri per la sua nomina a sottosegretario per gli affari Leuropei
RispondiEliminaLa seguo da anni attraverso questo Blog,mi ha insegnato tantissimo,anche attraverso i suoi libri ho potuto approffondire la materia.
Felice di vederla al sevizio del nostro Paese per difenderne gli interessi e per riportare
al centro del dibattito i principi cardine della nostra Costituzione.
GRAZIE.