1. Vorrei partire da questo interessantissimo spunto offerto da Bazaar in un commento al precedente post:
"Mi sia permesso: molto meglio non capire che.... credere di aver capito.
Si evita la sindrome di Dunning-Kruger."
Per svolgere qualche riflessione relativa alle implicazioni del c.d."effetto Dunning-Kruger", partiamo da alcuni passaggi della trattazione di wikipedia linkata da Bazaar:
"L'effetto Dunning–Kruger è una distorsione cognitiva a causa della quale individui inesperti tendono a sopravvalutarsi, giudicando, a torto, le proprie abilità come superiori alla media.Questa distorsione viene attribuita all'incapacità metacognitiva, da parte di chi non è esperto in una materia, di riconoscere i propri limiti ed errori.[1] Il possesso di una reale competenza, al contrario, può produrre la distorsione inversa, con un'affievolita percezione della propria competenza e una diminuzione della fiducia in sé stessi, poiché individui competenti sarebbero portati a vedere negli altri un grado di comprensione equivalente al proprio. David Dunning e Justin Kruger, della Cornell University, hanno tratto la conclusione che: "l'errore di valutazione dell'incompetente deriva da un giudizio errato sul proprio conto, mentre quello di chi è altamente competente deriva da un equivoco sul conto degli altri".Il fenomeno ipotizzato venne verificato con una serie di esperimenti condotti da Dunning e Kruger[2][5] nell'ambito di attività (PINOY and RUS) tra loro diverse quali la comprensione nella lettura, la pratica degli scacchi o del tennis.Gli scienziati ipotizzarono che, per una data competenza, le persone inesperte
- tenderebbero a sovrastimare il proprio livello di abilità;
- non si renderebbero conto dell'effettiva capacità degli altri;
- non si renderebbero conto della propria inadeguatezza;
- si renderebbero conto e riconoscerebbero la propria precedente mancanza di abilità qualora ricevessero un addestramento per l'attività in questione.
Dunning ha proposto un'analogia ("la anosognosia nella vita quotidiana")[1][6] con la condizione di una persona che, soffrendo di una disabilità fisica in seguito a una lesione cerebrale, sembra non avvedersi o rifiutare di accettare l'esistenza della menomazione, anche se questa è grave come nel caso di cecità o paralisi......Nel 2003, lo stesso Dunning, insieme a Joyce Ehrlinger, anch'egli afferente alla Cornell University, pubblicò uno studio che descriveva un cambiamento del modo in cui le persone vedono sé stesse quando sono influenzate da stimoli esterni. Ai partecipanti all'esperimento, studenti della Cornell, furono somministrati test sulla conoscenza della geografia: alcuni di essi miravano a influenzare l'autostima in positivo, altri in negativo. Fu quindi chiesto loro di valutare la propria prestazione, e coloro che avevano avuto il test positivo valutarono il proprio lavoro in modo molto più lusinghiero rispetto a quanti avevano dovuto affrontare il test negativo.[7]Daniel Ames e Lara Kammrath estesero questo studio alla sensibilità nei confronti degli altri, e alla percezione della propria sensibilità che i soggetti avevano.[8]Un'altra ricerca ha suggerito che l'effetto non è così scontato e dovrebbe essere ascritto a distorsioni cognitive. In una serie di tre studi e 12 test i ricercatori trovarono che, in situazioni di difficoltà moderata, coloro che ottenevano prestazioni migliori e peggiori differivano molto poco in accuratezza, mentre in caso di difficoltà maggiore, i migliori risultavano meno accurati dei peggiori, nel proprio giudizio. Questo comportamento suggerirebbe che a ogni livello di abilità si è soggetti al medesimo grado di inaffidabilità.[9]Ehrlinger et al. (2008) fecero un tentativo di sottoporre a verifica delle spiegazioni alternative, ma giunsero a conclusioni qualitativamente simili a quelle del lavoro originale. L'articolo indicò come causa principale del fenomeno il fatto che, a differenza degli individui più abili, "gli individui meno capaci non ricevono alcun feedback che li convinca della necessità di migliorarsi."[10]Gli studi sull'effetto Dunning-Kruger tendono a focalizzarsi su soggetti prevalentemente nordamericani. Uno studio su alcuni soggetti orientali ha trovato che un altro effetto, opposto dell'effetto Dunning-Kruger, potrebbe avere conseguenze sull'autovalutazione e sulla motivazione a migliorarsi.[11]".
2. Rimanendo sul core dell'effetto Dunning-Kruger vi traduco una parte essenziale delle conclusioni di cui alla soprastante nota 11 (con link attivo).
Si tratta di un paper di Tori DeAngelis (sic), intitolato "Why we overestimate our competence".
Si incentra sul concetto di feed-back che, quindi, vi traduco subito in forma esplicativa (e dopo dicono che non sono chiaro...): feedback nasce dal (meta) linguaggio tecnico nel senso di reazione (cioè effetto connesso e significativamente consequenziale, in modo costante,all'agire di un qualsiasi comportamento o fenomeno fisico che causi, appunto, un processo causale percepibile); ma si estende nel linguaggio più "comune" (cioè al di fuori dell'ambito tecnico statistico-fisico in cui nasce), ad indicare un "riscontro", ovvero, nello studio dei "sistemi", un "segnale", come pure, nel linguaggio informatico (ma non solo), la c.d. "retroazione".
Nel campo di una scienza di studio del comportamento umano e in relazione alla sua conseguenza esterna, quindi "sociale", percepibile dal soggetto studiato, potremmo dunque definire il feedback il riscontro che può (può, se si vuole...) aversi ad una propria qualsiasi azione (intenzionale, sia essa logicamente governata o inconscia) in termini di reazione o segnale proveniente dall'ambiente sociale con cui siamo in contatto.
Traduciamo il punto:
"Uno degli antidoti ad una inaccurata autovalutazione (self-assessment) è un feedback di alta qualità, dice Dunning.Un campo in cui tale feedback risulta particolarmente utile, per esempio, è quello dell'area medica, dove i dottori sono tenuti a identificare le proprie debolezze e migliorare attraverso studio e ricerca.La difficoltà è che i dottori - e, in pratica, tutta la gente in generale- spesso non riescono a scorgere i propri punti deboli (nel contesto intendiamo le "lacune di competenza", date le premesse del discorso viste sopra; ndr.).Dunning sta ora intraprendendo uno studio che osserverà più da vicino la questione dei "punti ciechi". Se in effetti la gente evita il miglioramento (cognitivo, ndr.), in quanto semplicemente non scorge le proprie lacune, l'area (di indagine) è matura per intervenirvi (utilmente, ndr.)."Un minimo di incisivo (preciso) feedback può risultare l'esatto fattore motivante di cui la gente ha bisogno per lavorare sui propri difetti (nel processo cognitivo, ndr.)Se gli adolesecenti non realizzano che sanno ben poco sul "sesso sicuro", o i medici non sanno che la informazione e la tecnologia terapeutica sono significativamente mutate, non si si può attendere che migliorino la propria situazione".
3. Fin qui la sintesi dello studio di questo fenomeno socio-cognitivo di difetto dell'autovalutazione e di alterazione della comprensione delle proprie effettive competenze: non si tratta, dunque, di uno studio tipico della psicologia tradizionale circa la esistenza-identificazione e curabilità di un malessere, appunto psicologico, accusato dal soggetto e per lui inesplicabile (ma ben autopercepito), ovvero socialmente visibile e invalidante, cioè una evidente disfunzionalità che oggettivamente impedisce al soggetto una normale vita di relazione e di perseguimento delle oridinarie situazioni di sviluppo dell'esistenza (che sarebbe il campo delle psicosi, intese generalmente come vere e proprie malattie psichiche, e a spiegazione non prevalentemente fisiologica). Siamo nel campo della psicologia cognitiva.
4. Va sottolineato che questo tipo di problema diviene oggetto di indagine scientifica, da parte della psicologia, appunto "cognitiva", allorchè esso si manifesta in modo socialmente diffuso all'interno delle capacità cognitive umane, costituendo un "bias" cognitivo di dimensioni tali da non poter essere ignorato: nel mondo anglosassone, in partenza, ma, dato che questo costituisce un modello pervasivo estendibile a tutte le situazioni di socializzazione "occidentalizzate" (come abbiamo visto nel brano riportato).
Abbiamo parlato di "bias", concetto essenzialmente proprio della psicologia cognitiva, ma rammentiamo, sul piano della filosofia cognitiva e ermeneutica (il bias stesso è un difetto di capacità interpretativa delle evidenze che, pure, sono da noi percepibili), avevamo in precedenza parlato di "precomprensione"
...Il concetto di "precomprensione" lo dobbiamo, in particolare a Gadamer, per alcune forme a Wittengstein, e a Viehweg.
5. Quando però se ne occupa la psicologia cognitiva si riscontra una diffusione che non riguarda solo i soggetti più impegnati, per ruolo sociale, nell'attività ermeneutica (i giuristi, anzitutto, gli economisti e...i banchieri, ma chiunque abbia il potere di decidere "per conto" degli altri).
Quello che risulta inquietante è che la distorsione cognitiva investe la "gente", cioè la massa sociale occidentalizzata.
Certo, il dover decidere è una condizione esistenziale (di cui appunto si è occupato l'esistenzialismo...), e gli uomini "comuni" sono sempre stati, dal punto di vista delle elites che stabiliscono ed elaborano il paradigma culturale e scientifico, alquanto tagliati fuori dalla completezza delle informazioni e capacità necessarie per una integrale comprensione del sistema sociale.
Ma a ciò suppliva (peraltro, in un indeterminabile "passato" non ben confinabile in una precisa fase storica: diciamo una semplificazione operativa del presente discorso), almeno una corretta autopercezione e autovalutazione.
In sostanza, la gente comune, se così la vogliamo chiamare, possedeva il buon senso per autoregolarsi nelle proprie scelte o, visto dalle elites (oligarchiche), si rendeva conto dei propri limiti e "sapeva stare al proprio posto".
6. Invece, per ragioni di evoluzione socio-economica che abbiamo visto più volte nell'illustrare l'essenza della nostra Costituzione e le ragioni della crisi del capitalismo liberista e "sfrenato", la "gente" pareva aver perso l'attitudine a "saper stare al proprio posto".
Di qui, a un certo momento, l'esigenza di riprendere il controllo della situazione da parte della oligarchia, per una ovvia questione di controllo sociale.
Il paradigma, infinite volte ribadito, è sempre quello di Hayek:
«Il controllo economico non è il semplice controllo di un settore della vita umana che possa essere separato dal resto; è il controllo dei mezzi per tutti i nostri fini. E chiunque abbia il controllo dei mezzi deve anche determinare quali fini debbano essere alimentati, quali valori vadano stimati […] in breve, ciò che gli uomini debbano credere e ciò per cui debbano affannarsi».(F. von Hayek da "Verso la schiavitù", 1944).
7. Dunque, storicamente, la rivincita del neo-liberismo si organizza nel controllo culturale e mediatico (che, in una società socialmente e tecnologicamente avanzata, è naturalmente anche "accademico").
Ma qualcosa accade, ed è tale da rendere il tutto cognitivamente così rilevante da indurre i "cognitivisti" a indagare: e non a caso sul finire degli anni '90.
Voi stessi, attenti lettori, sapreste individuarne gli antecedenti scatenanti sul piano socio-economico (che, appunto, essendo neo-ordo-liberista, è un fenomeno di controllo dell'opinione pubblica e del consenso di massa).
La peculiarità sta però nel modo in cui il nuovo controllo sociale si manifesta, diciamo riassuntivamente, a partire dall'affermarsi progressivo e intensificato del neo-liberismo, conseguente al "Washington Consensus", sul piano globale ed alla costruzione federalista €uropea, sul piano del nostro continente.
Questo controllo attuale si fonda sull'induzione della distorsione cognitiva e autovalutativa e, come riflesso, abbiamo visto nello studio di Dunning-Kruger, nella svalutazione delle competenze di chi le possiede e nella quasi inestirpabile sopravvalutazione delle competenze di chi NON le possiede.
Ma se è controllo sociale, anche se strategicamente adattato ai "nuovi tempi" della contestazione diffusa del potere costituito, ciò implica un ribaltamento: la contestazione delle competenze reali e la rivendicazione di competenze autoattribuite e, per lo più, "immaginarie", non porta a che "la gente" non sappia più stare al proprio posto.
Porta, al contrario, ad un inganno efficacissimo: si crede di essere in grado di operare una contestazione, ma la non avvertita sopravvalutazione delle proprie capacità cognitive conduce a contestare falsi oggetti, un falso potere costituito.
Indirettamente, chi è preda dell'effetto Dunning-Kruger, finisce così per proteggere e assecondare il vero potere, proprio perchè non è in grado di identificarlo ed è portato a credere di saperlo fare, rifiutando di aprire gli occhi di fronte alle evidenza che, pure, avrebbe la possibilità di interpretare correttamente.
8. Abbiamo parlato, a questo riguardo, di mondo (neo-ordo-liberista) orwelliano:
"La "sottigliezza" del sistema spiega perchè la ghost institution che presiede ad ogni forma di opinione di massa, sia in grado di generare un'apparente opposizione tutta confinata all'interno della "macchina del livore", da essa stessa creata per rendere, non solo inoffensiva, ma persino "sinergica", la forma ammessa di opposizione:
"Il sistema, è ormai cosa nota, gestisce l’informazione ma anche, in modi indiretti e spesso occultati, la stessa contro-informazione: per cui, il prodotto che giunge al cittadino medio è la disinformazione, cioè la famosa “verità ufficiale”, più efficacemente divulgata se contenente, al suo interno, un'apparente dialettica di versioni "opposte", provenienti però dalla stessa indistinta "fonte di divulgazione"..."
Dato questo quadro, vi sottopongo una metodologia di decodificazione di pensieri e slogan dominanti che consente di pervenire con immediatezza all'identificazione della verità effettuale, cioè dei dati descrittivi della realtà correttamente identificati secondo una verosimile relazione di causa-effetto.L'emersione del rapporto causale "reale" talvolta non è immediata, perchè gli slogan del bis-linguaggio, ordoliberista-pop, sono spesso formulati in forma di paralogismo emotivo, cioè persino privo dell'apparenza di voler fornire un meccanismo di causa/effetto."
9. Abbiamo visto, parlando dell'AUTOINGANNO DEL TECNICISMO "POP". ORDOLIBERISMO E COLLABORAZIONISMO INVOLONTARIO, l'essenza di questa fenomenologia:
"...non "l'economia", ma "i controllori" dell'economia, come fenomeno di potere, prima ancora che come disciplina accademica (anch'essa utilizzata strumentalmente), hanno, attraverso i media, creato un discorso globale con il linguaggio pop. Di cui la pubblicità è parte (ad es; "abbiamo l'escusiva", e da lì in poi), fornendo ma anche facendosi rifornire, da accademia, cinema, gossip e, ovviamente, sintassi e contenuti giornalistici: tutti quanti insieme creano una sorta di ghost institution che predetermina e fertilizza a livello di massa, il pensiero acritico su cui attecchisce la trasformazione politico-istituzionale.
E questo, in modo tale che la trasformazione non incontri resistenze, dato che chi la conduce appare condividere tale linguaggio (prima gli affaticati negoziatori della costruzione europea, offerti, incredibilmente, come costruttori di "pace", poi i neo-liberisti "alla mano", impunemente ritenuti credibili nel voler tutelare l'occupazione).
Si è creata così una sostanza apparente, un discorso-involucro indistinguibile dai fini dissimulati, che ha tramutato i vecchi valori in slogan che li svuotano in modo rassicurante, offrendo la continuità una illusoria identificazione comune: perchè tutto è pop, cioè sintetizzabile in gingles equiordinati nella loro rilevanza ("lo vuole l'Europa", "combattiamo il razzismo", "ridurre il debito assicura la stabilità finanziaria", "occorre pensare alle fasce più deboli", "il femminicidio", "l'emergenza mal tempo").
Cioè, la scala delle priorità sfugge completamente, perchè LE CONNESSIONI TRA CAUSA ED EFFETTO SONO NASCOSTE DALL'URGENZA DEL MESSAGGIO ESPRESSO NEL LINGUAGGIO "pop".
10. Insomma, i "cittadini", come direbbe Alberto, "sanno di sapere" e perciò adottano, come apparente forma di rivolta, esattamente gli slogan che corrispondono al livello di (propria personale) incompetenza che devono ignorare e non essere in grado di autovalutare, in base alla diffusione degli slogan del tecnicismo pop.
E conferiscono il potere alle ghost-oligarchie in base alla ignoranza della propria incompetenza etero-indotta (magari chiamandola "onestà):
Quindi il condizionamento diviene distorsione cognitiva e, per di più, orgogliosamente rivendicata: da qui l'identificazione del problema sistemico nella casta e nella corruzione, senza MAI porsi alcun dubbio:
"...Nessuno ci dice quanto guadagna Weidmann, Lagarde, o un Olli, o altro analogo personaggio intento a dare "lezioncine" di tutto e a tutti.Ma per "quanto guadagna", intendiamo una traiettoria, un'appartenenza, contraddistinta non solo in termini attuali (relativi alla carica pro-tempore) di percezione di denari sostanzialmente pubblici, ma in termini di potenziale carriera, sempre pronta e assicurata da una PORTA GIREVOLE, all'interno degli organismi finanziari privati dominanti.Ciò che, nei fatti, ci può cioè dare la misura di quanto valgano, in termini di guadagno economico personale, le decisioni delle istituzioni cui, incidentalmente, costoro appartengono, in una fase -opportunamente delimitata- della loro immensamente remunerativa vita professionale.Quindi, colpevolizzare la casta (in quanto intesa come classe politica elettiva, e comunque coinvolta nella decisione sulla "spesa pubblica") e farne il principale obiettivo della revanche livorosa della "nuova politica" - a parte la ben nota irrilevanza della spesa relativa rispetto ai flussi di out-put gap e di recessione indotta dai creditori finanziari ordoliberisti nella loro furia rimodellatrice delle società democratiche- è un'operazione null'altro che "servente", rispetto ai fini ordoliberisti.E non solo lascia intatta, ma anzi rafforza la "doppia verità" della effettiva concentrazione oligarchica del potere politico-istituzionale, prima ancora che della ricchezza, attualmente in corso. Un verità occultata dietro il manto di un'etica pubblica tutta particolare e alimentata dai media che costruiscono fattoidi e iperconvizioni che nessuno potrà mai estirpare"
B) LA PRIORITA': PERCHE' ESISTE QUESTA PERCEZIONE MEDIATICA DELLA CORRUZIONE.
"La strumentalizzazione della corruzione per fini antidemocratici è una strategia utilizzata da molto prima che se ne impadronissiero i Bad Samaritans. Mi è tornato alla mente un libretto molto interessante che avevo letto tempo fa: si tratta di una raccolta di saggi di uno dei nostri maggiori americanisti, Arnaldo Testi, sulla storia dei partiti politici americani.La domanda di fondo a cui l'autore cerca di rispondere è come sia stato possibile che partiti con un ampio seguito di massa, come quello goduto nell'Ottocento dai partiti americani, si siano trasformati in organizzazioni verticistiche e "leggere" che di fatto limitano, per non dire negano, rappresentanza politica alle classi subalterne.Una delle chiavi di questa trasformazione fu l'incontro fra gli interessi delle vecchie élite e i programmi "riformatori" e "modernizzanti" di nuovi tecnocrati."La retorica dell'indipendenza dei politici progressisti si intrecciò con l'estendersi a livello di massa della retorica antipartito che fino allora era rimasta confinata nei salotti borghesi e negli editoriali della stampa dell'élite.L'occasione fu offerta dall'esplosione fragorosa e repentina, dopo il 1902-1903, di una serie di scandali municipali e statali che implicavano scambi di favori fra uomini d'affari e pubblici amministratori legati ai partiti.Amplificati dalla stampa quotidiana e periodica, questi scandali trasmisero a un'opinione pubblica traumatizzata la sensazione, come scrisse il giovane reporter investigativo Lincoln Steffens (che qui lanciò la sua fortunata carriera di muckracker), che la corruzione fosse diventata un vero e proprio "sistema" di governo, perverso e pericoloso per la stessa democrazia.Le reazioni politiche e giudiziarie furono violentissime, al grido di "Cacciate i furfanti!"Ma chi erano i veri furfanti?Steffens aveva sottolineato come "in tutte le città, le classi migliori - gli uomini d'affari - sono la fonte di corruzione; ma essi sono così raramente perseguiti e presi con le mani nel sacco che non riusciamo a capire in pieno da dove vengano i nostri guai.Così nella stragrande maggioranza dei casi si accusano gli uomini politici e le classi più povere, ignoranti e depravate".
11. Potrei andare avanti, ma penso che, in gran parte (hopefully) abbiate compreso.
Il modo di correzione di questo gigantesco problema di distorsione cognitiva e di difetto di autovalutazione delle proprie competenze, come abbiamo visto, è il feedback: cioè la capacità di comprendere le conseguenze-reazioni delle nostre scelte cognitive. Conseguenze che, seppure si manifestano in segnali dell'ambiente sociale che ci circonda, riguardano il modo in cui riusciamo, o meglio NON riusciamo, in definitiva, a individuare correttamente il potere che ci condiziona, le sue mire e i suoi effetti sulle nostre vite.
Insomma, la correzione passa per due (misteriose) chance motivatrici, di cui occorre anzitutto prendere atto:
a) non pensare di "sapere" (riconoscendo la propria incompetenza e le ragioni per cui non la sappiamo più scorgere);
b) STUDIARE (questa parte, per quanto faticosa e sgradita, non è proprio evitabile: nel proprio interesse).
Parola di psicologi della cognizione.
La posta sale vertiginosamente. Il bipede implume è nel mirino. Sulla sua essenza intima convergono le lenti d'ingrandimento. Se non brucia come foglia secca, ne vedremo delle belle.
RispondiElimina"gli individui meno capaci non ricevono alcun feedback che li convinca della necessità di migliorarsi."
RispondiEliminaIl che "scientificamente" spiega il disastro della scuola post-sessantottina :-)
Ma , restando nell' ovvio, aggiungerei che tutti , anche i "migliori" non possano migliorarsi senza esservi spinti da severi feedback.
Direi che capiti a fagiolo.
RispondiEliminaIn effetti non è ben chiaro ne' generalmente percepito che lo Stato abbandona la scuola nel '68, la vulgata tende ad essere quella che riporti.
Siamo in topic.
Caro Luciano
RispondiEliminapiu' la leggo piu' il mio feedback diviene ingombrante
il beato (nell'accezione Bagnaica) Domenico
La domanda è: possiamo dire che questo bias cognitivo in realtà affligge allo stesso modo imbecilli e premi Nobel (alimentando una contrapposizione basata in effetti sull'assimilazione della "verità ufficiale" anziché sull'analisi di quella "effettuale" - che nel mio piccolo propongo di chiamare tautologicamente "verità vera" -)?
RispondiEliminahttp://www.lastampa.it/2015/06/10/cultura/eco-con-i-parola-a-legioni-di-imbecilli-XJrvezBN4XOoyo0h98EfiJ/pagina.html
http://www.lastampa.it/2012/01/26/esteri/speciali/europa/commenti-e-interviste/eco-scommetto-sui-giovaninati-dalla-rivoluzione-erasmus-t0Xo4vuRQPNMIR69ROOxYJ/pagina.html
Domanda interessante: secondo Dunning-Kruger il possibile errore di autovalutazione dipende dalle condizioni di stress del test (in condizioni normali errori sono riscontrabili in pari misura sia tra i competenti che tra gli incompetenti, ma, come abbiamo visto, vanno in direzioni diametralmente opposte).
EliminaMa intuisco un innuendo di "domanda retorica": es; premi Noble per la letteratura o la chimica che si pronunciano sul riscaldamento globale o sulla crisi economica del mondo globale finanziarizzato, vanno ascritti, per materia, tra gli incompetenti; ancorchè "metodologicamente" non dovremmo avere fenomeni del genere.
Ma, più spesso, in tali casi, e ancor più per gli "economisti" (ove macro, e non esperti di finanza..), la verità è ufficiale in funzione di chi...ufficialmente, detiene i cordoni della borsa con cui si viene pagati (chiedere, che so, agli ex presidenti degli USA...)
Distorsione cognitiva:
RispondiEliminaPubblicità di piazza pulita di stasera: titolo I RE DI ROMA. puntata dedicata a Salvatore Buzzi.
Un affarista di basso profilo, in galera, che coi suoi loschi traffici avra guadagnato meno dei soldi incassati da la7 da Formigli.
Ecco di cosa deve preoccuparsi la plebe.
Si cammina un poco sulle uova.
RispondiEliminaAd esempio nella slide col grafico dell'effetto Dunning-Kruger si legge Nobel Prize Psicology 2000, ma non esistendo nessun Nobel Prize per la Psicologia, ci si riferisce evidentemente al meno famoso ma più mordente Ignobel Prize, probabilmente oramai più autorevole di quello originale.
Si cammina un poco sulle uova, non nel senso delle idee che qui da tempo vengono identificate, ma nella elezione di costoro come possibili interlocutori concettuali.
Per conto mio questi “studiosi” non meritano più che una fuggevole menzione, e a soffermarcisi troppo sopra, come si vede anche da altri interventi, si fa poi facile generare gli “equivoci utili”. È un'arma fin troppo potente questa “ricerca”. D'altronde abbastanza evidentemente essi stessi sovrastimano le loro competenze statistiche. Il più classico bue che da del cornuto all'asino. L'esistenza dei palloni gonfiati non necessitava di una miserabile base statistica per essere confermata. Basta, per esempio, leggere le sconcertanti prefazioni, e prefazioni di prefazioni, di Hayek per il suo libro: La via della servitù. Uno spettacolo veramente patetico!
Dunque, più delle “ricerche” di questi “ricercatori”, per la questione in oggetto possono le memorabili parole di Socrate nell'Apologia in relazione al responso dell'oracolo di Delfi, ed in effetti nulla di più costoro aggiungono con i loro sforzi, che anzi edulcorano il concetto rendendolo una semplice disfunzione psico-erettile.
Cherefonte aveva chiesto all'oracolo il responso se c'era qualcuno più sapiente di Socrate, e la Pizia aveva risposto che Socrate era il più sapiente. Socrate commenta:
“Andai da uno di quelli che hanno fama di essere sapienti; pensando che solamente così avrei potuto smentire l’oracolo e rispondere al vaticinio: “Ecco, questo qui è più sapiente di me, e tu dicevi che ero io”. – Mentre dunque io stavo esaminando costui, – il nome non c’è bisogno ve lo dica, o Ateniesi; vi basti che era uno dei nostri uomini politici questo tale con cui, esaminandolo e ragionandoci insieme, feci l’esperimento che sono per dirvi; – ebbene, questo brav’uomo mi parve, sí, che avesse l’aria, agli occhi di molti altri e particolarmente di se medesimo, di essere sapiente, ma in realtà non fosse; e allora mi provai a farglielo capire, che credeva essere sapiente, ma non era. E così, da quel momento, non solo venni in odio a colui, ma a molti anche di coloro che erano quivi presenti. E, andandomene via, dovetti concludere meco stesso che veramente di cotest’uomo ero più sapiente io: in questo senso, che l’uno e l’altro di noi due poteva pur darsi non sapesse niente né di buono né di bello; ma costui credeva sapere e non sapeva, io invece, come non sapevo, neanche credevo sapere; e mi parve insomma che almeno per una piccola cosa io fossi più sapiente di lui, per questa che io, quel che non so, neanche credo saperlo.”
Ma sì, la psicologia cognitiva è un po' così. Una sorta di sociologia che cerca un fondamento nelle neuroscienze e va cercando tassonomie per fenomeni che mancano del dato essenziale che rende veramente autonoma la psicologia stessa: un essere umano che accusa un malessere non altrimenti spiegabile sul piano fisiologico.
EliminaPerò a me lo spunto è parso divertente e comunque indicativo di un problema reale e molto attuale. Certo lo potevano scoprire prima: ma oggi, e questo è interessante, non è più una questione cognitiva quanto una modalità del neo-controllo di massa.
E' il timing del verificarsi dell'indagine che mi interessava, come dico nel post...
Diciamo che, se si ama Socrate, mi risulta difficile che non si ami anche quella fusione di comportamentismo e cognitivismo che si è sviluppato nel corso del XX secolo: per come la vedo, considero questa disciplina che concilia il "positivismo" del comportamentismo, ed il "soggettivismo" - l'esistenzialismo! - del cognitivismo, un caposaldo dell'etica e della speculazione filosofica morale.
EliminaIl matrimonio tra Cartesio e Sartre.
Al di là degli psicologi in questione, questa scienza permette di comprendere tanto Socrate quanto il dott. Murphy... o no?
(Dai, non ditemi che gli spin doctor non studiano a fondo il Tomo sesto della Gerarchiologia delle organizzazioni sociali, prima di consultare i vari specialisti dell'ingegneria sociale: insomma, il Teorema di Peter, il Principio, l'Inversione e l'Osservazione di Peter, la "Regola di Peter sull'incompetenza creativa", la sua "Legge di sostituzione", la sua "Prognosi e il Placebo" o la "Regola di Freeman", devono essere bagaglio di chiunque si occupi di informazione e propaganda)
p.s.
EliminaFaccio tra l'altro notare che il l'art.1 Cost. è in netto contrasto con l'Assioma di Vail.
Per questo vanno fatte le riforme che, però, si trovano di fronte al "dilemma del lavoratore".
Eh, ma poi ti tocca sviluppare in modo divulgativo (anche) ed espanso:
Elimina"l'ingegneria sociale: ..., il Teorema di Peter, il Principio, l'Inversione e l'Osservazione di Peter, la "Regola di Peter sull'incompetenza creativa", la sua "Legge di sostituzione", la sua "Prognosi e il Placebo" o la "Regola di Freeman".
Mica possiamo darli per scontati :-)
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EliminaMi è saltato il link attivo della Tomo sesto della Gerarchiologia!
EliminaDetto e fatto:
Legge della comunicazione
L'inevitabile risultato del miglioramento e dell'allargamento della comunicazione tra differenti livelli in una gerarchia è il considerevole ampliamento dell'area di incomprensione.
Teorema di Peter
Incompetenza più incompetenza uguale incompetenza.
Principio di Peter
In una gerarchia ogni membro tende a raggiungere il proprio livello di incompetenza.
Il lavoro viene svolto da quei membri che non hanno ancora raggiunto il proprio livello di incompetenza.
Corollari
Col tempo, ogni posizione tende a essere occupata da un membro che è incompetente a svolgere quel lavoro.
Inversione di Peter
La coerenza interna è assai più apprezzata dell'efficienza.
Osservazione di Peter
La super competenza è peggio dell'incompetenza.
Regola di Peter sull'incompetenza creativa
Create l'impressione di aver già raggiunto il vostro livello di incompetenza.
Fondamentale:
Legge di Peter sulla sostituzione
Preoccupati delle pagliuzze e le travi si arrangeranno da sole.
Marcello Foa ha anche sostenuto dei corsi in merito a:
Prognosi di Peter
Passa abbastanza tempo a confermare il bisogno e il bisogno sparirà.
Placebo di Peter
Un grammo di immagine val più d'un chilo di fatti.
Regola di Freeman
Le circostanze possono forzare un incompetente generalizzato a diventare competente in un campo specifico.
Legge di H.L. Mencken
Chi sa fare, fa.
Chi non sa fare, insegna.
Estensione di Martin
Chi non sa insegnare, amministra.
Prima legge di socioeconomica
In un sistema gerarchico, il pagamento per ogni lavoro è inversamente proporzionale
alla spiacevolezza e difficoltà del lavoro stesso.
Dove si pensi Hayek abbia studiato?
Legge di ferro dell'oligarchia
In ogni attività organizzata, in qualsiasi sfera, un ristretto numero di persone si metterà a comandare e gli altri eseguiranno.
In merito all'art.1 Cost. e "Riforme", si suggerisce:
Assioma di Vail
In ogni impresa umana, il lavoro cerca sempre il livello gerarchico più basso.
Dilemmi del lavoratore
1. Per quanto uno faccia, non farà mai abbastanza.
2. Quel che non si fa è sempre più importante di quel che si fa.
Exciting, isn't it?
EliminaPura energia allocativa al servizio della efficienza dei mercati.
Come possiamo fare a meno di appoggiare la rivoluzione che ESSI propugnano e che dimostra inequivocabilmente la superiorità della Grande Società degli "onesti"?
"L'effetto Dunning–Kruger è una distorsione cognitiva a causa della quale individui inesperti tendono a sopravvalutarsi, giudicando, a torto, le proprie abilità come superiori alla media."
RispondiEliminaCiao Quarantotto, a me sembra che la distorsione cognitiva da parte della stragrande maggioranza degli Italiani, ma probabilmente di tutto il mondo occidentale, che riguarda tutti gli strati sociali senza nessuna eccezione, sia soprattutto quella di aver perso la capacità di capire e quindi di perseguire il proprio interesse personale. Un popolo e una sedicente classe dirigente che sono in uno stato sedativo perenne. Forse è il cambiamento antropologico di cui parlava Pasolini?
Faccio alcuni esempi, qual'è l'articolo della Costituzione che io ho sentito più criticato da lavoratori attivi o lavoratori in pensione?" L'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro"... Ma ti sembra giusto che il lavoro sia un diritto? questa è la domanda che fanno con arroganza a mia moglie ( con me scappano o evitano di parlare) magari fatta da persone che hanno avuto la tessera del PCI per vent'anni.
Proviamo a fare una domanda a bruciapelo a chi lavora nei sindacati e quindi da loro riceve uno stipendio: Qual'è il ruolo e la funzione di un grande sindacato? Penso e non credo di sbagliare che pochi sarebbero capaci di fornirti la risposta esatta, quello di tutelare il lavoro? E se poi gli chiedi a quei pochi come si fa a difendere il lavoro all'interno di una Unione Monetaria, i cui pilastri fondanti, sono la stabilità dei prezzi, la creazione del mercato fortemente competitivo, la libera circolazione dei capitali ( tutti sono convinti che ci sia sempre stata perchè è una legge naturale, così come piove e poi c'è il sole così i capitali vanno e vengono) la Banca centrale indipendente, ti guardano come fossi un marziano che viene da un' altra galassia, oppure pensano che sei fuori di testa.
Quarantotto tu hai sempre affermato che questo Paese non ha più i mezzi culturali per modificare la traiettoria storica verso cui siamo diretti, io sono ancora più pessimista, mi dispiace perchè non ho la fluidità di tastiera e faccio fatica a trovare le parole, ma qui è un popolo che ha perso il senso della propria esistenza, della propria identità, della propria strada da percorrere. Ha perso quel Buon Senso che forse mai è appartenuto alle Elites ma che era proprio del popolo, perchè saper stare al proprio posto è anche avere la coscienza dei propri mezzi , dei propri diritti e dei propri doveri
Da giovane ho frequentato gli ambienti teosofici, e se non ricordo male Annie Besant aveva affermato un concetto che più o meno suona così: Fra perchè proprio IO e perchè non proprio IO passano eoni di evoluzione.
Io questo concetto vorrei modificarlo così: Fra IO e NOI passano eoni di evoluzione umana. E' quel piccolo io assordante, chiassoso, arrogante, che ci fa perdere quel comune senso del vivere. Non nacqui per essere in eterna lotta con gli altri Io, ma per avvicinarmi almeno un pò all'ASSOLUTO assieme agli altri Io.
Dai che le parole le hai trovate.
EliminaSappiamo che, di fronte alla liberalizzazione della circolazione dei capitali e alla logica liberoscambista, secondo l'analisi di Galbraith qui condivisa, il sindacato perde la sua funzione e identità originarie e può sopravvivere solo trasformandosi in una componente del bio-potere antidemocratico (salva la debole facciata della democrazia idraulico-sondaggistica).
La perdita dalla capacità di autovalutazione è un riflesso della incompetenza ma anche la garanzia che essa non sarà mai auto-posta in discussione.
Sterminate e crescenti masse dell'Occidente che ha perso la bussola sono dentro questo schema: appartenere organizzativamente al sindacato, ormai, è svolgere un lavoro nel settore dei servizi (politico-sociali ed è il colmo!) come tanti altri...
OTC
RispondiEliminaEsisterebbero significativi studi scientifici internazionali sulle correlazioni medico-scientifiche tra sistomatologia della sindrome di Dunning-Kruger (indebolimento delle capacità cognitive e di coordinamento delle persone) e la fluorizzazione delle acque potabili, quella propagandata da Edward Bernays, il padre degli spin doctor ...
Esisterebbero "simpatiche" correlazioni storiche ed economiche tra i due eventi ma esula un poco troppo dall'impronta editoriale del blog di '48 .. :-)
Linka, se possibile, questi studi: magari scopriamo qualche interessante connessione...Certo, degli "studi" ci possiamo fidare sempre meno: e però dipende anche da quale via mediatica di diffusione li ha pubblicizzati...
EliminaSe interessa, ti "lavoro" un post nei prossimi giorni.
EliminaUn titolo: LE EUGENETICHE AFFINITA' DEGLI ALOGENI: un poco di chimica, di biochimica, di patologia .. economica :-)
ps: nel percorre "piste cifrate" appaiono sempre le stesse immagini ..
Mi raccomando di semplificare, se no poi se la prendono con me e la mia sintassi :-)
EliminaPer "saper stare al proprio posto" è necessario sapere quale è il proprio posto: sapere di non sapere implica che vi sia una Sapienza che per limiti propri non è possibile raggiungere, ora (se non studiando) se si tratta di sapienza umana (come la scienza, nella consapevolezza ovviamente dei limiti della verità scientifica) o in assoluto, se Sapienza metafisica, divina.
RispondiEliminaLa dottrina cattolica costruitasi nei secoli si fonda: 1 sull'esistenza della Verità (rivelata) 2 sulla costitutiva capacità della ragione umana di coglierne l'esistenza (ma non l'essenza).
La gente "di una volta", penso a mia nonna con la sua quinta elementare, sapeva stare al suo posto, sapeva di non sapere, perché sapeva che ESISTE la Verità e perciò il Bene e il Male e la retta coscienza, capace di distinguerli. Perciò sapeva anche valutarsi come ignorante rispetto alle conoscenze che non aveva (e a cui non poteva accedere..) e aveva gran rispetto dei Maestri e dei Dottori ma per quel che riguarda la LORO materia umana e finché si limitassero ad essa, e il suo "buon senso" era assai competente (e agguerrito) nel rigettare la scienza umana che trasbordasse dal suo oggetto.
Il popolo ignorante in chiesa "respirava" senza saperla secoli di filosofia, gli intellettuali erano consapevoli di quanto intimamente connessa fosse la storia del pensiero occidentale con il cristianesimo in quanto fondato e fondante una ragione umana capace di cogliere la razionalità del reale (e anche chi ha cercato di recidere queste radici).
La Chiesa cattolica non da oggi è sotto assedio interno e esterno da parte di un pensiero che non ritiene più utile fondarsi, un non-pensiero che non si interroga più sull'esistenza della Verità, figuriamoci sulla propria capacità o meno di coglierla razionalmente. Il "chi sono io per giudicare" perché "Gesù pronuncia solo la parola del perdono, non quella della condanna" di papa Bergoglio ne è il segno più inquietante.
Perché chi sa giudica, e nei limiti di ciò che sa, chi non sa opina.
Se il papa, che rappresenta con la Chiesa cattolica l'ultimo baluardo di un'idea di uomo capace di cogliere la razionalità del reale, afferma: "io non parlerei, nemmeno per chi crede, di verità assoluta..tant'è vero che anche ciascuno di noi la coglie, la verità, e la esprime a partire da sé: dalla sua storia e cultura, dalla situazione in cui vive..", ci possiamo stupire dell'opinionismo dilagante per cui ogni opinione vale quanto un'altra cioè niente? Del rifiuto a studiare per conoscere le cause persino di ciò che come dice Mauro Gosmin lede il proprio interesse e come dovrebbe suggerire il buon senso?
Questo pensiero debole è il terreno più fertile per chi invece ha ben chiari i propri interessi e i rapporti di causa ed effetto tra propaganda e livore autodistruttivo, tra "fine delle certezze" e rinuncia a difendersi.
Spero di non essere andata troppo fuori tema..
Non sempre. Io sono ignorante stupida ed analfabeta funzionale e me ne rendo conto benissimo, basta contare tutte le figuracce che faccio ogni volta che apro bocca e dico una sciocchezza. Quando dico una stupidaggine, spesso credo sia vera, ma poi quando mi si corregge, non mi sorprende più di tanto. Ci sono abituata
RispondiEliminaL'effetto Dunning-kruger è comune, ma non tutti gli ignoranti ne sono soggetti (così come non tutti gli esperti)