domenica 9 luglio 2017

G20: TRA AFRICA KORPS(ORATE) E BATTLE MOOD DI JUNCKER


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1. Se si adotta il metro di giudizio mondialista, basato sull'idea che il liberoscambismo sia cooperazione, che il riscaldamento globale sia una priorità per far pagare di più l'energia ai salari reali (decrescenti) delle classi lavoratrici, già sottoposte al capitale-senza-confini (delocalizzazione produttiva+spinta all'immigrazione no-limits nei paesi prescelti come perdenti nel processo di specializzazione conseguente ai vantaggi comparati), insomma se si crede che la "guerra è pace", beh, allora il G20 di Amburgo potrebbe essere visto come un insuccesso.
Ed infatti, in questi termini ne parla l'Huffington Post versione italiana.

2. Se poi si analizzassero, ad uno ad uno, i contenuti del principale comunicato finale nonché dei vari comunicati su temi specifici (questo è quello sul terrorismo e sullo Human Trafficking: un esempio preclaro di aria fritta senza pudore), ci si troverebbe di fronte alla stanca ripetizione degli slogan più retrivi e privi ormai di senso che si rifanno, pari pari, al Washington Consensus (v. in particolare p.4)
Il piano della Merkel per l'Africa (tragicomicamente denominato Africa Compakt...già che c'erano potevano chiamarlo Africa Korps(orate)), ne è una riedizione sfacciata sub-specie di "€uropa ad adiuvandum" delle politiche già da decenni imposte da FMI e World Bank
"A questo riguardo, l'interesse della Germania per il mercato africano è in continua crescita da quando, nel 2014, vennero pubblicate le Guidelines for Africa del nuovo approccio tedesco verso il continente; già da allora la Germania vedeva importanti opportunità nell'enorme potenziale dei mercati africani, tanto da diventare in quegli anni il principale esportatore europeo verso l'Africa sub-sahariana.
Eppure oggi la presenza della Germania in Africa riguarda solo un migliaio delle 400.000 imprese tedesche operanti all'estero e genera un interscambio di 'soli' 27,7 miliardi di dollari meno del 2% dell'intero commercio estero tedesco. 
Nel tentativo di dare nuovo slancio a questa presenza, tra le misure proposte per incentivare investimenti privati in Africa vi sono garanzie di credito all'esportazione per le aziende tedesche e, al contempo, risorse finanziarie a sostegno dei governi africani che introducono riforme, soprattutto nel quadro normativo economico, incluso quello della tassazione, e agiscono con responsabilità, trasparenza e impegno".
Cosa sia il "Piano Merkel" per l'Africa è presto detto: da un lato 300 milioni di euro per programmi di formazione professionale e occupazione, destinati ai Paesi – si parte con Tunisia, Ghana e Costa d'Avorio, mentre Marocco, Ruanda, Senegal ed Etiopia potrebbero seguire – che si impegnano a rispettare i diritti umani, combattere la corruzione e garantire lo stato di diritto, creando così un clima economico più favorevole; dall'altro i "Compact with Africa", che puntano a incentivare le riforme sul posto, per attirare maggiori investimenti privati".

3. Ma, ripeto, scendere analiticamente su tali contenuti, sarebbe inutile.
L'unica realtà di cui prendere atto è che, da un lato, è evidente che il "successo diplomatico" da taluni riconosciuto alla Merkel contrassegna, tutt'al più, l'autoinvestitura della Germania a paese leader del fronte globalista, con l'esportazione a livello planetario dell'arrogante intransigenza verso qualsiasi residua forma di sovranità altrui, che era già contenuta nel (morente) Washington Consensus. 
Una notizia senz'altro poco rassicurante: un'ideologia antiumanitaria al suo tramonto, che divide il mondo in eterno tra vincenti e perdenti (in quanto corrotti e salvabili solo con la dipendenza dagli IDE), diviene la bandiera di un paese che già ha dato tragica prova di essere incline alla versione crepuscolare, fino al cupio dissolvi, delle (peggiori) ideologie anglosassoni (qui. p.6).

4. Dall'altro lato, l'accenno, nel comunicato finale sul free-trade, alle "misure difensive" genericamente viste come eccezioni alla linea anti-daziaria formalmente approvata dal G20, nasconde invece la ormai proclamata contrapposizione dell'UE, cioè in pratica della leadership tedesca, rispetto agli interessi USA contrari, a titolo di "caso esemplare", al dumping cinese, e non solo, sull'acciaio (di cui l'UE "non vede la prova").
E il tutto, ben al di là della questione dell'acciaio - che, a bassi prezzi, abbattendo in dumping i fondamentali costi del trasporto, guardacaso favorisce i paesi esportatori del manifatturiero "pesante"-, segna l'approssimarsi di una guerra commerciale USA-UE.

5. E infatti Juncker, guardacaso trascurato dagli italmedia su questo clamoroso preannuncio, se ne esce con un'aperta minaccia agli USA, vantando "l'elevato stato d'animo da battaglia" dell'UE (!) nei confronti degli USA, giungendo perciò a esplicitare
"Non intendo dirvi in dettaglio cosa faremo. Ma ciò che mi pregio di dirvi è che è che entro pochi giorni - non avremo bisogno di mesi per far ciò- potremmo reagire con contromisure". 

5.1. Nel G20, infatti, i delegati ufficiali ai vari negoziati, già hanno esercitato pressioni mirate sugli equilibri interni alla politica USA "ammonendo gli USA a non intraprendere alcuna misura contro l'acciaio sia tedesco che Cinese (!). L'UE, è beninteso, è orientata alla rappresaglia focalizzandosi sui prodotti agricoli americani. I funzionari hanno confermato che un obiettivo di rappresaglia potrà essere il bourbon whiskey, uno delle maggiori voci esportative dello stato del Kentucky, patria di Mitch McConnell, il leader repubblicano della maggioranza in Senato".
House of Cards, nelle sue grottesche e per lo più caricaturali implicazioni di politica internazionale, non ci sarebbe mai arrivato.

5.2. Ma va sempre rammentato che tra il 10 e il 13 luglio 1943 si svolse lo sbarco in Sicilia, cioè l'attacco USA (insieme a UK) al controllo europeo da parte della Germania...Il 19 luglio, in effetti, "Mussolini incontra Hitler a Villa Gaggia ma non riesce ad ottenere nuovi aiuti per difendere la Sicilia" e, proprio lo stesso giorno di questo diniego di aiuti, - riguardanti la Sicilia!- da parte della Germania dominatrix europea, "Roma viene bombardata, per la prima volta, dagli Alleati".
Lo diciamo così, sommessamente, piano piano, frattalicamente (pp.7 e ss.) parlando...

15 commenti:

  1. [ Anch'io ho pensato più volte a questo problema e sono arrivato alla conclusione che, non soltanto ma anche per questa ragione, l'Europa deve assumere al più presto una struttura federale. Le leggi e i comportamenti politici che ne derivano sono decisi dal governo federale e dal Parlamento federale, non dai singoli Paesi confederati. Lei del resto questo tema l'ha più volte sollevato, perfino quando ha parlato al Parlamento europeo.

    "È vero, l'ho più volte sollevato". E ha ricevuto molti applausi e addirittura ovazioni. "Sì, è così, ma purtroppo significa ben poco. I Paesi si muoveranno se si renderanno conto di una verità: o l'Europa diventa una comunità federale o non conterà più nulla nel mondo. Ma ora voglio farle una domanda: quali sono pregi e difetti dei giornalisti?".]
    ......
    da: intervista di Scalfari a Papa Francesco

    http://www.repubblica.it/vaticano/2017/07/08/news/scalfari_intervista_francesco_il_mio_grido_al_g20_sui_migranti_-170253225/

    "o l'Europa diventa una comunità federale o non conterà più nulla nel mondo."

    Lo Spettacolo del Papa continua....

    Ma il Papa, lo sappiamo bene, vuole l'unione federalista europea per l'interesse dei pooooveri, per gli esclusi [che, in assenza del welfare delle nazionibrutte-e-egoiste, tornano a "Dio" per mezzo della caritas stracciona], mica per l'interesse della suo Stato-assolutista-multinazionale e dell'élite internazionalista capitalista.
    -
    Sul sito del Movimento Federalista Europeo sono tutti felici delle dichiarazioni papali:
    "Nell'intervista a Eugenio Scalfari pubblicata oggi su Repubblica Papa Francesco, dopo aver ammesso di aver sollevato più volte il tema dell'unità dell'Europa, ricevendo applausi ed ovazioni, conclude amaramente: "Sì, è così, ma purtroppo significa ben poco. I Paesi si muoveranno se si renderanno conto di questa verità: o l'Europa diventa un comunità federale o non conterà più nulla".

    I federalisti europei vanno predicando questa amara verità dai tempi del Manifesto di Ventotene. Anche gli Stati, dopo due conflitti nati sul suolo europeo e divenuti ben presto mondiali, si sono in qualche modo resi conto di dover collaborare per sopravvivere ed hanno avviato quel lento e tortuoso processo di integrazione che li ha condotti a dar vita alla Comunità e poi all'Unione. Senza mai affrontare però la secca alternativa posta dal Pontefice. L'equilibrio bipolare prima ed il tentativo egemonico americano poi hanno permesso infatti per decenni agli orgogliosi Stati nazionali di rimandare lo scioglimento di quel nodo."
    http://www.mfe.it/site/index.php/3684-il-papa-o-l-europa-diventa-un-comunita-federale-o-non-contera-piu-nulla

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    1. Che dire? Chi è intorno al Papa e lo "consiglia" sulle sue convinte esternazioni, può ragionevolmente FINGERE DI IGNORARE il pensiero di Hayek sul federalismo interstatale e le sue conseguenze "obbligate" in termini di benessere e di mercato del lavoro.
      http://orizzonte48.blogspot.it/2015/07/uem-federalismo-ordoliberismo-einaudi-e.html

      Non è altrimenti pensabile che tale fondamentale teorizzazione, coerentemente attuata in oltre 60 anni di trattati, sia ignota ai dottori sottili del pensiero globalista connaturato alla Chiesa...

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    2. Misteri gloriosi.

      Non mi pronuncio sulla pantomima Germania e colonie (aka UE) versus USA. Siamo nella Società dello Spettacolo: il capitale anglotedesco è talmente integrato che non si capisce come un paese occupato militarmente come la Germania, che notoriamente ha i media di massa a libro paga CIA, possa essere governata da un governo che sua sponte possa guidare una coalizione di interessi radicati in Europa contro interessi radicati in USA.

      Se lo "Stato profondo" americano volesse realmente correggere le partite correnti e ridimensionare il mercantilismo imperialista teutonico, non ci metterebbe troppo.

      (Con Herrhausen fecero in fretta...)

      Che ci siano dei forti malumori nell'élite globalista è facile, almeno vedendo i fenomeni Brexit e Trump; ma che possano così sezionarsi a livello geografico, nazionale, e intra-nazionale... non so. Temo il peggio.

      Questa storia dei nazi, degli estremismi-a-cui-in-centro-ci-piazzi-i-liberali, degli Jihadisti che "prima-li-finanzi-e-poi-perdi-il-controllo-e-ti-si-rivoltano-contro"... mah. Suona molto Hollywood.

      Certo è che la competizione tra le varie sezioni di capitale finanziario ed industriale deve prendere pur forma in qualche potente organizzazione, come quelle messe a disposizione dagli stati nazionali.

      Il cruccio dell'élite sociopatica, però, dovrebbero essere il mercato cinese e l'atomica russa: i crucchi sono ancora la solita creatura dei vari Frankenstein english-speaking... "scappata di mano"?

      Mah...

      Per me c'è qualcuno che ha scommesso su una soluzione non pacifica degli squilibri delle bilance dei pagamenti tra USA e Germania.

      Un pero non può fruttare mele: da questa classe di idioti mi posso aspettare solo il peggio.

      Da Herrhausen a Strauss-Kahn mi pare che la determinazione al libernazismo del capitale "occidentale" sia strutturale, e qualsiasi moderazione sia solamente funzionale a perpetuare se stesso, volto al totalitarismo teocratico del mercato senza qualsiasi compromesso.

      Sarei curioso di capire quale sia la reale - se c'è - dialettica politica tra USA e UE.

      Bergoglio, invece, va ringraziato. Laudato sia il suo pauperistico nome. Dovrebbero fargli un monumento. Un monumento dedicato a tutti i "fedeli", i pecoroni smarriti che seguono il Pastore al macello.

      I nostri figli non possono non conoscere il Vangelo, forse il più importante testo divulgativo di etica sociale per cui dei "fedeli" coscienti dovrebbero esigere l'edificazione di Istituzioni Politiche che rendano effettiva questa etica, che la rendano "carne" come la "parola" gesuana... etica che non ha nulla a che vedere con la morale individualistica del liberalismo cattolico.

      E sono duemila anni che il cristianesimo non ha nulla a che fare con il Vangelo, se non nella sua versione piddina e caritatevolmente politically correct.

      (Ricordo che il Vangelo, a differenza della restante tradizione monoteistica, è un testo di etica: di religioso ha ben poco e la divulgazione in "parabole" rende le categorie morali di evidente intuizione, senza inaccessibili esegesi)

      Rimane l'ovvia constatazione che il testo evangelico non può essere insegnato ai nostri figli da chi ininterrottamente, da più di duemila anni, ne stupra la parola.

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    3. Ma è scontato che sia un copione partorito dalla società-spettacolo del tecnicismo-pop della politica liberal-mondialista: solo che, a ben vedere, lo potremmo dire pure della seconda guerra mondiale.
      D'altronDe a questa fictio storica abbiamo già dedicato un apposito post:
      http://orizzonte48.blogspot.it/2016/07/antifascismo-su-marte-e-liberismo.html

      Il punto rimangono i concetti di "mondo libero" e di "libertà" legati all'ordine internazionale del mercato: cioè, come tu hai ben evidenziato, alla "libertà da" che è "potere di" pochi (che fanno naturalmente comunella fra loro a livello transnazionale: Marx docet).

      Dobbiamo però ammettere che esista un'anomalia tedesca: non tanto nella quantità collettiva di aggressività di popolo che, a loro volta, gli USA hanno "evoluto", quasi ab origine, a livello mondiale a partire dalla dottrina Monro; al punto che è arduo dire se i tedeschi la abbiano solo imitata in condizioni storico-politiche peculiari o piuttosto perfezionata autonomamente.

      Il tratto comune è che entrambi gli atteggiamenti, USA e tedesco, nascono in contrapposizione competitiva all'imperialismo inglese. Di cui sono debitori ideologicamente.

      A noi basta constatare che, come già accaduto nella seconda guerra mondiale, il copione include, o meglio, persegue, l'intangibilità delle posizioni dominanti degli sceneggiatori, attraverso aggiustamenti istituzionali temporanei, cioè concessioni transitorie e revocabili susseguenti a fasi di massacro di massa PROGRAMMATICHE, che servono a evitare crisi sistemiche considerate REALMENTE EVERSIVE.

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    4. La questione dei tedeschi in oriente sembra essere - parimenti - la questione giapponese in oriente: quanto sia realmente connaturato nella loro tradizione - che c'è, visto che c'è pure chi ha riscontrato in Machiavelli documento storico sul mercantilismo pezzente degli alemanni - è difficile da valutare.
      Il mitico Kalergi fa espressamente riferimento a questi due Paesi - "filosoficamente guerrafondai" - come strumenti militari per la mondializzazione volta alla pace perpetua (amen).

      Ma ai tempi in cui filosofeggiava il nostro erano già paesi "sconfitti" e sotto terapia intensiva di ingegneria sociale anglosassone.

      Certo, il Giappone non era ancora 'sta strana roba con questa devastazione umana e spirituale, almeno per come appare nelle sue "peculiarità sociopatologiche" post-moderne.

      A parte la Cina e forse la Corea del nord (sarebbe da verificare nei dettagli), in oriente sono stati tutti cerebromanghizzati, la coscienza è stata fissata con quello sguardo di eterno stupore di quei cartoni animati che scimmiottano i tratti estetici... occidentali.

      Alla fine non è semplice: quando sei un gigantesco monopolista, non sei più un giocatore d'azzardo. Sei il banco. (Ogni similitudine linguistica è puramente casuale).

      Puoi puntare su qualsiasi tavolo da gioco, sul "bianco", sul "rosso", puoi persino truccare dadi e carte; insomma, il banco vince sempre...

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    5. Premetto che ritengo la Merkel uno strumento degli USA (per ragioni di dossieraggio STASI). Ma Schaeuble no. Lui rappresenta il vero potere tedesco. Questa gente è come Gehlen: ha fatto buon viso a cattivo gioco, accettando di condividere con gli yankees gli archivi sovietici razziati in Bielorussia, e l'immensa rete di spie attive in Urss, ma mantenendo sempre un proprio margine di manovra. Lo ha fatto persino l'Italia di Fanfani e Moro (e... arghhh... Craxi e Andreotti), figuriamoci la Germania. Loro vogliono il IV Reich, non l'UE globalista e anglosassone. E la loro psicopatologia è, a mio avviso, più pericolosa di quella dei neocon USA. Osservati da vicino, i diplomatici tedeschi sono in tutta evidenza al servizio del loro paese. Quelli britannici, al contrario, sono imbarazzanti per il loro servilismo verso Washington. Mutatis mutandis, i francesi di Macrò stanno alla Germania come i britannici stanno agli USA. La Germania, sinora, ha sempre scatenato guerre demenziali, perse in partenza e irrazionali. Ma perfettamente logiche nel quadro del loro malefico Wagner e della sua Götterdämmerung. Qindi sì, anch'io sono persuaso che Berlino ci stia cucinando guerre, se non verrà fermata in tempo

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    6. Concordo: non occorre troppa analisi di "retroscena" per poter attribuire ai tedeschi un ruolo ben preciso nel copione.

      Come già, nel 1939, si sapeva benissimo, da parte di ogni persona di sufficiente discernimento, che i tedeschi non avrebbero potuto prevalere in una guerra estesa fuori dall'Europa, che coinvolgesse anche gli USA.

      La fondamentale funzione anticomunista attribuita alla Germania di Hitler, infatti, fece sì che, con una sorta di tacito incoraggiamento, portasse le sue politiche oltre la soglia della sopportazione "politica" delle altre declinanti potenze coloniali del resto d'Europa (tanto che lo stesso Hitler era sorpreso della dichiarazione di guerra inglese e poi francese all'indomani dell'invasione della Polonia).

      Ma allo stesso modo, si poteva riconoscere un loro ruolo, in fondo indispensabile, nel copione.
      L'America intervenne sullo scenario europeo, ben oltre i tempi dettati da qualsiasi giustificabilità in base a ragioni umanitarie e filodemocratiche, solo perché la reazione dell'Unione Sovietica, che pure aveva appoggiato con forniture e materie prime, fu molto più forte di quanto previsto: l'Armata Rossa e le truppe tedesche dell'operazione Barbarossa non si "neutralizzarono" a vicenda soltanto, come si sperava.

      Quello stesso ruolo strumentale della Germania, usata per la sua efficienza ma sempre sull'orlo dell'eccesso incontrollabile e totalmente irrazionale, ritorna ora d'attualità.

      La finanza globale, incartata nel suo soffocare l'economia reale, esige una qualche nuova forma di conflitto che possa riportare gli investimenti in capitale fisico a livelli tali da "curare" la disoccupazione e scongiurare la continua crisi finanziaria da debt deflation e sovraproduzione "competitiva" (altro che robotizzazione e digitalizzazione!).

      In che forma si manifesterà questo (più ampio) conflitto non lo sappiamo: esistono nuove "generazioni" e tipologie di conflitto guerreggiato anche non armato. O non direttamente combattuto con le armi.
      Di certo la Germania incarna tutti i requisiti del neo-villain della situazione e non farà nulla per tirarsi indietro...

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  2. Una cosa che non mi dà pace, quando parlo con colleghi e conoscenti piddini, è l' incapacità di comprendere come il conflitto commerciale USA-UE riconosca cause oggettive nello squilibrio import-export qui raffigurato
    http://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php/File:Main_players_for_international_trade,_2014_(billion_EUR)_YB16.png
    Il piddino-liberista tipo non riesce a capire che i deficit e i surplus commerciali sono la fonte delle tensioni internazionali e andrebbero gestiti e prevenuti, per evitare le conseguenze terribili che abbiamo sperimentato nella storia recente e nei conflitti del secolo scorso.
    Ma il piddino-liberista si è costruito, complici i media servi, una ideologia pseudomoralista, per la quale il paese che esporta e fa surplus è un paese egemone politicamente e va imitato, in quanto esempio positivo per tutti. Poco importa che ad un surplus di tizio corrisponda un deficit di caio. Tizio è furbo (anzi furrrrbbboooo) e caio un fesso.
    C'è dietro questa costruzione del globalismo liberista una visione muscolare aggressiva e sopraffattrice che lascia interdetti. Soprattutto stupisce che una forza politica che si richiama alla storia e al pensiero della sinistra possa crogiolarsi nell' idea malsana di rapporti internazionali basati sul dominio con armi truccate (euro) dei commerci internazionali e sul dumping salariale.
    Credo che finirà molto male.

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  3. A proposito di generosi interventi in Africa: "AFRICA HAS SEEN the most dramatic growth in the deployment of America’s elite troops of any region of the globe over the past decade, according to newly released numbers.

    In 2006, just 1% of commandos sent overseas were deployed in the U.S. Africa Command area of operations. In 2016, 17.26% of all U.S. Special Operations forces — Navy SEALs and Green Berets among them — deployed abroad were sent to Africa, according to data supplied to The Intercept by U.S. Special Operations Command. That total ranks second only to the Greater Middle East where the U.S. is waging war against enemies in Afghanistan, Iraq, Syria, and Yemen.
    " (la fonte).

    Scramble for Africa reloaded?

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    1. Mi domando: ci sarà posto anche per l'Africa Korps, o Angelona se la caverà inviando solo pallidi cloni di Jens Weidmann?
      Prima o poi qualcuno dovrà dirlo: "c'è un nuovo sceriffo in città"...

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    2. Il processo di decolonizzazione e' definitivamente fallito una sessantina di anni fa (in Africa come nel resto del mondo).

      Ci fu pero' un frangente in cui l'ONU tento' di svolgere un ruolo attivo nell'affrancamento del Congo dalla dominazione belga e francese.

      L'assassinio dell'allora segretario generale dell'ONU fece subito capire che l'ONU doveva ritornare a non contare un tubo (come in precedenza la Societa' delle Nazioni).

      https://it.wikipedia.org/wiki/Dag_Hammarskj%C3%B6ld

      La battaglia finale in Katanga tra le truppe mercenarie francesi ed il contingente assediato dell'ONU, costituito da truppe irlandesi, e' stata pure oggetto di un bellissimo film.

      https://it.wikipedia.org/wiki/Assedio_di_Jadotville

      Ora siamo rientrati nella fase in cui gli imperi nascenti cercano di ampliarsi a spese dell'impero calante e non ci resta che fare affidamento sull'eterogenesi dei fini.

      L'Africa Korps per esempio vide nelle sue fila anche il futuro Presidente dell'Egitto Sadat, che aveva cosi' in odio la dominazione britannica dell'Egitto da fiancheggiare l'arrivo delle truppe di Rommel.

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    3. Ulteriore dettaglio che fa la delizia dell'intenditore.

      Il Prrsidente francese che autorizzo' l'invio dei mercenari in Katanga fu quel magnifico campione del "mondo libero" che da giovane ufficiale combatte' nei ranghi delle armate bianche contro l'armata rossa.

      Oggi siccome non ci sono più rivoluzioni fa invece curriculum il servizio presso le grandi banche d'affari internazionali.

      Nihil sub sole novum.

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    4. qui in Niger, che è un po' il nuovo Schwerpunkt della destabilizzazione globale (dopo la Siria, naturalmente), la DAK è arrivata da tempo, sotto forma di base logistica in appoggio ai franzosi di Barkhane, e la Kancelliera viene spesso e volentieri a farsi vedere e a stringere accordi.
      Nell'ambiente, però, i militari tedeschi sono considerati poco più che macchiette. Io mi permetto di non crederci. Sono abbastanza sicuro che quelli seri ci siano eccome, ma se ne stanno rintanati in Germania, per il momento. Se le cose dovessero andare male sul serio, credo che scopriremmo, con costernazione, che il IV Reich possiede anche l'atomica. E non mi riferisco alle B-61 che abbiamo anche noi...

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  4. Quanto è plausibile, che invece che dalla Sicilia, la "corrente nuova" "sbarchi" in Grecia? Forse gli accordi UE-Turco-Ottomani servono ad evitare, soprattutto ciò?

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