Questa seconda puntata del lungo report di Riccardo Seremedi su "come va il mondo" dall'altra parte dell'Atlantico, - ma con lunghe ondate fino al continente del sogno €uropeo-, fa emergere un mosaico di fatti, riportati da articoli di stampa e da libri scritti dagli stessi protagonisti degli eventi narrati, che hanno dell'incredibile.
Se non altro perchè, a questo livello di notorietà, risultano tanto ripercossi nei media economici praticamente di tutto il mondo (diversi sono i links con giornali italiani), quanto ignorati in termini di giudizio complessivo di fenomeni così imponenti e frequenti. Cioè gli stessi media li registrano come eventi estemporanei, quasi "curiosi", senza trarre mai alcuna conclusione circa il chiaro senso di allarme che ne dovrebbe derivare per i cittadini.
A differenza di quanto accada per la corruzione, circondata dall'aura del "male assoluto" dato in pasto alla rabbia incontenibile dell'opinione pubblica contro lo Stato e la pubblica amministrazione, la facciata di "credibilità" dei grandi operatori finanziario-bancari e dei relativi controllori, cioè le banche "indipendenti", non ne viene minimamente intaccata.
Almeno nella considerazione della stampa e dei talk show televisivi.
Gli "studi" e le dichiarazioni varie di questi operatori, relative alla inefficienza degli apparati pubblici, alla dannosità del welfare e della proprietà industriale pubblica, continuano tranquillamente ad essere diffusi, con preoccupata e compatta partecipazione (culturale ed "emotiva") da parte dei media. Ciò che tali "fonti" privilegiate di pubblica opinione hanno lasciato come tracce della loro "credibilità" e correttezza, è un capitolo del tutto assente dalla considerazione complessiva della nostra vita politica ed economica.
Ma non solo: come sappiamo, la governance in senso soggettivo di questo establishment finanziario costituisce la provvista cui regolarmente si ricorre per designare i responsabili delle politiche economiche statali dei più importanti paesi del mondo. In €uropa, addirittura, tale "appartenenza" è condizione quasi indispensabile per accedere a tali cariche; e l'esercizio di tali poteri di policy pubblica, nei governi e nella Commissione, a sua volta, "qualifica" per accedere successivamente a importanti cariche nella governance finanziaria privata. Con un intreccio di interessi che, per fatti antecedenti e/o successivi, configura un oggettivo e colossale conflitto di interessi. Tutto a detrimento della democrazia.
Ma di questo non si parla: concentratisi i media sulla corruzione, la riduzione della democrazia a mero fenomeno idraulico (cioè a insieme di decisioni di interesse generale assunte indipendentemente da qualsiasi esito e programma elettorale), avviene ormai senza colpo ferire.
La vera Casta rules indisturbata e precipitando su di noi, non senza deliberata astuzia, ondate di moralismo colpevolizzatore...degli altri.
1. O la Borsa o la vita!
Negli Stati Uniti, da diversi anni si parla apertis
verbis delle banche di Wall Street come di un'organizzazione – “un
cartello” – che ha i tratti distintivi di una cupola mafiosa, per tacere delle
decennali infiltrazioni delle stesse famiglie mafiose nei gangli dell'alta
finanza: il presente documento di Richard H. Walker della SEC ne riporta
una nutrita campionatura.
Molti sono i libri editati sullo spinoso argomento; nel 2003, Gary Weiss nel suo “Born to Steal: When the Mafia Hit Wall Street” descrive le attività della “Hanover Sterling” -
una delle società di brokeraggio riconducibili alla famiglia
Genovese (già dedita al controllo dei rifiuti a Brooklyn e a interessi
nel Mercato del pesce di Fulton) – nelle manipolazioni attraverso il “pump and dump”, una frode che si concentra sulle azioni di
piccole società capitalizzate (le cosiddette penny stocks), scambiate di
solito “over-the-counter” e perciò facilmente manipolabili : tale
pratica viene avviata falsificando i rapporti sui profitti di una società,
oppure presentando agli investitori “documenti riservatissimi” che promettono
radiosi ritorni economici e - dopo aver alzato artificialmente i valori dei
titoli - i promotori della frode vendono
le loro azioni sopravvalutate, i prezzi crollano e gli investitori perdono
tutto.
Nel documento della SEC sopra allegato scopriamo che le “Five Families” di New York (Bonanno, Colombo, Gambino, Genovese e Lucchese) hanno tutte operato in tali manipolazioni, tanto da far parlare di “mafia dei colletti bianchi” : un altro libro in cui si parla di mafia-trading è “Nothing but Money” (2009) di Greg B. Smith, reporter del New York Daily News.
Nel documento della SEC sopra allegato scopriamo che le “Five Families” di New York (Bonanno, Colombo, Gambino, Genovese e Lucchese) hanno tutte operato in tali manipolazioni, tanto da far parlare di “mafia dei colletti bianchi” : un altro libro in cui si parla di mafia-trading è “Nothing but Money” (2009) di Greg B. Smith, reporter del New York Daily News.
2.
JPMorgan Chase: a way of life
Recentemente
due affermati avvocati - Helen Davis
Chaitman e Lance Gotthoffer - hanno drasticamente dato sfogo al dibattito,
suggerendo coraggiosamente che ci sono forti affinità comportamentali tra il clan
dei Gambino e JPMorgan Chase, la più grande banca della nazione ; nel
libro on line -“JPMadoff: The Unholy Alliance Between America's Biggest Bank andAmerica's Biggest Crook” - i due giuristi
analizzano le innumerevoli frodi perpetrate dalla banca newyorchese ; si parla
della pesante responsabilità della banca nella colossale truffa di Bernard Madoff - una frode da 64,8 miliardi di dollari – e di
come, grazie ad un accordo con gli Stati Uniti, JPMorgan abbia evitato l'accusa riconoscendo di aver ignorati i
segnali di avvertimento che arrivavano dalle attività del broker : la
banca dovrà pagare 2,6 miliardi di dollari per chiudere il contenzioso e in conferenza stampa il procuratore di Manhattan
– Preet Bharara - non ha lesinato critiche, dichiarando che la compagnia ha
"fallito miseramente" nella sua responsabilità come società
finanziaria, "collegando i punti quando si trattava di fare profitti,
ma non quando si trattava di ottemperare ai propri obblighi di legge".
Negli ultimi 4 anni, JPMorgan Chase ha pagato
la cifra astronomica di 29 miliardi di dollari come risarcimento in 25 diversi
procedimenti (di agenzie governative e privati) a suo carico, che hanno
accertato le plurime violazioni di leggi specifiche e comportamenti reticenti e
ingannatori a danno dei propri clienti : secondo i due autori “non si tratta di incidenti isolati, il modello è chiaro: JPMorgan Chase ha una cultura
- come la mafia - dove tutto è permesso purché sia redditizio”.
3. La
truffa “subprime” e la manipolazione dei prezzi dell'elettricità
JPMorgan Rushed to Hire Trader Who Suggested on His Resume That He Knew How to Game Electric Markets
Tra le
varie truffe riportate nel libro, due sono degne di nota ; la prima è
relativa alla vicenda dei mutui “subprime” , episodio che nel 2012 ha portato la procura
di New York a denunciare per frode JPMorgan, Bear Stearns e Washington
Mutual (due controllate): per
evitare guai peggiori, la banca ha deciso di patteggiare pagando la cifra recorddi 13 miliardi di dollari e nel documento rilasciato dal Dipartimento di Giustizia americano, il procuratore generale Eric Holder ha affermato che: "[…]
Senza dubbio, il comportamento rivelato da questa inchiesta ha contribuito a
piantare i semi del collasso dei
mutui" (…) JPMorgan non era l'unico istituto finanziario in questo periodo
a impacchettare consapevolmente prestiti tossici e a venderli ad investitori
ignari, ma questa non è una scusa per il comportamento della società
[...]”.
Un caso da antologia è la seconda – forse ancora più grave della precedente, poiché specula su un bene essenziale e di pubblica utilità
- che ha visto la banca newyorchese
direttamente coinvolta nella manipolazione del prezzo dell'energia elettrica, e
la storia, per una maggiore chiarezza espositiva, necessita della breve
presentazione di un personaggio che darà il via alla truffa.
John Howard Bartholomew è un giovane laureato in legge alla George Washington University che nel 2010 invia per e-mail il suo curriculum a JPMorgan, garantendo – se assunto – lauti guadagni alla banca: l'intraprendente Bartholomew - dipendente alla Southern California Edison nel Procurement Power - ha infatti "individuato una falla nel meccanismo di mercato 'Bid Cost Recovery' che sta provocando al CAISO [il gestore della rete della California] una cattiva allocazione di milioni di dollari”, che egli è certo di poter largamente sfruttare, considerando che nelle "[..] unità in aree di affidabilità i profitti possono aumentare del 400%”.
Francis Dunleavy, capo del Principal Investing all'interno del JPMorgan Commodities Group, è colpito dalla proposta e dispone che il giovane venga ricontattato immediatamente; JPMorgan non solo assume Bartholomew ma, nello spazio di tre mesi, quest'ultimo inizia a sviluppare strategie di offerta manipolative focalizzate sul meccanismo “make-whole” di CAISO, chiamato Bid Cost Recovery o BCR payments : ai primi di settembre, la strategia per ingannare il sistema era operativa e, entro ottobre, l'unità di JPMorgan stimava potenziali profitti tra 1,5 e 2 miliardi di dollari sino al 2018.
Questa strategia parte dal presupposto che i BCR payments vengono corrisposti ai fornitori di elettricità nel caso i loro ricavi in un dato giorno non coprano i costi fissi necessari all'avvio della centrale/i.
Il soggetto giuridico che effettuava tali operazioni era JPMorgan Ventures Energy Corporation (JPMVEC) e il meccanismo – tenendo conto di quanto detto sopra - si sviluppava con lo schema seguente ; il prezzo dell'energia - che obbedisce evidentemente alle stesse logiche di domanda/offerta che regolano tutti gli aspetti economici - è soggetto a variazioni: il giorno precedente alla fornitura, i traders della JPMVEC proponevano un'offerta negativa di -30 $ per megawattora (laddove l'offerta reale si aggirerebbe sui $30-$35) per la distribuzione di elettricità nel “day-ahead market” e il software elettronico - programmato per valutare quelle più convenienti-, non ”comprendendo” il processo, veniva cortocircuitato e assicurava la prenotazione della centrale per l'erogazione di energia dell'indomani.
Il giorno seguente, i traders della JPMVEC riformulavano l'offerta per la fornitura di elettricità dal medesimo impianto, questa volta più alta, e ciò impediva loro di partecipare alla distribuzione : lo scopo, tuttavia, non era tanto vendere energia (l'offerta è chiaramente assurda), bensì essere eleggibili per il rimborso dei BCR payments , e tale diritto veniva concesso proprio dall'avvenuta prenotazione del giorno prima, che presumeva implicitamente dei costi di gestione per l'avvio delle procedure di emissione, in realtà mai sostenute : secondo l'inchiesta del Senato, JPMorgan ha venduto energia elettrica ad alto prezzo a CAISO, ha ricevuto BCR payments pari al doppio dei suoi costi, ed ha anche ricevuto un pagamento al prezzo di mercato prevalente per l'energia elettrica fornita, venendo - in effetti, pagata tre volte per lo stesso servizio.
John Howard Bartholomew è un giovane laureato in legge alla George Washington University che nel 2010 invia per e-mail il suo curriculum a JPMorgan, garantendo – se assunto – lauti guadagni alla banca: l'intraprendente Bartholomew - dipendente alla Southern California Edison nel Procurement Power - ha infatti "individuato una falla nel meccanismo di mercato 'Bid Cost Recovery' che sta provocando al CAISO [il gestore della rete della California] una cattiva allocazione di milioni di dollari”, che egli è certo di poter largamente sfruttare, considerando che nelle "[..] unità in aree di affidabilità i profitti possono aumentare del 400%”.
Francis Dunleavy, capo del Principal Investing all'interno del JPMorgan Commodities Group, è colpito dalla proposta e dispone che il giovane venga ricontattato immediatamente; JPMorgan non solo assume Bartholomew ma, nello spazio di tre mesi, quest'ultimo inizia a sviluppare strategie di offerta manipolative focalizzate sul meccanismo “make-whole” di CAISO, chiamato Bid Cost Recovery o BCR payments : ai primi di settembre, la strategia per ingannare il sistema era operativa e, entro ottobre, l'unità di JPMorgan stimava potenziali profitti tra 1,5 e 2 miliardi di dollari sino al 2018.
Questa strategia parte dal presupposto che i BCR payments vengono corrisposti ai fornitori di elettricità nel caso i loro ricavi in un dato giorno non coprano i costi fissi necessari all'avvio della centrale/i.
Il soggetto giuridico che effettuava tali operazioni era JPMorgan Ventures Energy Corporation (JPMVEC) e il meccanismo – tenendo conto di quanto detto sopra - si sviluppava con lo schema seguente ; il prezzo dell'energia - che obbedisce evidentemente alle stesse logiche di domanda/offerta che regolano tutti gli aspetti economici - è soggetto a variazioni: il giorno precedente alla fornitura, i traders della JPMVEC proponevano un'offerta negativa di -30 $ per megawattora (laddove l'offerta reale si aggirerebbe sui $30-$35) per la distribuzione di elettricità nel “day-ahead market” e il software elettronico - programmato per valutare quelle più convenienti-, non ”comprendendo” il processo, veniva cortocircuitato e assicurava la prenotazione della centrale per l'erogazione di energia dell'indomani.
Il giorno seguente, i traders della JPMVEC riformulavano l'offerta per la fornitura di elettricità dal medesimo impianto, questa volta più alta, e ciò impediva loro di partecipare alla distribuzione : lo scopo, tuttavia, non era tanto vendere energia (l'offerta è chiaramente assurda), bensì essere eleggibili per il rimborso dei BCR payments , e tale diritto veniva concesso proprio dall'avvenuta prenotazione del giorno prima, che presumeva implicitamente dei costi di gestione per l'avvio delle procedure di emissione, in realtà mai sostenute : secondo l'inchiesta del Senato, JPMorgan ha venduto energia elettrica ad alto prezzo a CAISO, ha ricevuto BCR payments pari al doppio dei suoi costi, ed ha anche ricevuto un pagamento al prezzo di mercato prevalente per l'energia elettrica fornita, venendo - in effetti, pagata tre volte per lo stesso servizio.
Il
rapporto del Senato riporta che, a un certo punto nel 2010, JPMorgan possedeva
o aveva diritti di produzione di energia in 31 centrali elettriche in tutto il
paese; il rapporto ha anche scoperto che quando JPMorgan ha acquisito
le sue centrali elettriche, essa non aveva autorità di possesso o di utilizzo.
CAISO e MISO - il gestore della rete del Midwest
- hanno presentato alcune denunce alla Federal Energy Regulatory Commission
(FERC) e, dopo l'avvio di un'inchiesta, la vicenda si è risolta il 30
luglio 2013, con JPMorgan che ha accettato di pagare un totale di 410 milioni di dollari in sanzioni e rimborsi.
Questa
inchiesta del Senato è nata per indagare su accumulazioni occulte di commodities
fisiche industriali, centrali elettriche, oleodotti, terminali di stoccaggio
per il petrolio e magazzini di alluminio detenuti da JPMorgan Chase, Goldman
Sachs e Morgan Stanley ; secondo il dossier del Senato, vi
sono forti evidenze che provano le manovre di alcune banche per far aumentare
artificialmente i prezzi delle materie prime e speculare in derivati sulle
stesse, come Goldman Sachs che controllerebbe il mercato dell’alluminio dopo l'acquisto - nel
2010 – della “Metro International Trade Services” di Detroit che
gestisce lo stoccaggio certificato dalla London Metal Exchange, la
principale borsa mondiale dei metalli: nei suoi magazzini ci sarebbe l’85% di
tutto l’alluminio contrattato alla borsa di Londra per il mercato americano e -
giocando sapientemente con tempi di consegna e movimentazioni inesistenti - Goldman
Sachs avrebbe provocato una lievitazione considerevole dei tempi di
spedizione, passati dai 40 giorni del 2010 ai 600 dello scorso settembre,
cagionando l'ovvio incremento del prezzo. ()
4. La FED di New York City “cliente” di JPMorgan Chase
Di fronte a
notizie così sconertanti, è facile lasciarsi cadere nella mestizia e nella
rassegnazione ma, niente paura… il peggio deve ancora venire; a risollevarci il
morale ha pensato ancora una volta la Federal Reserve
di New York: esiste un “vendor agreement” e altri documenti che
attestano che JPMorgan Chase ha in custodia tutti i Mortgage Backed
Securities (MBS) – 1,7 trilioni di dollari – acquistati dalla FED
di New York nei suoi vari programmi di allentamento quantitativo e -
oltre a detenere gli MBS - JPMorgan ha anche un accordo
contrattuale, con ampi margini di discrezionalità, per fare affari con la
liquidità in eccesso che si trova nel conto di cassa della FED di New
York.
JPMorgan è limitata a tenere i collaterali, sostenuti da titoli di Stato USA, per questi traffici di cassa in pronti contro termine, e l'elenco approvato delle controparti include banche internazionali variamente accusate di brogli al tasso di riferimento per i mercati finanziari noto come Libor, riciclaggio di denaro, favoreggiamento di evasione fiscale e chi più ne ha più ne metta: un accordo di pagamento, datato 19 settembre 2009, attesta che JPMorgan riceverà copiosa et aulentissima mercede per il suo “lavoro” e guadagnerà 10 punti base su tutte le attività che detiene per la New York FED , commissioni di transazione che oscillano tra $1,00 e $ 1,25 per ogni operazione, $ 5 per ogni bonifico bancario, ecc.
Il risvolto tragicamente comico della vicenda è che per gli assets del QE il contratto indica la FED di New York come “cliente” di JPMorgan , aggiungendo un altro elemento incestuoso nel rapporto tra le “too big to fail” di Wall Street ed il loro presunto regolatore, circostanza che “in un paese normale” - secondo la ben nota formulazione data dagli scribacchini cisalpini, atterriti dal “conflitto di interessi” per antonomasia – provocherebbe un feroce dibattito politico bipartisan, seguito da un repulisti generale : osserviamo invece che alla prima banca d'America – e per estensione, a tutte le “big banks” - viene concesso di custodire e rilucrare profitti proprio su quei titoli tossici (ora garantiti dal governo) che essa stessa ha contribuito a creare e per i quali – come testé osservato - è stata condannata, sempre tenendo presente la lista chilometrica di frodi e malversazioni che JPMorgan esibisce con noncuranza, quasi fosse l'inevitabile “effetto collaterale” del suo modo di “fare business”.
5. Il Quantitative Easing spiegato facile facile
I can only say: I'm sorry, America. As a former Federal Reserve
official, I was responsible for executing the centerpiece program of the
Fed's first plunge into the bond-buying experiment known as
quantitative easing.
JPMorgan è limitata a tenere i collaterali, sostenuti da titoli di Stato USA, per questi traffici di cassa in pronti contro termine, e l'elenco approvato delle controparti include banche internazionali variamente accusate di brogli al tasso di riferimento per i mercati finanziari noto come Libor, riciclaggio di denaro, favoreggiamento di evasione fiscale e chi più ne ha più ne metta: un accordo di pagamento, datato 19 settembre 2009, attesta che JPMorgan riceverà copiosa et aulentissima mercede per il suo “lavoro” e guadagnerà 10 punti base su tutte le attività che detiene per la New York FED , commissioni di transazione che oscillano tra $1,00 e $ 1,25 per ogni operazione, $ 5 per ogni bonifico bancario, ecc.
Il risvolto tragicamente comico della vicenda è che per gli assets del QE il contratto indica la FED di New York come “cliente” di JPMorgan , aggiungendo un altro elemento incestuoso nel rapporto tra le “too big to fail” di Wall Street ed il loro presunto regolatore, circostanza che “in un paese normale” - secondo la ben nota formulazione data dagli scribacchini cisalpini, atterriti dal “conflitto di interessi” per antonomasia – provocherebbe un feroce dibattito politico bipartisan, seguito da un repulisti generale : osserviamo invece che alla prima banca d'America – e per estensione, a tutte le “big banks” - viene concesso di custodire e rilucrare profitti proprio su quei titoli tossici (ora garantiti dal governo) che essa stessa ha contribuito a creare e per i quali – come testé osservato - è stata condannata, sempre tenendo presente la lista chilometrica di frodi e malversazioni che JPMorgan esibisce con noncuranza, quasi fosse l'inevitabile “effetto collaterale” del suo modo di “fare business”.
5. Il Quantitative Easing spiegato facile facile
Andrew Huszar: Confessions of a Quantitative Easer
I can only say: I'm sorry, America. As a former Federal Reserve
official, I was responsible for executing the centerpiece program of the
Fed's first plunge into the bond-buying experiment known as
quantitative easing.
Se qualcuno nutrisse ancora dei dubbi sul fatto che la Federal Reserve
sapesse benissimo chi avrebbe beneficiato dal programma di “Quantitative
Easing”, ebbene, potrà schiarirsi le idee leggendo quello che ha scritto -
non molto tempo fa – Andrew Huszar.
Quella di Huszar è una testimonianza preziosa, poiché egli è stato uno dei responsabili esecutivi del programma e pertanto parla con cognizione di causa; egli racconta della proposta ricevuta dalla FED e di come fosse inizialmente combattuto dall'idea di accettare, soprattutto perché quella era già stata un'esperienza precedente non particolarmente appagante: “Avevo lasciato la FED per frustrazione, dopo aver assistito alla continua deferenza dell'istituzione verso Wall Street” , scrive Huszar.
Malgrado il presidente Ben Bernanke continuasse a dichiarare che la motivazione centrale della FED fosse quella di "influenzare le condizioni di credito per le famiglie e le imprese", Huszar racconta che “nonostante la retorica della FED, il mio programma non stava aiutando a rendere il credito più accessibile per l'americano medio” , una preoccupazione che venne manifestata – con scarso successo - ai vertici da molti altri colleghi, facendo notare “che il QE non funzionava come previsto : i nostri avvertimenti caddero nel vuoto”.
A questo punto Huszar se ne va : ha capito che il programma è stato in realtà “il più grande salvataggio mascherato di tutti i tempi a beneficio di Wall Street“, dove le banche “più grandi sono diventate ben più di un 'cartello': lo 0,2% di loro controlla oggi più del 70% degli attivi bancari negli Stati Uniti”, con un apporto insignificante all'economia reale che “esperti esterni alla FED - come Mohammed El Erian dell'impresa di investimento Pimco - valutano (…) in appena lo 0,25% del PIL”.
Quella di Huszar è una testimonianza preziosa, poiché egli è stato uno dei responsabili esecutivi del programma e pertanto parla con cognizione di causa; egli racconta della proposta ricevuta dalla FED e di come fosse inizialmente combattuto dall'idea di accettare, soprattutto perché quella era già stata un'esperienza precedente non particolarmente appagante: “Avevo lasciato la FED per frustrazione, dopo aver assistito alla continua deferenza dell'istituzione verso Wall Street” , scrive Huszar.
Malgrado il presidente Ben Bernanke continuasse a dichiarare che la motivazione centrale della FED fosse quella di "influenzare le condizioni di credito per le famiglie e le imprese", Huszar racconta che “nonostante la retorica della FED, il mio programma non stava aiutando a rendere il credito più accessibile per l'americano medio” , una preoccupazione che venne manifestata – con scarso successo - ai vertici da molti altri colleghi, facendo notare “che il QE non funzionava come previsto : i nostri avvertimenti caddero nel vuoto”.
A questo punto Huszar se ne va : ha capito che il programma è stato in realtà “il più grande salvataggio mascherato di tutti i tempi a beneficio di Wall Street“, dove le banche “più grandi sono diventate ben più di un 'cartello': lo 0,2% di loro controlla oggi più del 70% degli attivi bancari negli Stati Uniti”, con un apporto insignificante all'economia reale che “esperti esterni alla FED - come Mohammed El Erian dell'impresa di investimento Pimco - valutano (…) in appena lo 0,25% del PIL”.
6. Per un pugno di
“Treasuries”
La periclitante “House of Cards” dell'economia
finanziarizzata statunitense necessita che FED e “cartello bancario” si
sostengano a vicenda: infatti, quasi il 97% degli assets bancari
negoziati (compresi i titoli del Tesoro USA) è detenuto da solo 10
banche, guidate da JPMorgan Chase con il
43,80%, seguita a sua volta da Citigroup al 24,51%.
Proprio come accade nell'Eurozona con i bond sovrani, nel penultimo trimestre del 2014 gli “US Treasuries” sono stati la principale forma di investimento bancario - in crescita del 26,3%, equivalenti a 72 miliardi di dollari, rispetto al trimestre precedente - con appena 7 banche che hanno in portafoglio la quasi totalità (70,5 miliardi) di tale periodo: State Street Bank, Capital One, JPMorgan Chase, Wells Fargo, Bank of America, Bank of New York Mellon e Citigroup. Alla fine del 3° trimestre 2014, Citigroup - con 95 miliardi di dollari - era il maggior possessore complessivo di “US Treasuries” - seguito da Bank of America a 54,8 miliardi di dollari. E la tempistica di codeste operazioni è importante, perché mostra che banche e Federal Reserve agiscono di concerto, con le prime che hanno iniziato il massivo acquisto di titoli del Tesoro USA solo quando la FED stessa ha annunciato i suoi piani di “tapering”: in particolare, nel corso di questo trimestre, l'azione congiunta di Wells Fargo e Bank of America ha di fatto eguagliato e sostituito la FED, dando vita ad una sorta di Quantitative Easing “neutro” per mantenere la quantità totale dei T-Bond, calmierando i tassi e sostenendo i prezzi degli stessi “US Treasuries”.
Nel 2013 le banche americane hanno aggiunto 185,8 miliardi di dollari in “US Treasuries” ai loro bilanci, più che raddoppiando la loro quota didebito pubblico e garantendosi un interesse del 2,3% privo di rischio, a tutto detrimento dell'economia reale.
Proprio come accade nell'Eurozona con i bond sovrani, nel penultimo trimestre del 2014 gli “US Treasuries” sono stati la principale forma di investimento bancario - in crescita del 26,3%, equivalenti a 72 miliardi di dollari, rispetto al trimestre precedente - con appena 7 banche che hanno in portafoglio la quasi totalità (70,5 miliardi) di tale periodo: State Street Bank, Capital One, JPMorgan Chase, Wells Fargo, Bank of America, Bank of New York Mellon e Citigroup. Alla fine del 3° trimestre 2014, Citigroup - con 95 miliardi di dollari - era il maggior possessore complessivo di “US Treasuries” - seguito da Bank of America a 54,8 miliardi di dollari. E la tempistica di codeste operazioni è importante, perché mostra che banche e Federal Reserve agiscono di concerto, con le prime che hanno iniziato il massivo acquisto di titoli del Tesoro USA solo quando la FED stessa ha annunciato i suoi piani di “tapering”: in particolare, nel corso di questo trimestre, l'azione congiunta di Wells Fargo e Bank of America ha di fatto eguagliato e sostituito la FED, dando vita ad una sorta di Quantitative Easing “neutro” per mantenere la quantità totale dei T-Bond, calmierando i tassi e sostenendo i prezzi degli stessi “US Treasuries”.
Nel 2013 le banche americane hanno aggiunto 185,8 miliardi di dollari in “US Treasuries” ai loro bilanci, più che raddoppiando la loro quota didebito pubblico e garantendosi un interesse del 2,3% privo di rischio, a tutto detrimento dell'economia reale.
7. Avvenne domani
Uno degli
aspetti più affascinanti del legame tra FED ed oligarchia finanziaria
riguarda la cura con la quale vengono gestite le notizie riservate, poiché
sembra che la divulgazione di documenti interni - ad uso e consumo degli
“investitori privilegiati” - non sia solo una prerogativa della NY Fed e
l'impagabile Jake Bernstein di “ProPublica” (il giornalista del “caso
Segarra”) lo ha recentemente rivelato.
Si è scoperto che nell'ottobre 2012 - durante le riunioni ad alto livello del “Federal Open Markets Commitee” (FOMC) – circolava una newsletter dedicata ai “grandi investitori” nella quale venivano preannunciate le azioni che i verbali del FOMC avrebbero rese pubbliche solo il giorno successivo; la newsletter contenente il materiale fuoriuscito proveniva da una società di intelligence politico-economica chiamata “Medley Global Advisors”, i cui clienti includono hedge funds, investitori istituzionali e gestori patrimoniali : il 3 ottobre 2012.
Regina Schleiger, un'analista della società - inviava ai clienti un "rapporto speciale" - intitolato "FED: December Bound" - che si incentrava sulla riunione del FOMC avvenuta il 12-13 Settembre, nella quale il “panel” aveva approvato il cosiddetto “QE3”, il nuovo programma di acquisti su larga scala di MBS (Mortgage Backed Securities) e di titoli del Tesoro.
Si è scoperto che nell'ottobre 2012 - durante le riunioni ad alto livello del “Federal Open Markets Commitee” (FOMC) – circolava una newsletter dedicata ai “grandi investitori” nella quale venivano preannunciate le azioni che i verbali del FOMC avrebbero rese pubbliche solo il giorno successivo; la newsletter contenente il materiale fuoriuscito proveniva da una società di intelligence politico-economica chiamata “Medley Global Advisors”, i cui clienti includono hedge funds, investitori istituzionali e gestori patrimoniali : il 3 ottobre 2012.
Regina Schleiger, un'analista della società - inviava ai clienti un "rapporto speciale" - intitolato "FED: December Bound" - che si incentrava sulla riunione del FOMC avvenuta il 12-13 Settembre, nella quale il “panel” aveva approvato il cosiddetto “QE3”, il nuovo programma di acquisti su larga scala di MBS (Mortgage Backed Securities) e di titoli del Tesoro.
La Schleiger scriveva che il FOMC avrebbe probabilmente
continuato l'acquisto dei titoli a lungo termine anche dopo aver venduto tutti
i “Treasuries” a breve termine , un'informazione non riportata nel
verbale e che si è rivelata essere esatta ; la newsletter descriveva
anche - dettaglio non comune - come i
componenti della FED avessero costruito i verbali stessi, i profondi
disaccordi tra i membri del Comitato e le diverse opzioni politiche che furono
raccomandate, nonché il pensiero della leadership - Bernanke e i “vice
chairs” Janet Yellen e Bill Dudley.
8. Una Banca Centrale
indipendente è per sempre
So what is she so concerned about?
We are all accountable to someone.
What is so wrong about the Federal Reserve being accountable to Congress?
Why can’t we find out what is really going on inside the Fed?
Lo scorso febbraio, Janet Yellen – lupus in fabula - ha tenuto l'audizione a cadenza semestrale presso il “Senate Banking Committee” , dove la presidentessa della FED è stata ascoltata in merito alle diverse misure – invero assai infelici - di politica monetaria prese negli ultimi tempi dalla Banca Centrale; tutto nasce dalla proposta per un disegno di legge denominato “Audit the FED”, con il quale il Congresso vorrebbe avere l'ultima parola sulle decisioni prese dai banchieri; la Yellen durante la sua testimonianza ha utilizzato un termine familiare per gli investitori, quando ha ribadito che la banca centrale sarà "paziente" prima di aumentare i tassi di interesse - in realtà, una scelta obbligata per non far sgretolare anzitempo l'impalcatura del “mattone cartolarizzato” et similia – dando l'impressione di essere abbastanza a disagio durante il confronto, specie quando ha affermato la sua decisa contrarietà a tale disegno di legge, sostenendo che la FED è stata concepita come un'entità indipendente che sarebbe meglio non cambiare : "L'indipendenza della banca centrale nella conduzione della politica monetaria è considerata una 'best practice' per le banche centrali di tutto il mondo (…) Studi accademici, credo, stabiliscono senza ombra di dubbio che le banche centrali indipendenti danno risultati migliori".
(2- continua)
So what is she so concerned about?
We are all accountable to someone.
What is so wrong about the Federal Reserve being accountable to Congress?
Why can’t we find out what is really going on inside the Fed?
Lo scorso febbraio, Janet Yellen – lupus in fabula - ha tenuto l'audizione a cadenza semestrale presso il “Senate Banking Committee” , dove la presidentessa della FED è stata ascoltata in merito alle diverse misure – invero assai infelici - di politica monetaria prese negli ultimi tempi dalla Banca Centrale; tutto nasce dalla proposta per un disegno di legge denominato “Audit the FED”, con il quale il Congresso vorrebbe avere l'ultima parola sulle decisioni prese dai banchieri; la Yellen durante la sua testimonianza ha utilizzato un termine familiare per gli investitori, quando ha ribadito che la banca centrale sarà "paziente" prima di aumentare i tassi di interesse - in realtà, una scelta obbligata per non far sgretolare anzitempo l'impalcatura del “mattone cartolarizzato” et similia – dando l'impressione di essere abbastanza a disagio durante il confronto, specie quando ha affermato la sua decisa contrarietà a tale disegno di legge, sostenendo che la FED è stata concepita come un'entità indipendente che sarebbe meglio non cambiare : "L'indipendenza della banca centrale nella conduzione della politica monetaria è considerata una 'best practice' per le banche centrali di tutto il mondo (…) Studi accademici, credo, stabiliscono senza ombra di dubbio che le banche centrali indipendenti danno risultati migliori".
(2- continua)
Complimenti a Riccardo per i suoi post. Visto l'argomento trattato, colgo l'occasione per riportare cosa scrive il Prof Galloni nel libro il Futuro della Banca:
RispondiElimina" Nei propri bilanci, le banche segnano i depositi ed i conti correnti al passivo. Ciò non avrebbe alcun senso se non fosse fondamentale per occultare il reale funzionamento delle banche stesse: solo mettendo al passivo i depositi nello stato patrimoniale si nasconde la voragine di attivo ........ Come appena accennato, le sofferenze sarebbero mancati arricchimenti, non perdite, e l'unico pericolo per la banca, sarebbe quando i depositanti - temendo di perdere i propri risparmi- si buttassero in massa a ritirarli..........."
Tale versione/interpretazione viene confermata anche dal nostro Presidente di Riscossa Italiana Prof. Antonio Maria Rinaldi
Se questa interpretazione è corretta, il sistema bancario sarrebbe il più grande evasore. Paradossalmente, i loro giornali conducono la grande battaglia sulla moralizzazione del paese. E il popolo beone assorbe tutto, dorme e sogna il paradiso degli stati uniti d'europa.
"L'indipendenza della banca centrale nella conduzione della politica monetaria è considerata una 'best practice' per le banche centrali di tutto il mondo (…) Studi accademici, credo, stabiliscono senza ombra di dubbio che le banche centrali indipendenti danno risultati migliori".
RispondiEliminaCommento di J.Tobin a caldo: "My fault" mentre J.Stigliz non riusciva a cavarsi un occhio cercando qualche imprendibile moscerino.
A parte gli scherzi.
Credo si possa interpretare il dato, assurdo dal punto di vista scientifico, sulla "corruzione percepita" in questo modo.
La stragrande maggioranza delle persone riesce ad immedesimarsi nei vari Batman e "percepisce" effettivamente la gravità della situazione.
Mentre invece non riesce assolutamente a "percepire" la gravità di situazioni tipo : "La Schleiger scriveva che il FOMC avrebbe probabilmente continuato l'acquisto dei titoli a lungo termine anche dopo aver venduto tutti i “Treasuries” a breve termine , un'informazione non riportata nel verbale e che si è rivelata essere esatta..."
Ciò non sarebbe un gran problema se i danni conseguenti non fossero di parecchi ordini di grandezza differenti. (una esemplificazione terra terra si ha, secondo me, nella percezione di un milione di euro del Batman, abbia pazienza se insisto, e il pagamento di interessi del 3% sul debito pubblico invece del fisiologico 0.5-1%)
Colgo l'occasione per complimentarmi con Riccardo e Quarantotto.
che poi forse se invece di 30 di propaganda sulla corruzione di Batman c'avessero messo 30 anni di propaganda sulla finanza-casinò e sul ladrocinio del debito pubblico magari l'uomo della strada percepirebbe la seconda cosa come più grave della prima.
EliminaL'alta corruzione percepita, spacciata dai media per corruzione esistente, attesta che gli italiani ritengono di vivere in un paese corrotto. Su questo dato ha certamente influito l'alta rilevanza mediatica degli ultimi scandali.
RispondiEliminaPur tuttavia, la rilevanza mediatica e le numerose inchieste attestano, paradossalmente, che l'ordinamento è in salute e "reagisce" al fenomeno. E' in salute perché la magistratura ha scoperto lo scandalo e perché i mezzi di informazione focalizzano l'attenzione dell'opinione pubblica sul problema. Fosse stata, invece, l'Italia un paese incapace di difendersi dalla corruzione, al posto di questa risonanza noi avremmo i famosi "porti delle nebbie": la stampa si guarderebbe bene dal battere su questo chiodo ed i livorosi non starebbero a parlarne perché non saprebbero nulla, come nell'Italia degli anni '80.
Un altro fenomeno trascurato è la natura doppia della corruzione. Per ogni corrotto pubblico (che prende le mazzette), c'è infatti un corruttore privato (che le offre). Non ho mai sentito, negli alti consessi televisivi e nelle omelie domenicali dei nostri editorialisti la domanda: "perché il corruttore privato è 'spinto' ad offrire quel denaro? E perché il corrotto pubblico è 'spinto' ad accettarlo?". Mai. Si parla genericamente dei corrotti pubblici. Eppure, il corruttore privato ha interesse a pagare quella mazzetta. In altri termini, per lui corrompere = investire!
Il fenomeno è realmente analizzato? Quali sono i contesti in cui la corruzione "esplode"? Provo a vedere, ad esempio, lo stesso indice di corruzione percepita in Italia datoci da Transparency (10/100 incorrotto 1/10 corrotto):
1995 - 2.99
1996 - 3,42
1997 - 5,03
1998 - 4,6
1999 - 4,7
2000 - 4,6
2001 - 5,5
2002 - 5,2
2003 - 5,3
2004 - 4,8
2005 - 5,0
2006 - 4,9
2007 - 5,2
2008 - 4,8
2009 - 4,3
2010 - 3,9
2011 - 3,9
2012 - 42 (equivalente al vecchio 4,2)
2013 - 43
2014 - 43
Ora: da notare che, stando alla "Bibbia" di Transparency, sotto il Governo Berlusconi II (2001-2006), c'era meno corruzione rispetto ai precedenti governi di centro-sinistra! E che, dopo la crisi del 2008, la corruzione percepita "corre" a partire dal 2010, abbracciando sì l'ultima parentesi berlusconiana, ma anche la nuova era del centro-sinistra, che non riesce a essere "meno corrotta" del Berlusconi del 2009.
1995-2000 e 2010-2014, due parentesi de "lo vuole l'€uropa": una per entrare nell'euro (a forza di "riforme" liberiste), e l'altra per rimanerci (a forza di "riforme" liberiste). Le due parentesi più "corrotte" da quando Transparency misura i dati. E' un caso? Probabilmente, per carità. E' la Bibbia dei piddini che ce lo dice, però, e fossi in "loro", magari una domandina me la farei.
Complimenti a Riccardo e Luciano per l'ennesimo post magistrale.
La "bibbia" dei corrotti che non menziona come tali...i corruttori che, anzi, sono (almeno potenzialmente come categoria) coloro che vengono testati a indicare il livello di corruzione percepita!
EliminaNormalmente, quando si registrano i picchi, si tratta degli anni di manovre austere più intense, a ben vedere, ovvero di quelli in cui si concentra maggiormente la platea di beneficiari della spesa pubblica (e ci includiamo anche la capitalizzazione mista di società in partenariato con il coinvolgimento indispensabile del sistema creditizio amico...).
Peraltro, i due indicatori (manovre fiscali e concentrazione partisan della spesa pubblica) tendono normalmente a coincidere cronologicamente.
Ne discende che gli imprenditori, in queste condizioni per lo più concomitanti, sentendosi tagliati fuori, ritengono maggiormente dovuto il ricorso alla mazzetta, ovvero, lo denunciano maggiormente perchè ne avvertono l'insostenibilità dei costi, data la concorrenza privilegiata dei beneficiari, gli "usual suspect": e non è un paradosso, come attestano i fatti Mose o Mafia-capitale.
In fondo, si tratta del dilagare dell'affarismo privato in danno della corretta allocazione delle risorse pubbliche (per lo più sempre più scarse e come tali appetite). Cioè il versante deliberatamente dimenticato della corruzione...
Inutile evidenziare che nel mondo ideale di Transparency, essendo questa sorta di auto-denunzia dei più diretti interessati il principale indicatore, l'assenza di corruzione attesterebbe così un assetto fortemente stabile e definito di soggetti economico-finanziari accordatisi coi pubblici poteri. Quindi l'assenza di corruzione, seguendo questo metodo di rilevazione, è un assetto di illecita appropriazione concordata di risorse pubbliche, tale da renderlo incontestabile e inattacabile agli occhi del mondo imprenditoriale, cioè al punto di non ritenere più utile neppure il tentare la via della corruzione.
Un po' la situazione che emerge dal post relativamente alle relazioni tra Fed e incumbent bancari.
E non a caso: il maggior grado di affarismo incestuoso è l'ideale assetto "incorrotto" per i liberisti scatenati all'attacco della legittimazione degli Stati.
Ridotti a datori di lavoro dei soggetti in odore di porte girevoli...