domenica 5 luglio 2015

FINALMENTE! LA LEZIONE GRECA PORTA ALL'EUROSOLIDARISMO: L'ERF!

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1. Mentre il referendum - che comunque "vadi" (Fantozzi), si risolverà in una ripresa delle trattative dentro l'euro, nelle intenzioni dichiarate del governo greco-, induce curiosamente in molti a pensare che la sovranità consista nel fatto che il popolo voti sull'alternativa tra diverse soluzioni...di privazione della sovranità, la macchina dell'€uro-ordoliberismo va avanti.
Almeno in Italia.
La versione compatta dei media e delle televisioni del Bel Paese è saldamente attestata sul fatto che, quale che sia l'esito del referendum, ci vorrà "più €uropa" (ce lo dice pure Prodi in un editoriale odierno), al fine di poter, naturalmente, mantenere l'euro e vivere felici grazie alle riforme che, già ora - e lo si dice con totale sicurezza- stanno conducendo alla crescita.

2. Meravigliosamente indicativo l'editoriale di oggi di Roberto Napoletano sul Sole 24 ore "L'Europa che serve a loro e a noi".
Apprendiamo da tale editoriale che lo shock del 2011 era "esterno"; dobbiamo presumere "esterno" all'Italia, e quindi, tale versione dei fatti, necessariamente implica che...Monti agì con successo allo scopo di migliorare i conti pubblici e di far tornare la crescita e, per l'appunto, s'è proprio visto (d'altra parte basta raccontarlo tutti i giorni e tutti lo daranno per acquisito).
Tale tesi implica, altrettanto, che un fatto molto "nazionale", e strutturale, come i saldi settoriali della contabilità nazionale, cioè i conti correnti esteri e la posizione netta sull'estero italiana, legati all'inevitabile (mal)funzionamento della moneta unica (almeno secondo  economisti come De Grauwe, Stiglitz, Krugman, Friedman e via dicendo), non avessero nulla a che fare con la crisi del 2011.
E dunque, Napoletano, - dando per acquisito per l'ennesima volta che la cura del 2011 ci abbia ricondotto alla salute dei conti pubblici ed alla crescita-, propone una serie di soluzioni che permettano di superare la crisi greca che, a sua volta, è inevitabilmente dovuta alla loro incapacità di crescere perchè non vogliono fare le riforme e non vogliono ammodernare la causa di tutti i mali universali, cioè la "macchina pubblica".

Per riprendersi, però, l'€uropa, dovrebbe correggere gli "errori evidenti" (quali? Se in fondo non ha fatto che predicare riforme e privatizzazioni con la riduzione del perimetro dello Stato, ancora oggi invocata in Italia? Cosa avrebbe fatto di sbagliato l'€uropa nella trattativa coi greci desiderosi di inefficienza e restii alla "crescita"?). Inoltre, la stessa UEM, dovrebbe evitare anche "l'eccesso di zelo rigorista".

3. Insomma ci vuole lo "spirito solidaristico".
Come non averci pensato prima! Ovviamente i greci sono quelli che non vogliono cooperare e non sanno sfruttare l'opportunità di fare le riforme...
Tant'è che poi, l'€uropa solidaristica, - quella che, in fondo in fondo, i tedeschi, nella loro lungimiranza, sarebbero sicuramente inclini a sostituire all'eccesso di zelo rigoristico a cui sono costretti da atteggiamenti immaturi come quelli dei greci- in cosa consisterebbe essenzialmente?
Per Napoletano, seguendo il suggerimento, solidale e altruistico dei "think tank più illuminati in Germania", "si vari un fondo unico che raccolga gli eccessi nazionali di debito pubblico (rispetto al tetto del 60% del pil, uno degli errori iniziali) e si misurino le virtù dei singoli Paesi, liberati da fardelli insostenibili...".

4. Non è però un caso che i "think tank" tedeschi vogliano il Fondo in questione, cioè il ben noto ERF.
Questo funziona così, come abbiamo visto: il "Fondo" assume il debito eccedente il limite del 60% su PIL di ciascun Paese interessato dell'eurozona, e diviene a sua volta creditore per tale ammontare dello Stato stesso. Questa parte di debito, quindi, viene sottratta alla legge nazionale, cioè non sarebbe soggetta, in caso di ritorno alla valuta nazionale alla possibilità di conversione nella nuova valuta secondo la lex monetae (e di questi tempi la sopravvivenza dell'euro non è esattamente una grande sicurezza). 
In ogni modo, il Fondo emetterebbe poi titoli, (indifferenziatamente imputati al debito assunto pro-quota di ciascun Paese), che si gioverebbero di tassi di interesse passivi auspicabilmente meno elevati di quelli che, rispettivamente, ciascuno Stato coinvolto potrebbe ottenere, singolarmente, sui mercati.
Ma in presenza del QE, e dei maggiori prezzi di collocamento del debito pubblico dell'eurozona, fino a poco tempo fa ottenuti grazie agli acquisti della BCE, questa ipotesi non pare particolarmente rilevante e vantaggiosa.

5. Rilevantissimo, invece, è l'effetto socio-economico del funzionamento del Fondo: l'assunzione del debito "eccedentario" infatti è congiunta, - e qui sta la ragione del favore da parte dei tedeschi- alla regola, già insita nel fiscal compact, per cui il debito conferito verrebbe ridotto nella misura di 1/20° all'anno, fino alla sua estinzione in 20 anni.

Per l'Italia questo significa una diretta e immancabile riduzione del debito corrispondente a oltre 3 punti di PIL all'anno.
Anche calcolando l'effetto di riduzione dei tassi sul debito pubblico, in quanto sostituito in tale parte (eccedente il 60%) dai titoli emessi dal Fondo, infatti, l'onere effettivo dell'intera operazione per il singolo Stato, dovrebbe incorporare sia i tassi di interesse complessivamente dovuti  sul proprio debito, sia il carico della riduzione in conto capitale nella misura di oltre il 3% annuo (per l'Italia 3,6 punti). Con varie pesanti conseguenze sui conti pubblici e sull'economia reale:
a) l'onere degli interessi passivi rischia di "ricrescere" sulla parte di debito rimasta, entro il 60%, in carico al singolo Stato, parte che rimarrebbe esposta a tutte le condizioni di aggravamento dello spread che oggi possono influire sul suo debito sovrano, e che non dipendono dall'ammontare assoluto del debito stesso, ma dalla posizione netta sull'estero.
b) inoltre, questo rischio permanente risulta comunque concomitante col modesto effetto calmieratore degli interessi sui titoli emessi dal Fondo, (almeno per i primi anni), in relazione all'attuale programma di acquisti del QE; 
c) ma quel che conta di più è che il meccanismo dell'ERF obbliga, nel suo insieme (debito sovrano diretto e debito verso il Fondo), a raggiungere un saldo primario aggiuntivo, rispetto a quello attuale, di circa 5 punti di PIL (ai livelli attuali di crescita effettiva e di vincolo da fiscal compact): e ciò anche scontando, ripetiamo, il modesto vantaggio del calo degli interessi sul debito eccedentario per i titoli emessi dal Fondo.

6. Insomma, non appena il Fondo iniziasse ad operare, la manovra finanziaria dello Stato sarebbe vincolata a raggiungere un saldo primario pari almeno all'attuale (2,4 punti di PIL, un record mondiale se rapportato ai livelli mantenuti per decenni) più gli oltre 3 punti di PIL necessari per "l'ammortamento" di un ventesimo del debito preso in carico dal Fondo, più, per la verità, l'ulteriore eventuale (ma non improbabile) saldo aggiuntivo necessario per rispettare il pareggio strutturale di bilancio secondo i target annuali imposti dalla Commissione UE (in misure che dovrebbero portare, oltretutto, al pareggio di bilancio entro un paio di anni).
Dunque, almeno nella fase iniziale, il saldo primario italiano dovrebbe passare dall'attuale misura - abbiamo visto intorno ai 2,4-2,5 punti di PIL, che già costituisce una misura tra le più alte del mondo - a circa 7,6 (!) punti di PIL, almeno se si tiene fermo l'obiettivo del pareggio di bilancio (e non il semplice limite del 3%, che sarebbe ormai persino contrario al nuovo art.81 della Costituzione). 
Il calcolo non è difficile da fare: 5 punti di PIL di onere degli interessi "(forse) attenuato" + 3,6 punti di ammortamento da corrispondere al Fondo + 1,4 punti di PIL per l'obiettivo intermedio di pareggio di bilancio, meno il saldo primario attuale di 2,4.  Totale, all'incirca, 7,6 punti di PIL di avanzo primario con un deficit consentito (obiettivo intermedio) di 1,6 punti di PIL!

7. Va precisato che questi sono i calcoli realistici, cioè assumendo, peraltro ottimisticamente, che la crescita italiana rimanga quella attuale, cioè allo 0 virgola (nella migliore delle ipotesi): altri calcoli, muovono dalla supposizione che si abbia una crescita nominale del 3% annuo (o oltre!), che è stata finora smentita dai fatti, in presenza di politiche di austerità che l'Italia è l'unica a seguire scrupolosamente.
E ciò è tanto vero che anche per quest'anno, di supposta e strombazzata "ripresa", neanche le più ottimistiche previsioni si azzardano ad attribuirci una crescita di tale entità. Da notare che, (senza alcuna sorpresa, data la tradizione di errore annuale ormai instauratasi dal FMI al'OCSE, passando per la Commissione), i dati dell'Istat non corroborano neppure la crescita allo 0,5, per il "favorevole" 2015, quale ultimamente ipotizzata dal FMI.  
L'Istat, infatti, nei suoi ultimi calcoli, accredita una crescita trimestrale di 0,2 nel primo trimestre, rispetto al quarto trimestre 2014, ma una crescita annuale di appena 0,1 sul primo trimestre 2014, cioè su base annuale tendenziale riferita a periodi omogenei.

8. E' chiaro che un saldo primario di tale entità risulta un obiettivo impossibile da raggiungere e sicuramente insostenibile: ed infatti, per rispettare gli obiettivi intermedi di pareggio strutturale (quand'anche, s'è visto, "forse", gli  interessi risultassero ridotti in una non rilevante misura) e per ridurre il debito in carico al Fondo per 3,6 punti di PIL annui (1/20 del 72% di PIL corrispondente al debito assunto dal Fondo), occorrerebbe varare una manovra di taglio della spesa pubblica e di nuove tasse di circa 80 miliardi o anche più (si tratta cioè, come detto, di incrementare di circa 5 punti l'attuale saldo primario).
Questo con certezza, almeno per i primi anni di funzionamento del meccanismo del Fondo auspicato da Napoletano.

9. Quand'anche, poi, alla istituzione del Fondo, si accompagnasse una (allo stato) molto improbabile tolleranza verso la misura del deficit pubblico, comunque, il saldo primario dovrebbe essere più "modestamente" intorno ai 5,5-6 punti di PIL - detraendo la correzione del saldo primario imputabile al raggiungimento dell'obiettivo intermedio di deficit e largheggiando su quest'ultimo. Dunque, la relativa manovra annuale "tipo", sarebbe pur sempre dell'ordine di circa 55 miliardi: tale misura corrisponderebbe, infatti, al mantenimento di un deficit intorno al 3 o magari al 4% (entrambe misure che la flessibilità europea, al momento, non ci concede).

Siccome è evidente che in queste condizioni di austerità aggiuntiva, nonostante la "bella" teoria della austerità espansiva, nessuna crescita sarebbe realizzabile, anzi il Paese tornerebbe immediatamente in recessione (aggravando il rapporto debito/PIL), la verità è che il Fondo auspicato da Napoletano, e non a caso caldeggiato dai think-tank tedeschi, implicherebbe che scattassero le garanzie previste dall'attuale ipotesi di ERF

E cioè i beni patrimoniali dello Stato italiano, - l'oro, le stesse riserve valutarie, le partecipazioni azionarie detenute a qualsiasi titolo , il patrimonio immobiliare (a prescindere probabilmente dal suo regime di indisponibilità, visto che i vincoli europei, a quanto pare, prevalgono sulle leggi costituzionali, se si tratta di rispettare il pareggio di bilancio o i limiti all'ammontare del debito). Tutti questi beni pubblici sarebbero assegnati a estinzione della quota annuale di debito da ridurre, quindi in ammortamento, al Fondo nella misura annua di 3,6 punti di PIL.

10. Nella situazione attuale, tali beni sarebbero poi presumibilmente "rivenduti" dal Fondo stesso  a operatori privati agenti sui mercati internazionali, ed il Fondo tratterrebbe il ricavato a estinzione del debito.
Ma non dimentichiamo che poichè questi assets non sarebbero tutti (a parte oro e riserve valutarie) di facile e pronta liquidazione, - valendo quindi più come garanzia che come mezzo di pagamento- la disciplina del Fondo, per come attualmente studiata dal gruppo di lavoro incaricato dalla Commissione UE, implicherebbe anche la ulteriore garanzia di estinzione pro-quota annuale del  debito "eccedentario" (il limite del 60%) costituita dall'attribuzione al Fondo stesso, pro-solvendo, di una quota pari al 8% delle entrate dello Stato: una sorta di "pignoramento dello stipendio", cioè l'appropriazione diretta da parte del Fondo del flusso dei soldi corrisposti dai contribuenti allo Stato.

11. Insomma, alla fine la soluzione neo-solidaristica €uropea, - entusiasticamente abbracciata da Napoletano in base ai "suggerimenti" dei migliori think tank tedeschi-, quindi il nuovo orizzonte cooperativo e non eccessivamente orientato al rigore, teso a superare la "crisi greca (!), si risolverebbe in un'accelerazione delle svendite forzate degli assets patrimoniali dello Stato, incluse le residue industrie pubbliche, il cui controllo finirebbe molto probabilmente in mano a investitori stranieri, nonchè nella privazione dell'oro, delle riserve valutarie e della stessa destinazione nell'interesse nazionale dei soldi dei contribuenti.
Questo intanto che, trepidanti, attendiamo l'esito del referendum greco. 
Come se, dentro l'euro, ci fosse una "liberazione" che ci attenda salvifica non appena i greci inefficienti, spendaccioni e inaffidabili abbiano abbassato le loro intollerabili pretese...

34 commenti:

  1. Complimenti per il convegno di ieri mattina a Milano

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    1. Grazie a te per aver avuto la passione civile di partecipare all'evento

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  2. Cioè:roba da emigrazione forzata....... Saremmo alla stessa stregua del sudamerica......quale classe dirigente potrebbe volere questo per il suo paese? La risposta temo sia una sola: solo dei traditori potrebbero volere ciò. Traditori dell'Italia. Come i repubblichini. Anzi, peggio: quelli avevano una dignità che questi non hanno......

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    1. Il problema è che il sistema mediatico si regge a vicenda il gioco e qualsiasi responsabilizzazione su queste "uscite" viene immancabilmente buttata in caciara...

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  3. E niente,non se ne esce da sta roba.Tutti irregimentati sino all'auto distruzione finale con le solite armi di distrazioni mediatiche e non.Ci vorrebbe una " Woodstock " europea e dei nuovi hippie. La storia degli Hippy https://it.wikipedia.org/wiki/Hippy ....speriamo che ricominci dalla Grecia.Ben consapevole che il perimetro del referendum è sempre nel recinto spinato dell'€.

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  4. L'impressione è che Napoletano (un giornalista che di economia e finanza non sa niente, come si evince dal suo curriculum) sia fuori tempo massimo (forse l'articolo risponde a ordini di Squinzi). Personaggi più avvertiti (Zingales, Casaleggio) stanno rapidamente virando su posizioni ben diverse, se non opposte. Tra l'altro già in autunno potrebbero esserci elezioni a Roma e in Piemonte, con risultati presumibilmente molto negativi per il partito di riferimento del direttore del Sole24Ore.

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  5. Chissa' se Napoletano legge il suo giornale; le istituzioni italiane sono pronte a Badogliare ? http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2015-07-05/grecia-mef-nuovi-aiuti-non-si-limitino-finanza-202441.shtml?uuid=ACTZkKM
    Con questi presupposti, dopo la vittoria, la Bce non puo' non riprendere a rifornire le banche greche;
    ed io credo proprio che i greci riprenderanno a fare il loro mestiere: il bank run. E Weidmann...non fosse tragico, lo troverei molto divertente!

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    1. Obiettivamente non ci trovo un vero spirito badogliesco, allo stato delle cose. Un attendismo cauto, opportunistico e dovutamente ambiguo. Ma "badogliare" è un'altra cosa.
      Però è ancora presto per dirlo: presto per la maturazione di prese di posizione significative nazionali, intendo.

      Ma non ci vorrà molto per vedere gli eventi svilupparsi - diciamo qualche giorno- e capire se la degenerazione dell'atteggiamento tedesco porterà ad una vera frattura conclamata con gli USA e, quindi, a derive badogliesche in fretta e in furia.
      In fondo siamo proprio a luglio...

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  6. Provo ad abbozzare una (personale) analisi dei fatti dopo l'esito del referendum greco. Nonostante la mossa (tattica) delle dimissioni di Varoufakis, la Merkel ha e continuerà ad avere una posizione rigida (e non potrebbe essere diversamente: anche lei è "prigioniera della sua intransigenza"). Dopo il referendum, tuttavia, anche Tsipras dovrà avere una posizione rigida. In Italia, Spagna e Portogallo, poi, ben si può dire di vedere governi non più rappresentativi della volontà popolare che potrebbero trovarsi, in un prossimo futuro, piuttosto in difficoltà nel gestire il malcontento sociale: il no al referendum greco dimostra che i media, da soli, non bastano a garantire il potere.
    Questo potrebbe portare la Germania a forzare un'uscita disordinata della Grecia dall'euro per poter poi portare "la catastrofe che ne consegue" come esempio per gli altri popoli riottosi. Ma siamo sicuri che sia una mossa vincente? Un comportamento così arrogante non potrebbe, invece, accendere altre micce nel sud europa?
    Inoltre, un'uscita "disordinata" della Grecia comporterebbe -non dico automaticamente ma quasi- l'entrata di quel paese in orbita russa. L'impatto geostrategico sarebbe notevole, perché per la prima volta (credo) nella sua storia la Russia potrebbe accedere al Mediterraneo con una presenza significativa.
    Insomma, mentre si alza il tiro sulla Russia, si assiste ad un'europa sempre più carica di tensioni sociali e politiche indotte dalla rigidità dell'euro e dalla riottosità tedesca a condividere la leadership (accettando visioni politiche diverse dalla propria). Un'europa che coincide, per buona parte, con la NATO, a tal punto che ben potrebbe valere l'equazione Europa politicamente instabile = NATO debole.

    In un contesto di questo tipo, gli USA non potranno più fare gli isolazionisti a lungo. In fondo, sono gli unici in grado di alzare la voce e farsi sentire da tutti. L'amministrazione americana dovrà prendere una decisione.
    Una di queste potrebbe essere quella di forzare la Grecia ad obbedire alla Troika, anche con la forza, se necessario. Le conseguenze politiche, però, sarebbero gravi. Il "costo" del mantenimento dell'area euro (e del futuro TTIP), sarebbe -in sostanza- la creazione di una nuova cortina di ferro. La classe dirigente americana accetterebbe tutto questo solo perché stavolta sarebbe in nome del mercato?
    La soluzione più ragionevole sarebbe, allora, quella di governare la dissoluzione/il riassetto dell'eurozona mantenendo però l'eredità politica dell'UE, ripensandola come sistema di civile convivenza tra le nazioni fondato su una tavola di valori condivisi. Via più lunga e difficile della prima, ma forse in grado di garantire, nel lungo periodo, maggiore stabilità politica. Ma per far questo, all'interno degli USA stessi il neoliberismo dominante dovrà cedere il testimone ad una politica diversa.

    Concludendo:secondo me, gli USA non potranno non intervenire. Sono gli unici ad avere la capacità ed i mezzi per farlo. E nel farlo, dovranno anche ripensare se stessi. Se scelgono oggi l'integralismo neo liberista, potrebbero, nel lungo periodo, pagare questa scelta con un costo più alto di quel che sembra.

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    1. Concordo. Analisi analoga già da me svolta su twitter :-)
      Non posso che rammentare l'analisi genetica di questa possibile e impervia, ma non di meno "unica", via d'uscita (moderatamente) positiva, cioè che salvi il salvabile:
      http://orizzonte48.blogspot.it/2014/01/le-contromosse-dellordoliberismo-2-il.html (parr. VII-VIII)

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    2. in questo caso però la Merkel è finita probabilmente.

      Non so se sarà contenta di sbugiardare sè stessa davanti a tutti i tedeschi....perchè questo dovrebbe fare per tenere in vita l'eurozona.

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  7. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  8. Con il referendum vince il no greco ad un piano di austerita' non esattamente definito e concordato con l'asse franco-tedesco ;le dimissioni di varoufakis , molto strane, le affermazioni di Tsipras di voler rimanere nell'euro e pretendere una EU piu solidale non depongono per un buon epilogo. La democrazia ha vinto la possibilita' di chiedere un fondo di redenzione , il famoso ERF gia' pronto da tempo . Con le banche chiuse e il collasso alle porte anche i Tedeschi e gli Austriaci dovranno sottostare al ERF , alla fine questo era l'obiettivo ma non quello dei tedeschi , o quantomeno non era la loro prima opzione. Viene a proposito la "lucida" e tempestiva osservazione del "sempre presente" Carlo Azeglio , mah?! http://tweb.interno.it/news/daily2/rassegnastampa_RASSEGNA%20STAMPA.pdf#page60

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    1. Temo che l'ERF (dannosissimo e per noi "mortale"), - che allo stato è solo una proposta non formalizzata, come dovuto, da Commissione e Consiglio (organi UE con iniziativa legislativa effettiva), non arriverà in tempo (per nostra grande fortuna) per scongiurare l'esplosione dell'area euro.
      Attualmente di profilano ben altre priorità; e gli spaghetti-europeisti stessi dovranno fronteggiarle.
      Senza disporre delle risorse culturali...Almeno, loro".

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  9. I fatti sono:
    A) la Grecia ha detto NO alle richieste dei creditori. Ma, come fa capire Stavros Mavroudeas, la si può definire veramente come una "vittoria"?
    B) i creditori, Germania in testa, hanno detto che dalle loro posizioni non si schiodano
    C) Varoufakis si è dimesso e lascia il posto a Tsakatolos, il quale proprio oggi ha dichiarato "We are not discussing a parallel currency... I do not think, that they are going to throw us out...".
    D) Putin ha chiamato Tsipras, ed era presente anche il ministro dell'energia Lafazanis che, si dice, ha stretti legami e guida l'ala "sinistra" di Syriza
    E) i greci ricordano bene che UK e USA non abbero scrupoli, nel secondo dopoguerra, a favorire gli ex- collaborazionisti fascisti per combattere le sinistre...
    Ora viene il bello. Il fatto sostanziale è che, si dice, le banche greche abbiano si e no 1 miliardo in saccoccia. Poi (nel caso in cui non si sblocchi la situazione con UEM) lo Stato inizia ad emettere IOU, oppure non paga nemmeno stipendi e pensioni. Syriza pertanto deve già decidere. O ha già in mano piano B, oppure farà una figura ancora peggiore nel prossimo futuro, in quanto nonostante l'appoggio popolare, dovrà giocoforza mettere in pratica il Memorandum viste le Sue continue dichiarazioni d'amore all'UEM (a meno che non voglia farsi buttare fuori). Situazione ingarbugliata.

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    1. Potrei aggiungere qualche altro fatto. Ma allo stato, (sottolineo), non cambierebbe molto.
      In sintesi: i greci contano sulla paura dell'eurogruppo-creditori e questi contano sulla disperazione dei greci.
      Ma alla fine, ESSI se ne fregano di qualunque cosa possa accadere alla gente comune. E possono convivere con qualsiasi livello di disordine sociale in Grecia (nessun minimo rimorso o scrupolo).

      Di fatto, non hanno nemmeno tutti-tutti i torti: i greci, sulle condizioni reali in cui vivono, non la dicono tutta.
      Di sicuro non vogliono uscire: meno che mai mentre possono fare il pieno di "monetone" (da tesaurizzare come riserva di valore) con la stagione turistica.

      Credo che la stragrande maggioranza dei greci, ovviamente specie nelle zone rurali e nelle isole, abbiano fatto ricorso a un'agricoltura informale di consumo diretto e ormai siano adusi, dopo 5 anni, a una diversa economia di sussistenza. Tutta "in nero" e che fa a meno di scambio monetario.

      Comunque, a questo punto, sono tutte storie di litigi tra vari generi di €urofili.
      Qualsiasi "sblocco" verso democrazia e benessere VERI - cui non sono interessati nè crucchi nè greci- avverrà a causa loro, semmai, ma senza la loro volontà...

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    2. Il "We are not discussing a parallel currency..." diTsakatolos potrebbe essere analogo al "la guerra continua" di..... badogliana memoria! Solo il tempo, credo, potrà dire se i greci hanno o no un piano B. Certo, se il fideismo europeista arriva al punto da non farglielo nemmeno considerare...... beh, sarebbe davvero una lacuna GRAVE da parte loro!

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    3. Sì, diciamo che la linea Tsipras è una serie infinita di "la guerra continua". Sai, manca il presupposto del badoglismo: il regime, col ben noto bombardamento di Roma a ruota dello sbarco in Sicilia, era veramente inviso ormai al popolo (svegliatosi...tutto ad un tratto).
      Invece, l'€urofollia ai Greci appare tutt'ora una manna irrinunciabile e non capiscono sta cosa strana dell'austerità, che sarebbe "de destra" ma non propria della costruzione europea.

      Capisci che se non si ha informazione e nemmeno un po' la più pallida idea di cosa stia succedendo, e di cosa di conseguenza COMUNQUE gli succederebbe restando nell'euro, manca proprio il presupposto del 25 luglio: ergo, è difficile che si verifichi un 8 settembre.
      La guerra continua, sì; ma loro, i greci, VOGLIONO continuare ad essere "alleati" di tedeschi e francesi e italiani ecc, anche contro la volontà espressa delle altri parti dell'alleanza. Lo vogliono e basta...

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    4. io invece credo che la maggioranza di chi ha votato NO ben sappia a cosa questo può portare.

      la frase "se voto NO sarò libero e povero...se voto SI' sarò schiavo e povero" detta da un anziano greco all'entrata dei seggi rende l'idea.

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    5. Luchi' te vojo bbbene; ma questa frase è vuota retorica.
      Ben diverso è se avesse detto per bene da COSA si sarebbe reso libero (non da una generica UE "cattiva" a trazione tedesca, come se ci fosse qualcosa di diversamente realizzabile dentro l'euro)

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    6. se si intende che devono sapere quanto si dice qui sopra ovvio che no.

      ma oramai la maggioranza dei Greci sa benissimo che la UE si oppone alla democrazia.

      e questo è importante. anzi è un passo da gigante rispetto alla situazione di autorazzismo in cui versano altri paesi e forse fino a poco fa gli stessi greci.

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    7. Non sono sicuro che essere contro i creditori - il "basta con QUESTA europa"- e voler rimanere nell'euro sia un superamento dell'autorazzismo.
      Che i greci abbiano capito di essere accumulatori di debito estero, per struttura socio-economica tradizionale, e che l'euro sia una gabbia che rende ciò irrisolvibile mi pare molto lontano da una diffusa comprensione. E informazione, ovviamente.

      Ne discende una reazione per slogan solo appena diversa da quella che li ha indotti a entrare nell'UEM.
      Vittimismo generico al posto dell'autorazzismo; e senza perdere di vista il "fogno", al più prendendosela col capitalismo tout court o con la finanza cattiva o con la Germania cattiva (senza menzionare la Francia!).
      E parlo praticamente di tutti gli strati culturali della popolazione.
      HAI SENTITO PARLARE IN GRECIA DI SOVRANITA' E COSTITUZIONE (il suo presidio fondamentale), NELLE SUE VARIE ACCEZIONI (monetaria, fiscale, di assetto del mercato del lavoro) ANCHE IN QUESTI GIORNI CRUCIALI?

      La democrazia è perseguimento di valori sostanziali non votare in sè.
      Se si vota per ribellismo, materialmente interessato, a un sistema che NON si rinnega, e in cui ancora ci si identifica, è democrazia idraulica.
      Quella di cui oggi blaterano le sinistre-sinistre italiane in TV,con fiumi di reotorica privi di ogni contenuto (democratico sostanziale). Non a caso...

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    8. di sovranità sì ho sentito parlare. e se ne ha parlato Tsipras pure se a sprazzi significa che ne hanno parlato anche i Greci.
      Io non farei così tanto affidamento sulle voci che arrivano di qua dall'adriatico che dicono che l'80% dei Greci è favorevole all'euro. abbiamo visto che il SI/NO doveva giocarsi su una manciata di voti.

      se la metti nei termini di comprensione e riscoperta dei valori fondanti di una democrazia d'accordo....ma allora da nessuna parte nel mondo c'è niente del genere.
      purtroppo per costruire delle masse consapevoli saranno necessari, che mai sia possibile, decenni.
      Ma davvero non riesco a non essere contento per una reazione sensata delle masse. che ieri dopo tanti anni, per la prima volta, hanno votato contro i loro carnefici.
      Le masse per definizione sono masse. agiscono senza competenza. ma già riuscire a sfuggire ai ruggiti della UE è una reazione che ancora non si era verificata.

      La strada è lunga ma non vedo come questa non possa essere considerata una piccola vittoria. I riflessi ci saranno e il dissenso verso la UE, che ha fatto una figura quasi fascista agli occhi di tutta europa, crescerà.

      Anche se tsipras dovesse rinnegare tutto. Questo è un punto di accelerazione verso il rifiuto dell'elitismo e verso la dissoluzione della UE.

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    9. il punto è che, sulla strada che tu indichi, c'è anche questa tappa. la tappa odierna.

      è la prima di infinite? forse. ma io sono fermamente convinto che questa tappa c'era. ed è stata conclusa.

      che possa essere la prima di tante.

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    10. Non vorrei solo che la lontananza dall'obiettivo facesse giudicare negativamente anche quelle che sono comunque evoluzioni positive.

      Perchè dire che fra SI' e NO avrebbe cambiato poco mi pare una bella topica. e si vede bene dalla strizza alle chiappe che avevano ieri sera i vari Plateroti. e gli Squinzi oggi. E la Merkel stamattina la faccia smunta che si ritrovava.

      Nono i dominanti si sono spaventati. hanno ancora molte mani da giocare. ma stavolta si sono spaventati. e quando i potenti hanno paura, noi dominati non dobbiamo negarci una piccola gioia.

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    11. Non vale la pena di arrovellarsi troppo.
      La sostanza non c'è; senza risorse culturali si prendono solo direzioni sbagliate.
      Con o senza referendum l'accordo non è stato voluto dai creditori; e Tsipras, prima che si svolgesse il referendum stesso, aveva accettato tutto il memorandum che inizialmente pareva aver rifiutato.
      Dunque siamo esattamente al punto del 30 giugno. Anzi, le banche non hanno riaperto e tutto l'armamentario dell'UEM è intatto. Ampliando semmai il suo incombente terrorismo pure rispetto ad altri paesi.

      Certo che, superata una certa soglia, potrebbe crollare tutto.
      Ma sarà perchè la follia avrà contagiato l'Europa come già nel 1913 e nel 1939.
      La strada verso il ripristino della democrazia costerà molto, ma molto: e il contributo greco sarà nè più nè meno che quello dell'attentatore di Sarajevo all'innesco della prima guerra mondiale.
      Il lavoro vero sarà fatto altrove: non in Grecia. Quest'ultima, per riconquistare la democrazia sostanziale, ammesso che ci riesca mai (ben oltre la vita di questa orribile UE), ha più strada di tutti da fare, attese le mosse e le argomentazioni messe in campo finora. E non è un paradosso: il corso degli eventi lo dimostrerà...

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  10. Io avrei questo punto di vista: che abbia vinto il si o il no, e' ininfluente; in Grecia hanno il bank run da inizio anno, e non diamo la colpa o il merito a Syriza: se c'era un altro governo accondiscendente, il bank run piu' prima che poi sarebbe stato ugualmente inevitabile. C'era il bank run perche' sono all'ultimo stadio, ed il problema e', per Bruxelles, diciamo nel breve medio termine, irrisolvibile. Non possono abbonare una parte del debito perche' ci sono collegati i derivati. Altrimenti lo avrebbero gia' fatto (credo). Viceversa andando avanti cosi' facendo finta di nulla, il sistema non e' comunque credibile. I tedeschi si sono impiccati con la loro stessa corda.

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    1. Ma non so, trattandosi ormai di debito verso soggetti di diritto internazionale, quanto c'entrino i derivati.
      Forse ci sono derivati sui titoli che l'ESM emette per finanziarsi. Non saprei, non sono espertologo di ciò e, francamente, avendo i greci la via della sovranità e della (loro) Costituzione, - anche per allacciare relazioni di finanziamento del loro irrisolvibile debito con l'estero fuori, beninteso, dal quadro UE-UEM- mi pare inutile impazzirsi a cercare di fare ipotesi.

      Magari c'è un'astuta doppiezza nel cercare di appellarsi alla presunta legittimità delle varie mosse alla luce del "diritto dei trattati"; magari si vogliono far buttare fuori.

      Ma sempre alla sovranità - sulla banca centrale nazionale, sulla limitazione dei capitali e persino delle merci da importazione- dovranno ricorrere, prima o poi, se intendono cavarsela.

      L'unica cosa che comprendo, ripeto, è che durante la stagione estiva possono fare il pieno di euroni senza aver neanche ancora svalutato...

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    2. La teoria e' che in caso di haircut i derivati amplificherebbero le perdite 10 volte tanto, in capo soprattutto alle banche europee, che avrebbero il capitale polverizzato. C'e' chi dice che i derivati, nell'attualita', sono 10 volte tanto che nel 2008. Il fatto che non sanno che pesci prendere, mi fa pensare che qualcosa di vero ci deve essere.

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    3. Ripeto, la cosa può essere plausibile e la approfondirò: ma la questione del recupero della sovranità taglierebbe comunque la testa al toro, lasciando le banche ai loro problemini e alla meravigiosa disfuzionalità della (irriformabile) banca universale

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  11. Un caro saluto a Quarantotto e a tutto il blog. Scusate se vado fuori tema ma mi sembra una cosa importante da raccontare. Ieri per puro caso ho visto alcuni frammenti ( il cuore non resiste e va in tacchicardia parossistica) di Sky economia. La trasmissione ospitava due illustrissimi economisti: l'ineffabile Giacomo Vaciago e l'altissimo Mario Monti.
    Prima perla da incorniciare: secondo il Prof Vaciago, l'unico mercato che nell'unione monetaria ha funzionato è stato quello del manifatturiero, ma rappresentando lo stesso solo il 22% non è sufficiente per rendere l'unione efficiente. Voglio solo ricordare che la Grecia ha perso il 40% della sua produzione industriale e il nostro paese il 25%, e che tutta l'Europa del sud ha visto la sua quota manifatturiera diminuire a favore di quella tedesca che è aumentata.
    Seconda perla: Sempre il Prof Vaciago con un foga inaudita dichiarava: " ma cosa sono venuti a fare i Greci dentro l'euro? ma sapevano che l'euro richiedeva competitività? devono andarsene" Il suo razzismo verso quel popolo era evidente anche ad un cieco. Ricordo che l'ex ct della nazionale Arrigo Sacchi è stato messo in croce dai media per una presunata frase razzista: " nei nostri vivai ci sono troppi stranieri"
    A quel punto è stato fermato da Monti che con molta pacatezza ha fatto osservare al suo collega che un uscita dall'euro della Grecia creerebbe un grosso problema Geopolitico, Vaciago da solo dall'alto del suo sapere non c'era arrivato.
    Ma la cosa importante detta da Monti è la seguente: Se l'europa del sud uscisse dall'euro, l'europa del nord non ci considerebbe più Europa, ma solamente una zona di frontiera che protegge l'Europa vera dall'instabilità del Nord Africa e a quel punto il sud europa si troverebbe da sola ad affrontare il problema. Penso che abbia ragione, solo che confonde quello che adesso è nei fatti con l'euro, da quello che potrebbe avvenire al sud senza euro.

    Terza perla: in presenza di due economisti di quel calibro, il conduttore ha mostrato delle tabelle che mettevano in confronto la crisi greca con quella irlandese. Lo scopo evidente era di dimostrare che la cura in grecia non ha funzionato perchè quel popolo è una razza inferiore. Sono partiti con una tabella del 2009 e una del 2015.
    Grecia rapporto debito/pil nel 2009 era del 120% adesso ,con gli aiuti di gran lunga superiori a quelli dell'Irlanda, è al 180%
    Irlanda nel 2009 il rapporto debito/Pil era del 125% adesso è del 120% , vedete che le riforme funzionano. A quel punto non ho retto è ho chiuso la televisione, non so se gli economisti in studio hanno accettato questa palese contraffazione della realtà. Nel 2007 prima dello scoppio della crisi il rapporto debito/pil dell'Irlanda era del 26%.

    Caro Quarantotto come ripeti spesso mancano proprio le risorse culturali, prima di essere una crisi economica/politica sociale, è una crisi di valori e di cultura e se nel ns Paese non si apre un serio dibattito sul ruolo avuto in questi ultimi 30 anni della cultura e dei media non c'è speranza.

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    1. Certo che Sky fa di tutto per insidiare La7 :-)
      Che vuoi fare? Ormai chi rammenta i dati veri e ne sa valutare il significato è come un giocatore d'azzardo in fase perdente autolesionista: solo che la sua roulette è lo zapping televisivo. Ma la sofferenza rimane quella...

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  12. Ciao Quarantotto non solo la roulette è lo zapping televisivo, ma anche quello della rete. Leggevo l'art di Bottarelli, (quello che da due anni prevede disastri sui mercati finanziari mentre questi salgono imperterriti almeno Wall Steet e Dax) e non sono riuscito andare oltre quando ha iniziato ad accusare il sistema pensionistico Greco di essere sostenuto per il 43% dalla fiscalità generale. Vogliamo ricordare al monetarista Bottarelli che questo stato di cose non è dovuto alle pensioni alte ( cosa smentita ancora nel 2011 da Vladimiro Giacchè) ma dal crollo del PIL del 25% e della produzione industriale del 40% a seguito delle ricette imposte dalla Germania via Europa?
    Della serie le proprie convinzioni sono più forti della realtà e della serie non sono mai cresciuto sono rimasto bambino perchè probabilmente non ha mai assaporato la giusta dose della durezza del vivere, a cui il compianto Tommaso voleva sottoporre la popolazione di un intero continente, fatto salvo le classi dirigenti, quelle dovevano crescere nella bambagia e rimanere eternamente fanciulle per poter coltivare i propri sogni, poi è irrilevante se questi si trasformano in incubi per milioni di persone, D'altronde un vecchio Stalinista con il portafoglio pieno e un bella figlia una volta a pranzo mi disse. Cosa vuoi che siano 20 milioni di morti dinanzi alla grandezza della Storia del compagno Stalin?

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