1. In un articolo intitolato significativamente "Il partito democratico rimane sull'orlo del collasso", Zero Hedge cita Bloomberg in un passaggio che mi pare riassuma il punto fondamentale:
"Un presidente come Donald Trump che ha i sondaggi di gradimento storicamente più sfavorevoli, può almeno consolarsi per questo: Hillary Clinton sta facendo peggio.
La rivale democratica del 2016 è vista con favore solo dal 39 percento degli Americani nell'ultimo Bloomberg
National Poll, due punti sotto allo stesso Presidente in carica! Si registra così il secondo peggior indice di gradimento per la Clinton da quando viene seguita da questo tipo di sondaggio nel settembre 2009.
La ex segretaria di Stato era sempre stata una figura controversa, ma questa inchiesta mostra che ha addirittura perso di popolarità tra quelli che l'avevano votata a Novembre.
Più di un quinto dei votanti per la Clinton affermano di avere una visione negativa di lei. Per fare un paragone, solo l'8 percento dei probabili votanti per lei dichiaravano di sentiri così nel sondaggio finale di Bloomberg prima delle elezioni, mentre solo il 6 percento dei votanti per Trump asseriscono ora di valutarlo in modo sfavorevole.
Nel rimpianto diffuso tra i democratici su come si sarebbe meglio potuto contrapporsi a Trump e ai Repubblicani, nel 2018 e oltre, è sempre più diffusa l'opinione che sarebbe stato meglio che le primarie fossero state vinte da Bernie Sanders, perché la Clinton non è mai stata gradita ed è stata votata solo come "male minore".
Segue un'intervista da International Business ad una delle Pussy Riots, la Tolokonnikova, imprigionate da Putin per "essersi opposte al regime" che realisticamente ammette che nel popolo russo si è creata una diffusa connessione tra gli anni '90 e la democrazia come impoverimento e assoggettamento alla shock economy neo-liberista, laddove Putin può legittimamente affermare: "Almeno io posso darvi stabilità e protezione. Volete tornare alle riforme neo-liberiste introdotte da Boris Yeltsin? E la gente risponde di no".
L'intervista conclude con l'affermazione della Tolokonnikova circa l'ipocrisia delle "democrazie occidentali" che non sono seconde a nessuno in fatto di repressione e imprigionamenti, autoinvestendosi del ruolo di impero mondiale e di poliziotti del mondo.
2. Ora, il malcontento, profondo, crescente e inarrestabile che accomuna le masse del mondo occidentale è fenomeno che abbiamo già registrato e scandagliato più volte: ne ha parlato Wolf, saggiamente prima delle elezioni presidenziali USA, cercando invano di mettere le mani avanti; ne ha riparlato, sempre obtorto collo, e additando una deriva che andrebbe prevenuta nell'interesse delle stesse elites, Anne-Marie Slaughter (cognome non troppo rassicurante dato l'argomento...), sul FT ripresa in questo post.
2.1. Ve lo cito nella sua parte essenziale, perché è importante ribadire la premessa su "come ci vedono gli USA", e quindi, su come ci collocano acriticamente e inerzialmente all'interno del disegno mondialista, in un modo che nessuna dirigenza politica italiana pare in grado più di smentire e correggere, per impedire errori di prospettiva, molto pratici, ad entrambe le parti interessate:
"Abbiamo
più volte detto che gli USA costituiscono il paese che anticipa al suo
interno le tendenze politiche che, successivamente, si estenderanno al
resto dell'Occidente (cfr; per una formulazione estesa di questo fenomeno di induzione e retroazione tra USA ed €uropa, e per le sue implicazioni, qui, par.V-VIII).
Ripetiamo, per l'ennesima volta: una globalizzazione istituzionale non è altro che una gigantesca Ghost Institution,
cioè una costituzione materiale transnazionale che svuota quelle
formali, sovrane, dei singoli Stati, senza che i rispettivi popoli
sovrani se ne accorgano.
Di
fatto, le regole del diritto internazionale privatizzato impongono, a
nostra insaputa, una democrazia idraulica governata dall'ordine
internazionale dei mercati, e dunque, il voto o va come "deve" andare o questo "ordine dei mercati" scatena uno "stato di eccezione" tale da ripristinare il proprio stretto controllo istituzionale.
...Per l'Italia, in particolare, c'è un'idea ossessiva di base che proviene dagli ambienti USA
"che contano", e che viene accolta acriticamente e fanaticamente dai
vari tecnocrati €uropeisti, tedeschi, francesi o, in modo ancor più
rigido, italiani:
"l'Italia
continua ad essere vista come un paese socialistoide-anarcoide gravato
da un marchio irreversibile di pelandroneria dei suoi lavoratori e di
"levantinismo", corrotto e sprecone, della sua classe politica, al
più macchiavellica, volendo l'analista USA nobilitare il luogocomune
utilizzato; un marchio appena mitigato dal riconoscimento della
creatività dei suoi imprenditori, accettabile però se predicata come
settoriale e, possibilmente, delocalizzatrice da un lato, e aperta agli
IDE, cioè all'acquisizione estera, dall'altro.
Alan
Friedman e Luttwak, probabilmente i più ascoltati commentatori
ufficiali delle cose italiane, esprimono questa visione, immutata da
decenni, avendo spazi mediatico-televisivi praticamente illimitati e,
specialmente, incontrastati (più il primo dei due, in verità), allo
scopo di radicare il frame dell'autorazzismo (nei nostri
pedissequi commentatori autoctoni): questa etichettatura ossessiva
agisce efficacemente come un "mantra", accuratamente svincolato dai dati
economici relativi persino alla struttura dell'offerta italiana ed al
suo effettivo mercato del lavoro, ammettendo piccolissime varianti".
2.2. Ed appunto (p.4):
"Essendo questo quadro immutabile, almeno nel panorama delle "risorse culturali" italiane, la cosa beffarda è che "le riforme" che gli USA e l'€uropa vogliono ossessivamente imporre all'Italia, non solo quest'ultima le ha già introdotte in grandissima parte, ma lo ha fatto molto più di quanto non sia accaduto negli stessi Stati Uniti!
Ma questi ultimi, in verità, sono partiti avvantaggiati; non mi riferisco all'esorbitante privilegio del dollaro, sorretto da portaerei e sommergibili con testate nucleari multiple.
Mi riferisco alla loro Costituzione federalista,
che ha da sempre consentito loro di riformare a piacimento il mercato
del lavoro e di ridurre il welfare al concetto di beneficenza sedativa
delle possibili "sollevazioni" delle masse impoverite, tipico della
tradizione anglosassone: una sedazione neppure ben riuscita, come evidenziano fin troppi fatti di cronaca."
2.3. Solo che negli USA sono arrivati a questa autovalutazione della situazione socio-politica (pp.5-7):
"La
Slaughter, data anche la natura ideologica del think tank che presiede,
- dato che poche cose sono precisamente connotate dal punto di vista
ideologico quanto la tecnocrazia globale e implicitamente mercatista-,
non si accorge di un effetto che, a rigor di logica, risulta quasi
comico: e cioè che, tranne che per la prima "fazione" (labour/left), le
restanti elencate da Drutman rappresentano varie forme di neo-liberismo,
più o meno orientate ad attribuire allo Stato americano un ruolo di
mero guardiano notturno
ovvero, nel caso opposto (clintoniani e repubblicani tradizionali) di
attivo propagatore di regole e istituzioni intese a condizionare e
sottomettere le altre aree del mondo.
Tuttavia, - ed è questo il punto interessante (forse motivato dal
diretto interesse a promuovere un "terzo partito"...) -, la Slaughter ne
fa poi discendere una serie di quesiti quasi stupefacenti:
"Nessun partito ha le risposte alle grandi domande che pone l'elettorato.Cosa accadrà dell'occupazione?Come potranno sopravvivere gli invecchiati baby boomers al collasso del tradizionale sistema pensionistico?Come potrà sopravvivere il sistema di benefici USA, fondato sulla contribuzione a carico dei dipendenti, alle schiere velocemente in aumento dei lavoratori part-time e "autonomi" (free-lance)?Come potranno sopravvivere le famiglie al collasso delle retribuzioni della middle class?"
La risposta della Slaughter si aggira sull'esigenza del superamento del
bipartitismo attraverso svariate possibili riforme "costituzionali", di
tipo elettorale, nei singoli Stati, che consentirebbero di superare la
scelta limitata dei rappresentanti eleggibili nelle varie
circoscrizioni, oggi monopolizzata dai due principali partiti. Conscia
della estrema complicatezza di tali sistemi e dei quesiti referendari
che ne deriverebbero, finisce per auspicare che sia
"prima creato un terzo partito e poi siano convinti gli elettori che sia possibile mettere da parte gli altri partiti" (divenuti incapaci di dare risposte).
Ma rimane di fondo che quei quesiti, riportati sul Financial Times,
indicano che anche nei think tank "che accettano la sfida delle nuove
tecnologie e del global gender" (per capirsi), si comprende che l'epoca in cui si possa solo parlare di "riforme" e di misure supply side è al tramonto."
3. Raccordiamo la già segnalata capacità anticipatoria delle tendenze USA rispetto agli sviluppi che poi si propagheranno al resto della parte occidentale dell'Impero.
Le prossime elezioni in Italia, - se volessimo prendere per passabilmente realistico questo parallelismo, temporalmente sfalsato, con le vicende USA-, risulteranno perciò "interlocutorie" e non faranno emergere una coscienza diffusa, almeno nella parte preponderante dell'offerta politica, delle misure politico-economiche ormai indispensabili non tanto per far tornare l'Italia su un'effettiva (e non propagandistica) traiettoria di crescita, quanto per poter conservare, esse forze politiche, il consenso e non dover saturare l'elettorato di falsi slogan che costituiscono l'ultima linea di resistenza cosmetica della linea €uropeista delle "riforme strutturali": una linea che vanifica e svuota di ogni senso l'espressione del voto.
Al punto che le (forse) prossime elezioni italiane, ben possono divenire una clamoroso casus (belli) di rinvio sine die del voto, ovvero, in una ben triste alternativa, cioè ad elezioni espletate sulla base delle premesse sopra svolte, di esperimento di definitiva istituzionalizzazione del governo dell'ordine internazionale dei mercati, condotto in nome de L€uropa (che ne è il più grande profeta di tutti i tempi...), in modo da vanificare strutturalmente il processo elettorale.
4. Si perderanno dunque, nella migliore delle ipotesi, altri 5 anni che, obiettivamente, potrebbero essere definitivamente esiziali, per le sorti della democrazia e del benessere del popolo italiano?
Per ora, la risposta è in senso tragicamente positivo.
Troppe inerzie, riproduttive delle esatte dinamiche del passato, da cui è esigenza assoluta distaccarsi, e troppa devastazione delle "risorse culturali", sono di ostacolo alla immediata capacità di autocorrezione sistemica. Appunto, esattamente come è accaduto negli USA.
Facciamo una rilevazione che la dice lunga dal panorama offerta da Dagospia e, pur dovendo in qualche modo mitigare il pessimismo, la constatazione diventa inevitabile:
GENTILONI NEL CUL DE SAC – A SETTEMBRE 'ER MOVIOLA' DEVE APPROVARE LO “IUS SOLI” IN PIENA CAMPAGNA ELETTORALE SICILIANA ED ALFANO NON LO VOTA. RISCHIA COSI’ DI NON AVERE I VOTI NEMMENO SULLA FINANZIARIA – ARRIVA IL SOCCORSO AZZURRO DI NONNO SILVIO?
I MIGRANTI COME IL PROTEZIONISMO CHE FECE RICCO AL CAPONE – IL TRAFFICO DI UOMINI RENDE AI TRAFFICANTI UN FATTURATO DA 400 MILIONI ALL’ANNO – UN PASSAGGIO COSTA DAGLI 800 AI 3.700 EURO
AD OGNI LEVAR DEL SOLE… NASCE UNA SOCIETA’ PUBBLICA – SONO QUASI 9 MILA E DANNO LAVORO A 800 MILA PERSONE. SPESSO HANNO SOLO DIRIGENTI – IN PERCENTUALE CON GLI ABITANTI, IL RECORD VA ALLA VAL D’AOSTA. IL 18,7% SONO “SCATOLE VUOTE”, CIOE’ STIPENDIFICI E VEICOLO DI CLIENTELE POLITICHE
IL DOPPIO GIOCO DI CENTO SENATORI – SUPPORTANO IL GOVERNO MA GUARDANO AL BANANA PER UN POSTO IN LISTA - D’ANNA (VERDINI): “NON CI TORNO CON IL CAV. SIAMO SCAPPATI DA QUELLA SATRAPIA, A PRENDERE ORDINI DALLA PASCALE” – GHEDINI E ROMANI DIVERTITI DALL’ATTEGGIAMENTO DI QUAGLIARELLO
5. Tutti gli argomenti di questi significativi articoli, - significativi per il loro "taglio"- sono stati da anni affrontati su questo blog: saperli comprendere criticamente rimane una prerogativa assolutamente "elitaria", cioè culturalmente ristretta ad una community che è dotata dei mezzi cognitivi per decifrare le reali dinamiche che questi fatti sottendono: es; per le società pubbliche e il contesto €uro-mercatista di gestione del pubblico interesse (rilettura fortemente consigliata), ovvero per la questione del mercato del lavoro e dell'immigrazione o, ancora, dell'indifferenza verso i veri ideatori e beneficiari dell'apertura mondialista del mercato stesso, colpendosi soltanto i vari livelli esecutivi del "traffico".
Il livore disinformato domina e spadroneggia, a cominciare dal saper affrontare le cause effettive della deriva della burocrazia pubblica, senza nulla risparmiarci, ormai da decenni e decenni, su paradigmi che portano ad alternative inaccettabili e sulle quali non possiamo che riprodurre un ormai "antico" richiamo, sperando che ora, nell'ora che decide senza più possibilità di errore, le sorti della nostra Nazione, democratica e fondata sul lavoro, ci sia qualcuno che ascolti. Troppo poco? Certamente...lo shock esterno troverà le soluzioni. Incontrollabili e inevitabilmente disfunzionali:
"Il pericolo che incombe sull'Italia, è la nefasta alternativa tra:
a) prosecuzione nell'euro della distruzione sistematica del nostro sistema industriale e del nostro futuro;
b) prosecuzione senza euro delle politiche deflazioniste neo-classiche basate sulla dottrina della banca centrale indipendente,
che predicano la riduzione dello Stato e della spesa pubblica per un
mercato del lavoro a disoccupazione intenzionalmente tenuta ad alti
livelli, con la prospettiva dela privatizzazione di sistema sanitario e
pensionistico;
c) tentativo di instaurare una nuova versione, (non più europeo-centrica e direttamente "Von Hayek"), della limitazione dello Stato nel suo disegno costituzionale, in favore della "decrescita felice", come paradigma planetario guidato da abili campagne multimediali di informazione "interessata".
Questo disegno, non affatto avvertito, conduce alla strutturale
dipendenza da tecnologie straniere che colonizzerebbero un territorio
nazionale a cui verrebbero riservate le versioni B o C, dato
l'impoverimento della ricerca e della capacità industriale nazionali,
irreversibilmente declinate, e quindi incapaci di assimilare
tempestivamente i nuovi orizzonti tecnologici, mediante un adeguato livello di investimenti, pubblici e privati; cioè, volti già ora all'innovazione, alla ricerca e all'applicazione in dimensioni adeguate al nostro livello demografico.
Per
questo occorre vigilare: perchè la soluzione c'è già. Ed è il modello
economico e sociale delineato dalla nostra Costituzione. Che
non può essere messa da parte criticandone questa o quella clausola
episodica in materia di istituzioni parlamentari o di meccanismi
di governo. Queste clausole appaiono problematiche solo come conseguenza
patologica di un sistema economico alterato e di una classe politica
globalmente incapace di rendersene conto.
Le
geometrie istituzionali assumono un peso esasperato solo se la sostanza
degli interessi perseguiti in Costituzione (i "contenuti") scompare dal
dibattito tra le forze partitiche che dovrebbero esprimere un indirizzo
politico conforme alla stessa Costituzione.
Perciò vigiliamo e non facciamoci ingannare dal gioco dei 4 cantoni di una politica asfittica e incapace".
"Raccordiamo la già segnalata capacità anticipatoria delle tendenze USA rispetto agli sviluppi che poi si propagheranno al resto della parte occidentale dell'Impero. Le prossime elezioni in Italia, - se volessimo prendere per passabilmente realistico questo parallelismo, temporalmente sfalsato, con le vicende USA-, risulteranno perciò "interlocutorie" e non faranno emergere una coscienza diffusa, almeno nella parte preponderante dell'offerta politica, delle misure politico-economiche ormai indispensabili non tanto per far tornare l'Italia su un'effettiva (e non propagandistica) traiettoria di crescita, quanto..."
RispondiEliminaL'impero USA e' visibilmente in disfacimento (non bisogna dimenticare che in USA su 350 milioni di abitanti quasi 90 milioni di cittadini in eta' da lavoro non lavorano e neppure si sa quando potranno lavorare).
Ora il semplice fatto che nel paese piu' ricco e "faro del mondo libero" (che ha 18 mila miliardi di PIL e che batte moneta di riserva) ci siano cosi' tanti cittadini in condizione di poverta' la dice lunga sulla cecita' politica e sulla ignoranza crassa della sua elite al potere.
Se gli ignorantissimi plutocrati leader USA, portatori della opinione sull'Italia qui sopra esposta, avessero mai studiato 'imperiologia applicata' dagli antichi romani avrebbero avuto forse qualche possibilita' in piu' di far durare l'impero qualche altro secolo.
Me e' di tutta evidenza che oggi la loro capacita' anticipatoria delle tendenze si e' ridotta a far vedere a tutte le colonie (per loro orientali), ancora ricche e sviluppate, la inesorabile miseria prossima ventura e lo sfacelo sociale che le attende restando all'interno dell'impero.
Per l'Italia il ripristino della legalita' costituzionale e' quindi l'unica speranza per non essere trascinati nella caduta dell'impero USA.
Se le prossime elezioni si dimostrassero veramente interlocutorie (nel senso che non ci sara' nessun miglioramento della traiettoria economica ma neppure un peggioramento) sarebbe gia' un gran risultato.
Quando lessi per la prima volta l'Apocalisse, le profezie del Libro di Daniele oppure certe lettere di S. Paolo pensavo (vergognandomene un po'): "cambiassero pusher".
Oggi invece mi pare di capire, cioe' che il liberismo trionfante (i.e. anticristo/ bestia?) sta facendo avverare alla lettera quelle profezie e ci sta facendo sentire pure il senso di oppressione da 'fine dei tempi'.
“Or lo Spirito dice espressamente che negli ultimi tempi alcuni apostateranno dalla fede, dando ascolto a spiriti seduttori e a dottrine di demoni, per l'ipocrisia di uomini bugiardi, marchiati nella propria coscienza …” (1 Timoteo 4:1-2)
Condivido il profetismo apocalittico, ma con alcune doverose precisazioni...
EliminaDal punto di vista degli effetti economici strutturali, e della loro inevitabile tendenza, non cambiare attivamente la traiettoria, e proseguire nelle politiche economiche euroindotte, non è oggettivamente possibile: prescelto il sistema export-led e il connesso pareggio di bilancio (come regime di tendenziale non finanziamento del deficit pubblico, da ridurre, cioè nel regime "interlocutorio" invariato), persino proseguire con la misera "flessibilità" per altri 5 anni sarebbe distruttivo del poco che rimane del sistema produttivo italiano (i dati macro e la crescente irrecuperabilità dei NPL ne sono la prova).
Interlocutorio, dunque, non significa "neutrale", in una situazione di privazione della sovranità monetaria e fiscale e di dominio di un tea-party inerziale: significa quello che abbiamo analizzato nei commenti al post precedente.
Crisi bancaria irrisolvibile, disoccupazione strutturata su livelli distruttivi del capitale fisico, depauperamento irreversibile della stessa possibilità pratica di fare investimenti, oltre che della loro realistica convenienza rispetto al ciclo attendibile, e via dicendo.
D'ALTRA PARTE, A ESSERE FERMO, SAREBBE SOLO L'INDIRIZZO POLITICO ITALIANO (cioè L€uropeo): la grande riforma dei trattati, con il bilancio federale che aggraverà a livelli intollerabili l'onere aggiuntivo a carico dei contribuenti italiani, e le condizionalità "Grecia-style" conseguenti, procederebbero eccome.
L'UEM SI MUOVE E NON HA ALTERNATIVE, (pena la dissoluzione); è l'atteggiamento negoziale italiano che è passivo e acquiescente. E a tanto, quindi, equivale il termine "interlocutorio".
L'ITALIA NON HA SEMPLICEMENTE SCELTA SUL TIRARSI FUORI DALLA €URO-PALUDE...
Rinviare questa scelta è già una scelta esiziale...
Sul piano giuridico, poi, la violazione del parametro costituzionale di legalità - cioè dell'obbligo di perseguire politiche di pieno impiego, con il solo limite di tener conto di un vincolo esterno, gestibile in regime di flessibilità del cambio e doverosità dell'intervento fiscale in funzione anticiclica- non può cessare all'improvviso e automaticamente essere sanata.
Il contenuto stesso dei diritti inviolabili, previsti nella Costituzione della Repubblica fondata sul lavoro, esige primariamente un'immediata e POSITIVA azione di "ripristino" delle condizioni di sviluppo basate sulla domanda interna, la dignità del lavoro e la tutela del risparmio diffuso.
Ne va della sopravvivenza altrettanto immediata del nostro benessere e della nostra democrazia.
Un NON INTERVENTO RIPRISTINATORIO, a questo punto di caduta della struttura economico-sociale, equivale ad un ILLECITO OMISSIVO. Di primaria rilevanza costituzionale (e non solo)...
In effetti è una situazione complicatissima dove si intrecciano più problematiche. Provo a delineare una personale visione dei fatti.
RispondiEliminaA livello economico, mi par di capire che da un lato stia (lentamente) maturando, almeno negli USA, la coscienza di introdurre dei correttivi alla vulgata 'ultraliberista'. Ciò starebbe alla base dell'elezione dello stesso Trump, che potrebbe essere visto, in un certo senso, come il rappresentante delle forze liberiste legate all'economia reale che hanno deciso di andare alla guerra contro i globalisti finanziari.
Sotto l'amministrazione Obama, l'austerità €uro-imposta è probabile fosse vista con favore in quanto attraverso ciò si poteva comunque pervenire a un'americanizzazione a tappe forzate della società italiana. In fondo perché con Trump le cose dovrebbero cambiare?
Qui potrebbero entrare in gioco anche considerazioni di natura, per così dire, geostrategica, originate dalla frizione USA-Germania e dal fatto che sembra progressivamente consolidarsi un nuovo blocco egemone continentale (con al centro Francia e Germania stesse), che ormai non fa più mistero di volersi emancipare politicamente da Washinghton. Coerente con una tradizione storica che ha sempre sentito puzza di bruciato al sorgere di una potenza egemone sul continente, il popolo inglese ha deciso di divorziare da quell'Unione europea che ormai altro non è se non uno strumento di diritto internazionale al servizio di questa nascente egemonia.
L'Italia si trova di fronte a una scelta. Che fare? Rimanere in orbita americana o andare verso la nuova egemonia europea? La seconda opzione, a mio avviso, sarebbe decisamente la peggiore.
Nessuna solidarietà effettiva sui migranti, regole di bilancio più stringenti di quelle imposte a Spagna e Grecia, le affermazioni, quasi al limite della xenofobia, di Dijsselboem.....non capisco cosa altro debbano fare in €uropa per renderci esplicito il loro disprezzo. Quello che ci è stato imposto, considerato che l'Italia è uno tra i contributori netti più rilevanti, è politicamente inaccettabile. Ma è stato accettato e questo la dice lunga sulla classe dirigente che governa questo paese dal 2011.
Comunque: non so quanto in Italia vi sia consapevolezza di queste tematiche. Oggi come oggi, al potere vi è una 'sinistra' che si riassume, in sostanza, in un immenso partito radicale (questo oggi è secondo me il PD). Partito radicale molto legato da un lato al globalismo finanziario alla Obama/Clinton e dall'altro orientato, in nome di un europeismo stereotipato, ad portare il Paese verso la potenza continentale emergente (sulla quale, però, pesano in chiave futura le osservazioni di Feldstein sulla future frizioni tra aspirazioni egemoniche tedesche, mai sopite, e desiderio di uguaglianza francese). Dall'altro, considerata la nostra posizione nel Mediterraneo, credo che gli USA non ci lasceranno andare facilmente. Questo però comporterebbe, stante l'insufficienza di risorse culturali interne, un'azione indotta dall'esterno e volta a 'decapitare' l'attuale dirigenza politica.
Le nuove elezioni configureranno, con buona probabilità, un classico scenario di 'ingovernabilità' tale da giustificare uno 'stato di eccezione' che potrebbe essere funzionale all'una come all'altra opzione, in un contesto dove, comunque, i principi del liberismo economico non saranno messi in discussione. Diciamo che in effetti tutti e tre gli scenari sono plausibili: a) se si sceglie la nuova 'triplice alleanza', b) e c) se si rimane in orbita USA (a meno che, per garantire stabilità al Paese, non si reputi necessario, oltreoceano, far riguadagnare un po' di benessere.....).
"Il generale Fabio Mini (su Limes) spiega perché l’Italia è una colonia da 70 anni"
RispondiEliminaLe conclusioni tirate dal Generale sono inequivocabili: “Tutti noi europei e in particolare noi italiani non dobbiamo assolutamente niente, anzi (…) in tutti questi anni l’Italia ha già dato abbastanza pagando un caro prezzo anche in termini di tempo sprecato, risorse buttate e intelligenze massacrate da settant’anni di acquiescenza”.....
Il discorso, durissimo, prosegue sul numero successivo, il 5/2017, intitolato USA-Germania duello per l’Europa, nel quale il generale Mini, con la scusa di immaginare un ipotetico futuro, nel suo contributo intitolato “3 ottobre Ultimo Valzer a Berlino” immagina ulteriori rivelazioni di Wikileaks, mischiando fantasia (poca) e realtà (quasi tutta) per dimostrare come la Germania sia tutt’ora un territorio occupato militarmente.....
http://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=59187
Cordiali saluti.
Fabrice
PS l’ideale per l’Italia sarebbe un trattato di libero scambio di merci e servizi fra stati del Sud Europa ( Spagna, Portogallo, Francia, Italia, Grecia, Malta ) ognuno con le sue monete nazionali e inoltre un accordo militare di difesa reciproca fra stati del Sud Europa di cui sopra ( ovviamente fuori dalla Nato per sempre!! ), UK e Europa del Nord facciano quello che vogliono, Europa dell’Est altrettanto, Russia da trattare come interlucutore privilegiato a livello di scambi commerciali!!
Se due accordi del genere fossero messi in pratica davvero bene come si deve, l’Italia potrebbe divetntare un paese leader in tutta l’area mediterranea, in Europa e nel mondo!!!
Ovvio che la "conditio sine qua non" è che in Francia non ci sia al governo gentaglia come Macron, per articolo interessante su Macron, dgitare sul vostro motore di ricerca preferito le seguenti parole chiave:
Macron: An American Trojan horse in the Elysee Palace Strategic Culture
"...e qui, nell'intervento originale di Di Vittorio (Camera dei Deputati, seduta di lunedì 16 giugno 1952, dibattito sulla ratifica del trattato CECA, Atti Parlamentari, pagg. 38833 e ss.) circa la consapevolezza che, la parte più attenta della (allora) sinistra, dimostrò di avere riguardo al fatto che alla prevalenza degli interessi privati (!) della grande industria (franco)tedesca, corrispondesse un'inevitabile e simmetrica sottomissione italiana:
Elimina“Il piano Schuman sottopone l’Italia, in materia di politica economica, alla dominazione straniera; il piano Schuman affida in mani straniere lo strumento più potente ed efficace di cui l’Italia dispone, cioè la sua siderurgia, che è invece la base indispensabile, fondamentale, direi unica, al fine di compiere lo sforzo per accelerare 1’industrializzazione del nostro paese, la meccanizzazione dell’agricoltura e quindi lo sviluppo economico e civile di tutta la nazione. È vero, vi è un articolo del trattato che stabilisce che l’Italia, nel pool del carbone e dell’acciaio, nella cosiddetta comunità europea, è a parità di condizioni con altri Stati; ma questa eguaglianza è puramente fittizia.”
...
“Il fatto stesso che il trattato prevede una maggioranza qualificata nell’ambito dell’Alta Autorità, per tutte le decisioni importanti, esclude l’Italia automaticamente dall’avere un peso in queste decisioni.
Quindi, la sottomissione del1’Italia ad interessi stranieri è sancita, è ammessa e consumata. Questa fittizia uguaglianza giuridica, dunque, si può benissimo paragonare a quella uguaglianza giuridica che una compagnia di lupi offrisse a degli agnelli.”
...
“Qui si tratta, dunque, di una coalizione di Stati che amministra interessi privati, non certo per subordinarli a quelli della collettività. Qui avviene il contrario: sono gli interessi e le esigenze di vita e di sviluppo della collettività che vengono subordinati agli interessi privati dei monopoli americani che si sono inseriti nei monopoli tedeschi e francesi.
Tutto ciò, naturalmente, fa dire a voi: ma finalmente avremo la liberalizzazione, ed in questo modo vi sarà il libero scambio e quindi grandi possibilità di sviluppo. Noi non ci crediamo, e non crediamo nemmeno alla liberalizzazione in senso assoluto come fattore di progresso. Adesso si dice: ma voi siete allora dei protezionisti. Questa è una polemica antica: protezionismo e liberismo.
Noi proletari siamo per lo sviluppo economico e civile massimo di tutte le nazioni, a cominciare dalla nostra. Se a questo scopo, in determinate condizioni storiche, politiche ed economiche, può servire il liberismo, siamo liberisti, se in determinate condizioni invece può servire una protezione ragionevole del caso per caso, siamo anche protezionisti; l’essenziale è stimolare al massimo il progresso economico e civile della nazione.”
http://orizzonte48.blogspot.it/2017/06/la-guerra-civile-fredda-negli-usa.html
L'ipotesi dunque che le €uroligarchie possano di fatto scontare nei loro programmi una possibile implosione dell' €uro é tutt'altro che peregrina. Un lustro ancora di austerità nell'area €uro significherà lo smantellamento definitivo della base produttiva del nostro paese. Al termine di questo periodo l'adozione delle ritrovate monete nazionali da parte dei paesi dell'area mediterranea, (casi b e c) in possesso ora di una sovranità compromessa da una situazione economica disastrosa non comporterà alcun cambiamento effettivo del modello Gold Standard e anzi, paradossalmente, potrebbe configurarsi una più stringente applicazione di questo paradigma. E' ovvio che il presupposto principale per questa traslazione dallo stringente al più stringente é la totale sottomissione della nostra cosiddetta classe dirigente ai dettati franco-tedeschi. E' ironico che questa maggiore "integrazione" europea avvenuta sulle ceneri dell'€uro e già possiamo udire i Soloni della indifferenza della moneta riguardo agli esiti di una politica economica affermare con criminale sicumera : Ecco dimostrato che non era l'euro il problema.
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