Proviamo a ritornare alle "radici" dell'ipotesi frattalica a circa un anno dalla sua prima formulazione.
Nella formulazione "primigenia", avevamo compiuto una valutazione inesatta (lo dico senza difficoltà), dicendo: "Il 1992 più o meno corrisponde quindi al 1922: marcia su Roma del 28 ottobre (per quanto Maastricht venga firmato a febbraio 1992 e entri in vigore all'inizio del 1993, ma si tratta di dettagli: cioè sfasature di qualche mese di eventi comunque di "durata").
La fine del regime si colloca "naturalmente" a distanza di circa 21 anni (cioè nel 2013)".
Il punto, in effetti, è sostanziale: se associamo fascismo e instaurazione del regime "ordoliberista", istituendo un parallelo, dobbiamo altresì cercare l'essenza dei fatti storici messi in correlazione con il massimo rigore "fenomenologico" possibile.
In tale direzione, ci aiutano le acquisizioni focalizzate nel seguito dello svolgimento del discorso su questo blog: come abbiamo avuto più volte modo di argomentare, il punto focale è la instaurazione di un nuovo assetto costituzionale de facto, incompatibile con quello formalmente vigente che, a sua volta, non viene espressamente modificato, quantomeno al momento della medesima instaurazione di tale nuovo assetto di governo.
Dunque, in quel caso, l'atto genetico della sovrapposizione di ordinamenti, portatore di un progressivo svuotamento di quello previgente e, (in linea giuridico-formale), persino legittimante l'introduzione del secondo, è rintracciabile nell'incarico ministeriale del 30 ottobre 1922, proprio in quanto primo momento di attuazione, apparentemente legale, della operatività del nuovo regime (susseguente alla "marcia su Roma", atto giuridicamente illecito, sanato dal successivo incarico).
A seguito della marcia su Roma del 28 ottobre 1922, in concreto, lo Statuto Albertino non risultò modificato o abrogato, e la "formalizzazione" del nuovo potere conseguì al rispetto formale (certo non sostanziale, come anche nel caso di Maastricht) delle regole costituzionali del tempo, avendosi il seguente 30 ottobre 1922 il conferimento dell'incarico di formare il governo allo stesso Mussolini da parte del Re, legittimamente competente ad adottare tale atto (si veda qui: L'evoluzione parlamentarista dello Statuto cessò completamente con l'avvento della dittatura fascista. Nel corso degli anni lo Statuto venne gradualmente messo da parte attraverso leggi ordinarie contrarie allo spirito dello Statuto stesso: si pensi alla fine della libertà d'espressione, l'istituzione del Tribunale speciale per la difesa dello Stato o alle leggi razziali).
Nel caso di Maastricht, è pur vero che la legge di ratifica è praticamente coeva, nel corso dell'annualità del 1992, recando la data del 3 novembre 1992 (L.n.454/1992), ma l'entrata in vigore del Trattato, e quindi l'operatività giuridica del momento di sovrapposizione incompatibile col sistema costituzionale (formalmente conservato), risale al 1° novembre 1993. Questo per effetto dalla clausola del trattato, art.R, comma 2, (immessa nell'ordinamento interno) che recita: "Il presente trattato entrerà in vigore il 1° gennaio 1993, se tutti gli strumenti di ratifica saranno stati depositati; altrimenti, il primo giorno del mese successivo all'avvenuto deposito dello strumento di ratifica da parte dello Stato firmatario che procederà per ultimo a tale formalità". Circa le vicende che condussero alle ratifiche potete ricostruirle qui.
Ed è perciò da tale epoca che, a rigore, occorrerebbe far risalire l'inizio dei (circa) 21 anni equivalenti al regime fascista nell'ambito dell'ipotesi frattalica "corretta", con una scadenza terminale che perverrebbe proprio nell'estate del 2014: è un mero calcolo di "equivalenze" e ovviamente prendetela col beneficio legato alla mera effettuazione di un calcolo aritmetico-analogico.
E' un'ipotesi, quasi "divinatoria" e, per di più, non corrisponde a ciò che è in assoluto "auspicabile" (quantomeno per il sottoscritto), ma soltanto al tentativo di creare una traccia che sia coerente con la ricerca di similitudini, che, laddove si ammetta che esistano, possono condurre ad "agganciare" un corso futuro degli eventi dotato di una propria logica, interna alla Storia.
Dunque, in chiave fenomenologica, è possibile identificare uno sfasamento di operatività dei rispettivi "regimi" (contra constitutionem pro-tempore vigente), di circa un anno rispetto alla ipotesi frattalica formulata un anno fa.
Il "ricalcolo" così effettuabile risolve molte questioni: ad esempio rispiega meglio, in termini di parallelismo, l'arco temporale della sudditanza "bellica" italiana alla Germania tra l'entrata in guerra e il disastro militare del 1942 (fronte russo e El Alamein), e il parallelo attuale coinvolgimento italiano in una serie di azioni politiche orchestrate dalla supremazia politico-economica tedesca, appunto conflittuali sia rispetto all'interesse nazionale che alla stessa armonia dell'ordine (economico e sociale) internazionale, perturbata dalla linea pan-germanica della competitività aggressiva orientata all'esportazione. Questa serie di azioni cominciano nello stesso 2011 (1940) e culminano nel 2013 (1942).
Non so se mi sono spiegato con sufficiente chiarezza, ma l'entrata in guerra va fatta coincidere con l'inizio precedente delle ostilità, nel 2010 (1939), con l'elaborazione-approvazione del six packs e la fissazione delle premesse del fiscal compact (cioè con l'espressa intenzione di mettere a ferro e fuoco l'Europa aggredendo il problema "conseguenziale" del debito pubblico), e quindi, successivamente, con la vendita Deutschebank dei titoli italiani da essa detenuti e la ben nota lettera di Draghi, che portò alle 3 manovre fiscali filo-tedesche nel solo 2011. Una vera mobilitazione bellica, tesa in definitiva non tanto a risanare quello che era ben compreso come un effetto, cioè il "dissesto" dei conti pubblici in nome dello spread, quanto a perseguire, via compressione della domanda interna, la correzione dello squilibrio delle partite correnti).
Non mi dilungherò sulle evidenti implicazioni di questa "ricalibratura" temporale che pospone il parallelismo di un anno, dato che i più accorti lettori si possono sbizzarrire a trovarne a iosa, anche solo ripercorrendo, con occhio consapevole, gli eventi susseguenti all'estate del 2011 e fino ad oggi (fine del 2013, ma "frattalicamente", la fine del 1942).
Se si potesse accedere a questa ipotesi come valida, sono però di nuovo in gioco tutti gli altri elementi dello scenario che si affacciarono nel corso del 1943 e cioè, nella nuova ipotesi "shifted forward", nel 2014.
Vediamo un pò:
1) il 25 luglio, si potrebbe trovare nuovamente entro la seconda metà del prossimo anno. Ma come si manifesterebbe?
Indubbiamente con una presa di distanza degli stessi liberisti dalla linea "bellica" filo tedesca, cioè politico-economica, incentrata esclusivamente sulla correzione deflattiva in funzione "commercial-competitiva" in precedenza seguita (che sacrifica investimenti e consumi, affidandosi al solo elemento della deflazione salariale, insostenibile in UEM, fuori dalla Germania, per l'inarrestabile aumento della disoccupazione). E questa presa di distanza con riverberi portati ai massimi livelli istituzionali.
Ma senza abbandonare formalmente la linea "liberista", ovvero "italian tea-party", e, quindi, senza arrivare ad una rottura aperta con la governance UE in mano all'influenza tedesca; cioè senza riconoscerne la intrinseca connessione di essa con un'impronta che predica, in contrasto con il dettato costituzionale, l'idea della riduzione della spesa pubblica, assunta come inefficiente e improduttiva, a vantaggio di una progressiva privatizzazione presentata come "indispensabile" e salvifico "fare", . Una concezione che continuerà a coinvolgere settori come quelli pensionistico, sanitario, la compressione del relativo apparato di personale e strutture, nonchè la "messa sul mercato" di ogni possibile bene pubblico, considerato suscettibile di miglior sfruttamento da parte degli investitori privati, preferibilmente stranieri. Si tratterebbe di una linea che vedrà, con ogni probabilità, la privatizzazione oltre che pubblico-industriale (già intrapresa) anche quella(quantomeno gestionale) di spazi demaniali marittimi, di poli museali e beni artistici e archeologici, delle società miste di gestione dei servizi pubblici locali e via dicendo;
2) Il tutto accompagnato da sgravi fiscali che siano coerenti con questa idea del crowding-out, cioè della incentivazione degli investimenti privati derivante dallo smantellamento del settore pubblico: riduzioni di aliquote/pressione fiscale sull'attività di impresa, fiscalizzazione del cuneo fiscale, misure di maggior flessibilizzazione in uscita dei rapporti di lavoro, investimenti di pubbliche risorse in strutture direttamente serventi il sistema delle imprese prescelte per questo rilancio. Cioè supply side policies nel senso più stretto del termine, in funzione delle quali soltanto affermare, semmai, l'abbandono di vincoli sul deficit, che si riveleranno comunque incompatibili con qualsiasi ipotesi di crescita, includendosi in ciò la tentata rinegoziazione del fiscal compact, in quanto cioè da realizzare rigidamente entro il 2015. Nessun riconoscimento dell'esigenza di rilanciare la domanda interna, cioè il potere d'acquisto dei lavoratori e la sopravvivenza delle PMI che agiscano essenzialmente su questo settore della domanda.
3) Ciò non di meno, il tentativo di "rinegoziazione", funzionale a questo disegno, sarà condotto da forze che vorranno legittimarsi come capaci di una "rottura" rispetto al recente passato, animate dall'esigenza pratica di sfruttare comunque il controllo propagandistico finora ottenuto nel solco "Statodebitopubblicospesapubblicaimproduttivacorruzionecastabrutto". E, ciò non di meno, questa linea cercherà da un lato un appoggio negli USA, dall'altro di realizzare l'impossibile compito di svincolarsi dalla interferenza decisiva della UE-Commissione-Bundesbank, senza suscitarne la reazione rabbiosa e vendicatrice;
4) più difficile da prevedere, come al solito, è la natura del fattore "intervento USA": questo pare connettersi, ormai, alla conclusione del trattato di libero-scambio transatlantico, ma potrebbe risultare mitigato, rispetto alla linea puramente ordoliberista instauratasi in UEM, per esigenze, più volte qui sottolineate, connesse alla diversa consapevolezza che negli USA si sta (ri)affermando circa il legame tra fine della crisi UEM e rilancio della domanda interna, e quindi dell'occupazione , se non dei livelli salariali, (ma proprio qui è il punto irrisolto della attuale linea USA).
Questo legame segna, molto in concreto, il livello di convenienza di un trattato di libero scambio, che si troverebbe altrimenti ad operare in un ambiente UEM troppo privo di attrattive e afflitto dal dominio incontrastato dei creditori bancari (tedeschi, rispetto all'intera area, anche francesi rispetto all'Italia), in vena di deleverage e quindi di una ostinata compressione di consumi, credito al settore privato e della stessa occupazione (riduttiva della massa dei potenziali consumatori dei beni delle multinazionali interessate);
5) in questo scenario nordamericano in chiaroscuro, per la verità trainato da ciò che sta già avvenendo nel resto del mondo, la stessa linea di sostegno USA all'avvento dei "nuovi" politici (ma conservatori nelle linee essenziali), potrebbe finire per essere condizionata da una pace separata che li costringa formalmente e palesementea prendere le distanze dalla linea tedesca, per arrivare ad un "armistizio" divaricatore sulla linea dell'aggressività commerciale che esigerebbe, sia pure obtorto collo, misure di rilancio della domanda interna.
Che, però, nella impresentabilità così sopravvenuta degli autori del neo-25 luglio, finirebbe per far ricercare agli USA degli interlocutori "interni" all'Italia meno compromessi da una tardiva resipiscenza sul "ce lo chiede l'Europa", e meno circondati dalla impopolarità che conseguirà alla presa di distanza che dilagherà nella base elettorale verso chiunque sarà associabile con questa pluridecennale prevaricazione sulla democrazia dei diritti e del benessere.
Attenzione, come già nell'ipotesi frattalica originaria, l'individuazione di questi "interlocutori" potrebbe derivare sia dall'emergere di elementi "resistenziali" noti alla pubblica opinione sia dalle (connesse) scissioni che percorrerebbero le attuali formazioni politiche principali, già soggette a forti tensioni di cui solo la (frettolosa ed imperfetta) liquidazione della vicenda Berlusconi ha finora impedito di manifestarsi;
6) la legittimazione da parte degli USA di interlocutori diversi da quelli comunque divenuti invisi alla schiacciante maggioranza del popolo italiano, sarà tanto più forte quanto più gli parrà necessario conservare equilibri geopolitici nell'area europea e mediorientale, rispetto alla possibile espansione dell'influenza russa (i "nuovi " carri armati di...Putin).
Questa influenza, nella nuova forma del rapporto privilegiato legato alle forniture di materie prime per la produzione di energia e di promozione di joint venture industriali meno invasive degli IDE colonizzatori propugnati dall'ordoliberismo, filogermanico e più "realista del re" rispetto alle stesse multinazionali USA, potrebbe indurre gli stessi USA al recupero di una linea economica più conciliante, rispetto ad elementi come la flessibilità dei cambi, il sostegno delle banche centrali alla monetizzazione del debito pubblico corrispondente al deficit, allo stesso abbandono di tetti al deficit in vista del ristabilimento di livelli di crescita e di consumi accettabili (proprio per la stessa convenienza del trattato di libero scambio).
Ed è perciò da tale epoca che, a rigore, occorrerebbe far risalire l'inizio dei (circa) 21 anni equivalenti al regime fascista nell'ambito dell'ipotesi frattalica "corretta", con una scadenza terminale che perverrebbe proprio nell'estate del 2014: è un mero calcolo di "equivalenze" e ovviamente prendetela col beneficio legato alla mera effettuazione di un calcolo aritmetico-analogico.
E' un'ipotesi, quasi "divinatoria" e, per di più, non corrisponde a ciò che è in assoluto "auspicabile" (quantomeno per il sottoscritto), ma soltanto al tentativo di creare una traccia che sia coerente con la ricerca di similitudini, che, laddove si ammetta che esistano, possono condurre ad "agganciare" un corso futuro degli eventi dotato di una propria logica, interna alla Storia.
Dunque, in chiave fenomenologica, è possibile identificare uno sfasamento di operatività dei rispettivi "regimi" (contra constitutionem pro-tempore vigente), di circa un anno rispetto alla ipotesi frattalica formulata un anno fa.
Il "ricalcolo" così effettuabile risolve molte questioni: ad esempio rispiega meglio, in termini di parallelismo, l'arco temporale della sudditanza "bellica" italiana alla Germania tra l'entrata in guerra e il disastro militare del 1942 (fronte russo e El Alamein), e il parallelo attuale coinvolgimento italiano in una serie di azioni politiche orchestrate dalla supremazia politico-economica tedesca, appunto conflittuali sia rispetto all'interesse nazionale che alla stessa armonia dell'ordine (economico e sociale) internazionale, perturbata dalla linea pan-germanica della competitività aggressiva orientata all'esportazione. Questa serie di azioni cominciano nello stesso 2011 (1940) e culminano nel 2013 (1942).
Non so se mi sono spiegato con sufficiente chiarezza, ma l'entrata in guerra va fatta coincidere con l'inizio precedente delle ostilità, nel 2010 (1939), con l'elaborazione-approvazione del six packs e la fissazione delle premesse del fiscal compact (cioè con l'espressa intenzione di mettere a ferro e fuoco l'Europa aggredendo il problema "conseguenziale" del debito pubblico), e quindi, successivamente, con la vendita Deutschebank dei titoli italiani da essa detenuti e la ben nota lettera di Draghi, che portò alle 3 manovre fiscali filo-tedesche nel solo 2011. Una vera mobilitazione bellica, tesa in definitiva non tanto a risanare quello che era ben compreso come un effetto, cioè il "dissesto" dei conti pubblici in nome dello spread, quanto a perseguire, via compressione della domanda interna, la correzione dello squilibrio delle partite correnti).
Non mi dilungherò sulle evidenti implicazioni di questa "ricalibratura" temporale che pospone il parallelismo di un anno, dato che i più accorti lettori si possono sbizzarrire a trovarne a iosa, anche solo ripercorrendo, con occhio consapevole, gli eventi susseguenti all'estate del 2011 e fino ad oggi (fine del 2013, ma "frattalicamente", la fine del 1942).
Se si potesse accedere a questa ipotesi come valida, sono però di nuovo in gioco tutti gli altri elementi dello scenario che si affacciarono nel corso del 1943 e cioè, nella nuova ipotesi "shifted forward", nel 2014.
Vediamo un pò:
1) il 25 luglio, si potrebbe trovare nuovamente entro la seconda metà del prossimo anno. Ma come si manifesterebbe?
Indubbiamente con una presa di distanza degli stessi liberisti dalla linea "bellica" filo tedesca, cioè politico-economica, incentrata esclusivamente sulla correzione deflattiva in funzione "commercial-competitiva" in precedenza seguita (che sacrifica investimenti e consumi, affidandosi al solo elemento della deflazione salariale, insostenibile in UEM, fuori dalla Germania, per l'inarrestabile aumento della disoccupazione). E questa presa di distanza con riverberi portati ai massimi livelli istituzionali.
Ma senza abbandonare formalmente la linea "liberista", ovvero "italian tea-party", e, quindi, senza arrivare ad una rottura aperta con la governance UE in mano all'influenza tedesca; cioè senza riconoscerne la intrinseca connessione di essa con un'impronta che predica, in contrasto con il dettato costituzionale, l'idea della riduzione della spesa pubblica, assunta come inefficiente e improduttiva, a vantaggio di una progressiva privatizzazione presentata come "indispensabile" e salvifico "fare", . Una concezione che continuerà a coinvolgere settori come quelli pensionistico, sanitario, la compressione del relativo apparato di personale e strutture, nonchè la "messa sul mercato" di ogni possibile bene pubblico, considerato suscettibile di miglior sfruttamento da parte degli investitori privati, preferibilmente stranieri. Si tratterebbe di una linea che vedrà, con ogni probabilità, la privatizzazione oltre che pubblico-industriale (già intrapresa) anche quella(quantomeno gestionale) di spazi demaniali marittimi, di poli museali e beni artistici e archeologici, delle società miste di gestione dei servizi pubblici locali e via dicendo;
2) Il tutto accompagnato da sgravi fiscali che siano coerenti con questa idea del crowding-out, cioè della incentivazione degli investimenti privati derivante dallo smantellamento del settore pubblico: riduzioni di aliquote/pressione fiscale sull'attività di impresa, fiscalizzazione del cuneo fiscale, misure di maggior flessibilizzazione in uscita dei rapporti di lavoro, investimenti di pubbliche risorse in strutture direttamente serventi il sistema delle imprese prescelte per questo rilancio. Cioè supply side policies nel senso più stretto del termine, in funzione delle quali soltanto affermare, semmai, l'abbandono di vincoli sul deficit, che si riveleranno comunque incompatibili con qualsiasi ipotesi di crescita, includendosi in ciò la tentata rinegoziazione del fiscal compact, in quanto cioè da realizzare rigidamente entro il 2015. Nessun riconoscimento dell'esigenza di rilanciare la domanda interna, cioè il potere d'acquisto dei lavoratori e la sopravvivenza delle PMI che agiscano essenzialmente su questo settore della domanda.
3) Ciò non di meno, il tentativo di "rinegoziazione", funzionale a questo disegno, sarà condotto da forze che vorranno legittimarsi come capaci di una "rottura" rispetto al recente passato, animate dall'esigenza pratica di sfruttare comunque il controllo propagandistico finora ottenuto nel solco "Statodebitopubblicospesapubblicaimproduttivacorruzionecastabrutto". E, ciò non di meno, questa linea cercherà da un lato un appoggio negli USA, dall'altro di realizzare l'impossibile compito di svincolarsi dalla interferenza decisiva della UE-Commissione-Bundesbank, senza suscitarne la reazione rabbiosa e vendicatrice;
4) più difficile da prevedere, come al solito, è la natura del fattore "intervento USA": questo pare connettersi, ormai, alla conclusione del trattato di libero-scambio transatlantico, ma potrebbe risultare mitigato, rispetto alla linea puramente ordoliberista instauratasi in UEM, per esigenze, più volte qui sottolineate, connesse alla diversa consapevolezza che negli USA si sta (ri)affermando circa il legame tra fine della crisi UEM e rilancio della domanda interna, e quindi dell'occupazione , se non dei livelli salariali, (ma proprio qui è il punto irrisolto della attuale linea USA).
Questo legame segna, molto in concreto, il livello di convenienza di un trattato di libero scambio, che si troverebbe altrimenti ad operare in un ambiente UEM troppo privo di attrattive e afflitto dal dominio incontrastato dei creditori bancari (tedeschi, rispetto all'intera area, anche francesi rispetto all'Italia), in vena di deleverage e quindi di una ostinata compressione di consumi, credito al settore privato e della stessa occupazione (riduttiva della massa dei potenziali consumatori dei beni delle multinazionali interessate);
5) in questo scenario nordamericano in chiaroscuro, per la verità trainato da ciò che sta già avvenendo nel resto del mondo, la stessa linea di sostegno USA all'avvento dei "nuovi" politici (ma conservatori nelle linee essenziali), potrebbe finire per essere condizionata da una pace separata che li costringa formalmente e palesementea prendere le distanze dalla linea tedesca, per arrivare ad un "armistizio" divaricatore sulla linea dell'aggressività commerciale che esigerebbe, sia pure obtorto collo, misure di rilancio della domanda interna.
Che, però, nella impresentabilità così sopravvenuta degli autori del neo-25 luglio, finirebbe per far ricercare agli USA degli interlocutori "interni" all'Italia meno compromessi da una tardiva resipiscenza sul "ce lo chiede l'Europa", e meno circondati dalla impopolarità che conseguirà alla presa di distanza che dilagherà nella base elettorale verso chiunque sarà associabile con questa pluridecennale prevaricazione sulla democrazia dei diritti e del benessere.
Attenzione, come già nell'ipotesi frattalica originaria, l'individuazione di questi "interlocutori" potrebbe derivare sia dall'emergere di elementi "resistenziali" noti alla pubblica opinione sia dalle (connesse) scissioni che percorrerebbero le attuali formazioni politiche principali, già soggette a forti tensioni di cui solo la (frettolosa ed imperfetta) liquidazione della vicenda Berlusconi ha finora impedito di manifestarsi;
6) la legittimazione da parte degli USA di interlocutori diversi da quelli comunque divenuti invisi alla schiacciante maggioranza del popolo italiano, sarà tanto più forte quanto più gli parrà necessario conservare equilibri geopolitici nell'area europea e mediorientale, rispetto alla possibile espansione dell'influenza russa (i "nuovi " carri armati di...Putin).
Questa influenza, nella nuova forma del rapporto privilegiato legato alle forniture di materie prime per la produzione di energia e di promozione di joint venture industriali meno invasive degli IDE colonizzatori propugnati dall'ordoliberismo, filogermanico e più "realista del re" rispetto alle stesse multinazionali USA, potrebbe indurre gli stessi USA al recupero di una linea economica più conciliante, rispetto ad elementi come la flessibilità dei cambi, il sostegno delle banche centrali alla monetizzazione del debito pubblico corrispondente al deficit, allo stesso abbandono di tetti al deficit in vista del ristabilimento di livelli di crescita e di consumi accettabili (proprio per la stessa convenienza del trattato di libero scambio).
Tutte misure che lo stesso FMI, in certe sue aperture, già sta preannunziando come possibili "ritorni" sull'orizzonte delle politiche economiche e fiscali considerate, entro certi limiti, auspicabili.
Il quadro così tratteggiato diviene certamente più chiaro rispetto alla ipotesi originaria; non nascondiamo che la proiezione predittiva di eventi come questi non si limiterebbe al 2014, com'è evidente una volta che lo si ricalibri sul 1943, ma esigerebbe uno sviluppo in un arco di tempo di almeno tre anni. Il cui punto di approdo, anche questo dovrebbe ormai essere chiaro, non sarà costituito dal semplice evento della rottura dell'Unione monetaria, che potrebbe intervenire anche prima, ma lasciando irrisolti molti dei nodi posti dalla permanenza di una classe dirigente e di una cultura mediatica "ordoliberista".
Quella che rimane la migliore speranza è un "certo" ripristino delle Costituzioni democratiche redistributive e pluriclasse. Magari rafforzato da una revisione costituzionale in senso inverso a quella ora perseguita: cioè volta a precisare le norme fondamentali in modo che "tutto questo non si possa ripetere mai più".
Ma, com'è in premessa della natura "giocosa" (non "scherzosa", beninteso) dell'ipotesi frattalica, tale in quanto esercizio predittivo-intuitivo e non scientifico-induttivo (ma non necessariamente in contrasto con esso), rimangono alcune domande nello spirito del "divertissment".
Insomma, ci attende un futuro piuttosto immediato e denso di "svolte", se si aderisce a questa interpretazione (ma non si dovrebbe trattare di una sorpresa, anche solo usando la propria accortezza razionale in base a dati che si manifestano con evidenza fuori dalla censura mediatica della realtà italiana).
E le domande che ci possono "incuriosire", e la cui risposta è alquanto agevolata dai fatti ora noti e collocabili nello sviluppo ora ipotizzato, andrebbero a connotare la previsione nei suoi svolgimenti storici imminenti. Tali domande potrebbero essere le seguenti:
E le domande che ci possono "incuriosire", e la cui risposta è alquanto agevolata dai fatti ora noti e collocabili nello sviluppo ora ipotizzato, andrebbero a connotare la previsione nei suoi svolgimenti storici imminenti. Tali domande potrebbero essere le seguenti:
1) quali eventi comparabili allo sbarco in Sicilia ed al bombardamento di Roma potrebbero innnescare il nuovo 25 luglio?
2) chi ne sarà, "badoglisticamente", parlando il protagonista attivo?
3) quali potrebbero essere i concreti sviluppi in cui si manifesterà l'8 settembre e il conseguente periodo di conflitto interno?
Qualche idea, personalmente, ce l'avrei. Ma sono sicuro che anche a voi non manchino...
Di ritorno dal Vday di Genova. Subito dopo le 7 modestissime proposte di Grillo e il suo invito ad andare oltre un economia basata sulle risorse fossili, non rinnovabili, sul palco di Genova hanno parlato alcuni ospiti USA: Micah White di Occupy Wall Street e Paul Connett - Professore di chimica e tossicologia (St. Lawrence University) ed un attivista ambientale tra i fondatori della strategia Rifiuti Zero. Da questo e da ciò che è stato detto sul palco ho avuto la sensazione di una vicinanza e assonanza di idee tra di ambienti progressisti USA e M5S . Venendo alle domande , telegraficamente , 1) Prelievo forzoso dai conti correnti e taglio pensioni e sevizi sanitari 2) Saccomanni 3) Accentramento dei poteri centrali e periferici nelle mani di poche persone (come decisori politici) e loro sodali, sotto forma di comitati di affari. Aumento delle inefficienze e impedimenti burocratici alle attività dei privati e alle legittime richieste dei cittadini. Mi è capitato anche di fare da scudo a G. Casaleggio assaltato dalla stampa ;) dal 4' http://video.repubblica.it/edizione/genova/genova-v3day-bagno-di-folla-per-casaleggio/148547/
RispondiElimina?????
EliminaCapisco l'entusiasmo per il movimento cui si appartiene ma:
1) siamo un pochino OT nelle premesse (volendo fare un collegamento col post, anzi, questo non darebbe risultati entusiasmanti per la linea ostinatamente seguita dal m5s);
2) e te credo che gli USA sostengono tecnologie corrispondenti a brevetti e soluzioni in produzione presso il loro sistema finanziario-industriale. Con trasformazione autoritativa in standard normativi pbbligatori e pagati coi soldi di chi? O a carico dei cittadini in una forma indiretta di imposizione-espropriazione o attraverso la fiscalità generale, inasprendo le tasse per importare massicce dosi di beni tecnologici gravanti sul CAB in modo distrastroso in questo momento. E questo nella migliore delle ipotesi. Non mai una parola sulla causa di tutto: il tetto al deficit, la moneta unica (CON LA CONSUETTA PROPOSIZIONE DEL DEMENZIALE REFERENDUM senza prima riaccentrare la BC al controllo del governo: UN SUICIDIO IN DIRETTA) e il successivo fiscal compact (Statobruttodebitopubblicospesapubblicacorruzionebrutto);
http://orizzonte48.blogspot.it/2013/03/oltre-il-pud-2-oil-and-finance-thats-all.html;
http://orizzonte48.blogspot.it/2013/11/latouche-e-leuro-la-saldatura-col.html;
2) sulle risposte...mmmm...a) il prelievo forzoso? Forse, ma in vista del semstre europeo mi pare troppo spericolato; b) Saccomanni è già praticamente fuori dai giochi e comunque non è un potenziale badogliano, ma un estremista del consolidamento deflazionista; c) non credo: la risposta 25 luglio sarà nel senso delle supply side e sgravi fiscali, accompagnati dal taglio selvaggio della spesa pubblica, fortemente recessivo; questo è il clou degli spaghetti tea-party e l'8 settembre sarà, al contrario, una risposta di rigetto verso queste teorie suicide...IN questo quadro, perfettamente coerente coi tea-party è la linea del "reddito di cittadinanza" accompagnato dall'irrealistica superpatrimoniale che altro non è che un prelievo forzoso esteso ad ogni forma di risparmio.
Cioè la linea ufficiale m5s, che tra standards "green" in colonizzazione (senza aver prima ripristinato un'autonomia fiscale e monetaria che consenta lo sviluppo delle tecnologie a investimento pubblico nazionale), e assoluta incomprensione del fatto che la distribuzione della ricchezza patrimoniale italiana non è affatto iniqua, ma corrispondente a un accumulo tra i meglio distribuiti del mondo (cfr; studi bankitalia 2009-2011), guiderebbe l'Italia al disastro.
Ma il m5s al momento mi pare sideralmente lontano da comprenderlo. Con tutte le conseguenze del caso, quando verrà il momento...
ma a proposito del M5S....come interpretiamo il fatto che Grillo sbraiti sempre CONTRO le privatizzazioni? è l'unico fra i "big" della scena politica del paese che vi si oppone...almeno a parole.
EliminaSe per questo "sbraitano" pure Mucchetti, Renzi e tanti altri. Ovviamente sbraitano per ragioni diverse, attinenti alla convenienza o a certi assetti azionari che ne derivano. Bankitalia public company con partecipazioni fino al 5% di "chiunque", in realtà fa passare inosservata una privatizzazione finale, con l'idea che il capitale che era originariamente pubblico, mai rivalutato e chissà perchè incluso nelle privatizzazioni bancarie del post 92, debba rendere il 6%, implicando un'azionista che, sebbene privato della governance formale, finisce per essere il maggior interessato a quella sostanziale. Insomma, si passa dalla mera "capture" da parte del sistema bancario, a questo che si prende direttamente una cospicua remunerazione in soldi dei contribuenti, per esercitare chissà quali non meglio specificate funzioni di investitore (su un investimento mai effettuato ma reso formalmente tale dalla regalia della immissione sul mercato)
Eliminala contrapposizione forte alle privatizzazioni e alle svendite nel discorso di Grillo c'è stata. Tra l'altro ha partecipato allo sciopero fatto dei dipendenti della azienda dei trasporti di genova contro la privatizzazione. Renzi ha privatizzato l'ATAF ed è a favore di qualsiasi privatizzazione !!! in una intervista ne lback stage Grillo si è dichiarato personalmente contro l'EURO. Infine per quanto riguarda i 7 punti io li leggo così : il punto 1 serve come detonatore democratico per sollecitare i cittadini TUTTI a discutere del tema e a prendere consapevolezza , dopo poco si comprende che le mosse DEVONO NECESSARIAMENTE essere la 2, la 5, la 6 e la 7 seguita dalla prima parte della 4 . A quel punto la 3 non ha più significato e la 1 viene SANCITA dal voto popolare alle europee e politiche , o prima o dopo.
EliminaMA sì Alberto, lo capisco che la si veda in questi termini.
EliminaMa non basta: il tea-party sta anche solo nella ossessione per le "spese della politica", piccolo fattore considerato con lo stesso moralismo del padroni tedeschi, e irrilevante di fronte al fatto che PUR ESSENDO SENZ'ALTRO RIVEDIBILE LA QUALITA' E PIORITA' DELL'ATTUALE SPESA PUBBLICA, (puoi vedere fin dai primi post di questo blog su corruzione e sogno, società partecipate e tagli ai costi della politica, nel primo mese), ESSA NON E' IL PROBLEMA, ESSENDO ANZI CONTENUTA E ORMAI INSUFFICIENTE.
Essendo questo fenomeno, piuttosto, alla base dell'output gap provocato dalla convergenza fin dal 1992 e anzi, alla base della modifica sostanziale del mercato del lavoro. Incostituzionale nel suo complesso ed a cui la risposta del reddito di cittadinanza non fa che apportare man forte.
v qui e dibattito seguente:
http://orizzonte48.blogspot.it/2013/10/leuro-report-mediobanca-i-dipendenti.html;
http://orizzonte48.blogspot.it/2013/06/il-25-luglio-i-tagli-salvifici-alla.html
L'INCOMPRENSIONE TOTALE DI QUESTI DUE PUNTI E' UN GRAVE OSTACOLO ALLA RIPRESA DEMOCRATICA DEL PAESE, comportando anzi l'insistenza sull'invenzione della democrazia on line, praticata nella completa ignoranza della realtà dei fatti e della sostanza della Cost, a cui non si accenna di voler porre rimedio. Per un disegno che a questo punto appare piuttosto ben delineato...
Nel frattempo, credo stiano già arrivando i proclami dalla futura Salò:
RispondiEliminahttp://www.huffingtonpost.it/2013/12/02/matteo-renzi-taglio-un-miliardo-euro-costi_n_4370575.html?utm_hp_ref=fb&src=sp&comm_ref=false
E' ormai gara aperta tra spaghetti-tea party e ecoliberisti a chi la spara più grossa. La cosa che li accomuna è ignorare pervicacemente il sistema di valori della Costituzione e il modello monetario, del risparmio, di politiche fiscali e industraili che essi prefigurano. Si può dire che sono ormai, per inconsapevolezza della base "entusiasta" del mov. (rispetto alla presunta ignoranza facilona del vertice), in competizione sullo stesso mercato dei "livorosi a tendenze suicide e antiitaliane"...
EliminaSto al gioco e dico.
RispondiEliminaSiamo nel '42, anno della massima espansione germanica con la campagna di Russia. E come allora, da quelle parti si arrestera' l' avanzata (dopo la rottura del patto Molotov-Ribbentrop/Gasprom-Sroeder).
La odierna piazza di Kiev potrebbe essere l' assedio di Stalingrado.
1) bombardamento di Roma=prelievo forzoso che chiameranno patrimoniale; sbarco in Sicilia= Passera che annuncia manovra espansiva da 200 mld (?)
2) De Benedetti (Badoglio effettivo) e il suo ascaro/sodale Prodi (Badoglio ufficiale)
3) Il dispaccio del tesoro di qualche giorno fa ha cambiato, DI MOLTO il vento mainstream, chiaramente non e' l'8 settembre, ma spigolando qua e la si potrebbe iniziare ad avere una qualche idea. (Ci devi dire la tua, eh)
Ps: Chiaramente intendevo dire il dispaccio del tesoro americano, quello che puntava dritto dritto il dito verso i crucchi
EliminaA mio modesto parere ci saranno cose molto meno eclatanti e già ora previste che si riveleranno per quello che sono. Cioè politiche fallimentari e incapaci di portarci fuori da una recessione che è solo l'altra faccia degli squilibri commerciali ormai irrimediabili in questo quadro.
EliminaIl punto sarà la famosa "rinegoziazione" in Europa e il relativo fallimento totale, mentre le misure BCE si riveleranno per quello che sono: palliativi per ritardare il crash. Ma le elezioni europee e il semestre italiano, approssimandosi mentre la recessione, sia pur attenuata, prosegue e non consente alcun margine sulla finanziaria per il 2015 (col pareggio di bilancio), farà esplodere il governo.
Solo che la disinformatja porterà verso soluzioni tea-party, alimentate dai media hayekiani che cercheranno un trade-off, tra allentamento del patto e taglio spesa pubblica e privatizzazioni selvagge.
Fino al rigetto finale di massa...ma sempre previo un periodo intermedio in cui il segno del progressivo crollo (sperem) dell'ordoliberismo sarà segnato da ampie scissioni nei partiti maggiori (di fronte all'alternativa della perdita verticale del consenso) e, soprattutto, nella precipitosa e crescente tendenza alla presa di distanza da se stessi, dei media...
Sullo scenario della disinformatja ordoliberista €uro-hayekiana, ecco un esempio di panico terroristico che spinge verso tagli della spesa, prelievi forzosi e privatizzazioni selvagge come misura di salvezza dell'euro (e senno chissà che ci succede). Con tanto di reinscenamento della "finanza internazionale cattiva", (anglosassone), quella che faceva salire gli spread (mentre invece erano le vendite deutschebank e i furbetti francesi), ignorando le posizioni nette sull'estero. E dimenticando che l'attaccoal nostro debito è in definitiva un sistema di depatrimonializzazione delle nostre banche e quindi di acquisibilità...da parte dei sistemi bancari creditori (tanto che MPS rischia di finire in controllo AXA, francese, non USA)
EliminaDimenticavo il link su "l'esempio" (sempre i soliti)
Eliminahttp://www.dagospia.com/rubrica-4/business/gomblotto-dopo-la-minaccia-di-sp-al-rating-delle-generali-i-cattivi-pensieri-suggeriscono-67630.htm
Rispondo alla chiamata (come nuova registrata ma assidua lettrice notturna) e mi permetto con semplicità di ipotizzare
Elimina1) In un frattale politico demenziale di continuo bombardamento "economico-fattuale", vedo il dispiegamento in un evento geopolitico e non economico. ( si ritorna alla tradizione di strategia bellica)
2) " Badogliani ?" tra le personalità che hanno avuto un ruolo Istituzionale e che non hanno firmato i patti scellerati e che si possono accollare le colpe dei conflitto interno che seguirà. Vado ad esclusione ( ad oggi ... poi rifletterò a lungo) Napolitano, Letta; B
Solo il 3° che ipotizzi è estraneo alla sostanza fenomenologica di un regime e di una propaganda di asservimento alla germania, mascherato da idealismo etico autoritario, a ben vedere. Ma lui, nell'ipotesi frattalica è il "monarca", ambiguo, compromissorio e compromesso, ma pronto a salvarsi ad ogni costo...
EliminaQuindi abbiamo il 2012 in corrispondenza con il 1941. Volendo leggere anche un versante “frattalico-costituzionale” nell’ipotesi frattalica, avremmo anche altri tasselli. In questa intervista a Repubblica, Fanfani raccontò (il grassetto è mio):
RispondiElimina“Credo che la maggior parte degli eletti [alla Commissione dei settantacinque] si preparasse a quel compito da diverso tempo. Nella Dc ricordo il piccolo gruppo di coloro che fin dall'ottobre 1941 erano stati invitati da Giuseppe Dossetti a prepararsi per individuare quale apporto i giovani cristiani potevano dare al passaggio dalla monarchia e dal fascismo a un sistema democratico. Da quel mese di ottobre, ogni settimana, a Milano in casa del professor Padovani si riunirono Dossetti, Amorth, Lazzati, Rovighi e chi ricorda queste cose, per individuare le innovazioni democratiche da adottare. Quando poteva, da Firenze arrivava anche La Pira. [...] Durante i nostri lavori preliminari De Gasperi ci fece sapere che avrebbe voluto confrontare i risultati delle nostre riflessioni con la sua esperienza. Mandammo a Roma Lazzati; ci disse che i nostri obiettivi convergevano con quelli di De Gasperi.”
Forse ottobre 1941 corrisponde a novembre 2012?
Magari...L'idea del prepararsi a una nuova Costituente creata da resistenti democratici è stata esposta fin dagli inizi del blog. E va bene che "rinasca" da qualunque parte e in qualunque modo, purchè ci si arrivi...
Elimina"E per questo che noi, invece, lavoriamo per il futuro specificamente legato alla previsione di sconfitta di questa follia oligarchico-autoritaria...Per essere pronti"
chiosa finale di
http://orizzonte48.blogspot.it/2012/12/una-precisazione-e-unipotesi-frattalica.html
molto affascinati questi interventi (devo andare a rispondere anche quello su carli...) per contrappunto segnalo che draghi viene pompato come successore dell'eccellente attuale presidente...dal giornale preferito di 48 (scherzo...)
EliminaLo stesso draghi che accompagnava carli nelle trattative e composizione dei trattati europei...lo stesso draghi
delle privatizzazioni selvagge dopo la crisi e lo shock squilibrio della bdp e da debito estero causata dall'aggancio
a cambio nominale del marco (banda di oscillazione tanto voluta dalla banca d'italia di ciampi a cui seguira' la disastrosa
e inutile -ma utile per qualcuno- difesa dello sme a banda stretta...) lo stesso draghi che era a capo di banca d'italia
durante il gonfiarsi della bolla di credito estero italiana e del dissesto (una cosa da nulla) e il disastro del monte dei paschi
e di altre banchette minori...cos'è che si diceva sulla stampa italiana...
a compare l'incredibile folla di draghi al centro commerciale ad acquistare il cibo per i poveri (mega gulp!) perchè lui è tanto buono....non cic si puo' credere una roba da regime vero...
errata....ovviamente per 'a compare l'incredibile folla' si intendeva ' ah compare l'incredibile foto di draghi in mezzo alla folla'...
Eliminaquando a draghi promosso superpresidentissimo...mi sembra che ci sia una certa coerenza nel segno del potere PUDE...
Draghi, in realtà, mi fa tanto neo-Salò (che in fondo era una Repubblica Sociale di tardive concessioni sulla carta, mentre i crucchi occupanti deportavano i lavoratori italiani nei campi di lavoro in germania; trovandosi poi abbuonati i risarcimenti nel dopoguerra!)
Elimina@R°#
EliminaAh ah ah...
Io ricordo un articolo de "L' espresso" qualche anno fa in cui si parlava di Draghi che praticamente a viva forza sarebbe stato costretto a prendere la scorta dopo la sua nomina a capo di Bankitalia, perché lui era abituato ad andare a lavorare in bicicletta (lui era "serio" e "sobrio" ...mica come quel cattivone "ascaro" del "capitalismo di relazione"* italiano di Fazio...)
Mi colpì molto allora la piaggeria del "giornalista" che aveva confezionato quel servizio (o servizietto).
Il sodalizio Draghi-De Benedetti (anche se la stampa italiota TUTTA è sdraiata davanti a Draghi e a quello che rappresenta) è veramente un asse di ferro**
*per carità non voglio certo difendere i grandi capitalisti italiani, ma, a proposito di luoghi comuni, qualcuno mi saprebbe dire quale sarebbe il "capitalismo SENZA relazioni"?
**Draghi e De Benedetti (e Prodi e anche Monti) hanno rapporti , diciamo piu' che solidi (e importanti) anche oltreoceano, non dimentichiamolo. Anche se sono (o forse lo sono proprio per questo?) tra i pasdaran dell' euro.
Potremmo ipotizzare una Pearl Harbor finanziaria?
RispondiEliminaPer coerenza logica, Peral Narbpr si dovrebbe essere già verificata...nel 2012.
EliminaMagari tu riesci a trovare (in retrospettiva) la Pearl Harbor (che è poi qualcosa che tiene gli USA impegnati in Oriente e non intervenienti in Europa)
Intanto Brancaccio (sottofondo TV) cerca di spiegare a Giannini di Repubblica i tassi di cambio reale e la deflazione salriale. Ma per il repubblichino, l'unica cosa certa è che il nostro debito è tutta colpa nostra. E l'altra piddina richiama l'utilità della moneta forte per l'acquisto delle materie prime. Chissà chi glielo ha detto che è così: adesso attacca che la germania non collabora con fogno...
Se si cerca la coerenza (crono)logica, credo la risposta venga quasi da sé: la nomina di Abe a primo ministro (dicembre 2012), anche se poi l'Abenomics parte qualche mese dopo. Dubito però che senza un qualche nuovo evento traumatico che renda politicamente insostenibili gli effetti distruttivi della "perversità" del capitalismo selvaggio gli USA daranno una sterzata inequivocabile.
EliminaIntanto però abbiamo anche, in leggero anticipo, il radiomessaggio natalizio del '42 :-) (che, you have to give credit if credit is due, è piuttosto pertinente, razionale e realmente progressista).
Ma da te non mi aspettavo di meno! Grande!
EliminaE in effetti, con l'apertura del fronte "surplus" tedesco saremmo di fronte anche all'ulteriore elemento di stress sul versante occidentale. Qui la posta in gioco pare appunto: a che serve una accordo di allargamento del libero mercato in una società condannata alla recessione in triple e quadruple dip dal giogo tedesco? Insomma, il capitalismo sfrenato, in preda al panico ripensa, senza verne i mezzi culturali, alla domanda (oh, oh, abbiamo sbagliato tutti i calcoli; es, pensa a Murdoch che non vende più nuovi abbonamenti e strapaga un calcio in via di fallimento, mentre la pubblicità delle multinazionali si dilegua in Europa)...
E' chiaro che ognuno vuole lasciare all'altro il cerino della ripresa, cioè della necessità di ridare allo Stato maggiori margini di intervento, sacrificando il bengodi della turbo-finanza; a cominciare da chi per primo reintrodurrà il Glass-Steagall ed inizierà a ritrovare il coraggio di mettere da parte i deficit-caps.
Sarà divertente vederli dibattersi nel dilemma, intanto che le "loro" soluzioni sono tutte bruciate dalla prova dei fatti...
cmq dopo l'intervista di Prodi a piazza pulita direi che si accredita l'ipotesi di bargazzino di Prodi Badoglio di facciata.
RispondiEliminaBrancaccio: "Vi prego di ascoltarmi: contano i differenziali"....la buona volontà ce la mette. e con la sua pacatezza e compostezza penso che stia venendo sempre più difficile ribattergli, di fronte all'incedere della realtà di cui a casa si stanno accorgendo pian piano....
NON GIOCO PIU'
RispondiEliminaPrima, quelle "cianciate al vento nelle ore sbagliate", che le parole perdano senso, and we feel fine , l'umile richiamo alla memoria, quella per non dimenticare, di dignità potenti e profonde che hanno animato la "Commissione dei settantacinque".
Erano altri i tempi ma tutte quelle "note" suonano ancora, per chi sa "sentire", e per quelli che non "sentono" - beh che dire agli onanisti compulsivi - che non ascoltino e l'invito di tornava loro, cioè essi, a fare i "compiti a casa" rileggendo la Storia.
.. but this shit must go out !!
ps: mah, proviamo coi "rumori" a stimolarne la "corteccia" .. :-)
@Luca: in termini "storici" recenti Prodi Badoglio avrebbe un senso compiuto. Ma temo che dovremmo cercare della altre corrispondenze: sebbene..."fiuti" che il sommovimento sull'euro sia ormai il preannuncio di un terremoto e che ciò potrebbe rimetterlo in gioco per il Quirinale in uno sconvolgimento sempre più probabile. E altrettanto si può dire di Amato. Tutti disposti a mezze ammissioni e prese di distanza.. Ma il vero Badoglio agì per conto del monarca ed la fine di dare una continuità "possibile" ad un regime che non si poneva il problema del ritorno alla democrazia ma solo quello di salvare la faccia eliminando il responsabile più eclatante di un disastro condiviso.
Elimina@Poggio: rileggendo la Storia ne ricaviamo che, in effetti, dovremmo sempre tener conto del presupposto mondiale di uno scenario conflittuale in cui noi subiamo forze più grandi di noi e...stiamo dalla parte sbagliata
@48: come hanno insegnato i i "cattivi" maestri derisi dagli allievi diventati poi I "draghi" dalla parte "giusta" (???..!!) a me, sulla "cattiva strada, quella "sbagliata", "mi" piace guardare la luce del Caravaggio :-)
EliminaSpolverata la mia palla di cristallo, provo a rispondere anch'io.
RispondiEliminaA) Il momento di svolta che innescherà il 25 luglio sarà il maggio 2014: per la prima volta, nel Parlamento europeo si formerà una possibile maggioranza di euroscettici, con un nucleo di euroscettici "pesanti" perché francesi e britannici.
B) La svolta del maggio 2014 sarà accompagnata, a breve distanza, da una campagna di destabilizzazione a cura di innominate profondità di vari Stati, di qui e di là dell'Atlantico. Per precisare: si sommeranno e anzi si moltiplicheranno gli effetti del conflitto interno agli USA tra forze mondializzatrici "a ogni costo" e forze che operano nella direzione da lei indicata, di allentamento della pressione deflattiva (dette forze incarnano anche diverse linee di politica estera nei confronti della Russia). Gli effetti si vedranno sul territorio europeo, italiano in particolare; gli operatori sul terreno saranno, probabilmente, gli stessi che vediamo operare in Siria e nel Levante, le bande fondamentaliste salafite.
C) Si assisterà allora, in Italia e non solo, a due reazioni dei politici. La prima, di tipo "fascismo repubblicano", per un "più Europa" che accresca in misura decisiva il dominio politico degli organismi UE sui singoli Stati: ad esempio, l'impiego di forze di polizia sovrannazionali (Eurogendfor), l'integrazione europea di apparati di sicurezza, etc. La seconda, "badogliana", appoggiandosi alle forze USA compatibili, esigerà a) una politica di spesa pubblica a sostegno delle imprese e di assistenza ai disoccupati per diminuire le tensioni sociali e dare respiro alla domanda interna b) un governo guidato da personalità meno compromesse con il peggio del passato regime. Vedo candidabile al ruolo di Badoglio il prof. Tremonti.
D) Il successo dell'operazione "badogliana" dipenderà anzitutto dalla situazione politica francese. Se la destabilizzazione travolgerà, in un modo o nell'altro, il Front National, l'operazione badogliana in Italia potrà avere successo, almeno provvisorio, perché i centri UE la lasceranno sopravvivere come male minore, e come via d'uscita esemplare per la Francia. Altrimenti, la sua inefficacia porterà a un nuovo 8 settembre, cioè a dire a un nuovo cedimento istituzionale di fronte alla pressione dei centri UE, che ripeta e aggravi quello consumatosi con il governo Monti, perché la UE sarà costretta a dare un esempio completandola subordinazione dell'Italia, offrendone le spoglie alla Francia, e preparando la campagna contro gli euroscettici francesi in vista delle elezioni presidenziali.
Ottimo direi.
EliminaAderisco alle linee generali delineate, salve più precise (e magari ottimistiche) previsioni: il badoglismo durò molto poco, travolto dalla propria mancanza di seguito nell'Italia liberata e dalla tangibilità della sua ipocrisia: In effetti, il ripresentarsi di una nuova stretta tipo Monti per offrire l'Italia alla Francia come obolo di conservazione dello status quo, è un tentativo già in atto (v. MPS-AXA e Alitalia ecc.).
Solo che il travolgimento della Le Pen diviene ogni giorno un obiettivo più impraticabile: manovre smaccate che avvantaggino solo l'oligarchia francese, la rafforzerebbero, sollevando l'animo giacobino insieme a quello "girondino" ed isolando, di fronte a un'economia che Sapir descrive come inevitabilmente disastrata, gli hayekiani residui dell'ENA "di governo" (che già oggi vacilla, come dimostra il caso Heisbourg)
Grazie. Concordo con lei che travolgere politicamente la Le Pen è un'impresa difficile.Proprio per questo temo che l'operazione sarà tentata con metodi poco simpatici. Tanto per esser chiari: oltre ad agire con gli infiltrati che certamente ci sono nel FN, temo che si agirà con gravi attentati e provocazioni sul modello dell'attentato di Tolosa, per stabilire il paradigma "razzismo populista/estremismo fondamentalista = due razze, una faccia".
EliminaIn Italia, idem. Non ho informazioni privilegiate, naturalmente, ma conoscendo purtroppo come ragionano questi polli, che non sono i miei, sarei pronto a scommetterci, se fosse lecito scommettere sui morti ammazzati.
Eppure sono convinto che una strategia del genere, visto il concreto contenuto attuale del lepenismo-marine, possa risolversi in un gigantesco boomerang. IN Francia. In Italia, probabilmente allo stato attuale dell'informazione, avrebbe maggiori effetti propagandistici-reazionari. Ma anche in questo caso, dipenderà dal quadro generale: se arrivasse un endorsement USA (anche solo ufficioso), la Le Pen diventerebbe la nuova De Gaulle, e questi espedienti sarebbero visti come propri di collaborazionisti stile Petain. Il che in Italia pure, renderebbe il tutto molto più difficile da propinare...
EliminaSpero con tutto il cuore che lei abbia ragione. La linea del FN è indubbiamente una linea gollista, il che ha del miracoloso, se si pensa che il FN è nato dall'OAS e dai residui di Vichy (la storia si dimostra piena di immaginazione, e come diceva appunto il generale del Gaulle, "Tout peut, un jour, arriver, même qu'un acte conforme à l'honneur et à l'honnêteté apparaisse en fin de compte, comme un bon placement politique").
RispondiEliminaIl problema vero, per un endorsement USA della linea di Marine Le Pen, sta in questo: che nel suo programma c'è l'uscita dalla NATO, e c'è il rilancio della Francia come potenza marittima, da compiersi mediante l'uso dei possedimenti d'Oltremare nel Pacifico: vale a dire che obiettivi che contrastano sul serio con interessi USA sui quali concordano inevitabilmente entrambe le linee politiche USA summenzionate. E' questo che mi preoccupa.
Oddio, sull'uscita NATO ci possono essere evoluzioni. E comunque, per converso, una real-politik USA che si concentri, secondo l'attuale dottrina, sul far-east (ben altra gatta da pelare). In Europa una linea poitico-militare neo-gollista della Francia, sarebbe un ottimo strumento di miglioramento dei rapporti con la Russia, piuttosto: Certo, agli USA ciò dovrebbe essere presente e non si può contare sulla loro costante lucidità...specie di questi tempi. Ma non dimentichiamo la questione nucleare Iran, la parallela nuclearizzazione francese dei sauditi e...insomma la partita è meno schematizzabile rispetto al 2° dopoguerra di quanto non appaia
EliminaForse la campagna di Russia è già in atto. l' Ucraina, questo piccolo problema potrebbe incrinare i rapporti russo-tedeschi? Come dice la mia amica Agnewska, polacca, la realizzazione dell' oleodotto Molotov- Ribentropp( il gasdotto russo-tedesco che bypassa la Polonia), ha dato alla testa ai tedeschi... Che rischiano di venirsi a trovare al solito su due fronti. Forse Pillergumpizzati come sono, pensano di poter togliere domanda al mondo e IDEalizzzare le steppe. Probabilmente i demoni liberati dalla caduta del muro, non sono stati del tutto esorcizzati, parecchi punti sono ancora in fase di crisalide, NATO, far est, Sud- Mediterraneo, ergo non so fare previsioni, ma credo siano tutte collegate.
RispondiEliminaSe sarà lo sbarco in Sicilia, credo stavolta non si potrà prescindere da una revisione del ruolo dell' Italia, o sarà una Potenza regionale, o Somalia, Libia saranno incubi che si riprporranno da qualche altra parte. Questo potrà prescindere da un accordo USA-Russia- Italia?
Il quadro è inevitabilmente questo: sono fatti. Un accordo dell'Italia con USA e Russia è in effetti indispensabile per tutti e 3 i protagonisti. magari anche accordi separati ma che si collegheranno nei contenuti a determinare un "assetto". Il quale non potrà che ridimensionare le aspirazioni tedesche di "egemonia imperialista" senza responsabilità (cioè in pratica di colonizzazione). Ma per arrivarci abbiamo bisogno di capire, come popolo; imponendolo alla nostra classe di governo, che l'euro non è che lo strumento di questo imperialismo senza responsabilità e non ha mai avuto nulla a che fare con la cooperazione e la pace in Europa.
EliminaLo sbarco in Sicilia, in questa guerra tra capitalismi sfrenati e finanziari, in qualche modo arriverà; non può verificarsi l'ipotesi di USA che perdono terreno, in una parte del mondo che ridiventa sempre più decisiva, per via dell'incapacità di rivedere le politiche mainstream-tea party che hanno lanciato nel mondo (e che a casa loro stanno già ponendo in contestazione)