mercoledì 28 giugno 2017

RES PUBLICA DELENDA EST! TRA EMERGENZE KALERGICHE E PREOCCUPAZIONI PRE-ELETTORALI


Questo nella immagine sopra è il preannunzio, in attesa di future e graduali, inevitabili, "riforme", di un futuro invadente, (fossi stato un po' più giovane)...

Qui sotto invece troviamo un diverso argomento. In apparenza. Indaghiamo sulle correlazioni: 

1. Il titolo la dice già lunga e l'Huffington lo classifica, non senza un inconscio (o involontario) humor (nero) come notizia politica: e sarà pure un'ammissione involontaria, o forse un messaggio politico subliminale post-trauma elettorale, ma ci conferma l'analisi di Chang (qui, pp. 8 ss.) sulla natura squisitamente politica delle politiche seguite da qualsiasi Stato sull'apertura all'immigrazione, in relazione al livello salariale che si intende riservare ai cittadini già residenti. 
Ma tra questi residenti colpiti dalle scelte politiche sull'apertura all'immigrazione no-limits, a ben pensarci (perché ESSI, non voi, finché perdura il vizio del gioco...elettorale, ci pensano benissimo) vanno inclusi milioni di cittadini non italiani: e non senza conseguenze di ritorno sperato del consenso, nel caso in cui, come pare, gli si volesse rendere più agevole l'acquisto della cittadinanza, attraverso regole più elastiche sia quanto alla durata della presupposta permanenza in Italia che per i requisiti legittimanti, sia quanto all'allargamento agevolativo del già esistente ius soli "temperato".

2. Insomma, i primi a capire che aggiungere qualche centinaio di migliaia di "concorrenti" all'anno, ancor più disperati, nelle fila dell'esercito industriale di riserva dei disoccupati, sia lesivo delle proprie personali prospettive di "sopravvivenza" lavorativa, non potrebbero che essere gli immigrati già residenti da anni; e, ancor più, i loro stessi figli, che non potrebbero non constatare il peggioramento del mercato del lavoro (flessibile e voucherizzato, se non direttamente "in nero"), rispetto alla situazione di "primo arrivo" dei loro stessi genitori.
Una prospettiva che, semmai ce ne fosse ulteriormente bisogno, indica come seguire il modello €uropeo, non porti neppure sicuri vantaggi elettorali se ci si dedica senza "gradualità" alla realizzazione del modello di "sostituzione" etnica kalergico. 
Sempre dando per "non pervenuti" i millennials autoctoni che vorranno sempre andare a fare i lavapiatti nel Regno Unito e che dunque si preoccupano della Brexit, o di piazzarsi in Germania in assistenza Hartz (che, dicono, in apposite interviste televisive, è sempre meglio che morire di inedia nei paesi desertificati del meridione italiano). 

3. La soluzione ideale sarebbe quella di sopprimere il suffragio universale, cosicché non si debba più rincorrere questa fastidiosa mitologia del consenso, che, si sa, è inefficiente e porta alla spesa pubblica che è clientelare (il parlamento, dovendosi procurare la rielezione, è sotto ricatto e diviene un'istituzione benefica per gli interessi di particolari malcontenti, cioè viene deviato dalla "durezza del vivere": Hayek dixit, qui, p.8): la spesa pubblica, si sappia una volta per tutte e si taccia per sempre, mica soccorre l'essere umano quando, nella sua fisiologica evoluzione esistenziale, ha bisogno della solidarietà della collettività di appartenenza organizzata in uno Stato pluriclasse. 
L'essere umano, in sé, conta finché è produttivo: poi, invoca solo immeritati privilegi e, col suo voto egocentrico, si "approfitta", dello Stato (che deve essere governato dalla minoranza libera e naturalmente saggia...e ricca).
E ce lo dice Attali, parlando di vecchiaia beneficiata da un nuovo "diritto" (lui, a modo suo, gli vuole bene all'umanità): il diritto di autosterminio, con suicidio assistito, previa induzione alla totale disperazione mediante l'abolizione del clientelismo dei corrotti parlamenti (cioè abolizione dell'assistenza sanitaria pubblica e di un sistema pensionistico pubblico).


4. Ma, nell'orizzonte di breve periodo, questa soppressione del suffragio universale farebbe un "brutto effetto"
Se non altro sui risultati delle elezioni del parlamento che, per poterla votare (probabilmente recependo una "direttiva" €uropea nel nuovo quadro dei trattati "riformati" da Merkel e Macron), dovrebbe essere composto da una maggioranza di partiti che avessero tale "punto" nel loro programma.
Da qui, prevedibilmente, la sicura prospettiva di molti e fantasiosi governi tecnici che della previa legittimazione del consenso e del rispetto di un programma elettorale, se ne fregano altamente. 
Ora come ora, almeno fino al 2018 (parte prima...), la soppressione del voto (persino dopo la scadenza delle legislature più sgangherate) non passerebbe inosservata: già è tanto che si riesca a far passare inosservato che l'indirizzo politico non si ritrae più dalle previsioni costituzionali fondamentali della Costituzione "lavoristica", ma, totalmente, da decisioni tecnocratiche di istituzioni sovranazionali ordoliberiste

5. Il Papa, a sua volta, ci dice qualcosa di simile alla visione di Attali circa le linee di tendenza della società auspicata, ma lo fa muovendo da soluzioni più sottili, cioè con una ben diversa abilità comunicativa: millenni di raffinata pratica della caritas e della temperanza insegnano qualcosa al principale e più duraturo organismo mondialista propugnatore della virtù del governo del libero mercato
Infatti, in un articolo che, sull'Huffington, non appare casualmente accostato a quello sulla "dichiarazione di emergenza sbarchi" ammonisce: "Basta con le pensioni d'oro e gli anziani che lavorano a lungo mentre i giovani restano a casa!". Parola del Papa." 
Sentite perché: forse non sarà un "economista", ma Bergoglio sa il fatto suo, in materia di regole attuali del mercato del lavoro e della previdenza, regole che, di certo, non contesta, anzi: 
"E' urgente un nuovo patto sociale per il lavoro, che riduca le ore di lavoro di chi è nell'ultima stagione lavorativa, per creare lavoro per i giovani che hanno il diritto-dovere di lavorare" ha detto aggiungendo che "è una società stolta e miope quella che costringe gli anziani a lavorare troppo a lungo e obbliga una intera generazione di giovani a non lavorare quando dovrebbero farlo per loro e per tutti".
5.1. Capite? L'anziano non è che proprio debba andare in pensione: gli si riducano le ore di lavoro, in modo che il calcolo con metodo contributivo della pensione sia meno oneroso per la previdenza (che sia pubblica o privata non importa: quanto predica Bergoglio porta comunque a una riduzione dell'assegno pensionistico). Sulle ore così ridotte, facciamo lavorare i giovani: cioè diffondiamo il part-time involontario (e risparmioso per i datori di lavoro, cioè in favore di supply side), e facciamo dilagare i working poors. 
Tanto, per gli anziani a pensioni ancor più miserabili, che comunque, nel tempo, coincideranno con gli attuali giovani all'atto del futuro pensionamento, e per i working poors attuali, in crescita esponenziale, il rimedio è...la caritas, agevolata dal crescente contributo statale verso il "terzo settore"; che si appropria dei compiti che "La Repubblica", un tempo sovrana e fondata sul lavoro, assumeva solennemente come propri. 

6. E dunque, pagheremo le tasse non per ospedali, scuole, strade (percorribili), forze di tutela dell'ordine pubblico, trasporti e servizi, pubblici, no: ma per mantenere le ONG, cioè associazioni PRIVATE, che faranno "rete" in chiave nazionale (cioè tenderanno ad assumere posizioni di oligopolio "concentrato", come avvertiva Lelio Basso),  ma sempre - e qui fate veramente attenzione- nella prospettiva dei "partenariati internazionali" con altre ONG, cioè associazioni private internazionali, dalle non chiare fonti di finanziamento che possano spiegarne l'incredibile espansione operativa a livello "mondialista", gettando luce sulle intenzioni e i fini politico-strategici dei veri finanziatori. 
Ma il messaggio in essenza rimane: Res Publica delenda est!

6.1. Bergoglio, con la sua critica selettiva, in sostanza ci dice: facciamo proliferare i working poors, giovani e vecchi, e colpiamo le "pensioni d'oro", cioè qualsiasi pensione che, pur essendo giustificata da un cumulo di contributi già versati, non sia da miserabile costretto a ricorrere alle premure assistenziali del "Terzo Settore" dei privati caritatevoli, che espropriano lo Stato delle sue funzioni pubbliche più caratterizzanti la legalità costituzionale democratica. Che la sovranità democratica, guerrafondaia e xenofoba (qui, p.1), sia mandata in soffitta dalle reti nazionali di soggetti privati "non governativi", sostitutivi della burocraziabrutta e nutriti dalla spesa pubblica residuata. 
Ma sempre nel quadro del "partenariato" coi maggiori soggetti "non governativi" che...governeranno il mondo

7. Magari, in una sintesi dialettica tra posizioni "miti" ecclesiastiche e posizioni malthusiane attalistiche, si arriverà comunque, dopo un "acceso dibattito" di apparente contrapposizione tra mondialisti delle due fazioni che agiscono separate ma colpiscono unite, anche ad introdurre, laicamente e "da sinistra" (radical-pannelliana), forme crescenti - la pazienza non è mai mancata ad ESSI- di eutanasia "volontaria" di anziani e improduttivi "costosi" in quanto tali. 
Queste (programmate) categorie in espansione, infatti, potrebbero sottrarre le future crescenti risorse da devolvere al "Terzo Settore": e poi, come si può fare del bene, - specialmente se si mette nello Statuto-tipo, di derivazione mondialista che si è "buoni&altruisti", cioè tanto preoccupati dell'accoglienza, della "inclusione", dell'ambiente e del riscaldamento globale- se lo Stato, corrotto e clientelare, continua a dedicarsi agli sprechi?

8. Ma torniamo alla emergenza immigrati.
Sempre muovendo dal titolo riportato a inizio post, notare l'emergere improvviso della.."emergenza" (bisticcio di parole intenzionale), scoperta proprio...oggi (cioè non appena assestatisi i conteggi delle elezioni amministrative).
Clamorosa pare questa "ipotesi" di "negare l'approdo nei porti per le navi che non battono bandiera italiana e non facciano parte di missioni europee. Fonti comunitarie precisano che l'eventuale blocco nei porti italiani riguarderebbe solo le navi gestite dalle Organizzazioni non governative". 
Notare che l'esistenza di "fonti comunitarie" sull'eventualità (ancora non si sa...) di un blocco, lascia intendere che L€uropa non sia in disaccordo e che, dunque, ci protegga

9. Dal contesto parrebbe altrettanto deducibile che "fonti comunitarie" siano pure benevolmente non avverse al piano di emergenza, curiosamente sopravvenuta, così schematizzato:
"Il ministro dell'Interno, Marco Minniti, è dovuto tornare in Italia mentre era in volo per gli Stati Uniti per affrontare l'emergenza sbarchi. In un articolo pubblicato sul quotidiano la Stampa viene riportato come il Governo stia pensando a mini-tendopoli per l'accoglienza dei migranti.

La questione principale, al di là dei numeri, è la sempre maggiore complessità nella sistemazione degli extracomunitari sul nostro territorio nazionale. All'esame del ministro ci sono due ipotesi: delle mini tendopoli (due per provincia in modo da non creare dei ghetti, sempre nell'ottica della distribuzione equa e diffusa) al ricorso alle caserme. Non solo: si procederà a una verifica della potenzialità di accoglienza di tutti gli edifici pubblici in disuso (ndr: ma non dovevano essere tutti privatizzati da un pezzo per ridurre il debitopubblicobrutto?) dalle scuole ai capannoni utilizzati in passato come magazzini.
Il piano d'emergenza prevede poi altri due punti:

Uno riguarda l'intensificazione della collaborazione con la guardia costiera libica, formata da nostro personale e dotata di 10 motovedette ristrutturate dall'Italia, e la guardia libica di frontiera, lungo i 5 mila chilometri al confine con Ciad e Nigeria. L'altro si concentra una maggiore collaborazione a livello europeo per stabilire che chi soccorre in mare deve poi farsi carico anche dall'accoglienza. L'obiettivo del Viminale, insomma, è che anche Spagna, Francia, Malta, ma anche Olanda e Irlanda dopo aver recuperato in mare i migranti facciano la loro parte e li accompagnino sul loro territorio invece che sulle nostre coste meridionali."
10. Beh, ecco, per comprendere criticamente la portata di questo "programma" gli elementi ve li ho già forniti: si vede la torsione dialettica determinata da due opposte tendenze
Da un lato, cercare, nel breve periodo, di non perdere eccessivamente consenso. La gradualità metodologica ha il suo peso in fase pre-elettorale. 
Dall'altro, non interrompere il disegno comunque da portare avanti: in attesa del consolidamento delle reti nazionali di associazioni private no-profit, dedite all'accoglienza ma anche alle politiche di sviluppo, si aprono comunque nuove ampie prospettive di affidamenti e "convenzioni" con associazioni e expertise private dato che lo Stato, si sa, non ce la può fare, di questi t€mpi, a stare dietro a tutto. 
E poi è troppo impegnato ad autolimitare il proprio "perimetro" per non dover trovare "forme nuove" di intervento. Retribuito a privati. Ma a carico del bilancio pubblico.

11. La spesa pubblica non è sempre brutta: dipende. E poi non può essere bella solo se si concretizza in intervento pubblico di soccorso bancario (privato):
"Nel decreto del governo si legge però che Intesa riceverà dallo stato un “supporto finanziario” per “un importo massimo di 3.500 milioni”, “risorse a sostegno delle misure di ristrutturazione aziendale per un importo massimo di 1.285 milioni” con cui accompagnerà all’uscita circa 4mila bancari; e altri 400 milioni come garanzia sui crediti in bonis che Intesa si porta a casa.
Il tutto a carico del “fondo salva risparmio” creato lo scorso dicembre per le banche in difficoltà. A questi esborsi immediati vanno aggiunte garanzie a copertura del rischio di retrocessione dei crediti che non risultino in bonis, fino a 6,3 miliardi, e fino ad altri 4 per i crediti “attualmente in bonis ma ad alto rischio”."