venerdì 13 dicembre 2013

L'ITALIA HA SUFFICIENTI RISORSE CULTURALI PER USCIRE DALLA CRISI?

Mi pare sempre più evidente che ormai l'andamento della crisi sia puramente inerziale. E, per lo stesso motivo, le sue stesse conseguenze si manifestano in modo meccanicistico.
Un moto uniformemente accelerato che non muterà a meno che non intervenga una forza-vettore "esterna", in senso divaricato e con effetti tanto più imprevedibili quanto più tale moto avrà sviluppato la sua crescente forza cinetica.

Facciamo un esempio; parlando con un esponente di una parte politica che non esclude una posizione anti-euro, mi sono imbattuto nella simultanea pervicace idea che tagliando la spesa pubblica, presunta per la maggior parte come "improduttiva" (l'esempio fatto era quello dei 30.000 -?- forestali calabresi), si potevano tagliare le tasse e rilanciare l'economia.
Al che obietto che:
a) tagliare le tasse si può fare anche senza tagliare la spesa pubblica, basta avere la piena sovranità, monetaria e fiscale, conforme a Costituzione;
b) il taglio della spesa pubblica, per effetto del suo moltiplicatore (pressocchè doppio di quello dei tagli dell'imposizione tributaria) è più recessivo e non viene compensato dalla simultanea ed equivalente riduzione fiscale;
c) che tale misura in fase di recessione (e stagnazione) è pro-ciclica e rallenta soltanto il calo (o la stasi sostanziale) della domanda aggregata, pur essendo prevedibile espressione di una facile "illusione finanziaria"

A quel punto, mi viene sciorinato, in modo anche non del tutto pertinente al discorso, una serie di concetti in progressione: a) la svalutazione competititiva è pericolosa, ma non per l'inflazione (che il mio interlocutore ammette non essere ora un problema), quanto perchè disincentiva investimenti e innovazione b) la riduzione della spesa pubblica è comunque sempre positiva perchè conduce all'effetto del crowding-out, cioè allo spiazzamento dalle risorse pubbliche improduttive a quelle private allocate in modo molto più efficiente.

Non ho fatto in tempo a spiegargli a fondo, anche perchè non ne avevo il tempo, che senza domanda interna, cioè "pubblica" (che è la spesa deprecata) e consumi (allorchè occupazione e livelli salariali diminuiscono, per la carenza di sostegno pubblico indotto dal rigore fiscale sul lato della spesa) e senza flessibilità del cambio, cioè senza domanda estera, la propensione agli investimenti diviene necessariamente molto bassa, ammesso che si crei un risparmio che non si concentri nel solo settore finanziario.
Gli ho accennato frettolosamente che questi sono effetti fisiologici, se la crisi da domanda sopravviene inevitabilmente - in tutto il mondo e a causa della connessa iperfinanziarizzazione dell'economia-, dopo un periodo di stagnazione dovuto proprio all'universale applicazione di queste politiche, oppure a una crescita sostenuta da consumi alimentati dall'indebitamento privato col settore finanziario; quadro "ideologico" (di cui il mio interlocutore non pareva avere chiari i confini) che arriva inevitabilmente a determinare, da un lato l'ostinazione nelle supply side - a cui si può ascrivere lo sgravio fiscale in pareggio di bilancio-, dall'altro la vanificazione delle stesse grazie alla "trappola della liquidità" connessa alla fase deflattiva così innescata.

Questa storiellina ci mostra l'inerzialità della crisi italiana: anche un "albore" di ravvedimento sull'euro si innesca su un "ambiente" concettuale, in tema di economia, che è ormai cristallizzato, radicato, insestricabilmente legato alla stessa psicologia degli individui. Anche se esperti, o anche politicamente impegnati in buona fede.

Di conseguenza anche i forconi sono un effetto inevitabile. Neanche loro sanno esattamente denunziare questi meccanismi, però li subiscono, ne denunciano i danni e...non troveranno risposte (se non quelle che si procureranno da soli, divenendo magari un partito politico). Di sicuro non troveranno risposte politiche nell'immediato. Non per opera della "offerta" politica che possono incontrare oggi, in qualsiasi formazione, gruppo o aspirante tale.
E quindi la "rabbia" non potrà altro che sfogarsi nelle piazze. Inascoltata da una classe politica, di governo e non, sorda alla comprensione esatta di tutto quanto sta accadendo, chiusa alla capacità di prevedere gli effetti non solo di ciò stanno ancora facendo, ma anche di quello che hanno in programma come "GRANDE SOLUZIONE".
Allo stato, con qualche piccola variazione, delimitata dalla ellittica comprensione del fatto che "l'euro non va bene", manca la coscienza che se l'euro è in effetti una potente sintesi di un'ideologia economica che ha deciso di impadronirsi dello Stato per destrutturarne la funzione di "intervento", questa medesima ideologia "mainstream" è insufficiente, disastrosamente inadeguata IN OGNI SUA PARTE, E, PER DI PIU', ORMAI "IN ROTTA" IN TUTTO IL MONDO C.D. AVANZATO.

Ma, nello stesso giorno, per dirvela tutta, ho avuto modo di chiacchierare con dei "carbonari" del partito liberista (il partito, non i miei interlocutori) che afferma di voler tutelare il lavoro; questi interlocutori, invece, avevano dei ben fondati dubbi sulla compatibilità dell'€uroliberismo con lo Spirito della Costituzione. E in essa ancora credevano con autentica e profonda convinzione. E che non avevano fatto la scissione "paralogica" tra euro (brutto perchè anti-nazionale) e supply side-Stato minimo (belli perchè rilanciano l'economia). Solo che i miei interlocutori erano delle mosche bianche del tutto isolate.
Mentre quelli della predetta "scissione paralogica" erano abbastanza compatti nel loro insieme di gruppo.

Forse i primi potrebbero diventare delle voci ascoltate dai loro consorti politici (di cui ammettevano la "prevalente" ignoranza sostanziale economico-costituzionale dei problemi).
E i secondi potrebbero riflettere sul fallimento della macroeconomia neo-classica...in tutto il mondo.
Magari cominciando a comprendere ciò che sta succedendo in Giappone, senza i filtri dei media financially-driven controllati dai sostenitori dello "small government gold-standard constrained laissez faire capitalism". Magari, visto che l'argomento gli piaceva molto.

O magari ci vorrà "lo sbarco in Sicilia"...
A proposito, questo articolo del Daily Mail
sulla posizione del Nobel Christopher Pissarides, tradotto su "Voci dall'estero", se letto in controluce nei suoi passaggi salienti, conferma, nella sostanza, quanto detto, nell'ultimo aggiornamento frattalico, sul fattore "intervento USA": "questo pare connettersi, ormai, alla conclusione del trattato di libero-scambio transatlantico, ma potrebbe risultare mitigato, rispetto alla linea puramente ordoliberista instauratasi in UEM, per esigenze...connesse alla diversa consapevolezza che negli USA si sta (ri)affermando circa il legame tra fine della crisi UEM e rilancio della domanda interna, e quindi dell'occupazione , se non dei livelli salariali, (ma proprio qui è il punto irrisolto della attuale linea USA)".

La domanda allora è: l'Italia, in definitiva, ha sufficienti risorse culturali e potenzialità politico-sociali per reagire?
La risposta non può essere confortante, rebus sic stantibus.

Quel che è certo è che il moto uniformemente accelerato porta dritti al crash finale e che l'euro è clinicamente morto. E che gli "spaghetti-€urofili" sono solo degli inconsapevoli (neanche tutti) distruttori della residua idea di un'Europa dei popoli...

39 commenti:

  1. Sarò molto banale: no, e sì.
    La mancanza di risorse culturali è indubbia e radicale. La mamma non me lo aveva detto - come cantava Frankie - e neppure i professori del liceo. Che non lo sapevano ma che poi, come osservi acutamente nel post precedente, NON SI SONO PIU' AGGIORNATI.
    Si sono - ci siamo - tutti cullati nella beata convinzione che le nostre basi culturali fossero sufficienti. Forse un po' è ancora colpa dell'impostazione crociana (e gentiliana) della nostra "cultura alta" che in fondo lascia la cultura "scientifica" ai "vili meccanici", un po' alla tradizione culturale europea che tanto spazio ha mantenuto alla tradizione nobiliare - e si veda il notevole testo di Arno Mayer "Il potere dell'ancien régime fino alla prima guerra mondiale". Basta leggere tanti articoli di Scalfari e di Barbara Spinelli (che assume da Scalfari una serie di categorie "geopolitiche", e poi si dibatte) per vedere a quale quadro culturale facciano riferimento.
    Gli Illustri Intellettuali Democratici non si sono aggiornati. Non hanno capito quale estensione (e mutamento) abbia avuto il metodo scientifico applicato alle scienze umane.
    Leggendo i tuoi post e quelli di Bagnai ho scoperto che i dati CI SONO e che possono, e devono, essere trattati con la considerazione che meritano. Soprattutto perché gli strumenti per trattarli ci sono e funzionano!
    Detto questo, credo che molti, spinti dalla necessità, arriveranno alle stesse conclusioni e si rimetteranno a studiare, almeno un po' :-). E ci sarà - c'è già e per fortuna è anche qui - una generazione di giovani che si approprieranno di questi "potenti strumenti" e li useranno.

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    1. Sul vizio pregiudiziale del "crocianesimo" (la cultura di chi legge in 4 lingue ma non ne sa parlare neanche una e rifugge dalla matematica, come pure dalla logica pura) concordo appieno. Questa suggestione da neo-ancién regime (o da essa derivato) pesa come un macigno e invita alla DELEGA SISTEMATICA del livello scientifico al POTERE COSTITUITO, nell'illusione che poi la politica domini comunque il processo (problema che ho sentito più valte agitare da Diego Fusaro). Ma, contemporaneamente, questa delega rende inavvertito alla politica (o forse voluta "dala") e invisibile ai cittadini che OGNI MARGINE DI POLITICA-SCELTA viene assorbito al di fuori di qualunque processo lontanamente democratico.

      E il bello (brutto) è che, una volta acquisito questo "squilibrio" di ruolo (come dico nel 1° capitolo del libro(, esso si stabilizza e non ci si torna più sopra...Il caso bankitalia (dal divorzio all'attuale privatizzazione) è l'emblema di ciò

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  2. Condivido in pieno. La vedo molto scura. Il problema vero risiede nella specializzazione degli studi di ognuno: anche i laureati italiani sono specialisti e non si intendono di altro che della loro materia.
    Io per esempio, ho studiato per tutta la vita il diritto sabaudo. Quindi, mi sono interessato a questi problemi solo due anni or sono. Diciamo che è dall'87 (Lunedì nero) che mi è scattato qualche campanellino...e dal '92, che ho temuto per la Costituzione repubblicana...ma ho approfondito due anni or sono i temi economici e la questione dei trattati europei.
    Me ne dispiaccio ogni giorno di più.

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    1. Non sei il solo...tutt'ora. E questo ci porta a chiederci "perchè"?
      Ebbene perchè la "questione europea" risulta, da 30 anni, e nel clima in cui si impose la teoria del "vincolo esterno", proposta ESCLUSIVAMENTE IN TERMINI SALVIFICI PER UN POPOLO (italiano) COMUNQUE E PER DEFINIZIONE "SOTTO ACCUSA". E privato di ogni dignità lontanamente giustificatrice nonchè di reale riconoscimento della sua specificità "in positivo".
      Se vogliamo il culmine del fenomeno è REPORT, che assevera ogni critica, recante inevitabili effetti pro-finanza e neo-liberisti (conditi dagli inevitabili Boeri e OCSE, nella ipotesi più benevola), mediante paragoni con i mitizzati paesi nord-europei, di cui, per esperienza diretta ho potuto constatare il ferreo conformismo, a basso (o nullo) tasso critico, delle c.d. classi dirigenti.
      Farsi dominare da paesi a così scarso livello di capacità critica e vivezza culturale, legittimando addirittura come cultura "alta" l'allineamento ad essi, è un paradosso autodistruttivo. Che solo un'infinita prigrizia e una pancia piena (magari facendo i buffi) possono spiegare.
      Per chi non fosse pigro, poi, risulta molto difficile vincere l'isolamento determinato dalla ossessiva propaganda dei giornaloni (in testa Repubblica e Corsera). L'impoverimento sistematico del sistema dell'istruzione pubblica ha fatto il resto...

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    2. Oddio...sono nato nel 1960 e ricordo che già in prima media, quindi nel 1971/72, ci proposero di partecipare ad un concorso europeo per disegnare un manifesto sulla futura "moneta unica" (che, allora, sembrava dovesse chiamarsi Ecu).
      Il lavaggio del cervello parte da lontano ed è passato anche attraverso le scuole...non solo attraverso la TV.
      Se a ciò aggiungi la nostra esterofilia e un pizzico di complesso di inferiorità (del piccolo e nero), dài una shakerata, si comprende meglio.

      Quanto alla mitizzazioni dei ceti dirigenti del Nord Europa, hai perfettamente ragione. Basti vedere come molti politici centrali e locali si siano appiattiti su tesi ecologiste di facciata, senza un minimo di critica, permettendo ai furbastri di lasciar disseminare il territorio di pale eoliche a 50 metri dalle abitazioni. Sta accadendo, nella, secondo Report, "civilissima" Svezia, in questi giorni.
      http://www.kristianstadsbladet.se/kristianstad/article2040977/Matmetoder-for-buller-ses-over.html?fb_action_ids=10201950812784745&fb_action_types=og.recommends&fb_source=aggregation&fb_aggregation_id=288381481237582

      Ma, naturalmente, i servizi di Report sull'argomento mostrano l' "incivile" Calabria, dove le pale sono a 300 metri,

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    3. La questione "Calabria" (come in parte anche quella "Sicilia") è paradossale: basti vedere gli indici di spesa pubblica pro-capite, comparati regione per regione, della stessa Calabria per avvedersi che si tratti di una terra lasciata, specialmente dopo l'inizio della "serietà fiscale" di Maastricht, al più completo abbandono. Se non si debbano fare strane grandi opere di dubbia utilità e di ancor più dubbie modalità di realizzazione che principalmente favoriscono grandi imprese non certo calabresi (e come potrebbero competere dopo decenni di abbandono programmatico?), e subappaltatori locali di dubbissima reputazione che, tuttavia, prendono briciole rispetto ai pesci grossi.

      Ma di certo, qualsiasi politica industriale che passi per il preliminare problema insediativo e infrastrutturale, con soluzioni adeguate alle effettive esigenze del territorio, non può farsi se "mancano i soldi" e si è "vissuti al di sopra delle proprie possibilità".
      E di certo la logica fiscale europea, fatta di parziali restituzioni di fondi che, come Italia, eroghiamo in sovrabbondanza rispetto a quanto ricevuto, e diretti a strani ed eccentrici programmi vincolati a scopi astratti e cosmetici, ha ben finito di desertificare (impedendo ogni programmazione seria e gestita come fiscalità generale)...

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  3. Anni di pensiero unico neoliberista e di propaganda mediatica hanno convinto gli italiani (tutti, anche quelli più 'acculturati') che la spesa pubblica è un male in sè, e va tagliata sempre e comunque. Come tutti i dogmi, anche questo viene rilanciato di continuo a prescindere dai fatti e dai dati, i quali dicono che la spesa pubblica italiana è da anni inferiore alla media dei Paesi UE, e che dal 1992 il bilancio italiano registra un avanzo primario, vale a dire più entrate che spese, al netto degli interessi sul debito. Del resto, proprio la costante compressione dei finanziamenti pubblici spiega la penosa condizione in cui sono ormai ridotti servizi fondamentali (scuola, trasporti), e consente poi ai profeti del liberismo di invocare le famose privatizzazioni che dovrebbero recare efficienza e concorrenza. Il PD è il pilastro indiscusso di questa crociata contro il pubblico, e lo era già prima dell'avvento di Renzi, che ovviamente ne farà la base del suo programma economico, insieme al taglio delle pensioni e alle provatizzazioni.

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  4. Per me possiamo solo confidare che la democrazia rappresentativa porti nei posti apicali, dove si prendono le decisioni che contano, persone in grado di squarciare il velo di disinformazione che si è accumulato per anni , anche fosse solo per mera emulazione di politiche attuate in paesi che stanno reagendo meglio di noi alla crisi (Jap, Uk, USA).
    Una consapevolezza diffusa e capillare mi pare un sogno irrealizzabile

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  5. Voglio essere ottimista e mi permetto di rispondere sì alla domanda, sia per le risorse culturali che per quelle sociali. Non ho volutamente incluso anche quelle politiche perchè, è inutile negarlo, si tratta del comparto, ad oggi, più arretrato ed inadeguato nella gestione del cambiamento.
    Le risorse culturali ci sono per il semplice fatto che esistono blog come questo e tutti gli altri affini a questo, con le migliaia di lettori che li seguono, commentano e partecipano periodicamente ad occasioni di incontro. Con personalità del mondo dell'economia e del diritto (più o meno legate a questi blog :-)) che hanno sempre più visibilità mediatica, e le cui opere iniziano in punta di piedi ad insinuarsi nel mainstream: vogliamo ricordare la seconda posizione di goofynomics ai macchianera o il premio Canova al Tramonto dell'euro? Anche l'iniziativa di Allam al parlamento europeo è stato un evento a dir poco impensabile fino a qualche mese fà.
    Che non sia ancora sufficente credo si sia tutti daccordo, ma almeno c'è una sorta di climax ascendente.

    Veniamo alla questione sociale, che in questo momento è interpretata massicciamente dal movimento 9 dicembre (e che per una forma di rispetto nei loro confronti preferirei non chiamare più "forconi"). Daccordissimo che non hanno la piena consapevolezza della reale natura dei problemi e di ciò che andrebbe fatto, ma almeno, e per la prima volta credo, in una protesta di piazza si parla di sovranità popolare e monetaria .
    Si tratta, quindi, potenzialmente, di persone recettive nei confronti di un approfondimento di queste tematiche. O perlomeno, si spera, non dovrebbero avere la chiusura mentale tipica del piddino medio.
    Sono troppo ottimista?

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    1. @Gianni: sunto corretto per grandi linee. Questo però, in termini pratici, ti carica di una responsabilità: sei comunque in grado di muoverti sulla scacchiera della formazione della pubblica opinione, poichè sei GIA' portatore di un livello di dati-informazioni superiore alla media della stessa classe politica...Che impiego vuoi farne :-)?

      @Filo e Carlo P: ponete un percorso di rappresentatività con tratti comuni (più o meno specifici). IN un certo senso più che ottimista è razional-fideista (cioè aver fede che ci sia una logica nello sviluppo degli eventi, ancorata a premesse razionalmente accertabili e come tali capaci di imporsi nel "comune sentire").
      Per rimanere ai forconi (sintesi inquietante, ma per capirsi), quel che i media lasciano trapelare (sicuramente non a caso) dimostra una disomogeneità proprio culturale (in senso ampio ovviamente), che probabilmente si chiarirà se intenderanno andare avanti con una messaggio che possa costituire un accettabile minimo comune denominatore aggregante. MA anche funzionale ad una fase emergenziale che non consente digressioni e distinzioni in base a punti di vista "corporativi"

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  6. Ciao Quarantotto, mi muore il cuore a dirlo, ma penso proprio di NO. Dopo trent'anni di disinformazione mediatica, che si è riversata a cascata nei luoghi di lavoro, nelle aule universitarie, nelle sedi dei sindacati, nelle sedi di partito, è difficile uscire da questa crisi ripristinando i valori insiti della nostra Costituzione (che ci stai insegnando da un anno in modo magistrale). Anche perchè chi detiene il potere, dai luoghi della politica nazionale e locale, passando per il mondo universitario, al mondo del lavoro, difficilmente ammetterà di non avere capito nulla, almeno fino a che sarà detentore della sua piccola posizione di privilegio.
    Non ci resta da sperare che il cambio di paradigma venga imposto per via esterna, il famoso sbarco in Sicilia. Ma se anche succedesse, secondo te abbiamo un embrione di classe dirigenziale pronta a sostituire quella vecchia?

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    1. Sull'ultima domanda. Possiamo solo tentare di lavorarci, come tu stesso stai cercando di fare. Se saremo pronti e in numero sufficiente in un auspicabile momento di "liberazione" è cosa incerta. Ma non del tutto improbabile...

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  7. Grazie per questa testimonianza diretta.
    Già, la classe politica italiana - e particolarmente quella di sinistra - vive col paraocchi del dogma ordoliberista e di una visione utopistica dell'Europa. I forconi sono la testimonianza della distanza siderale, non solo tra politica (sovversiva) e 'paese reale', ma tra quest'utlimo e chi, per provenienza ideologica ed intellettuale, avrebbe dovuto tutelarne i diritti e le aspettative. Ora, invece, la 'resistenza' si trova frammentata in tanti movimenti (M5S, forconi, FIOM, etc...), i quali hanno un'idea offuscata, se non sbagliata, di come agire in futuro.

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  8. Mi allaccio a una parte del suo articolo ( che apprezzo con una punta di amaro ) dell’inerzia degli esperti politici ed economici cristallizzata e un ambiente concettuale e psicologico non portato al ravvedimento difronte al dato oggettivo , non solo giuridico economico ma – logico e fattuale , per testimoniare con brutalità il mio convincimento della piena ragionevolezza di quanto espresso
    Aggiungo, senza timore di essere tacciata di bizzarria , da alcuni anni a questa parte è pervaso l’ accostamento --in diversi ambienti intellettuali -- tra decisioni politiche e strategia militare.
    Col preambolo di definire le politiche pubbliche a livello nazionale regionale e locale come un coacervo complesso e contrapposizione inestricabili di interessi conflittuali, a cui il decisorio politico deve far fronte ( evocando la paurosa corrosività del paradigma “ globalizzazione ), si passa a indicare gli strumenti e lo sviluppo di modelli matematici e computazionale a supporto delle decisioni politiche . Il decisorio politico ( così viene definito ) ossia “ l’ideazione e implementazione di strategia “ a base dello stesso ( termini magistralmente tattici) necessita di sistema informatico , che viene promosso a pieni voti , in grado di fornire con simulazione una serie di scenari decisionali alternativi, con i quali “ aiutare il politico nel proprio compito” Il tutto calcando sull’ottimizzazione efficiente ( adde -- burocratico- demenziale)

    Le lascio il link pubblico di una delle tante in circolazione
    http://amslaurea.unibo.it/5410/1/borghesi_andrea_tesi.pdf

    La Leva al fronte è da anni in corso

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  9. Strano che l'interlocutore non sappia che:
    a) le tasse aumentano perchè abbiamo solo due parametrucci di Maatricht da dover soddisfare, gli stessi che hanno fatto esplodere la ratio debito/PIL e che ci hanno costretto alle privatizzazioni selvagge degli anni '80 - '90.
    b) che il moltiplicatore delle tasse è (circa) 0,5 mentre quello della spesa pubblica va da 1,2 a 1,7 (in crisi più il secondo)
    c) che Kalecki affermava che la spesa pubblica era, a suo dire, assimilabile ad una sorta di esportazione interna
    d) se il privato è così bravo rispetto al pubblico, come mai anche nel Nord capitano questi piccoli intoppi .
    Lo so lo so, se avessi avuto tempo gli avresti fatto un mazzo tanto. Ma credo che alle volte a qualcuno piaccia troppo fare l'indiano... Eh? Che dici? ;)

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    1. Dico che la questione della dipendenza dell'aumento di pressione fiscale dal rispetto di parametri che, deprimendo il PIL (output gap), contraggono la base imponibile (e quindi le entrate), non gli entra proprio in zucca; praticamente a nessuno. Come rammenterai, nella conversazione ho accennato al fatto che se impongo un tetto al deficit (e allo stesso stock del debito) e inizio a comprimere la spesa pubblica-domanda interna (la vicenda degli investimenti e della spese pubbliche in conto capitale è macroscopica), unitamente ad una riduzione della domanda estera-saldo CAB dovuta al vincolo monetario, non posso far altro che innalzare le aliquote e escogitare nuovi presupposti di imposizione A PIU' TITOLO, FITTIZI (saco Irap) SULLA STESSA BASE IMPONIBILE.

      Non so più che fare e che dire; questa evidenza pare del tutto irraggiungibile per i nostri vari tipi di "livorosi"e politici...
      Rammento il finale del post su von Hayek: alla fine, stremati, i cittadini invocheranno essi stessi l'abbattimento dell'apparato statale che consente la soddisfazione dei livelli minimi dei diritti fondamentali.

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    2. 30 anni di informazione e di insegnamento universitario neo classico stanno dando i risultati (da loro) sperati, purtroppo.

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    3. Con il piccolo "inconveniente", per "loro", del nascere dei "forconi" e, purtroppo, allo stato attuale, col non piccolo vantaggio (sempre per "loro") di un m5s che non se ne rende conto. Lo farà mai?

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    4. Io penso che il m5s sara' obbligato ad addrizzare la mira. Stamani nella mia citta' c'era una piccola manifestazione dei forconi, nella piazza principale bloccavano il traffico per alcuni minuti(poi facevano ripartire il traffico, poi lo ribloccavano...) con un grande striscione e loro dietro, con un ragazzo con il megafono che brevemente indicava i punti salienti (sovranita', via dall'euro, governo che deve battere i pugni, tutto giusto insomma), svariate bandiere tricolori. Io come altri ero vicino in veste di ...ehm simpatizzante, vigili carabinieri flash e telecamere, in pratica era il lancio pubblicitario di un nuovo soggetto. Loro stessi ammettono che sono ancora deboli nel programma, verra' rieleborato, piu' articolato. Credo che sono a prevalenza , di provenienza dalla destra, cosi' come 5 stelle sono in prevalenza da sinistra, ma io credo che sara' una concorrenza virtuosa....di violenti non ce ne sono, checche' ne dicano ....poveri piddini con il cerino in mano (ma con la cassa, per ora, purtroppo) che duro mestiere che e' diventato, svendere lItalia.

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  10. Il meccanismo e' ben studiato, bel oliato e auto-strutturante. Osservo ad esempio: il conoscente che si inviperisce per la TARES conclude - e divulga la conclusione - che il suo nemico e' lo Stato; l'altro la cui attivita' e' messa in seria difficolta' da sempre maggiori e nuove tasse trae la stessa conclusione. Dal loro punto di vista - superficiale quanto volete, ma difficile da cambiare dopo tutti questi anni di indottrinamento - sono giustificati dai fatti: chi e' che impone questi sacrifici? lo Stato. Dunque le persone realizzano che la situazione non e' piu' sostenibile e bisogna reagire, anche in modo forte. Identificano pero' come nemico "lo Stato" tout-court ed ogni discorso alternativo suona loro sospetto - specialmente se fatto da un dipendente statale. La classe politica e' altrettanto compromessa, e su questo la destra non e' certo meglio della sinistra: la distruzione del pubblico - che e' male in quanto tale - e' stata bandiera costante e devastante del berlusconismo. E dichiarata con orgoglio, non messa in pratica "perche' le circostanze emergenziali lo richiedono" come spesso fatto da "sinistra". Non si puo' che andare e predicare, a piu' persone possibili, in piu' occasioni possibili, cercando di far passare piu' verita' possibile anche se si e' convinti che non sara' sufficiente. Anche nel '43 a chi si opponeva al regime la situazione sara' sembrata disperata, irrisolvibile, anche da questo punto di vista: cosa si sarebbe potuto costruire su un paese povero, disperato, ignorante e fascista? Si e' potuto molto di piu' di quanto si potesse mai immaginare, credo.

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    1. Anche a te rispondo con la citazione (stavolta per esteso) fatta a Flavio sulla "strategia von Hayek" (rielaborata per esteso nella parte II di "Euro e o democrazia costituzionale"):
      "Che questa sia una costruzione ideale, ma non tanto (nutrendo Hayek espressamente fiducia nel fatto che "un giorno" esisteranno le condizioni politiche per realizzarla:...vi ricorda qualcosa?), e non segna alcuna fondamentale incompatibilità col disegno UE-UEM, che, come già sul piano monetario, ammette un processo strategico che utilizza strumenti di progressiva realizzazione di tale "schema ideale" condivendendone i fini essenziali.
      In questa chiave "progressiva" si possono comprendere anche gli elevati livelli di tassazione: si tratta di una condizione transitoria e, naturalmente strumentale, che sconta la modifica del precedente ordine costituzionale dei welfare, mirando a farlo collassare, per rigetto del corpo sociale, mediante la imposizione del vincolo monetario (ad effetti equipollenti "in parte qua" al gold standard) e dei ben noti "vincoli" di deficit e di ammontare del debito, posti rispetto ai bilanci pubblici.
      I quali, naturalmente, in una fase iniziale, pazientemente durevole, debbono "rientrare", consolidarsi, aumentando l'imposizione fiscale, prima di poter procedere, verificatesi le condizioni politiche, al taglio strutturale della spesa pubblica.
      Alla fine, la gente, avvertendo come insopportabile il costo dei diritti sociali, cioè del welfare, invocherà il loro smantellamento, pur di vedersi sollevata da questa insopportabile tassazione...
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/07/von-hayek-e-la-costruzione-europea.html

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    2. E' vero che il meccanismo è ben studiato ma basterebbe fare un piccolo passo avanti: lo Stato ci chiede più tasse, perchè lo fa? Per il famoso vincolo esterno ed il vincolo esterno è democratico? Chi li ha eletti questi figuri che ci chiedono sacrifici? Su che basi si rivolgono a noi? La Costituzione è rispettata? Bisognerebbe battere molto di più su questi tasti. Se la macroeconomia è complicata, queste semplici domande dovrebbero far riflettere gli interlocutori. Sono troppo ingenua?
      A proposito di 5S ho avuto una violenta discussione con uno di loro e mi servirebbe sapere dove trovare l'elenco delle banche centrali mondiali con la relativa specifica se sono o meno dipendenti dal Tesoro.

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    3. No non sei ingenua. Però a queste domande ho costantemente cercato di dare risposta proprio col blog. E, rendendomi conto della mole e della complessità dei vari apssaggi da dimostrare, con lo stesso libro che "riordina" e sistematizza, ampliandoli questi temi.

      Quanto alla querelle col 5s, beh riflettici e riguardati quanto detto nel post sulla Fed. Ma non solo, ripensa a quello che è stato detto di UK e Giappone. INdividuerai automaticamente una discriminante che passa per la formulazione o meno di divieti come quelli posti dagli artt. 123 e 130 TFUE. Questi fanno della BCE un unicum, per quanto gigantesco.
      Ti dò una dritta: non è la espressa previsione di "indipendenza" la discriminante, dato che la indipendenza ha molti aspetti e profili (funzionale, di indirizzo, normativa, istituzionale e di governance). E' piuttosto la natura del mandato e l'esistenza di clausole di "sigillo" , "isolamento", dal riferimento alle politiche fiscali del rispettivo governo ovvero di vero e proprio divieto di qualunque tipo di connessione con esse. Il che ci riporta non tanto alla funzione di "lender of last resort" quanto a quella di "tesoriere"...

      Ma, se trovo il tempo, ci ritornerò su "funditus".

      Piuttosto, al di là delle formule istituzionali e dei rispettivi mandati, è incredibile che un m5s voglia ignorare il problema della "indipendenza" della banche centrali, stigmatizzata da Stiglitz in un apposito articolo dove proprio evidenziava sia la capture sistematica sia la miglior prova che hanno dato le BC più soggette all'indirizzo del governo (citava l'India, ma, ripeto, il concetto esatto di indipendenza è polisemantico)

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    4. E' riuscito a dire una marea di lievi imprecisioni: Il Giappone sta peggio di noi, ma ci mancerebbe che la B.C. deve comprare il debito pubblico per fare un piacere ai dipendenti dell provincia e pagargli gli stipendi? Il problema è la spesa pubblica improduttiva, Il debito pubblico deve essere sul mercato perchè è giusto che possa partecipare anche la vecchina con i propri risparmi, l'euro è un falo problema, Il Canada el a Corea del Sud hanno la B.C. indipendente ed l'ultima chicca, la ciliegina sulla torta la Germania ha la B.C. indipendente e pensare che mi è stato presentato come l'esperto in economia. Una cosa che non mi piace dei 5S, ma non voglio neanche generalizzare perchè sicuramente di bravi ce ne sono, è la loro puzzetta sotto il naso, di quelli che non si fanno fregare e che sono i portabandiera dell'onesta insomma i giustizieri della notte, quelli che noi si che abbiamo capito dove si naconde il marcio. Non capiscono una cosa molto semplice che un conto è l'Istituzione un conto sono le persone che ne fanno parte invece loro in modo molto superficiale buttano via tutto il famoso bambino con l'acqua sporca.

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    5. Speriamo che quelli cui dovrò parlare lunedì non siano in media esclusivamente portatori di queste convinzioni.
      D'altra parte, tutto questo fa molto von Hayek (inerzialmente recepito).
      La suggestione della Banca centrale che "affama la bestia" di uno Stato indentificato nella bieca burocrazia parassitaria e assistenzialista (non c'entra ma suona bene in "endiadi") è uno dei "loci" più frequenti di paralogismo euristico. Il processo per il quale un effetto (la sovrapposizione della provincia in certe competenze ad altri enti locali, cosa tra l'altro effetto del federalismo "lo vuole l'Europa") viene indentificato come causa (BC indipendente come tassello del vincolo monetaria che si unisce all'impedimento dell'intervento pubblico per realizzare la deflazione salariale)finendo per rafforzare quest'ultima ed aggravare la soluzione del problema (crisi da domanda in società ordoliberista orientata alla deflazione).
      Probabilmente, alla luce delle troppe tracce di radicata ostinazione neo-liberista la soluzione della crisi italiana dovrà passare per il vincolo, altrettanto esterno, del mutamento di paradigma USA.
      Intanto nominano Fischer vice della Yellen. Postkeynesiano ("moderatamente" filo-finanza, per quanto si capisce, ma capace di difendere il corso della moneta israeliana di fronte a troppi IDE, per conservarne la capacità di esportazione) forse per bilanciare la Yellen.Ma forse perchè, compagno di Blanchard (oltre che di Draghi), e quindi uomo vicino, sul campo (ex governatore della BC istraeliana), alla logica del cambio flessibile (su cui lo stesso Blanchard si è di recente schierato)...

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    6. Fiore, quelli che di fatto stanno smantellando le istituzioni sovrane siete proprio VOI PIDDINI. Avallando giorno e notte le decisioni prese a tavolino da alcuni commissari europei NON ELETTI da nessuno! Quelli del m5s al massimo fanno casino e gli si potrebbe rimproverare di tutto, ma di sicuro non vogliono lo smantellamento delle istituzioni, anzi! Poi la puzza sotto il naso io continuo a vederla principalmente negli elettori del pd e nei loro degni rappresentanti.

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    7. Da cosa hai dedotto che sono piddina dal fatto che ho criticato il M5S? Complimenti non hai capito un bel niente. L'ultima volta che ho votato PD è stato nel 2006 quando ho partecipato sul sito di Beppe Grillo alle proposte da consegnare a Prodi e l'ho fatto turandomi il naso, parafrasando Montanelli. Per quanto riguarda il M5S non capisco perchè non vi parlate fra meetup, non è possibile che il meetup di Milano, quello di Bologna o quello di Pescara (sto citando città a caso) rispetto alla crisi economica abbiano visioni diverse, una linea unitaria è importante per non generare incertezza tra chi vi ascolta. Avrei voluto che tu fossi stato alla municiparie della mia città e avessi parlato con l'esperto in economia, chissà quale sarebbe stata la tua reazione? Quando dico che avete la puzzetta sotto il naso è perchè alcuni dei 5stelle hanno l'atteggiamento dei primi della classe come se l'interlocutore fosse un povero mentecatto disonesto. Questa a casa mia è pedanteria bella e buona.

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  11. Mi è capitato sott'ochhio mentre devodannà pe doccia.Umiltà di chiedere lumi a chi ne sa + di Lui depone a suo favore.E xké no!?
    Andrea Zunino.Qual'è il vero obiettivo?
    http://www.repubblica.it/politica/2013/12/13/news/forconi_zunino_banche-73481950/

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  12. Sì, ce l'ha.
    E anche altro. Un'agricoltura di primordine insieme ad adeguate e diffuse competenza per la trasformazione. Analogo ragionamento vale per l'industria; e non bisogna dare troppo peso ai professoroni di economia che si improvvisano oncologi (... ci sono anche i distretti e possono funzionare bene ...). Per i servizi idem.
    Inoltre può contare su tutta l'energia che serve a prezzi decenti (ebbene sì: questo link è una provocazione)
    Ma tutto questo potrebbe non bastare (come si è costretti ad ammettere in questo momento).

    Ieri sera balzellando diquàedilà sul digitale terrestre mi sono imbattuto in un politico di lungo corso (anche se non tanto alto) che
    se la godeva un mondo a vomitare: "la colpa della crisi del madeinitaly è degli imprenditori italiani che comprano parti all'estero e
    poi assemblano etichettando" (piùomeno). Ho girato velocemente. Quindi non so dire se qualcuno ha fatto notare che, a circolazione
    delle merci incontrollata ...

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    1. Se il si ce l'ha è riferito alla domanda che ho posto-ripreso dall'intervista di Andrea vale solo per richiamare l'attenzione ...sul tavolo di giuristi e costituzionalisti dallo stesso invocato ed era un imbeccata a Orizzonte48,qualora ve ne fosse stato bisogno,a non sottovalutare alcune questioni-mutazioni che la Crisi ha prodotto sull'intero corpo sociale.Due questioni,a mio avviso rilevanti,che sfuggono sia alla Politica che agli Accademici.
      a)blocco sociale di riferimento a cui hanno attinto le "dx"moderate-piccole imprese,P.IVA,padroncini,agricoltori,artigiani-è stato riforgiato e ritemprato dalla Crisi cogente sino al punto di "rifiutare e denegare"la rappresentanza.Oggi vuol far da se e comunque vada il proprio destino ed il futuro lo vuole vivere,forte della disperazione a cui non vuole piegarsi,cambiare e riscriverlo.In maniera disordinata e senza un percorso chiaro?Forse,anzi,quasi sicuramente senza una strategia di medio-lungo termine ma la massa si muove sempre così in attesa della sintesi.Chi la fa x instradare correttamente un cambiamento tout court tanto richiesto?Secondo me chi ha capito x primo la consunzione strisciante non può più tirarsi indietro e deve organizzare un percorso che difetta,la Storia lo insegna,all'informe movimento di Popolo.
      b)G.De Rita:...la classe medio borghese,che rischia di diventare povera,si ribella.Questo è un condensato "esplosivo".Visto mai che una rivoluzione (in Italia meglio chiamarla "agitazione e insofferenza") viene fatta dai borghesi e da una generazione "di mezzo"?Be,stavolta è proprio così in quanto i "giovani fuscelli"cresciuti nel brodo dell'apparire velinaro ritenendolo uno status bastante e approdo definitivo hanno constatato che era solo un mondo di "ologrammi" svanito,vacuo ed effimero e che le cose più normali-una famglia,un lavoro,una casa-le sono ormai precluse...x questa vita.A meno che non cambi qualcosa per ritornare "al prima",ma gli va spiegato che non ci sarà più.Chi lo fa?Una classe politica miope,supina e senza una vision nazionale e a tutela dei propri connazionali neanche a parlarne.Ormai è un'edera aggrappata ai propri privilegi spartiti nelle più svariate forme con i comunicatori sistemici.
      Queste due questioni oggettive e reali,sovrastanti e preponderanti,rispetto a tutto il resto oggi hanno bisogno di sherpa che si facciano carico del fardello notevole e che man mano che si sale di quota organizzino in maniera disciplinata e coordinata i vari campi sapendo che la vetta è lo scopo ultimo.
      Molti e valenti scalatori si son proposti?Ancora no!Qualcosa in solitaria si ma la squadra va organizzata.
      Le crepe nel mondo mass-mediatico non potranno essere siliconate dal piddin novello di turno con i 12 senz'arte e ne parte e questa si che sarebbe davvero l'Ultima Cena ma il conto lo pagheremo i tutti che non hanno colpe se non quella di essersi fatti rappresentare x delega a costruire un futuro che non si è visto.O meglio,or si vede che non ve ne è.

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    2. l'ha detto quel buontempone di brunetta ieri sera da santoro, e come al solito l'ha ripetuta 5 volte , rivolto all'imprenditire della life, che qua nel veneto sta portando avanti l'azione del #9dicembre, a dimostrazione che la tesi di 48 sui tea parthy è fondata !!! in compenso boldrin stasera a virus ha spopolato lui e la boschi rappresentano la bellezza dell' "asino ".....schifata ho voltato....

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    3. Possiamo stupirci che il PUD€ getti nella pugna tutta la sua potenza di fuoco con i Boldrin e le Boschi?
      Il regime si basa sulla PAURA (del domani senza euro) e ha bisogno del MASSIMO LIVELLO DI TERRORISMO MEDIATICO, MENTRE L'AZIONE DI MASSA, ORMAI PLURICLASSE, DIMOSTRA CHE LA PAURA STA VENENDO MENO.
      I rivolgimenti che seguiranno a ciò sono evidenti e li ho tratteggiati nell'ipotesi frattalica.

      Quanto alla ORGANIZZAZIONE DEL DISSENSO DI MASSA IN PROPOSTA POLITICA: è nei fatti.
      Può essere ALLO STATO indirizzata e corretta nelle sue premesse cognitive e nei suoi obiettivi?
      VITO, forse tu puoi andarci a discutere: perchè no? Se poi hai bisogno di un riferimento scientifico-costituzionale, vedremo il da farsi...

      Via via che lo scenario internazionale si evolve - prendendo atto del MODELLO INDISPENSABILE PER USCIRE DA UN CRISI DA DOMANDA ORMAI QUASI IRREVERSIBILE- i "fatti italiani" diverranno una componente che si incastra nell'evoluzione.
      E ci sarà bisogno di una nuova Costituente VERA, PER IL POPOLO SOVRANO.

      Intanto mercoledì sono a FANO a parlare alle PMI; vedremo (insieme a RINALDI) che tipo di sensibilità emerge...

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  13. Bene la focalizzazione sulla funzione di "tesoriere" che costituisce l'essenza della banca centrale nazionale, strettamente legata alla politica monetaria.
    La sostanziale trasformazione del sistema europeo di banche centrali in autorità amministrativa (liquidatoria) - via ssm/srm - pone le basi per la "semplificazione" del sistema bancario europeo e la rapida formazione di un potente oligopolio, come ci preannuncia il vice presidente della bce.
    A quel punto, i pochissimi operatori sovranazionali - di fatto non sorvegliabili - assumeranno essi stessi la funzione di emissione della moneta in condizioni di "concorrenza", per la piena realizzazione dello schema hayekkiano della moneta denazionalizzata.
    In tale prospettiva, lo stesso sebc si configura solo come un passaggio intermedio strumentale alla sottrazione definitiva all'entità statuale del potere di emettere moneta legale.
    La situazione, praticamente, sarebbe del tutto analoga a quella dell'Italia post unitaria, che ha portato allo scandalo della Banca Romana.
    Non è solo un problema di indipendenza infatti, ma di sopravvivenza stessa dell'istituzione banca centrale nella definitiva realizzazione della "Grande Società".

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    1. L'analisi è veramente interessante. Ma, per il bene dei lettori, perchè non la approfondisci nei suoi passaggi?
      Non dico un trattato :-), ma almeno la sintesi del funzionamento di questa progressione verso la moneta denazionalizzata.
      Come deduci dalla illustrazione dei "vantaggi" dell'unione monetaria, l'approdo all'emissione privata-oligopolistica di moneta, esautorando la BCE e il SEBC?

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  14. La progressione, o meglio “regressione”, verso la moneta denazionalizzata è il possibile esito del distacco degli intermediari bancari dal sistema produttivo nazionale originario e dal “sovrano”, senza la realizzazione dell'unità politica (gli Stati Uniti d'Europa).
    Schematizzando al massimo:
    1) la BCE nasce come banca centrale anomala perché non fa da “tesoriere” ad un sovrano. Compito della politica monetaria di una BC tradizionale è infatti proprio quello di conciliare le esigenze di finanziamento del sistema produttivo (tramite il rifinanziamento/controllo del sistema bancario) e dello Stato, tendendo ad obiettivi di livello dei prezzi e di crescita/occupazione in naturale conflitto (trade-off);
    2) il fine dichiarato dell'unione bancaria è quello di spezzare (definitivamente) anche il legame fra sistema bancario nazionale e sovrano nel vicendevole scambio finanziamento vs. copertura dal rischio di fallimento;
    3) l'essenza e la novità del nuovo sistema di vigilanza europeo è il cd. “meccanismo unico di risoluzione” (in via di definizione a giorni), cioè di liquidazione accentrata degli attivi degli intermediari dichiarati in crisi (non si sa ancora da chi, forse Ecofin da proposta tedesca). Il costo della liquidazione è previsto principalmente a carico dei creditori (il famigerato bail-in), sdoganando la possibilità di fallimento delle banche. In teoria è sempre possibile per gli Stati intervenire con risorse di capitale per salvare gli intermediari dal fallimento, se compatibile con i limiti di finanza pubblica (in fase di avvio della vigilanza accentrata sono espressamente richieste agli stati risorse pubbliche, cd. backstop);
    4) con queste regole e il mantenimento della mobilità dei capitali si attiveranno rapidi flussi finanziari verso gli intermediari ritenuti più sicuri (anche grazie a qualche sostegno pubblico), con grave nocumento per la stabilità di quelli radicati in territori con sistemi produttivi in recessione (es. per effetto della compressione della domanda interna) e, per la ridotta dimensione, senza la concreta possibilità di ricostituire il capitale;
    5) il numero degli intermediari, seguendo la destrutturazione/ristrutturazione dei sistemi produttivi nelle macro regioni europee, si ridurrà di molto, come prevede il vice presidente della BCE. Estremizzando (è questa l'ipotesi forte del ragionamento) i maggiori potrebbero ridursi a 5-7 (in pratica saranno favoriti nella transizione quelli “sostenuti” da stati forti, il bail-out non è vietato);
    6) i pochi “player” rimasti (in oligopolio) potranno decidere di finanziare privati o entità pubbliche o intermediari minori (o di nicchia) assumendo i relativi rischi di credito e di essere “percepiti” più o meno affidabili nell'emissione di moneta-credito (potrebbero anche stabilirsi dei "cambi" fra monete in base al rischio percepito dagli utilizzatori). La situazione, a mio avviso, sarebbe del tutto simile a quella immaginata da F. Von Hayek. La banca centrale che non fa da tesoriere a un sovrano perde anche la sua essenza di governo della politica monetaria e resta solo una entità amministrativa (più o meno estesa) dello stato minimo hayekkiano. In questo senso il sistema BCE/SEBC potrebbe rivelarsi solo un passaggio intermedio.

    Naturalmente il futuro non è scritto. L'esito dello scontro fra le istanze politiche determinerà se prevarrà il magico mondo “von hayek” o gli Stati Uniti d'Europa o il ritorno agli stati (democratici) con proprio “tesoriere”.

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    1. Grazie Balduin. Ottimo quadro deduttivo degli esiti ultimi, neppure troppo nascosti...

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  15. Buongiorno,
    stavo leggendo questo articolo, già citato più volte, con i commenti di Monti nel '93 ad un anno dalla svalutazione, e mi immaginavo di rileggerlo tra due-tre anni con le dovute modifiche. Vedendo come sta evolvendo la situazione nell'opinione pubblica in Italia sembra in effetti possibile un consenso sempre maggiore verso l'uscita dall'Euro, ma con annessa convinzione di dover ridurre la spesa pubblica. Come dite giustamente qui ormai la necessità di riduzione dello Stato é fortemente radicata.

    Verrebbe quasi da pensare che sarebbe meglio arrivare al disastro socio-economico, per poi ripartire ed avere crescita per trent'anni (in sintonia con l' ipotesi frattalica), che non uscire tra pochi mesi e ritrovarci tra dieci anni allo stesso punto di adesso.

    Con stima,
    Gian

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    1. Eh sì, questo è il punto: bilanciare, DA ORA, 30 anni di propaganda mediatica dell'ordoliberismo. Togli pure il "dubitativo"...

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  16. ABBIAMO OTTENUTO QUELLO CHE VOLEVAMO
    (otc)

    Quanto poco sia chiaro il volere, tanto limpido è l'ottenimento: pochi i dubbi.

    Vogliamo ricordarli così: chi su amache, chi su poltrone, chi su scranni lucidi da idrogenati del pop (corn), chi ..

    Senza rancore.

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