mercoledì 26 ottobre 2016

COMMISSIONE SUP€RSOVRANA? LA "LETTERA", I POPOLI E IL BREXIT CONTAGION

juncker napolitano 2


1. Comprenderete se ci soffermiamo ancora sulla presente "congiuntura" della crisi €uropea, dato che non è rilevante solo l'accelerazione che sta oggettivamente subendo, ma il contesto in cui si colloca, in termini di shock addizionale, rispetto a un deterioramento che, come vedremo, pare essere inarrestabile.
Anche se la Commissione UE, a quanto sembra, tiene una facciata di underestimation del discredito montante da cui è circondata, ricorrendo all'atteggiamento di chi ritiene di poter ancora usare "bastone e carota", in un tradizionale rapporto di forza che mette in primo piano proprio il "bastone", ed elargisce ogni benevolenza come una paternalistica concessione, che sottintende il permesso un po' disgustato della Germania (qui, p.6).
Questa linea tradizionale, per quanto mitigata, è in effetti fondata sul quadro istituzionale UE - lo stesso che giustificherebbe, secondo la relazione di accompagnamento del governo proponente, la nostra riforma costituzionale.
Il "two pack" (ancora qui, p.6 come immanente "viatico" all'ERF, sempre incombente come soluzione finale) e il potenziamento dei wannabe poteri "imparziali" di monitoraggio dei conti pubblici in sede UEM, in effetti, ci dicono della crescente istituzionalizzazione di una totalitaria ingerenza sulla sovranità fiscale.

2. Veniamo al frangente che più ci riguarda da vicino.
Con un titolo che più autorazzista non si può ("ultimi della classe..."), Dagospia presenta l'articolo de La Repubblica che dipinge il quadro derivante dalla "lettera" della Commissione UE al governo italiano sulla manovra 2017. Eccone i passaggi essenziali (che confermano una logica e un linguaggio di avvenuto esproprio della sovranità fiscale):
"L’aspetto positivo è che la manovra italiana non sarà immediatamente bocciata dalla Commissione europea. Il lato negativo è che l’Italia resta nel mirino di Bruxelles, inserita nel terzo gruppo dei paesi che ieri hanno ricevuto la missiva Ue sui conti: il vagone di coda, quello dei peggiori. E dunque continua a rischiare di essere messa sotto tutela europea.

Una situazione in bilico dettata da Jean-Claude Juncker per marcare stretto Renzi ma non dar fuoco alle polveri delle polemiche. Per questo il presidente della Commissione ha voluto che la lettera all’Italia fosse un capolavoro di equilibrio.



Tra minacce velate, come quella di togliere d’un colpo i 19 miliardi di flessibilità accordati a Roma nel 2016 e mettere subito l’Italia sotto procedura, e buoni auspici, come quello di proseguire con un «dialogo costruttivo» per sbrogliare la matassa
...
Le lettere comprendono tre fasce di paesi. I primi sono quelli senza governo, Spagna e Lituania. Il secondo gruppo comprende Belgio e Portogallo, nazioni le cui bozze di manovra rispettano le regole ma devono dare garanzie sulla capacità di proseguire con le riforme. Infine i paesi le cui finanziarie rischiano di non essere conformi alle regole: Italia, Cipro e Finlandia.
...Il calendario adesso prevede una manciata di tappe. 
La prima, il 31 ottobre, che offre a Bruxelles la possibilità di bocciare la manovra e chiederne una nuova. Ma questo — assicurano dal cuore della Commissione — non avverrà. Si va così al prossimo mese, con la pubblicazione, il 9 novembre, delle previsioni economiche d’autunno sulle quali si baseranno poi le pagelle europee e che per l’Italia potrebbe rappresentare qualcosa di più. E qui si entra nel cuore del negoziato tra Roma e Bruxelles.
...
L’esito di questo complesso negoziato si intuirà l’11 novembre, quando il collegio presieduto da Juncker avrà una prima discussione sulle “opinions”, le pagelle sulle manovre dei diversi paesi che saranno pubblicate cinque giorni dopo, il 16 novembre. Se per l’Italia tutto dovesse andare per il meglio, si tornerà all’accordo inizialmente chiuso in segreto tra Juncker e Renzi e che il premier ha fatto saltare con l’approvazione di una bozza di manovra che ha tradito le aspettative di Bruxelles: via libera con giudizio definitivo congelato fino alla primavera per tenere pressione su Roma (e poter influire nella scelta di un eventuale nuovo governo in caso di sconfitta di Renzi al referendum).

Se invece il negoziato non sarà un successo, la pagella del 16 novembre farà a pezzi la manovra, ma Juncker aspetterà a bocciarla fino a quando non sarà approvata dal Parlamento, dando a Renzi il tempo di superare il referendum e modificarla. Se non lo farà da gennaio ogni momento sarà buono per bocciatura e procedura d’infrazione che potrebbe limitare la sovranità in campo economico".

3. Succo del discorso: 
a) "l'accordo segreto" sulla manovra era molto più rigido sulla copertura (tagli strutturali di spesa e maggiore imposizione fiscale) ai fini del raggiungimento dell'obiettivo intermedio di deficit strutturale di bilancio, e per la Commissione ciò non ha alternative: in un modo o nell'altro, l'accordo, che predetermina il livello di intervento socio-economico consentito allo Stato italiano, va applicato secondo i parametri del fiscal compact e ogni flessibilità va intesa solo nei sensi unilateralmente stabiliti dalla Commissione (e quindi dalla governance ordoliberista tedesca);
b) lo scenario di enforcement pare acuirsi in relazione alla "scadenza" del referendum: non solo la sanzione non mancherebbe qualunque ne sia l'esito, ma addirittura si prende in esame la vittoria del "no" come occasione, per l'€uropa, di influire sulla scelta di un nuovo governo!!!
c) a differenza che per la Francia,  (o della Spagna, v.infra), che, indisturbata, non accenna a uscire dalla (fase preliminare di) procedura di infrazione per violazione, abbondante e reiterata, del limite del mero 3% (!), poi, la procedura di infrazione NEI SOLI CONFRONTI DELL'ITALIA, E ALLA STREGUA DELLA GRECIA, determinerebbe una "limitazione" che consiste in null'altro che nel diretto esercizio della "sovranità economica" da parte dell'UE!!!

http://www.infodata.ilsole24ore.com/wp-content/uploads/sites/82/2015/02/20150226-Bilanci-Eu.png

4. La risposta del nostro governo, al momento, - e però prima che si inneschi questo meccanismo di tipo "estorsivo" (in quanto contrario ai principi fondamentali della nostra attuale Costituzione)-,  è che la manovra rimane invariata e  anzi, in caso di mancati "aiuti" sulla questione "immigrazione", l'Italia potrebbe mettere il veto sul bilancio UE.

Non può prevedersi come andrà a finire; i precedenti sono nel senso di un adeguamento costante del governo italiano, con qualche concessione per semi-salvare la faccia.
Più importante, tuttavia, ci pare sottolineare che il nostro "adeguarci con perdite da limitare" valeva in un contesto di stigmatizzazione appuntata sull'Italia e su un UE che, in chiave nazional-mediatica, era proposta come estremo modello di virtù e austera serietà.
Ma in tutta l'UE, a livello di democratica espressione del dissenso dei popoli coinvolti, questa virtù e questa serietà sono sempre meno "credibili".

5. Eccovi qualche dato più che eloquente.
Questo è un sondaggio riportato da Zerohedge e da Bloomberg (cioè come vedono la questione gli USA), su "Chi altro vuole uscire dall'UE" (piuttosto recente nel corso del 2016, essendo di fine giugno):
http://www.zerohedge.com/sites/default/files/images/user5/imageroot/2016/06/04/Clrs-wNVYAA01iT.jpg

L'Italia qui appare "prima della classe" e qualsiasi governo che non ne tenesse conto, rischia di fare un calcolo distrastroso sul piano del consenso. Checché ne dicano tutti i "colli" romani...Notare come nonostante la "burletta o vaudeville" del deficit, la Francia tenga buona compagnia all'Italia.

Ed è da notare come questo andamento, rilevato dalla Ispos Mori, muti repentinamente e radicalmente un quadro, di variegata discordia interna all'UE, che solo poco prima dell'esito della Brexit-poll (nelle cabine elettorali, non nei sondaggi), vedeva l'Italia come desiderosa di "più integrazione €uropea":
http://st.ilfattoquotidiano.it/wp-content/uploads/2016/02/brexit.jpg

6. Questa che vedete più sotto, (a "monito" tutt'altro che omogeneo a quelli che in passato provenivano dal nostro Quirinale), è la rilevazione, da parte del sito ufficiale (YouGov) del governo britannico, della percezione, da parte dei comuni cittadini, di chi sia avvantaggiato dall'UE:

In UK, a differenza che (finora) in Italia, lo small business ha le idee molto più chiare della situazione: e non hanno neppure l'euro!

7. Ma il dato più attuale e clamoroso, - ben al di là dei fiumi di retorica, scollati dai dati, con cui in Italia si continua a strillare sui giornaloni e a reti unificate-, riguarda il gradimento dei popoli europei per le politiche della c.d. "accoglienza", quelle che sovrappongono, al mercato del lavoro stremato dall'applicazione delle ricette neo-liberiste €uropee, - in nome della flessibilità e della competitività-, un esercito di disperati a quello autoctono, "industriale di riserva", dell'altissima disoccupazione strutturale voluta dall'€uropa:
eu1

8. Anche questo ulteriore grafichetto di comparazione su quali siano i risultati delle politiche UE-M in materia di "protezione del lavoro", potrebbe spiegare molte cose e dovrebbe, razionalmente, influire sia sulle riflessioni del governo italiano e, più ancora, su quelle della Commissione UE: 
Chart 2 - Employment protection
Non fatevi ingannare del "more regulated"; dovrebbe essere chiaro che in UE la regolazione risponde all'ideale ordolibersista dell'intervento programmatico dello Stato per ricondurre il mercato del lavoro alle leggi naturali della svalutazione e della flessibilità salariale verso il basso
Il fatto è questa "normalità" non pare chiaro quanto a lungo possa ancora durare...
La Commissione UE non pare essersene resa conto.

3 commenti:

  1. Oggi su "Fatto" D'Attorre del PD fa Mea Culpa sulle posizioni della sinistra su €uro .
    Prescindendo dai tempi , ( in Romagna diciamo : arrivano col carro della ghiaia ) e Io aggiungo : oramai a raccogliere solo le macerie di un sistema economico/industriale e del nostro tanto vituperato welfare , credo che il punto sia proprio quello evidenziato nel suo bel Post : mancanza di Democrazia in seno all'UE , ed evidente disparita' di trattamento nei riguardi dell'Italia .

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    1. In realtà, il "mea culpa", in varie occasioni, Alfredo l'aveva già fatto.

      Qui la novità che mi sempra rilevante è che egli sollevi un importante punto politico, più ampio: cioè che a sinistra, nella sua interezza, si faccia un "nostra culpa", non solo limitata a esponenti "consapevoli", proprio al fine di poter riallacciare rapporti e sostegni aperti alla democrazia costituzionale.

      Il punto, non sfuggirà, ha una portata estremamente importante: il costo di un "nostra culpa" esteso in tal senso, è in realtà un cambio generazionale effettivo che, a dispetto della gioventù dei "rottamatori", non si è verificato sul tema €uropeo...

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  2. Però in effetti d Attorre chiede scusa per l euro o per la Ue?

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