venerdì 21 ottobre 2016

LE CONSEGUENZE ECONOMICHE DELLA CRASì


http://media.adelphi.it/spool/bc7604d79d927b267d47d27ad4fbbadb_w600_h_mw_mh_cs_cx_cy.jpg


1. Di questi tempi, negli anni passati, passavamo in rassegna le annuali (e più o meno chiare) linee della manovra finanziaria, detta significativamente "di stabilità" (perché in €uropa la stabilità dei prezzi e finanziaria sono il valore supremo, secondo il principio neo-liberista, o marginalista, dell'equilibrio paretiano raggiunto con l'efficiente allocazione di risorse "date" per definizione).
Ogni anno, con una certa esattezza, il cui margine di errore era dichiaratamente legato alle condizioni di realizzo di un attivo del conti correnti con l'estero, abbiamo previsto l'impatto della manovra di volta in volta formulata: e sempre approvata dall'€uropa con un rinvio agli esami di riparazione dopo il primo trimestre di esercizio, rimanendo ogni anno la minaccia dell'imposizione di una manovra aggiuntiva di "correzione" dei saldi pubblici, conseguente al fatto che, come molti NON sanno, il DEF è prima esaminato e monitorato dalla Commissione UE e poi, già oggi, passato al parlamento come una mera comunicazione, e quindi ai fini di una sua mera presa d'atto
E questo perchè così prevedono le innumerevoli e oscuramente formulate postille al fiscal compact, integrate da "comunicazioni" della Commissione che dimostrano, semmai ce ne fosse bisogno, che Bruxelles è la "casa delle libertà"; cioè delle libertà che l'UE si prende essenzialmente nei confronti dell'Italia e della sua ridicolizzata sovranità (democratica, fiscale e monetaria).

2. Ognuno dei passaggi descritti porterebbe a molti altri links a precedenti post, dove tutte queste questioni sono state illustrate in vari stadi dell'applicazione del "paradigma di Maastricht": e ciò sempre in base alla fondamentale considerazione che, appunto, che non c'è mai stata, se non nell'immaginazione propagandistica degli spaghetti-europeisti, un'€uropa buona e solidaristica, e che lo stesso fiscal compact, cioè "svaluto il lavoro non potendo - più precisamente non volendo affatto- svalutare la moneta", è la conseguenza, da lungo tempo programmata (ne abbiamo, in un Einaudi degli anni '40, la diretta ed esattta prefigurazione, riferita proprio agli effetti della "indispensabile" moneta unica), di una progressione applicativa dei trattati €uropei (rigorosamente ordoliberisti a trazione tedesca "guidata" dagli USA).

3. Queste cose le sapete, ma fa bene ripeterle per lettori nuovi, saltuari e distratti.
Dunque, €uropeismo è una crasi concettuale, (non esattamente linguistica, precisiamo), che sta per "restaurazione del neo-liberismo ("ordo...") tramite trattati economici europeistici" (avremmo più esattamente una formula ellittica che implica, nell'unico termine, l'intero concetto dinamico di costruzione-restaurazione: ma "crasi" ci piace anche per l'allitterazione con la parola "crisi" e per il finale in "sì", che abbiamo posto nel titolo del post, a sottolineare gli esiti istituzionali ultimi di questa restaurazione neo-ordo-liberista).

Ammettiamo pure che, in virtù di una propaganda culturale e mediatica ultradecennale, la classe politica italiana non sia neppure più in grado di riconoscere questa origine e questa finalità della "costruzione €uropea" e si accontenti, in modo molto pratico, di capire che se si è allineati all'€uropeismo, ed alle sue politiche monetarie, fiscali ed enomico-sociali, si gode della stabilità del potere, mentre avversando l'€uropeismo insorgono grandi difficoltà a mantenere le proprie cariche.

4. Questo spirito "pratico" non è però senza conseguenze economiche
Decenni di output-gap, cioè di sottoimpiego delle forze e delle risorse produttive italiane ne sono conseguiti e, alla prima crisi finanziaria esterna all'eurozona, ne è discesa una recessione che è stata curata, secondo i parametri dell'economia liberista neo-classica, gettando il paese, per vincolo fiscale €uropeo all'austerità, in una irrisolvibile stagnazione. Che si sta rivelando la migliore delle conseguenze economiche derivanti dall'appartenenza all'UE-M poiché, comunque, è sempre posta sul crinale di un ritorno alla recessione, laddove le regole €uropee fossero fatte rispettare, ad onta di ogni discrezionalità sovrana nazionale in materia fiscale, secondo il parametro discrezionale che le istituzioni UE prediligono per l'Italia.

5. L'attualizzazione di questa prospettiva di politiche €conomiche distruttive si ripresenta quest'anno, in occasione della manovra per il 2017, dato che la Commissione UE non pare disposta a dare la "flessibilità" richiesta dall'Italia sul saldo del deficit. Ballerebbero 0,1 punti di PIL (2,2 contro il 2,3 ipotizzato dal governo). Ma anche, e questo aspetto dell'€-sindacato appare ben più devastante nelle sue conseguenze in termini di "correzione" imposta alla manovra:
 "E poi è la qualità della legge di bilancio a non piacere, troppe una tantum e una richiesta di compensare le spese sostenute dai migranti troppo alta. Messo tutto insieme, la manovra non passerebbe al vaglio dei governi (Eurogruppo) e dunque mette Juncker nella complicata posizione di rompere con l' Italia o con le grandi capitali rigoriste.

Dunque sarà ancora battaglia, la prossima settimana Bruxelles invierà a Roma una lettera di chiarimenti sulla manovra
Ieri dal Tesoro confermavano che la finanziaria non sarà modificata prima del suo arrivo in Parlamento previsto per lunedì prossimo e dunque dopo la missiva arriveranno i giudizi negativi e una prima bocciatura formale da parte di Bruxelles.
Ma la procedura d'infrazione, mossa irreversibile che assomiglierebbe ad un commissariamento in politica economica, quella non arriverà prima del referendum, lasciando aperta la porta ad un accordo in extremis se Roma effettivamente modificherà la manovra alle Camere seguendo le indicazioni di Bruxelles. Un quadro al centro dell'incontro che il premier, di rientro da Washington, ha avuto ieri mattina a Roma con il ministro Padoan."

6. A questo quadro, ci fornisce un contrappunto una serie di dichiarazioni recenti, e collegate, rilasciate dal nostro Presidente del Consiglio.
A settembre, aveva infatti dichiarato che "se vince il no non ci sarà la fine del mondo", lamentando gli "eccessi di toni" sull'argomento riforma costituzionale ed anche ammettendo l'errore della eccessiva "personalizzazione" del tema.


Tuttavia, in esito al vertice, a quanto pare "festoso" (sebbene con qualche problemino), con Obama, lo stesso Presidente del Consiglio è tornato di recente in argomento dicendo che "se vince il sì Italia più forte in Europa":
"Roma, 18 ott. - 'Se vincono i SI'' al referendum del 4 dicembre 'per l'Italia sara' piu' facile la battaglia per cambiare l'Europa, quindi l'unica conseguenza a parte le riforme costituzionali per il dibattito politico con la vittoria dei SI' e' che se vinceremo l'Italia sara' piu' forte' per portare avanti le battaglie in 'Europa'. Lo ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, dopo il bilaterale con Barack Obama alla Casa Bianca".
Al preannunzio di questo sviluppo, è stata accoppiata la tesi, da più parti riferita, che l'endorsement di Obama sulla stessa riforma e sulla linea politica seguita anche in sede fiscale, lo avrebbe agevolato nei rapporti con la Commissione UE sulla flessibilità, data la inequivoca enfasi posta dallo stesso Obama sulla "domanda" e sulla necessità di "investimenti" per promuovere la crescita (è sempre La Repubblica a fornirci questa interpretazione):  
"Senza l'enfasi sulla domanda, insiste Obama, "la crescita, gli investimenti che creano lavoro, la fragilità economica in Ue tornerà ed avrà impatto sul mondo e sugli Stati Uniti". Renzi risponde lodando lo "straordinario supporto degli Stati Uniti per affermare un paradigma di crescita e non di austerity a tutti i livelli. Gli Stati Uniti sono un modello in questo".
Addirittura, il premier ha già ringraziato (titolo riassuntivo riportato in caratteri molto grandi): "Grazie a Obama per il suo sostegno nella lotta contro l'austerity".
7. Ma...passano tre giorni e questo "aiuto", così gradito e ritenuto decisivo, risulta invece alquanto contraddetto dall'atteggiamento della Commissione €uropea e dei "partners" insediato nelle "grandi capitali rigoriste". 
Leggi: Germania e i suoi satelliti, tipo Olanda e Austria; la Finlandia, peraltro, avrebbe problemini non indifferenti, ma non rinuncia alla posizione "rigorista"...dopo i "tempi supplementari"...ovverosia dopo il quarto anno consecutivo di recessione!
 Ma, nelle "capitali rigoriste", c'è anche la partecipazione, a corrente alternata, della Francia che, in realtà, non avrebbe una grande convenienza a sostenere le ragioni dell'austerità, ma vive di Grandeur riflessa, ignorando di essere molto più vicina, nella congiuntura economica, all'Italia che non alla Germania: solo che tutti conosciamo la burletta o vaudeville galliche del fiscal compact (e del deficit al mero 3% che rientrerà...quanno je pare). 

Insomma, a quanto pare, Obama non ha funzionato
In soli tre giorni "il sostegno" si è dissolto come neve al sole (ad ogni effetto pratico).
Il massimo che può ottenere l'Italia,  è che la procedura di infrazione non arrivi "prima del referendum", come abbiamo visto sopra. Notare il terroristico accostamento col termine "irreversibile" dell'effetto di assoggettamento alla procedura di infrazione; che sarebbe l'unico caso mai registrato in €uropa per violazione degli obiettivi intermedi di bilancio previsti dal fiscal compact, laddove Spagna (molto se non moltissimo) e Francia (quanto je pare) veleggiano ben al di sopra persino del 3%.

http://www.infodata.ilsole24ore.com/wp-content/uploads/sites/82/2015/02/20150226-Bilanci-Eu.png

8. Ma la vittoria del "sì" porterebbe maggior forza all'Italia in questo genere di trattative con l'€uropa?
Se mi privo della principale arma (o spazio "utile") di trattativa, autolegandomi alla dissoluzione della sovranità, come potrei mai rafforzarmi verso le capitali rigoriste che impongono i loro diktat alla Commissione Ue, che ne è solo un passacarte e un nuncius, sul piano decisionale?  

8.1. Non è che, invece, si è commesso un errore, per difetto di compresione e di ponderazione della riforma costituzionale che si vuole ad ogni costo?
Non è che la situazione, dopo la vittoria del sì, sarebbe in realtà degenerata al punto da rendere irragionevolissimo privarsi di ogni spazio di negoziazione realistico, eccedendo nella "fedeltà" alla crasi €uropeistica e togliendo alla comunità nazionale ogni residuo spazio di resistenza alla restaurazione neo-liberista, (quale invocata da Einaudi agli albori della costruzione €uropea), e che, invece, l'Italia non si può permettere, per motivi di modello produttivo e di crescita sempre più incompatibili con l'ordoliberismo dei trattati?
Per comprendere questo "imbarazzante" errore occorre però avere delle competenze e un senso della democrazia sostanziale, a favore della Nazione, che non può essere ricavato dal modello USA. 
E neppure dall'illusione che assecondando il progetto restauratore neo-liberista €uropeo, l'ordine internazionale dei mercati, che ne fonda il "diritto internazionale privatizzato", abbia una qualche clemenza verso il nostro Bel Paese.
 

6 commenti:

  1. P101 su sollevazione scrive che questo è un altro capitolo... Forse il più violento... Della lotta fra partito americano e partito tedesco in cui si dividono le nostre elites.
    In effetti a ben vedere tutto il blocco dell assoluta ortodossiA all euro austerità si sta schierando per il no... O cmq bofonchia parole disapprovazione verso renzi....pubblicamente

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma sì gli USA voglion che la Germania "faccia qualcosa". Ma non ha modo di imporgli nulla senza contemporaneamente:
      a) mettere a repentaglio la propria stabilità finanziaria, che cerca di garantire attenendosi a dottrine che non sa proprio come sottoporre a critica senza rimettere in discussione il precario equilibrio interno determinato dal dominio di Wall Street via Clinton family;
      b) mettere in discussione il risultato a cui mira da decenni; cioè l'omogeneizzazione in senso neo-liberista dell'intera €uropa. Un risultato che sono molto vicini ad ottenere e che ha visto il successo dello "strumento" individuato da lungo tempo nella dominanza tedesca.

      Bisogna perciò vedere quale calcolo costi/benefici faranno, circa una eventuale azione di ridimensionamento dell'arroganza tedesca.
      Potrebbe essere un obiettivo simbolico ma ben poco pratico: e questo i tedeschi è da supporre che lo scontino nel prendersi i rischi che corrono nei confronti degli USA.

      In fondo gli USA, più precisamente la sua elite oligarchico-finanziaria, non è MAI stati propensa ad agire drasticamente contro la Germania: mai.
      Specialmente quando la partita in gioco include la tradizionale e preconcetta ostilità verso la Russia.

      Quanto potrà contare ancora la Nazione americana, intesa come insieme di forze e di plurimi settori sociali non coincidenti con l'elite?

      La partita "italiana" è chiaramente un gioco di rimbalzo in questo ambiguo e incerto scenario: per l'Italia, c'è sempre il conto da regolare per aver adottato una Costituzione "socialista".
      Il loro massimo e unico obiettivo, rispetto a ciò, rimane "Constitutio italica delenda est"

      Elimina
  2. MAI 'N GIOIA
    [otc, ma non troppo)

    Anche se “troppo presenti le radici classiche nella scuola che impediscono di formare soggetti competitivi” (by Stefania Giannini, linguista, glottologa e Ministro dell'istruzione, università e della ricerca), senza spulciare troppo nella teogonia di Esiodo per conoscere la genesi della mitologia greca - dal Caos primordiale fino all'apparizione di Zeus che ne diviene re – basterebbe, se non fossero così esclusivi nell'invio delle partecipazioni, ascoltare le lezioni nella aule della BIS (Bank for International Settlemens) per sapere che il nome dell'Europa deriva dall'antico greco erebus - cioè scuro, dove tramonta il sole - e per sapere, se qualcuno ne fosse ancora alla ricerca o n'avesse smarrito l'indirizzo, che in Centralbhnpl, 2 4002 - Basel (CH), sede del BIS, si trova l'“'incarnazione della democrazia europea”.

    Quanto per apprendere con un certo ritardo – ma non è mai troppo tardi - che la frequentazione delle “tecniche” porterebbe a diventare “competitivi” in professioni richieste all'estero, ma ora anche nel Bel Paese per effetto del “giob act” che attrae investimenti (quelli esteri dell'IDE), perdendo forse qualcosa dell'inutile gusto al romanzo picaresco della letteratura americana, della filosofia aristotelica o del cinema “hollivudiano”.

    Ma anche per questo c'è Basilea.

    Manca solo di conoscere il destino riservato agli abitatori, ciusi e bamboccioni, della terra dove il sole declina o dove il sole nasce o dove, per origine e nascita, il sole non nasce mai.

    Ma anche per questo c'è Basilea, ma occorre leggere gli ultimi speechies dei governatori delle banche centrali dell'Asse – il tedesco Jeans Wiedmann e il fancese François Villeroy de Galhau che, smessi gli abiti del Paperone di Walt Disney e i travestimenti del maiale cinghiato con sigaro e cappello, si prodigano a svelare, dopo le preoccupazioni dei Qetusiasti e gli entusiasmi dei Qestuanti (gli uni preoccupati della riduzione degli acquisti di titoli sovrani con i (n)euroni dello zio Mario, gli altri mai sazi dell'argent de poche che non basta mai).

    Divagano un poco tra le narrazioni del “locomotore” francese e quella dell' “incoronazione” cara ai tedeschi ma convergono nell'applicazione all'economia sociale di mercato dell'algoritmo del banchiere per prevenire il deadlock del “sistema” e consentire l'allocazione “ottimale” delle risorse: un'unica politica economica, finanziaria e fiscale .

    Ma una domanda sorge spontanea (ma anche per questa c'è Basilea): dopo la “durezza della vita”, i “compiti a casa”, “celochiedequalcunoperqualcosa”, ma, ma .. MAI 'N GIOIA?

    That's all, folks!

    (ps: da Radio Londra
    Pierino è stato bocciato,
    IL tacchino ha ancora qualche penna)

    RispondiElimina
  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  5. Quanto vorrei che fosse qui l'8 novembre a Bondeno di Ferrara a contestatli * Roberto Bin costituzionalista Unife si schiera con la boschi* . La ringrazio tanto per quello che fa Lei è Bagnai per i nostri figli.

    RispondiElimina