martedì 19 settembre 2017

€-RIFORMA DEI TRATTATI: L'INCUBO DEL CONTABILE E' VIVO E LOTTA INSIEME AD €SSI


http://www.liceofoscolo.it/resources/materiali%20didattici/studenti/materiale/paliero/l%27incu1.jpg
Non è un'immagine dell'incubo meramente simbolica e allusiva: è una rappresentazione icasticamente fedele dell'ordine internazionale del mercato...

1. Prendiamo le mosse da questo (prezioso) ritrovamento di Francesco nei commenti al precedente post, per focalizzare un punto essenziale ai fini della comprensione del presente. Partiamo da così lontano nel tempo, (lontano almeno secondo il metro della "cronaca" senza memoria, studiatamente diffusa dal sistema di controllo mediatico), per rammentare un argomento topico, come si suol dire: la facile replica dei L€uropeisti e neo-ordo-liberisti (spesso a propria insaputa; tipicamente ciò vale per i "costituzional-filosofi" come per i  "ventoteniani" ) ad ogni richiamo alla diretta e viva voce dell'Assemblea Costituente e dei suoi maggiori protagonisti, è quella di dire che "da allora le cose sono molto cambiate"
Questo argomento omnibus fa del trascorrere del tempo la leva per affermare una tautologia priva di qualsiasi senso logico-economico e storico, poiché la struttura del capitalismo non è mutata: anzi, le tendenze e le forze che lo caratterizzano da oltre due secoli, sono sempre le medesime, producendo delle fasi cicliche sia dal punto di vista strettamente economico (rilevate con la crescita e l'andamento di occupazione, consumi e, soprattutto, investimenti), che, cosa ben più importante per il cittadino comune, sul piano dell'assetto politico-istituzionale

2. L'ideologia del consolidamento fiscale, de "lo Stato è come una famiglia" - cioè "l'incubo del contabile" deriso inappellabilmente da Keynes, e che segna la distinzione tra "Uomini e no" -, l'ideologia del "non ce lo possiamo permettere", del debito pubblico e della spesa pubblica come costi da sottrarre al bilancio, non tanto fiscale (cosa che è un fatto di contabilità "pubblica) ma al prodotto nazionale (cosa che attiene ai saldi settoriali della ben diversa contabilità "nazionale"), non arretra mai di un millimetro.
Questa para-logica, che è tipica dell'assetto monoclasse e oligarchico proprio del gold standard, con le sue "plebi poverissime" di cui parla - p.8- Guido Carli, proprio a proposito della moneta unica dell'europa federale (prospettiva che Rosa Luxemburg aveva definito con eloquente esattezza già nel 1911, qui, p.2), insomma tutto questo apparato di ideologia teocratica ove "il mercato" è "il bene comune" coincidente con la volontà del Dio (di ESSI), è stato e sempre rimarrà in agguato, pronto a riproporsi e re-istituzionalizzarsi. 
E l'agguato, anzi, l'assedio, riprende oggi, più che mai, in nomine €uropae, ma non s'era fermato neppure "ieri", in sede di Costituente, direttamente intrecciato con le propaggini, non eradicabili, dello stesso liberismo che aveva determinato gli eventi che andarono dalla fine della prima guerra mondiale alla stessa vicenda Costituente.

3. Il brano che Francesco ci offre documenta con chiarezza inequivocabile questo percorso pregresso e, oggi, di arrembante restaurazione. 
Le "cose" non sono affatto cambiate, specialmente quando le "forze della reazione", pur sconfitte in Costituente - ma solo per un breve attimo di democrazia sostanziale- valendosi del "vincolo esterno" L€uropeo, sono esplicitamente volte a prendersi una schiacciante rivincita sulla...sovranità popolare (la sovranità appartiene ai "mercati", per ESSI, perché ciò è l'ordine naturale delle cose). 
Per questo per parlare degli "attacchi", di ieri e di oggi, alle Costituzioni democratiche abbiamo utilizzato la locuzione "Storia di una rivincita", (che è poi il tema centrale di "La Costituzione nella palude").
E dunque, più che commentare direttamente l'episodio del 1946 - che avrebbe dell'incredibile, se si fosse coscienti di cosa e chi fu costretto a sconfiggere la maggioranza schiacciante dei Padri Costituenti-, vediamo come, poco dopo, "a Costituzione in vigore" fu costretto a commentare Federico Caffè:
"Nel III Rapporto della Commissione Economica presentato all’Assemblea Costituente del 18 ottobre 1946 (Problemi monetari e commercio estero - Interrogatori, questionari, monografie), veniva interrogato l’allora ragioniere generale dello Stato, Gaetano Balducci, per chiarire la situazione della tesoreria onde trarre prospettive per il futuro. Anche allora bisognava “sanare” il bilancio dello Stato! 
Baffi chiese a Balducci: “Si potrebbe fare economia in qualche settore? ”. 
La risposta di Balducci fu la seguente:
… Su questo sono un po’ pessimista, perché purtroppo non si riesce a far comprendere tale verità nemmeno agli uomini politici responsabili. Quando un paese si trova nella situazione economica in cui si trova il nostro, tante spese bisogna assolutamente abbandonarle, anche se sono un prodotto della civiltà. Bisogna avere il coraggio di scendere dal livello di civiltà in cui si era. Per esempio (è doloroso dirlo), le spese di assistenza sociale, le spese di istruzione, ecc. non solo vengono tenute al livello di prima, ma anzi si vogliono aumentare, mentre, viceversa, ciò non è possibile…” [Rapporto cit., 108].

Per tale ragione nel 1949 – a Costituzione in vigore – Federico Caffè non poteva che stigmatizzare il mito della “deflazione benefica e risanatrice” che affermava essere alimentato “dalla corrente più autorevole (o comunque più influente) dei nostri economisti, e pedissequamente ripetuto dai politici, sia pure con la consueta riserva, di carattere del tutto retorico, che esclude una loro adesione «a una politica di deliberata deflazione». 
In realtà non occorre che uno stato di deflazione si manifesti in quanto deliberatamente voluto dalle autorità politiche; se esso, comunque, si manifesta, una eventuale inazione delle autorità di governo implica una loro grave responsabilità, in quanto la deflazione, non meno e forse ancor più della inflazione, è uno stato patologico che non si sana attraverso l’azione spontanea delle forze di mercato”.

Egli si rendeva conto che in Italia non fossero possibili allora “… alcune forme di manovra del debito pubblico del genere di quelle seguite negli Stati Uniti e nell’Inghilterra in base alla tecnica della finanza funzionale e ai canoni della politica economica «compensatoria». Ma anche gli obiettivi più modesti di una spesa pubblica in funzione anticiclica e di interventi stimolatori molto più blandi… sembrano irraggiungibili di fronte alla visione strettamente contabile e computistica degli organi in parola, (ndQ.: problema oggi ancora più attuale data la "comprensione" dei giuristi) ai quali pare ben improbabile fare accogliere un giorno l’idea che possa essere utile talvolta non già far quadrare i bilanci, ma tenerli in squilibrio. Alla fine gli organi agiscono con la testa degli uomini che li dirigono…”.

E ricordando con “sgomento” le citate parole di Balducci, Caffè proseguiva:
“…Quando si aggiunge che, parlando di spese di istruzione, egli precisa che intende riferirsi addirittura ai maestri elementari, si può comprendere quale irrimediabile sconforto debba arrecare la consapevolezza che idee simili prevalgano in organi pubblici in posizione strategica agli effetti della manovra della politica economica…
CHE SENSIBILITÀ DI FRONTE AI PROBLEMI DELLA DISOCCUPAZIONE potrà avere chi ritiene eccessiva la spesa per l’istruzione o per i servizi sociali in Italia? Non si tratta di necessaria impopolarità che qualcuno deve anche assumersi. Si può essere impopolari dicendo che certe spese non debbono essere fatte, ma si può esserlo dicendo, invece, che devono essere trovati i mezzi per poter sostenere le spese stesse, ad esempio con una tassazione più incisiva o più perequata.

Nella preferenza accordata a una alternativa anziché all’altra vi è già un concetto di scelta che implica preoccupazioni per certi interessi di gruppo anziché per altri … Alla deflazione pretesa «risanatrice», non meno che all’inflazione, SONO LEGATI INTERESSI PARTICOLARI CHE SI AVVANTAGGIANO DELLA SITUAZIONE CHE NE RISULTA, A DANNO DELLA PARTE PIÙ ESTESA DELLA COLLETTIVITÀ
” [F. CAFFE’, Il mito della deflazione, Cronache sociali, n. 13, 15 luglio 1949].
Quindi, tenetelo a mente: “bisogna avere il coraggio di scendere dal livello di civiltà” in cui eravamo, altro che concorsone con l€uro ed il fiscal compact. Il resto, come evidenziato da Quarantotto, è solo rappresentazione."

4. Il mio richiamo su queste vicende e aggressioni politiche alla democrazia costituzionale, ripetute - e con successo- fino ai giorni nostri non è dunque meramente filologico o metodologico.
Si tratta di un problema attualissimo, proprio in questi giorni e nei prossimi, dato che, a grandi passi, si sta accelerando verso la riforma dei trattati per la finalità essenziale di conservare l'euro (articolo comico involontario imperdibile), cioè il gold standard, cioè la società che, appunto, Carli così descrive:  
"Insomma, il ritorno alla convertibilità aurea generalizzata implicava governi autoritari, società costituite di plebi poverissime e poco istruite, desiderose solo di cibo, nelle quali la classe dirigente non stenta ad imporre riduzioni dei salati reali, a provocare scientemente disoccupazione, a ridurre lo sviluppo dell’economia".
5. Della riforma ora in gestazione dei trattati L€uropei rammentiamo le linee fondamentali, v.p.10.
Il pretesto attualizzatore è la tragicomica "solidarietà" interfederale sul default dei titoli del debito pubblico dei paesi dell'eurozona, default che ci assicura di rendere probabile attraverso un bel mix di rating del debito pubblico, con obblighi di vendita per gli istituti bancari nazionali, e misure dell'ESM-Trojka istituzionalizzata che completino il tutto facendo decollare le sofferenze sistemiche e i bail-in sui risparmiatori nazionali:
"Ferma la "irrealistica" praticabilità di un adeguato bilancio fiscale federale, il massimo che si tenterà di fare, e che Macron è predisposto ad accettare per sua "forma mentis", è un inadeguato bilancio di tal genere: cioè composto con risorse fornite, da tutti i paesi dell'eurozona, in proporzione maggiorata in rapporto al PIL, rispetto all'attuale contribuzione, ma senza alcun intervento solidale-compensativo a carico della Germania. Questo pseudo bilancio federale (che non avrebbe alcuna funzione di riequilibrio delle asimmetrie interne, ma solo la veste di un'esosa esazione aggiuntiva aggravante la situazione fiscale dei paesi in crisi di competitività), sarebbe semmai, in più, farcito di un ESM trasformato in trojka permanente, intenta a "sorveglianze" di bilancio direttamente sostitutive delle politiche fiscali residue dei paesi dediti all'aggiustamento (quindi moltiplicando il "trattamento Grecia" per chiunque non correggesse di qualche decina di punti percentuali il costo del lavoro, tramite il dilagare della disoccupazione e la distruzione del welfare) e con un ministro euro-finanziario fantoccio della "guida" tedesca".

45 commenti:

  1. 'Quindi, tenetelo a mente: “bisogna avere il coraggio di scendere dal livello di civiltà” in cui eravamo'

    Un altro modo di dire che non ci sono alternative, o che siamo troppi, o che mancano le risorse, o che stiamo distruggendo il pianeta, o che stiamo mutando il clima.

    Quindi qualcuno (ESSI) deve imporre la deflazione necessaria (sia in termini economici che in termini di numerosita' della popolazione).

    Leggendo mi e' tornata in mente l'autodifesa del personaggio interpretato da Gleen Close in "What Happened to Monday?" quando si scopre che in un futuro distopico i bambini forzosamente sottratti alle famiglie (dopo l'entrata in vigore del "Child Allocation Act) non vengono ibernati ma.... inceneriti.

    https://en.wikipedia.org/wiki/What_Happened_to_Monday

    Per gli amanti del genere il film coi sottotitoli si puo' vedere su netflix (o www.CB01.uno).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eh sì..l'avevo visto anch'io un mesetto fa. Potere assoluto alla scienza, cioè agli scienziati-inevitabilmente-determinati-socialmente. Io ci ripensavo proprio a proprio leggendo gli ultimi post (ogm...)

      Elimina
  2. E la vittima si risolse infine a credere che il gesto di quella mano ora tesa che aveva inferito impietosa su di lei fosse davvero amichevole. L'amore al tempo di ESSI.

    RispondiElimina
  3. Direi che ci sta bene questo commento di Arturo:

    “Non mi cimento coi titoli (altri sono sicuramente più talentuosi di me). Anche se tanto non bastano mai, aggiungo invece ancora un paio di materiali (e sto continuando a raccoglierne).

    (Ri)Cominciamo con Caffè, Mano all'economia subito, "L'Ora", 30 giugno 1983 ora in Contro gli incappucciati della finanza, a cura di G. Amari, Lit Edizioni, Roma, 2013, s.p.: "Non avanzo profezie, né mi avventuro sul terreno politico. Preferisco restare nel settore dei miei studi, cioè nell’economia. E qui sento di dover ribadire le idee già da me sostenute. Bisogna dare maggior forza e importanza alla domanda interna, come uno degli elementi di fondo della dinamica interna, come uno degli elementi di fondo della dinamica economica rispetto alla dinamica internazionale. Non possiamo continuare a dire che dobbiamo aspettare che questa e quella locomotiva si metta in moto per porci a rimorchio in attesa che venga la ripresa.
    Esiste la possibilità di fare alcune cose subito sul mercato interno (edilizia, settore agro-alimentare ecc.) e intanto dobbiamo prepararci a fronteggiare la ripresa internazionale allineandoci su un grado soddisfacente di efficienza del sistema produttivo ed economico. È ormai una moda corrente dire che deve essere abbassato il costo del lavoro e non ci si accorge invece che l’efficienza del sistema economico dipende da molti altri fattori: dai trasporti, per esempio, o dai servizi postali o dal funzionamento complessivo dell’apparato statale, tutti punti decisivi se si vuole veramente partecipare alla ripresa internazionale.
    È riduttivo vedere tutto in funzione di quanto possiamo esportare, è riduttivo ritenere che la compatibilità del sistema dipenda solo dal fatto che il costo del lavoro sia basso. Credo che il risultato delle elezioni – e mi pare che questo aspetto non sia stato adeguatamente posto in rilievo – contenga un’implicita protesta rispetto all’assoggettamento del nostro paese a posizioni esterne, cioè alle posizioni dominanti.
    Scrivo sull’Ora e allora ricordo che un grande personaggio siciliano, Vittorio Emanuele Orlando, parlò a suo tempo, di «cupidigia di servilismo». Ebbene la protesta degli elettori ha colpito questa cupidigia di servilismo. Mi riferisco all’atteggiamento italiano nei confronti della Comunità economica europea, che attua verso l’Italia una vera e propria opera di vessazione impedendoci di fabbricare l’acciaio di cui abbiamo bisogno o di produrre le barbabietole da zucchero che ci necessitano. È necessario reagire a queste imposizioni. Altrettanto bisogna fare nei confronti degli Stati Uniti, davanti ai continui giri di valzer del dollaro, che ci danneggiano così gravemente. C’è una precisa disposizione del Fondo monetario internazionale che impedisce questi sbalzi della moneta americana. Basta farla rispettare.
    Mi auguro che tutto ciò venga attuato, che si rimetta mano alle leggi lasciate cadere a cominciare da quella sull’occupazione dei giovani per il servizio del lavoro. [...] Ciò che non vorrei vedere e sentire è l’uso e l’abuso di frasi fatte come rigore, austerità. Ne abbiamo proprio abbastanza." (Figuriamoci noi oggi).”

    http://orizzonte48.blogspot.it/2016/08/il-grande-inganno-del-totalitarismo.html?showComment=1470420017220#c7221167993919595166

    RispondiElimina
    Risposte
    1. C'è da stupirsi che nel 2017, a più di trent'anni dalle constatazioni di Caffè, il sistema sociale non sia ancora collassato.
      Viene da ritenere che se l'insegnamento della storia non è stato compreso dai popoli, idem non si puó dire delle elites, alle quali essa è servita per sviluppare nuove strategie atte a perpetrare i medesimi assetti storici oligopolistici (e schiavistici) con sempre maggior efficacia.

      Elimina
    2. Chiedo scusa, intendevo "oligarchici"..

      Elimina
    3. Forse perché “Caffè non lo conosce nessuno”... (semicit)

      Bazaar29 settembre 2015 19:22

      “Devo dire che leggendo i grandi intellettuali di ispirazione marxista, da Sartre ai nostri Losurdo e Preve, sono rimasto piuttosto colpito nel constatare alcune "lievi carenze" in tutte le analisi che comportassero una sintesi funzionale alla prassi.

      Voglio dire, la grande Sinistra di ispirazione socialista che ha dato un grande contributo alla nostra Costituzione e, in genere, ai provvedimenti di politica economica di matrice keynesiana del dopo guerra, aveva una caratteristica, a partire proprio da Marx: conciliavano filosofia politica e scienze sociali.

      Il contributo che dà Marx alla filosofia della storia e alla sociologia, lo dà grazie all'approccio positivista, superando l'utopia pseudo-religiosa di promessa di "felicità" post-mortem: ribalta la dialettica hegeliana in funzione della prassi e riconduce un vago idealismo a "scienza": e come lo fa?

      Tramite la sociologia e l'economia.

      Ora, che Feltri sia il nulla della piccola borghesia asservita al padrone di turno non ne dubito: spara cazzate neoliberiste dal tempo de "l'indipendente". Cioè, non è che semplicemente mente, non sa proprio di checcazzo parla.

      Lasciamo stare la destra o la "sinistra piddina" ordoliberista che nasce dal "liberalismo trotzkijsta", dai tempi del Manifesto: questi sono il peggio per una questione proprio antropologica.

      Mi chiedo, come ci si fa ad aspettare della coscienza critica da un Feltri, anche se a differenza del piddino di turno non ha fedi ideologiche, quando i grandi della sinistra moderna non sanno pure loro di che cavolo parlano?

      I grandi marxisti ortodossi erano tutti studiosi di economia, avevano un approccio multidisciplinare che includeva la ricerca scientifica, compresi Lenin e la Luxemburg.

      A un certo punto un pensiero sociopolitico è diventato qualcosa al confine tra religione e metafisica, facendo esasperare i grandi post-keynesiani che Marx se lo studiavano, fornendo poi le "correzioni" teoriche utili, a tempo debito, a far star meglio le grandi masse lavoratrici.

      Ma che senso hanno i discorsi di Preve e Sartre (grande amico di Basso) su destra e sinistra? Non dico a livello antropologico culturale, per carità: dico proprio a livello di prassi.

      Non voglio bestemmiare: ma non servono praticamente a nulla.

      L'unica destra e sinistra che contano sono quelle economiche: tutto il resto è sovrastrutturale. Cazzo, cosa c'è di più marxista e pragmaticamente condiviso al di là di qualsiasi etica di questa semplice asserzione?

      Certo, una volta che il patto sociale si fonda sulla sinistra economica - ovvero sul lavoro! - è evidente che le differenze politiche tra destra e sinistra diventano per lo più cosmetiche: il programma è uno solo, quello costituzionale, piena occupazione e uguaglianza sostanziale. Lo stesso Keynes lo aveva preannunciato che, date l'effettiva realizzazione della sua politica economica, ovvero assicurati i diritti sociali, si sarebbe "litigato" solo sui "diritti civili". Certo, ma dopo aver realizzato la democrazia sociale!

      Di che cavolo parlano questi intellettuali? Positivismo contro anti-positivismo? Da un estremo all'altro? Ma dove sta la coscienza critica? Si fa fatica a studiare economia, imparare a leggere grafici e analizzare dati?

      Come si fa a pretendere che Feltri dica qualcosa di utile in tutta la sua vita quando per trovare un pensiero politico degno di questo nome bisogna rileggere ciò che veniva scritto un secolo fa?

      Quando si legge Caffè si legge qualcuno che sa di cosa parla, quando si legge Sartre non lo so.

      Infatti Caffè non lo conosce nessuno... “

      http://orizzonte48.blogspot.it/2015/09/feltri-e-la-grecizzazione-italiana.html?showComment=1443547322536#c950807294196737676

      Elimina
  4. Nel frattempo, il nostro ministro dell'Economia ammonisce già che 'la crescita non basta', e che 'le risorse sono pochissime'.......

    http://www.ansa.it/sito/notizie/economia/2017/09/19/legge-bilancio-padoan-pochissime-risorse-pil-non-basta_11debb2f-1a91-4186-9fb1-faaacabb876a.html

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Considerato che la crescita supera le previsioni passate del governo e che quindi dovrebbero esserci più entrate di quelle preventivate nel def verrebbe voglia di chiederne conto...

      Elimina
  5. Eccola qui la "deliberata deflazione" di cui parlava Caffè: "L’elemento della flessibilità è al primo posto nei pareri delle imprese dell'eurozona sulle riforme da fare, nonostante numerosi interventi siano stati realizzati negli ultimi anni in Spagna, ma anche in Germania e in Italia. Secondo il sondaggio, fra le priorità delle riforme future dovrebbero eserci sforzi per sostenere un uso più flessibile dell'orario, un utilizzo più facile dei contratti a tempo determinato e una legislazione che protegga in modo meno stringente l'occupazione. Questi tre obiettivi sono sottolineati da almeno l'80% delle imprese interpellate.".

    Tiè, le imprese, cioè il mercato, cosa vogliono? Repeat whit me, please: "una legislazione che protegga in modo meno stringente l'occupazione, una legislazione che protegga in modo meno stringente l'occupazione, una legislazione che protegga in modo meno stringente l'occupazione, una legislazione che protegga in modo meno stringente l'occupazione, una legislazione che protegga in modo meno stringente l'occupazione"... Tutto qui. O no? Spero che "glimprenditori" mi smentiscano.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E perché dovremmero smentirti?ùSono fieri di aver istituzionaizzato la restaurazione e, piuttosto, avendo visto che ondate puntuali di vittimismo gli hanno reso adeguati risultati (di potere incondizionabile), rilanceranno fino alla realizzazione di Elysium.
      Che non si tocchi l'euro però!

      E il bello che ne sopravviveranno ben poche, nonostante le loro costanti lamentele: l'economia sociale di mercato, a cui tutto deve essere sacrificato, è autofaga (id est; "fortemente competitiva").

      Trovi sempre un pesce più grosso che poi ti...espelle (alla fine della digestione).

      Elimina
  6. « la sovranità appartiene ai "mercati", per ESSI, perché ciò è l'ordine naturale delle cose »

    E qui, dalle mitiche discussioni con Arturo, traggo un'interessante riflessione sul contenuto religioso, dalla forma monoteistica, in cui - come ha ribadito recentemente Alberto - consiste l'europeismo che - stando con la Luxemburg - altro non è che « un aborto dell'imperialismo ».

    L'europeismo non è quindi altro che prassi teoretica della religione liberale, ovverosia, riprendendo Quarantotto, « tutto questo apparato di ideologia teocratica ove "il mercato" è "il bene comune" coincidente con la volontà del Dio (di ESSI) »

    Che il Mercato sia semplicemente il Tempio in cui i sacerdoti del capitalismo liberale possono praticare il culto del loro Dio che si manifesta come alienazione dell'umanità, con una volontà propria che non ha nulla a che fare con la volontà né dei singoli individui - come potrebbero essere gli stessi banchieri - né con quella politica delle comunità nazionali soggette all'economia di mercato, lo scrive chiaramente Marx nel Capitale.

    Dalla introduzione al Capitale di Michael Heinrich, proprio a proposito di feticismo (che non è quello freudiano, ma che è da mettere in relazione alla mercificazione dei rapporti umani): « Under the conditions of commodity production, things take on a life of their own, for which Marx only finds a suitable comparison in the “misty realm of religion”: in religion, it is the products of the human mind that take on a life of their own, whereas in the world of commodities it is the “products of men’s
    hands” that do so
    »

    Il fenomenologo Luporini, in "Dialettica e Materialismo", specifica come sia stata sottratta autocoscienza e una volontà propria alle persone umane, a favore di qualcosa di impersonale: « Naturalmente attraverso gli uomini, nella fattispecie "possessori di merci": ma essi, dice Marx, "hanno agito ancor prima di aver pensato". Né potevano esser altro se non i tramiti inconsci (meramente pratici) del realizzarsi di quell'effetto. »

    « Questo modo è la prassi sociale, in una figura definita di essa
    la quale importa un agire inconscio e istintuale degli uomini: non
    una prassi sociale fondata su un rapporto fra 'persone', ma un
    rapporto fra 'persone' (riconoscentisi reciprocamente: i « possessori
    di merci ») fondato da tale prassi e dalle soluzioni strutturali
    (o formali: nella fattispecie, la « forma di denaro ») affermantisi
    in essa.
    »

    Hayek, come giustamente sottolineava Arturo, non sarebbe assolutamente in disaccordo: quando in relazione al mercato parla di spontaneità e di "kosmos" che produce esso stesso la ragione, non fa altro che tessere l’elogio del feticismo, anziché proporsi di abbatterlo per restituire agli uomini il controllo sulle loro vite (che è poi ciò che intende il Marx maturo quando parla di superamento dell’alienazione).

    L'incubo del contabile non è altro che liturgia del Feticismo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E ricomprendendo nella merce la forza-lavoro (alienata solo per valorizzare e per ciò solo riprodursi) non avrebbe Marx definito ideologica,monetaria, 'redditual-feticistica' la scomposizione della classe subalterna nei c.d. "CETI" (che sociologicamente, statisticamente, 'politico-strategicamente' e 'propagandisticamente' sono sicuramente fondamentali anche per noi)? Quanto hanno arretrato e schiacciato i processi coscienziali, in USA specialmente, ma in tutta nostra classe nel mondo?

      (considerando tra l'altro che nel settore della circolazione, nell'analisi di Marx, sei più sfruttato che nella produzione...più il titolare del negozio schiaccia il commesso più grandicella è la quota di plusvalore che succhia all'operaio della 'produzione' che la Polo ha prodotto! Magia nera:)!)

      Elimina
    2. Secondo me ovviamente e le mie vecchie ed elementari 'rappresentazioni'...ma del resto: la mia generazione, stando agli algoritmi di Boeri e le successive possibili riforme ('de')pensionistiche, non dovrà fare affidamento alla propria PROLE per essere accuditi nel CASOLARE di cui nonno Einaudi in Costituente?

      Elimina
    3. Accumulazione originaria e peccato originale:

      … Quest'accumulazione originaria ha nell’economia politica una parte pressocché identica a quella del peccato originale nella teologia. Adamo dette un morso alla mela, e allora il peccato s’estese al genere umano. La sua origine viene spiegata col raccontarla come aneddoto del passato. C’era una volta, in un tempo lontanissimo, da un lato una ‘élite’ intelligente e soprattutto risparmiatrice e dall’altro c’erano dei disgraziati che nell’ozio dissipavano tutte le loro sostanze e anche di più.

      Tuttavia la leggenda del peccato originale teologico ci narra come l’uomo sia stato condannato a guadagnare il pane col sudore della fronte; la storia del peccato originale economico ci mostra invece come mai esistano delle persone che non hanno assolutamente una tale necessità. È la stessa cosa. Così accadde che i primi accumularono ricchezza e che altri ebbero infine da vendere solo la propria pelle. E da questo peccato originale inizia LA POVERTÀ DELLA GRANDE MASSA che, malgrado tutto il suo lavoro, non ha mai altro da vendere che se stessa, e LA RICCHEZZA DEI POCHI, che cresce in continuazione, sebbene da un pezzo essi abbiano smesso di lavorare...
      ” [K. MARX, Il Capitale, Cap. XXIV, La cosiddetta accumulazione originaria].

      Povertà della grande massa da curare, semmai, con l’elemosina di stampo cattolico. Anche in questo Hayek è d’accordo

      Elimina
  7. Che sia sempre stato così devoto, il clero liberale, tanto che non si fermerà neanche di fronte alle più atroci delle azioni antiumane, ce lo ricorda come sempre il nostro efficientissimo Pareto:

    « Le classi inferiori hanno bisogno di una morale umanitaria, la quale poi vale anche a lenire le loro sofferenze. Se le classi superiori l'accolgono solo formalmente, poco o nessun male segue; ma invece, se la fanno sostanzialmente propria, alla società sovrastano gravissimi guai. Per il passato, fu notato molte volte che i popoli hanno bisogno di essere governati da una mano di ferro in un guanto di velluto. La giustizia deve essere rigida e parere clemente. Il buon chirurgo con pietose parole conforta l'ammalato, mentre con mano sicura, e che pietà non trattiene, ne taglia le membra. »

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Nel complesso, gli individualisti metodologici sono invece privi di mente individuale e piuttosto portatori (insani) di una mente collettiva. Come tutte le orde distruttici della fantascienza che si rispetti.

      La mano di ferro in un guanto di velluto, per definizione, è priva di un cervello cui corrispondere univocamente... (quello che conta è il ferro, l'urto della cieca forza; il velluto è solo l'apparenza momentanea in stato di quiete).

      "Noi siamo legione"...

      Elimina
    2. Eh sì, che "gravissimi guai" se lo Stato liberale e la sua "democrazia formale" arrivassero a diventare "democrazia sostanziale"! Locuste! Cavallette! Asteroidi!

      Considerando poi che l'incubo del contabile diventa reale - necessitato - a causa della moneta unica che replica l'ordine internazionale dei mercati basato sul sistema aureo, ricordo che il relitto barbarico è esso stesso feticcio dell'elitismo liberale:

      « I governi, per esempio, hanno concetti dell'onestà diversi di quelli che valgono pei privati. Basti ricordare lo spionaggio a cui ricorrono per carpirsi vicendevolmente de' segreti della difesa militare; le falsificazioni delle monete, sostituite oggi dalle emissioni di carta-moneta, ed altri simili fatti. »

      È sempre lui: il filosofo morale che ha posto la "psicologia" a fondamento epistemologico dell'economia politica, e ha risolto il conflitto distributivo con un po' di ingegngngngneria: Vilfredo Pareto!

      Sempre dal suo manuale del 1906...

      Elimina
  8. Lo Stato-famiglia!! Quel che è peggio è che c’è cascata soprattutto l’asinistra mimetica e subalterna:

    … l’altra grossa critica, il grosso rospo che il pensiero tradizionale non riusciva a digerire (rispetto alla teoria keynesiana, NdF), era questo della situazione del disavanzo del bilancio. Da che mondo è mondo, ogni famiglia è equilibrata quando vive con i propri mezzi, ogni Stato è equilibrato quando vive con i propri mezzi. Voi ce lo avete nell’orecchio: quante volte viene detto oggi che l’Italia vive al di fuori dei propri mezzi. Bene, questi sono i discorsi da anni Trenta perché molte cose ritornano; a quell’epoca si diceva: «Come si predica il disavanzo di bilancio? Ma questa è un’eresia!». Questi erano gli aspetti eretici di Keynes che dalla destra non venivano accettati, semplificando le cose, salvo poi a vedere in particolare.

    Ma Keynes incontrava ostacoli anche da parte della sinistra, quindi di Baran e Sweezy, tutti quanti... esponenti del... mondo anglosassone, perché furono i primi a recepire questo insegnamento. Qual era la critica che veniva da sinistra? La critica era quella che le opere pubbliche, le strade, le case che si dovevano costruire per socializzare una parte degli investimenti avrebbero trovato ostacolo nel mondo capitalistico stesso; non appena queste opere pubbliche daranno fastidio ai proprietari di case private, ecco, arriverà qualcuno che impedirà che si formino queste opere pubbliche.

    Le sole attività pubbliche, quindi, che non daranno fastidio saranno costituite dagli armamenti, saranno costituite dalle spese superflue, quindi la politica delle opere pubbliche, mentre sembra essere – osservavano da sinistra – un metodo di miglioramento sociale, di accrescimento delle forze di investimento utile per la società, nella realtà dei fatti sono sempre del tipo dello scavar buche e di riempirle, devono essere forme di attività inutili perché se sono attività che danno fastidio – poiché si pretende di farle in un ambito di un mondo capitalista – saranno gli stessi capitalisti ad essere contrari ad azioni del genere
    ” [F. CAFFE’, Relazione di Federico Caffè al corso di politica economica del 12 marzo-19 maggio 1979 presso la scuola di formazione sindacale di Ariccia della Cgil]. (segue)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Diciamo che Baran e Sweezy non avevano e, alla fine, non hanno avuto tutti i torti.

      Il keynesismo è infatti stato praticato dal momento in cui a fintanto che è esistito il collettivismo sovietico difeso dall'atomica di Stalin e successori.

      E di questo, a leggere la corrispondenza di quel genio immenso, pare fosse ben consapevole Keynes.


      Elimina
  9. Ora, diciamocelo: ad €SSI il risultato dell’ultimo referendum costituzionale brucia ancora troppo. Probabilmente non pensavano che gli sfaticati e zotici italiani potessero bocciare la costituzionalizzazione del “cancello compact”, ovvero “non un governo federale di trasferimenti, ma la germanizzazione di ogni linea di governo e di politica economico-fiscale rispetto alle rispettive comunità nazionali” (così Quarantotto). La quintessenza dell’ordoliberismo. Le allora forze di governo non ci sono riuscite, e quindi verranno fatte fuori. Nuovi figuranti sono stati già incaricati per l’incombente. Anche il pericolo di una “germanizzazione” italica era stato scorto da Caffè. Allora cercava di sferzare anche i sindacati, ma …ggnente:

    … Se si pensa che tra le condizioni che dovrebbero contraddistinguere la creazione di una moneta europea vi è quella della concordata predeterminazione dei tassi di crescita dell’offerta monetaria dei singoli Paesi, appare evidente quanto sia rilevante l’interesse delle organizzazioni sindacali per questi problemi.

    Pure, non soltanto esse ne rimangono completamente emarginate, ma mentre tutto l’accento viene posto sui vincoli che opprimerebbero il nostro sistema economico, scarsa attenzione viene data alla discrezionalità estrema di decisioni concernenti il mondo creditizio e valutario. Ovviamente c’è la responsabilità politica delle decisioni di fronte al Parlamento, ma essa interviene sempre ex post (quando interviene) .

    Dedicare maggiore attenzione a questi problemi, dai quali dipende la possibilità non remota di «germanizzazione» economica del nostro Paese (non so quanto preferibile al vassallaggio verso l’imperialismo statunitense), è un compito che non mira ad affermare egemonie ma a superare situazioni finora subite e accettate di emarginazione decisionale. Limitare il discorso ai difficili e complessi problemi delle strutture e delle dinamiche salariali può essere nei fatti un modo indiretto per ribadire questa situazione di emarginazione conoscitiva e decisionale
    ” [F. CAFFE’, Contratti e occupazione. I contratti tra restaurazione economica e crisi sociale, in Sinistra ’78, n. 5-6, ottobre 1978].

    In sostanza, a me pare che la €-riforma, sostituendosi al risultato referendario negativo (per €SSI), servirà a segnare il territorio e a ribadire chi comanda veramente, cioè il TINA della durezza del vivere. Una sorta di punizione della divinità liberoscambista, alla quale mi pare che non si prospetti alcun segno di opposizione politica.

    E’ proprio vero, Quarantotto: NESSUNO crede più nella Costituzione

    RispondiElimina
    Risposte
    1. “Quanto all'eterna illusione di poter discutere con la Germania, valga questa citazione di Caffè, Crisi, occupazione, riconversione, «Quaderni di Fabbrica e Stato», n. 2, Cendes, sezione Economia e sindacato, Rosenberg & Sellier, Torino, 1977 (ora in La dignità del lavoro): "C’è una dichiarazione recente in cui l’economista americano J.J. Klein, che attualmente fa parte del gruppo dei consiglieri economici del presidente, ha cercato di indurre la Germania a rivalutare il marco del 10%.
      Il vicegovernatore della Banca Centrale di Germania è intervenuto per dire che, in regime di cambi flessibili, questa proposta è inaccettabile, perché si tratterebbe di una rivalutazione artificiosa del marco.
      Si capisce bene che si tratta di una ritorsione puramente polemica: infatti Klein intendeva ovviamente affermare che il marco era sottovalutato e che si poteva riportarlo a un valore che non fosse così dannoso per coloro che commerciavano con la Germania. È poi intervenuto, in altra sede, il governatore della Banca Centrale di Germania, affermando che l’esigenza essenziale del suo Paese è di ridurre il deficit del settore pubblico, in quanto eccessivamente elevato, nonché di tener presente che, nelle prossime contrattazioni sindacali, bisogna essere rigorosi perché c’è il pericolo che questo non solo accresca l’inflazione, ma riduca i programmi d’investimento delle imprese.
      Questo viene detto da parte della Germania. Il discorso sulla competitività internazionale, quando si ha a che fare con questi partner, appare del tutto anacronistico e, a mio avviso, non va accettato, perché ci fa tornare indietro di decenni: vale a dire, fa ricadere tutto l’onere del riaggiustamento sul debitore, senza tener conto delle responsabilità dovute alle posizioni creditorie eccessive."

      Davano risposte del genere agli americani negli anni Settanta, a noi oggi cosa potranno mai dire?”

      http://orizzonte48.blogspot.it/2016/06/germania-anno-zero-zero-reflazione-e.html?showComment=1467237248140#c1529404971344663232

      Elimina
  10. Io arrivo a pensare che l'atomica di Stalin abbia permesso di parlare di certe cose, in certi momenti, in un certo modo. Alcuni passi di Lelio Basso riportati da Francesco per esempio. Un'atomica per i diritti civili, degli altri paesi, per il loro effettivo e garantito esercizio (incolume). Del resto se del "fatto economico (mondiale)" ne risente la busta paga...perché un contrappeso militare, industriale, culturale, e i "milioni di morti" non dovrebbe aver garantito la libertà di parola DI CHI, altrimenti, sarebbe stato eliminato dalle principali forze economiche, militari, industriali responsabili delle due guerre? Caffè in costituente (cioè uno con quelle idee lì 'convocato' dal potere politico? Quando mai oggi?) è un risultato di quell'atomica. Altro che socialismo in un paese solo:).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per avere una idea del clima sociale e della propaganda interna oltre cortina nel 1965 vedi:

      https://www.cb01.uno/spacewalkers-sub-ita-2017/

      L'Unione Sovietica appariva in occidente veramente alternativa al liberismo occidentale.... ed in campo spaziale era pure all'avanguardia!

      Fu lui:

      https://en.wikipedia.org/wiki/Mikhail_Gorbachev

      che perse per primo la sovranita' culturale (era intimamente convinto della superiorita' del sistema capitalistico) e permise quindi la dissoluzione disordinata dell'URSS.

      Elimina
  11. Ammazzi che populista sto Lerner che nel 1943 parlava della finanza funzionale al benessere del popolo. E noi, 74 anni dopo, sentiamo che il debito grava sui nostri figli perché il mondo è tanto cambiato, signora mia, la Cina, la corruzione, l'evasione fiscale e la mafia che prima non c'erano ma adesso ci sono. E poi la storia dei nostri mezzi che campavano sempre sotto di noi .... Mannaggia ai mezzi e alle frazioni tutte. E ancora lo stato come una famiglia. I conti dello stato come un pezzo di carta appiccicato sul frigorifero, scritto con la matita spuntata di Ave Ninchi per l'affare del melone. Vabbè ridiamoci su prima che ce lo tirino fuori del tutto lo "spirito" (semicit.)
    https://www.youtube.com/watch?v=MkDKXR6iYDg

    RispondiElimina
  12. A proposito del maxiconcorso 'elettorale' di cui Quarantotto parlava nel post precedente - che ovviamente non si farà mai - scende in campo oggi un altro dei grandi vecchi del mondo dei giuristi iperliberisti, Sabino Cassese, da sempre con coerenza schierato per la riduzione ai minimi del perimetro dello Stato, nonché per la riduzione/soppressione dei dipendenti pubblici, e via von hayeckando. Nella sua indignata reprimenda sui gravi danni che potrebbero produrre nuove assunzioni di statali, è interessante riportare questo passaggio:
    “C’è, poi, l’argomento, più volte ripetuto, delle minori dimensioni della nostra pubblica amministrazione, rapportata alla popolazione, rispetto a quella di altri Paesi europei. Ma questo non dipende da un difetto di calcolo del numero degli addetti alle amministrazioni pubbliche? La Ragioneria generale dello Stato e l’Istat valutano i dipendenti pubblici, ma vi sono anche altri addetti, quali, ad esempio , i dipendenti delle autorità indipendenti, le varie specie di precari e i lavoratori delle circa 8 mila società pubbliche, che non vengono messi nel calcolo.”
    Qui, quasi imitando un Giannino o un Polito qualunque, il raffinato giurista sembra lasciare il posto al fazioso neoliberista, giacchè inserire i dipendenti delle “circa 8 mila società pubbliche” nel computo del pubblico impiego sarebbe una vera e propria falsificazione. Si tratta infatti di società private a tutti gli effetti, che svolgono compiti di natura pubblica in senso lato, affidati in vario modo da organi dello stato o degli enti locali, i cui dipendenti vengono assunti senza selezione pubblica, sono soggetti alla normativa civilistica (jobs act compreso) e non vengono retribuiti con fondi pubblici. Quanto al personale delle autorità indipendenti, ammesso che non sia compreso nel novero delle amministrazioni prese in esame dall’Istat, si tratta comunque di poche centinaia di unità che non incidono certo in modo rilevante sul totale.
    La verità è che, grazie all’ideologia ordoliberista dominante, di cui Cassese è uno dei più anziani e illustri promotori, e grazie soprattutto alla rigorosa applicazione dei diktat europei, il personale della nostra pubblica amministrazione è oggi numericamente inadeguato rispetto alle funzioni che dovrebbe assolvere e sconta un invecchiamento sempre più evidente, inevitabile d’altronde stante il lunghissimo e perdurante blocco del turn over. Ma per Cassese (come per tutti gli altri editorialisti di ogni testata), l’idea che qualche migliaio di giovani possa vincere un concorso e iniziare a lavorare nel settore pubblico, magari con uno stipendio dignitoso, invece che servire hamburger a 5 euro l’ora, è più o meno una bestemmia.
    (Ricordo che, secondo i dati ufficiali presentati al Forum p.a. del 2017, l'età media dei lavoratori pubblici italiani al 2015 era di 50,02 anni, e che in Italia ci sono 5,5 impiegati pubblici ogni 100 residenti, in Germania 5,7, in Spagna 6,4, nel Regno Unito 7,9).

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per la verità, tali dipendenti sono, almeno in parte (difficile dire quanto) retribuiti con soldi pubblici (almeno se sono società a totale partecipazione pubblica e siano in perdita di bilancio rispetto ai ricavi per le prestazioni rese: ma solo in quest'ultima ipotesi).

      Il punto è che intanto sono LEGITTIMAMENTE fuori dal perimetro dei pubblici dipendenti in quanto tali società ritraggano dal mercato almeno il 50,1% dei loro ricavi (e spesso sono dei bancomat, per azionisti pubblici e, specialmente, privati).

      Ma detto questo, il punto è che tale regola di "perimetrazione" è L€uropea, sicché vale, in proporzione, per tutti gli Stati-membri.

      Rammento solo che la Germania ha galassie di società pubbliche extraperimetro della cui vastità (come riportato in un vecchio post) i tedeschi stessi si preoccupano e, in più, assimilano a questa "esclusione" l'intero novero degli addetti al servizio sanitario nazionale.
      E non parliamo di Francia e Spagna ("purché se magna"...qui ci vuole).

      Perciò, il ri-calcolo di Cassese è semplicemente frutto di un errore di...diritto (L'€uropeo per di più).

      A parità di regole applicate la differenza "in minus" rispetto agi altri paesi comparabili, quindi, sussiste e non è seriamente negabile.

      Basta scartabellarsi i dati Eurostat (che sono un imponente conferma del sottodimensionamento degli organici p.a di Italia e...Grecia: sarà un caso?), invece di fare affermazioni poco...meditate e unidirezionali.

      Elimina
    2. Dimenticavo: i dipendenti delle autorità indipendenti SONO INCLUSI nel conteggio. Solo che il loro status è che le regole generali dettate per il resto, valgono come "principi" con recepimento "autonomo" da parte dei loro vertici. Ma NEL NUMERO SONO CALCOLATI.

      Elimina
    3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

      Elimina
    4. Lasciamo stare il Cassese, e facciamo una semplice riflessione, rifuggendo il particolare per venir a godere di più ampie vedute.

      La generazione della terza età intellettuale.

      Parliamone.

      La generazione dei falliti.

      Quelli che non sono stati in grado di impedire che non venissero spazzati via due secoli di lotta giacobina, socialista e democratica.

      Quella che pone il proprio mito fondativo nel Sessantotto o che si rifà da sempre ad una posizione "anticomunista" a prescindere.

      I tanti piccoli Gorbachev e Eltsin che hanno impestato i nostri partiti politici non hanno mai avuto una minima resistenza intellettuale dal mondo della cultura, accademica e non.

      In Italia e in tutto il resto del pianeta.

      Ragli inutili per poi trovarsi imbarazzati nel supportar, magari, il medesimo Eltsin "de sinistra" che fa strame di lavoratori e democrazia: BBerluscooooniiii.

      Che analisi.

      Vesti stracciate delle streghe che son tornate; maschi tremate.

      E la scuola di Francoforte? e gli intellettualoni occhialuti che propugnavano il marxismo finanziati dalla CIA? senza rendersi manco conto del motivo?

      E Preve che si incavola con Eco perché, insieme ai suoi "compagni" nichilisti « inquina i pozzi », e che poi suggerisce a Fusaro che la critica all'economia politica di Marx è il suo lavoro meno importante? Capito « piccolo borghesi sovranisti? »

      (Azzarà e Losurdo credo siano il meglio della "sinistra" in Italia... bè... con gli strumenti cognitivi che si forniscono in questi spazi si comprende, leggendo quell'intervista, come mai c'è chi pensa che i Wu Ming facciano della "controcultura")

      La cultura.

      Lì si è persa una guerra e, da lì, è necessario ripartire.

      Avere liberisti paretiani che dovrebbero difendere una Carta antiliberista e, quindi, antifascista, è davvero eloquente.

      Generazione senza santi né eroi. (cit.)

      Sono solo loro... (semi-cit.)



      (Tutto santini ed eroina culturale... semi-semi-cit.)

      Elimina
    5. Comunque sono incazzato: Azzarà 2017:

      « Più leggo in giro più me ne convinco: né quelli che sono assolutamente certi che sarebbe meglio uscire dall’euro, né quelli che vogliono rimanere ad ogni costo – parlo degli esperti di queste faccende, non degli sprovveduti dei social network – hanno in realtà la più pallida idea delle conseguenze dell’una e dell’altra scelta, sul breve, medio e lungo periodo. »

      Per chiarire il livello.

      Capito cosa è l'hegelo-marxismo?

      Marx, che ha passato gli anni a studiare economia politica, direbbe: "la differenza tra l'hegelo-marxismo e il mio Pensiero è lo stesso che corre tra l'onanismo è l'amore sessuale".

      Non c'è niente. Non c'è nessuno.

      Elimina
    6. Invece un fondo irriducibile di verità c'è in quello che dice (paradigmatico di ciò che assume non solo sull'euro ma su tutte le questioni che affronta): LUI non ha la più pallida idea delle conseguenze dell’una e dell’altra scelta, sul breve, medio e lungo periodo.

      Ma perché poi dovremmo tornare sulla sfera di competenze (macroeconomiche e giuridico-costituzionali) dei "giovani" filosofi che si occupano di scienze sociali?

      Mi pare francamente gli si attribuisca un eccesso di legittimazione - e di rilevanza- che non merita una perdita di tempo nella sfera fenomenologica.
      E' molto più utile, pragmaticamente, occuparsi di Cassese, poiché non è la categorizzazione teorica dei vari attori sociali che ci interessa, ma la dialettica concreta della comunicazione e cioè dell'esercizio del potere all'interno di questa struttura. Che ben sappiamo come si autodefinisce, che Losurdo lo afferri o meno, ESSI si autodefiniscono in modo veritiero e coerente con la loro prassi tangibile!
      Ergo: l'analisi critica va fatta sulla struttura, cioè sull'esercizio del potere che si manifesta come autoconsolidamento: perché è già prassi di restaurazione della democrazia.

      Poi i "filosofi" (politici o morali: la distinzione, lo sai bene, è del tutto oziosa, in un ordinamento capitalista neo-liberale quasi "puro") continuassero a dire ciò che vogliono: il loro dire serve ad alimentare un mestiere che, peraltro, ha senso ormai solo come sovrastruttura di conservazione dell'assetto di potere.

      Liberiamo noi stessi; forse libereremo pure loro (e il loro ostentato "non avere idea"), in soldoni.

      Elimina
    7. E questa roba qui, vi sembra più innocente?

      Quando si arriva al punto che i professori - pur di tapparsi gli occhi e le orecchie di fronte a quanto sta accadendo - addirittura utilizzano C. Mortati per legittimare misure che sarebbero palesemente incostituzionali, ti rendi veramente conto dello stato di abbandono in cui versa la legalità costituzionale.

      E non voglio aggiungere altro

      Elimina
  13. Infatti, vale per le autorità indipendenti lo stesso principio applicato al personale degli organi costituzionali, i quali in virtù della loro autonomia/autodichia recepiscono con propri atti interni i principi normativi generali. Anche questo personale - peraltro a sua volta in calo constante da almeno 15 anni - è comunque espressamente compreso nel calcolo dell'Istat. Quanto al sottodimensionamento del personale pubblico italiano, solo l'ideologia neoliberista e/o la perfetta malafede dei nostri editorialisti possono contestarla. In realtà, come qui si è spiegato più volte, per Essi il malfunzionamento e l'inefficienza della macchina amministrativa sono obiettivi da perseguire, per poi invocare nuovi tagli e privatizzazioni...

    RispondiElimina
  14. @luca cellai
    Ti ringrazio per la segnalazione del film, appena posso...

    @ Bazaar, ho letto l'intervista a Stefano Azzará...non mi intendo di hegelo-marxismo ma credo di aver compreso il motivo della tua rabbia, con riferimento, credo, a tutta la seconda metá dell'intervista..

    Su Fusaro...lessi appena uscito "Bentornato Marx" in cui si dice, senza nemmeno indicarne fonti, che le teorie del Moro non reggono perché non spiegano i prezzi e la caduta del saggio...non si è verificata. Le solite due convenzioni dei manuali e degli unicorridoi
    ...Bompiani e Feltrinelli sanno che con le ospitate televisive qualcosa si vende
    ...è un bravo ragazzo alla fine. Almeno indirettamente può stimolare alla lettura dei testi e non pretende di "innovare" la fonte come hanno fatto i negriani 'neo-globalizzando' praticamente tutti i collettivi universitari "disobbedienti-actionendi-esc(h)endi" e residui di militanze nella sinistra "radicale"pre-arcobaleno.

    Io ho scoperto Gramsci da ragazzino perché ne trovai fotografata la copertina di un testo in un libretto di un cd dei 'rage against the machine', formazione rap-metal (USA), mentre Vasco, senza santi né eroi appunto, stava con Pannella.

    Quelli della terza etá intellettuale...non ho le competenze e l'esperienza per criticarli...posso solo dire che NON hanno comunicato con chi è 'venuto dopo' la cui 'formazione dell'uomo' è stata completamente rimessa al caso...del mercato...pure discografico.

    (Ma...niente niente..Bazaar, Orizzonte, Arturo, Maimone (e tutta la comunitá di Orizzonte48...state mica scrivendo i due Libri del Capitale che Marx non fece in tempo a scrivere...quello sul "commercio estero" e quello sullo "Stato"...completando il piano dei dell'opera ?:):))

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Come sempre, la mia è una piccola provocazione che, come sempre, si basa su un'analisi fenomenologica che vorrebbe essere uno spunto di riflessione e, magari, produrre il riscontro empirico di "qualche" filologo che può fornire materiale per un'analisi comparativa.

      Ora: Azzarà è uno dei maggiori intellettuali della "sinistra" e, salvo smentita, pare abbia delle posizioni "critiche" indipendentemente da interessi politici materiali.

      Bene.

      Premettiamo: abbiamo un notissimo costituzionalista esperto di una costituzione fondata sul lavoro - QUINDI "socialista" - che produce su vari media "analisi" "neoliberali".

      Poi ricerchi cosa pensano i maggiori hegelo-marxisti sull'europeismo e... trovi il kritiko Azzarà. Che dice: « come ha dimostrato Vladimiro Giacché, è in contraddizione con quell'equilibrio relativo dei rapporti di forza definito dalla Costituzione italiana, la quale è a sua volta un vero e proprio monumento alla lotta delle classi subalterne in Italia. »

      1 - se ha letto Giacché sa che queste conclusioni si evincono da "Euro e (o?) democrazia costituzionale" da cui il lavoro di Giacché è espressamente tratto.

      2 - come mai cita Giacché e non l'autore primo che ha denunciato e denuncia l'incompatibilità tra trattati e Costituzione?

      3 - come è possibile che un intellettuale che si rifà al marxismo non conosca la mole sterminata di dati, analisi ed autori che da più di 7 anni sono fatte conoscere (quasi) "mainstream" da Alberto Bagnai?

      Questo solo per iniziare.

      Provo a darti una risposta: per settarismo. Niente di più lontano dal pensiero e dalla prassi marxiana.

      Giacché è noto tra i "marxisti" "de sinistra".

      Qui non si è "marxisti", perché qui Marx lo capiamo e, soprattutto, lo usiamo.

      Leggi questi autori di sterminata erudizione come Azzarà, ma non trovi... soluzioni. Vie teoriche propedeutiche alla prassi.

      Ma cosa nasce da una erudizione che non produce... una sintesi pratica? Il nulla.

      Possiamo chiamare il nulla - nihil - Cultura?

      Elimina
    2. Ora: gli "hegelo-marxiani" sono filosofi "a metà": per qualche strano motivo, a differenza di Marx, non (si sporcano le mani con?) studiano le scienze sociali. Chi ha deciso che la filosofia è altro dalla scienza? chi ha deciso che il metodo scientifico e l'empiria non sono direttamente e inseparabilmente collegati? Ma di che "materialismo storico" parlano Losurdo ed Azzarà che con il "materiale", con "l'esperienza", non hanno a che fare?

      Perché Marx, Lenin o la Luxemburg - che "qualcosa" in vita loro hanno ottenuto - studiavano diritto ed economia, mentre costoro no? Non si occupino di politica. Perché la politica è prassi. È sporcarsi le mani con i dati, con le teorie ed i paradigmi scientifici per poter poi concretamente misurare dei risultati (cfr. Lenin)

      Infatti non sa definire concretamente "essere di sinistra": come fai a sapere se una politica economica è a favore o meno del lavoro se non conosci la scienza economica? se non conosci Keynes? se non conosci... Marx...? (che ha passato gran parte della sua vita politica ad occuparsi di immigrazione)

      Questi intellettuali sono subalterni al capitale perché non fanno altro che un'opera di "sussidiarietà" culturale.

      Sono quelli che Bagnai definisce i "pretini della sinistra": missionari funzionali al consolidamento dell'oppressione di regime.

      Infatti, come i missionari cattolici o i gesuiti, cosa fanno?

      Moralismo.

      Poi, dopo aver fatto l'elogio de "l'universalismo di sinistra", si professa... "mondialista":

      « Chi respinge tout court la “globalizzazione” con una negazione indeterminata, allora, respinge non solo i suoi effetti negativi come la concorrenza crescente e l’impauperimento di massa ma anche quelli positivi, anche la “mondializzazione”, anche la costruzione del genere. Rimuovendo tra l’altro il ruolo delle classi dominanti all’Interno degli Stati nazionali: in nome di una comunità compatta e organica che non esiste da nessuna parte, respinge in realtà un grandioso processo rivoluzionario che riguarda il mondo ex coloniale. » [???]

      La "siniftva".

      Cosmopoliti piccolo borghesi che si fan chiamare "marxisti" e che si fanno il sito web con dominio in riferimento al "materialismo storico"...

      La critica alla "terza età intellettuale" in blocco vuole stimolare la riscoperta di tutta la storia del Pensiero e, per farlo, vanno sradicati dalle fondamenta i (non)lasciti culturali dei perdenti della guerra fredda. Nipotini kritici inclusi.

      Capito perché le conclusioni sono così disgraziate?

      Perché Marx non era un hegelo-marziano.


      @Quarantotto

      Lo si fa per stimolare il pensiero critico con la fenomenologia...

      Elimina
    3. Bazaar, deduco (senza essere troppo egocentrico) che tutto il resto della risposta a Luca Junior era (anche) diretta a me (suocera :-)...).
      Ti capisco; e ti avevo capito anche prima...Per questo ti voglio bene.

      PS: ma l'irrilevanza dei de cuius permane. Politicamente (ha scelto argomenti ingestibili rispetto al core della lotta mediatica) e scientificamente (ha semplicemente scelto una disciplina inconferente al tema, per il suo metodo ed oggetto). Il difetto delle "risorse culturali" non è un fatto di titoli universitari nel mondo della specializzazione: anche un medico (di sinistra) può essere un professore. E esprimere la sua opinione. Per carità: ma non potrà, tranne studi mirati nelle scienze sociali, avere rilevanza e attendibilità "ex se".

      Elimina
    4. @Bazaar...condivido tutto, giá dal tuo commento riportato da Luca sant su Losurdo e Preve. Io intendevo solo dire che il fallimento di quella generazione è in parte responsabile del (ben più grave) disorientamento della mia. Losurdo e Azzará sono consapevoli di quello che dici e la cosa grave è che non l'hanno ammesso nell'associazionismo in cui hanno militato...dovevano rivolgersi ai giovani e indicargli di studiare le "econometrie" e le "ingegnerie istituzionali"...e si affidano ad 'altri'. Giacchè la pensa probabilmente come te e lavora in banca. Eh sì...ad avercene! Orizzonte la pensa come te e ha fondato un blog che risponde a tutte le caratteristiche di un partito rivoluzionario. Non credo abbia precedenti. È la PRASSI che qui ha fatto e fa la differenza ed è il primo blog che seguo e su cui intervengo anche se ancora ci metto tre giorni per leggere un post, link, commenti...i tuoi, tra l'altro, sono quelli che ci piacciono di più.

      Se nella prossima vita studierò l'economia lo dovrò esclusivamente a Marx e 48 ...contano gli STIMOLI... lo stimolo...così come lo scopo non è il 3co.2 ma moooolto di più...

      Elimina
  15. In appoggio al clima del post mi permetto di citare questo breve estratto paretiano:

    "Non volendosi dare la pena di studiare l'economia politica, temendo di trovarvi la condanna del proprio operato, la classe di governo nega che esistano leggi naturali della produzione e della distribuzione della ricchezza. Essa cerca di persuadere la gente che lo Stato può tutto, e quando comincia a diffondersi la convinzione che questo medesimo stato possa assicurare salari elevati agli operai, distruggere gli effetti funesti del vizio e dell'ignoranza, e fare regnare ovunque la felicità e il benessere, essa se ne meraviglia e se ne indigna come di un'eresia." (in Paggi e d'Angelillo, "I Comunisti italiani e il riformismo")

    E' una citazione del 1887, ma mi pare evidente che l'esprit einaudiano che ha monopolizzato la cultura (?) economica italiana del XX secolo trovi in Pareto- uno dei primi senatori del Regno nominati dal cavalier Mussolini- un teoreta fondamentale.

    Il libro di Paggi (essenziale) lo si trova qui http://docenti.unisi.it/sergiocesaratto/wp-content/uploads/sites/26/2016/02/Paggi-I-comunisti-italiani-e-il-riformismo.pdf

    RispondiElimina
  16. Non v'è dubbio che molti di quelli che si autodefiniscono sovranisti siano in realtà identitaristi che parlano di tutto tranne che del conflitto di classe; che vogliono riscoprire le nostre vecchie e buone tradizioni cattofasciste, dicendoci che sono state queste, e non la nostra Costituzione, ad avere portato benessere e sviluppo in Italia; che invitano i consumatori a comprare italiano e costoso (perchè pensano che le differenze di classe, e quindi di potere d'acquisto, non esistano, basta fare le scelte giuste, ci dicono, e tutti se lo possono permettere); che invitano i minions a non uscire dall'Italia per nessunissimo motivo ed ad amare le nostre tradizioni (perchè loro, da borghesi, in Italia ci stanno sempre bene); che loro all'estero ci vanno solo per fare cose molto, molto utili (pomposi convegni o concerti in cattedrali), con aerei Alitalia, e non a bighellonare con Ryanair facendo cose inutili e cheap; e allora, cazzo, dopo 10 anni che non faccio una vacanza da nessuna parte prenderò un Flixbus a 5 euro o un Italotreno con lo sconto del 50% e mi andrò a fare un bel segone davanti alla fontana di Trevi e griderò a squarciagola che non vi è paese più bello al mondo che l'Italia borghese, e dopo mi andrò a comprare qualcosa da mangiare in qualche discount, oppure rovisterò in qualche bidone della spazzatura e magari ci troverò qualche avanzo non CHEAP proveniente da qualche ristorante per borghesi rinomato (QUELLI FREQUENTATI DAI BORGHESI ORGANIZZATORI DI "UTILI" CONVEGNI CHE NON AMANO LE COSE CHEAP, PER INTENDERCI, E CHE LOTTANO INSIEME A NOI). E' chiaro che se sono un pezzente disoccupato non avrò cose molto utili da fare nemmeno restando in Italia, tranne rovistare nei cassonetti.
    Però se desidero scoprire bellezze paesaggistiche, architettoniche e storiche in giro per l'Europa, (non Leuropa) sono un ANTI-ITALIANO che all'estero ci vuole andare solo per fuggire dalle responsabilità di mamma e papà.
    Poi...la lotta contro i "migranti" di molti sovranisti è per lo più una questione borghese che ha a che fare con i costumi e le tradizioni (come andare a messa in Chiesa alla domenica piuttosto che in Moschea, oppure il bikini opposto al burka), oppure si riduce ad una semplice questione di sicurezza (insidiano le nostre mogli!! Vogliono rubare nelle nostre ville al mare!!), invece di essere inquadrata nella sua essenza di Instrumentum regni dei capitalisti e dei rentiers, volto al dominio di classe e al divide et impera, o con l'esercito industriale di riserva.

    RispondiElimina
  17. Il concetto di lotta nazionale che la vera tradizione comunista e socialista ha portato avanti (e che i comunisti di mia nonna si sono dimenticati) era diametralmente opposto a queste lotte identitariste o securitarie borghesi: l'unità nazionale del popolo era sempre in funzione anticapitalista, per il superamento della società classista, per la piena sovranità popolare, per l'interesse collettivo, per la dignità del lavoro, con lo sguardo rivolto ad un futuro di solidarietà tra i popoli delle altre nazioni, europee, africane, americane, impegnati anch'essi, all'interno della proprie nazioni, nella lotta di liberazione dal giogo capitalista. Il sovranismo identitarista che vorrebbero certuni invece non mi pare altro che la nostalgia di un Pinochet; e noi lo sappiamo che tra un Pinochet nazionale e Leuropa internazionale non vi è poi molta differenza.
    E poi anche basta nel dare la colpa solo alla Germania, mi sono rotto le palle; Matteo Rinaldi se n'è già reso conto; non posso incolpare un paese al quale ho prima regalato il coltello con il quale adesso vengo sgozzato; è chiaro?
    "Bisogna avere il coraggio di scendere dal livello di civiltà in cui si era" SONO LE PAROLE DI UN ITALIANO OPPURE DELLA MERKEL??
    Noi Leuropa ce l'abbiamo SEMPRE AVUTA DENTRO prima che arrivasse dall'estero; PERCHÉ L'ITALIA È DIVISA IN CLASSI, COME DEL RESTO GLI ALTRI PAESI; QUINDI LA LOTTA NAZIONALE È PRIMA DI TUTTO UNA LOTTA NAZIONALE CONTRO LE PROPRIE CLASSI DIRIGENTI E CONTRO I CAPITALISTI E I RENTIERS CHE LE MANOVRANO, CAPITALISTI E RENTIERS in alleanza con le classi dominanti straniere; tutte le altre stronzate catto-fascio-identitariste non mi interessano, come non mi interessa chi mi afferma che le spiagge italiane (che nella mia zona sono per lo più ombrellificate e privatizzate a tutto vantaggio dei turisti danarosi) siano più belle delle spiagge pubbliche e libere in altri paesi.
    E anche basta con l'esaltazione del modello delle piccole-medio imprese italiane; ma perché non si esalta MAI E POI MAI IL MODELLO DI GRANDE IMPRESA PUBBLICA, sulle spalle della quale le piccole medio-imprese italiane hanno campato per decenni?
    Perché forse, dopo l'uscita dall'euro, che prima o poi avverrà, perché nulla è eterno, si vuole dare a intendere ai mionios che il modello vincente sono solo le piccole e medio imprese italiane senza alcuna GRANDE IMPRESA PUBBLICA ALLE SPALLE? Che la ricerca e l'innovazione la fanno solo gli artigiani e le fornaie nelle loro botteghe PRIVATE in competizione le une con le altre per accaparrasi i consumatori???
    Come quelli che mi vengono a raccontare che l'iphone è stata un'opera solitaria di Steve Jobs chiuso nel suo garage...nella sua piccola impresa...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ottimo e "vibrante" riassunto dei temi del blog.
      E ottimo "rientro"... :-)

      Elimina
  18. Riprendendo questo periodo: "producendo delle fasi cicliche sia dal punto di vista strettamente economico (rilevate con la crescita e l'andamento di occupazione, consumi e, soprattutto, investimenti), che, cosa ben più importante per il cittadino comune, sul piano dell'assetto politico-istituzionale" mi sorge un dubbio, quando lungo gli ultimi due secoli le crisi originate dalla finanza consentono a quest'ultima di espropriare le proprietà private dei singoli, case, terreni, aziende e altri importanti titoli di proprietà, o letteralmente derubando gli stati nazionali delle proprietà sui giacimenti minerari, sulle risorse idriche, ittiche e quant'altro contribuisca a creare riccheza ad uno stato ed alla sua cittadinanza, viene minato così alla radice persino il diritto alla proprietà privata, nel caso del singolo attore economico, ed alla proprietà collettiva, nominalmente appartenente alla sovranità popolare, anche questo è un esito dal forte impatto giuridico, perchè si crea a livello sia nazionale che internazionale un vulnus al concetto stesso di proprietà, cioè proprio sul punto su cui si basa ogni attività economica, da cui cessa ogni possibilità in concreto di esercitare attività economiche che possono, costruendo ad arte crisi puntuali, cessare di essere garantite da un ordine giuridico universalmente riconosciuto, anche da chi calpesta così il diritto fondamentale che rende possibili produzioni e scambi ad ogni livello, diritto che se viene leso ai signori produttori di crisi cicliche, ma artificiali, viene allora rivendicato come sacrosanto e difendibile a qualsiasi costo, con ogni mezzo necessario.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti non frega nulla a nessuno della "proprietà privata". O della "Idea" di proprietà come direbbe probabilmente Croce.

      Così come non frega a nessun mercatista e finanziere della Libertà.

      Sono tutti liberali e, INFATTI, amano la schiavitù.

      Il liberalismo, come dice Schmitt, è religione del privato.

      La proprietà privata, che per Schmitt risale all'atto originario di occupazione della terra, "libera" o "liberata", è un potere originario, di carattere strutturale.

      Nel Manifesto Marx ricorda che, poiché il 99% delle persone non possiede niente, è evidente che chi raglia di libertà e difesa della proprietà, si riferisce alla sua.

      Non alla mia o alla tua. O a quella del demanio. Che, come giustamente affermi, il capitalismo predatorio, non vede l'ora di.... "privarcela".

      Elimina