giovedì 21 marzo 2013

IL "TIMIDO" RITORNO A KEYNES DELLA FED

Diciamo subito che questo post è meglio comprensibile per chi si sia (almeno) letto il post sulla dottrina delle banche centrali indipendenti nonchè quello sul sindacato di costituzionalità delle leggi in materia finanziaria.
Sulla scorta di queste premesse ci accingiamo a commentare l'articolo in prima pagina del Financial Times odierno, intitolato "Fed keeps its foot on the QE pedal" ("La Fed continua a tenere il piede sul pedale del quantitative easing", cioè dell'immissione di liquidità nel sistema economico USA...e, come abbiamo visto, non solo USA).
L'articolo parte da questo enunciato, relativo al terzo "round" di QE, ma avverte che si registra un "leggero" cambiamento di linguaggio per sottolineare i suoi "costs and risks".
Cerchiamo di capire perchè (visto che il FT si guarda bene dal dirlo con chiarezza).
La prosecuzione degli acquisti di "assets" (tendenzialmente treasury bond) per 85 miliardi di dollari al mese, insieme col mantenimento di bassi tassi di interesse, è infatti funzionale alla caduta della disoccupazione dal 7,7% al 6,5%.

Noi abbiamo visto come, nella teoria keynesiana la "curva" IS, cioè quella di trasformazione del risparmio in investimento, con conseguente espansione della produzione e quindi dell'occupazione, sia assunta come essenzialmente rigida: cioè abbassandosi il tasso di interesse aumenta la domanda di moneta (curva LM tendenzialmente elastica) ma non necessariamente si ottiene un aumento di investimenti e occupazione.
Per sbloccare questo fenomeno Keynes suggeriva la soluzione dell'intervento pubblico.
La Fed è, si dice, tutt'ora variamente legata a teorie monetaristiche (per le quali l'offerta di moneta in eccesso è causa dell'inflazione e quest'ultima determina solo variazioni nominali degli indicatori del PIL, allontanando il riequilibrio naturale del sistema, compreso quello del livello di occupazione di equilibrio) o neo-macroeconomiche-classiche/neo-keynesiane (per cui ciò che traina la crescita reale è l'equilibrio determinato da aspettative di bassa o comunque invariata inflazione e, al più, si ammette, in presenza di calo dell'inflazione il c.d. "effetto saldi reali" che stimola gli investimenti in funzione di una maggior effettiva disponibilità di valore monetario).
Ma ora, col suo  "leggero cambiamento di linguaggio", preannunzia di essere cosciente delle difficoltà di ottenere dei "progressi verso i suoi obiettivi economici" (cioè il predetto calo della disoccupazione) non a causa dell'inflazione, ma, (come "vagamente" riportato nell'articolo), proprio a causa della restrizione nella spesa pubblica!
Vediamo a cosa si riferisca la Fed e in che cornice previsionale.

Il suo Statement riassume "costs and benefits" della prosecuzione della politica monetaria espansiva: "il mercato del lavoro ha mostrato segni di miglioramento e il settore immobiliare si è ulteriormente rafforzato". Tanto che la Fed (per voce del suo Federal Open Market Commitee), "continua a vedere rischi in riduzione e abbandona", persino, "la precedente perplessità circa tensioni nel mercato finanziario globale, nonostante la situazione a Cipro".
Cioè la stima dell'impatto di tale crisi (regionale) pare riferita, implicitamente e con visibile diplomazia, a una questione politica "minore" tra UE (rectius Germania) e Russia. Quindi non attualmente preoccupante, dato che parrebbe ipotizzabile un chiarimento su cosa sia consentito fare e cosa no alla potenza occidentale europea egemone rispetto a quella europeo-orientale.

Quanto ai rischi, e qui viene il bello, il mancato accordo (c.d fiscal cliff) sul modo di realizzare il contenimento del deficit, tra Casa Bianca e Congresso, ha, com'è noto, impedito un programma di copertura del deficit con una rimodulazione della tassazione (a carico dei contribuenti più abbienti come avrebbe voluto Obama), portando a tagli nella spesa pubblica, indiscriminati e lineari: da ciò la Fed trae la valutazione di una "politica fiscale più restrittiva".
Trattato delle perdite dovute al calo del corso del dollaro innescate da tale "restrictive fiscal policy", in quanto influenti sui rendimenti dei bond, e ritenutele comunque "limitate", la Fed affronta poi la sua previsione di crescita 2013, tagliandola dal 2,7 al 2,6% (con una piccola riduzione anche per il 2014).
Ciononostante, la previsione sulla disoccupazione è positiva: essa "è caduta più velocemente del previsto. Ed infatti, si prevede un 7,4% alla fine del 2013, rispetto ad una originaria previsione al 7,6%" (Cioè in origine, si prevedeva che sarebbe bastata una inversione del trend negativo della disoccupazione, ancorchè segnato dalla sua pratica stabilità).
Ma perchè questo? Dobbiamo andare indietro alle politiche preannunziate e comunque varate da Obama nel 2012 (certamente anche in vista della rielezione).

In questo post di Flavio si era citato questo articolo, dove si diceva:
"American exports increased by $8.6 billion in December over the year-ago month, lifted by sales of industrial supplies, including a $1.2 billion rise from November in nonmonetary gold.
Reflecting the country’s current boom in oil and natural gas, petroleum exports rose by nearly $1 billion during the month to a record high.
A fall in petroleum purchases led overall imports to decline by $4.6 billion in December from the year-ago period. For the entire year, the country’s imports of crude oil fell to their lowest levels since 1997 in terms of volume.
Stocks prices on American exchanges rose as investors took note of the strong trade data, which included the United States figures as well as readings showing stronger exports and imports in China during January.
For all of 2012, the United States trade gap shrank by 3.5 percent, to $540.4 billion. Running trade deficits means the country loses dollars, which drags on the economy; rising exports reduce that effect."
Ebbene, al di là del boom di "oil and natural gas" (che certo non guasta), quello che colpisce è l'incremento delle "sales of industrial supplies", cioè il rafforzamento dei dati della bilancia commerciale, il cui deficit si contrae, grazie alla rinnovata fiducia degli investitori nel proprio sistema industriale.  
Ciò conferma, come vedete, l'elementare principio che se si innalza la produzione industriale e il conseguente export, si riduce l'effetto di perdita di liquidità a favore dell'estero.
Ma come si è realizzata questa ripresa della produzione e dell'export?
In una certa misura, indubbiamente, influisce il clima determinato dal QE (anche nei suoi precedenti 2010-2012, di politica di espansione della liquidità) e quindi, principalmente, il non rafforzamento del dollaro sul mercato dei cambi valutari, nonostante appunto la crescente offerta di moneta.
Da notare, poi, che sull'attuale QE-Fed, quest'ultima, tralasciando ogni traccia di monetarismo militante (alla Friedman) ci dice che si attende "una piccola variazione delle previsioni inflattive, con una crescita dei prezzi che rimarrà al di sotto dell'obiettivo di lungo periodo del 2% per il 2013, 2014 e il 2015".
Ma, per dipanare il vero "scenario" che sta guidando le previsioni e le stesse azioni della Fed, dobbiamo invece prendere atto che dietro alla crescita di produzione industriale e occupazione c'è la spesa pubblica (aggiuntiva) e quindi il moltiplicatore fiscale.
Questa verità alquanto semplice, e molto Keynesiana, non è enunciata con chiarezza nell'articolo del FT: però certamente data come presupposto della sua analisi dalla stessa Fed.

Dunque, a monte di tutto, c'è stato l'intervento della spesa pubblica, il c.d stimolo fiscale, come avevamo visto qui (sempre grazie alla accurata ricostruzione di Flavio):  
"Cifre invece a sei o nove zeri rappresentati dagli incentivi alle imprese, come quantifica il Sole24 ore...
Vale a dire: 80 miliardi di dollari ed “una rete di 1800 programmi gestiti da enti locali… mettendo a disposizione edifici, regalando servizi, pagando costi di qualificazione della manodopera e cancellando imposte locali” sono una delle “cause” del rimpatrio dall’estero delle aziende americane delocalizzate negli ultimi decenni. come illustra la seguente mappa, attirate da ben 18miliardi di tagli alle tasse sul reddito e 52 miliardi di riduzione delle tasse sulle vendite.
Numeri impressionanti: sgravi fiscali trentennali alla Nike in Oregon, 22milioni a Twitter da San Francisco, 1,77 miliardi da vari stati alla GM, 381 milioni la General Electric, 338 la Boeing, 200 milioni la Caterpillar."
Insomma, in conclusione anche nell'ex tempio della politica monetaria si comprende che quest'ultima non basta...e che tantomeno essa debba essere solo attenta alla variazione dell'offerta di moneta per prevenire l'inflazione, che come abbiamo visto rimane alquanto "fredda".
Piuttosto: la curva IS è veramente "rigida" come diceva Keynes e non c'è modo di attivare investimenti spontanei, e quindi trends di crescita industriale e occupazionale basandosi solo sulla politica monetaria "credibile" (cioè finalizzata solo a controllare l'inflazione e a lasciar agire le "aspettative razionali", come si crede ancor oggi a Bundesbank...che poi è la BCE...o viceversa).
Ovviamente, l'intervento pubblico nel rilancio dell'economia è spesa pubblica. E' occupazione. E' anche crescita delle esportazioni.
Certo la politica monetaria espansiva aiuta, abbassando i tassi di interesse, ma la stessa Fed sa come stanno veramente le cose.
E non è certo l'indipendenza della Banca centrale a venire in gioco.
Al contrario, è proprio la sua cooperazione col governo nel fare ciò che è esattamente e dogmaticamente avversato in Europa: emettere nuova liquidità per acquistare i titoli del debito pubblico corrispondenti al deficit aggiuntivo determinato dalla stessa spesa pubblica.
E' proprio questo che consente di avere positivi effetti sull'occupazione: non certo il riequilibrio "naturale" delle politiche monetarie restrittive "credibili" in funzione antiinflattiva.
Ma è sempre per questo che la Fed mostra un linguaggio prudenziale "nuovo" rispetto agli effetti del QE: è consapevole che sarà tanto più efficace quanto più esso potrà accompagnare una politica di spesa espansiva e non restrittiva.
I fatti, as always, danno ragione a Keynes.
Mentre invece Monti, Draghi e Weidmann hanno, contro le loro teorie, il peso dei risultati negativi: ostinatamente negativi.

21 commenti:

  1. Solo per avvalorare le tesi qui sopra esposte:
    - Usa dal 2020 diventeranno i più grandi produttori di petrolio al mondo
    - gli USA punteranno ad essere quasi un price maker del greggio all'estero, mentre per il mercato interno puntano ad eliminarlo virando sull'auto verde ed il gas (via fracking) grazie ai miliardi concessi alla ricerca.
    - nel frattempo la Lockheed Martin il colosso della Difesa americana (quella dei cacciabombardieri F-35 per capirci) trova il modo di trasformare acqua salata in acqua dolce grazie al grafene
    - da dove provengono le tre aziende più grandi produttrici di grafene al mondo? USA. Dove si usa il grafene?
    “Nissan Motors, per esempio, ha sviluppato un dispositivo che permetterebbe di immagazzinare grandi quantità di idrogeno da sfruttare come carburante in automobili con celle a combustibile. Come? Il principio è semplice: costruire contenitori a base di grafene, la cui bassissima permeabilità permetterebbe di confinare in modo efficace l'idrogeno, risolvendo quindi uno dei principali problemi che assillano i progettisti di automobili ibride, quelle cioè non alimentate esclusivamente con carburanti fossili. La Princeton University e il Department of Energy, tra gli altri, hanno esaminato un altro campo di applicazione interessante: i materiali compositi, in cui il grafene sarebbe il comprimario, portando in dote le sue straordinarie proprietà meccaniche da unire alle caratteristiche di altri materiali. Una prospettiva interessante soprattutto per l'industria aerospaziale e aeronautica.

    Un'altra caratteristica del grafene, la grandissima trasparenza, promette bene per impieghi nella tecnologia del fotovoltaico e per applicazioni più popolari come i touch screen, dove può sostituire il composto a base di indio attualmente usato, che ha il problema di essere fragile e costoso. Altro esempio: Graphene Energy, spin off dell'Università del Texas ad Austin, sta compiendo ricerche nel campo degli accumulatori di carica, ovvero di dispositivi che permettono di immagazzinare grandi quantità di energia in modo molto più efficiente rispetto alle prestazioni permesse dalle tecnologie attuali. In altre parole, il grafene promette pile con capacità mai viste.”
    Ecco cosa ci stanno facendo perdere Draghi & Co...il futuro...che si fa solo con la ricerca...

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    1. Quando una politica economica si riduce alla privatizzazione del settore pubblico e alla riduzione della spesa pubblica per favorire oltretutto un assetto finanziario dell'azionariato, (lasciando al più a una nazione la industria esportatrice di prodotti ad alto valore unitario ed aggiunto), l'impasse della IRS è scontata.
      Persino i settori privatizzati ormai vedono l'innovazione tecnologica ridotta al minimo: con innovazioni che sarebbero state comunque introdotte anche dalla proprietà pubblica e forse anche di più. Come ricaduta di una ricerca teorica e applicata consentita ad un settore pubblico non ridotto intenzionalmente al lumicino.
      E notare che l'IRS incide proprio sulle tecnologie dell'energia e della sostenibilità ambientale e presuppone una crescita guidata e programmata dal pubblico, come dimostrano USA e pure Cina.
      Smentendo ogni possibile correlazione tra sostenibilità ambientale (tecnologicamente avanzata) e decrescita (che non consente la costituzione del risparmio per effettuare ricerca e innovare applicazioni e impianti)

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    2. E anche: a rigore un ulteriore effetto della dottrina della BC indipendente allo stato "puro". Incapace di concepire altro che non sia la stabilità finanziaria, cioè la protezione della solvibilità dei soggetti bancari nei reciproci rapporti. Sacrificando, anche dall'orizzonte culturale di un'epoca (ormai trentennale), ogni altro valore di sviluppo.

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    3. Il decrescismo spicciolo non si rende conto che la via che vorrebbe intraprendere porta dritta all'insostenibilità ambientale (meno spesa pubblica=meno risparmio=meno investimenti=meno tecnologie innovative)...Draghi & Co. pensano solo all'inflazione, basta guardare il sito della BCE!! Ma non possiamo biasimarli...sono banchieri!! La paura dell'inflazione per loro è cronica, nonostante il processo di deleveraging in Usa ed UEM spinga verso opposte visioni . Cosa potremmo fare (come Governo di salute pubblica)? Si potrebbe partire da queste considerazioni espresse da Giacchè .

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    4. Per raggiungere gli obiettivi indicati da Giacchè basterebbe tornare alla legge bancaria del 1936.
      Uu governo di dalute pubblica dovrebbe invece ripristinare una ben più ampia serie di leggi (precisando la sottoposizione di bankitalia all'indirizzo governativo, delineata nella l.dl 1936, ma mai ben applicata; ripristinando i controlli preventivi di legittimità sulla p.a.a e specialmente su regioni ed enti locali; ritornando alla gestione pubblica delle imprese strategiche specie nei settori tecnologici; ripristinando la disciplina del lavoro precedente alle flessibilizzazioni; reintroducendo le aziende pubbliche di gestione dei ss.pp....ma insomma basta fare il contrario di ciò che ha voluto l'europa).
      Sai Flavio, ti confesso che mi sono quasi stancato di dire queste cose: non credo che nulla potrà essere fatto. Non ci sarà modo di salvare l'Italia e in fondo questo è quello che tutti, senza capirlo, hanno voluto. Amen

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    5. @Flavio
      Se gli eventi volgessero al meglio, nel modo che qui tutti speriamo, una politica di investimenti sulla ricerca (credibile perchè stabilmente finanziata) potrebbe incentivare anche il rientro di tanti ricercatori italiani, che magari in queste cose ci sono dentro ora, ma all'estero.

      E' un po' utopico, lo sò, ma lasciatemelo scrivere lo stesso. Ho bisogno di sperare in qualcosa di positivo per questo Paese, che a leggere i commenti scritti qua sotto mi deprimo :-)

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    6. Meno male che ti rendi conto che sia un pò utopico. :-) Tanto più che la figura del ricercatore è praticamente abolita in favore di nuove forme di precariato.

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    7. E' completamente utopico!
      Fra l'altro il pensiero di tentare la carriera da ricercatore l'ho accarezzato, ma non sono compatibile col "baronato" universitario. Non oso pensare come sia ora, che i meccanismi sono sempre quelli, ma l'esito del percorso è molto più incerto :(

      Ahi serva Italia, di dolore ostello,
      nave sanza nocchiere in gran tempesta,
      non donna di province, ma bordello!

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  2. a me sono 4-5 anni che mi ronzano queste parole di D' Alema nelle orrecchie:
    "la storia ci insegna che gli USA escono da queste crisi da sinistra, l' Europa da destra".

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    1. Caro Marco, se vedi la risposta appena data a Flavio potrai comprendere come ci sia ben poco ancora da analizzare. D'Alema esiste; Amato pure; il M5S è quello che è. Sinistra, destra, Gaber, le dispute culturali incentrate sul politically correct in contrapposizione a B.. Ma dai, di che stiamo parlando ancora?
      Forse dovrò rivedere l'ipotesi frattalica. E' troppo ottimistica: qua ci stiamo approssimando a un nuovo XVIII secolo per l'Italia: smembramento, Chiesa volta alla moralizzazione di facciata (dopo Giordano Bruno e Galilei), arte defunta, Arcadia e dominazione straniera.

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    2. in che senso un'Italia "smembrata"???

      PS: in base alla tua esperienza quindi pensi che nel resto d'Europa ci sia possibilità di rinascita? di sottrarre il continente al dominio incontrastato dell'oligarchia finanziaria? c'è una maggior consapevolezza?

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    3. Luca, stiamo parlando dello sgomento provocato da eventi, nazionali, che sono sotto gli occhi di tutti. E credo che non abbiamo ancora visto niente della deriva isterica, demagogica che, questa volta (a differenza del tecnicismo) circonderà l'escalation di austerity espansiva: considera che austerity è considerata la sola imposizione fiscale non il taglio delle spese, visto come virtuoso: un miglioramento moralizzatore.
      "Smembrata" (dagli stranieri)l'Italia lo fu politicamente e territorialmente nel XVII-XVIII sec.; ora è la volta della proprietà nazionale delle industrie nonchè bancario-assicurativa

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    4. Rispondono allora al vero le mie supposizioni. Più che da 1943, l'aria che tira è da 1922-25 (quella che Paladin chiama la fase "pseudo parlamentare" con cui il regime fascista cominciò la de-democratizzazione dello Stato)...

      Mala tempora......

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  3. Questo messaggio di Flavio è superlativo per la sua sintesi ed incisività. Avrebbe dovute essere un post a se stante. Voto per promuoverlo a tale.

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    1. ma lui lo sa che può mandarmi tutti i post che vuole quando vuole...Credo che anche lui abbia molto da fare in certi momenti.
      E comunque magari lo farò.

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  4. Un articolo di grande spessore, che mi fa rimanere ancora più sbigottito di fronte al teatrino dei tagli inscenato dalla politica italiana. Ha ragione 48, l'Italia è finita, e non c'è modo di salvarla. Il mondo va avanti, e l'Europa si avvita all'indietro.....

    193 D.C. Morto Pertinace, Dido Giuliano muove verso un ambizioso obiettivo: essere l'imperatore di Roma. Ha un ostacolo, di fronte, Flavio Sulpiciano, parente del defunto. Quindi ha un'idea: va dai pretoriani e offre una cifra per comprare il trono. Ma ivi si precipita anche l'odiato avversario, e il trono imperiale viene messo all'asta. I pretoriani fanno la spola da dentro a fuori, dicendo all'uno "l'altro offre questo, tu quanto offri?". Giuliano la spunta per 25.000 sesterzi a testa.

    Oggi è come vedere il negativo della ftografia. I pretoriani odierni (i castacriccacorruzionebruttodimezzativilostipendiobastardiladiiii), non chiedono soldi. Montati dai media, credono che lo Stato e la democrazia siano la causa di tutto, e chiedono Solo tagli. Non a tutti, però. Giusto ai pochi come loro che stanno meglio di loro, allo Stato e alla Politica. E poi si accontentano della loro povertà.
    I nuovi pretoriani vanno dalla seconda carica dello Stato e gli dicono: "tizio si taglia di tanto, quanto ti tagli tu"? "Se loro tagliano, io mi dimezzo!!!", risponde l'altro, convinto di spuntarla.
    I problemi di milioni di persone e della perdita del loro benessere, si riducono a questo becero battibecco....

    Non so davvero che dire. E' finita. Emigrerò in America, o quanto meno, cercherò di far si che ci emigri mia figlia. Non voglio che il suo futuro venga vissuto in un'Italia ed un'Europa che non hanno futuro.....

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    1. Bravo Lorenzo, bella analogia.
      E dopo Costantino (cresciuto all'ombra di Diocleziano che già aveva esautorato l'Italia da centro dell'impero) i pretoriani vennero aboliti, la Chiesa assunse il controllo di un'economia stagnante e sperequata, basata sul patto coi latifondisti: la pressione fiscale distrusse l'impero d'Occidente, decrescista, imbelle (senza esercito italico, poichè i servi della gleba legati al fondo erano esentati se cristiani).

      Comunque se vi può consolare, avendo questi politici capito tutto, hanno già nel cassetto il taglio più popolare possibile per cementare il patto implicito PD-M5S: il taglio degli stipendi nel pubblico impiego del 15%. E altre chicche del genere.
      L'Italia certamente non ha futuro.
      Il resto d'Europa è un altro discorso. E lo dico dopo aver parlato con esponenti di altri popoli europei.
      Qui non c'è un popolo. E solo la stupidità può dare l'idea dell'Infinito...

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    2. Arriveranno a tanto? Beh: vedremo poi quanto si risolleva l'economia! Pd e m5s: i degni eredi del "listone" fascista.....

      Il mio bisnonno, soffrì 20 anni, ma ebbe la gioia di vedere il fascismo nella partumiera della storia. Spero anche io di vivere abbastanza per godere di analogo spettacolo con questi qui.

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    3. Arriveranno molto probabilmente a tanto (avendo già studiato norme presuntamente in grado di aggirare l'alt dato dalla sentenza della Corte costituzionale). Non dimentichiamo poi che il M5S è univocamente e fermamente convinto che facendo tagli alla spesa pubblica si limiti la corruzione: siccome l'idea del ridicolo e delle vere cause della crisi e della stessa corruzione non li sfiora neppure, non si renderanno conto di fare un grosso favore al PD ove appoggiassero misure del genere.
      Ovviamente, la recessione (che pure la presunta erogazione di 20 miliardi di crediti arretrati verso la p.a. avrebbe potuto attenuare, salvo credere che occorra comunque un pronta copertura) dilagherà: magari vi darò, tanto per ridere, gli aggiornamenti senza dover attendere le stime tardive di bankitalia e tesoro (dove ormai in realtà sanno benissimo cosa succederà).
      Ma con la recessione trasformatasi in autentica rotta, la gente si ribellerà sul serio. Ormai non mi pare che ci siano altri esiti possibili.
      E quelli del M5S dovranno, prima di quanto credano, rendere conto di una improvvisa e compatta impopolarità. "Senza rete" e senza referendum che possano nascondere le loro mosse o le loro omissioni

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    4. Intanto, secondo Sapir:

      http://vocidallestero.blogspot.it/2013/03/sapir-su-cipro-draghi-usa-il-blocco.html#more

      Draghi compie un blocco economico su Cipro. Un gesto che, a livello di diritto internazionale, è considerato un atto di Guerra.
      Noi, avvolti nel teatrino dei tagli ai costi della politica, rimaniamo ciechi mentre un milione di ciprioti ed il loro parlamento danno prova di democrazia.

      L'Unione Europea, ha preso il peggio della Storia d'Europa, e lo ha sintetizzato nelle sue istituzioni e nella sua politica.
      Ma fin dall'antichità, la Storia e la Tirannide non sono mai andate d'accordo sul lungo periodo.

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