Neri ha lasciato un nuovo commento sul tuo post "CONTO FINANZIARIO E PNE TRA VALUATION EFFECT E SAL...":
"Non riesco a essere ottimista (quel che vedo non mi piace), non riesco a
essere pessimista (non riesco a vedere tutto il quadro).
Dal 1980
si è formato un ciclone economico continuamente alimentato attraverso la
leva finanziaria. Il ciclone è una singolare manifestazione
atmosferica. All'interno del vortice viene stabilito, attraverso
l'energia proveniente dall'esterno, un buon grado di vuoto (pressione
più bassa dell'ambiente circostante) che mantiene la rotazione delle
particelle e la rende stabile proiettando contemporaneamente il
materiale verso l'alto.
Dal 1980 il tempo trascorso è assai. Tutti
gli strumenti utilizzati per mantenere la rotazione sono insostenibili,
le macerie si accatastano una sull'altra.
Cosa farà collassare la gigantesca bolla?
Lehman
Bros. sembrava adeguato alla bisogna (il più grande fallimento del
mercato). Si sono riversate nuove risorse provenienti non dai privati ma
dagli stati, intermediate dai privati (banche centrali indipendenti).
Tra il PIL mondiale reale (circa 60 T$) e quello finanziario (circa 600
T$) la bolla attualmente dove va situata?
Non ne faccio una
questione morale, mi fanno un pochino ridere i creditori che pretendono
il rientro dei loro capitali prestati sfidando il moral hazard
(definizione non mia): l'economia reale non ha risorse sufficienti per
far diventare denaro sonante la carta straccia. Si ricorrerà alla
ricchezza.
In Italia il rapporto tra ricchezza e PIL vale circa 2,3. Se manteniamo fisso questo parametro prendendolo (in primissima approssimazione) come media mondiale si ottiene una ricchezza mondiale di 138 T$. Quindi: se la bolla vale di più è priva di senso. Amenoché si incominci a scambiare il suolo nazionale come rimborso dei debiti contratti sotto moral hazard.
In Italia il rapporto tra ricchezza e PIL vale circa 2,3. Se manteniamo fisso questo parametro prendendolo (in primissima approssimazione) come media mondiale si ottiene una ricchezza mondiale di 138 T$. Quindi: se la bolla vale di più è priva di senso. Amenoché si incominci a scambiare il suolo nazionale come rimborso dei debiti contratti sotto moral hazard.
Tutto ciò per dire che l'ipotesi
frattalica vale. Perché non è la storia che si ripete secondo un genere
letterario piuttosto che un altro. Semplicemente gli attori sono sempre
gli stessi: descritti dal teatro greco con una integrazione secentesca
(il vecchio Scuotilancia). E, sotto la pressione esterna ne dovranno
succedere cose dentro al vortice. Che lo faranno collassare. Anche
all'esterno succederà di tutto.
Forse anche che arrivi la troika. E
chi lo dice che il rignanese se ne starà a guardare? Berlusconi "teneva
famiglia" ma lui no.
Potrebbe diventare improvvisamente patriota- azionalista-antieurogl obalizzato e i parlamentari così come
hanno votato i trattati UE con maggioranza bulgara possono ripristinare
per decreto lo stato precedente (e li voglio proprio vedere quelli
della troika protestare "al colpo di stato").
Il sedicente garante
dell'unità nazionale deve ratificare fino a conversione in legge e se
gli viene un infarto faremo funerali di stato adeguati alla statura del
dipartito. Al rignanese basta restare nella NATO per essere a posto. Se i
tempi sono rapidi e ben scelti il colpo può riuscire.
ps ho inglobato nel valore di 600 T$ tutto ciò che si basa su leva considerando ignoto tutto l'OTC. Ci ho messo dentro anche i capitali prestati fuori dai confini nazionali al 4-5% e più (vedi Grecia) quando all'interno dei confini nazionali avrebbero potuto fruttare 0.5-1 %
pps se sbaglio mi correggerete e scusate la follia. Quarantotto, se cestini non me la piglio."
(FRATTALE)
No, caro Neri, non cestino, anzi.
No, caro Neri, non cestino, anzi.
Sul "rignanese", però, escludo una svolta come quella che ipotizzi. Per una ragione molto semplice: non si arriva a manomettere la Costituzione ed a saldare le "grandi intese" sulle riforme che "controparte" non era riuscito a fare per 20 anni, se non si è intimamente e completamente integrati nella visione (recepita inconsapevolmente: il contrario sarebbe chiedere culturalmente troppo) del "meraviglioso mondo di von Hayek".
E non è poco; è proprio molto.
E lo escludo per un'ulteriore e connessa ragione che appartiene alla "matematica" della Storia e della psicologia di massa. E quindi sostanzialmente frattalica.
Quando si arriva agli estremi della "cultura-pop", fino a trascurare addirittura la sua versione tecnocratica (sempre rigorosamente pop, beninteso), non si è oppositori di quest'ultima: neppure a livello meramente potenziale.
Si è, piuttosto, il frutto estremo di questa "cultura", cioè si è oltre la soglia del limen ove non c'è neanche più bisogno della semplificazione tecno-internazionalista, perchè si è, prima ancora, ontologicamente internazionalisti e anti-sovranità, per costituzione psicologica e con mancanza di scelta.
Si è un "corpo unico" con questa matrice, nella piena logica del "simul stabunt simul cadent".
Questo principalmente implica che (NB: si rivendica l'appartenenza alla generazione Erasmus eppure si parla l'inglese in modo grottesco) non esiste alcuna radice e ombra di consapevolezza della sovranità democratica, della Costituzione, delle ragioni storiche e sociali che portarono alla "democrazia necessitata". Si è, cioè, troppo oltre...persino se avvenisse l'euro-break!
Rammento:
"E in fondo la questione dell'euro va vista solo su questo piano: uscirne per rimanere nel dominio incontrastato dei "nipotini di Von Hayek" è un'operazione di facciata. Una beffa. Uscirne per ripristinare la sovranità dei diritti, costituzionale e universalistica, è la vera frontiera della democrazia."
E lo escludo per un'ulteriore e connessa ragione che appartiene alla "matematica" della Storia e della psicologia di massa. E quindi sostanzialmente frattalica.
Quando si arriva agli estremi della "cultura-pop", fino a trascurare addirittura la sua versione tecnocratica (sempre rigorosamente pop, beninteso), non si è oppositori di quest'ultima: neppure a livello meramente potenziale.
Si è, piuttosto, il frutto estremo di questa "cultura", cioè si è oltre la soglia del limen ove non c'è neanche più bisogno della semplificazione tecno-internazionalista, perchè si è, prima ancora, ontologicamente internazionalisti e anti-sovranità, per costituzione psicologica e con mancanza di scelta.
Si è un "corpo unico" con questa matrice, nella piena logica del "simul stabunt simul cadent".
Questo principalmente implica che (NB: si rivendica l'appartenenza alla generazione Erasmus eppure si parla l'inglese in modo grottesco) non esiste alcuna radice e ombra di consapevolezza della sovranità democratica, della Costituzione, delle ragioni storiche e sociali che portarono alla "democrazia necessitata". Si è, cioè, troppo oltre...persino se avvenisse l'euro-break!
Rammento:
"E in fondo la questione dell'euro va vista solo su questo piano: uscirne per rimanere nel dominio incontrastato dei "nipotini di Von Hayek" è un'operazione di facciata. Una beffa. Uscirne per ripristinare la sovranità dei diritti, costituzionale e universalistica, è la vera frontiera della democrazia."
Altri, ma veramente altri, potranno forse svolgere quel ruolo di rivendicazione delle ragioni profonde dell'interesse nazionale. Persino se lo limitassimo alla sua prospettiva solo "da destra" (intesa come liberista). Non chi concepisce solo l'interesse "localistico" (nel senso più strettamente campanilistico) della propria personale ascesa e presa del potere...
giustissimo.
RispondiEliminama infatti il Renzi imbufalito al massimo potrebbe attuare l'uscita neoliberista dall'euro. non certo quella "costituzionale".
però quella da destra secondo me potrebbe, sotto certe combinazioni di eventi, cercare di metterla in pratica. improbabile ma possibile.
Facciamo prima a dire che potrebbe dover "gestire", suo malgrado, euro-break per cause esogene.
EliminaLa decisione unilaterlae italica mi sento di escluderla, salvo che sia "consigliata" dagli USA. Che però, allo stato, non sembrano intenzionati, mirando piuttosto alla "bolla" reflattiva (effetto ricchezza che, wishful thinking, già ieri affondato da Schauble, si trasferirebbe ai consumi) per la Germania via neo-politiche monetarie BCE.
L'analisi di Francesco Lenzi mi trova tutt'ora concorde.
E dunque questi sono i fatti e le prospettive, al netto delle ipotesi di fantasia...
http://orizzonte48.blogspot.it/2014/05/usa-germania-e-il-surplus-il-bivio.html
però potrebbe nel suo piccolo dare una spintarella in quella direzione. fatto salvo che in effetti non avrebbe mai la forza (nè forse la volontà) di imporla unilateralmente.
EliminaBoh, non comprendo il grado di speranza riposta in questa direzione: spintarella? Battere i pugni sul tavolo, fare dichiarazioni varie e poi retromarce e ottemperanze incondizionate ai diktat UEM è la tattica più sicura di rafforzamento del vincolo monetario e fiscale. E per agevolarne ulteriori avanzamenti.
EliminaNon a caso di euro exit, per ogni formazione politica, non se ne parla praticamente più e le "grandi intese", PUDE esplicito, non sono mai state così forti (al di là dei marginali litigi sulla giustizia, ovviamente enfatizzati dai media per le illusioni dei castacriccacorruzione).
La "spintarella" la possono decidere solo gli USA quando vorranno ed in base alla consueta rozzezza di analisi http://orizzonte48.blogspot.it/2014/01/le-contromosse-dellordoliberismo-2-il.html v.par 6-8.
E sempre che la Germania, subodorando, non esca prima da sè
il grado di "speranza" - che non saprei se è il termine giusto poi, non sapendo neanche se lo scenario sarebbe desiderabile - deriva dal fatto che vedo in Renzi un discreto animale politico.
Eliminanon si farà mettere sotto come Berlusconi nel 2011. quantomeno chiederà o, se ne avrà la forza, esigerà una modalità di applicazione delle volontà europee che gli permetta di mantenere il proprio consenso.
Il suo pensiero rivolto a chi di dovere me lo immagino come una sorta di: "Io non sono Monti. Vi ho già dato una mano a inizio anno e ora vi aiuto fintanto che riuscite a lasciarmi in sella. Per cui se volete la povertà perenne dovete convincere gli Italiani che questo sia il loro bene. se no il processo di impoverimento rallenta."
Come infatti, finora, è accaduto. recessione inferiore e focalizzazione sulle riforme istituzionali più che su quelle economiche e del mercato del lavoro. questo perchè Renzi vuole mantenere il consenso. vuole mantenere il potere. vuole neutralizzare la democrazia perchè sa che non può attuare quanto gli viene chiesto senza fare la fine di Monti.
è scarso in cultura, non in opportunismo.
cmq avremo presto la prova dei fatti con la finanziaria d'autunno. lì si vedrà che piega prende la questione. perchè le istruzioni di Draghi, Monti, Padoan e della UE sono chiarissime in proposito e sarà facile vedere quanto vengono rispettate....e dunque sarà un alzare il sipario sulle reali volontà e capacità di Renzi.
non voglio farla troppo lunga: ma il punctum dolens è ciò che Renzi CREDE che sia una politica di rallentamento...cioè il taglio della spesa intensificato in questo momento. Non PUO' comprendere che è esattamente il contrario. Infatti i risultati stanno peggiorando e peggioreranno rispetto ad ogni aspettativa previsionale (i conti che non tornano e Haavelmo).
EliminaE non credere che i tagli della spesa non siano stati effettuati e in corso: l'applicazione delle misure programmate è andata avanti eccome. E nessuno sgravio fiscale di facciata (cioè nemmeno in pari misura) ci può salvare...
LECTIO MAGISTRALIS
RispondiEliminaSenza parole, se non tutte quelle dichiarate e scritte nelle faticose e impegnative traiettorie tracciate da ’48 per la riscoperta dell’essenza necessitata delle democrazie costituzionali e, in ultima analisi, delle dignità umane da preservare quale principio fondante della civiltà civica.
Oltre rimane il “meraviglioso mondo di F von Hayek” e le fantasmagoriche "suggestioni" declinate dai nipoti.
Una dichiarazione logica, limpida e basale dei principi che alimentano l’impegno titanico di un ’48, moderno Prometeo, a dissodare “incolti” dalla gramigna di informazioni a/simmetriche per renderli disponibili a “raccolti” necessitati prima che desiderati, consapevoli e voluti.
Che dire – e la Verità non è miele ma fiele - se non riconoscenza per gli insegnamenti resi disponibili a tutti coloro che nutrono curiosità per la Storia, a futura memoria.
Sensum a genio sententia tua vocare, o Poggio.
EliminaQuesta la necessitata risposta dei popoli europei al "magnifico mondo di v.H.".
EliminaBerliner che interpretano Verdi coordinati da Abbado: "suggestioni" europee un "poco" diversa dagli incubi €uristi.
Per carità, nessuno dubita del fatto che Renzi ignori completamente quello che c'è (veramente) scritto nella Costituzione del '48 e nessuno nega che MAI gli verrà in mente di ripristinarla.
RispondiEliminaPERO'
Anche Benito arrivò al governo con l' appoggio dell' alta borghesia nazionale E INTERNAZIONALE (leggersi al riguardo, a titolo di esempio, gli articoli plaudenti di Einaudi fino al '25 SUL CORRIERE DELLA SERA, mica sul gazzettino di Cuneo....) per "gestire" in maniera "liberalista" la crisi di quel tempo.
Ecco, quella stessa elite internazionale, POI, entrò in conflitto col Duce che invece entrò in idillio con gli italiani. Sono convinto che Mussolini nel '35 -per dire- avrebbe vinto a mani basse regolari elezioni E NON SOLO PER IL MONOPOLIO DELLA PROPAGANDA* (o come si direbbe oggi della "informazione") di cui disponeva.
*"quel non solo" lo potete leggere: "il popolo riconobbe la figura di un tutore di interesse nazionale" (o "difensore dell' interesse comune" per i ben pensanti), a torto o a ragione (probabilmente più a ragione che a torto e mi costa molto riconoscerlo)
Ma la frase iniziale affossa tutto il resto dell'analogia. Benito non aveva "vincoli esterni" incorporati e disponeva di consiglieri che, non attinti dalla pseudocultura di regime, erano il meglio che poteva esprimere "l'Itaglia" del tempo. Differenza non da poco e mai veramente messa in luce...
EliminaQuesta impostazione meritocratica era resa possibile da un approccio personale, diciamo, essenzialmente più consapevole e colto di quello del "nostro" (si tratta del normale differenziale culturale proiettato nel tempo che segna la differenza tra la TRAGEDIA E LA FARSA).
Non è possibile attuare ciò che, under no conditions whatsover, non si è lontanamente in grado di immaginare (uti singuli o come squadra dirigente)
Un momento.
EliminaMussolini aveva e come un vincolo esterno.
Ricordiamoci la famosa rincorsa alla "quota 90 lire" (e il sottostante regime di cambi che si voleva difendere. Se non era un euro, era qualcosa di molto simile e ce lo siamo detti molte volte).
Inoltre Mussolini , sono convinto, sapeva molto bene di essere appoggiato da quella elite internazionale e NE TENEVA CONTO. Ne teneva conto fintanto che non ruppe quei "vincoli esterni", andando incontro a più o meno preventivate conseguenze, ma anche ad un consenso tutto sommato genuino, che lui teneva, evidentemente in maggior considerazione dei vincoli di riconoscenza con certi potentati internazionali.
Poi, e questo è verissimo invece, oggi non c'è alle viste un Gentile, per dire. Ed è vero pure che non è cosa di poco conto.
Anzitutto, quel "vincolo esterno" era quello condiviso dall'intera governance mondiale dell'epoca ed era al centro della ferma opposizione di tutte le formazioni di sinistra socialista dell'epoca. Differenza, noterai, non da poco, considerati Blair, Clinton e i nostri (i più oltranzisti sebben inefficienti...finora).
EliminaPoi parlerei piuttosto di Santi Romano, Beneduce, lo stesso Rocco, Menichella (legge bancaria del 1936 insieme a Beneduce). Suvvia, ogni "parallelismo" trascolora in improponibilità di fronte all'attuale, IRREVERSIBILE, mancanza di "risorse culturali"
Bè, le formazioni di sinistra erano in gran parte contro, ma in parte anche a sostegno (piu' o meno convinto. MA COMUNQUE DECISIVO) di tanti governi , in giro per l' Europa, che difendevano a spada tratta il gold-standard e tutto ciò che ne conseguiva.
EliminaNon per voler fare il bastian-contrario a tutti i costi, ma pure quei "socialisti riformisti" (indefinitamente "a mezza via") ricordano molto il PD bersaniano (o il Pasok o il PSF).
Intendevo, naturalmente, socialisti che predicavano la lotta di classe: i partiti per fermare i quali si scatenarono le varie forme di autoritarismo liberista nei paesi più importanti d'Europa. Basta saper distinguere nella storia della III Repubblica e in quella dei laburisti.
EliminaCi metto i miei due cent anch'io.
EliminaLa differenza con l'epoca fascista, a mio modo di vedere, più che in qualità personali di Mussolini (che pure hanno certamente avuto un peso) sta in un fondamentale fattore strutturale e cioè che all'epoca il garante di quello che Polanyi, la cui interpretazione di fondo del fascismo secondo me rimane la più fondata, chiamava "l'ordine internazionale del mercato" (che per lui consisteva in tre pilastri: gold standard, free trade e flessibilità del mercato del lavoro) era lo Stato nazionale, purché ovviamente non democratico (naturalmente per quei paesi che avevano la forza necessaria per non farsi colonizzare. La stessa libertà degli interessi capitalistici locali non li spingeva però necessariamente verso la complicità con quella soluzione). Emblematico di questo punto di vista un manifesto dell'aprile del '19, pubblicato durante la discussione che avrebbe portato all'approvazione della legge elettorale proporzionale, sottoscritto tra gli altri da Volpe, Gentile e...Einaudi, che caldeggiava un rafforzamento dello Stato contro le "minacce bolsceviche" e le "manovre finanziarie" (traggo le notizie da G. Turi, Giovanni Gentile, Torino, UTET, 2006, pag. 302), da attuarsi tramite un rafforzamento della monarchia e una riduzione della rappresentanza politica a una funzione puramente consultiva. Tradotto in parole povere: si trattava di bloccare quegli elementi di democratizzazione della vita pubblica che rendevano più difficile, e meno credibile agli occhi dei mercati finanziari, attuare le manovre di aggiustamento i cui principali danneggiati erano i lavoratori (ricordate Eichengreen?). Nel rispetto di questi binari, che il fascismo andò al potere per garantire, poteva senz'altro esprimersi una cultura tecnocratica anche di alto livello, di cui una dittatura, ancor più libera dopo l'allentamento prima e il crollo di quell'ordine dopo, poteva avvalersi efficacemente.
Questo però non cambia quelli che erano gli equilibri sociali su cui il regime si reggeva, come non è difficile intuire non solo perché l'Italia all'ordine internazionale del mercato restò abbarbicata fino all'ultimo (la deroghe ad esso, come l'autarchia, ebbero origine nell'esigenza di restare agganciati a quello che ne era l'elemento più importante, cioè il gold standard), o perché lo stesso intervento pubblico fu sollecitato dai grandi interessi economici (l'avevo già ricordato citando Sarti), ma perché più specificamente, come dicono bene Paggi e D'Angelillo (pagg. 73-74) "la politica di deflazione inaugurata da Mussolini con il discorso di Pesaro non conosce interruzione anche negli anni della grande crisi. Anzi, quando nel 1931 la sterlina sarà costretta ad abbandonare definitivamente il rapporto con l'oro, la lira subirà un'ulteriore rivalutazione. E' dentro questa cornice di politica monetaria che si realizzano negli '30 tutte le grandi operazioni di intervento statale nella struttra bancaria e industriale del paese. Ed è questa una profonda asimmetria del caso italiano. [qui taglio per brevità, ma se volete leggere sulla copia messa on line da Cesaratto, il confronto è molto interessante] Per quanto riguarda l'Italia, anche dopo l'abbandono delle vecchie tesi stagnazioniste, rimane indiscutibile il fatto che i grandi processi di ristrutturazione e di modernizzazione verticale che il capitalismo italiano conosce negli anni del fascismo non si tradurranno mai in una espansione orizzontale dell'attività economica". Quella di una presunta rottura con il grande capitale è sostanzialmente un'autoapologia dei protagonisti dell'epoca, di cui è bene diffidare profondamente: la storiografia (De Felice in primis, ma poi Petri, Ceva, Zunino, Pavone, eccetera) ha efficacemente mostrato che, di là di frizioni anche di un certo peso (la famosa "porcata", per usare le parole di Agnelli, costituita dall'imposta speciale del 10% sui capitali delle società anonime adottata dal governo nel 1937), i vertici economici del paese non negarono il proprio convinto appoggio al fascismo, che non fece mai mancare loro lauti profitti e disciplina del lavoro, fino nemmeno alla guerra ma al momento in cui l'Italia risultò chiaramente perdente. Così come un certo livello di consenso popolare, in una situazione di perenne stagnazione salariale e provvidenze che comunque non cambiavano una situazione materiale assai modesta (come dimostrano i magri progressi degli indici dei consumi), non ebbero origine in un particolare miglioramento delle condizioni di vita, quanto in un insieme di manipolazione e mancanza di alternative, a cui pure non mancarono momenti di autentico entusiasmo quali la conquista dell'impero e soprattutto Monaco (anche qui, bibliografia a richiesta :-)).
EliminaIl mio pensiero è che oggi le costituzioni socialdemocratiche impediscono di fondare la restaurazione dell'ordine internazionale nello Stato che deve quindi in prima battuta essere neutralizzato: gli effetti di una tale assalto possono forse risultare perfino più distruttivi di un blocco posto a un'evoluzione democratica in una fase precedente. Quando voglio deprimermi, mi domando se con una Costituzione come la nostra non abbiamo osato troppo, se l'ondata distruttiva non sarebbe stata più contenuta se ci fossimo accontentati di qualcosa in meno.
Eh sì non fu la mera "presenza", cioè previsione normativa, del welfare-provvidenze (al tempo mezzo di sedazione statalista di un possibile malcontento di un'Italia ancora molto agricola), ma il suo livello quantitativo a cambiare con la Cosituzione. Cioè la crescita determinata dalla spinta dell'intervento pubblico costituzionalizzato secondo certi "livelli" sinergici con l'investimento produttivo pubblico.
EliminaAlla crescita salariale si accoppiano (nel tempo), nel dopoguerra, le sicurezze accresciute date dal salario indiretto e da quello differito, divenuti presidi di tutela effettiva (ciò è emerso, in questa sede, anche in un precedente analogo dibattito).
Lo Stato diviene vero sostegno della domanda (progressivamente beninteso e per via dell'applicazione uniforme delle politiche keynesiane in tutta Europa, con innalzamento del tenore di vita che nasce da politiche industriali in cui i salari seguono tendenzialmente la produttività - modello fordiano correttamente inteso- e l'attività bancaria è guidata dall'espansionismo pubblico...).
Sul "pensiero" finale non c'è che da rammentare che questo è quanto qui costantemente detto parlando del nuovo modo di presentarsi dell'"internazionalismo" (pop).
Ma mica ho compreso su quale opzione (spintarella o irrilevanza totale) metteresti 2 cent :-)
La seconda che hai detto. :-) Faccio questo ragionamento qui: che cosa sa Renzi? Tutti ci ricordiamo la penosa figura di Nardella con Salvini, giusto? Era chiaro che non aveva la minima idea di che cosa stava parlando e Nardella non è solo un compagno di partito ma un amico e stretto collaboratore di Renzi: perché presumere che Renzi ne capisca granché di più? Come dici, ha forse consiglieri che lo possono guidare nella direzione giusta? Aggiungo, e non credo di peccare di complottismo, che non sarei affatto stupito che in qualche cassetto ci fossero pronti uno o più dossier in caso il nostro dovesse mettersi a strattonare un po' troppo il guinzaglio. Mussolini capiva che cosa stava succedendo e aveva una solida base di potere personale; Renzi che cosa ha?
EliminaOT&C
RispondiEliminaDisposto in campo gallico da Wallis II il "caporale" E Macron dopo che da 40 anni Asterix vive sopra le proprie possibilità, torna a sentenziare il "generale" J Attali.
Hanno essi, cioè essi, l'acqua alla gola con qualche "piccola" differenza: essi, cioè essi, lo sanno mentre il "terzo stato" è ancora a scrivere i "quaderni di parrocchia" da presentare al sovrano.
La rinnovata "batracomiomachia" di Omero (battaglia tra rane e topi) senza vinti né vincitori .. solo perdenti.
Pazienza per quanto avvenuto in Francia. Anzi bene , siamo tornati veri cugini... Rileggendo il lucido e a questo punto profetico post di maggio di Francesco lenzi, riguardo anche l'atteggiamento americano(la loro debole economia), credo che possiamo commentare quanto avvenuto li' (in francia) come immobilismo, terrore..... essendo tutto il sistema economico mondiale tenuto insieme con il nastro adesivo . E' stra-evidente, mi sono convinto, non pemetteranno uscite, fino all'ultimo. Non ci saranno, temo, Marine Lepen, impazzimenti di Renzi...dopo la sostituzione del ministro dell'economia che aveva osato criticare L'austerita' imposta dalla germania. Perlomeno, con questa amministrazione americana. Se nel 2011, per dire, Berlusconi avesse sostituito Tremonti con Monti, o Padoan, o Saccomanni, magari sarebbe pure rimasto presidente (onorario). Benvenuta Francia, quindi, nel novero dei paesi (a pieno titolo) golpizzati. Solo la Germania e' rimasta con la sovranita'...sembra un segnale che si avvicini ancor di piu' la fine dell'ue.... di golpe in golpe si andra' probabilmente, verso l'implosione per insostenibilita' economica del sistema, non si sa' se prima l'euro o tutto insieme il mondo finanziario(per me la seconda). Le sanzioni boomerang e la guerra in Ucraina (visto come sta' andando) possono dare una accelerata....
RispondiEliminaEcco...
Eliminala cosa interessante del caso francese è che il peccato di Montebourg pare non essere stato l'aver criticato pesantemente l'austerità, cosa che ormai va di moda fra molti politici e soprattutto in Francia....
Eliminama nell'aver detto che è ora di dire basta alle "ricette economiche care alla destra conservatrice tedesca".
lo fa notare Mazzalai e credo abbia ragione. ha detto la cosa PROIBITA! per una socialdemocrazia. ha detto che LA SINISTRA STA FACENDO LA DESTRA. e ha ammesso la SUDDITANZA FRANCESE ai voleri dell'elite tedesca.
questo non credo sia tollerabile se detto da una delle teste di un partito socialista....figurarsi in Francia! dove l'orgoglio nazionale è ancora presente!
Al suo posto arriva infatti....un banchiere fresco fresco da Rotschild. Rothschild. in un partito che si chiama "socialista". Rothschild. cioè una banca che manco ha cambiato nome rispetto alla casata.
un pò come mettere Gino Strada al ministero degli esteri di Israele.
giovane però è giovane eh?