Ieri sera da "Santoro", gli intervenuti si sbrodolovano discettando sui vari atteggiamenti che potrebbe (o già avrebbe potuto) assumere Bersani (e, grosso modo, la sua "componente") per opporsi ad una legge elettorale che lui stesso aveva definito un "pericolo per la democrazia" o un "problema di autoritarismo", che dir si voglia (come poi gli ha fatto giustamente notare Travaglio).
E, in effetti, come qui abbiamo più volte evidenziato, la proposta di legge elettorale, a iniziativa governativa (il che costituirebbe già in sè un'anomalia costituzionale), detta "Italicum", risulta quanto di più simile si possa ricordare, per contenuti e circostanze parlamentari di adozione, alla famigerata legge Acerbo: come potrete verificare, ricorso alla "fiducia" incluso.
Ora, l'arroccamento di Bersani sul vincolo di appartenenza "politica" - peraltro, dichiaratamente, ormai scollegato da qualsiasi valore ideologico comune!-, e sulla conseguente disciplina di partito, per giustificare in anticipo un voto favorevole a questa legge- e questo anche al di là della posizione della "fiducia" da parte del governo-, risulta fallace su una questione fondamentale, descrivibile nei seguenti punti:
- se la nuova legge elettorale riproduce e semmai aggrava (secondo il parere della maggioranza dei costituzionalisti) la gran parte dei vizi rilevati dalla Corte costituzionale nel dichiarare la illegittimità costituzionale della precedente legge elettorale (predeterminazione "partitica" dei probabili eletti, senza possibilità di effettiva scelta da parte degli elettori; maggioritario che accoppia soglie di sbarramento e premio di maggioranza, determinando una limitazione della libertà ed eguaglianza del voto dei singoli cittadini - art.48 Cost.- forse ancora più grave che nel caso della legge dichiarata incostituzionale che si vuole sostituire);
- se vale anche e specialmente per chi sieda in parlamento, come eletto per esercitare la più delicata delle funzioni pubbliche democratico-rappresentative, il principio fondamentale dell'art.54 della Costituzione:
"Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.
I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge"
- se dunque il famoso (spesso citato a sproposito) art.67 Cost., "Ogni membro del Parlamento rappresenta la Nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato", è perciò una precisazione circa la salvaguardia della libertà di autodeterminazione del parlamentare, contro le gerarchie di partito (o gli eccessivi legami del parlamentare con interessi delle clientele elettorali locali), confermando il suddetto, prioritario, obbligo dell'art.54 Cost., di cui presuppone la comprensione;
ne discende che, a fronte della consapevolezza, comunque dichiarata, della palese incostituzionalità della legge elettorale oggi all'esame parlamentare, debba prevalere IN QUALSIASI PARLAMENTARE l'obbligo di fedeltà alla Costituzione che è la prima e più importante "legge" che i membri delle Camere devono osservare, per poter essere fedeli alla Repubblica, non alterandone l'essenza democratica, e per poter affermare di svolgere la proprio funzione pubblica elettiva "con disciplina ed onore".
In altri termini, quando ci si trova a dover votare un atto legislativo che contrasti la Costituzione, ponendo in pericolo la stessa pienezza della democrazia - date le infinite e gravi ricadute sull'assetto della libera democrazia che ha obiettivamente la legge elettorale, non a caso accomunata alla materia costituzionale dallo stesso art.72, comma 2, della Costituzione- il parlamentare non può invocare alcun vincolo di disciplina di partito.
Se vota egli è prima di tutto, e deve sentirsi "soltanto", chiamato ad esercitare una funzione pubblica costituzionale.
La legittima invocazione della disciplina di partito, infatti, si ferma e si circoscrive alle occasioni di espressione del voto che non siano in conflitto con l'obbligo di fedeltà e di rispetto della Costituzione, risultando (detta disciplina) solo strumentale e mai un valore o un fine "in sè": cioè la disciplina del gruppo parlamentare, nell'esercizio del voto, attiene alla funzionalità e correttezza etica dell'azione parlamentare che non può sottrarsi, per convenienze personali, non trasparenti ovvero localistiche, al dovere di far funzionare il procedimento legislativo secondo modalità che riflettano con correttezza le aspettative del rispettivo elettorato.
Ma non si può MAI presumere di rispettare le aspettative dell'elettorato e di garantire la funzionalità del parlamento, quindi non si può mai richiamare l'appartenenza e disciplina di partito, quando si tradiscano i ben più importanti "disciplina e onore" nell'esercizio delle funzioni pubbliche che, sempre e comunque, devono essere volte nell'interesse della Nazione, e quindi al rispetto e al rafforzamento della democrazia quale disegnata dalla Costituzione.
E questo dovere di esercizio della funzione politico-rappresentativa di votare sempre e solo per garantire, prima di tutto, il rispetto della Costituzione, vale ovviamente per qualsiasi parlamentare, appartenente a qualsiasi gruppo o partito.
Di fronte alla legalità costituzionale, che è garanzia primaria della democrazia sostanziale, ogni e qualunque disciplina di partito recede come un valore subordinato, strumentale e inferiore.
Bisogna riconoscere che Travaglio ieri sera è stato mattatore.
RispondiEliminaHa messo a nudo in modo cristallino come, stando alle stesse posizioni della minoranza, i "minorati" di fatto preferiscano la fedeltà a....Renzi....piuttosto che la democrazia.
l'unica cosa che Bersani è riuscito a farfugliare è stata una roba sostanzialmente di questo tipo: "Qualunque cosa accada mai e poi mai voterò contro al mio segretario....per l'opposizione rivolgetevi alla destra".
questo ci fa ben capire il livello della situazione. NON ESISTE cosa per cui i minorati possano dire basta. non esiste. se non per quei 5-6 di loro in croce.
Ma poi...posso chiedere una cosa: perchè Renzi parla, non di nascosto, ma IN PUBBLICA CONFERENZA, di legge elettorale italiana A WASHINGTON???????
RispondiEliminaA WASHINGTON?????
santo cielo in faccia ce lo sbattono e non lo vediamo. noi dobbiamo rendere conto del nostro sistema elettorale agli americani....rassicurandoli sul fatto che il renzismo, che renzi stesso, regnerà sul paese per altri 8 anni almeno.
E MANCO DOBBIAMO PREOCCUPARCI DI FARLO DI NASCOSTO!!!!!
qualcuno mi svegli.
Entrambe le cose che evidenzi, essendoci una diffusa cultura democratica, sarebbero sconcertanti: tanto più che la legge elettorale, non dimentichiamolo, dovrebbe essere di iniziativa parlamentare e conseguire ad un accordo tra forze politiche non coincidenti con la maggioranza
EliminaCerto, se il fine fosse quello, normativamente imposto, di rafforzare la democrazia costituzionale, si dovrebbe dire no; se però fosse un altro...Un input per scoprire quale potrebbe essere (nessuna sorpresa, eh): "One important conclusion is that electoral rules exert a strong influence on fiscal policy. Majoritarian elections induce smaller governments, smaller welfare states, and smaller deficits. Estimates of these constitutional effects are not only statistically significant and robust. They are also quantitatively relevant. For a country drawn at random from our sample—and over a sufficiently long period to neglect transitory effects—a constitutional reform from proportional to majoritarian elections reduces the size of central government spending by 4–5% of GDP, the size of welfare and social security programs by 2–3% of GDP, and the budget deficit by 1–2% of GDP." (Tabellini, Persson, The Economic Effects of Constitutions, Cambridge MA, MIT Press, 2003, pp. 183-85 (c'è una tabella in mezzo :-)). E poi chissà perché il maggioritario piace così tanto e più ce n'è meglio è.
RispondiEliminaProblema direttamente connesso all'astensionismo e al dissolvimento dei partiti di massa...
EliminaProprio per la ragione in ultimo indicata, si può concludere che i Costituenti commisero un grave errore nel non prevedere che le leggi elettorali dovessero avere il rango di leggi costituzionali o che fossero comunque approvate con una maggioranza qualificata.
RispondiEliminaInoltre, in una (ideale) riforma "rafforzativa" della Costituzione vigente, non sarebbe inopportuno introdurre una espressa limitazione alla possibilità del Governo di porre ad ogni pie' sospinto la fiducia.