venerdì 8 maggio 2015

L'ASTEROIDE? CERCHIAMOLO SOTTO IL LAMPIONE

http://homem.net/files/2013/02/asteroide-acerta-na-terra-e1360941034486.jpg

1. Facciamo il punto sulla tanta carne al fuoco che la cronaca ha fatto affluire su questo blog nel solo mese di maggio.
Dai commenti (e dalle "ansie" emergenti dal social-web), si ritrae l'impressione che lo stato d'animo prevalente sia quello per cui il redde rationem, quale in particolare manifestatosi in Italia, abbia superato il "punto di non ritorno". 
Questo è storicamente vero, ma la questione si pone come quella dell'asteroide (rectius, "meteorite", di cui trovate la "metafera" qui intorno al minuto 28): l'impatto era precisamente determinabile in base a forze cinetiche e gravitazionali perfettamente note ed era quindi previsto come inevitabile.
"E ora?", in concreto, si chiedono in molti?
Ora c'è una logica "instaurata" della concatenazione prevedibile delle conseguenze.

2. Ne ribadisco uno schema generale, in base a quanto detto qui:
"La fenomenologia in atto "non può che acuirsi in un ambiente (ri)globalizzato, e  più che mai liberoscambista-finanziarizzato, dove "uomini d'affari" provenienti dal mondo delle grandi banche universali, o in esse approdati da specifici percorsi accademici e/o governativi, sono sempre più indistiguibili dai vertici istituzionali degli organismi che governano i processi sovranazionali di decisione politico-economica (direi, politica tout-court).   E questa anomalia (per i parametri della imparzialità dell'esercizio delle funzioni di governo, sancita dalla nostra Costituzione) non può che acuirsi, in tali condizioni, perchè si verifica un'eccezionale concentrazione di potere: essa caratterizza la nostra epoca anche più di altre, configurando una piramide gerarchica che disarticola-  in un modo che non ha precedenti, se non nel...medioevo-, il concetto (centrale, negli ordinamenti costituzionali democratici) di interesse generale (non di "bene comune": vi prego, non arrendetevi alla terminologia ingannevole proveniente da questa stessa matrice culturale!).


Tale è l'accentramento di potere istituzionale in questi soggetti che, il loro potere di influenzamento, che è poi un potere supremo di indirizzo e di creazione normativa vincolanti,  viene ormai esercitato a doppio e intrecciato titolo: come eminenti "uomini d'affari" (spesso divenuti tali a seguito di pregresse cariche istituzionali, in un percorso di induzione reciproca tra i due piani, istituzionale e privato-professionale) e,  aggiuntivamente, proprio in conseguenza di ciò, come legittimati preferenziali alla titolarità delle cariche di governo sovranazionale (e per la verità, anche nazionale, laddove lo "stato di eccezione" riemerga periodicamente nella vita dei sinigoli Stati nazionali assoggettati al vincolo sovranazionale).


...Non elaborerò oltre (l'abbiamo già fatto ripetutamente): mi limito a segnalare che riscontrandosi nel nostro tempo una classe dirigente "suprema", investita di una simile "effettività" autoritativa, cioè una governance sovranazionalizzata e padrona di imporre quasi a suo piacimento "lo stato di eccezione" (quello che caratterizza la sovranità, sottratta ai processi democratici nazionali), è naturale fenomeno sociologico quello del consolidarsi di una cultura conformistica

Il fenomeno a cui assistiamo è che le riforme strutturali non investono solo il mercato del lavoro, cioè l'obiettivo principale ed essenziale del "sistema", ma sono opportunamente e sollecitamente dirette ad occuparsi di ogni gruppo e funzione professionale "strategici", cioè che possano recare problemi di incompatibilità con gli obiettivi perseguiti o che, durante il processo di affermazione del regime, si rivelino propensi a fare qualsiasi tipo di "resistenza":  e questo non da oggi (cioè non solo negli ultimi quattro anni, sia chiaro), perchè un regime pianificato da un'elaborazione pluridecennale ben conosce gli snodi della società che intende controllare e modificare.

Una "riforma" - orchestrata dall'appoggio mediatico totalitario che l'ordine sovranazionale dei mercati (euro-istituzionalizzato, in Europa), si è previamente assicurato nel realizzare la sua inarrestabile affermazione- può sempre divenire, tempestivamente e all'occorrenza, attuale: non è solo il "costo del lavoro" o la competitività, e cioè il mondo del lavoro direttamente coinvolto nella determinazione dei costi dell'offerta ad essere oggetto dell'attenzione programmatica del nuovo "ordo".

Anche gli insider, cioè coloro che avrebbero i mezzi per realizzare la natura del processo di concentrazione del potere in corso (che è poi il "l'ordine internazionale dei mercati"), alla stessa stregua di ogni altra categoria sociologica, sono stati (o possono ulteriormente essere) assoggettati alla "conformazione" che procede dal vertice agli strati intermedi della neo-gerarchia; e ciò in base ad un processo brutale, fatto di punizioni (di status) e della elargizione di ristretti privilegi ben indirizzati, secondo la neo-tecnica legislativa che si irradia in ogni livello o settore sociale, senza tralasciare alcuno strumento di coercizione disponibile, anzitutto politico-normativo. 
Parliamo dell'accumularsi di riforme legislative ordinamentali-sezionali, che riguardano invariabilmente ogni categoria-chiave nell'affermazione del controllo di questa governance."

3. In questo schema accelerato di affermazione del potere, gli "asteroidi" divengono uno sciame, dopo il primo impatto di quello "principale": la Corte costituzionale, ad esempio, a seguito del combinato tra nuova legge elettorale e riforma costituzionale, diverrà in prospettiva composta, in prevalenza, da membri designati o eletti sotto il controllo, diretto o indiretto, e comunque obiettivamente dominante, delle stesse forze che controllano le altre istituzioni di vertice. 
E queste, a loro volta, sono ormai attestate sul principio della trasformazione dello Stato in una sorta di S.p.A. che è l'altra faccia della medaglia del fenomeno di governance sovranazionale per cui: "All'interno del vincolo dei trattati, essendo esclusa la possibilità giuridica della piena democrazia nazionale, dovranno dunque accedere al governo solo partiti che garantiscano di essere compatibili con ordoliberismo e metodo della democrazia idraulica".

Insomma, una "riforma" (magari implicita, ma nondimeno incisiva) della stessa Corte costituzionale è già nella traiettoria dell'asteroide.
Ma tutto ciò non deve e non può (più) sorprendere, "...perchè  il sistema è ordoliberista. In ogni sua componente e solo ordoliberismo filo-europeo può esprimere dal suo interno...
Lo è da oltre 30 anni (quindi con la sua programmatica gradualità: ergo, se accelera, vuol dire che il frutto è maturo e non cadrà distante dall'albero ormai cresciuto rigogliosamente).
Pertini, ne deduciamo (per evidenza storica conclamata), non battè ciglio di fronte al "divorzio", che è il caposaldo di tutta la questione del vincolo. Ci hai mai pensato?
Eppure, a rigore di dottrina e voci autorevolissime (compreso il "primo" Carli), era solo poco prima considerato un atto "sedizioso": e giuridicamente non riesce a trovare una legittimità plausibile nella legislazione del tempo.
La politica da sempre si sottrae al brocardo "quod quidem perquam durum est sed ita lex scripta est"; cioè è sua tendenza irresistibile a darsi un diritto de facto consuetudinario.
E non è la Costituzione "materiale" che, come ci dice Mortati, è tutt'altro.
Dobbiamo essere coscienti che la Costituzione, alla stregua di una regola scritta suprema, è un fragilissimo equilibrio, soggetto ai rapporti di forza come non mai.
Per questo Calamandrei disse: "bisogna farla vivere, sentirla come vostra, dovete dargli il vostro spirito".

4. A questo punto, è tragicamente interessante constatare quanto sia inutile persino cercare di ribadire che, i meccanismi in atto, riducono a riflesso condizionato ogni residua forma di dibattito politico
Il sistema orwelliano, sappiamo, è consolidato quando si impadronisce della sintassi e del linguaggio entro i suoi parametri predeterminati: ma quando questo processo è compiuto, vuol dire che la massa che si intendeva conformare non è realmente più in grado di accorgersi della interiorizzazione di questa sintassi e questo linguaggio
E' questo momento inconsapevole il segno del successo della strategia: quello in cui si è persa la possibilità di scelta.
Così accade per la questione del "conflitto generazionale" e della storia della corruzione come causa esplicativa di ogni male italiano.

5. Sul primo punto:
"...i lavoratori di oggi sono i pensionati di domani, si spera, e che la Corte ha in realtà aperto ad una tutela che riguarda proprio tutti i lavoratori.
Non percepirlo significa arrendersi alla versione ordoliberista che vuole innescare il conflitto generazionale per consolidare il principio antidemocratico (la scarsità di risorse in uno Stato privo di sovranità monetaria e soggetto a stringenti vincoli di deficit) su cui comunque si fonda, a prescindere da questa pronuncia della Corte.

Tanto più che oltre che dai pensionati, - ormai assoggettati per il futuro a continue sterilizzazioni dell'adeguamento (cioè una attuale "vittoria di Pirro", consentita dal tipo di sindacato e di rilievi prescelti dalla Corte, come qui evidenziato)- le risorse per la sostenibilità del sistema pensionistico, sempre a queste condizioni non conformi a Costituzione, sarebbero reperibili, - nelle mire implicite dell'euro-sistema- in una meccanica già insita nella deflazione salariale del jobs act e annessi vari (cioè futuri trattamenti da fame quanto gli attuali livelli salariali).

Ma la posizione degli attuali pensionati non è affatto la causa di questo fenomeno: anzi, per gli stessi, tra sterilizzazioni dell'adeguamento "conformi" allo stop-and-go progressivo licenziato dalla Corte, e ricalcolo retributivo ormai alle porte, il futuro è un appiattimento verso il basso che, in definitiva, ucciderà la domanda interna ancor di più, innescando un ulteriore fattore di depressione dell'occupazione e dei salari.

L'attacco alla democrazia è entrato in una fase molto più autoritaria di quella che può servire a meri interessi elettorali di breve termine: certo questi saranno alla base di "illusione finanziaria" imminente, cioè di una modulazione di interventi che verrà "veramente" precisata solo a elezioni già avvenute.
Tanto poi ci penserà l'Italicum. E la stampa mainstream acclamante (in vari modi, non solo diretti: anche continuando l'attacco allo Stato mediante la storia della corruzione e degli "sprechi" come primo problema italiano)..."


6. Sul secondo aspetto:
"...Assistivo ad una discussione ad uno dei ritrovi annuali della mia famiglia: EXPO, magnamagna, livore castacorruzionebrutto, e NOEXPO... e ho fatto uno dei "miei test", affermo: questi "black bloc" - secondo me - vengono reclutati. 
Gelo. Sguardi che riflettono per qualche secondo alla supposizione (che, in realtà, il "supponente" da proprio per scontata per quella realtà dimostrata per reductio ad absurdum per cui "non può non essere così"): "no", conviene il gruppo, "nessuno può arrivare a tanto". Proseguo per la cucina...
La vittima non accetta la doppia morale della Storia: che la morale della vittima non è quella del carnefice.
Comunque ho un velenoso ottimismo: le nuove leve sono troppo menomate culturalmente per continuare il lavoro dei padri. E 'sti vecchi elitisti prostatosi non possono vivere per sempre! ...a parte, ovviamente, Rockerduck.
Gli esploderà in mano: con il rischio di decennale frammentazione ed anarchia. 
È nei loro interessi tutelare l'ordine costituzionale... prima che Russi e Cinesi imparino la democrazia."
"La tua ipotesi è anche quella di Travaglio (riportata qui ma anche in un sacco di altri siti). Mi pare meriti due righe di commento.
Travaglio è un bravo e preparato cronista giudiziario; la sua professionalità gli rende evidente che certi fatti, per giunta ripetuti e sistematici. ammettono solo certe spiegazioni.
(Nota di colore: il black block anonimo di Travaglio si chiede: "Che si aspettava, i bombardamenti di Dresda?" e puntualmente il giorno dopo, sul Sole, il solone di turno paragona senza ridere le "devastazioni" milanesi con quelle dei bombardamenti alleati).
Dunque per Travaglio non ci sono altre spiegazioni. Ribadisco che è nel suo campo, che lo conosce bene e che dunque si può credergli. Il problema viene col teorema del lampione, di cui Travaglio offre un plastico esempio. Le cronache giudiziarie gli mostrano molte cose che non vanno (ed è vero!), dunque *tutti* i problemi che *possono* essere ricondotti a casta-cricca-corruzione *dovranno* spiegare la situazione.
Un meccanismo semplice che non richiede altre ipotesi per funzionare.
"

7. Che dire? Siamo tanto, troppo, lontani dalla soluzione (o reazione) di massa, dato che il linguaggio orwelliano è, appunto, inavvertito. 
Pensate che, nella mia naïveté ritenevo che il meccanismo "cognitivo" del lampione si applicasse alla consapevolezza, mancante, della correlazione tra €uro-costruzione, parametri fiscali dei trattati, risparmio e investimenti (cioè si applicasse alle cause prime della crisi di "crescita" economica, ed anche di decadenza culturale, italiana). 
Ma siamo in un ritardo esiziale, intossicante, rispetto alla focalizzazione di aspetti come questi:
"...in un paese ove la colpa "di popolo" viene fatta discendere dal legare il calo della domanda interna alla mancata effettuazione di investimenti in "nuove tecnologie", - che pensate un po', richiedono capitali e specialmente "competenze" in misura adeguata, cioè lavoratori specializzati che bisognerebbe pagare "un po' di più", altrimenti, giustamente se ne vanno all'estero-, questo è lo stato comparativo della SPESA PUBBLICA IN ISTRUZIONE (AL 2010: dopo è andata anche peggio):
 
Tra l'altro non è neanche vero che dal 2008 gli investimenti sono sempre andati calando, perchè il Sole dimentica che invece l'Italia era uscita da questo trend all'inizio del 2009 per ripiombarci NEL CORSO DEL 2010, non appena iniziarono le "manovrone fiscali" di Tremonti - D.L. n.78/2010, ingiustamente sottovalutato nel far calare...la domanda pubblica coi suoi tagli lineari e col blocco de facto dei pagamenti alle imprese.
Poi comunque è arrivato l'effetto Monti col "burrone" tra fine 2011 e giù fino al 2013, e naturalmente fino al calo attuale, 2014, del -2,3 che abbiamo visto aggiungersi secondo l'ultima rilevazione Istat.
E questo si può agevolmente constatare da questo grafico del Comitato interministeriale della programmazione economica su dati FMI (quelli che il Sole forse legge, evidentemente per un giorno, e poi dimentica):
 
  

E questa è la relazione tra deficit pubblico e risparmio delle famiglie in coincidenza con le politiche UE-UEM (dalla "convergenza" di Maastricht alla crisi del 2008, e fino al 2010), di restrizione sistematica del deficit mediante l'accumulo di avanzi primari record. Rammentiamo che il risparmio è la "materia prima" di liquidità che dà luogo agli investimenti:

Avanzo primario e tasso di risparmio

Potrei andare avanti ad accumulare dati, e semmai vi rinvio a questo post di "Scenari economici", ma mi parrebbe inutile: tanto la realtà si fa con interviste a docenti, purchessia, della Bocconi...

Alla fine però, comprensivo di tante difficoltà cognitive, aggiungo questo grafichetto qui sotto, tanto per non far scervellare troppo giornalisti e bocconiani intervistati sotto il  "lampione": 
 Collegamento permanente dell'immagine integrata 
8. A questo aggiungerei, (sempre introvabile se si rimane sotto il lampione, della corruzione o della produttività che non cresce perchè NON SI VOGLIONO effettuare investimenti in nuova tecnologia), un'ulteriore classifica OCSE. 
 
Attualissima: solo che per capirla occorre andare a rivedersi sia la serie storica dei saldi primari di pubblico bilancio (v.sopra), sia quella dei deficit pubblici, rispettivi, dei paesi interessati: impensabile se non dispongo più di sintassi e linguaggio persino per accorgermi di questi colossali dati di fatto. E naturalmente l'OCSE non accosta queste serie storiche di dati a questa ennesima classifica...

7 commenti:

  1. E come si potrebbe dissentire se si condivide anche la punteggiatura?

    Non si potrebbe, non si dovrebbe, non si vorrebbe, introdurre un sospetto preliminare alla riflessione sul destino attuale. Ma esso stesso pare imporsi con inaudita evidenza. E comunque è una ipotesi di lavoro che a questo punto non può più essere ignorata.
    Arrivo qui un'ora fa, ma ne avevo già sentito parlare, e ci arrivo come un sonnambulo che però è guidato evidentemente da qualche consapevolezza strana, per via che avendo lasciato sul blog del fatto quotidiano un commento amareggiato sulla riforma della scola, commento rapido come d'uso su quel blog che voleva raddrizzare qualche ipotesi bizzarra sulle motivazioni di fondo della riforma epocale, ebbene questo commento non era passato, inspiegabilmente, e lì si continuava dunque imperterriti a richiamare frettolosamente il fascismo. Così, dato il contenuto di quel mio commento di getto non apparso per motivi contingenti probabilmente, mi è tornato in mente l'esistenza d'un blog dove forse quello che avevo appena espresso con un pensiero vago, veniva più profondamente fondato. Ed eccomi qui, a leggere quasi me stesso, seppure molto più documentato e fondato. Ovviamente mi ascrivo come futuro lettore accanito e, se possibile, con qualche contributo come commento se mi sembrerà significativo.

    Ma per il momento solo un omaggio, al blog e a me: riporto il commento rapido che avevo scritto un paio di ore fa; non sono in grado su due piedi di giudicare se sia degno di questo blog, dovrò leggere il blog per un poco in silenzio, ma intanto mi pare collimante almeno nello spirito di fondo di questo articolo qui, e sia preso solo come una prima stretta di mano.


    L'unico vero obiettivo della riforma della “buona” scuola, altrettanto “epocale” come le precedenti, era tagliare gli aumenti stipendiali. Punto.
    La storia dei presidi manager viene dopo, non prima.
    Per la secondaria questione dei precari, sbandierata obtorto collo come grande autonomia di iniziativa, essa dipende semplicemente dal fatto che “ce lo ha chiesto l'europa” anzi ce lo ha imposto, come alla Francia, solo che in Francia hanno eseguito e qui stanno cercando di aggirare, annacquare, interpretare secondo un spirito ben diverso e “più alto”, altro che!
    Poiché si tratta semplicemente e spudoratamente di levare i soldi a qualcuno ecco che, come in voga da qualche tempo, coraggiosamente si scarica tutto sui soggetti che si trovano a dover operare in loco, ad esempio come già sta avvenendo per i sindaci. Io ti taglio i fondi, così sei tu che dovrai fare la faccia cattiva coi tuoi cittadini prossimi, e io sarò il buono.
    Al signore paffuto poco importa del potere dei sindaci e dei presidi, e richiamare ipotetiche analogie con i tempi di Gentile sembra vistosamente improprio, oltretutto imputando a lui anche le intenzionalità politiche del partito fascista rende l'intera ipotesi ancora più sgangherata, qui si tratta invece dell'impostazione liberista della società, la cosa veramente in gioco.
    I possessori del potere da qualche tempo oramai delegano, come cosa da dispiegare geometricamente, il conseguimento dei loro obiettivi a questi loro, di volta in volta, servi capati a caso.
    Qui si tratta di vedere se, tagliare ancora sulla scuola, e subito dopo sull'università, ovviamente, e dunque sulla formazione, e mandarla a picco, risponde a quella esigenza di efficienza del sistema produttivo, tanto ben dichiarata e religiosamente adorata da questa nuova ideologia, questa si totalizzate.
    Si risparmia sulla formazione per rendere più efficiente cos'altro, che ci farà progredire?

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    1. Benvenuto. Beh direi di sì...
      http://orizzonte48.blogspot.it/2015/03/lesercito-di-riserva-dei-meritocratici.html

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    2. @matteo

      (otc)
      da svogliato gonadista degli ultimi scrittori, è un gran bello vedere il necessitato delle "pineali" che esprimi.

      @ '48
      (otc)
      quanta sabbia dentro i sandali, Bartali, aspettando Coppi per giungere al traguardo
      ;-)


      48


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    3. Accidenti! Torno a sera per scoprire dunque che non emano nessuna originalità e tutto è già stato inquadrato nei dettagli. Beh!, non ne sono per nulla scontento, infine significa che funziono ancora se cerco di pensare, anzi ne sono proprio felice.
      Con l'articolo linkato sono di nuovo perfettamente allineato, con i commenti lì sotto invece meno, sembra che chi riflette sulla nuova riforma epocale sia già precipitato dentro il “bislinguaggio orwelliano” , definizione felice, quando invece si tratta, ovviamente, solamente di un problema di cassa, e il resto dei concetti di risulta sono solo una deriva involontaria.
      Mi permetto di commentare ora qui di seguito la questione dell'origine del concetto “meritocrazia”, con una semplice citazione illuminante, che ho già richiamato altrove.
      Dalla Visita alla grande accademia di Lagado sull'isola di Laputa nel paese di Balnibarbi.

      “Essendomi recato in seguito a visitare la scuola di politica, ne riportai una cattiva impressione, tanto pazzi mi sembrarono quei professori. Ora, la pazzia m'ha sempre prodotto una grande tristezza.
Codesti sciagurati formulavano i più svariati disegni per convincere i sovrani a scegliere i loro consiglieri fra le persone capaci, oneste e sagge; e per persuadere i ministri a badare più al bene pubblico che al loro proprio, e a ricompensare il vero merito, la vera scienza, la vera bravura e i servizi realmente fatti al paese. Volevano anche dimostrare ai re come il loro bene riposasse sulle stesse basi del bene generale, e come fosse per essi conveniente affidare le cariche solo a persone degne d'esercitarle. Insomma perseguivano una quantità di fantasie e di chimere fuori d'ogni possibilità, e non mai saltate in testa a nessuno prima di loro; tanto ha ragione il vecchio proverbio: non c'è stravaganza che non sia stata sostenuta da qualche filosofo.”

      Dai Viaggi di Gulliver di Janathan Swift 1726.

      Dunque si può dire che il tormentone della meritocrazia ha una grande tradizione, affiancata sempre pure da quella altrettanto gloriosa di quelli che, a volte pur grandi scrittori, si trovano irretiti e battezzati prima del tempo nel “bislinguaggio orwelliano”.

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    4. Rimane sempre una delle mie canzoni preferite (speriamo che non arrivi qualcuno a dimostrarmi che abbia una vena puddo-piddina. Francamente non mi pare) :-)

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    5. "un blog dove forse quello che avevo appena espresso con un pensiero vago, veniva più profondamente fondato. Ed eccomi qui, a leggere QUASI ME STESSO, seppure molto più documentato e fondato. "

      Ah, come ti capisco fratello!
      E chissa' quanti lettori di questo blog oltre a me ti capiscono!!

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    6. @'48

      Indimostrabile la pude-piddinità di "quel naso triste da italiano allegro" anche dopo le telefonate politiche di De Gasperi e Andreotti dopo l'attentato al "migliore" nel '48 durante il Tour de France tra "francesi che si incazzano e giornali che svolazzano" a sentire il rumore che fa il cellophane.

      ps. Una nota "a piè pagina", anche se qualche altro "toscanaccio" se cucito sulla divisa "l'e tutto sbagliato, l'è tutto da rifare" siano chiare le diversità:

      i.) il "ginaccio" di fermava e tornava a soccorre il Coppi (dama bianca)
      ii.) l'altro rottama la democrazia costituzionale

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