martedì 17 novembre 2015

RELOADING "LAMPEDUSA, I SISTEMI DI DISSUASION€ E IL NOBEL UE PER LA PACE"

Age Old Debate: Why do Elderly People Oppose Immigration? (...!)


http://www.pewsocialtrends.org/files/2013/12/SDT-2013-12-17-global-migration-04-02.png

Remittances as Share of GDP
http://www.pewsocialtrends.org/2013/12/17/chapter-4-remittances/

Credo che, in questo momento, in cui i fatti confliggono con il dilagare dell'effetto Dunning-Kruger, sia molto utile ripubblicare il post di Riccardo Seremedi in questione.
In termini di tentativo (disperato, ovviamente) di fornire un feedback che attenui l'effetto "sullodato", faccio precedere il reloading del post da questi brani tratti, rispettivamente, dagli interventi di Bazaar e Arturo nei commenti del precedente post:

Bazaar: 
"La descrizione materialista dei fenomeni sociali rimane un modello descrittivo imprescindibile anche nelle dinamiche sociopolitiche più straordinarie ed eccezionali.
... 
Qual è il prodotto finale più classista della propaganda pop? La produzione massiva di "menti elementari".

Di fronte all'evidenza per cui non esiste alcuna "guerra fra civiltà", ma interessi materiali di classe, ci sono ancora delle "menti elementari" per cui entrambi le proposizioni sono vere. Non riescono, non ce la fanno a scorgere la contraddizione: non avvertono dissonanza cognitiva. È vero che l'immigrazione è un'arma di distruzione di massa, MA, è anche vero che la Fallaci aveva ragione.

Non ce la fanno: essendo loro la grande maggioranza della minoranza rumorosa, e muovendosi per appartenenza - pavloviani - difficilmente riscontrano feedback negativi dall'ambiente esterno. Non hanno nessun confronto diretto per cui si evidenzi la fallacità patologica del loro pensiero: inano perché illogico...

Sono gli elementi naturali su cui gli ingegneri sociali edificano le sovrastrutture ideologiche, gli slogan virali, i frame e le trappole cognitive."

Arturo: 
"Ma "l’eau tiède de George W. Bush" (traducibile in "scoperta dell'acqua calda), l'idea dello scontro di civiltà, come l'ha definita Alain Chouet, ex capo dei servizi segreti francesi (non un borghese radical-chic, credo), ha il fascino della semplictà, nonostante "les résultats désastreux de cette politique aux États-Unis."

Quanto all'aspetto culturale, credo potrebbero tutti riconoscere che "Tout le monde peut nourrir des pensées mauvaises, horribles ou dégoûtantes. Mais elles restent de simples fantasmes à moins que l’on ne trouve un moyen de les manifester concrètement dans le monde qui nous entoure.

Ainsi, pour comprendre comment l’idéologie qui anime l’État islamique a réussi à rassembler les ressources matérielles nécessaires pour conquérir un espace plus grand que le Royaume-Uni, nous devons inspecter de plus près son contexte matériel." (qui la fonte, con una ricostruzione, per noi abbastanza risaputa ma sempre utile, di queste fonti materiali).

Troppo prosaico? 
Vabbeh, ci metto allora anche un riferimento più concettuale: Radical, Religious, and Violent (Cambridge-London, The MIT Press, 2009,) di Eli Berman, uno dei testi di analisi economica del fondamentalismo islamico (e non solo islamico) più importanti apparsi negli ultimi anni. 
Che ci dice Berman? 
Che l'ideologia ha un ruolo mai sufficiente a rendere pericolosi gruppi radicali, ma occorre sempre un radicamento sociale, analizzato usando il modello del club, reso possibile dalla fornitura di servizi sociali in un contesto di Stato assente ed elevata disoccupazione. 
Ma guarda tu! 
Esempi di strategie di contrasto efficaci? Per dire (pag. 191):

"As we saw in the case of Egypt, President Nasser provided a crude but positive example of this constructive approach to preemptive counterinsurgency in the 1950s. 
He nationalized the schools, clinics, and other social service institutions of the Muslim Brotherhood, effectively shutting down their organizational base for two decades."

Ma il nasserismo è oggi un lontano ricordo: le "riforme" che l'Egitto - e non solo l'Egitto, ovviamente- ha implementato negli ultimi 15 anni hanno significato massicce privatizzazioni e un attacco, per quantità e qualità, a ciò che restava del settore publico, in quanto, come dice la solita Banca Mondiale (citata da Hanieh), 
"reduc[e] government employment and the wage bill [through measures such as] lowering remuneration for new entrants, adjusting the pay scale to strengthen the link between compensation and productivity, and focusing on nonwage benefits that distort labor decisions, such as generous pension systems and family allowances that add to the lure of employment in the public sector".

Morale: se lo Stato non è mai la soluzione, ma sempre il problema e il divieto di ingerenza un lontano ricordo, ISIS et similia ce li teniamo."
Il post di Riccardo era di ottobre 2013. Ma la ripetitività di tutto quanto vi è riportato lo rende oggi ancora più tragicamente attuale.
Per chi vuole capire...
1. HELLZAPOPPIN'
“E' proprio roba da matti... in quindici anni che proietto film, uno come questo non mi era mai capitato... Questo è un film pazzo! Eccome! E' Hellzapoppin'!”
Proprio come nel film, stiamo assistendo in queste ultime settimane a situazioni che varcano il limite dell'assurdo e del nonsense, acrobazie linguistiche che s'inoltrano nei perigliosi sentieri della metasemantica, contorsionismi e gag involontarie che smantellano ogni senso comune, decostruendo quelle che appaiono essere le relazioni cardinali della realtà quale appare.
Non ci eravamo ancora ripresi dagli equilibrismi a Palazzo Madama ed ecco che la tragedia di Lampedusa rinnova e amplifica gli equivoci dell'Unione Europea, facendo emergere tutte le ipocrisie e le doppiezze di questi grigi tecnocrati iperborei.
Già nel 2011 dopo l'inizio della Primavera Araba e della guerra in Libia – con l'aumento esponenziale di profughi in fuga, l'allora ministro degli Esteri Franco Frattini sollecitò l'Unione Europea all'attivazione della direttiva 55 del 2001 sulla protezione temporanea, cercando una collegialità nella gestione dell'emergenza.
La Germania, che ha fatto della solidarietà e della condivisione il proprio motto (Deutschland uber Alles ), rispose per bocca del ministro federale dell'Interno Hans-Peter Friedrich, che dichiarò al quotidiano “Die Welt”: 
“l'Italia deve risolvere da sola il problema dei profughi”, aggiungendo al postutto che “non c'è alcuna ragione per attivare di nuovo la normativa sull'esodo di massa”, posizione confermata dalla commissaria UE Malmstroem perché quando Mamma Germania comanda, picciotta risponde.
2. Che fosse una situazione esplosiva – com'è una guerra civile – venne confermato dai dati ufficiali forniti dal sottosegretario dell'Interno Sonia Viale alla commissione Affari costituzionali della Camera che certificarono, nel 2011, uno sbarco complessivo di 42.807 profughi (di cui 24.356 solo tunisini), a fronte dei 4.406 dell'anno precedente.
E per far comprendere ancor meglio il concetto, un altro strusciamuri dell'UE, tale Matthew Newman, ribadì che: ”Quanto abbiamo visto finora è che le persone arrivate in Italia dalla Tunisia sono per lo più migranti per motivi economici, quindi se ne stanno occupando le autorità italiane e sono loro i responsabili”.
Caspita, Ponzio Pilato era un dilettante paragonato a voi!
3. Frasi come queste, che fanno a pugni con la tanto strombazzata multiculturalità e fratellanza universale, rendono ridicola e surreale la motivazione con cui nel 2012 il comitato norvegese ha attribuito all'Unione Europea il Nobel per la pace: 
“Il Comitato ha deciso di assegnare il premio Nobel per la pace 2012 all'Unione Europea:
L'Unione e i suoi membri per oltre sei decenni hanno contribuito al progresso della pace e della riconciliazione, della democrazia e dei diritti umani in Europa […] Il lavoro dell'UE rappresenta la”fraternità” tra le Nazioni e costituisce una forma di “congressi di pace” ai quali si riferiva Alfred Nobel nel 1895 come criterio per il premio Nobel per la pace”.

Queste parole, costituenti un monumento considerevole alle luci purissime della benevolenza e dell'amore, non sembra abbiano avuto molto seguito nel compassionevole consesso di Strasburgo; a inizio ottobre la commissione migrazione dell'assemblea del Consiglio d'Europa ha rampognato l'Italia, giudicando “sbagliate o controproducenti” le misure prese in questi anni per gestire i flussi migratori.

Il rapporto critica la gestione dei CPT e i ritorni forzati di immigrati in paesi come la Libia,
dove rischiano la tortura o la vita stessa; si afferma altresì che “a causa di sistemi di intercettazione e dissuasione inadeguati, l'Italia si è trasformata in una calamita per l'immigrazione, richiamando persone che cercano un'esistenza migliore all'interno dell'area Schengen”.
Che ipocrisia!
Montagne di moralismo e melassa maleodorante da parte di persone (?) con un microprocessore al posto del cuore, dove le convenienze spicciole si soppesano col bilancino del farmacista.

4. Solo due anni fa si affermava il non status di profughi di guerra e l'implicito assenso al rimpatrio, adesso si condannano gli stessi provvedimenti perché potenzialmente pregiudizievoli.
Cos'è cambiato da allora? Sarà proprio il Nobel che impone comportamenti, almeno dal punto di vista mediatico, eticamente più “spendibili”?

Sarebbe interessante sapere quali siano per le “teste d'uovo” di Strasburgo i “sistemi di dissuasione e intercettazione adeguati”. Forse quelli usati da Zapatero nel 2005 a Ceuta e Melilla – enclaves spagnole sulla costa marocchina – dove la Guardia Civil, rafforzata da 2 mila militari, per fronteggiare 600 disperati ha aperto il fuoco uccidendo 5 persone (compreso un neonato) e ferendone un centinaio. Oppure come in Grecia dove, per bloccare l'immigrazione clandestina proveniente da Iraq, Afghanistan, Iran, Pakistan, si sta costruendo un muro alto cinque metri e lungo circa dodici chilometri al confine con la Turchia, nella regione del fiume Evros vicino alla cittadina di Orestiada.
Ma questa è roba da PIIGS, dirà il cicisbeo nostrano, queste cose Lassù non le fanno!
Spiace deludere coloro i quali pensano a quelle latitudini come vette di sublime perfezione.

In Svezia, terra cara alla commissaria UE Camilla Malmstroem, a meta maggio sono scoppiati violenti scontri a Husby, quartiere a nord della capitale, 12 mila abitanti con l'80% di immigrati siriani, afgani, sudamericani, iracheni; la protesta si è trasformata in sommossa, con numerose autovetture incendiate, e si è estesa a Skarpnack, Norsborg, Rinkeby - quartieri che circondano la capitale a forte prevalenza straniera – nonché ad altre città della Svezia.
Dalla polizia non continua a trapelare nulla sulla nazionalità dei dimostranti.
Anche i giornali che provano a violare il muro del politicamente corretto vengono smentiti: sono immigrati, ma non si può dire.
L'OCSE ha rivelato che in Svezia c'è la più alta divergenza al mondo tra occupati svedesi e occupati di altre nazionalità; le periferie sono ricettacoli di risentimento e frustrazione, con percentuali di discoccupazione del 10%.
5. Anche il virtuoso Quarto Reich ha da insegnarci qualcosina.
Nel rapporto succitato si afferma che alcune delle scelte fatte dalle autorità italiane “rischiano di minare la fiducia nell'ordine legale europeo e nella convenzione di Dublino” e
che “l'Italia non ha aiutato gli altri paesi membri della UE a condividere la responsabilità”.
Chissà se Malta invece li avrà convinti
: dopo avere lasciato per tre giorni un gommone con 102 persone a 25 miglia dalla costa e facendo orecchie da mercante con la sora Camilla, il primo Ministro maltese Joseph Muscat ha ringraziato personalmente il Nostro Presidente del Consiglio dalla larga scriminatura che gli aveva, nel frattempo, tolto le castagne dal fuoco accogliendo i migranti a bordo della nave Salamis, sbarcandoli in seguito a Siracusa; alla fine smaglianti sorrisi e grandi pacche sulle spalle ma Letta è contento così, egli ha fatto suo l'aforisma di Ennio Flaiano: “A furia di leccare, qualcosa sulla lingua rimane sempre”.

6. Giova ricordare ai nostri distratti “inquilini” comunitari e alle sinistrate anime belle nostrane che l'escalation di migranti (adesso si preferisce chiamarli così, fa più “fino”) si è avuta proprio in concomitanza di interventi “umanitari” in Libia e Ciad (Sarkozy era tanto preoccupato per i libici che, a guerra finita, si è recato a Tripoli con la crocerossina della Total, Christophe de Margerie), passando per le ribellioni “spontanee” e “locali” che sarebbero poi sfociate nella cosiddetta Primavera Araba.

Tali moti di piazza non sembrano essere tanto spontanei se anche il New York Times (aprile 2011) ha dovuto intitolare: “Gruppi americani hanno favorito la diffusione della Primavera Araba".
Tanto per citarne qualcuno: “Otpor!” in Serbia e in altri paesi, il “Movimento Giovanile 6 aprile” in Egitto, il “Centro per i Diritti Umani” del Bahrain, il “Fronte Nazionale per la salvezza della Libia”, “Donne sotto assedio” in Siria, “Golos” in Russia, la “Fratellanza musulmana” ecc.
Questi gruppi hanno ricevuto finanziamenti dal National Democratic Institute (NDI), dal Freedom House di Washington e addestramento da CIA e MI5.
Ad esempio il “Movimento Giovanile 6 aprile” è collegato con il CANVAS (Centro per l'Azione e le Strategie Applicate Non Violente), una ONG chiamata “Otpor!”, creata dal governo americano in Serbia nel 2000 e finanziata dall'Open Society Institute di George Soros per rovesciare il governo di Milosevic.

7. Vi sono gruppi che non finanziano ma creano dal nulla le Primavere e le Rivoluzioni: è il caso dell'International Crisis Group, che vanta tra i membri Simon Peres, il governatore della Banca d'Inghilterra Stanley Fisher, lo stesso Soros, gli storici della manipolazione geopolitica come Zbigniew Brzezinski, Richard Armitage, Samuel Berger e il generale Wesley Clarck e, udite udite la dimessa e tanto caruccia Emma Bonino.
Niente male come parterre de rois!
Anche i finanziatori offrono solide garanzie quanto a rispetto di diritti umani e sostenibilità ambientale: BP, Chevron, Shell, Statoil e la società mineraria (platino, diamanti, minerali ecc.) Anglo American PLC.
Capito perché Putin non vuole in Russia “filantropi” di tal risma?
Altro che omofobia e baggianate varie!

8. L'economista e africanista Gérard Azoulay (Les théories du développement, Presses universitaires de Rennes 2002-2004) ha evidenziato che, dagli anni '90 in poi, in Africa si è avuta la più grande divaricazione tra i redditi più bassi e quelli più alti (sia in termini assoluti che relativi) da due secoli; la globalizzazione neoliberale ha affinato e trasformato i metodi che erano propri del colonialismo, camuffando atti predatori e spoliazioni di intere aree con azioni di peacekeeping, a cui segue immancabilmente l'ingresso di ONG (Organizzazioni non governative) che danno al tutto una parvenza di legalità.

Un'altra opzione a favore dell'Occidente filantropico “esportatore” di democrazia (e importatore di petrolio ecc.) è data dalla possibilità, senza sporcarsi le mani, di concludere accordi commerciali perversi con gruppi di insorti, soggetti non legittimati alla vendita di diritti di sfruttamento.
Ciò ha portato alla stipulazione di contratti “pronto-contro-termine” (la cui risoluzione è differita nel tempo) tra gruppi ribelli e imprese internazionali: se il conflitto non c'è lo si fa scoppiare, se già esiste lo si acuisce: accordi commerciali di questo tipo si chiamano Booty Futures, sono illegali ma divenuti oggi un must, soprattutto per gli Stati Uniti.
 
9. Uno dei contratti più sostanziosi (quasi un miliardo di dollari) è stato firmato da Kabila con l'American Mining Fields, a guerra iniziata, per l'estrazione di diversi minerali presenti nel bacino del Congo e nelle regioni meridionali del paese; le possibilità di guadagno sono immense: oltre a uranio, diamanti e a una quantità spropositata di metalli, la Repubblica Democratica del Congo detiene l'80% delle riserve mondiali di COLTAN (columbite-tantalite). Che cos'è il coltan?
Il coltan è un minerale metallico termoresistente, ottimo conduttore di corrente che - nel mondo hi-tech in cui viviamo - è diventato una sorta di Sacro Graal: alla base delle incredibili performance degli smartphones e dei computer moderni c'è proprio questo minerale e chi lo controlla, non è esagerato affermarlo, controlla il mondo.
Sembra che il destino del Congo contemporaneo sia lo stesso che descriveva Joseph Conrad in “Cuore di tenebra”. Cambiano gli attori ma la tragedia è sempre la stessa: centinaia di migliaia di vittime e milioni di profughi.

10. Un altro fenomeno caratterizzante delle moderne guerre africane è la “privatizzazione” della guerra, anch'essa un riflesso del neoliberalismo. Oggi i nuovi mercenari sono rappresentati dalle cosiddette “compagnie militari private” (CMP) e le loro sorelle “compagnie di sicurezza private” (CSP) che incarnano l'evoluzione in chiave globale del mercenarismo di ventura.
Si tratta di imprese di servizio con quartiere generale nei paesi ricchi e molte ramificazioni mondiali, spesso quotate in borse internazionali o possedute da gruppi finanziari.
Queste “aziende” agiscono in un vuoto di legalità, svolgendo attività formalmente legate alla “sicurezza” e alla “difesa”, ma sovente – per via di intrecci d'interesse tra politici, corporations finanziarie e industria degli armamenti – sono accusate di fomentare disordini coadiuvando o creando moti insurrezionali volti all'acquisizione di vaste porzioni di territorio che diventeranno oggetto di sfruttamento della multinazionale di turno, spesso e volentieri legata a filo doppio con la CMP.
E' rimasto famoso lo scandalo in cui è stato coinvolto Mark Thatcher, figlio di Margaret, per rovesciare il governo in Guinea Equatoriale; in quell'occasione si è coniato il termine “rent-a-coup”, colpo di Stato in affitto.
Per citare solo un altro esempio di questo genere, Jean-Christophe Mitterand, figlio dell'ex presidente francese François, è stato anch'egli indagato dalla magistratura francese per simili traffici illeciti compiuti in Africa e legati al mondo delle CMP.

11. I nostri alleati, alla NATO come nell'UE, dovrebbero sapere che l'esportazione della guerra (o democrazia?) porta, come diretta conseguenza, “l'importazione” di sfollati e profughi che, nel caso dell'Africa, vedono il Belpaese come Porta Aurea .
 
Purtroppo l'Italia si raccoglie sempre più nelle mani di una presuntuosa e impalpabile mediocrazia - o meglio ancora una onagrocrazia, “dominazione di ignoranti attivi e di asini selvatici”, come ebbe a dire Benedetto Croce - che ci sta portando ad essere il futuro diciassettesimo Land tedesco, reclinando il capo anche quando si avrebbero ottime ragioni per farsi valere.
11.1 Lo spettacolo offertoci dai media (segnatamente Bruno Vespa) e dai politicanti nelle ore successive alla tragedia di Lampedusa è stato, nel rispetto delle vittime, all'insegna di Strapaese, il movimento di Mino Maccari di fine anni '20.
“Siamo nati in campagna! Abbiamo bazzicato per le osterie! Abbiamo amici fra i barrociai, fra i vetrai, fra i contadini, fra gli artigiani!...Si finisse a Picadilly, ed alla Fifth Avenue, sempre ragioneremo e discorremo alla maniera antica italiana[...].

Ecco tutti trafelati a rincorrere una telecamera per esternare il proprio sgomento, con “Don't Cry for me Angelino” particolarmente assiduo nel presentarsi ai cronisti, cercando sempre con lo sguardo – durante le interviste – il monitor di servizio per accertarsi del grado di afflizione e fotogenìa.


Qui o signori, incomincia la storia di Strapaese(...),dove il sindaco veste di fustagno, non c'è la tassa sui cani e non ci sono orinatoi, perché la gente piscia al muro(...) dove i moccoloni ruzzano e le donne sono sempre gravide[...].

11.2. Quella a cui abbiamo assistito è stata una sagra paesana dell'Assurdo, un'Italia campagnola e caciarona, terrigena e neocontadina, con personaggi da osteria e il sindaco in pompa magna, il curato di campagna e il grullo delle giostre che c'ha le chiappe chiaccherate; “venghino, signori, venghino!” … è arrivato l'Uomo delle Stelle! ... tutti a salutare mamma con la manina, il “quarto d'ora di celebrità” a buon mercato che non si nega a nessuno.
Passata la festa resta sempre il dopo sbornia e un gran mal di testa.

Hans-Peter Friedrich, Ecce Homo, è ritornato alla carica ed ha fermamente escluso un ripensamento delle regole europee in materia di rifugiati, limitidandosi ad auspicare un inasprimento delle pene per i trafficanti di uomini; era prevedibile che i toni enfatici e queruli dei giorni scorsi dovessero lasciare il posto alla realpolitik in salsa alemanna.
Avviso ai naviganti: il Manovratore a Berlino è all'erta e il Ruggito del Coniglio del presidente del Consiglio non lo tange.

42 commenti:

  1. «[...]accordi commerciali perversi con gruppi di insorti, soggetti non legittimati alla vendita di diritti di sfruttamento[...]»

    Non ce posso credere!

    "I've demonstrated the pictures from space to our colleagues, which clearly show the true size of the illegal trade of oil and petroleum products market. Car convoys stretching for dozens of kilometers, going beyond the horizon when seen from a height of four-five thousand meters," Putin told reporters after the G20 summit."

    Ma a chi venderanno? e, soprattutto: venderanno a buon prezzo?

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    1. Hai notato che l'intero sistema mediatico "occidental€" non batte ciglio, -anzi ammette che "sesapevamacheccevoifa'?"-, e non si interroga neppure per un attimo su chi siano gli acquirenti effettivi del petrolio che finanzia l'ISIL?
      E dire che il prezzo attuale del petrolio non pare costituire un grave problema per sistemi industriali in deflazione che, porelli, non sanno più come risolvere, e quindi soggetti a deindustrializzazione e sottoutilizzazione degli impianti.
      E, invece, l'ISIL riesce indisturbata a piazzare il suo petrolio, (14 km di fila di autocarri!), e a far calare, evidentemente il prezzo, data la flessione della domanda mondiale e la leggera sovraofferta...

      Ma dimenticavo, pur di far fuori la Russia del nuovo Hitler (Putin, secondo ESSI a reti unificate, e inclusi film in prima serata che paiono su script di una ONLUS di Soros), questo ed altro. Ma specialmente questo...

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    2. Ma la domanda (retorica) che mi pongo io è: ma se questi convogli li ha beccati la Russia, gli USA fin'ora che c...o hanno bombardato? Forse infrastrutture utili alla popolazione?
      Soprattutto, chi glieli da gli autocarri per trasportare tutto quel crude oil? Forse Saudi, Qat ed EAU?

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    3. Questa è la parte del mistero che non saprei attualmente spiegare: in effetti le domande sorgono prepotenti:
      "se li hai beccati col sorcio in bocca perchè non li hai bombardati?"
      "Che altro avresti dovuto bombardare che avesse una più alta priorità?"

      Ma ammettiamo pure che esista una no-fly-zone che i russi non si arrischiano a violare, in territorio IRAKENO, e coi turchi-Nato che cercano l'incidente, e che dunque non sarebbe violabile perchè estraneo all'alleato Siria.
      Una zona dunque fuori portata dei bombardieri russi e che l'Isis sfrutta abilmente,

      Ma allora è ancora peggio: che cavolo stavano bombardando (ammesso che lo facessero) tutti gli altri che sono lì da 16 mesi e più?
      Saremmo di fronte alla prova più inoppugnabile della deliberata tolleranza verso l'ISIL fa parte di USA e coalizione occidentale sul posto.

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    4. Naturalmente molto è da prendere con le pinze ma gli USA:
      - bombardano infrastrutture in Siria danneggiando al popolazione (Isil o Daesh non mi risulta in controllo ad Aleppo
      - forniscono supporto ai ribelli, con ciò non voglio affermare che istruiscono direttamente Isis o Daesh (anche se sotto sotto a pensar male…), ma paracadutare tonnellate di armi e munizioni in territori instabili, a mio avviso, non è molto sensato dal punto di vista militare…
      Nel mentre l’EU su pressione francese toglie embargo per invio armi ai “ribelli” siriani nel 2013
      - la Turchia vuole fare di Aleppo la Sua 82^ provincia…
      Infine non so se si era parlato qui del mistero dei pick up Toyota dell’Isis o Daesh… veramente io non riesco a credere che gli Stati Uniti possano aver messo in fila tutti questi errori… Non è davvero possibile a mio avviso e non sono propenso a credere a tale versione… Non mi resta che pensare all’appoggio occulto visto anche a chi forniscono le
      armi le monarchie del golfo, addirittura in funzione “anti-russa”!!… troppo, davvero troppo per non pensare “male… Infine, due dati sulla Siria: dal 1517 al 1920 sotto l’impero Ottomano, dal 1920 al 1946 mandato francese, dal 1966 in orbita filo sovietica (dal 1963 al potere partito Ba’th)…

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    5. "Da lungo tempo, l'amministrazione Obama si dice frustrata dalla capacità dello Stato islamico di generare decine di milioni di dollari al mese dalla produzione ed esportazione di petrolio. Per interrompere questa fonte di reddito, funzionari Usa hanno fatto sapere la settimana scorsa di aver notevolmente intensificato gli attacchi aerei contro le infrastrutture che permettono all'Isis di pompare petrolio in Siria.

      Finora, gli Usa avevano evitato di colpire le autobotti, che si calcola siano più di 1.000, nel timore di causare vittime tra i civili. Di conseguenza, il sistema di distribuzione per l'esportazione di petrolio era rimasto in gran parte intatto.". Grazie Luca, questa mi mancava...

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  2. Una cosa per il momento è certa: il ministro della Difesa francese, non leggendo questo blog (http://www.internazionale.it/notizie/2015/11/17/francia-sostegno-militare-unione-europea), si trasforma in ministro della Guerra (al non-Stato non riconosciuto formalmente nemmeno dagli stessi Paesi che si apprestano a dichiarargli guerra, ma questi sono evidentemente dettagli per fini pensatori). E ancora una volta ad andarci di mezzo saranno i cittadini siriani.

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  3. http://therealnews.com/t2/index.php?option=com_content&task=view&id=31&Itemid=74&jumival=15115

    Qui spiega un po come stanno le cose dei finanziamenti e del petrolio. Mi sembra ragionevole.
    Quello che mi lascia perplesso è che l'intervento francese è comunque illegale, perchè, al contrario di quello russo, non richiesto dal governo siriano che teoricamente è uno stato sovrano. Stessa cosa varrebbe per Iraq.

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    1. Il quadro delle fonti di di autofinanziamento ci è già noto e non costituisce un punto oscuro, almeno a stare ala numerose fotni che si possono trovare un po' ovunque (e la Napoleoni fornisce in aggiunta una sua opinabile interpretazione...).

      Il punto oscuro è quello sollevato da Flavio più sopra: se la fonte principale è la vendita sul "mercato nero" internazionale del petrolio, perchè non viene bombardato il più che visibile traffico e perchè non sono identificati e denunziati alla comunità internazionale, dai servizi occidentali, gli acquirenti?

      Lo stesso dicasi per i sistemi bancari che aiutano il sostanziale riciclaggio di altri illeciti internazionali, compreso quello delle opere d'arte rispetto a cui identificare gli acquirenti non è obiettivamente difficile, coi mezzi di intercettazione a disposizione di tali servizi.

      La forza finanziaria dell'ISIL, quale presunta dalla Napoleoni, è in realtà fragilissima, se solo si attuasse coerentemente una percentuale del rigore di intelligence e di sanzione economica internazionale ad es; applicato a Russia e Iran.

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    2. Secondo punto oscuro: perchè gli americani non hanno bombardato, oltre alle tradotte di camion con greggio, i convogli del cosiddetto Stato Islamico durante la traversata del deserto? Di seguito 26 cose che si sanno (molte) ma che aiutano a riflettere... Notizia di poche ore fa: in Siria ci sarà una grande transizione politica a detta di Kerry. Quindi due sono le domande principali: Assad alle ultime elezioni è stato rieletto a maggioranza schiacciante -varie ONG che hanno controllato gli scrutini hanno affermato loro regolarità nonostante la stampa Occidentale affermi il contrario - e ciò significa che i Siriani non sono poi così a lui contrari. Allora:
      A) chi o che cosa ha scatenato la guerra civile in Siria?
      B) chi e come ha armato i ribelli (moderati ed estremisti)?
      Io un'idea ce l'ho ma sarei contento di sapere cosa ne pensano tutti i lettori del blog.

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    3. La Napoleoni è l'Oscar Giannino delle analisi sul terrorismo.

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    4. Io la butto là: "A year into the Syrian rebellion, the US and its allies weren’t only supporting and arming an opposition they knew to be dominated by extreme sectarian groups; they were prepared to countenance the creation of some sort of “Islamic state” – despite the “grave danger” to Iraq’s unity – as a Sunni buffer to weaken Syria." tratto dal Guardian (a scanso di equivoci complottisti).

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    5. Speriamo che non rispondano solo "menti elementari"; altrimenti la "discuSione" può facilmente divenire di retroguardia :-)

      Segnalo comunque un precedente che analizza il "problemino"
      http://orizzonte48.blogspot.it/2015/02/isis-irak-libia-politiche-ue-della.html

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    6. Siria e Iran sono sciiti. Come molti sanno la chiave di volta è il gas e il petrolio della regione, nonchè il gasdotto South Pars che dall'Iran avrebbe dovuto passare attraverso la Siria a danno dei progetti finanziati da USA. Se si parte da lì il discorso sembra filare...

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    7. Una "mente elementare" era su Radio Confindustria, e, con quell'italiano per cui le contadinelle di cinquant'anni fa sembravano le sorelle di Dante, illustrava la necessità di abolire le "regioni".

      Epperchemmai?

      Per risparmiare: e gli sprechi? e quelle idrovore a statuto speciale?

      Inaccettabile.

      Soluzione?

      La macroregioni....

      Nulla è detto o avviene a caso: peggio. Ciò che avviene "a caso" è compreso nello scenario "imprevisti". Anch'esso, appunto, uno scenario. O meglio, una scena.

      Perché di teatrino si parla; al limite di teatro di guerra. Ma sempre teatro è.

      Semplicemente potere è controllo: se nessuna istituzione riconosciuta riesce a controllare il proprio territorio, significa che esiste una "ghost institution", una "shadow intelligence", che detiene potere e controllo reale?

      In caso affermativo, ciò che appare caos, lo è in lettura della chiave fornita dalle istituzioni pubbliche che "non hanno controllo", e ciò significherebbe che queste istituzioni sono "controllate": quindi?

      Con la chiave del controllore reale ciò che appare caos è in realtà ordine.... o, quanto meno, un piano ordinato.

      Complotto? Ovviamente. Dove ci sono servizi segreti non ci possone che essere complotti, congiure, cospirazioni, insomma, il mondo che abbiamo sempre conosciuto: dal poro Giulio Cesare agli intrighi sul posto di lavoro.

      Parliamoci chiaro: il problema non è il "giallo del complotto", ma quello abnorme delle classi dominanti sulle classi subalterne: «Terrorism has been unleashed in the Western World, and it is the terrorism of Western governments against Western peoples. »

      L'unico scontro tra razze e civiltà è quello tra chi ha il potere e chi non ce l'ha: chi controlla le riserve di risorse naturali e chi controlla le principali rotte del traffico marittimo.

      Paul Craig Roberts spiega "operativamente" come fanno gli apparati del vero controllore ad accecare gli apparati delle istituzioni, proprio come Foa spiegava come fanno gli spin doctor a diffondere le notizie viralmente.

      Dobbiamo aspettarci la NATO che cercherà di conquistare i pozzi del Kirkuk e le relative "rotte" contro la Russia: i ragazzi massacrati a Parigi sono nulla: membri di una razza inferiore, Untermenschen, animali utili al padrone anche quando viene il tempo del macello.


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    8. (A proposito di razze inferiori e di schiavi che, come faceva notare Nietzsche, lo sono solo in tempo di pace per far in modo che il padrone possa esprimersi nell'Arte; in tempo di Guerra lo schiavo diventa "soldato": non so chi ci avesse fatto caso, ma nell'intervento a Pescara di Canfora - che ho apprezzato tantissimo - viene espressa abbastanza chiaramente la medesima tesi proposta in questi spazi citando Leo Strauss: il liberalismo comporta la contestuale esistenza dello schiavismo.

      Giusto per comprendere cosa siano liberalismo e neoliberalismo e, soprattutto, perché Einaudi e i suoi proposero di fondare la repubblica democratica sulla "libertà".

      Il diritto alla libertà di qualcuno è dovere di asservimento di qualcun altro: la libertà non può essere elevata a principio universale perché può essere concepita esclusivamente come diritto limitato. Chi vuole il libero mercato e la conseguente liberazione della natura darwinista-spenceriana, senza "lacci e lacciuoli" limitanti, vuole la schiavitù.)

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    9. Caro Bazaar,
      ehm, anche io c'ero, e la esposizione di Canfora solo indirettamente, - e magari solo per un acuto osservatore come te - ha toccato il liberalismo e le sue implicazioni sociali (più che mai attuali): la spiegazione integrativa sul legame tra liberalismo e (ripristino della) schiavitù (rispetto all'Ancien regime, dove il sistema degli status poteva o meno prevederla), l'ha fatta il sottoscritto...e proprio ricorrendo all'argomento della necessaria limitata attribuibilità dei diritti che caratterizzano, a livello prestatuale, la "libertà"...

      Senza tale intervento, come attesta la reazione del pubblico (da me chiaramente percepita sul palco e nei successivi attestati di chi mi ha fermato), la connessione non sarebbe stata attivata...

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    10. Può essere un corollario del noto pensiero di Pippo (sebbene, in effetti, lo preceda in varie forme di parecchi millenni): "È strano come ciò che viene visto dal di dentro - vale a dire dalla prospettiva del singolo - come libertà, visto dal di fuori - vale a dire dalla prospettiva dell'insieme dei singoli, cioè la società -, somigli alla schiavitù".
      Innalzare la libertà individuale a sommo principio dell'esistenza comporta necessariamente l'abbandono di ogni remora etica, anzi, l'abbandono dell'etica stessa. È come dice il principale epigono del pensiero nietzschian-liberista, tale Hannibal Lecter: "Ethics become aesthetics": dunque "There is no morality, only morale". Da questa posizione, è facile dar sfogo alle ambizioni creatrici della volontà di potenza: il mondo viene trasmutato nel parco giochi del fanciullo e le altre persone sono metamorfosate in giocattoli, private di umanità, dunque private di coscienza, dunque private di libertà, pronte all'uso verso cui chi è assolutamente libero, dunque chi detiene il potere, dunque chi è in grado di esercitare il controllo, sceglierà di indirizzarle nella sua ricerca del sublime.
      Si sbagliava Bognetti, quando interpretava il sistema liberista come l'ipostasi di "idee che riflettono una visione etica dell’uomo e della società di alta, nobile e rigorosa virilità". Quale visione etica può mai elaborare uno Übermensch, uno che ragiona in questi termini: "I've always found the idea of death comforting. The thought that my life could end at any moment frees me to fully appreciate the beauty and art and horror of everything this world has to offer"? Perché è così che ESSI si percepiscono.

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    11. Vabbè, ma te sei fuori concorso... :-)

      D'altronde l'impulso a postare questo inciso è nato proprio dal fatto che Canfora fa una serie di citazioni in cui il messaggio non viene esplicitato chiaramente: ma con le chiavi di lettura fornite dall'analisi quarantottina... invitavo a risentire con "nuove orecchie" l'intervento di Canfora.

      Altrimenti cosa c'entrasse Leopardi tra Tirone e Lenin poteva non risultare chiarissimo... :-)

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    12. @Winston

      Non so da quanto segui la discussione, ma sei dannatamente sul pezzo.

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    13. Caro Bazaar,
      purtroppo la conoscenza delle "chiavi di lettura fornite dall'analisi quarantottine" non può essere data per scontata (nella dimensione diffusa che sarebbe concretamente utile).
      Anzi, anche in ambiente motivato e a conoscenze relativamente "avanzate", ti rendi conto che il lavoro di richiamo e diffusione è ancora molto lungo :-)

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    14. Ne riparleremo, caro Quarantotto: intanto vado ad ordinare i regali di Natale di quest'anno...

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  4. Quarantotto ha scritto:

    Il punto oscuro è quello sollevato da Flavio più sopra: se la fonte principale è la vendita sul "mercato nero" internazionale del petrolio, perchè non viene bombardato il più che visibile traffico e perchè non sono identificati e denunziati alla comunità internazionale, dai servizi occidentali, gli acquirenti?

    Ciao Quarantotto, secondo me nella domanda c'è già insita la risposta, cioè probabilmente l'Isis è una pedina utile nella strategia del caos scatenata dagli Usa. Il problema è capire che fini vogliono raggiungere attraverso questo piano di destabilizzazione del Medio oriente e del Nord Africa?Gli Usa sono lontani l'Europa è vicina. La cosa più sensata forse l'aveva proposta l'ex Ministro degli Esteri Frattini : un grande piano Marshall per tutti i paesi Nord africani, adesso sarebbe da estenderlo anche il Medio oriente e risolvere una volta per tutte il problema Israele/ Palestinese, da anni oscurato dalla macchina dei media.

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    1. Rinvio anche al precedente post segnalato a Flavio.

      Peraltro, oggi, è importante sapere che qualsiasi Piano Marshall è concretamente impraticabile, e non solo in M.O.-Nord Africa:
      a) perchè è incontestabile il dogma delle Banche centrali indipendenti: e quindi della creazione solo bancaria e remunerata della moneta in tutto il mondo;
      b) perchè l'originario Piano Marshall serviva, in sostanza, a finanziare le esportazioni USA nell'Europa da ricostruire (dagli impianti ai beni di consumo più vari, passando per i beni di consumo durevoli).

      Dunque, qualsiasi destabilizzazione di grandi aree, si rivela un Piano Marshall "attualizzato" (mutatis mutandis), cioènelle condizioni nuove del mondo globalizzato: ovviamente, considerando che gli USA sono ormai essenzialmente esportatori di armi, con riguardo alla loro partita merci del CAB.

      http://uk.businessinsider.com/arms-sales-by-the-us-and-russia-2014-8?r=US&IR=T
      (pure la Russia non se la cava male: e proprio grazie alla svolta di Putin post-Yeltsin)

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    2. "Siria, Iraq e Iran firmano un accordo per costruire entro il 2016 un gasdotto collegante South Pars (Iran), il più grande giacimento mondiale di gas naturale, alla Siria e dunque al Mediterraneo. Un ottimo affare anche per la Russia, certo un po’ meno per la Turchia, membro influente della Nato. 16 agosto 2011: il governo siriano annuncia la scoperto di un vasto giacimento di gas a Qara, vicino a Homs. Da allora lo scontro armato non si è più fermato. Assad poteva giocare un ruolo importante su più scacchieri, e molti in Occidente non hanno gradito. Russia e Cina però hanno detto no, e lo stallo non si è ancora sbloccato.". Qualche fonte qui, qui e qui ... Più che altro basterebbe che finissero le ingerenze "coloniali", forse staremmo tutti meglio...

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    3. Torno a sottolineare un aspetto a te particolarmente congeniale: se globalizzo i mercati e seguo monetarismo, politiche fiscali deflazioniste a livello mondiale, e imposizione (sempre globale) del mercato del lavoro-merce, poi non avrò scelta nel cercare di massimizzare l'afflusso di moneta-merce ("gold like").
      Un afflusso che sancisce l'unica sostenibilità di lungo periodo del sistema che ho instaurato.

      Specie se la mia moneta, per poter nel frattempo sostenere la debolezza provocata dall'essere "importatore mondiale di last-resort", off-set dall'essere importatore di capitali (su consolidate basi geo-politiche), dipenda dal mantenimento di una supremazia globale e post-neo-coloniale.

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    4. Infatti, ribadendo con forza le considerazioni di Quarantotto, le politiche coloniali sono il riflesso della politica interna del Paese dominante.

      La politica estera colonialista è l'altra faccia della medaglia dell'esclusione dalla vita politica della maggioranza.

      L'art.11 della nostra Costituzione è straordinariamente chiarificatore: la pace esterna dipende dalla conflittualità interna. Maggiore è la consapevolezza delle rivendicazioni sociali e politiche all'interno dello Staro nazione, maggiore sarà la resistenza ad assoggettare la limitazione della sovranità a fini non pacifisti.

      Se uno Stato nazione è sovrano e democratico, tanto ripudia la guerra tanto ripudia il colonialismo in tutte le sue forme.

      Mattei pare abbia dimostrato come importare materie prime senza politiche coloniali: l'articolo 11 è la chiave.

      Il problema sono gli USA e la confraternita NATO: le democrazie liberali non sono mai state democrazie.

      Se gli USA diventassero un Paese minimamente democratico, si innesterebbe un processo virtuoso che da Occidente investirebbe l'Oriente: ma il punto è che gli USA sono stati "progettati" e costituiti con l'intento esplicito di limitare qualsiasi forma di rivendicazione democratica.

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    5. Proseguo sulla scia della mia ultima riflessione.
      L'articolo 11 è la confutazione del Manifesto di Ventotene, senza possibilità d'appello.
      D'altronde nessun imparaticcio liceale serve a riscattare le idee partorite in terza elementare, al massimo si proverà a camuffarle con un pennacchio; ma a confutare il balbettio, da terza elementare!, basterebbe guardare le mani ancora inzaccherate di marmellata.
      La vera domanda, il vero mistero, è: possibile che a Colorni sfuggissero oramai le ovvietà?
      Per Ernesto Rossi, invece, si sarebbe tentati di pensare molto male, se non fosse che, a me pare, nel dopoguerra anche lui non apparve in grado di dar grande prova di se.
      Ma è Colorni il punto, che si trovava in uno stato di superiorità intellettuale e mentale siderale rispetto a tutti gli altri, e già riconosciuto e accolto tra i maggiori. Temo che l'unica ipotesi sia quella di un regresso infantile generalizzato, che in effetti colpisce chi viene posto in posizione violentemente precaria; cosa già nota del resto negli studi sulla Sindrome di Stoccolma, per esempio; e mi viene in mente al volo, come altro esempio, anche David Copperfield.
      E insomma dire che poiché la guerra la fanno gli stati, se togliamo gli stati si toglie la guerra, è una deduzione appunto da terza elementare, che fa il paio con quell'altra che: siccome nella guerra si usano le armi, se proibiamo la fabbricazione delle armi non ci sarà più la guerra, che tanto piaceva alla principessa triste inglese. E sempre terza elementare è. Passi per gli Spinelli e i Rossi, di essi è il regno dei cieli, come si sa, ma Colorni è un cruccio. Quello che si potrebbe dedurre dall'intera sua modalità di riflessione, è che di fronte all'articolo 11 (semmai prima gli sia veramente sfuggito come possibilità!), egli certamente sarebbe rinsavito in pochi secondi.

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  5. Buon giorno orizzonte48. Gradirei avere da lei una definizione di quello che lei dice essere "consumo senza senso". Sono sicuro che in questa definizione lei non ha portato avanti una questione morale o moralistica. Ho già visto, infatti, che anche lei ha sviluppato una critica al decrescismo. Però ho provato a cercare questa definizione precisa nel suo blog ma non sono riuscito a trovarla. Se lei l'ha già fornita le chiedo cortesemente di fornirmi il link. Le dico questo perché gradirei distinguere questa definizione da quella che portano i decrescenti, cioè quelli che vendono libri per dire che la carta distrugge le foreste o scrivono su internet per dire che pc e smartphone sono prodotti fondati sullo sfruttamento e producono tonnellate di rifiuti tossici. Pero intanto, per lanciare i propri strali moralisti, li usano, ma fanno sentire in colpa gli altri consumatori di essere distruttori dell'ambiente, oppure fanno sentire giusti e sensibili tutti i poveracci che, per via di una mancanza di reddito, non possono permettersi nemmeno di comprarsi un pc. Questo fondamentalismo anticonsumista propalato da una élite benestante che afferma quanto noi consumatori occidentali saremmo oscenamente grassi perché consumiamo tonnellate di deodoranti che invece gli africani, che sono più felici, non usano. Quel fondamentalismo che, con Illich, afferma che le scuole pubbliche indottrinano le menti e la sanità pubblica è solo un business farmaceutico di Rockefeller. Secondo costoro, praticamente tutto ciò che non sia mera sussistenza sarebbe una forma di asservimento al capitalismo assassino e, per ciò stesso, consumo senza senso. La mia generazione è praticamente cresciuta con questo indottrinamento "alternativo al sistema" anarchista, antisviluppista, basato su un'economia terzomondista; un indottrinamento che ti fa sentire in colpa anche se mangi un gelato, perché, mi sono sentito dire, la catena del freddo che serve a produrre un gelato, sta irrimediabilmente distruggendo il pianeta. Adesso, dopo anni di disoccupazione, stipendi da fame, precariato, dove anche un gelato da 2 euro è diventato un lusso, mi rendo conto invece che si stava costruendo un frame in cui educare le masse impoverite all'odio del consumo, e farle sentire, per il fatto di non consumare, moralmente superiori, perché se anche non potevano permettersi un gelato, comunque stavano salvando il pianeta dalla catastrofe ecologica. E avremmo reso grazie ai vari Illich e Latouche per avercelo spiegato. Siccome non posso permettermi una macchina con il mio reddito ho gia pronta l'analisi "anticapitalista" che la macchina è uno strumento che produce alienazione sociale. Siccome non posso mettere su famiglia e figli ho già pronta l'analisi ambientalista che cosi facendo sto preservando l'ambiente dalla sovrappopolazione e dal riscaldamento globale (peraltro contestato da molti scienziati che affermano che l'impatto della produzione industriale di CO2 come fattore principale del riscaldamento globale sia stato sovrastimato per accordarsi all'ideologia del Club di Roma antisviluppista). L'economia capitalista è al 99% economia del superfluo, ce l'ha spiegato anche Cesare Pozzi e gli umani hanno sempre vissuto nei millenni con pochi mezzi; a cosa serve una macchina in sé per sé? A cosa serve spostarci? Con la giusta filosofia potremmo arrivare a dire che tutti i beni fondamentalmente non servono a nulla, che tutti i libri stampati distruggono gli alberi e conducono il mondo alla catastrofe della deforestazione; che tutti gli "immateriali" ebook si poggiano su pc e lettori che, con la loro strumentazione elettronica, distruggono ambiente e, per via del loro massivo assemblaggio in Cina, sono prodotti da operai schiavizzati e sottopagati.

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    1. Se mi posso permettere fornisco un link ad un post decrescista in un Blog esplicitamente decrescista . In realtà c'è poca polpa edibile (e non è una novità) . Se non l'atteggiamento generale di costoro. Alcuni veramente non si fermerebbero (fermeranno?) davanti a niente pur di "salvare" qualche barile di greggio.

      http://ugobardi.blogspot.it/2015/10/rivoluzione-e-controrivoluzione-verde.html?m=1

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    2. L'estinzione dell'homo sapiens sapiens e' la piu' ecologica delle soluzioni! Il punto zero della decrescita...

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    3. Aggiungerei che le regole degli Stati sovrani dovrebbero servire a preservare il consumatore da merci con caratteristiche distruttive quali la veloce obsolescenza. Buone scuole farebbero poi il resto, nessuno vuole far chiudere la Apple o la Coca Cola, ma guadagnar un pochino di meno si'. Utopia? Se la risposta e' si', allora il capitalismo va abbattuto e basta, costi quel che costi...

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    4. Caro AP, ma c'era bisogno di linkare in questa sede cotanto materiale non edibile?
      Il buon "stopmonetaunica" aveva solo bisogni di autolimitarsi nell'esposizione, prima di partire con i dubbi che poteva chiarirsi con una ricerca più "cognita causa" (e che mi auguro siano stati chiariti dalle mie indicazioni senza neanche un "grazie": altrove, una richiesta del genere sarebbe stata passibile di dure reprimende...)

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    5. Fervorino incassato. Cercavo semplicemente la via breve : sta bene azzerare quattro miliardi di homo sapiens purché avanzi un po' di energia solare d'antiquariato?

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    6. Mi scuso se non l'ho ringraziata prima orizzonte48, ma ho avuto qualche impegno e poi volevo prendermi del tempo per leggere e riflettere il materiale che mi ha gentilmente linkato. Comunque qualche post fa l'avevo già ringraziata; e la ringrazio di nuovo adesso, a anche anticipatamente per tutti i post che farà in futuro, che resteranno, ne sono sicuro, stimolo intellettuale prezioso per il nostro paese.
      Se ho capito bene, quello che lei definisce consumismo senza senso è lo spostamento ordoliberista dai diritti del lavoro ai diritti del consumatore considerato come unico Dio. Se è questa la definizione che ne dà sono perfettamente d'accordo; è chiaro che i due diritti si trovano sovente in conflitto; banalmente: il consumatore vuole pagare di meno una merce, il lavoratore vuole essere pagato di più; la deflazione salariale adesso fa si che sia anche una scelta obbligata da parte del consumatore il pagare meno le merci e nel contempo chiedere tutte le garanzie che queste merci siano prodotte con standard qualitativi alti; è quindi un circolo vizioso, un feedback negativo, che porta alla catastrofe sociale. Sul discorso, legittimo, di perfect world, riguardo all'obsolescenza programmata, diciamo che sono in parte d'accordo ed in parte no; e per spiegarlo ricorro all'esempio del mio vecchio pc di 20 anni fa; a tutt'oggi questo pc è perfettamente funzionante, ma è oggettivamente inusabile per quando riguarda tutto quello che si fa oggi con un normale Pc. Non si tratta solo di obsolescenza programmata, ma anche di sviluppo tecnologico e di oggettivi miglioramenti in qualità e prestazioni. Non credo che nessuno di voi usi ancora un Commodore Vic 20 o un Intel 486 per operare su internet o nel proprio ufficio. Oltre a ciò bisogna dire che l'innovazione e l'adeguamento tecnologico sono anche in grado di mantenere i tassi occupazionali; infatti se tutti i consumatori acquistassero beni durevoli che sono capaci di durare 40 anni, anche fregandosene degli upgrade tecnologici, il sistema industriale andrebbe in frantumi, a parte l'industria dei beni deperibili per natura, come il cibo e altri beni necessari alla mera sussistenza.

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    7. Riguardo al discorso della Apple vorrei fare una precisazione; io non condanno i prodotti in sé, condanno la politica che sta dietro alla produzione e allo sviluppo di tali prodotti. Apple ha usufrutito di contributi pubblici statali per lo sviluppo delle sue aziende; ha rubato a man massa i risultati di decenni di ricerca pubblica nel campo delle nuove tecnologie per mano dello stato; e poi ha privatizzato i profitti assemblando prodotti "cool" con un buon design, sfruttando nel contempo la manodopera cinese a basso costo. Sono queste politiche globalizzate e predatrici che condanno, non i risultati in sé della tecnologia e dello sviluppo. E' la differenza tra luddismo (la distruzione dei mezzi di produzione insieme al prodotto venduto) e proprietà dei mezzi di produzione. Se la ricerca pubblica per mano dello Stato avesse come risultato un'industria statale (pubblica, ma anche privata, se ben regolata) in grado di dare lavoro ben retribuito ai propri cittadini e nel contempo offrire merci di qualità, utili e tecnologicamente avanzate, non vedo perché non si dovrebbe fare. Il mito dei decrescenti mi pare invece essere quello delle fantomatiche "botteghe artigiane" di calzolai e cibi costosissimi prodotti a Km0; botteghe che dovrebbero reggersi sulle proprie gambe senza alcuno stato interventista, senza alcuna ricerca pubblica, e senza un miglioramento sostanziale delle condizioni di vita. Botteghe, che quindi, dovrebbero essere gestite "dal basso" da una società anarchica autosufficiente. Un mito pericoloso e perfettamente funzionale al neoliberismo senza stato e senza alcuna legge se non il mito dell'autoregolazione dal basso, che mi sembra un po l'equivalente anarchico della cosiddetta "mano invisibile del mercato" di Adam Smith

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  6. Quindi, anche l'atto di leggere il blog orizzonte48 diventa in realtà un atto di asservimento al sistema del consumo-merce capitalista. Con questa "giusta" filosofia non ci rimarrebbe altro che rifugiarci in una grotta e vivere raccogliendo frutta dagli alberi.
    Però, se opportunamente regolata da uno stato sociale (Keynes) ed opportune leggi ambientali (non "fondambientaliste"), l' economia capitalista mi sembra l'unica capace di darci maggior sicurezza, benessere, possibilita di arricchirci anche culturalmente ed esprimere la nostra intelligenza e creatività. Gli smartphone e i pc sono uno strumento capitalista, ma come faccio a leggere il blog orizzonte48 senza di essi? E' questa linea sottile tra consumo legittimo e consumo senza senso che non riesco tanto a rappresentarmi.
    Io potrei dire che vi è una chiara separazione tra consumo propagandistico, che serve ad asservire le menti (attraverso quella che lei definisce la propaganda pop), e consumo consapevole, che serve ad aricchirle. Non é il consumo in sé, ma come lo si fa. Posso usare uno smartphone per giocare tutto il giorno ad Angry Birds oppure per leggere la nostra Costituzione. Posso comprare un libro senza senso di Travaglio oppure uno con piú senso di Bagnai. In tutto ciò vi è un fattore importante, che è il fattore educativo, che dovrebbe poggiarsi su una scuola pubblica opportunamente finanziata. Una scuola pubblica in grado di arricchire le menti.
    Gli ideologi fondamentalisti della descrescita mi sembrano invece come certe sette talebane che vorrebbero preservare un purismo, un angelicalismo della fede che è però, in questo periodo storico, perfettamente funzionale al sistema della desertificazione industriale e della riduzione del ruolo pubblico. Seguedo questo paradiso dell'incontaminatismo applauderemo Illich ed i Pink Floyd , contenti di morire al grido "rivoluzionario" di "We don't need education". Ogni influenza culturale esterna è un limite, diranno gli anarco-anticapitalisti-decrescenti, un limite alla nostra innata e naturale libertà infinita di esprimerci nelle foreste incontaminate senza le fabbriche e le scuole fonte di alienazione. E per raggiungere tale nirvana di libertà infinita, dovremmo abbattere stati, frontiere, sistemi educativi, tutto ciò che ci "limita". Le assicuro che tanti "rivoluzionari" della mia generazione avevano introiettato questo pensiero "alternativo" al neoliberismo anticapitalista. Molti di questi erano gli anarchici dei centri sociali, i punkabbestia, notoriamente figli di famiglie borghesi benestanti che, dall'alto del loro benessere e comfort, giocavano a fare i rivoluzionari dicendo che tutto deve essere abbattuto e il modello da seguire era quello di Zerzan.

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    1. Per trovare bisogna dotarsi di una certa volontà di seguire il complesso del blog, nonostante il materiale sterminato ormai disponibile.
      Ma "consumismo senza senso" è una ben circostanziata espressione di Rawls, non certo un decrescista
      http://orizzonte48.blogspot.it/2013/10/da-rawls-castaneda-per-la-liberazione.html

      La strategia (ideologica ma che dissimula il mercatismo uber alles) del "consumatore", e della sua presunta tutela come sostitutiva della tutela del lavoro, è ampiamente illustrata qui:
      http://orizzonte48.blogspot.it/2014/10/vrso-la-schiavitu-dallordoliberismo-al.html

      Consiglio vivamente la lettura de "La Costituzione nella palude", che riprende e sistematizza proprio questi temi.

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    2. OT (un po')
      Splendido l'intervento al goofy4 e il "ponte" teso alle forze politiche che intendono recuperare, con la sovranità monetaria, quella democratica, ma ancora sono imbrigliate nel "linguaggio" liberista che della democrazia sostanziale è la negazione.
      Mi ha colpito nel finale il richiamo alla doppia verità che deve essere necessariamente la cifra del liberismo che, nel mentre postula la schiavitù dei più, e irreversibile (in quanto sistema totalizzante per l'allocazione di capitali dati, come diceva Pozzi) chiede agli stessi di riavvicinarsi alla durezza del vivere avendo fede cieca nella meritocrazia!
      Mi viene in mente che Averroe,' a cui fu erroneamente attribuita la dottrina della doppia verità, mentre sosteneva invece l'unità della verità e l'unità della ragione "fatta" per conoscerla, ed ebbe importanza e diffusione fondamentale nel mondo occidentale, finì perseguitato e le sue opere distrutte nel mondo arabo.
      Verrebbe da dire che, dato lo stato del pensiero occidentale, che riflette o è riflesso, dell'irrazionalità richiesta per poter dare credito alla teoria liberista in economia, non rischiamo lo "scontro di civiltà", anzi.

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    3. Brava Chiara, hai ragione: con l'€uropa in charge delle operazioni (vale a dire, militarmente, la Francia che si ricorda di essere uno Stato-membro quando è in ballo la prosecuzione del suo maxi-deficit, cosa su cui glissava quando intraprendeva le varie guerre in Africa) rischiamo tutt'al più lo scontro delle INCIVILTA'.

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