giovedì 13 luglio 2017

TRA BARROSO E IL BACK TO SPENCER QUAL E' IL PERCORSO? IL REDDITO DI CITTADINANZA!



1. Una piccola, ma necessaria, appendice al precedente post. Con la solita puntualità Arturo ci fornisce nei commenti uno spunto di riflessione fondamentale:
Perfino Milton Friedman (!!) ammetteva che la storia dell'onere per le generazioni future è una bufala: quosque tandem?
Tradotto nella sostanza, Milton Friedman ci dice (riformulo dopo aver avuto un miglior percezione audio grazie allo stesso Arturo): "L'argomentazione sull'imporre un peso alle generazioni future è totalmente falsa: chi riceverà gli interessi se non le future generazioni? Le generazioni future dovranno pagare le tasse per pagare gli interessi, ma le generazioni future incasseranno (pure) tali interessi. In tal modo si ritorna ad un caso in cui si stanno effettuando trasferimenti".
Il ragionamento sintetizzato da Friedman implica, come diretti corollari, anche altre domande retoriche (cioè la cui risposta è implicitamente necessaria nel fatto di porsele, a meno che non si sia un €urista): è pensabile che la causa economico-istituzionale dell'imposizione fiscale sia il debito pubblico soltanto?  
La misura dell'imposizione è determinata dal livello del debito pubblico e perché?
E di conseguenza: perché mai le "generazioni future" dovrebbero altrimenti essere esentate, per una sorta di "equità o eguaglianza intertemporale" (cui oggi incredibilmente ci si richiama), dal pagare le tasse e i contributi sui redditi che ritrarrebbero dal lavorare presso le strutture pubbliche e private (soprattutto queste ultime), create in virtù dei precedenti deficit pubblici?
L'unica risposta possibile è quella che queste strutture non ci siano più e, quindi, distrutti i relativi posti di lavoro, non ci sia più proprio un reddito imponibile (sopra la soglia considerata tassabile in un certo momento storico).
Ma fuori da quest'ultima ipotesi, che è esattamente quella in cui ci troviamo per via dell'idea di ridurre il peso intergenerazionale del debito pubblico, l'abolizione de futuro dei contribuenti è evidentemente impensabile e non è prevista in nessun ordinamento civile e, soprattutto, democratico (forse in qualche misura valeva per la Somalia ante 2010...che però pare si stia avviando sulla strada della perdizione, in quanto ora il governo intende provvedere alla istruzione pubblica gratuita, e non solo alle spese di mantenimento dell'esercito).

2. Peraltro, è grossolanamente sostenibile che, con il pareggio di bilancio, cioè con "l'equilibrio finanziario" tra entrate e uscite dello Stato mantenuto per sempre (come vorrebbe l'attuale art.81 Cost., cioè L€uropa), una volta raggiuntolo a tappe forzate, il debito pubblico arriverebbe ad essere, prima o poi, fortemente ridotto o persino azzerato (e se il debito pubblico è il male ciò dovrebbe essere il massimo del bene!); naturalmente sempre che si creda che un avanzo primario pari all'onere del debito pubblico stesso consentirebbe una qualche forma di crescita, mentre si taglia il debito in tal modo. E, successivamente, sempre che si nutra, in "sogno", qualche proterva speranza di crescita allorché questo onere fosse sostanzialmente portato a zero (o quasi), avendo in pratica, nel corso di tale processo, raso al suolo ogni industria e ogni infrastruttura pubblica (vale sempre l'esempio della Somalia ante 2010). 
Pare sorprendente ma ne L€uropa, - sicuramente nella sua versione offerta ai suoi fanatici esponenti italiani-, questo punto pare ancora oscuro.

3. Quanto al radere al suolo progressivamente ogni forma di capitale produttivo e infrastruttura, dategli tempo e ve ne accorgerete, molto di più di quanto oggi non sia già percepito oggi (ma non dalla Corte, a quanto pare; v. qui, pp. IV1-5):



In conclusione, la storiella della solidarietà generazionale e del peso imposto sulle future generazioni, può essere vera a una sola condizione: che le generazioni future siano non solo, come in effetti sta accadendo private del lavoro, ma anche del diritto di voto. 
Solo se avvenisse questa privazione, infatti, le generazioni future non sarebbero in grado di far modificare l'indirizzo politico e far mutare le leggi sul mercato del lavoro e le riforme volute da L€uropa che li pongono nella condizione di disoccupazione e di salari troppo bassi e saltuari che li rendono, e sempre più li renderanno, un tantinello dissenzienti dalle politiche di "pareggio di bilancio".

4. Ma dimenticavo: nel frattempo, prima che le "generazioni future" si rendano conto veramente conto degli effetti  del raggiungimento e mantenimento del "pareggio di bilancio", gli si darà il reddito di cittadinanza, la flexicurity, e la lotta alla corruzione.
Nel lungo periodo, quando saremo tutti morti, noi delle generazioni colpevoli, quando non ci saranno nemmeno più in vita pensionati con la "pensione d'oro" (per la verità, non ci saranno più in vita i pensionati, di ogni genere, tout-court, perchè le generazioni future le pensioni non le avranno; e nemmeno la sanità pubblica), tuttavia, tutte queste escogitazioni non potranno funzionare, statene certi: prevedo, nei prossimi decenni, tempi molto duri, elettoralmente parlando, per le forze politiche che avranno impostato tutto su questi temi massimamente L€uropei.
Quindi, venendo al sodo, il problema è sempre e solo quello di capire quando il suffragio universale verrà abolito in modo espresso. 

"A conferma della linea che unisce da Ricardo a von Hayek la visione dei liberisti e neo-liberisti, ci sovviene questa "splendida" autoproclamazione di Herbert Spencer (il darwinista sociale per eccellenza, che teorizzò che i "milionari sono un prodotto della selezione naturale"):
"La funzione del liberalismo in passato fu quella di porre un limite ai poteri del re. La funzione del vero liberalismo in futuro sarà quella di porre un limite ai poteri del Parlamento".
Basti questo per comprendere come ogni pretesa libertaria di questa corrente di pensiero, che rivendica a sè, a partire dalla Glorious Revolution, l'affermazione dei Parlamenti, riveli con ciò tutta la strumentalità del sostenere gli stessi; nella fase di affermazione contro le monarchie, era perfettamente accettabile e si parlava di lotta alla "tirannia". Poi il parlamentarismo divenne un peso  per l'utilitarismo autolegittimante una nuova oligarchia.
La citazione è tratta da un libro di Spencer che fu certamente di ispirazione per von Hayek, se non altro per il suo eloquente titolo "The Man Versus the State" (Caldwell, p.209)".

5.1. Che poi, dovendosi portare avanti la fase di smontaggio dei parlamenti democratici nazionali, in vista della definitiva abolizione del voto, è sufficiente sostituirli col bicameralismo di Barroso:
"C'è anche un'asimmetria tra la dialettica politica nazionale e la dialettica politica europea. 
A livello nazionale, c'è una logica "maggioranza versus opposizione", sicché ogni questione ha una "partito a favore" ed un "partito contro".
In Europa, non c'è una siffatta logica e perciò non c'è un "partito a favore" di qualunque cosa l'€uropa faccia. 
E' essenzialmente la Commissione, che  è concepita dai trattati come difensore dell'interesse generale €uropeo, che è sempre impegnata a combattere per le decisioni collettive su cui raggiunge l'accordo".
Quindi rassegnatevi: o votate come vorrebbe la Commissione nel "vostro" interesse, che voi non potete capire, o smettetela di "essere contro"; anzi, smettete proprio di votare. Con le buone o con le cattive.

9 commenti:

  1. Io spero sempre che la sovrastruttura si sbricioli di fronte alla brutalità della realtà e che il popolo faccia valere il suo diritto a resistere.

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  2. Dalla democrazia alla demopatia, un percorso annunciato:

    …Nessuno può illudersi di far tornare il parlamento al ruolo che ebbe nel periodo liberale ottocentesco, all’epoca del suffragio ristretto, quando esso era quasi esclusivamente espressione della sola classe dominante. L’entrata in scena delle masse doveva spostare tutto l’equilibrio del sistema, e oggi certamente sono i partiti che si sono rivelati strumenti politici più adeguati, anche se largamente insufficienti, alla democrazia di massa. D’altra parte il superamento della concezione liberale dello Stato e l’ampliamento dei suoi compiti han creato una situazione in cui il parlamento è istituzionalmente incapace di seguire il ritmo dell’attività statale e hanno accresciuto a dismisura i poteri effettivi dell’esecutivo.

    Questo processo di progressivo svuotamento di un’autonoma funzione del parlamento a beneficio dell’esecutivo e dei partiti (e, dietro di essi, della burocrazia, dei gruppi di pressione e delle forze economico-sociali) è un processo irreversibile, cui si aggiunge ora quello più recente che tende a creare poteri extra- o supranazionali, di fronte a cui il parlamento è sempre meno in grado di intervenire. Penso non soltanto alla CEE, ma alla “comunità atlantica” che ha messo tra l’altro gli stati maggiori nazionali alle dipendenze del Pentagono e i servizi segreti alle dipendenze della CIA, e penso ai legami finanziari ed economici internazionali che pongono poteri decisionali immensi in mano di organismi e di forze politicamente irresponsabili. Una discussione seria sul parlamento non può prescindere da questa realtà e ogni pretesa di ristabilire il parlamentarismo classico è fuori della storia
    …” [L. BASSO, L’opposizione senza scettro, L’Astrolabio, 29 maggio 1966, n. 22, 16-20].

    Ed infatti:

    … In Europa il capitalismo è all’offensiva nella costruzione di UN’ECONOMIA SOPRANNAZIONALE favorevole non solo all’espansione capitalistica, ma al rafforzamento del potere monopolistico in un quadro istituzionale da cui il movimento operaio è completamente assente. E parallelamente a questo rafforzamento soprannazionale i monopoli perseguono tenacemente una politica antidemocratica in ogni singolo paese, politica che consiste nello svuotare le tradizionali istituzioni rappresentative di ogni effettivo potere per trasferirlo a centri di decisione interamente dominati dal connubio fra forze monopolistiche e apparato statale, in modo che alla progrediente concentrazione di potere economico si accompagni un’analoga concentrazione di potere politico nelle mani di persone “responsabili” che non abbandonino alle fantasie e ai capricci della democrazia delle cose “serie” come lo sviluppo economico…” [L. BASSO, Le prospettive della sinistra europea, in Tendenze del capitalismo europeo. Atti del convegno di Roma organizzato dall’Istituto Gramsci, 25-27 giugno 1965, Roma, Editori Riuniti, 1966, 16-17]. (segue)

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  3. Pertanto, lasciate ogni suffragio voi che entrate:

    … bisogna sottrarsi all’illusione parlamentaristica, all’illusione cioè che il parlamento sia l’istituzione che effettivamente detiene il potere decisionale nella società del capitalismo organizzato. All’epoca del capitalismo di concorrenza, quando i centri del potere capitalistico erano innumerevoli e il suffragio era in generale limitato alle classi abbienti, il parlamento poteva esercitare una funzione di maggior rilievo da un lato perché era espressione di interessi di classe sufficientemente omogenei, quelli appunto dei ceti abbienti, e dall’altro perché poteva utilmente rappresentare il luogo di incontro e di mediazione degli inevitabili contrasti che si manifestavano in seno alla classe dominante e che facevano capo a migliaia di capitalisti e di proprietari. Ma da allora a oggi si è verificato un duplice processo in senso contrario:

    da un lato, attraverso il processo di concentrazione , si è enormemente ristretto il numero dei centri di potere capitalistico aventi peso effettivo, mentre dall’altro il parlamento ha allargato la sua rappresentanza ed è diventato espressione di tutti i ceti sociali. Sarebbe perciò impensabile che i pochi gruppi capitalistici cui spetta il ruolo di comando facessero capo al parlamento per mediare i propri contrasti: nella misura in cui questi esigono una mediazione a livello pubblico, essa si opera direttamente attraverso il governo che ha legami molto stretti e sottili con l’oligarchia economica.

    Questo non significa che il parlamento non conti più nulla: esso conserva ancora delle possibilità di intervento nella vita pubblica, può essere ancora utilizzato come strumento di lotta dalle classi lavoratrici, e anzi le sue possibilità potrebbero essere migliorate se il movimento operaio abbandonasse le illusioni parlamentaristiche, le illusioni che il parlamento sia la sede del massimo potere, e cercasse di utilizzarlo più efficacemente per quello che può ancora dare.

    Senza di che si rischia non solo di non mettere a fuoco la battaglia per il potere inseguendo un falso obiettivo, cioè quello meramente parlamentare, ma si rischia ancora di più e cioè di prestarsi alla mistificazione capitalistica prendendo per buono il parlamento e il suffragio universale come gli strumenti effettivi di una reale democrazia. In questo senso il parlamento finisce con l’essere assai più uno strumento di integrazione, e quindi di assoggettamento della classe operaia, che uno strumento di potere democratico e quindi di liberazione…
    ” [L. BASSO, Neocapitalismo e “socialismi moderni”, in Problemi del socialismo, luglio-agosto 1966, n. 9, 531-550].

    Ogni scoreggia n€oliberista è ormai buona per parlare del niente ed elevarlo a nulla.

    Meno male che c’è lui, Mr. “siamo quelli dell’€uro…” che, intervistato, su La Stampa di oggi (pag. 5) dichiara:

    Di fronte all’umiliazione di un’intera generazione, mi stupisco che non sia ancora partito un nuovo Sessantotto. Allora noi contestammo le tre “emme”, mestiere, moglie, macchina, come qualcosa di antico. Oggi sono diventate un obiettivo, spesso un miraggio…

    Prima di ogni altra cosa il governo deve spazzare via le distorsioni e le speculazioni su tirocini e stage per i giovani a 300 euro al mese. Se restano così, le imprese non li assumono, neanche con il massimo degli sgravi. Nel ’68 l’economia tirava, ma per noi si pose un problema di libertà e di dignità. Questi temi stanno tornando
    ”.

    Il nuovo che avanza…

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  4. "Quindi, venendo al sodo, il problema è sempre e solo quello di capire quando il suffragio universale verrà abolito in modo espresso."

    Forse mai.

    Per Gramsci le elezioni politiche nei regimi parlamentari rappresentativi sono un mero strumento di misura.

    "E che cosa poi si misura? Si misura proprio l’efficacia e la capacità di espansione e di persuasione delle opinioni di pochi, delle minoranze attive, delle élites, delle avanguardie ecc. ecc. cioè la loro razionalità o storicità o funzionalità concreta. Ciò vuol dire che non è vero che il peso delle opinioni dei singoli sia «esattamente» uguale. Le idee e le opinioni non «nascono» spontaneamente nel cervello di ogni singolo: hanno avuto un centro di formazione, di irradiazione, di diffusione, di persuasione, un gruppo di uomini o anche una singola individualità che le ha elaborate e presentate nella forma politica d’attualità."

    https://quadernidelcarcere.wordpress.com/2014/11/25/il-numero-e-la-qualita-nei-regimi-rappresentativi/

    Finche' ci saranno "centri di irradiazione" come Orizzonte48 o Goofynomics, anche se venisse ridotto o abolito il suffragio universale, rimarrebbe comunque viva la possibilita' di un cambiamento!

    Non e' un caso che si stia cercando di varare leggi liberticide, esse vorrebbero infatti sopprimere i 'centri di irradiazione', ma la cosa non ha mai funzionato nella storia.

    Neppure se si tornasse al sistema elettivo basato sulle centurie, col Senato dei piu' ricchi in cui si viene solo co-optati e con un sovrano assoluto piu' o meno temporaneo temporaneo (il 'console in carica').

    Concordo con Gramsci su questo punto perche' io stesso sono cosciente che le 'mie idee' sono solo le idee di "un gruppo di uomini o anche una singola individualità che le ha elaborate e presentate nella forma politica d’attualità".

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    1. Con "ottimismo della volontà" ribalti in senso positivo ciò che intendeva Gramsci (http://orizzonte48.blogspot.it/2016/08/spencer-gramsci-e-il-regno-del-terrore.html, p.10), a suo tempo citatoci da Arturo.

      Il punto dolente riguarda proprio chi de facto (e anche in via istituzionalizzata), secondo Gramsci, abbia "l'influsso massimo" sulla "numerazione dei voti", cioè i "presunti ottimati" espressione delle elites economiche.

      Costoro, se la numerazione non gli attribuisce la maggioranza, iniziano a lamentarsi "che sia la "legge del numero" a decidere".

      Ma attenzione: lo fanno, di lamentarsi, sempre allorché ancora dispongono delle "forze sterminate" di appoggio che comunque gli consentono all'occorrenza di abolire il processo elettorale.

      La lamentela, affidata ai media dell'oligarchia (componente essenziale delle "forze sterminate" che appoggiano i "presunti ottimati"), risulta dunque essere sempre un pessimo segnale.

      E sì: fra i primi a cadere sono i "centri di irradiazione" che pongono ostacoli alla "capacità di espansione e di persuasione dell'opinione di pochi".
      Dal che rinvierei alla ricostruzione di Basso sulla genesi della Marcia su Roma.
      http://orizzonte48.blogspot.it/2017/04/capitalismo-fascismo-tra-la-marcia-su.html

      P.s.: beninteso, tra i centri di irradiazione malvisti e non omologabili, possono OGGI pur esserci i "fascisti" autodichiaratisi tali, in base a una propria ricostruzione elittica delle forze che appoggiarono il regime e il processo di progressiva neutralizzazione del voto sopra descritto.
      A quel tempo.

      Dal che il paradosso, qui più volte evidenziato, che a questo giro della Storia, il riprodursi dei meccanismi allora sottostanti al fascismo, è prerogativa di chi si dichiara antifascista. "Su Marte", naturalmente...

      Insomma, come per capire chi detenga realmente il potere è essenziale identificare chi non "può" essere criticato dal sistema mediatico (strettamente controllato dall'oligarchia), così per capire chi oggi vuole arrivare al controllo autoritario delle istituzioni in funzione antitetica alle rivendicazioni politico-economiche del mondo del lavoro (essenza del fascismo storico correttamente inteso sul piano storico), basta identificare chi ha già preso a "lamentarsi della legge del numero".
      Quelli sì, storicamente, sono sempre gli stessi
      http://orizzonte48.blogspot.it/2016/06/il-fantasma-di-hayek-riappare-nel.html

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    2. non saprei, se arriveranno mai ad abolire il suffragio universale,l'atto di forza genera sempre una reazione, gli converrebbe continuare sulla traiettoria attuale di sempre maggiore astensione, cooptando di volta in volta quelle forze politiche che hanno la maggioranza, facilmente controllabili tramite ricatti monetari e scandali di corruzione.

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    3. L'attuale traiettoria è luuunga e inarrestabile; l'idea di ESSI è che l'abolizione del suffragio universale non consegua, - appunto perciò-, ad un atto di forza. Preferiscono di gran lunga tattiche di condizionamento diffuso e profondo di tipo orwelliano, che confermino implicitamente la teologia dei mercati.

      Il metodo migliore in fasi come l'attuale, considerate di stallo (tra la polarizzazione esito Brexit-"trionfo" di Macron), è quello di autoprodurre, DALL'INTERNO delle forze più fedeli al sistema, slogan e falsi obiettivi che IMITINO quelli che animano il dissenso montante.

      Siccome però queste stesse forze (in virtù dell'agire degli automatismi tipici di ogni ordinamento neo-liberista) continuano imperterrite a produrre la loro azione (vedi crisi bancaria dichiarata "risolta", l'insistenza sullo ius soli mentre si finge di voler rivedere Triton in aspetti certamente non risolutivi ecc.), si arriva a un punto in cui, nonostante l'appoggio mediatico, non funziona più nulla.
      Mentre, d'altra parte, sanno che il "balletto" Padoan-Moscovici sulla flessibilità produrrà comunque una manovra semplicemente intollerabile in pieno clima preelettorale.

      Questa confluenza di tentativi fallimentari, peraltro, non è transitoria e "sfortunata", né congiunturale: è STRUTTURALE.

      Perciò, sebbene si siano illusi che bastasse parlare di rinnovamento e di rottamazione porgendo volti nuovi, anche, e soprattutto, un'eventuale estremizzazione di questa cosmesi via "falso movimento", si risolverebbe in un rapido fallimento (la velocità della perdita del consenso, per ogni nuova soluzione diviene sempre più rapida e disastrosa: casta e corruzione sono stati escogitate da troppi anni per avere ancora effetti non usurati e distrattivi sicuri).

      E infatti Prodi, qui più volte citato, lo ha detto esplicitamente.
      Ergo, sono ormai a loro disposizione un limitato numero di mosse cosmetiche, inclusa quella della corruzione e della lotta alla casta, tutte egualmente fallimentari perché ad effetto transitorio e "placebo" (oggi si sono ridotti a cercare un nuovo Prodi o, alle brutte, un nuovo Monti, che siano sufficientemente portatori di un linguaggio anti-europeo ma sempre fedeli all'idea irrinunciabile di "un'altra €uropa").

      Direi che è quindi scontato che già si stia programmando "come" creare una situazione di shock per giustificare nuove forme istituzionali, preferibilmente derivanti da una grande riforma de L€uropa, che restringano e neutralizzino le elezioni nazionali.

      L'ideale, per ESSI, sarebbe quello di arrivare al più presto a rendere politicamente accettabile la sola elezione del parlamento €uropeo.
      Ma sanno anche che tale aspirazione ottimale non è soddisfacibile nel medio periodo.
      Ergo, è altrettanto inevitabile dedurne che stanno pensando a qualcosa di molto peggio...

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  5. Felice lemma "centri di irradiazione" quello coniato da Luca Cellai. Sono il sintomo di una percezione della realtà più fedele di quella continuamente costruita dai media e da quest'ultimi ammannita con inesorabile cadenza. Ma quanto questi centri di irradiazione intorno a cui vanno a formarsi gruppi (mi auguro) coesi di persone possano effettivamente incidere nella rettificazione dell'opinione pubblica é difficile stabilire e ,a mio avviso, nel tempo breve in misura modestissima. Nel nostro paese di fatto il suffragio é stato sequestrato e forse si é in attesa di condizioni tali che consentano di eliminarlo definitivamente. In Francia un governo estremamente poco rappresentativo potrebbe trovarsi in breve nella necessità di dover tentare di eliminare la pratica elettorale. Una delle condizioni più determinanti che favoriscono la formale eliminazione del suffragio é il fenomeno dell'assenteismo uno degli effetti a cui la strategia di lungo corso concepita da ESSI come evidenziato in molti post di questo blog. Il mio pessimismo inoltre é aggravato da una situazione internazionale per nulla rassicurante e che potrebbe sfociare in un conflitto di dimensioni mondiali. In questa ipotesi é facile immaginare come i processi di annichilamento della pratica elettorale sarebbero fortemente accelerati e verrebbe meno la necessità da parte di ESSI di sostenere l'apparenza dei "diritti idraulici". Ciò detto non sono disposto a cedere la speranza che tali centri di irradiazione possano fungere da benefico lievito per la rinascita del nostro paese.

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  6. Credo che il suffragio universale non verrà abolito da subito, ma verrà pacificamente dimenticato o forse addirittura ostracizzato.Il punto è questo. Essendo un giovane ho visto le reazioni orwelliane dei miei coetanei Millenials durante la Brexit, post referendum costituzionale e nel post Trump: nella stragrande maggior parte dei casi con sdegno verso il concetto del voto erano pronti a sputare sul fenomeno democrazia, con slogan del tipo "i vecchi non dovrebbero votare" "adesso dovrebbero abolire il diritto di voto" "in america non dovrebbero votare" e così via dicendo. Era lo stesso fenomeno descritto in 1984, quando appariva il famigerato nemico del partito sui maxi schermi e tutti gridavano in preda alla rabbia primitiva e lo stesso Wilson, nonostante dubitasse qualcosa, si sentiva addirittura bene con sé stesso quando si infuriava contro tale rappresentazione famelica. Aggiungo e concludo rendendovi partecipi di come sia in voga un fenomeno molto patetico sempre fra i miei coetanei, ovvero quello di fare satira crudele sui cittadini (purtroppo a volte analfabeti o poco acculturati) che lamentano sacrosante carenze dello Stato con toni forse troppo folcloristici per contrapporli alle sacre idee della UE o di altri feticci del momento come Renzie che stando alle loro opinioni "almeno è giovane". Invece di cercare di capire, perché una persona in difficoltà sbraita, la massa di giovani dell'#accogliamolitutti non riesce a guardare in faccia i propri connazionali in difficoltà, perché illetterati o perché di opposte vedute. Combatterrano mai per il diritto al "nemico del parito"? Quasi peggio dei 68ini questi fottuti millenials

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