venerdì 29 settembre 2017

CAMBIAMENTI EPOCALI: L'ANNO DEL "RITORNO"





1. Cercherò di farla breve (veramente). 
Poiché ho constatato una prevalente, e peraltro confusa, vena esoterista che interpreta il diffuso sentire di un cambiamento epocale, in vario modo (prevalentemente sprezzante della democrazia sostanziale che, in termini storici complessivi, diciamoci la verità, si rivela essere una breve fase utopica del costituzionalismo giuridico), abbandono, per il momento, l'aggiornamento dell'ipotesi frattalica (che è molto consolatoria, mi dicono in molti, ma pur sempre ricollegabile a quella fase utopica). E dunque, mi cimento con qualcosa di più ligio al "tradizionalismo" dominante (si fa per dire: la struttura e i rapporti di classe rimangono talmente concreti che conflitti sezionali e "morali", metafisiche e metastoriche, sono sempre in agguato per creare "coscienze" di semicolti in preda a proiezioni identificative a effetti autolesionistici, molto pratici ed "esistenziali". Bazaar capirà. Ma anche molti altri...spero).

2. Il sistema tradizionalistico cui farò riferimento è la numerologia fondata sul Libro dei Mutamenti cinese, l'I-Ching (o I-King, secondo una pregressa fonetizzazione occidentale), forse (la disputa al riguardo non è oggettivamente interessante) il testo scritto, organico, più antico del mondo (attualmente storicizzabile). 
Per una delle migliori versioni aggiornate al sincretismo orientalistico dei nostri giorni, il consiglio di un "collezionista" di riedizioni e commentari vari, è questo.
Brevemente (dunque, dicevasi...): muoviamo dall'ipotesi che il XXI secolo sia uno spartiacque, in quanto come tale è autodefinito nella sintassi della stessa cultura occidentale; ma proprio in quanto divenuta anche recettiva di influenze culturali policentriche (assunte come interpretabili in modo convergente, mediante processi comparativi, reductiones ermeneutiche di vari testi e fonti, per istituire delle corrispondenze, e via dicendo...fino a dettagliate analisi-sintesi, più o meno giustificate da vari meccanismi compensativi psicologici, che agevolano l'autorassicurante rimozione della condizione di "subalterno"). 

3. All'interno della numerazione temporale romano-cristiana del XXI secolo, mediante le segnalatate corrispondenze cronologiche, d'altra parte, sarebbe collocabile la fine dell'era attuale (brutta) e l'inizio di una nuova (un po' meno brutta)
Su questo esistono diverse teorie (quella appena linkata parla del 2025 e ci tornerà utile perchè...è così) e innumerevoli tentativi di datazione (tra "precessione degli equinozi" e datazione steineriana al 2030): non le ripercorriamo e ci limitiamo a prendere atto di questo fatto culturale in senso fenomenologico.

Utilizzando la numerazione (micro)ciclica dell'I-Ching, e riferendola, molto prosaicamente e pragmaticamente, alla situazione €uropea rapportata all'Italia, avremmo un anno iniziale del XXI secolo collocabile nel 2001: il procedimento interpretativo così adottato, si sottolinea, è meramente temporale-sequenziale e quindi prescinde dai vari sistemi di consultazione del Libro (monete, steli, etc; adatti a singoli quesiti individuali), di cui si assume pertanto come "predittiva-orientativa" la struttura numerologica in sé che descrive comunque andamenti trasformativi partendo da un "punto zero".

4. Il 2001, nei termini che qui interessano, conferma la praticabilità non del tutto arbitraria di questo approccio: 1º gennaio: inizia il XXI secolo (eloquente la corrispondenza numerologico-simbolica con quanto accade il 2 gennaio, se si conosce cosa significhi il numero 2, simbolo della forza "oscura" primigenia: 2 gennaio: tutta la parte settentrionale dell'India - proprio l'India- resta senza corrente a causa di un guasto ad un'importante centrale elettrica del Paese).
Ecco il fondamentale risvolto €uropeo del 2001 (al suo culmine):
15 dicembre - Nei 12 paesi europei facenti parte dell'Unione Economica e Monetaria (UEM) vengono distribuiti gli euro starter kit (sacchetti con monete di Euro), in previsione della messa in circolazione ufficiale che avverrà il 1º gennaio 2002. Sottoscrizione da parte dell'Unione europea della Dichiarazione di Laeken (cioè della "impellente" necessità di allargamento dell'UE ai paesi dell'Europa dell'est con esigenza di adeguamento della governance istituzionale che porterà a Lisbona).
5. Da questo momento, se vi munite del Libro, è possibile per qualunque lettore trarne delle conseguenze: mi riservo nei commenti di illustrare eventualmente alcune più sofisticate implicazioni (legate alle c.d. linee mutanti, argomento da sempre da prendere con le pinze, senza autoindulgenza) che consentono di dettagliare l'interpretazione sul senso riassuntivo, per i vari anni considerati, degli esagrammi numerati. 
Oggi, saremmo dunque nel 17° anno del secolo, corrispondente, all'esagramma "Il Seguire" (dopo che al 2012, pensate, è corrisposto "Il ristagno", forse il più nefasto tra tutti). 
Il segno 17, è altamente aderente alla realtà italiana, in quanto allude a una situazione in cui "come noi non dobbiamo chiedere agli altri di seguirci...così siamo in grado di seguire gli altri senza danno solo alla medesima condizione" di coerenza e di azione "giusta" (traggo dal commento alla c.d. "sentenza" di Wilhelm).
Si tratta di un evidente richiamo alla condizione di "reciprocità", propria del diritto internazionale (art.10 Cost.) ripresa nelle "condizioni di eguaglianza" che l'art.11 Cost., pone come condizione di adesione alle organizzazioni internazionali che perseguano la pace e la giustizia tra le Nazioni (escludendo la legittimità costituzionale dell'adesione a organizzazioni internazionali prive di questi effettivi connotati...).  
Il commento "Kama" di Reifler ci dice: voi e gli "amici" avete diversi sistemi di valori e principi che entrano spesso in conflitto...(!) E perciò, in vero spirito €uropeo, "dovete fare a meno delle aspettative che entrano in conflitto con quelle degli Amici". Oggi più che mai, come ormai appare evidente praticamente a tutti.
Lo esplicito: oggi, 2017, dovete (cioè non c'è possibilità di scelta) fare a meno delle aspettative che sono oggettivamente in conflitto con i partners UE: così sulla condivisione dell'accoglienza degli immigrati, così sull'atteggiamento cooperativo della Germania relativo all'espansione della sua domanda interna mediante reflazione salariale, così sull'atteggiamento paritario che mai la Francia potrebbe avere nelle relazioni politico-industriali verso l'Italia. Così, infine, sull'idea che un trattato liberoscambista, basato sui vantaggi comparati e sulla specializzazione "retrograda" che ci vorrebbe imporre, nonché su una moneta "denazionalizzata" (e deflattiva ex se), possa mai costituire un vincolo assunto nell'interesse del popolo italiano.

6. Sempre in breve: segnalo, e quindi consiglio, - nell'intraprendere l'interpretazione di lettura sequenziale-strutturale qui ipotizzata-, di guardare agli anni (cioè esagrammi numerati in modo corrispondente), 2018: "L'emendamento delle cose guaste- operare su ciò che è stato corrotto", 2019: "L'avvicinamento"...della classe dominante alla volontà di "sostenere e proteggere il popolo", fino al 2024, "Il ritorno- Il Punto di Svolta", allorché, anche se "la via è tortuosa" è "propizio avere una qualche luogo dove andare"
Tanto che, non a caso (sempre per il 2024):
"Così gli antichi re al tempo del solstizio, chiudevano i valichi, i mercanti e gli stranieri non viaggiavano. E il Sovrano non viaggia nelle province"
7. Questo quadro complessivo, trasposto al vincolo esterno e alla istituzione totalitaria €uropea, segnerebbe appunto, nel 2024 e proiettato verso il 2025 (v. sopra sulla fine dell'oscura età del Ferro), un mutamento realmente epocale.
Non sarà una passeggiata, ma almeno potrebbe concludersi abbastanza positivamente per noi. (Fino al successivo mutamento)...

8. Post scriptum: personalmente trovo la situazione attuale "grave ma non seria" come non mai. 
L'agire simultaneo, all'interno di qualsiasi "mutazione" di forze opposte eppure complementari, non significa dualismo, ma "realizzazione mediante superamento" degli opposti in gioco: ma in un'alternanza senza fine che consente costanti riequilibri, necessari a pena di estinzione dell'Umanità.
Poi c'è chi non disdegna questa ipotesi perché non si ascrive al (resto della) Umanità stessa. Si sbaglia naturalmente.
Nelle conseguenze (per...ESSI e i loro seguaci) di questo errore "esiziale", volendo praticare il (disdicevole) "attaccamento", risiederà però il divertimento di un'evoluzione che sarà certamente anche traumatica. Ma per costoro, "di più"...

30 commenti:

  1. Risposte
    1. Dici che non è troppo difficile da capire?

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    2. Direi pane quotidiano per qualsiasi vero quarantottino.

      Al limite la costruzione di questo periodo (anche se il senso è chiaro): « L'agire simultaneo, all'interno di qualsiasi "mutazione" di forze opposte eppure complementari, non significa dualismo, ma "realizzazione mediante superamento" degli opposti in gioco: ma in un'alternanza senza fine che consente costanti riequilibri, necessari a pena di estinzione dell'Umanità. »

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    3. Oddio, la mia domanda (retorica) era riferita ai non quarantottini, in realtà. Esoteristi.
      E poi in quel periodo ho inserito un link (al concetto)...

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    4. Riflettevo anche sulla convergenza dei monoteismi sull'Apocalissi da collocare geograficamente in Siria, e, per cui, secondo Matteo: « Quando dunque vedrete l'abominio della desolazione, di cui parlò il profeta Daniele, stare nel luogo santo - chi legge comprenda -, 16 allora quelli che sono in Giudea fuggano ai monti, 17 chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere la roba di casa, 18 e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. 19 Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni. 20 Pregate perché la vostra fuga non accada d'inverno o di sabato.
      21 Poiché vi sarà allora una tribolazione grande, quale mai avvenne dall'inizio del mondo fino a ora, né mai più ci sarà. 22 E se quei giorni non fossero abbreviati, nessun vivente si salverebbe; ma a causa degli eletti quei giorni saranno abbreviati. 23 Allora se qualcuno vi dirà: Ecco, il Cristo è qui, o: È là, non ci credete. 24 Sorgeranno infatti falsi cristi e falsi profeti e faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti. 25 Ecco, io ve l'ho predetto.
      »

      Secondo "Terra e Mare" di Schmitt, in cui - a proposito di fluire dialettico della Storia - egli non fa altro che "espandere" l'intuizione di Hegel sulla relazione tra "Mare" e capitalismo -
      con annesse industrializzazione (tecnica), libera circolazione di merci, globalizzazioni, liberalizzazioni e privatizzazioni - e "Terra" e "Stato di diritto", famiglia.

      Lo scontro biblico tra Terra - Eurasia e "socialismo" - e Mare - impero angloamericano e "liberalismo" - (cfr. Dugin) viene a coincidere con la lotta tra Behemot e il Leviatano.

      Notare che, secondo Daniele, al termine di questi giorni "convulsi" non ci sarà più Mare... che, nella Apocalisse, viene identificato col Male.

      ("Quegli" esoteristi sono essi stessi "Legione"... oppure simpaticamente "isolati" dall'evidenza fenomenologica a causa di quintali di erudizione coi piedi per aria...)

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  2. Mi levo il cappello innanzi a un post così: Lei è veramente l'avanguardia dell'elaborazione culturale italiana.

    Seguendo questo canovaccio, è possibile "ri-leggere" avvenimenti esiziali (Ventennio fascista, guerre mondiali) trovando ipotetiche conferme al meccanismo di interpretazione?

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    1. Non ci avevo pensato scrivendo il post, ma la metodologia "torna" perfettamente col "ventunennio" fascista: 21° anno (circa): "il morso" (applicazione della sanzione entro il quadro legale..pro-tempore); fino al 1945, cioè 23° anno, corrispondente alla sconfitta definitiva, segno "Il crollo; lo spaccarsi definitivo".

      Per la seconda guerra mondiale, svoltasi su complessivi (circa) sei anni, occorre un maggior sforzo attributivo delle simbologie dei primi 6 esagrammi, ma tutto sommato (se si pensa a Yalta e alla spartizione di Berlino e dell'Europa), il tutto torna...

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  3. … giova oggi esaminare piuttosto altri punti, che sono stati toccati nel corso della discussione. Il primo ed essenziale mi pare quello toccato da Adriano Tilgher, il quel ha osservato che la storia non è soltanto divina, poiché vi collabora il Diavolo. E questo è esatto, ma io non l’avevo affatto escluso. Ché anzi, asserendo essere la storia realizzazione dello spirito divino, io dovevo necessariamente presupporre questo: se la storia ha da essere dialettica, questa realizzazione dello spirito divino altrimenti non saprebbe concepirsi se non come vittoria su Satana.

    E perciò direi io che l’elemento satanico è sempre immanente alla storia; è in fondo la nostra natura stessa, in quanto natura di essere limitati, finiti, legati quindi al particolare e al transeunte, e che pure è tratta a porsi sempre come assolutezza, eternità, necessità. Epperò la storia dovrebbe intendersi - questo è, per me, il grande insegnamento di Marx - come continuo sforzo di redenzione da tale elemento diabolico insito in noi, ch’è poi il peccato originale; e questa volontà di superare sé stessi è l’elemento divino, che pure è in noi, immanente anch’esso come trascendenza.

    Perciò la storia è la sintesi di questo eterno conflitto, conflitto che si risolve tuttavia colla progressiva sconfitta dell’elemento satanico, cioè col continuo superamento di tutto che v’ha di accidentale, imperfetto, erroneo, contraddittorio, ad opera della volontà divina, della volontà che noi abbiamo di conquistarci una più alta realtà. E appunto per questo, ben può dirsi che la storia sia, in ultima analisi, progressiva realizzazione della volontà divina: realizzazione che non potrebbe essere mai compiuta se non a patto di uccidere Satana, cioè di porre un termine alla storia, che è la sola e vera realtà.

    Se così è, com’è infatti, ha torto l’amico Greppi quando mi osserva che il socialismo non è morale in quanto sforzo di superare la realtà presente, ma in quanto sforzo di superare una realtà immorale. Ha torto, perché la realtà presente è sempre immorale, in quanto contraddittoria, la contraddizione essendo legge della storia. La quale cesserebbe di essere, se in ogni momento non vi fosse una realtà più elevata da conquistare.

    Il presente in quanto tale, cioè in quanto opposto al futuro, è dato precisamente dal fatto sopra rilevato che il caduco e il transeunte si pongono come eternità: di fronte ad esso si leva sempre la prassi rivoluzionaria come volontà d’infuturarsi (volontà divina) . In questo senso va interpretato il conflitto, cui accenna Marx, fra le nuove forze di produzione che costituiscono precisamente una volontà protesa IN UN TENTATIVO DI SUPERAMENTO, E LE VECCHIE FORME DI PRODUZIONE, CIOÈ UN PRESENTE CHE SI RIFIUTA DI MORIRE.

    Ad intendere altrimenti il processo storico, bisognerebbe accettare un criterio di moralità estraneo e superiore alla storia, cioè confinato nel mitico regno degli immortali principi, che io marxisticamente irrido…

    Questi concetti, così sommariamente esposti, avranno giovato forse a chiarire un po’ meglio il nostro concetto di religione … La nostra religione non concepisce Dio estraneo e separato dall’umanità, l’anima dal corpo, il sacro dal profano, i sacerdoti dai laici, ma tutti questi elementi anzi unisce in sintesi concreta: SINTESI, BENINTESO, DI UN CONFLITTO CHE DURA ETERNO. Perciò Dio noi lo sentiamo dentro di noi, come imperativo trascendente la nostra individualità, e per questo non proiettiamo in una futura vita dell’anima la nostra comunione con esso, ma questa comunione cerchiamo di raggiungere mediante la fede della nostra vita terrena
    . (segue)

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  4. E questa comunione con Dio, questa realizzazione della volontà divina, non è affidata ad una speciale istituzione, o ad una consorteria di intermediarii; rotta ogni inframmettenza fra l’uomo e Dio, ognuno è sacerdote, e sacerdote armato. Il quale poi non ha bisogno di ritrarsi in un apposito tempio a pregare o a compiere riti: tutto il mondo, e non le Chiese soltanto, è casa di Dio, e perciò ovunque, e in ogni momento, in ogni atto cioè che obbedisca alla legge morale, Dio può essere ed è celebrato. È LA NOSTRA UMILE VITA QUOTIDIANA, LA NOSTRA VITA PRATICA DI TUTTI I GIORNI, CHE PUÒ E DEVE ESSERE SACRA PURCHÉ SIA ANIMATA DA QUESTO ALITO DI FEDE DIVINA: la nostra religione insomma non consiste nell’adempimento di certe pratiche qualificate sacre, ma nel vivere religiosamente ogni atto della vita…” [L. BASSO, La polemica sull’idealismo, Quarto Stato, 24 luglio 1926, n. 18, 3].

    ϑαῦμα (thauma, aveva detto Aristotele nella sua Metafisica), cioè orrore (di fronte alla miserabilità del presente), ma allo stesso tempo meraviglia (per quel che sarà) alla fine del viaggio (uno degli infiniti), almeno per chi possiede quella fede che Basso testimonia e che non può che riflettersi nello “spirito” della nostra Costituzione. Ciò, come si spera sia ormai definitivamente chiaro, esclude ogni forma di determinismo.

    Di fronte al mio scoramento, caro Quarantotto, è riuscito ancora una volta a trovare le parole giuste. Però quanto è difficile!

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    1. Più che mai esclude ogni forma di determinismo: hai ritrovato un Basso con echi gnostici, γνῶσις (la sua è una fede nella conoscenza, sebbene non magico-rituale, ma sospinta da una tensione verso la dimensione spirituale che si innalza proprio dalla comprensione profonda del conflitto perenne che si svolge "nel" concreto terreno)

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    2. Può essere utile notare che Lelio fu iniziato alla massoneria di ispirazione mazziniana.

      Comunque... quando vedo cattolici o intellettualoni sinistrorsi o destrorsi, mettere in relazione il materialismo storico con l'ateismo tout court... mi viene da sorridere.

      Anche i più grandi (leggevo recentemente certe idiozie che scriveva l'immenso Dostoevskij a proposito): quando si parla di spiritualità al di là del cristianesimo, pure costoro sbarellano. E poi si accettano i "concordati"... l'espressione massima di rifiuto degli insegnamenti evangelici!

      La cosa apparentemente paradossale è che l'empirismo radicale della fenomenologia lascia enormi spazi per uscire dalla "cornice" in cui la percezione e la riflessione umana rimangono incastrati...

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    3. Autoriflessione (self-reflection): per definizione ti sfugge "it", l'oggetto fenomenologico.
      L'ego autoreferenziale è individualismo metodologico; cioè psicosi che inclina alla sociopatia. Egomaniaci privi di empatia per qualsiasi fenomeno non riducibile a un sistema di slogan indotti da "spinte esteriori, subite ma non interiorizzate" (direbbe Lelio; v. commento di Luca più sotto, ripreso da Francesco...)

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  5. Seguo spesso il blog e confesso che questo post, a una prima lettura, è un po' ostico...
    Però se non ho capito male (non conoscendo l'I-Ching) applicando uno schema contenuto nel libro da lei citato, avremmo una specie di "predizione del futuro" in stile "calendario dei Maya".
    Questo approccio mi ricorda un po' la teoria dei corsi e dei ricorsi storici di Giambattista Vico.
    https://lamentementecostantemente.wordpress.com/2011/10/04/la-teoria-dei-corsi-e-dei-ricorsi/

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    1. Il post è comprensibile, molto praticamente, leggendo i links (appositamente inseriti) e perciò munendosi di una copia del Libro medesimo e seguendone la sequenza di esagrammi in ordine numerato.

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  6. Visto che siamo usciti dal seminato sottopongo pure la mia:
    io ai Ching preferisco la psicostoriografia di Hari Seldon:
    "predire il comportamento del singolo e' impossibili ma predire il comportamento delle masse e' possibile" .
    La massificazione e' funzionale al condizionamento e viceversa.
    ESSI ci vogliono una unica massa consumatrice da stimolare come i vermi di Pavlov per ottenere i risultati desiderati.
    OK
    Ma per ESSI chi si intende ?
    Quelli di David Ike o quelli di Mauro Biglino ?

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    1. ESSI.

      (In quella pagina, se non erro, Hari Seldon usa la metafora tra il movimento indeterminabile di una molecola e quello determinabile del fluido)



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    2. http://orizzonte48.blogspot.it/2015/08/perche-essi-vivono.html
      "...A tanto arriva la manipolazione dei pensieri e la indistinzione dei fini, che voi stessi arrivate a censurare i pensieri che potrebbero liberarvi.

      €SSI, in tal modo, appaiono esseri umani come voi, accomunati da una visione che appare definire ogni possibile descrizione della realtà; e rende €ssi persino capaci, in apparenza, di condividere esigenze e sentimenti.
      Ma €SSI non pensano di essere come voi e a voi riservano solo il disprezzo e l'asservimento che deriva dall'instillare i loro slogan".

      Per non identificarli, in ciascun momento storico, occorre voler ignorare queste indicazioni. In molti preferiscono farlo e quindi equivocano (perché è sempre un sollievo, apparente, non prendere atto).

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    3. a proposito di slogan...
      Esaltando l’economia 2.0 e il principio di gratuità, gli apologeti del tempo nuovo come Benkler, Anderson, Shirky e Tapscott rigettano le critiche degli autori che accusano la filosofia win win di mistificare lo «scambio ineguale» che si nasconde dietro le relazioni «reciprocamente soddisfacenti» fra imprese e prosumers. Pur ammettendo che, alla fine del gioco, tutti i quattrini finiscono nelle tasche delle società che producono e/o gestiscono le piattaforme che permettono lo scambio e la condivisione di conoscenze e informazioni, essi ribattono che non esiste scambio ineguale, dal momento che le presunte vittime non se ne preoccupano minimamente (felici e sfruttati!), nella misura in cui le loro motivazioni sono extraeconomiche, né implicano aspettative monetarie. Si tratta di un trucco ideologico vecchio come il capitalismo: basta «psicologizzare» le relazioni economiche, riducendo i comportamenti degli attori sociali a motivazioni soggettive, per mascherare la realtà dei rapporti di sfruttamento.Carlo Formenti Felici e sfruttati pag 169

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    4. E infatti in questo spazio siamo tanto sfruttati :-)
      (Certo, il "costo" è ricevere un centinaio di spam-mail al giorno)

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  7. Non sono molto esperto di esoterismo, preferisco molto più l'interpretazione frattalica, se non altro è più vicina al paradigma 'Historia magistra vitae' che trovo molto più condivisibile, almeno con i miei schemi mentali.

    I cambiamenti epocali sono solitamente associati alla caduta degli imperi. Non mancano parallelismi tra la situazione attuale e la Caduta per eccellenza, quella del 476 AD (anche se i lettori probabilmente ne sono a conoscenza, segnalo questa serie di incontri con Barbero).

    Ma c'è un'altro collasso, nel 1177AC, di un mondo globalizzato, che mi sembra ben documentato storicamente da Cline. Lo scenario è quello del mediterraneo orientale. Non so se in quello linkato o in altri suoi video (accessibili su Youtube con il 'cerca'), l'Autore lo definisce di importanza e portata superiore a quello dell'impero Romano. E i parallelismi, anche lì, non mancano.

    Tra l'altro, a parziale supporto di alcune tesi esoteriche che si ascoltano in giro, pare che concausa dei guai siano stati i 'popoli del mare'.

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    1. Fantastico mito quello dei "popoli del mare" (da cui si può postulare, risalendo in via deduttiva a posteriori, la validazione del suo antedente: la guerra di Troia). Mi ha sempre affascinato: il clash di civiltà, e anche di "classe", che portò al grande sconquasso finale dell'età del bronzo.

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    2. Notare che quel piccolo capolavoro di "Terra e Mare" è proprio il tentativo di interpretare la storia universale secondo la combinazione dei "quattro elementi".

      Il Nomos della terra prende le mosse da questi spunti di riflessione.

      In pratica, le stesse scienze positive prendono le mosse da considerazioni di carattere esoterico.

      Fondamentalmente, il confine tra epistemologia ed "esoterismo" è più sfumato di quanto sembri.

      Dalle antiche filosofie orientali al cosmismo, passando da Socrate, i principi "universali" sono il riflesso "in terra" delle Idee (usando un'espressione platonica, e rimandando a Velo di Maya per il nominalismo in indiano, arabo e cinese del medesimo concetto...)

      (se non sei un positivista alla Pareto, la fondazione delle scienze sociali sta nella filosofia morale.
      E, se non sei un 'cieco" empirista lockiano, l'innatismo rimane una misteriosa evidenza indisgiungibile dalla coscienza...)


      Vabbè, a proposito della relazione tra nazismo e britannici: Schmitt guardava con estrema ammirazione i "britannici" in quanto il più grande di tutti i popoli del mare. I veri successori dei veneziani ma, per la prima volta nella Storia, sfidarono e dominarono gli stessi oceani.

      Il popolo che cambiò completamente l'elemento. Dalla terra al mare, con coraggio ed intraprendenza.

      La balena è il mammifero Leviatano.

      Infatti, il romanzo preferito da Carl Schmitt era Moby Dick.

      (si aspettava che i prossimi elementi a dominare saranno aria e... fuoco)

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    3. “Se un uomo è sradicato dalla sua cultura, dal suo ambiente culturale, è sradicato dalla vita:”

      Francesco Maimone18 giugno 2017 20:57

      “Se un uomo è sradicato dalla sua cultura, dal suo ambiente culturale, è sradicato dalla vita: diventa un essere anonimo, impersonale, sperduto in una folla di uomini altrettanto anonimi e impersonali, in balia di uomini che non conosce, di eventi che non controlla, di decisioni cui non partecipa. È LA QUOTIDIANA TRAGEDIA DEGLI EMIGRANTI che voi, fratelli algerini, conoscete bene come la conosciamo noi italiani.

      Distruggere o contaminare una cultura significa distruggere la dialettica del momento individuale e del momento sociale che è il ritmo della vita dell'uomo, significa spersonalizzare, gettare nell'anonimato, nel vuoto di un'esistenza puramente materiale, che non ha più calore di vita, che non ha più dimensione umana. Se viene a mancare la cultura, che è l'atmosfera in cui bagna la vita culturale dell'uomo, cioè la sua vita comunitaria e sociale, anche il momento individuale perde la sua linfa e si isterilisce fino a diventare un mero automa che si muove per effetto di spinte esteriori, subite ma non interiorizzate, in forza di una coesione sociale anonima non assimilata, non fatta sangue del proprio sangue.

      Ecco perché abbiamo giudicato che la difesa dell'identità culturale di un popolo fosse un dovere primario, e perciò, se vogliamo sul serio impegnarci sul terreno di lotta che noi stessi abbiamo scelto con la Dichiarazione dello scorso anno, cioè sul terreno della difesa dei diritti dei popoli, questa è la prima seria battaglia da impegnare…” [L. BASSO, Discorso introduttivo, in I Diritti dei popoli, ottobre 1977, n. 10/11, 5-10].

      E nel 1978 così continuava:

      “… Il capitalismo è riuscito ad estendere il suo dominio praticamente su quasi tutto il mondo, cerca la materia prima ovunque gli faccia comodo, sovvertendo governi, distruggendo stati, suscitando guerre civili, non importa, purché la società multinazionale arrivi ad avere il valore (?) che le serve.

      Vende in tutto il mondo, distruggendo le economie, gli artigianati e le piccole industrie locali. Preleva, come ai tempi della schiavitù dei negri, sottratti dall’Africa e portati in America, PRELEVA UNA MANODOPERA DOVUNQUE LA TROVI AL MINOR PREZZO.

      Domina questo mercato mondiale, impone le sue leggi e sovverte tutte le istituzioni per avere ovunque governi che siano al servizio degli interessi del partito e degli interessi del grande capitale…

      Se dovessi pensare che questo sistema di vita che, come ho detto poc’anzi, si maschera molto bene grazie all’ipocrisia, che si presenta molte volte in forma apparentemente accettabili, se dovessi pensare che questo fosse veramente il destino dell’umanità, che questo che si chiama progresso rappresentasse veramente il nostro futuro, dovrei disperare delle sorti dell’uomo, anche a lontana scadenza, perché sarebbe una ricaduta totale nella barbarie…” [L. BASSO, Saluto alla Rete, V Convegno nazionale della Rete Radiè, Rimini, 29 aprile-1 maggio 1978].

      http://orizzonte48.blogspot.it/2017/06/ius-soli-i-calcoli-elettorali-di-breve.html?showComment=1497812256681#c639971948861432677

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  8. ES(s)OTERICI
    (otc ..)

    A 'sto punto: steli di achillea, "monete" .. o che "altro" ?!!?

    :-)

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  9. Considerando che la ciclicità dell'attivita' solare (circa 11 anni di base) ha un impatto diretto sul clima (e quindi su tutti i viventi) chissà che il punto di svolta non sia il 2023 (come nella canzone di Dalida).

    Se non ricordo male il picco dell'attività solare nell'emisfero nord del sole è sfalsato di un anno rispetto all'emisfero sud per cui il ciclo dell'attività complessiva varia tra 10 e 12 anni.

    Forse c'è una relazione non ancora studiata tra cicli I-Ching e cicli solari e forse pure con la precessione degli equinozi (pari a circa 2280 cicli solari).

    Veramente interessante.

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    1. Il 2023 torna perfettamente: è il segno (ergo l'anno) del "crollo", della "spaccatura". Da ciò consegue (abbastanza) logicamente "il ritorno" nell'anno successivo...

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  10. E pensare che io aspetto il 2023 perchè sarà l' anno nel quale avrò finito di pagare il mutuo e andrò in pensione.

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    1. Pensione 2023? ottimista! Be' anche per me sarebbe il 2023...Buonasera a tutti. Catalogna: volevo ringraziare Luciano e tutto il blog perche' ci ha permesso di avere gli anticorpi (da anni, qui si parlava delle macroregioni ultima frontiera dei globalisti). Purtroppo i sovranisti si sono divisi, non tutti hanno compreso, molto male. Vi seguo sempre con molto affetto anche se severamente impegnato con il lavoro dove dobbiamo sputare sangue...

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    2. E se finisce il sangue siamo costretti a sputare la bile...E non potrà che andar peggio...prima di migliorare

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  11. Meraviglia assoluta! Grazie, oggi si vola proprio. Nel 2024 io compirò 36 anni...

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