martedì 27 febbraio 2018

REDDITO DI CITTADINANZA: UN APPELLO ALLA RAGIONEVOLEZZA (COSTITUZIONALE). NON PROMUOVIAMO "LA RASSEGNAZIONE"

Risultati immagini per appello alla ragionevolezza

1. Cominciamo questo post da questa rivendicazione di "autorevole endorsement":
2. Si tratta di precisare però quale sia l'ideologia economico-scientifica sottesa da questa riflessione sul basic income in quanto legato "alla sostituzione degli uomini con le macchine".
Intanto rammentiamo che il reddito di base, nelle sue varie versioni (tra cui, nonostante la confusione concettuale prevalente, va annoverato il "reddito di cittadinanza"), è stato concepito da Hayek e Friedman con l'espressa finalità di non far esplodere un malessere sociale - inteso nella sua accezione di problema di ordine pubblico per i più abbienti e produttivi- che, lungi dal derivare dal fiorire di investimenti in IRS (che piuttosto tendono a mostrarsi in costante flessione in tutto il mondo "avanzato", qui; p.3, e specialmente in €uropa), è piuttosto legato al modello di mercato del lavoro perfettamente flessibile che consente sia di puntare sulla competitività esportativa, sia di traslare sui lavoratori le ricorrenti crisi determinate dalla sovraproduzione alle quali si espone, strutturalmente, un modello socioeconomico export-led.

3. Il reddito di cittadinanza, anzitutto, è del tutto simile, nella sua funzione, alle riforme Harz preventivamente introdotte dalla Germania per acquisire un vantaggio competitivo sui partners dell'eurozona, con i quali avrebbe dovuto invece coordinare in senso cooperativo le proprie politiche del lavoro e fiscali (almeno secondo i trattati che, molto in teoria, qui, p.5, punirebbero inoltre l'eccesso di surplus delle partite correnti accumulato da un appartenente all'eurozona, "eccesso" che è dunque considerato, ope legis €uropae, con una presunzione assoluta di non cooperatività e di ostacolo alla naturale convergenza delle economie dell'eurozona).
Questa funzione è quella di fissare, in termini più o meno stringenti, a seconda dei tempi e dei modi in cui si sia obbligati ad accettare un'offerta di lavoro a pena di perdere l'erogazione pubblica del beneficio, una soglia salariale di entrata nel mercato del lavoro più bassa che in precedenza, - e per di più decrescente per via della cornice fiscale di compressione della domanda e dell'occupazione, in cui il meccanismo si inserisce (certamente se si considera l'eurozona sostenibile e un problema non prioritario).

4. Al di là dello spinoso problema del corretto accertamento amministrativo e tributario delle categorie di beneficiari effettivi nonchè, non secondariamente, e di quello di una altrettanto effettiva organizzazione e efficace erogazione delle attività di formazione e ricerca attiva di lavoro (che presuppone, per circa 9 milioni di potenziali aventi diritto, un'efficiente e colossale macchina burocratica, come tale estremamente costosa) l'attuale ddl del m5s non sfugge a questo evidente scopo essenziale.
Ed infatti, esso prevede (se siamo aggiornati quanto il prof.Ricolfi, in un recente articolo su Il Messaggero), che il beneficiario del rdc possa rifiutare 3 offerte di lavoro (parrebbe di qualunque livello retributivo e per qualsivoglia profilo di mansioni), prima di arrivare alla quarta fatidica offerta che sarebbe rifiutabile solo a certe condizioni, cioè solo ove non sia "congrua" (art. 12, comma 2, del ddl): un'offerta di lavoro  (non più rifiutabile) è considerata congrua se, cumulativamente, sia "attinente alle propensioni, agli interessi e alle competenze acquisite dal beneficiario" (il che, diciamolo subito, pone capo, in sede giudiziale, a un quasi irrisolvibile problema di onere della prova, incombente sul potenziale lavoratore recalcitrante); la retribuzione oraria sia "maggiore o eguale all'80% di quella riferita alle mansioni di provenienza"; il posto di lavoro sia "raggiungibile in meno di un'ora e venti minuti con i mezzi pubblici".

5. Per quanto, dunque, sia controvertibile (intendo proporio in senso giudiziale) l'attinenza alle propensioni e agli interessi (introducendosi uno sbarramento soggettivamente molto esteso), la prevedibile risposta della giurisprudenza (a fronte del rifiuto opposto dal beneficiario) - e dovrebbe trattarsi del giudice civile del lavoro, essendosi in una fase di conclusione di un contratto di lavoro (seppure caratterizzato da norme imperative, civilistiche, determinanti un obbligo a contrarre)-, sarà piuttosto restrittiva. 

6. Almeno se si considerano le visioni oggi di gran lunga prevalenti sull'art. 36 Cost. e, prima ancora sull'effettività del diritto al lavoro ex art.4 Cost., espresse da Cassazione e giudici di merito.
Sotto la pressione della teologia supply-side dell'€uropa, infatti, si assiste a un regresso (dis)funzionale della contrattazione collettiva in sé, nel tutelare il salario reale e persino nominale (vista libertà dei capitali e le delocalizzazioni intensificate); alla restrittività giurisprudenziale nell'uso della stessa contrattazione collettiva come punto di riferimento nella sua pienezza, alla sua concreta inutilizzabilità a fronte di una pletora dilagante di lavori atipici in posizione sostanziale di subordinazione, all'irresistibile convergenza delle forze politiche sul ruolo privilegiato da conferire alla contrattazione aziendale (considerata legittimamente derogatoria in pejus della parte economica dei contratti collettivi: cosa che già ora determina una regressione giurisprudenziale nell'applicazione dell'art.36 Cost.).

7. Dunque, non avendosi questa considerazione diciamo olistica delle tendenze sistemiche della disciplina del rapporto di lavoro (che è un'assoluta noncuranza verso l'effettiva applicazione della Costituzione lavoristica da parte dei proponenti del rdc, senza la quale non sarebbe infatti spiegabili l'asistematica e acritica enfasi su tale "rimedio"),  più o meno, l'effetto pratico di quella stessa clausola di salvaguardia, nello sviluppo prevedibile delle pronunce giurisprudenziali (rebus sic stantibus, e visto che degli altri aspetti macroeconomici dell'euro-mercato del lavoro, dichiaratamente, non ci si preoccupa affatto, anzi si predica la riduzione austera del debito pubblico del 40% in 10 anni via taglio delle spese improduttive e delle pensioni),  sarà quello di fissare un salario di entrata pari all'80% della retribuzione prevista, in termini attuali (cioè del momento di formulazione della "quarta offerta") per l'eventuale precedente occupazione, o peggio, fino al limite, per chi non fosse mai stato occupato in precedenza, di un salario pari all'80% dell'ammontare dello stesso reddito di cittadinanza (questa ipotesi-limite, almeno stando alla clausola citata, appare inevitabile dal punto di vista logico-giuridico; ed è persino ipotizzabile che l'offerta possa comportare una retribuzione ancora minore dell'80% del rdc, per chi abbia avuto esperienze lavorative precarie ai livelli mansionistici meno elevati e non possa accampare, pur possedendola formalmente, una professionalità-titolo di studio concretamente utilizzata nell'esperienza lavorativa).

8. Ci pare perciò opportuno concludere facendo un tentativo di richiamo alla ragionevolezza, proprio agganciandosi all'ideologia economica dell'endorsement che abbiamo visto all'inizio del post. Non è importante aver trovato un rimedio che appare "geniale", e appagante in termini di consenso; sarebbe ben più importante capire su quale modello socio-economico si vuole puntare, perché se si trova il rimedio e solo poi si manifesta l'ideologia economica su cui appoggiarlo, nei pochi anni di successiva applicazione di quel rimedio, il consenso si perde con una drammatica velocità.

In questa prospettiva di estremo richiamo alla ragionevolezza, ci piace riproporre (qui, p.8), "da quello stesso post, la sottolineatura di Cesare Pozzi, circa la prevalenza del fattore istituzionale, cioè delle decisioni politiche di chi "controlla" lo Stato, rispetto all'aspetto occupazionale (registrato a posteriori come mera risultante delle naturalistiche forze del mercato globalizzato):
D. Si sostiene che l'attuale disoccupazione diffusa, nei paesi a capitalismo "maturo", è essenzialmente dovuta agli effetti dell'applicazione delle nuove tecnologie nei modelli di impresa evolutisi negli ultimi anni: è una valutazione realistica o fuorviante?
 
R. La domanda sottende uno dei principali "bachi" della teoria ortodossa.
L'economia di mercato che la maggior parte dell'Umanità ha in cuore - perché è liberale, quindi non vincola il destino terreno dell'uomo alla sua dotazione iniziale di diritti, e promette un benessere diffuso su una quota mai raggiunta della popolazione di ogni Comunità - si basa su una particolare declinazione del capitale che ne enfatizza la dimensione artificiale e perciò può essere detta "capitalistica". Su questa falsariga se l'applicazione di nuove tecnologie riduce la necessità di occupare in alcuni mercati, apre lo spazio per nuovi mercati e per l'aumento del tempo libero

Il problema della disoccupazione si crea a causa degli assetti istituzionali, quando sono il risultato di teorie normative che discendono da teorie economiche non coerenti con i propri presupposti (se si spacciano per liberali) e quindi male regolano tutti gli aspetti critici che si vengono a creare, comunità per comunità, lungo il tempo storico

D. Se esiste una correlazione stimabile, rispetto all'intero mercato del lavoro, tra la diminuzione degli occupati e l'applicazione delle innovazioni tecnologiche, questo effetto non dovrebbe rallentare in un periodo in cui una vasta e prolungata recessione, dovuta a cause iniziali essenzialmente finanziarie e poi a politiche fiscali restrittive, determina naturalmente una caduta degli investimenti produttivi (lamentata in tutte le aree, dall'UE al Giappone)?
 
Il fatto che non ci sia questo rallentamento è il segnale che alla nostra crisi strutturale si sta rispondendo in questa fase generando la maggior pressione possibile sul lavoro in modo da consolidare l'idea che sia tornato una merce. Quando la situazione di rassegnazione si sarà affermata si cercherà di arrivare a un assetto di occupazione diffusa a basso reddito
E' significativo in questo senso l'enfasi che si è posta sui dati italiani relativi alla distribuzione del reddito (che sono tra i meno diseguali nel Mondo occidentale) rispetto al silenzio sul fatto che 85 persone possiedono quanto la metà più povera dell'umanità (che mi sembra in linea con quanto dico).

Ecco: interroghiamoci sulle cause strutturali della disoccupazione, e sull'incidenza delle molto concrete scelte istituzionali che hanno prodotto la pandemia attuale (anche di sotto-occupazione: qui, p.6), e tentiamo di non incentivare la "situazione di rassegnazione", ed invece, di ripristinare la legalità della Costituzione fondata sul lavoro (qui, introduzione pp. 1-2: notare la felice sintesi fatta dalla prof.Stirati).

43 commenti:

  1. Mi paiono pertinenti questi dati:
    http://www.oecd.org/italy/41524626.pdf?TSPD_101_R0=1a8cdf00cd91a33e44d3e83df9c5d95ekVf0000000000000000d6a92359ffff00000000000000000000000000005a95618700bad9d3f0

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Un piccolo sforzo argomentativo per non rendere apodittica-elittica l'asserzione (e poter verificare che non si collaterale od OT)? :-)
      Ne beneficerebbero i numerosi lettori dei commenti...

      Elimina
    2. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

      Elimina
    3. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

      Elimina
  2. È chiaramente una visione schiavile, tipicamente elitista: il lavoro non è l'attività cosciente dell'uomo per lottare contro la natura che lo fa soffrire e, infine, morire. Il lavoro è meramente produzione volta alla migliore possibile qualità della vita e al benessere materiale per una ristrettissima cerchia di parassiti: la classe dei rentiers. Ossia di chi vive di rendita per nascita.

    La distribuzione del reddito e delle risorse, non è nemmeno contemplata: tra una moltitudine di benestanti e pochissime eccezioni che scelgono il pauperismo, viene preferita la visione di una moltitudine di miserabili che vengono sfruttati tramite istituzioni (il Mercato) a beneficio di una classe agiata.

    Poiché costa meno - considerata la "flessibilità" - pagare dei salariati invece che mantenere degli schiavi, con la stessa logica costa meno mantenere dei robot piuttosto che pagare dei salariati (che in più sporcano, consumano e scaldano Gaia).

    Questa è la visione del reddito di cittadinanza: mantenere l'equilibrio malthusiano.

    Il giusto mix di lavoro salariato, schiavitù e tecnologia affinché si raggiunga il più efficiente degli ottimi paretiani: quello che realizza la massima della storia della "civilizzazione" ricordata da Adama Smith: « tutto per se stessi, niente per gli altri ».

    Il prodotto del lavoro, ossia delle ore vitali e dell'energia spesa dalle persone umane sempre più abbruttite e alienate, deve essere consegnato completamente in mano ai ceti parassiti, coloro che il "valore" non lo generano: lo « estraggono »

    In generale tutta l'attività produttiva è oggetto di predazione, ossia di « estrazione di valore » dall'attività umana tramite il sistema degli oligopoli finanziari.

    Il minimum wage? insieme alle invasioni barbariche da riprodurre tramite il liberoscambismo e l'imperialismo, con annesse tratte degli schiavi, guerre e terrorismo, deve omologare al ribasso tutti lavoratori con una serie di effetti:

    1 - passare da una moltitudine di popoli e di eterogenee relazioni sociali, ad una multitudine di individui alienati, sradicati ed irrelati: il Fogno;

    2 - renderli talmente poveri ed ignoranti da non poter pensare di portare rivendicazione di autoderminazione culturale, sindacale e di classe: la "Pace" del Fogno;

    3 - rendere la concorrenza tra individui finalmente « perfetta »; chi non ce la fa esce dal mercato della vita.

    Il liberismo chiama per paradigma "naturalistico" il malthusianesimo.

    Quando il "reddito di cittadinanza" sarà omogeneo per tutti gli individui della terra, questo sarà fissato per rispettare "l'equilibrio malthusiano": chi avrà la fortuna di superare la selezione darwinista potrà lavorare per guadagnare il giusto per sopravvivere e continuare a lavorare, finché l'età lo renderà meno efficiente rispetto ai giovani subentranti.

    Ah... ovviamente il reddito di cittadinanza sarà elargito in bitcoin/"ore vita"...


    RispondiElimina
  3. Con un terzo circa della forza lavoro che non ha praticamente nessun reddito e metà dei giovani inoccupati (cioè che non ha mai lavorato) il solo sussidio di disoccupazione evidentemente non basta ad assicurare 'la pace sociale'.

    https://it.wikipedia.org/wiki/Indennit%C3%A0_di_disoccupazione

    Quindi togliere il limite temporale al sussidio di disoccupazione ed introdurre contestualmente un sussidio di inoccupazione di pari importo (n. b. io rifiuto la definizione del nemico e quindi non la nomino proprio) potrebbe anche sembrare una gran 'genialata'.

    Se l'operazione fosse finanziata almeno per qualche anno, con moneta nazionale e spesa a deficit (monetizzazione pura del debito) potrebbe pure rivelarsi una operazione di successo, ma col cambio fisso ed il pareggio di bilancio dubito che si potrà mai ottenere un qualsiasi aumento di PIL e/o di ULA (unità di lavoro annue).

    Magari potrebbe essere un interessante caso di studio comparato (scenario con o senza cambio fisso) per il simulatore di a/simmetrie.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E' proprio questo il punto.
      Se vuoi contemporaneamente dare il sussidio di inoccupazione e rispettare i vincoli i bilancio (anzi più che rispettarli) devi tagliare da altre fonti. Ma mettendo in dubbio i vincoli nella loro essenza il sussidio di inoccupazione diventa uno strumento inutile in quanto sarebbe possibile fare politiche espansive il cui obiettivo sarebbe la piena occupazione.

      Il sussidio di inoccupazione pertanto legittima la sua importanza/necessità solo nel momento in cui si assumono per imprescindibili i vincoli di bialancio (e quindi l'impalcatura €uropea) che impediscono la piena (o quasi piena) occupazione.

      La cosa per me ridicola è che il m5s si pone come forza antistima quando con le sue proposte legittima i pilastri del sistema stesso:
      - abbassiamo il debito pubblico (perchè il debito pubblico è la causa dei preblemi)
      - facciamo il RdC (perchè la disoccupazione è inevitabile)
      - combattiamo la corruzione (perchè la politica, a parte loro, è corrotta e causa il debito pubblico che è la causa dei problemi)
      - decresciamo felicimente per rispettare l'ambiente (perchè se fossi, noi, più poveri ce ne sarebbe neno)
      - e via pentastellando...

      Elimina
  4. Che dire?.... Questo è il pensiero di Hayek:

    Arturo17 giugno 2013 20:57

    "Non vi è motivo per cui in una società libera lo stato non debba assicurare a tutti la protezione contro la miseria sotto forma di un reddito minimo garantito, o di un livello sotto il quale nessuno scende. E' nell'interesse di tutti partecipare a quest'assicurazione contro l'estrema sventura, o può essere un dovere morale di tutti assistere, all'interno di una comunità organizzata, chi non può provvedere a se stesso." (F. A. von Hayek, Legge, legislazione e libertà, Il Saggiatore, Milano, 2000, pag. 292). E il cerchio si chiude.

    http://orizzonte48.blogspot.com/2013/06/quello-che-non-vogliono-capire-2-ancora.html?showComment=1371495459565#c8353246989194642893

    Questo è il pensiero dei nostri costituzionalisti:

    Arturo22 giugno 2016 19:54

    E anche questo i costituzionalisti lo sapevano e lo dicevano: “Giacché il principio della pubblica assistenza, pur rappresentando certamente un passo avanti rispetto alla beneficenza privata, si inquadra peraltro nel clima umanitaristico dell’epoca; era, in pratica, l’unico mezzo per alleviare il disagio dei meno abbienti senza venir meno ai principi fondamentali del nuovo ordinamento liberale borghese realizzato o confermato e consacrato da quelle Costituzioni. Tra tutte le possibili forme di intervento statale nella sfera dei rapporti economico-sociali, era ed è dunque, indubbiamente, il meno penetrante, il più consono alle ideologie allora imperanti, il meno compromettente.”

    Nella Costituzione del '48, invece, non si tratta più del “concetto, vago e genericamente umanitaristico, dell’assistenza dovuta dalla collettività ai cittadini bisognosi, del rimedio al pauperismo, come nei primi accenni contenuti nelle vecchie Costituzioni che abbiamo rapidamente richiamato al par. precedente; ma è proprio l’affermazione di principio del diritto dei cittadini, ed in modo speciale dei cittadini in quanto lavoratori, a certe determinate prestazioni, in largo senso, assistenziali; diritto che, di solito, si configura sistematicamente come integrativo del fondamentale diritto al lavoro e all’attuazione del quale vengono chiamate a corrispondere, almeno in larga parte, le leggi e le istituzioni « previdenziali »”. (V. Crisafulli, Costituzione e prevenzione sociale, Rivista degli Infortuni e delle Malattie Professionali, 1950, n. 1 (gennaio-febbraio), ora in La Costituzione e le sue disposizioni di principio, Giuffè, Milano, 1952, pagg. 122 e 125).

    https://orizzonte48.blogspot.com/2016/06/believe-me-roger-uk-needs-democracy-in.html?showComment=1466618053881#c8467515461332278214

    RispondiElimina
    Risposte
    1. E questo allarga il discorso a importanti aspetti, già esaminati.
      E che probabilmente bisognerà ripetere...

      Elimina
    2. “E questo allarga il discorso a importanti aspetti, già esaminati.”

      Tipo questo:

      “Il welfare connesso allo Stato democratico pluriclasse, basato sull'eguaglianza sostanziale, non coincide con il welfare liberal-liberista proprio della maggior parte della storia capitalistica anglosassone”

      winston smith22 giugno 2016 13:46

      Comunque questa è una buona occasione per ribadire come anche uscire dall'UE sia condizione necessaria, ma non sufficiente per applicare le misure previste dalla nostra Costituzione nel senso di uno "Stato sociale" che veda nell'uguaglianza sostanziale dei suoi cittadini la causa prima e il fine ultimo della propria legittimità ed esistenza ("E’ forse utile ricordare che con ‘stato sociale’, nella fase socialdemocratica dell'accumulazione
      capitalistica, non ci si riferiva all’accezione anglosassone del termine oggi in voga – aiuto alle fasce marginali della popolazione finalizzato a garantire le forme più elementari di stabilità sociale – quanto piuttosto alla socializzazione di una quota del monte salari"): in una parola, la sua essenza.

      Quarantotto22 giugno 2016 15:31

      Fai bene a rammentare ciò che è stato detto fin dagli inizi di questo blog.
      Il welfare connesso allo Stato democratico pluriclasse, basato sull'eguaglianza sostanziale, non coincide con il welfare liberal-liberista proprio della maggior parte della storia capitalistica anglosassone: un welfare, quest'ultimo, basato sull'idea "compassionevole" di soccorrere per mano pubblica, in via surrogatoria e residuale (rispetto alla carità privata), il bisognoso e l'indigente per evitare che i loro atti di disperazione sconvolgano l'ordine sociale (propizio allo svolgersi delle forze del mercato).

      https://orizzonte48.blogspot.com/2016/06/believe-me-roger-uk-needs-democracy-in.html?showComment=1466595990614#c8451864220450332239

      Elimina
    3. Ehi, Luca, ci sono "anche" e specialmente i post (cfr; ad es; p.1.7, b) )
      http://orizzonte48.blogspot.it/2015/12/democrazia-federalismo-indipendentismo.html?m=1

      Elimina
    4. se si ha compreso lo spirito lavoristico della Cost'48 su cui si fonda la Repubblica parlare di RdC è come far stridere 100 gesseti contemporaneamente sulla lavagna,comunque con un minimo di capacità critica(se lettori del blog lo si dovrebbe aver acquisito)per essere ulteriormente certi dell'inganno che vi si nasconde si può leggere questo https://www.amazon.it/reddito-cittadinanza-Perché-Simpson-fannulloni-ebook/dp/B00KVC8JUK ne riporto poche righe :come già abbiamo osservato prima, la letteratura scientifica sulla protezione sociale ha da tempo messo in luce il problema delle cosiddette “trappole della povertà”, quelle situazioni cioè in cui le persone preferiscono rimanere all’interno del sistema di protezione sociale (campando di un misero sussidio e magari di qualche lavoro “irregolare”) quando l’incremento di reddito determinato dall’aver accettato un lavoro regolare, e i correlati oneri, non è così elevato da motivarle a rinunciare al sussidio (Ferrera 1998).

      Elimina
    5. Certo, ma come si evidenzia nel post, la concreta disciplina oggi proposta in Italia, si guarda bene dal consentire di motivare a "rinunciare al sussidio" e incentiva, piuttosto, una considerevole deflazione salariale (all'80% - cioè + 20%- del livello di deflazione salariale già comunque realizzata grazie a jobs act e suoi antecedenti)

      Elimina
    6. la mia esperienza personale va oltre,mi è stata riconosciuta l'invalidità 5 anni fa ed essendo ancora un'essere umano ho bisogno BISOGNO di lavorare l'unica proposta che ricevo dagli assistenti sono contratti a tempo determinato di durata variabile tra i 60 e i 120 giorni con un massimo di 90ore mensili con un compenso di 250 euro che corrispondono ad euro 2,80 all'ora,ovviamente senza tenere in minima considerazione il mio vissuto lavorativo e la mia dignità di essere umano...siamo all'annichilimento totale della persona.Non voglio suscitare emotività ma solo portare testimonianza REALE di ciò che nel blog viene discusso

      Elimina
    7. Di certo susciti solidarietà (attiva: non si può far altro che insistere sul ripristino della legalità costituzionale, essendo il resto, in termini pratici, fuffa).
      In ogni modo: la tua concreta testimonianza dimostra come potrebbe funzionare il sistema di accelerazione: si fa presto, e si farà ANCOR prima una volta emanata la legge, a raggiungere la quarta offerta che non può essere rifiutata (all'80% di 2,80 euro all'ora...)

      Elimina
    8. @natolibero68 - La questione delle 'trappole della povertà' è molto più grave di quello che compare negli studi accademici.

      Io ho "studiato sulla mia pelle" e quindi parlo solo per esperienza diretta.

      La riforma Renzi (Maggio 2015) trasformò la indennità di disoccupazione della precedente legge Fornero nella NASPI (in pratica assegno di disoccupazione iniziale massimo di circa 1000 Euro, molto più basso dei precedenti regimi, con importo a scalare di più dell'1% al mese, ma con durata massima rapportata all'anzianità di lavoro al momento del licenziamento pari a due anni invece di un anno).

      Quindi nei rari casi in cui gli uffici del personale convocano un licenziato recente (cioè che ancora gode della NASPI) di solito gli dicono:

      "Caro signore, lei ci interessa, ma siccome le possiamo offrire solo poco di più di quanto già percepisce di NASPI, perchè non viene a lavorare senza contratto? Avrà così la sicurezza di un ns. contratto al termine della NASPI e, facendo i conti, avrà pure maturato un maggiore montante contributivo, grazie ai contributi virtuali che le spettano per legge nella misura piena antecedente al licenziamento e per tutta la durata della NASPI."

      Oppure:

      "Caro signore, lei ci interessa e le vorremmo proporre un contratto a termine di durata paragonabile alla NASPI residua. Siccome la cosa non le conviene, perchè non viene a lavorare da noi lo stesso? Noi le promettiamo che nel caso che non fossimo poi in grado di offrirle un contratto al termine della NASPI il credito così maturato troveremo il modo di pagarglielo se apre la partita IVA".

      Cosa succederà in caso di 'reddito della gleba' è quindi facilmente prevedibile...

      C'è anche un'altra trappola occulta, che solo chi ha avuto la 'fortuna' di sottoscrivere la domanda di NASPI può sapere.

      Tutti i sussidi sociali richiedono tassativamente la residenza continuativa nel territorio della Repubblica Italiana (per questo la dizione di 'reddito della gleba' è molto precisa).

      Eventuali viaggi e soggiorni all'estero (anche nella EU ed anche per motivi di lavoro temporaneo) fanno decadere dal beneficio...

      Elimina
    9. "Di certo susciti solidarietà (attiva: non si può far altro che insistere sul ripristino della legalità costituzionale, essendo il resto, in termini pratici, fuffa)GRAZIE ma...ma il ma è inopportuno "Guarda che siamo oltre mia moglie è in competizione avendo un contratto vecchio che le "garantisce" un compenso di di 10 euro l'ora (lavorate poi ci sono i differiti ecc ecc)con sua figlia che lavorando per 5.50 euro le contende l'opportunità di campare(stessa multinazionale)mi spiace perchè sono ripetizioni di concetti che tu (con rispetto)e tanti altri "commentatori" (medesimo rispetto)avete espresso,ma se l'acqua è in primis bagnata è necessario continuare a ridirlo

      Elimina
    10. le sto vivendo tutte queste situazioni,ho mio suocero pensionato che dal giugno 2016 è andato a vivere in Bulgaria,qui non avendo una casa di proprietà(il che equivale detta fuori dai denti al non dover l'affitto a nessuno)non arrivava a fine mese con una pensione di 1200 euro al mese (oltretutto è uno dei primi a cui viene rifiutata la pensione al netto delle imposte come da accordi bilaterali)e da maggio prox mi farà comunque rimessa dall'estero,dato che in Bulgaria la miseria è dilagante e campi con due soldi...sono cittadino italiano e se anche fossi l'unico sarebbe troppo ed invece siamo milioni

      Elimina
    11. Luca Cellai "Tutti i sussidi sociali richiedono tassativamente la residenza continuativa nel territorio della Repubblica Italiana (per questo la dizione di 'reddito della gleba' è molto precisa)."
      Ovviamente l'invalidità è compresa

      Elimina
  5. Vi è il fondato timore - è un aspetto che sembra sfuggire a molti - che un reddito di base in regime di "pareggio di bilancio" tenda, in realtà, a promuovere e a riattizzare surrettiziamente più divisioni sociali di quante - a parole - miri a sopirne, se pensiamo che il segmento sociale chiamato a contribuire alla sua implementazione - con ulteriori tagli a prestazioni e/o con aumenti impositivi - sarà certamente quello rappresentato dai ceti medio-bassi.

    Qualunque abbia ad essere il risultato pratico di tale pastrocchio, invero tutte le premesse portano a ritenere che ci condurrà a precipizio, con buona approssimazione, verso il sempre efficace divide et impera, un classico conflitto sezionale in cui si darà una mancetta sedativa a disoccupati di lungo corso e/o ai nuovi inserimenti lavorativi, abbassando i salari e alimentando, nel contempo, il risentimento del "settore elargente" nei confronti di "codesti parassiti".

    A questo punto subentrerà il consueto charivari mediatico (gli esempi - dipendenti pubblici,"pensioni d'oro" ecc. - non mancano) nei confronti degli egoismi personalistici "di chi ha" verso tale "necessario strumento inclusivo" per i meno fortunati: e così il cerchio si chiuderà, con le élites a sogghignare compiaciute.

    Codesto sostrato culturale trae origine dalla prostituzione identitaria della Sinistra post-Muro, la famigerata "Terza Via" di Anthony Giddens e del preclaro binomio Blair-Clinton, con il "veltroname" a rimorchio; ecco cosa scrive a tal proposito Tony Judt:
    "(...) Si pensi alla legge del 1996 sulla 'responsabilità personale e le opportunità lavorative' (una definizione appropriatamente orwelliana), la legge dell'era Clinton che cercò di distruggere lo Stato sociale negli Stati Uniti. Lo scopo dichiarato di quel provvedimento era ridurre il numero degli individui a carico dell'assistenza pubblica, negando le prestazioni sociali a tutti quelli che non avevano cercato (e non avevano accettato quando erano riusciti a trovarla) un'occupazione retribuita. Considerando che in questo modo un datore di lavoro poteva sperare di trovare un lavoratore praticamente a qualsiasi salario (i disoccupati non potevano rifiutare un posto, per quanto sgradevole, se non volevano correre il rischio di perdere il diritto alle prestazioni sociali), oltre a sgravare l'assistenza pubblica di un congruo numero di assistiti, si ottenne l'effetto di ridurre drasticamente anche i salari e i costi delle imprese.
    Inoltre, il welfare acquisì un esplicito marchio d'infamia. Beneficiare dell'assistenza pubblica, sotto qualunque forma (assegni familiari, buoni per l'acquisto di generi alimentari o sussidi di disoccupazione), era il marchio di Caino, un segno di fallimento personale, la prova che si era caduti ai margini della società. (...)"

    [TONY JUDT - Guasto è il mondo - Laterza 2012 ed. el.]

    Eh sì, è proprio guasto il mondo...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Direi che mentre per l'impostazione Blair-Clinton fu agevole passare dal meccanismo cosmetico deflattivo salariale al diffuso "livore" (la preparazione propagandistica della "rivoluzione liberale", che li finanziava, aveva già prodotto i suoi effetti avanzati), in Italia, le cose sono andate un po' diversamente: la "rivoluzione liberale" ruppe il fronte del consenso grazie al paradosso di Mani Pulite, che portò all'ascesa di B. e del suo seguito ideologico di 68ini pentiti (e che, via Bognetti, esaltavano il recupero incondizionato di Einaudi): Stato-brutto e quindi "Stato-minimo" (che coevamente Carli indicava come...più €uropa, non dimentichiamolo).

      Poi, però, la fondamentalissima idea che i ceti medio-bassi fossero i "nuovi privilegiati", peggio se legati all'apparato pubblico, - e perciò, anzitutto, andavano colpiti con alte aliquote su redditi obiettivamente modesti (se comparati a quelli delle effettiva upper-middle class nei paesi a capitalismo avanzato), mentre la casa di abitazione fosse il segno di un accumulo determinato da privilegi distorsivi, prolifera con gli ex socialisti (Amato) e gli ex-democristiani (Prodi), che passano brutalmente all'azione in nome dell'aggancio all'€uropa.

      Ma l'apparente conflittualità tra queste due componenti, cioè la simulazione sedativa di una contrapposizione dx-sx, che dura a morire nell'immaginario collettivo (tanto da giungere oggi ad un'autentica nouvelle vague, apertamente post-sovranista...democratica)-, non poteva non dar luogo a un esperimento di "spaghetti terza via", dialetticamente altrettanto apparente e sedativo (è tutto un gigantesco artificio pro-euro-normalizzazione).

      L'idea strategica è stata che un nuovo (l'ennesimo)..."nuovo" raccogliesse il meglio (peggio) di entrambi i versanti e li portasse a compimento sposando livore anti-Stato e falsa imputazione di privilegio (di cui è epitome il "conflitto intergenerazionale", istituzionalizzato prima dagli enunciati dei trattati poi dalla stessa Corte cost.).

      La prima vittima di questa guerra è stata ovviamente la legalità costituzionale, cioè l'unità solidale del popolo sovrano (Italiano), abbandonato ai conflitti sezionali in nome della nuova "morale" del debito pubblico insostenibile.

      Tra reciproci inseguimenti e intrecci programmatici evidenti ma ben dissimulati, OGGI, le tre (principali) forze nate dall'unica matrice della "rivoluzione liberale", - cioè che marciano divise per colpire unite (all'insaputa degli elettori che i media portano, con mano sicura, a scannarsi tra loro)-, troveranno il modo di prosperare e distruggere blairisticamente il poco che l'austerità €uroimposta ha lasciato in piedi.
      Con l'avallo della Corte costituzionale (e dunque realizzandosi il cedimento finale ipotizzato da Calamandrei: non a caso la difesa della Costituzione del '48 è la grande assente da questa campagna elettorale).

      Elimina
  6. Per tutti quelli che.......

    "Sul lungo periodo occorre ripristinare rispetto ns costituzione. va bene. Ci vorranno anni o decenni. Ma adesso per chi non ha nessun reddito perchè non gode di cigs ecc, perchè precario che ha perso il lavoro si può introdurre un reddito minimo che andrà a calare quando il lavoro riprenderà. E' facile condannare altri alla fame o alla pietà dei familiari. "

    L'obiezione è del tutto fuorviante: se avessero voluto, cioè se finanziariamente fosse risultato compatibile coi "loro" obiettivi, avrebbero già esteso ammortizzatori sociali e sussidio di disoccupazione a molte altre categorie (il fenomeno sociale è evidente e lo conoscono benissimo).
    Il fatto è che non possono-vogliono (programmaticamente) perchè il limite al deficit, comunque denominato e quantificato, serve esattamente a questo: ad ammorbidire gli inoccupati di ogni tipo fino all'accettazione di qualunque soluzione (retributiva).

    Ergo: se, in queste condizioni e senza contestarle come ASSOLUTA PRIORITA', si adotta il rdc, entro un breve termine si avrebbe un semplice spostamento, ALLARGATO però NEI NUMERI, della condizione di bisogno - fame e pietà dei familiari- solo apparentemente redistribuito per fasce di età.

    Infatti:
    - il rdc non può - E NON DEVE, secondo il quadro di vincolo €uropeo- (come Tsipras sta apprendendo a sue spese) determinare, per lo stesso vincolo monetario e di bilancio, un effetto finale di sostegno aggiuntivo alla domanda: in tali condizioni (non rimuovibili stando nell'UEM), il numero dei disoccupati si stabilizzerebbe o, più logicamente, (v. poi e post linkati sopra) aumenterebbe, determinando un livello ancora minore della prestazione assistenziale.
    Inevitabile (a causa della altrettanto inevitabile flessione della domanda interna, determinata dalla copertura progressiva nel tempo cioè comunque con tagli crescenti di spesa pubblica rispetto alla situazione attuale: cioè esigente una maggior copertura per maggiori numeri di aventi diritto che si creano strutturalmente, ovvero avendosi una copertura costante ma con diminuzione del livello dello stesso rdc);
    - la torta, quale che ne sia il finanziamento, SAREBBE COMUNQUE DA SUDDIVIDERE TRA UN NUMERO CRESCENTE DI PERSONE e ciò si accoppierebbe con l'aggiungersi di un maggior numero di pensionati e pensionandi sotto la soglia di povertà (di fatto: che siano o meno sopra la soglia dell'esile copertura del rdc), facendo venire meno anche il residuo di welfare familiare "di fatto".

    http://orizzonte48.blogspot.com/2015/06/e-tre-4-5-6-7-8quello-che-non-vogliono.html …

    RispondiElimina
  7. Nella migliore delle ipotesi, data l'assoluta preponderanza dei contratti a termine, accettando diciamo tre o quattro offerte, ognuna di 3-4 mesi e inferiore come retribuzione del 20% alla precedente, il salario "di provenienza" verrebbe falcidiato assai rapidamente, in pratica si dimezzerebbe in un anno (se ho fatto i conti bene, ctrl).
    5S propone la continuazione di Monti (we are now destroying domestic demand), coniugata all'apparenza della carità anglosassone finanziata tramite distruzione dei servizi "socialisti".

    RispondiElimina
  8. “non si può far altro che insistere sul ripristino della legalità costituzionale, essendo il resto, in termini pratici, fuffa”

    Ripeto…. Ma con chi lo fai?

    Vorrei sapere chi sono queste forse politiche:

    la c.d. Costituzione economica costituisca una parte fondamentale della stessa Carta, in quanto proiezione diretta degli articoli sul fondamento lavoristico: dunque non soggetta a revisione ex art.139 nè, profilo estremamente importante in questo frangente, derogabile da alcun trattato ai sensi dell'art.11 Cost (e questo in tema di protezione della legalità costituzionale sarebbe il...minimo sindacale).

    Ma non appena fatto ciò:
    a) verrebbe meno la supremazia del diritto europeo: praticamente nella sua interezza, perchè è un trattato economico (dunque incide sulle stesse materie) e, laddove finge di non esserlo, pone standards di diritti civili più bassi della nostra Costituzione;

    b) chi iniziasse una simile riaffermazione del diritto costituzionale e della sovranità democratica, dovrebbe ammettere di aver navigato "in", se non di aver apertamente propugnato, decenni di illegalità costituzionale.

    Entrambi gli effetti sarebbero quindi tollerabili e sostenibili solo per forze politiche non compromesse nè con il "fogno" €uropeo, nè con l'attacco sistematico del neo-liberismo alla Costituzione.
    E allo stato forze politiche (rappresentate in parlamento) del genere, in Italia, non ce ne sono. Neanche si avvicinano all'orizzonte, peraltro..".

    http://orizzonte48.blogspot.it/2016/02/lart47-cost-come-la-linea-del-piave.html

    Per non parlare di quelli della Flat Tax

    Ma chi è Alvin Rabushka? Il leader della Lega è impreciso, in quanto non è né un economista né l'”inventore” della flat tax (aliquota fiscale unica). È invece un politologo che però si è dato molto all’economia, scrivendo diversi articoli e libri proprio sulla “flat tax”. Si è formato alla Washington University di St. Loius, quella dove insegna Michele Boldrin, ed è un ex fellow dell’Hoover Institute, uno dei maggiori think tank conservatori americani. Nel suo curriculum spicca anche la sua appartenenza alla Mont Pelerin Society, il think tank fondato da Friedrich Hayek, l’economista ultraliberista noto per essere stato l’avversario teorico più acerrimo di Keynes.

    https://www.nextquotidiano.it/?p=15576

    Credo che non ci sia bisogno di spiegare in questa sede cosa sia la Mont Pelerin Society

    P.S. ti viene voglia solo di NON andare a votare….. O se ci vai non vedo perché bisogna votare per questi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. d'altronde in regime di vincolo esterno e debito in mano ai "mercati" non restano molte vie percorribili nel breve periodo per dare un po' di fiato agli italiani; però, mentre il reddito di cittadinanza mi pare una misura volta a disincentivare il lavoro, la flat tax - accompagnata dal condono fiscale per i piccoli contribuenti, potrebbe al contrario aiutare tutti i lavoratori autonomi (piva, commercianti, artigiani) e le piccole imprese a vivere del proprio lavoro. Certo la flat tax non risolve il problema della disparità di distribuzione del reddito, e certamente è stata concepita per avantaggiare Essi, ma almeno non verrebbe finanziata con il taglio del welfare, che come abbiamo visto, funziona da "ammortizzatore sociale". Se l'obiettivo è il "welfare aziendale", vista la concomitante preferenza per la contrattazione aziendale e le privatizzazioni, a quel punto gli autonomi non avrebbero altra scelta se non il reddito di povertà SENZA ALCUNA SPERANZA DI USCIRNE, sperenza che verrebbe inevitabilmente a mancare anche ai nostri figli, vista la conseguente impossibilità, data da un siffatto sistema, di accedere ad un'istruzione non dico superiore, ma anche soltanto degna.

      Elimina
    2. Devo essere sincero…. Io non voterò i 5 stelle come non voterò la Lega…. D’altronde non mi accontento più del “male minore” :

      Per questo oggi, come formulazione di un intento che possa sorreggere le coscienze di tutti e proiettarle verso questo cruciale Nuovo Anno, mi limito a questo augurio: non accontentatevi del male minore.
      Perché non è più possibile distinguerlo dal (supposto) male maggiore. E questo perché, ormai, la differenza non c'è; certo, ci può essere una diversità nei tempi, negli steps ritenuti opportuni, e nella veste cosmetica di realizzazione del "male in sé".
      Ma, oggi, stasera, quando si può fare spazio dentro di sè e trovare un momento di intensa chiarezza per comprendere il proprio cammino, auguratevi il vostro bene, nella dimensione storica, sociale, economica. In una parola "vitale".
      E la verità è vita; e se volete vivere, questa verità dovete affrontarla, appropriarvene e mantenerla come una conquista preziosa.
      Per farne la sofferta risorsa con cui costruire concretamente il riscatto delle vostre vite; e ritrovare la prospettiva di un qualsiasi futuro che non sia l'accettazione di una minaccia costante.
      Per voi, per tutti, l'augurio è di non accontentarsi mai più: perché, ormai, potere permettervi, - senza dover soccombere e rimanere beffati-, soltanto il vostro bene. Che è un "no" al male. Anche se "minore".

      https://orizzonte48.blogspot.com/2017/12/laugurio-da-orizzonte48-per-il-2018-non.html …

      p.s. tu sai cosa intendo

      https://orizzonte48.blogspot.it/2018/01/cio-che-lo-stato-fu-e-si-pensa-potrebbe.html?showComment=1516703383948#c7136973944389447121

      poi ognuno è libero di fare quello che vuole

      Elimina
    3. @Luca

      Mi permetto di segnalarti quella che mi sembra una precomprensione di natura ideologica: il "male minore" non si risolve nel momento del voto che, come abbiamo più volte argomentato, in un sistema materiale di carattere liberale, totalitario, globale ed imperiale, rimane per lo più idraulico sanitario quando va bene, o un pretesto per abolire il suffragio universale stesso quando va male: la Struttura (i rapporti di forza strutturali tecnico-economici, pre-politici) in Grecia ha pure sterilizzato il risultato di un referendum senza neanche la necessità di far del teatrino.

      Superare l'identitarismo e l'appartenenza è fondamentale: ma questo atto non si limita allo stigmatizzare l'identitarismo altrui, significa entrarci in dialettica, in modo di ritrovare una sintesi in cui si contribuisce reciprocamente.

      (Poi se uno è un cretino è un cretino: ci si trova di fronte alla solita questione morale: meglio non frequentare cattive compagnie)

      Voglio dire: criticare l'ideologia altrui non significa partir dal presupposto di non aver alcuna ideologia "noi": diciamo che aver consapevolezza del problema ideologico e di appartenenza permette di essere molto critici con chi lo manifesta apertamente, nel momento in cui viene agito in modo evidente in patenti contraddizioni logiche o filologiche, nelle argomentazioni e nelle prese di posizione.

      Credo che la questione ideologica si risolva genericamente in questi termini: « carissimi, su questi temi state dicendo delle scemenze per i motivi uno, due e tre. Dimostrata fattivamente l'illogicità delle argomentazioni, ci si chiede: c'è una "coerenza" in queste contraddizioni? generalmente queste contraddizioni trovano una loro logica interna a livello falso-coscienziale, ovvero a livello ideologico ed identitaristico. E lo si rileva.

      Gli antifascisti sono infarciti di antifascistismo, gli islamofobi sono infarciti di fallacianesimo, i cattolici sono infarciti di moralismo clericale, i "socialisti" sono infarciti di liberalismo sorosiano, ecc. E perché non si mettono in discussione?

      Per debolezza psicologica o interesse materiale, di cui l'appartenenza ad un gruppo rispettivamente rassicura o è strumentale al raggiungimento di obiettivi materiali.

      Neanche se ci fosse un partito che portasse avanti coscientemente i principi costituzionali risolverebbe il problema del "nostro bene": il totalitarismo liberale, con la sua angosciante anomia e violenza silenziosa, con la sua perfida spettacolarizzazione ed il sangue versato in nome dell'umanitarismo, obbliga ad una radicale risposta altrettanto totalizzante. Che inizia con la propria presenza alle urne, ma sicuramente non termina lì.

      Ciò che ricordi, comunque, è sacrosanto: i nazi-sociopatici dei think tank liberali, come da antica tradizione usurara, hanno messo in una morsa economico-politica i popoli.

      Non esiste un solo partito che, in un modo o nell'altro, non porta avanti un pezzo dell'agenda neoliberale.

      Sta a noi a portare coscienza: la cancrena liberale, come è già stato fatto più volte, si può e si deve curare.

      Elimina
    4. @mrsme

      Quella dell'istruzione è una questione da incubo distopico: roba da lasciare i figli a casa.

      Il vaccino contro l'ignoranza è il più pericoloso di tutti, visto la semi-certezza di trovarsi in futuro dei figli ebeti.

      Parlavo giusto ieri con una pedagoga: mi diceva che il permessivismo "sessantottino" (aka ANOMIA) è nella letteratura scientifica pacificamente correlato alla generazione figlia dei "baby-boomers", generazione che ha fatto pochissimi figli e tardi e che è strutturalmente fragile: ovvero il fatto che sia psicologicamente debole è un fatto sociale.

      Se sei un moralista come gran parte degli schiavi che si credono liberi, se giudicherai da buon borghese, li condannerai a cinquemila anni più le spese; ma se hai studiato, se ha ricercato fino in fondo,
      se non sono gigli son pur sempre figli vittime di questo mondo; un modo fatto di rapporti di forza materiali e di decisioni politiche patologicamente criminali.

      Elimina
    5. Luca, io sono ottimista di natura, per cui in ogni caso non sceglierò il male minore, ma, tra le opzioni a disposizione, farò la scelta che ritengo migliore per rispondere con un sonoro NO al male (come credo farai anche tu :-)

      Elimina
  9. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  10. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Oddio, a Mauro concedo spazio: ma francamente il discorso presenta numerosi punti confusi e discutibili. Sostanzialmente, è un ragionamento che al di là delle lacune dimostrative, mira a sostenere che: a) bisogna rimanere nell'eurozona; b) a tal fine, si deve risolvere il problema principale italiano che è l'enoooorme debito pubblico.

      Elimina

    2. @Quarantotto

      Anche io avevo colto questi messaggi di fondo nel video intervista ad Alberto Micalizzi, così come nell'altro video-intervista di byoblu a Rocco Bruno che avevo percepito come un sostanziale invito alla rinuncia al diritto del lavoro e alla piena occupazione - adducendo come causa l'innovazione tecnologica, con stretta consonanza col messaggio del Presidente della Banca Mondiale, citato all'apice di questo post.

      Sono consapevole che lo spirito del blog è diffondere consapevolezza costituzionale e avvertire sul suo progressivo smantellamento e non lanciare inviti elettorali o "consigli per gli acquisti", perchè in sostanza, di fronte ad ogni evento elettorale, l'invito, rivolto ad elettori e candidati, è sempre di ripristinare l'applicazione sostanziale della Costituzione prima di ogni altra possibile distinzione su temi secondari o che comunque non possono prescindere dalla sua applicazione (che poi nulla può prescindere).

      Tuttavia qui sopra nei commenti sono stati fatti espliciti riferimenti ai partiti in lizza e d'altra parte sappiamo (o almeno così io ho capito, grazie a lei prima di tutti) che lo stesso parto della Costituzione italiana, oltre ad essere il frutto di una consapevolezza storica, politica ed economica diffusa nel ceto intellettuale italiano - oggi quasi del tutto dispersa -è il frutto di eventi ed equilibri geo-politici internazionali ( la guerra fu vinta dagli anglosassoni liberal-liberisti e dai sovietici comunisti) riflessi nello stesso elettorato italiano dell'epoca.

      Elimina
    3. Dunque, ferma restando la necessità di distinguere i veri ed utili obiettivi costituzionali dalle mistificazioni, dai finti rimedi e dai "mali minori", resta l'esigenza per me di schierarsi - con tutta la consapevolezza di cui sopra - anche se non fosse altro che per dare fastidio al processo di smantellamento in atto (sarà un caso che Salvini viene continuamente demonizzato o ridicolizzato dai media che pur gli concedono una visibilità che mai concederebbero a lei? Lei che peraltro, più che della presenza a talk-show pilotati, avrebbe bisogno di tenere una rubrica di 5 ore per almeno 365 giorni, per spiegare tutto ciò che è stato dimenticato e distrutto o non è mai stato spiegato: e chiaramente questo è oggi impossibile, per quanto auspicabile. Credo che un centro destra vincente con Lega in maggioranza sia più ausicabile di un centro destra vincente con Lega in minoranza. Inoltre, il programma di Casa Pound, per come l'ho ascoltato dalla voce di Marco Mori - per restare tra le interviste fatte da Byoblu - mi sembra piuttosto aderente agli obiettivi costituzionali, come credo sia stato già rilevato nei commenti di altri post del blog. E i Comunistidi Rizzo, per quanto non supereranno mai lo sbarramento?).

      Se non verrà posto un freno - per quanto non ottimale che sia - al progressivo smantellamento della Nazione, non rischiamo che ci manchi del tutto la base per ripristinare ogni auspicabile obiettivo costituzionale? Non è la consapevolezza dell'importanza degli equilibri internazionali per il discorso costituzionale che porta il blog a interessarsi spesso di questi?

      E poi torno a dire una cosa che ho già provato a dire in passato: io ho quasi 46 anni, e quando facevo educazione civica a scuola nessuno mai mi ha insegnato le cose che sto imparando qui; al liceo, grazie a un professore comunista, ho imparato che gli eventi storici e politici hanno sempre una struttura materiale che spesso non coincide con quella divulgata dalla storiografia, ma l'assenza di insegnamenti economici e giuridici costituzionali non mi ha impedito di credere nella "rivoluzione liberale" indotta da Tangentopoli e che ci ha portati a tutto questo (con la lunga preparazione precedente che in questo blog viene messa in luce). D'altra parte, sempre qui, abbiamo capito che i comunisti italiani avevano le idee un po' confuse, diciamo così, in merito ad economia, inflazione, salari, e su come perseguire realmente gli interessi dei lavoratori.

      Cerco di tirarmi-tirarci un po' su: leggere le storie qui sopra, vederle intorno a me, accanto a me, per chi ha anche un minimo di consapevolezza e anche un minimo di empatia, non fa bene. Forse la divulgazione pubblica che si fa su questo blog non si è mai fatta nella storia italiana, anche quando la Costituzione era chiara a chi doveva difenderla, e forse anche per questo ora stiamo come stiamo.

      Elimina
    4. Soprattutto perché distoglie l'attenzione dall'unica vera variabile politica, non meramente contabile-amministrativa, e che misura direttamente i rapporti di forza conflittuali, internazionali e di classe: ossia la bilancia dei pagamenti.

      Le dinamiche del debito pubblico e del prodotto interno lordo sono politicamente interessanti solo in conseguenza di quelle della bilancia commerciale, e, in generale, degli scambi e delle relazioni con l'estero.

      Sui confini, quelli segnati istituzionalmente da dogane e frontiere, si concentrano tanto le pressioni geopolitiche-esterne, quanto le pressioni dovute alle dinamiche di classe "interne", in un sovrapporsi ed un un intricarsi degno, credo, di una maggior nota e necessità di analisi rispetto alle dinamiche contabili che Maurizio evidenzia.

      Penso che da questo punto di vista, il modello di Thirlwall sia illuminante.

      Elimina
    5. Bravo Alberto Monaco: il tuo ragionamento è pacato nelle forme e equilibrato nelle soluzioni che, argomentando, proponi a te stesso e, simultaneamente, come modello di scelta.
      Consentimi di aggiungere, però, che, nella sostanza politica, la tua è (oggettivamente) una posizione di ferma (e condivisibile) "scissione" (gramsciana) da un sistema oppressivo di colonizzazione imperialista di una Nazione che vuole essere libera e sovrana di se stessa.

      Ergo, converrai che, come evidenzia Bazaar (con una corretta visione prospettica, e dunque dinamica, del processo in atto), il presupposto indefettibile per dare un senso pragmatico a questa aspirazione - la più antica e autentica della democrazia- è "essere radicalmente democratici-sostanziali", essere radicalmente, e senza compromessi, a favore del ripristino della legalità costituzionale.

      Lo preciso anche se lo hai implicato (spero di poter "leggere" così il tuo intervento), perché, se tu hai le idee chiare, una precisazione senza equivoci dell'obiettivo finale, deve auspicabilmente essere chiara per tutti.

      Elimina
    6. Grazie per le sua gentile risposta e precisazioni.

      Io convengo, o almeno credo.

      Cioè, Domenica compio una scelta elettorale, consapevole che la democrazia non si risolve nel momento del voto e che dovrò poi dialogare senza presunzione con tutti i cittadini – a partire dai rappresentati e rappresentanti del partito da me prescelto – per spiegare che il problema non è solo ripristinare l’equilibrio internazionale e rianimare il boccheggiante cittadino italiano ed europeo, ma farlo vivere bene e in una vera democrazia con vera diffusione del benessere e della libertà, come già, in parte, viveva sino a poco tempo fa, secondo gli obiettivi e gli strumenti che la Costituzione italiana, da leggere correttamente insieme – come viene fatto qui -, aveva individuato e deciso di perseguire.

      A partire dalla piena occupazione, che è l’opposto del “reddito di cittadinanza”, dalla Banca Centrale Nazionale sottoposta al potere esecutivo sottoposto a sua volta a scelta e controllo democratico, dal controllo pubblico di alcuni sistemi produttivi e finanziari, dalla spesa pubblica per la creazione dei servizi pubblici e del risparmio dei cittadini e così via.

      Capire che la nostra casa, lavoro e risparmi, (per chi ha la fortuna di averli e conservarli)le tutele sanitarie e previdenziali e il nostro senso critico ( o quel che ne rimane) vengono da lì. Da una felice e brevissima parentesi nell’arco della storia dell’uomo che non c’è motivo di smantellare.


      Elimina
  11. Il Giappone ha un debito pubblico al 250% del pil ma nessuno pensa che sia possibile un fallimento dello stato giapponese.Questo perchè il debito è espresso nella valuta nazionale , è garantito dallo stato e dalla banca centrale che acquista i titoli di stato http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2017-09-21/banca-giappone-controcorrente-c-e-chi-vuole-misure-piu-espansive-083633.shtml?uuid=AEI802WC .Anche per questo motivo è necessario recuperare il controllo della moneta e trasformare la Banca d' Italia in un organo strumentale dello Stato.Tutto ciò serve anche per uscire dal modello export led che c' impone l' eurozona che crea tanti inoccupati e disoccupati per togliere potere contrattuale agli occupati rimasti usando i tagli alla spesa pubblica per deprimere la domanda interna e conseguire come ulteriore vantaggio competitivo una bassa inflazione http://orizzonte48.blogspot.it/search?q=+disoccupazione++u6

    RispondiElimina
  12. anche il pensionamento sempre più tardivo è un modo per esasperare la competizione per trovare un lavoro al ribasso.Sto vivendo tale situazione :dopo anni di lavoro pessimo mi trovo,dall' inizio di questo mese , a dover competere per trovare un' occupazione con persone molto più giovani di me.L' unica speranza che ho è quella di prendere ,se li troverò,dei lavori di pochi mesi ,meno di 6,che mi permettano di procrastinare la fine della Naspi e giungere ,se lo manterranno, all' anticipo pensionistico per i disoccupati .Finchè c' è una via d' uscita c'è pure un minimo di potere contrattuale :con il sussidio proposto da M5s,alla quarta offerta dovrei accettare qualsiasi essa fosse

    RispondiElimina
  13. Qui vorrei solo mostrare quanto sia originale l’idea che i robot rimpiazzeranno il lavoro dipendente: “In one of the early works of modern political economy, in 1819 [!!], Sismondi had remarked of English manufactures that “In fact, nothing remains to be desired but that the King, living quite alone on the island, should by continuously turning a crank cause automatons [des automates] to do all the work of England.” […] The idea appeared also in the main work by Andrew Ure, the apologist for the factory system, and was quoted therefrom by Marx in his 1847 work against Proudhon: “on the automatic plan,” wrote Ure, “skilled labour gets progressively superseded, and will, eventually, be replaced by mere onlookers of machines.” (H. Draper, Karl Marx’s Theory of Revolution, vol. II, Monthly Review Press, N.Y., 1978, pag. 576).

    La morale era sempre la stessa: naturalizzare certi risultati distributivi.

    Fresca come al solito la zuppa che ci viene servita.

    RispondiElimina