giovedì 1 febbraio 2018

UNITE I PUNTINI E RACCOGLIETE LA VERITA' DA OGNI SORGENTE: ORA O MAI PIU'


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MEMENTO PRELIMINARE:
A- i ragionamenti contenuti nella Relazione della Commisione di Venezia e ricalcanti simili teorie non sono affatto da assumere come originali, dal momento che gli stessi si pongono in stretta continuità con il dibattito sulla governance” messo in circolazione dal neocapitalismo sovranazionale nel celebre “Rapporto sulla governabilità delle democrazie alla Commissione Trilaterale” del 1975 ove, invero, veniva già allora epigrafato che: 
“… Il funzionamento efficace di un sistema democratico necessita di un livello di apatia da parte di individui e gruppi. In passato ogni società democratica ha avuto una popolazione di dimensioni variabili che stava ai margini, che non partecipava alla politica. Ciò è intrinsecamente anti-democratico, ma è stato anche uno dei fattori che ha permesso alla democrazia di funzionare bene[12].

B- "La governabilità: in Italia fu Amato, tanto per cambiare, ad annunciare che dopo il celebre rapporto della Trilaterale vi era stata "la scopertà della ingovernabilità come dramma epocale" (G. Amato, Una repubblica da riformare, Il Mulino, Bologna, 1980, pag. 26. Contiene saggi pubblicati fra il ’75 e il 1980).

In realtà bisogna leggerselo tutto il Rapporto: riserva sorprese. 
Per esempio a pag. 206, riferendo dei commenti durante la discussione del Rapporto a Montréal, si legge:

Uno o due partecipanti suggerirono che l'intera discussione sulla governabilità avesse distorto i problemi reali e che fosse espressione della preoccupazione propria soltanto di un'elite, a disagio con il declino della propria posizione nella società! Questi sostennero che fattori quali un'inflazione crescente e la crescita della spesa pubblica in rapporto al GNP (PIL) (fattori visti da alcuni come cause od effetti dei problemi di governabilità) non avessero nulla a che fare con la governabilità e potessero, in effetti, aver prodotto in prevalenza benefici, inducendo una miglior distribuzione del reddito, attraverso il recupero del distacco (ndr: rispetto ai profitti) a favore dei salari e attraverso le erogazioni del  social welfare.”.
E allora in effetti che dramma, signora mia!"

1. Come facevo presente a Luca (e anche qui, p.1), - in attesa che si dipanino i movimenti dei "flussi elettorali", tra indecisi a vario titolo, moderatismo in cerca di se stesso, e percentuale degli astenuti (sempre ad adiuvandum della lunga marcia della rivoluzione liberale) -, il blog potrebbe pure chiudere. 
E dovrebbe ragionevolmente farlo fino a che, al di là delle roboanti dichiarazioni propagandistiche (a prevalente senso unico) tese a indurre la rassegnazione livorosa dell'elettorato, non si ricominci a parlare di nuove norme da applicare e da creare, in attuazione o in "riforma" dei trattati che hanno devoluto la sovranità ai mercati: cioè, in sostanza, persino settimane, se non mesi, dopo il 4 marzo.

2. Nel frattempo, tuttavia, ci pare di poter dare un piccolo contributo fornendo dei riassunti significativi che rammentino e focalizzino l'assetto di potere cui siamo oggi assoggettati e che, proprio in esito a queste elezioni, si vorrebbe definitivamente completare.
Anche qui facciamo un preliminare memento di "fondamentali" della scienza sociale:
A- 2.1. Lo stesso Gramsci, nei quaderni dal carcere, descrive la situazione standard della legalità formale che mira a ridurre la democrazia all'esercizio del voto. 

In questa descrizione possiamo ritrovare tutti i caratteri della situazione attuale, pur in presenza di (sempre più deboli) segnali di crisi del funzionamento dello schema. 

Gramsci replicava alle obiezioni, già al tempo non nuove, mosse dal fascista Da Silva, al sistema del suffragio universale.  

Obiezioni che sono esattamente le stesse agitate oggi dagli €uropeisti contro la Brexit, i "populismi" e l'esito del referendum sulla riforma costituzionale: secondo Mario da Silva il difetto era che "il numero sia in esso legge suprema", cosicché la "opinione di un qualsiasi imbecille che sappia scrivere (e anche di un analfabeta, in certi paesi) valga, agli effetti di determinare il corso politico dello Stato, esattamente quanto quella di chi allo Stato e alla Nazione dedichi le sue migliori forze". Da qui la risposta di Gramsci:

"Non è certo vero che il numero sia legge suprema, né che il peso dell'opinione di ogni elettore sia "esattamente" uguale. 

I numeri, anche in questo caso, sono un semplice valore strumentale, che danno una misura e un rapporto e niente di più. E che cosa si misura? 

Si misura proprio l'efficacia e la capacità di espansione e di persuasione delle opinioni di pochi, delle minoranze attive, delle élites, delle avanguardie ecc. ecc., cioè la loro razionalità o storicità o funzionalità concreta. Ciò vuol dire anche che non è vero che il peso delle opinioni dei singoli sia esattamente uguale".
...
"La numerazione dei "voti" è la manifestazione terminale di un lungo processo in cui l'influsso massimo appartiene proprio a quelli che "dedicano allo Stato e alla Nazione le loro migliori forze" (quando lo sono). 
Se questi presunti ottimati, nonostante le forze materiali sterminate che possiedono, non hanno il consenso della maggioranze, saranno da giudicare inetti e non rappresentanti gli 'interessi "nazionali", che non possono non essere prevalenti nell'indurre la volontà in un senso piuttosto che nell'altro. "Disgraziatamente" ognuno è portato a confondere il proprio particolare con l'interesse nazionale e quindi a trovare orribile ecc. che sia la "legge del numero" a decidere.  
Non si tratta quindi di chi "ha molto" che si sente ridotto al livello di uno qualsiasi, ma proprio di chi "ha molto" che vuole togliere a ogni qualsiasi anche quella frazione infinitesima di potere che questo possiede di decidere sul corso della vita dello Stato."
B- Schumpeter, più pragmaticamente sintetico:
"Mi pare un’ottima descrizione del tendenziale normale funzionamento di una “democrazia" liberale, in termini in pratica riconosciuti anche dai teorici elitisti. Scriveva ad esempio Schumpeter: 
il metodo democratico è lo strumento istituzionale per giungere a decisioni politiche, in base al quale singoli individui ottengono il potere di decidere attraverso una competizione che ha per oggetto il voto popolare, laddove “la volontà popolare è il prodotto, non la forza propulsiva, del processo politico” (citazioni riportate da G. Bedeschi, Storia del pensiero liberale, Laterza, Roma-Bari, 2005, pag. 307)".  

3. Ora, al di là degli scopi politici (restaurativi e antidemocratici), a cui questo assetto di potere deve condurre, un cittadino-elettore, nella situazione odierna, deve capire, un fatto da cui dipenda la sua sopravvivenza finale: la considerazione che può ricevere dalle oligarchie che tirano le fila della campagna elettoral-mediatica attuale è, sempre più. solo quella che si attribuisce ad un prodotto allo stato grezzo, o al più "semilavorato", che va processato su scala industriale per renderlo un prodotto finito qualificabile come "livoroso-anti-Stato".
L'elettore si trova quindi nella condizione di una "unità di prodotto" - che è il risultato programmatico del controllo elettorale, come appunto diceva Schumpeter, (concordando con Gramsci!)-  destinato a prestare un convinto consenso alla riduzione del perimetro dello Stato in nome dell'enorme-debito-pubblico-da-ripagare. Questo debito, poi, deve considerarsi come accumulato non in conseguenza delle vicende definite come "statuto della moneta" (cioè del vincolo esterno composto da peg sul marco all'interno dello SME e divorzio tesoro-Bankitalia), no: il debito è divenuto "enorme" a seguito della sua colpa di aver vissuto al di sopra delle proprie possibilità fruendo dello spreco della spesapubblicaimproduttiva.

4. Quest'ultima (spesapubblica-sempre-improduttiva), a sua volta, corrisponde sempre e comunque ad un fenomeno di corruzione indotta dall'esistere stesso del parlamento, non posto nelle sue scelte "al riparo dal processo elettorale" (qui, p.8), e, quindi, dedito alla corruzione legalizzata di cui, in tutta leggerezza, ci parla Hayek; e giustificando così, complementarmente, la sua preferenza per una dittatura "illuminata" dei mercati, auspicabilmente in stile cileno, rispetto alla democrazia. 
Questa, si sappia, è (solo) fonte strutturale di corruzione e di sprechi a danno del benefico agire impersonale dei mercati liberi da costrizioni dettate dall'inesistente "interesse pubblico", e quindi liberati dall'ingombro di qualsiasi norma superiore alle sue regole naturali. In particolare, liberati dalla legalità incarnata dalla Costituzione, fatta oggetto di una totalitaria insofferenza mediatico-politica e pseudo-scientifica, che ne segna il superamento e la rimozione.

5. Sono argomenti che (come potrete constatare dai links) abbiamo illustrato e approfondito fino alla noia.
Nella presente ottica del reminder schematizzato, - cioè di un punto di appoggio cognitivo e critico-scientifico "di facile e pronta consultazione", ricorreremo allora a fonti ulteriori e diverse, di quanto abbondantemente detto, ma che, proprio per tale natura "esogena" (al discorso del blog), assumono un senso confermativo non trascurabile.
Cominciamo con una definizione scientifico-economica del ruolo della spesa pubblica fornitoci da Sergio Cesaratto:
6. A cui, significativamente, può contrapporsi questa versione, peraltro di fonte mainstream, sulla sostenibilità (non la "insostenibilità") del debito pubblico italiano:


7. Una verità che peraltro lascia del tutto indifferenti i responsabili della politica economico-industriale italiana:



8. Perché, si sa, sostenibile o meno che sia (finanziariamente: dal punto di vista sociale e demografico è un altro discorso), la traiettoria dei conti pubblici a regime vigente euroimposto, "rimaniamo comunque in debito" e ciò fa aggio su qualsiasi altro aspetto della legalità costituzionale. 
Come, d'altra parte, implica la stessa Corte costituzionale con la nuova Grund-norm estratestuale e supercostituzionale della scarsità di risorse (qui, p.4-6) e del conflitto intergenerazionale (qui, p.11)...smentito da Milton Friedman, cioè dal più autorevole economista propugnatore del monetarismo che conforma il paradigma ordoliberista €uropeo!


9. Ma non vorremmo proseguire all'infinito sulle conferme relative al "paradigma" che queste elezioni saranno tese a consolidare definitivamente in base alla cooperazione attiva degli elettori rassegnati all'€uropa e alla scarsità di risorse
Ci limitiamo, piuttosto, a fornire anzitutto una fonte particolarmente illuminante suggeritaci da Francesco e che ci fa capire molte cose sul perché l'Italia debba, ora più che mai, essere assoggettata all'incubo del contabile in nome di regole e interessi che si impongono dall'estero:
Brutta Amministrazione che si mette a tutelare gli interessi collettivi e si intromette negli affari del capitalismo sfrenato!
…4.4 La dipendenza totale dell’impresa dalla discrezionalità dell’amministrazione statale
Ogni uomo d’affari che abbia avuto l’opportunità di osservare le condizioni economiche nell’Europa del Sud e dell’Est sintetizza le sue considerazioni in due punti: “gli imprenditori di questi Paesi non si preoccupano del rendimento della produzione; i governi sono nelle mani di cricche corrotte. Il quadro è sostanzialmente esatto. Ma in esso non si fa cenno al fatto che sia l’inefficienza nella produzione sia la corruzione sono le conseguenze dei metodi…DI INGERENZA STATALE NELLA CONDUZIONE DELLE IMPRESE.

In un sistema del genere il Governo ha il potere illimitato di rovinare un’impresa o di accordare ad essa i propri favori. “Il successo o l’insuccesso di qualsiasi impresa dipende interamente dalla pura e semplice discrezionalità di chi detiene il potere. Se all’uomo d’affari non capita di essere cittadino di una potente nazione straniera, i cui agenti consolari e diplomatici gli garantiscono la loro protezione, egli è in balia dell’amministrazione pubblica e del partito al potere, che possono sequestrargli la sua intera proprietà e metterlo in prigione…Il Parlamento è una marionetta nelle mani dei governanti; i giudici vengono comprati .
In un ambiente del genere, L’IMPRENDITORE DEVE RICORRERE… ALLA CORRUZIONE…“
” [L. VON MISES, Burocrazia, Rubettino, 2009, versione ebook].
Certo, se si riuscisse a privatizzare tutta l’amministrazione, espressione della statolatria burocratizzata, magari anche i tribunali (nella versione spinta anarcocapitalista), tutto sarebbe certamente più semplice. I capitalisti potrebbero agire indisturbati, spiegando la loro naturale propensione all’efficienza finalizzata al profitto nell'ordine spontaneo. E, soprattuto, non sarebbero costretti a corrompere!"

10. Noterete che von Mises, a noi ben noto, tra l'altro, per il "sano pragmatismo" con cui ammetteva ed elogiava la natura strumentale del nazifascimo (qui, pp.1 e 3), confessi la prerogativa più peculiare dell'investitore estero, stranamente appartenente a una "potente nazione straniera" (e come potrebbe essere diversamente se il subire&invocare gli investimenti esteri è già, in sè, il segno della propria desovranizzazione e collocazione al fondo della gerarchia della comunità economico-politica internazionale?): quella di poter pretendere, incondizionatamente, di essere al di sopra delle leggi nazionali, siano esse espressione o meno di fondamentali interessi della comunità sociale un tempo sovrana.

11. Ecco: senza aver la pretesa di aver esaurito il poderoso argomento, - che pure si incentra sempre e solo sulla restaurazione dell'ordine internazionale del mercato, a favore delle elites cosmopolite, e contro la democrazia costituzionale-, siete sicuri di poter formare la vostra opinione e di poter esprimere il vostro voto evitando di prendere coscienza di questi aspetti?
Ne va della vostra stessa libertà, in quanto siate non appartenenti al circuito dei fruitori dei profitti e delle rendite della struttura oligopolistica, concentrata, dei mercati in liberoscambio istituzionalizzato.
Ne va del futuro dei vostri figli; semmai vi permetteranno di averne...

24 commenti:

  1. Aggiungerei anche la "fonte particolarmente illuminante" fornita da @Winston Smith in merito alla versione della dottrina Monroe in ambito nazifascista che, guarda un po', informa anche nel lessico i "trattati di libero scambio" eurounionisti; in riferimento ad un proto-"TUE" eurasiatico del 1943 (mai siglato) comprendente gli interessi delle forze dell'Asse:

    « Il preambolo afferma la "necessità storica di trasformare i Grandi Spazi in comunità internazionali di tipo nuovo e con una propria personalità giuridica". Il Grande Spazio, inteso come insieme di uno Stato guida e più Stati a sovranità limitata, avrebbe dovuto divenire un soggetto con una sua personalità giuridica. Alla distinzione classica fra Stato nazionale e comunità internazionale di Stati paritetici si aggiungeva così un terzo elemento: la Comunità di Stati, meno unitaria dello Stato nazionale, ma più coesa e gerarchica della comunità internazionale.

    Di conseguenza, accanto alla dicotomia tradizionale fra diritto nazionale e diritto internazionale, avrebbe dovuto porsi come terza categoria un non meglio precisato "diritto comunitario".

    Oggi quest’ultimo termine indica il diritto dell’Unione Europea. Indubbiamente v’è qualche assonanza fra la concezione dittatoriale dei Grandi Spazi e le concezioni federalistiche del dopoguerra, poiché entrambe fanno riferimento a strutture sovranazionali: ma le somiglianze finiscono qui.

    Le dissonanze sono invece ben maggiori, e riguardano i punti centrali dei due tipi di unione: il Grande Spazio viene imposto attraverso l’espansione bellica, mentre la comunità postbellica si forma attraverso trattati internazionali. Tuttavia non sono mancati avversari dell’unificazione europea che hanno presentato quest’ultima come la tardiva e indiretta realizzazione del progetto di Grande Spazio
    ¹ ».


    ______________________________

    ¹ Per esempio, J. LAUGHLAND , The Tainted Source. The Undemocratic Origins of the European Idea, London 1998, Warner. Un’ampia analisi dei possibili rapporti fra l’ideologia dei Grandi Spazi e l’attuale Unione Europea è l’articolo di A. PROELß , « Nationalsozialistische Baupläne für das europäische Haus? John Laughland’s “The Tainted Source” vor dem Hintergrund der Großraumtheorie Carl Schmitts », Forum Historiae Iuris , 2003, http://www.rewi.hu-berlin.de/online/fhi/zitat/0305proelss.htm. Cfr. inoltre CH. JOERGES, Darker Legacies of Law in Europe. The Shadow of National Socialism and Fascism over Europe and Its Legal Traditions , Oxford 2003, Hart; e, dello stesso autore, Europe a Großraum? , Badia Fiesolana 2002, Istituto Universitario Europeo.

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    1. Peccato che l'intero articolo sia leggibile solo su abbonamento (pagato).
      Ma forse il documento è aliunde reperibile.

      Ringraziando Winston, rammenterei:
      a) le notevoli assonanze con le premesse storico-economiche del Manifesto di Ventotene;
      b) la pertinenza del tema in sè a quello del (la prevalenza del) diritto comunitario e dei controlimiti, per come definiti da Jellinek nonché, sempre più esplicitamente, dalle stesse corti costituzionali di taluni paesi Ue (prima la Germania, ma "curiosamente", non "risultando pervenuta" la Corte costituzionale italiana)

      1) http://orizzonte48.blogspot.it/2018/01/la-presunta-supremazia-del-diritto.html
      2) http://orizzonte48.blogspot.it/2018/01/rassicuratevi-la-democrazia-e-un.html

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    2. Anche se spesso lo si "dimentica", quello nazista è stato un esempio particolarmente radicale, soprattutto per la (non realistica) rapidità della tabella di marcia che si erano dati, ma non certo inaudito, di impero coloniale (lo stesso Hitler indicava come modelli per la sua espansione a est l'India inglese e il West americano).

      "Contro questa concezione territoriale/localista è in atto l’offensiva di quelle élite globaliste che considerano le nazioni come meri contenitori di risorse (materie prime, capitali, forza lavoro, terreni, ecc.) e non come unità, e la classe politica si adatta a questa filosofia. Friedman cita ad esempio un progetto di legge svedese che, alla fine dei Novanta, preso atto che la Svezia, a causa dell’immigrazione di massa, non dispone più di una storia comune condivisa, dichiara che i cittadini svedesi vanno considerati come un gruppo etnico al pari di altri. Il multiculturalismo così inteso, commenta Friedman, significa che “il ceto politico viene a trovarsi al di sopra della nazione, cessando di esserne un’estensione”. Questa forma di “pluralismo”, aggiunge, non è inedita: i primi a teorizzarla sono stati gli imperi coloniali, istituendo un ordine basato sulla segmentazione e sul conflitto fra sudditi appartenenti a gruppi in competizione reciproca; l’eliminazione dei concetti di popolo, nazione e popolazione discende dunque in linea diretta dalla pratica politica di imperi e regimi coloniali." (Questa la fonte).

      Ovvero lo Stato nazionale è un vecchiume superato dalla storia; gli imperi coloniali una fresca novità.

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    3. E a ben vedere, lo sviluppo deduttivo di Formenti coincide con quello derivabile dalle teorie della Sassen sul ruolo delle classi politiche dentro gli Stati nazionali nel favorire la globalizzazione (come qui evidenziato; altrimenti l'evidente implicazione della Sassen sarebbe passata inosservata ai lettori italiani :-)

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  2. Salve a tutti. Leggo sempre anche se sono silente...
    Partendo da quanto dice Cesaratto sullo Stato, mi son divertito a fare un piccolo collage di articoli...
    il primo ci espone l'abominevole programma di +Europa . Utilizzo il termine “abominevole” perchè leggere quanto afferma la “cara Emma” è pazzia allo stato brado e puro. Forse la Bonino, già ampiamente smentita (per non dire peggio) ex-ante da Cesaratto vuole erigersi a novella Tsipras? portando il popolo italiano alla salvezza della... schiavitù? Urge TSO…

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  3. "Ne va del futuro dei vostri figli; semmai vi permetteranno di averne..."

    Ma altrettanto grave è, allo stato attuale delle cose, quando i figli li hai già e ti trovi sull'orlo di un licenziamento collettivo. Ti ritrovi a dover necessariamente percorrere la strada della vita, con figli e moglie a carico, che conduci per mano nella fitta ed oscura nebbia del malthusianesimo politicamente imposto.
    Così percepiamo il nostro futuro, in un persistente nodo allo stomaco.

    Ormai abbiamo ingerito la "pillola rossa" e con questa non è più possibile far finta di non sapere. Ma la verità va conosciuta, poichè in essa possiamo individuare sia la scure che intende decapitarci, sia lo scudo da porvi dinanzi.

    Oggi brancoliamo nel tentativo di scalare una parete verticale sulla quale neppure un ragno riuscirebbe a restare aggrappato.
    Eppure possiamo e dobbiamo tentare di dare il nostro contributo per salvare le nostre famiglie ed i nostri figli da un futuro distopico.

    Lo so bene, non è questa la sede opportuna per entrare nel merito del dibattito politico, tuttavia il suo suggerimento di non accontantarsi del male minore lascia uno spazio interpretativo quantomai esteso.
    La protesta che si rende necessaria comunicare, tolta la possibilità suicida dell'astensionismo, resta quella di orientare il voto verso partiti estranei ai "soliti" di maggioranza, (affetti dal "democraticismo liberale") e preferibilmente a favore di partiti minori.
    Ció avrebbe uno scopo duplice: il ripudio totale del "solito che continua ininterrottamente ad avvicendarsi"; e l'affermazione da parte del popolo di voler difendere la propria sovranità mediante la partecipazione alla vita politica ed economica del paese, secondo dettame Costituzionale.

    Tuttavia i numeri necessari all'ottenimento di una così estesa intesa di massa utile al suddetto fine è quasi utopistica, purtroppo.
    Ora, la domanda cruciale che mi pongo è questa: se uno dei partiti definiti "populisti", al quale proprio di recente è approdato un noto ed autorevole personaggio del mondo economico "controcorrente" molto conosciuto in questo blog, avesse intenzione di praticare realmente il programma che propaganda?
    Il dilemma mi attanaglia e nel tentativo di evitare di cadere nella trappola della solita retorica non vorrei finire per farmi un'autorete.

    Altrimenti, di quali strumenti possiamo disporre se non della possibilità di apporre una crocetta su una scheda elettorale, fatto salvo il tentativo di diffondere una conoscenza nelle nostre piccole sfere?

    Provare a dare fiducia? Vogliate perdonare la mia "ingenuità", frutto soltanto dell'umana speranza. Ringrazio.

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  4. Sulle elezioni… giusto per rinfrescare la memoria a qualcuno/a……

    Francesco Maimone2 novembre 2016 12:03

    Il sostegno alla vera democrazia costituzionale è stata sempre appannaggio di pochissimi:

    “… Oggi non si discute più…quale sia il sistema elettorale più adatto a far nascere un’assemblea che rifletta, come uno specchio, la fisionomia politica del Paese, ma al contrario qUALE SIA IL SISTEMA ELETTORALE CHE MEGLIO CONSENTA DI DEFORMARE QUESTA FISIONOMIA NEL PAESE. Poiché il partito di maggioranza sa di essersi notevolmente indebolito…esso si preoccupa di trovare un sistema che, falsando la volontà del Paese, gli conservi quella maggioranza di cui non può più disporre. Il problema attorno a cui si arrovellano i cervelli democristiani è ormai soltanto questo: data una determinata situazione politica del Paese, in cui il governo non dispone più della maggioranza dei consensi, trovare la legge elettorale che gli dia egualmente la maggioranza dei seggi.

    Come nel 1924, quando la rappresentanza proporzionale fu sostituita con la legge Acerbo, questo capovolgimento di indirizzo significa il CAPOVOLGIMENTO DEI PRINCIPI SU CUI SI FONDA LA DEMOCRAZIA PARLAMENTARE, la quale ha per presupposto appunto l’alternarsi delle maggioranze, cioè la possibilità data alla minoranza di diventare maggioranza, mentre le leggi elettorali basate sui cosiddetti “premi di maggioranza”, del tipo della legge Acerbo…hanno invece lo scopo opposto di perpetuare la maggioranza esistente, di creare UN BLOCCO MASSICCIO DI DEPUTATI NON SORRETTO DA UN’ADEGUATA FORZA NEL PAESE, e perciò stesso di sopprimere la funzione democratica del Parlamento e annullare la vita democratica del Paese.

    Nove mesi dopo le elezioni fatte con la legge Acerbo nasceva in Italia la dittatura fascista attraverso il colpo di forza del 3 gennaio, che la Camera, nata a sua volta da una legge antidemocratica, non poteva che avallare. IL CHE IN ALTRE PAROLE VUOL DIRE, OGGI COME IERI, CHE LA SOPPRESSIONE DELLA PROPORZIONALE indica la volontà del governo di PASSARE DALLA FASE DI DEMOCRAZIA PARLAMENTARE A QUELLA DI STATO-REGIME”
    [L. BASSO, Proporzionale e democrazia parlamentare, in Il Comune democratico, aprile 1952, n. 4, 101-102]. (segue)

    https://orizzonte48.blogspot.com/2016/11/accentramento-del-potere-nellesecutivo.html?showComment=1478084604906#c1557246096260016453

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  5. Francesco Maimone2 novembre 2016 12:06

    E Lelio Basso poi aggiunge:

    “… Abbiamo sentito e sentiamo ripetere continuamente nel corso della polemica che si svolge intorno a questa legge elettorale che essa è fatta a garanzia della STABILITÀ DEL GOVERNO, PER DARE UNA MAGGIORANZA SICURA; e si ripete continuamente come un luogo comune, come qualche cosa di ricevuto, che il fondamento del regime democratico sarebbe il diritto della maggioranza, che la legge rafforzerebbe semplicemente questo diritto, questo diritto della maggioranza che sarebbe il substrato dell'ordinamento democratico. Ora io credo veramente che la dottrina costituzionalista più moderna abbia definitivamente superato questa concezione dell'onnipotenza della maggioranza, questa pretesa di porre a fondamento di un ordinamento sociale, civile, politico, di una convivenza nazionale, il principio che la maggioranza ha tutti i diritti e che la minoranza, perché minoranza, deve soltanto ubbidire, direi, anzi, che tutta la moderna dottrina, ciò che più importante, tutta la moderna pratica costituzionale si sono profondamente trasformate nel corso degli ultimi decenni soprattutto sotto questo riflesso. Mentre quando il tipo più diffuso di regime era la monarchia-costituzionale, si poneva al centro del diritto costituzionale, e cioè si riteneva che la Costituzione, il paese, lo stato, si reggessero su un determinato equilibrio fra questi poteri - l'esecutivo, che era tradizionalmente rappresentato dalla monarchia ereditaria, e il legislativo che era viceversa l'espressione della volontà popolare - non c'è nessun dubbio che oggi sia la dottrina costituzionalista e sia, ripeto, la prassi delle Costituzioni, hanno nettamente superato questo concetto, perché, fortunatamente, le monarchie - costituzionali o meno, son oggi definitivamente superate. (segue)

    https://orizzonte48.blogspot.com/2016/11/accentramento-del-potere-nellesecutivo.html?showComment=1478084764721#c5395315444691780744

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  6. Francesco Maimone2 novembre 2016 12:06

    Oggi invece ogni Costituzione moderna, che risponda alle esigenze della vita moderna, considera che IL FULCRO DELLA VIA COSTITUZIONALE, IL CENTRO, IL PUNTO DI EQUILIBRIO DELLA VITA COSTITUZIONALE, NON È PIÙ QUESTO EQUILIBRIO FRA L'ESECUTIVO E IL LEGISLATIVO, inteso il legislatore come rappresentante della volontà indistinta di tutto il popolo, ma è viceversa L'EQUILIBRIO FRA MAGGIORANZA E MINORANZA, fra una parte del popolo e un'altra parte del popolo; diremmo, se volessimo introdurre il concetto in termini nostri, marxisti, FRA CLASSI DOMINANTI E CLASSI DOMINATE E OPPRESSE. Ma se non vogliamo tradurlo in termini marxisti, fra maggioranza parlamentare da cui si esprime il governo, che è quindi un tutt'uno con il governo, con coloro cioè che presiedono alla funzione esecutiva, e la minoranza che ha viceversa una funzione costituzionale di stimolo e di freno, a seconda dei casi, e di controllo dell'attività della maggioranza. Non vi è, dicevo, nessun dubbio, che la dottrina costituzionalista moderna ha posto a fondamento della vita costituzionale di uno stato democratico non più semplicemente il rapporto fra esecutivo e legislativo e non più semplicemente l’affermazione del principio maggioritario come espressione della volontà di tutto il popolo, ma un principio maggioritario e minoritario, cioè di un certo equilibrio che deve essere tenuto fra maggioranza e minoranza, equilibrio per cui la maggioranza legiferi con il rispetto della minoranza, con il rispetto dei diritti fondamentali che le Costituzioni moderne riconoscono alle minoranze…

    Lo scopo delle elezioni non [è] quello di indicare una maggioranza e di darle un largo margine perché essa possa meglio governare secondo i propri principi, ma [è] invece quello di INDIVIDUARE LE DIVERSE CORRENTI POLITICHE E DI ATTRIBUIRE A CIASCUNA IL SUO REALE PESO, IN MODO CHE IL GOVERNO POSSA POI TENERE CONTO DELLE DIVERSE ESIGENZE, E NEI LIMITI DEL POSSIBILE, CONTEMPERARLE. … se la presenza e la funzione della minoranza è di rilievo costituzionale (e, ripeto, non v'è dubbio che sia di rilievo costituzionale, talché la nostra Costituzione attribuisce diritti alle minoranze, e fra l'altro appunto quello di far convocare il Parlamento ai sensi dell’art. 62), essa minoranza deve essere presente con il suo peso effettivo. Se il rapporto minoranza-maggioranza, che è un rapporto fondamentale, basilare nella vita dello stato moderno è artificiosamente alterato, è artificiosamente alterata la base e la vita dello stato moderno. La minoranza viene privata delle possibilità, delle podestà, dei diritti, delle garanzie che la Costituzione le offre; LA TUTELA COSTITUZIONALE È PRATICAMENTE ANNULLATA…”.
    [L. BASSO, La violazione dei diritti del corpo elettorale, in Mondo Operaio, 20 dicembre 1952, n. 24, 7-10].

    https://orizzonte48.blogspot.com/2016/11/accentramento-del-potere-nellesecutivo.html?showComment=1478084803095#c2723240152425819213

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    1. Dunque, dato che il sistema è di fatto alterato;
      Dato che l'astensionismo rende felici ESSI e la loro stirpe, e quindi sempre più infelici noi;
      Noi che facciamo, votiamo tirando i dadi, intanto ció che scriveremo con quelle matite sarà completamente sterile?
      Siamo certi che lo sia in tutti i casi? Se è davvero così è anche inutile pensare di poter scegliere (sia il male minore che il peggiore).
      Quindi votare o astenersi è soltanto questione di mettere o meno l'elemento catalizzatore in un processo distruttivo ormai irreversibile.
      Abbiamo perso, dunque, e ci arrendiamo per totale assenza di mezzi disponibili?
      L'economista di cui parlavo nel commento sopra, un certo Alberto B, che ben si conosce per la sua posizione intellettuale e per la sua vicinanza ai temi qui trattati, sembra suggerire una scelta possibile, un tentativo, direi, di entrare almento in "battaglia". Avvallarlo sarebbe, comunque sia, una mera illusione?
      Ovviamente la scelta è sempre quella orientata al nostro "orizzonte48", e poter rompere le catene dello strumento coercitivo valutario è il primo passo da fare in un sentiero chilometrico.

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    2. Poni interrogativi difficili perché, per definizione, il quadro delle scelte effettive che concretizzeranno l'indirizzo politico nel dopo-elezioni, mi pare evidente che sfugga agli stessi attori politici (leaders e candidati).

      Almeno rispetto alle vaghe e asistematiche proposte di programma rese note (poi, magari, gli obiettivi reali sono riservati e oggetto di accordi non divulgati e peraltro in continuo aggiornamento...).

      Ma poi, in definitiva, l'essenza residua del voto, oggi, è quella più connaturata ad una situazione di liberalismo ristretto: esprimere un VETO (popolare).

      Per dargli questo "senso" le possiblità sono varie.

      Basta escludere chi fa finta che l'euro NON sia il problema principale, chi non si pone neppure il problema della BC indipendente, chi non si pone il problema del mercato del lavoro perfettamente flessibile - e a frontiere aperte- come originato dal trattato Ue.

      E naturalmente chi brandisce la Costituzione ma ne predica una versione immaginaria e grossolana, tanto da non saperla collegare a problemucci piuttosto urgenti come l'Unione bancaria e i limiti fiscali UEM come impedimento essenziale a politiche di piena occupazione.

      Poi, individuato ciò che resta, ci sono vari ragionamenti tattici per fare una scelta di veto più o meno "efficace": ma quelli dipendono dalla sensibilità e dalla visione personale...

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    3. Chiarissimo. La ringrazio molto Presidente.

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    4. @ danilo mazzanti

      "E naturalmente chi brandisce la Costituzione ma ne predica una versione immaginaria e grossolana, tanto da non saperla collegare a problemucci piuttosto urgenti come l'Unione bancaria e i limiti fiscali UEM come impedimento essenziale a politiche di piena occupazione."

      Eccone uno:
      https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/02/01/gino-strada-governati-da-delinquenti-contro-la-costituzione-vi-dico-perche-non-andro-a-votare/4131312/

      La sua società privata (ONG) fa infatti parte di quelle che vanno a raccogliere gli immigrati non richiesti in Libia.

      Però astenersi (come suggeriscono Strada & Co.) non mi pare corretto.

      A proposito poi di apologia dell'astensionismo (votare è un dovere civico tutelato dalla legge), tempo fa è stato qui pubblicato il link allo scritto del 1844 di Marx sulla questione ebraica (che mi sono scaricato e letto con attenzione visto che ormai esiste il rischio di incorrere inavvertitamente nel reato di 'negazionismo') in cui compaiono questi due passi profetici:

      "Invero, il movimento di questo mondo entro le sue leggi è necessariamente una costante soppressione della
      legge."

      "Soltanto sotto la signoria del cristianesimo, che rende esteriori all'uomo tutti i rapporti nazionali, naturali, etici, teoretici, la società civile poteva separarsi completamente dalla vita dello Stato, lacerare tutti i nostri legami dell'uomo con la specie, porre l'egoismo, il bisogno particolaristico, al posto di questi legami con la specie, dissolvere il mondo degli uomini in un mondo di individui atomistici, ostilmente contrapposti gli uni agli altri. Il cristianesimo è scaturito dal giudaismo. Nel giudaismo esso si è nuovamente dissolto."

      A proposito del primo passo, due curiosità: lo sparatore di Las Vegas è stato cremato senza che sia stata prima completata l'autopsia (il rapporto finale non è stato infatti ancora pubblicato, nonostante lo richieda la legge), Papa Luciani, che morì durante la notte, fu imbalsamato prima dell'alba (rendendo impossibile l'eventuale autopsia).

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    5. Il secondo è il passaggio che più ha colpito me per i risvolti a livello "escatologico".

      In definitiva, al di là della intuizione politica che mette direttamente in relazione l'ideologia borghese-liberale con il monoteismo, fa un'affermazione che suona simile a quella di Disraeli che aveva tanto turbato quel nazistone di Carl Schmitt: il cristianesimo nella Storia non assume il ruolo di Catechon ma, di fatto, risulta essere 《 ebraismo per il popolo 》.

      Chissà cosa direbbe ora il giovane Marx dell'Islam... rivivacizzato da Israele, dai Brzezinski e dai Soros.

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    6. E ci arrivano in pochi, non a caso...

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  7. "Unite i puntini..."

    Stavo leggendo i resoconti del recente incidente ferroviario negli USA.

    https://www.washingtonpost.com/news/dr-gridlock/wp/2018/01/31/gop-retreat-train-collides-with-truck-no-serious-injuries-reported/?utm_term=.a869891b4042

    Veramente 'curioso' che un treno speciale:

    - scortato da ingenti forze di polizia a terra (ed elicotteri in volo);
    - con tutto il traffico stradale bloccato lungo il percorso (come di routine in caso di spostamenti di alte personalità);
    - con a bordo tutti i senatori repubblicani e le loro famiglie (reduci dal discorso di Trump sullo stato dell'unione), senatori che in precedenza avevano votato per la pubblicazione del 'FISA memo' [dovremmo poterlo leggere domani];

    si scontri violentemente ad oltre 110 Km/h con un mezzo pesante carico di spazzatura che 'inspiegabilmente' attraversava un passaggio a livello automatico proprio all'arrivo del convoglio...

    Tra l'altro, consultando le liste degli aerei in volo sul sito ufficiale CivMilAir il giorno prima del discorso di Trump, molti hanno notato che tutti e tre gli E-4B Nightwatch (gli aerei del giorno del giudizio - "doomsday airplanes" - quelli che dovrebbero mettere in salvo il Governo USA in caso di attacco nucleare o di grave crisi interna), risultavano tutti e tre simultaneamente in volo (altra cosa veramente eccezionale).

    Per fortuna il convoglio non ha deragliato, altrimenti le vittime sarebbero state molte di più. Una mente complottista potrebe scherzarci su dicendo che è stato un at-tentato solo perchè non è at-riuscito.

    A me pare che le forze antagoniste (ESSI-1 vs. ESSI-2) che si stanno fronteggiando all'interno dell'impero egemone ormai stiano dando spettacolo!

    Cercando di vedere il bicchiere mezzo pieno, può darsi che da qui alle elezioni del 4 Marzo queste forze risultino troppo impegnate a combattersi tra loro per curarsi delle elezioni italiane.

    La congiuntura appare favorevole come non mai all'uscita dell'italtacchino dall'euro-pentola.

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    1. Singolare episodio che, come regolarmente accade, rimarrà inspiegabile.
      Il tuo spiraglio di ottimismo purtroppo contrasta col...pilota automatico (che non è solo un apparato normativo dei trattati, quanto un modo di essere interiorizzato di un intero sistema mediatico e di reclutamento della classe politica).

      Certo, se Trump prendesse posizioni molto "reattive", anche il pilota automatico may become a highwire...Too much for them all.

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    2. Come promesso da Trump ecco il 'FISA memo'.
      Pare ce ne siano altri quattro di memo ancora più compromettenti.

      Il sito governativo USA risulta per ora sovraccarico (perché è stato usato un formato molto scomodo e pesante), ma una copia è stata compressa ed è disponibile qui per "l'unione dei puntini" del caso:

      http://82.221.129.208/fisamemo.png

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  8. Per danilo mazzanti

    Bè… per quanto riguarda il male minore… questo è Gramsci:

    Ecco infine le parole di Gramsci precedentemente annunciate, nota 25 del Quaderno 16 (XXII), sulle quali invitiamo tutti a meditare, specialmente dopo le elezioni francesi che hanno visto Macron prevalere su Marine Le Pen, grazie alla pratica ormai non solo più italiana del “turatevi il naso e votate…” di montanelliana memoria:

    Il male minore o il meno peggio (da appaiare con l’altra formula scriteriata del «tanto peggio tanto meglio»). Si potrebbe trattare in forma di apologo (ricordare il detto popolare che «peggio non è mai morto»). Il concetto di «male minore» o di «meno peggio» è uno dei più relativi. Un male è sempre minore di un altro susseguente possibile maggiore. Ogni male diventa minore in confronto di un altro che si prospetta maggiore e così all’infinito. La formula del male minore, del meno peggio, non è altro dunque che la forma che assume il processo di adattamento a un movimento storicamente regressivo, movimento di cui una forza audacemente efficiente guida lo svolgimento, mentre le forze antagonistiche (o meglio i capi di esse) sono decise a capitolare progressivamente, a piccole tappe e non di un solo colpo (ciò che avrebbe ben altro significato, per l’effetto psicologico condensato, e potrebbe far nascere una forza concorrente attiva a quella che passivamente si adatta alla «fatalità», o rafforzarla se già esiste).

    http://www.pci-genova.it/il-male-minore-o-il-meno-peggio/

    http://orizzonte48.blogspot.com/2018/01/cio-che-lo-stato-fu-e-si-pensa-potrebbe.html?showComment=1516701678485#c6557562218687697353

    poi… per quanto mi riguarda (io l’ho sempre pensata così), nella lega ci può essere anche Mazinga… ma il succo del discorso non cambia… (visto che anche loro vogliono cambiare la Costituzione):

    E in fondo la questione dell'euro va vista solo su questo piano: uscirne per rimanere nel dominio incontrastatto dei "nipotini di Von Hayek" è un'operazione di facciata. Una beffa. Uscirne per ripristinare la sovranità dei diritti, costituzionale e universalistica, è la vera frontiera della democrazia.

    http://orizzonte48.blogspot.com/2013/11/il-rilancioliberoscambista-ue-usa.html?spref=tw

    aggiungo giusto la parte finale di questo commento di Bazaar, (e io sono d’accordo con lui):

    “Che poi tra "i nostri" (?) ci sia un branco di cretini ideologicamente antisocialista, quindi lontano dallo spirito della Costituzione che è ciò che ha unito e unisce gli Italiani, è risaputo ed è stato segnalato.

    Vedi, chi non si rifà coscientemente alla Costituzione, potrà essere parte del gregge sovranista e noeuro, ma non potrà mai essere democratico. Ossia rimarrà de facto collaborazionista ed eurista.”

    http://orizzonte48.blogspot.com/2018/01/cio-che-lo-stato-fu-e-si-pensa-potrebbe.html?showComment=1516734963343#c7438363881746119904

    Poi naturalmente ognuno è libero di pensarla e votare come vuole….. ma io da questo pensiero non mi schiodo.

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    1. Ti ringrazio Luca, io sono perfettamente d'accordo con te.

      Se un partito intendesse riformare l'attuale Costituzione per abolirne il pareggio di bilancio ed altri prodotti tossici ed eversivi della stessa, per poi attuarla senza se e senza ma, allora avvallerei volentieri il provvedimento e voterei per il partito che promuovesse il ritorno alla Costituzione primigenia.

      Ma non trovo il partito da eleggere ed è questo il problema.

      Ad oggi la retorica politica si impernia sullo sterile dibattito attorno ai rimedi pagliativi per curare il male del paese. Ma il male è sistemico e la sua cura sarebbe proprio nel ritorno alla attuazione della Carta primigenia. Ma quest'ultima, come fa notare Luca Cellai, viene soltanto strumentalizzata per le più bieche finalità propagadistiche.

      Il problema si pone poichè l'astensionismo di protesta è una leccornia per ESSI, e quindi, in qualche casella dobbiamo pur mettere quelle "X".

      In merito a questo problema il Presidente stato molto chiaro, più sopra nei commenti, nella sua risposta. Alternative ne abbiamo ben poche.

      Vorrei solo cercare di comprendere la situazione con onestà intellettuale.

      Consideriamo che siamo nati e cresciuti in una realtà socio-culturale che oggi dobbiamo tentare di destrutturare pezzo per pezzo per poter iniziare a guardare una realtà che rasenta il limite dell'immaginabile.
      Il riferimento che abbiamo per poterlo fare è proprio una Costituzione che rappresenta non un mero assieme di articoli, ma un paradigma di filosofia sociale e politica, che va studiato seriamente.
      L'unica dottrina che dovrebbe essere assunta da chiunque non faccia parte di ESSI (quindi da almeno il 99 % del popolo...).

      Ma per arrivare a conoscere la Costituzione nei suoi princìpi fondamentalissimi sarebbe necessario inserirla come materia di studio a partire dalle scuole medie, se non prima, insegnando cosa sia il valore umano e quello della vita, e su come si possa fare per tutelarlo. Ma le cose, ovviamente, non stanno così. Per questo oggi ci troviamo qui a discutere e ad imparare.
      Perció ringrazio sempre per il lavoro svolto in questa piattaforma.

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  9. ieri i grillini si vantavano di aver ottenuto questo:

    http://www.osce.org/odihr/elections/italy/369086

    IV.CONCLUSION AND RECOMMENDATION
    Most OSCE/ODIHR NAM interlocutors expressed confidence in the impartiality of the election administration and its ability to organize elections professionally and transparently. Many interlocutors stated that they would welcome a potential OSCE/ODIHR observation activity for these elections, recognising that an external assessment may contribute to further improvements of the electoral process. A number of aspects would merit specific attention by an OSCE/ODIHR election observation activity, including the implementation of a recently revised electoral system and new campaign finance rules, the administration of elections, and the conduct of the campaign.
    On this basis, the OSCE/ODIHR NAM recommends the deployment of an Election Assessment Mission for the upcoming elections.

    Possiamo impedirlo?

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    1. Membro dell'OSCE (non OCSE che è altra organizzazione italiana), è lo Stato italiano; tramite il governo e il suo ministro degli esteri quindi si deve vagliare ogni iniziativa assunta dalla suddetta organizzazione. A rendere vincolante una simile raccomandazione, con incisione della sovranità dello Stato in cui si svolgono le elezioni, non dovrebbe, - in linea generale di diritto-, essere sufficiente la richiesta di un'associazione privata e non riconosciuta interna all'ordinamento italiano qual è un partito politico.
      Almeno, non senza il consenso formale degli organi legittimi pro-tempore dello Stato-membro interessato - espresso secondo le procedure previste dal trattato stesso- e purché, poi, si ravvisino i presupposti accertati dell'eventuale intervento prospettato.

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    2. (ovviamente intendevo "altra organizzazione internazionale" riferendomi all'OCSE)

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  10. Ciao Quarantotto prendo spunto da quanto scritto da Cesaratto:

    PIU' SPESA PUBBLICA = + reddito privato = + occupazione = + incrementi salariali = + democratizzazione nei posti di lavoro = + stabilizzazione professionale = + stabilizzazione affettiva = + nascite = + VITA

    MENO SPESA PUBBLICA = - reddito privato = + disoccupazione = + deflazione salariale = - democratizzazione nei posti di lavoro = + precarietà lavorativa = + precarietà affettiva = - nascite = + MORTE.

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