martedì 30 gennaio 2018

AL NETTO DELLE ELEZIONI ITALIANE, L'€UROPA NON HA MAI PERSO E NON POTRA' MAI PERDERE LA SUA IDENTITA' (DI ASSEDIANTE)


http://www.lastampa.it/rf/image_lowres/Pub/p4/2017/05/15/Esteri/Foto/RitagliWeb/109d3126f381fd072b03db06cebfcac9-kSJB-U11002798579925cQC-1024x576%40LaStampa.it.jpg

http://www.newspedia.it/wp-content/uploads/2016/04/referendum-trivelle-ciaone.png

1. La prima proposizione che deve essere chiara per non perdere la bussola nel corso di questo estenuante periodo di campagna elettorale, è che ogni cosa che verrà comunicata dal sistema dei big-media, - a partire dal lunare dibattito sulle coperture delle misure fiscali proposte dai vari partiti, e definite sprezzantemente elargitive (dire espansive sarebbe concedergli una chiarezza che non hanno), fino alla telenovela sempre più grottesca delle candidature-, serve a distrarre dalle future certezze e prospettive vincolanti del post-elezioni.
Sappiamo infatti che, a vincolo esterno immutato, l'indirizzo politico (cioè economico, fiscale, industriale, occupazionale, e ovviamente di politica monetaria) è predeterminato a prescindere da qualsiasi esito delle elezioni e da qualsiasi conseguente composizione del parlamento
Anche se, in questa particolare tornata, si ha un non paradossale interesse, delle elites, come deve ammettere Wolf, alla conservazione della crescita astensionistica che caratterizza l'avvenuta instaurazione di un sistema ordoliberale e sovranazionale "al riparo dal processo elettorale" (pur con qualche rimedio possibile de iure condendo ma anche de iure condito).

1.1. Tentiamo quindi, senza poter avere la pretesa di essere esaurienti o sistematici (l'€-fantasia teratologica e mimeticamente multiforme ha risorse comunicativo-cosmetiche che fanno impallidire qualsiasi "ragionevole aspettativa"), di elencare riassuntivamente queste certezze e queste prospettive vincolanti. 
Vedremo che, nel loro insieme, delineano un quadro coerente che prefigura i propri sviluppi secondo una logica inesorabile e costante dai suoi inizi (negli anni '50) fino all'imminente futuro:

1.2. Manovra correttiva primaverile 
(sentite come suona soave questo appuntamento così puntuale che sconta la de-sovranizzazione normativa persino dell'approvazione del Def, nella sostanza vistato prima dalla Commissione e solo poi "ratificato", militarmente e immancabilmente, dal parlamento; come ci spiega Aldo Barba, qui, pp.117-119?).
Come dovremmo ormai sapere, in base alla rewiev e alle conseguenti prescrizioni correttive della Commissione relativa alla manovra approvata annualmente dai parlamenti nazionali, entro febbraio, il Consiglio dei ministri Ue, formula le "linee guida" (v. sempre allo studio sopra citato) che vengono rielaborate in un Country Report contenente i pressanti "consigli", stimolati anche dal capo dell'eurogruppo con un battage di dichiarazioni "persuasive" ai media di tutta €uropa.
Quest'anno, Moscovici ha già iniziato a rammentarci, in piena campagna elettorale e anzi proprio per questo (!) che la regola del deficit pubblico, per l'Italia, è in realtà vincolata al superiore principio della riduzione del debito (qui, p.3, infine). 
Già lo scorso anno (e in ogni anno che l'ha preceduto, per la verità), questo punto era stato chiarito e, infatti, si ebbe la manovra correttiva di Padoan  di aprile.
Ma di questo imminente futuro così regolarmente incalzante e correzionale abbiamo già parlato a...ottobre (cioè ancor prima che Moscovici seguisse il suo copione): di fronte a correzioni stimabili, a norma di fiscal compact, in 0,5-0,6, ci verrà probabilmente fatta una richiesta di correzione dei soliti 0,3 punti di PIL: ma solo se ci va bene e se l'esito elettorale non indurrà "i mercati" alla immediata offensiva degli spread.
La nuova correzione, tagli e tasse per 6-7 miliardi, verrà probabilmente affidata al credibile governo Gentiloni, considerato ancora in carica, in attesa che lunghe trattative conducano alla eventuale fiducia a un nuovo governo (di probabili larghe, se non insospettabili, intese).

1.3. Addendum BCE sui crediti in sofferenza (NPE e/o NPL) appostati nei bilanci del (solo) sistema bancario italiano
Dei curiosi effetti sistemici di questa disciplina sulle banche - che ignora il problema dei derivati tossici e mark to fantasy nei bilanci delle banche franco-tedesche- e, più che altro, sui risparmi degli italiani, abbiamo ampiamente parlato. Riassumiamo la ratio oggettiva e innegabile dell'Addendum (qui p.11.4): 
- con l'addendum si arriva, prima di tutto, a porre uno standard di ricapitalizzazione insostenibile (nella situazione relativa dell'economia italiana e anche in assoluto).
Da ciò si innesca una corsa verso 3 esiti vincolati (nel senso di concretamente inevitabili):
a) il bail-in per sostanziale conclamata insolvenza della banca incapace di ricostituire il suo capitale a fronte delle svalutazioni in bilancio dei suoi attivi e delle garanzie;
b) la riuscita della ricapitalizzazione, laddove, per ragioni forse casuali, i crediti erogati, e garantiti, negli ultimi 7 anni presentassero un (anomalo) basso grado di "incagli" (se non fossero garantiti l'anzianità per attualizzare l'obbligo di accantonamenti al 100% sarebbe di 2 anni); comunque in tal caso, il capitale utilizzato verrebbe, inevitabilmente, da soggetti finanziari esteri che assumerebbero il controllo della banca "fortunella";
c) un burden sharing con successivo intervento di ricapitalizzazione pubblica: e qui, però, di fronte al volume di capitale aggiuntivo imposto da accantonamenti al 100% (unito alle svalutazioni delle garanzie), - diciamo una cinquantina di miliardi - lo Stato italiano si troverebbe in condizioni critiche e con la probabile opposizione delle autorità UE bancarie e sulla "concorrenza".
ERGO: dopo inenarrabili drammi altamente mediatizzati, si tornerebbe all'ipotesi a) (che comunque, tra l'altro, conduce poi a delle new-banks acquisite da investitori esteri, cioè all'esito dell'ipotesi b).

La novità starebbe nel fatto che la presidenta della vigilanza BCE, Nouy, ha (alquanto cripticamente) dichiarato che: "potremmo cambiare la data di applicazione dell'Addendum" (cioè entrerebbe in vigore ad aprile); e che "ci stiamo coordinando con la Commissione europea sulla sua proposta per un livello minimo di accantonamento prudenziale in base al Pillar 1".
Dal che si desumerebbe, con un certo wishful thinking, che poichè nella sua ultima dichiarazione, la Nouy non farebbe riferimento espresso agli stock, "le nuove misure saranno applicate ai crediti futuri che diventeranno deteriorati" (traggo da un articolo di giornale, ex multis, di qualche giorno fa).. 
Sebbene, invece, la Nouy abbia pure detto: "il mio primo messaggio alle banche: fare troppo poco e troppo tardi non è un'opzione percorribile", affermazione "esortativa/imperativa" non avrebbe senso logico se riferito solo ai "crediti futuri che diventeranno deteriorati"!
Considerati gli stress test che coinvolgono anche 4 istituti italiani, di imminente pubblicazione (scenari divulgati il "31 gennaio alle ore 17"), tutta questa rassicurazione sulla non estensione retroattiva ai NPE-NPL che già abbiano manifestato la loro condizione (riclassificabile ex post coi criteri dell'Addendum e quindi determinante un immediato obbligo di ricapitalizzazione) francamente non la vediamo.

1.4. (Last but absolutely not least) La riforma dei trattati in senso "post-solidaristico", la cui impostazione, come già in passato rispetto al six-packs e all'incluso fiscal compact, è lasciata alle elaborazioni espertologiche franco-tedesche, da imporre come TINA e, per l'Italia, come oggetto di entusiastica adesione preventiva (un'altra vittoria dell'altra €uropa!...Altra?). 
Un "piano" così schematizzabile:
a) limite di possesso (bancario nazionale) del debito di qualsiasi paese della zona euro a un terzo del capitale di una banca. Attualmente, questo rapporto raggiunge il 120% in Italia, il 68% in Germania e il 45% in Francia; poche nazioni europee sono al di sotto della soglia del 33%;

b) creare “un’area euro di asset finanziari sicuri” (ndQ: cioè in pratica, indicizzazione dei titoli del debito pubblico riclassificati come "risk weighted assets": e...indovinate dove sarà classificato il debito italiano, comunque obbligato, in base al punto a), ad essere oggetto di un'ondata di massicce vendite sul mercato secondario? E indovinate con quali conseguenze di deprezzamento repentino e verticale e inevitabili obblighi ulteriori di ricapitalizzazione, sotto minaccia di bail-in, per le nostre residue banche?) che secondo quanto esplicitamente dichiarato non siano delle obbligazioni garantite congiuntamente;
Piuttosto, si tratterebbe di titoli garantiti da un portafoglio standard di obbligazioni sovrane. Sarebbero emessi in tranche di diversa seniority (con gradi diversi di garanzia di rimborso);

c) fondo di riassicurazione per i momenti di crisi, al quale parteciperebbero tutti i paesi dell’area dell’euro con lo 0,1 % del loro prodotto complessivo, il che equivale a dire, in base agli ultimi dati, con un importo pari a 11 miliardi di euro all’anno se partecipasse l’intera area euro. Ma non sarebbe scontato: solo i paesi con sane politiche fiscali potrebbero partecipare. Il fondo effettuerebbe trasferimenti una tantum ai paesi che possano dimostrare di aver tentato senza riuscirci di superare una grave crisi da soli. La gravità della crisi sarebbe misurata dal tasso di disoccupazione. Più risulta volatile il tasso di disoccupazione di un paese – il che significa che il paese è più soggetto a crisi – tanto più dovrebbe contribuire al fondo in rapporto alla dimensione della sua economia. E i pagamenti cesserebbero se il livello di disoccupazione non diminuisse;

d) rimpiazzare il vincolo del deficit con una regola che renda certo che la spesa pubblica non cresca più della produzione e inflazione messe insieme – e che cresca ancor meno nei paesi che necessitano di abbattere il debito, diciamo, al 60 percento del PIL. Questa regola, tuttavia, non dovrebbe essere scolpita nella pietra: dovrebbero esserci delle eccezioni per i paesi che “intraprendono riforme per il miglioramento della solvibilità o importanti riforme che possano aumentare il potenziale di crescita”.

e) Come meccanismo di applicazione, gli economisti suggeriscono che i governi finanzino gli eccessi di spesa con obbligazioni subordinate – le prime ad essere soggette a bail-in in caso di crisi – che non godrebbero dei benefici di legge previsti oggi per il debito sovrano. I tassi di interesse su questo genere di debito saranno probabilmente alti, scoraggiandone l’emissione.

2. Naturalmente, esistono anche altre proposte più "ufficiali" di riforma dei trattati, ma sempre determinanti l'inasprimento delle condizionalità a carico degli Stati, con labili meccanismi che, lungi dall'essere solidali, sono piuttosto assicurativi e onerosi per gli Stati dell'eurozona, contribuenti a titolo di "premio" ma con condizioni vessatorie, come spesso capita, per poter fruire, forse, della presunta (e comunque insufficiente) controprestazione "assicurativa". Presunta, perché erogata in forma di prestito onerato da interessi e garantito dal patrimonio pubblico del debitore "salvato" dalla crisi, a sua volta provocata dalle stesse regole €uropee che creano il "rischio" oggetto della vessatoria assicurazione.
E ciò, in aggiunta ulteriore all'obbligo di contribuzione al bilancio Ue (ed alle connesse condizionalità già operanti), dove l'Italia già si segnala come contribuente netto, e con enormi difficoltà di co-finanziamento a causa dei forti vincoli fiscali...che la proposta franco-tedesca, e comunque l'obbligo di contribuzione aggiuntiva all'eurozona, aumenterebbero a dismisura. 

3. Invitando all'approfondimento diretto sulle fonti linkate, cerco di fornire il succo delle riforme allo stato istituzionalmente sul tappeto e che risultano, peraltro, perfettamente compatibili con la più dettagliata specificazione degli espertologi franco-tedeschi:

3.1. Mi fermo qui: questo è solo un quadro riassuntivo. Sicuramente mi sono sfuggiti vari aspetti e implicazioni della inarrestabile volontà di andare avanti col "progetto €uropeo"; l'ital-tacchino è una pietanza gustosa e tante sono le ricette per cucinarlo se ci affidiamo agli "eccelsi" chef francesi e tedeschi. Ma mi pare anche che una cosa sia certa: ci stanno oliando e il forno è comunque già acceso. 

14 commenti:

  1. "Un "piano" così schematizzabile:
    a) limite di possesso (bancario nazionale) del debito di qualsiasi paese della zona euro a un terzo del capitale di una banca. Attualmente, questo rapporto raggiunge il 120% in Italia, il 68% in Germania e il 45% in Francia; poche nazioni europee sono al di sotto della soglia del 33%."

    Se non erro ci sono circa 1850 miliardi di titoli di stato nel capitale delle banche dell'eurozona (http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2016-04-21/banche-titoli-stato-1850-miliardi-062429.shtml?uuid=ACHFUJCD), di cui circa 455 miliardi sono titoli italiani detenuti da banche italiane.

    Imporre la regola secondo cui i titoli nazionali non possono superare un terzo del capitale di una banca,

    - essendo praticamente fissa la massa totale di titoli di stato disponibili (1850 miliardi);
    - essendo fissa la loro suddivisione per nazionalita';
    - essendo dato l'insieme delle banche esistenti nell'eurozona;
    - essendo date al tempo to (Aprile 2018) le quote di possesso di titoli nazionali delle banche esistenti nei vari paesi;

    equivale a fissare una penalizzazione (normalizzazione di scala) del tutto arbitraria alla capitalizzazione (e quindi alle dimensioni) delle banche dei paesi periferici dell'eurozona.

    Banche più piccole implica in termini di saldi settoriali l'esproprio di S [in (S-I)], e minor credito implica azzeramento di I e la caduta di X [in (X-M)].

    Cioè la regola (demenziale) stabilisce un meccanismo automatico e surrettizio per cui chi ha emesso nel tempo più titoli (es. Italia) risulta condannato a cedere il controllo delle proprie banche a soggetti esteri ed a ridurre pure il credito a famiglie ed imprese.

    Non so se esiste nel diritto internazionale l'analogo dell'art. 1467 c.c. (eccessiva onerosità) oppure un modo per invocare la intrinseca natura di 'patto leonino' dei nuovi regolamenti nei confronti delle banche italiane, ma certo è che a quel punto l'uscita dall'eurozona risulterebbe obbligata (ad impossibilia nemo tenetur).

    Gli chef francesi e tedeschi stanno provocando con la loro ingordigia l'accelerazione della fuga dell'italtacchino dalla pentola dell'eurozona.

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    1. L'istinto di fuga pare soppresso nella schiacciante maggioranza della nostra classe dirigente.
      L'€uropa ha praticamente provocato una modificazione para-genetica e de-evolutiva su una classe selezionata di individui...desiderosi di "morire per Maastricht".

      La "proiezione identificativa" con gli oppressori, tipica del paradosso €uropeo, poi, consente di convertire la reattività-rabbia, a livello di massa, in un drive di odio verso lo Stato italiano de-sovranizzato.

      Un meccanismo "incredibile": eppure sta accadendo.

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    2. Concordo totalmente con l'affermazione: la rabbia la vedo , la sento , la comprendo, la approvo.
      Ritengo che non sia esente da colpa e responsabilita' la Pubblica Amministrazione , sopratutto nei vertici che colloquiano a livello di governo con l'espressione politica del paese.
      Lei fa parte del Consiglio di Stato e puo' percepire il sentire di altri organismi di vertice della P.A.: e' mai possibile che tali organismi pensino di essere esenti da responsabilita' e colpe ?

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    3. Attribuire "colpe" allo Stato e alla pubblica amministrazione, come sta facendo lei, è esattamente il meccanismo di odio che incanala la reattività-rabbia in modo assolutamente irrazionale, secondo il sistema di condizionamento, cioè proiezione invertita, che è innescato dal vincolo esterno; cioè, in pratica, dalle sue ben note enormi forze mediatiche di propaganda.

      Se c'è un organo che viene sottoposto da anni a campagne mediatiche di critiche e attribuzioni di colpe, mai dimostrate se non nell'appoggio mediatico di questo sentito dire infuso dai media, è proprio il Consiglio di Stato.

      Del quale, come lei dimostra, si cercano ancora e ancora "colpe", non essendo disposti (più che per tutti gli altri ORDINI GIURISDIZIONALI, e non certo appartenenti alla "amministrazione") a riconoscerne semmai i "meriti".

      Se non altro perché il riconoscimento di tali meriti, andrebbe contro il frame dominante che impone di accusare "lo Stato", sempre e comunque, a prescindere. In cui i cittadini "comuni" sono guidati a credere ciecamente e senza poter mai mettere in dubbio le premesse e le derivazioni dello stesso frame.

      E perché, inoltre, creata questa massa di voci mediatiche che si confermano a vicenda, parlare di meriti (del Consiglio di Stato, così come della sanità pubblica, ad esempio) non pagherebbe in termini di ascolti e di gradimento presso le masse mediatizzate e addestrate all'odio verso il "pubblico": creandosi così un meccanismo circolare autoinduttivo che "sconsiglia" ai media, già indotto a essere così..mal disposti, di fare qualcosa di diverso di una pluridecennale campagna denigratoria.

      Quindi lei non è affatto d'accordo con me: al contrario, ritiene di assecondare questo incanalamento di rabbia-reattività verso un falso, quanto ovvio, bersaglio e ne fa una sua certezza. Acritica.
      Mi domando perché si "diverta" a commentare su questo blog, visto che ne ignora ostentatamente l'analisi scientifica complessiva: forse perché vuole indurre risposte come questa per pura provocazione, devo assumere...

      E non mi soprende, perché non è la prima delle sue uscite in tal senso.
      Ognuno si diverte come può.
      Ma, per giovare ai suoi propri interessi, - a meno che lei non si appartenente alla ristretta cerchia che ruota intorno all'elite del capitalismo finanziario cosmopolita-, muovere dall'atteggiamento del frame mediatico mainstream non è affatto utile.

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    4. Ma si sa……

      La maggioranza dei cittadini finisce per perdere così quella capacità di analisi critica nel leggere le notizie e, quindi, farsi un’opinione personale dei fatti e degli eventi di cui viene a conoscenza.
      Lo scopo del sistema al potere è quello di impedire l’accesso dei cittadini alle notizie oggettive e, al loro posto, offrire un complesso sistema informativo apparentemente pluralista ma sostanzialmente monolitico. L’informazione per il consumo di massa dirige tutto il sistema e le fonti di notizie “ufficiali” sono vitali all’interno di questo processo informativo globale.
      In questo contesto, la stessa libertà di informazione è in serio pericolo anche perché i media a larga a diffusione appartengono a pochi grandi gruppi di imprese, che tentano di mantenere ed estendere il controllo su gran parte delle fonti ufficiali di informazione.
      La posizione politico-economica di questi stessi gruppi dipende, a sua volta, sempre più, da contenuti prestabiliti e notizie preconfezionate (conflitto di interesse).
      Si crea così un rapporto simbiotico tra chi diffonde le notizie e chi le fornisce. Gli oligarchi al potere ricercano a tutti i costi il consenso e lo fanno anche attraverso l’eliminazione delle voci libere e il consolidamento della proprietà dell’informazione nelle mani di pochi gruppi dominanti.

      http://orizzonte48.blogspot.com/2013/09/la-gabbia-cio-che-gli-uomini-debbano.html …

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    5. Se la importuno , mi scusi , non lo faro' piu' .
      Le domande che pongo e mi pongo le faccio in forma intellettualmente onesta.
      Questo e' il suo blog la ringrazio delle risposte che mi da' , di solito evito ogni commento ulteriore in quanto non e' utile.
      La risposta che ho capito e' la seguente: la P.A. ed in particolare il Consiglio di Stato ritengono di non avere colpe ma anzi grandi meriti e la colpa dell'incomprensione e' delle masse che leggono giornali che mentono .
      Io stesso sarei vittima di tale disinformazione in quanto portatore degli stessi istinti negativi della "massa indottrinata dai media" .
      Sbaglio?

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    6. La sua risposta è pura polemica:
      - infatti le ho spiegato che il Consiglio di Stato non è una p.a. (ma l'informazione non le interessa) e non ho detto che non possa aver colpe: ho, al contrario, detto che mediaticamente si parla SOLO delle sue colpe; peraltro indimostrate e fondate su insinuazioni che si confermano a vicenda in attacchi pluridecennali;
      - ma poi la "colpa" di cosa, in particolare?
      Lei afferma genericamente, per presunzione assoluta e non ammette spiegazioni se non per confermare la sua posizione accusatoria (generica).
      - Secondo lei, la colpa è probabilmente quella di esistere e, ne devo dedurre, di contribuire alle "cose che vanno male". Sempre per presunzione assertiva assoluta.
      Non per via del vincolo esterno, e del profluvio di norme che derivano dalle fonti europee.
      No: perché la p.a. e ogni forma di vita legata allo Stato sono il "male dell'Italia" e lei lo sa. Punto.

      - Come lo sa? Perché lo dice lei che è informatissimo e fa deduzioni assertive assumendo la realtà nelle sue esattissime dimensioni fattuali, in ogni campo dello scibile, prescindendo dai media di cui, grazie alla sua scienza e coscienza superiori, sa come far il corretto uso.

      Immagino il divertimento. Ha così dato senso ai suoi interventi...

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    7. Brutta Amministrazione che si mette a tutelare gli interessi collettivi e si intromette negli affari del capitalismo sfrenato!

      …4.4 La dipendenza totale dell’impresa dalla discrezionalità dell’amministrazione statale

      Ogni uomo d’affari che abbia avuto l’opportunità di osservare le condizioni economiche nell’Europa del Sud e dell’Est sintetizza le sue considerazioni in due punti: “gli imprenditori di questi Paesi non si preoccupano del rendimento della produzione; i governi sono nelle mani di cricche corrotte. Il quadro è sostanzialmente esatto. Ma in esso non si fa cenno al fatto che sia l’inefficienza nella produzione sia la corruzione sono le conseguenze dei metodi…DI INGERENZA STATALE NELLA CONDUZIONE DELLE IMPRESE.

      In un sistema del genere il Governo ha il potere illimitato di rovinare un’impresa o di accordare ad essa i propri favori. “Il successo o l’insuccesso di qualsiasi impresa dipende interamente dalla pura e semplice discrezionalità di chi detiene il potere. Se all’uomo d’affari non capita di essere cittadino di una potente nazione straniera, i cui agenti consolari e diplomatici gli garantiscono la loro protezione, egli è in balia dell’amministrazione pubblica e del partito al potere, che possono sequestrargli la sua intera proprietà e metterlo in prigione…Il Parlamento è una marionetta nelle mani dei governanti; i giudici vengono comprati .

      In un ambiente del genere, L’IMPRENDITORE DEVE RICORRERE… ALLA CORRUZIONE…“
      ” [L. VON MISES, Burocrazia, Rubettino, 2009, versione ebook].

      Certo, se si riuscisse a privatizzare tutta l’amministrazione, espressione della statolatria burocratizzata, magari anche i tribunali (nella versione spinta anarcocapitalista), tutto sarebbe certamente più semplice. I capitalisti potrebbero agire indisturbati, spiegando la loro naturale propensione all’efficienza finalizzata al profitto nell'ordine spontaneo. E, soprattuto, non sarebbero costretti a corrompere!

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    8. @ a.masotti

      Consultando wikipedia alla voce 'consiglio di stato' si può avere una panoramica del suo ruolo consultivo e giurisdizionale.

      Sul sito istituzionale vale anche la pena di leggere:

      "Profili di illegittimita’ costituzionale della c.d. “unione bancaria” e del “bail-in” nel quadro della moneta unica"

      "Il problema del saldo target-2: come adempiere in corretto intendimento dell’operazione di conversione"

      (https://www.giustizia-amministrativa.it/cdsintra/cdsintra/Studiecontributi/Indicealfabetico/index.html?option_value=Barra%20Caracciolo,%20Luciano)

      Quando arriverà lo 'shock esterno' (evento certo, non probabile) ed occorrerà agire bene ed in fretta, questi scritti torneranno molto utili...

      Capisco pure però che per i vari responsabili di BdI e Governo (e per i 'gazzettieri') aver messo nero su bianco quelle analisi tecnico-giuridiche configuri un dolo imperdonabile, perchè quando verrà il 'redde rationem' non potranno poi dire che non sapevano (e che quindi il loro tradimento della Costituzione e dell'interesse nazionale sia stato colposo/preterintenzionale e non doloso, come è stato ed è).

      La lettura dell'articolo sul target-2 in particolare mi ha aiutato moltissimo a capire tutte le fregnacce che credevo di sapere sull'argomento.

      Non è per caso che abbiamo due orecchie ed una sola bocca.

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    9. Ma il signor Masotti può dormire sonni tranquilli. La Pubblica Amministrazione, QUELLA pubblica amministrazione che è tanto cattiva e corrotta quando opera criticamente, è già in via di estinzione. Rimarrà soltanto un apparato di controllo dell'adempimento degli obblighi dei cittadini (anche loro corrotti, ovviamente!) in base a criteri automatizzati implementati in software e algoritmi "uguali per tutti". Questo è lo Stato imparziale e finalmente non corrotto che ci piace.
      D'altra parte, per emettere e notificare via Pec una cartella di Equitalia, mica occorrono esseri umani...

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    10. Per essere "pelati" dal bail-in però si deve esserlo...anzi, vuoi mettere la soddisfazione di punire i obbligazionisti e correntisti in quanto speculatori e moralmente colpevoli (esseri umani riprovevoli)?

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    11. « Non è per caso che abbiamo due orecchie ed una sola bocca. »

      Me la rivendo

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  2. Ciao 48… la parte 3 del post…. in qualche modo, può avere a che fare con questo?..... chiedo…. Un saluto a tutti.

    1. Apprendiamo senza alcuna sorpresa, che

    "La Commissione europea ha aperto la procedura per le manifestazioni di interesse per la selezione dei membri dell'European Fiscal Board, l'organismo di supporto alla governance economica per la zona euro per la valutazione delle politiche di bilancio, la cooperazione con gli organismi indipendenti nazionali che vagliano le scelte di bilancio degli stati e di fornire consigli e orientamenti su richiesta del presidente dell'esecutivo europeo".

    Detto in soldoni, si tratta di un organismo che raffozerà e inasprirà l'applicazione del fiscal compact, sotto lo scudo cosmetico dell'apparente "buona intenzione" di "fornire alla Commissione una valutazione dell'attuazione del quadro di bilancio Ue, in particolare per quanto riguarda la coerenza delle decisioni e l'attuazione della sorveglianza di bilancio, i casi particolarmente gravi di inosservanza delle norme e l'adeguatezza dell'effettivo orientamento di bilancio a livello nazionale e della zona euro. Nell'ambito di tale valutazione il Comitato puo' anche formulare proposte per la futura evoluzione del quadro di bilancio dell'Unione, fornire pareri alla Commissione circa un adeguato orientamento di bilancio per il futuro per l'intera zona euro, sulla base di un'analisi economica".

    http://orizzonte48.blogspot.com/2016/04/european-fiscal-board-lindipendenza-al.html …

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    1. All'interno dei nuovi organismi previsti - rafforzamento dell'eurogruppo, ESM trasformato in FME, ministro dell'eurozona per fantomatiche politiche di bilancio- questi super-espertoni così ben selezionati risulteranno senz'altro dei collaboratori importanti: non dimentichiamo che è l'organo che crea la funzione. Specialmente in un ordinamento ordoliberista e, come tale, intrinsecamente darwinista...

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