sabato 13 gennaio 2018

E VENNE IL TEMPO DELLE COMPETENZE: LA "PEZZA" E LE RISORSE CULTURALI


http://lightstorage.ecodibergamo.it/mediaon/cms.newecodibergamo/storage/site_media/media/photologue/2016/8/12/photos/cache/tagli-alle-corse-dei-bus-i-sindaci-devono-metterci-una-pezza_8d7651b8-60b3-11e6-9b33-cd001caeb57e_900_566_display.jpg

1. Ho una buona notizia e una cattiva. 
Quella buona è che le risorse culturali per uscire dalla crisi sono definitivamente esaurite e, quindi, l'attuale assetto economico-istituzionale non è in grado di effettuare alcuna autocorrezione per evitare l'imminente accelerazione verso un collasso sociale, prima ancora che economico, senza precedenti nella storia occidentale.
La cattiva notizia è che l'assenza di risorse culturali non consente a nessun tipo di "decidente"  di diagnosticare la disfunzionalità dell'assetto e determina, nei "subalterni" (transitoriamente rilevanti come corpo elettorale relegato al ruolo di "ratifica" dell'assetto perseguito impersonalmente dai "mercati"), la convinzione mediatizzata che la crisi sia superata e che il sistema sia divenuto sostenibile.









2. Il fatto è che la reistituzionalizzazione naturalistica di una massa di working poors che deve sistemicamente coincidere con l'intera popolazione come "condizione di equilibrio" (dei mercati: ovverosia di stabilizzazione irreversibile del potere istituzionale dell'oligarchia timocratica) finisce  per produrre un processo in cui non la democrazia costituzionale, - obsoleta definizione ormai fuori dal dibattito politico in ogni sua versione (praticamente una fakenews da censurare formalmente al più presto)- ma la stessa predicabilità di un mondo diverso da quello ottocentesco, sono assolutamente, anzi: totalitaristicamente, fuori questione.
I filosofi, sociologi, politologi e opinionisti vari hanno ormai sfondato le linee del fronte della legalità costituzionale ridotta a fastidiosa celebrazione commemorativa di un caro estinto.

3. Mai come ora, allorché si celebra il tempo delle "competenze" come nominalismo dialettico che legittima la colpevolizzazione morale degli schiavi, la scientificità rifluisce nel campo dell'archeologia cognitiva, cioè nel dimenticatoio dell'irrilevanza brutalmente irrisa:
"Mi pare la stessa distinzione individuata da Thomas Palley, nel suo libro, fra textbook e structural Keynesianism: 
"Il textbook Keynesianism (Keyenesismo da manuale) assume il sistema economico come "dato" e guarda a come rattoppare i problemi.
Filosoficamente, è strettamente connesso alla MIT microeconomics nel concepire fasi di flessione e recessioni economiche (downturns) come il risultato di disturbi temporanei che richiedono tempo per un aggiustamento a causa di frizioni di mercato che impediscono a prezzi e retribuzioni di pervenire a un aggiustamento immediato
Queste frizioni sono una forma di market failure, che connettono il textbook Keynesianism alla MIT microeconomics. Il ruolo delle politiche pubbliche è quello di intervenire temporaneamente e assistere (ndQ: "da spettatore") al processo di aggiustamento.
[...]
Il textbook Keynesianism riconosce il ruolo centrale della domanda aggregata nel determinare l'attività economica. Il suo focus si appunta sul “livello della domanda aggregata" e le recessioni sono spiegate come il risultato di temporanee carenze di domanda.
Quando un'economia va in recessione, il textbook Keynesianism raccomanda di applicare un intervento di rattoppamento via intervento pubblico (policy patch) che accresca temporaneamente la domanda.
Ciò include misure come tassi di interesse più bassi per stimolare la spesa privata e l'aumento della spesa pubblica o i tagli alla imposizione che aumentano il deficit pubblico. In condizioni normali, queste politiche di innesco (dello) stimolo  (pump-priming) possono accelerare il ritorno alla piena occupazione.

Lo Structural Keynesianism aggiunge una preoccupazione addizionale, relativa al "processo generativo della domanda" sottostante (underlying “demand generating process,”) che è il prodotto del sistema economico. 
La sua prospettiva sul processo economico è dinamica ed è anche correlata alla distribuzione del reddito. 
Le recessioni possono essere dovute a dei declini temporanei nella domanda del settore privato, ma possono anche essere attribuite a carenze del processo di generazione della domanda.
In questo caso, l'economia sperimenterà una prolungata stagnazione e persino una depressione come accadde negli anni '30 del '900 e come potrebbe ora accadere di nuovo.
E' questa idea della carenza di domanda "sistemica" in contrapposizione a quella "temporanea" che distingue lo structural Keynesianism dal textbook Keynesianism." (Thomas Palley, From Financial Crisis to Stagnation, New York, Cambridge University Press, 2012, s.p.)."

4. Proiettando questo colossale problema "diagnostico", nonché ovviamente, e di conseguenza, di capacità culturale di (auto)valutazione degli effetti strutturali delle politiche perseguite per anni (o decenni, sia pure con gradualità "strategica"), sul panorama delle prossime elezioni, la conclusione rimane questa, (se si comprende il ruolo della "intenzionalità" nel determinare la realtà effettuale, così come il linguaggio che aspirerebbe a descriverla):
Attenzione: dire che queste elezioni saranno "inutili" (come fatto politico istituzionale determinativo del MUTAMENTO dell'indirizzo politico) non implica che lo sarà altrettanto il trascorrere del tempo, lungo il quale si verificheranno, in momenti non esattamente prevedibili, gli eventi inevitabilmente corrispondenti alle forze che ESSI hanno messo in gioco e che avranno diretti riflessi sull'Italia.

In pratica: un processo (dialettico: di composizione di forze antagoniste) è comunque in svolgimento.

Ma queste elezioni non sono, - per premesse, "agenti" coinvolti, e contenuti-, il frutto di una "intenzione" anticiclica (in senso storico), dato che l'intenzionalità corrispondente alla coscienza ("democratica, nazionale e di classe", se vogliamo chiamare le cose col loro nome) degli italiani è incompiuta e minoritaria.
Insomma, il voto non potrà che essere pro-ciclico, cioè una forza propulsiva del vecchio ciclo: ma proprio per questo ne potrà affrettare il compimento e l'inversione verso il nuovo ciclo.

13 commenti:

  1. Devo dire che leggendo il post (più i link)…mi è venuto in mente questo:

    "Recentemente mi hanno proprio domandato quali differenti programmi (o "ideologie"...) avrebbero potuto connotare l'attuazione della Costituzione, in termini di "parti" politiche contrapposte (ma all'interno del quadro costituzionale).

    In realtà, una prima risposta sta nelle diverse intensità di utilizzo dei vari strumenti di politica economica previsti nella Costituzione (appunto) "economica": non è però sicuro che la correzione dei cicli economici sia così "multipla" e discrezionale, una volta che, nelle linee keynesiane, si sia intrapresa una cornice che attui e preservi la piena occupazione. Ma aggiungerei (in questa sede) ciò dipende anche dal quadro "istituzionale" che, nello sviluppo della congiuntura economica, si è realizzato rispetto al momento in cui una certa misura di politica economica debba essere adottata (es; più o meno intensa attuazione dell'art.43 Cost. relativo alla proprietà pubblica industriale, o dell'art.47 Cost., relativo agli interventi legislativi di promozione del "risparmio diffuso").
    Infatti, l'output gap - e quindi la potenziale deriva della sottoccupazione - sono per definizione derivanti dalla liberalizzazione-internazionalizzazione dell'economia: quando ti trovi a correggere squilibri economici di questo genere, trovandoti con un rilevante "balance of payment constraint", vuol dire che hai già deragliato da politiche keynesiane.
    E, ancor peggio, che avrai normalmente già apportato modifiche istituzionali che impediscono gli strumenti di intervento keynesiano. Come sappiamo questa funzione (de)istituzionale è stata svolta dai trattati.

    Ergo: un equilibrio keynesiano (tentato) è una scelta economicamente e politicamente molto forte, con una discrezionalità tecnica alquanto delimitata.

    L'unico limite è che, politicamente, come evidenzia Galbraith, è facile applicare politiche economiche keynesiane espansive, ma molto più difficile farle in funzione anticiclica di "raffreddamento". E da lì, da questo trend (anti)inflattivo che si sono insinuati i revanchismi neo-liberisti..."

    http://orizzonte48.blogspot.com/2015/10/la-comprensione-che-non-ce.html?spref=tw

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    1. Hai colto perfettamente: è di per sè falsa-ideologia convertirsi a un nominalistico keynesismo assumendo il sistema economico come un "dato" (cioè come un assetto istituzionale già conseguente al TINA relativo all'economia free-trade massimamente aperta e all'esigenza di perseguire ciò contemporaneamente alla stabilità del valore della moneta, ipotizzato come vincolo esterno necessario al deragliare in politiche di effettiva piena occupazione a detrimento della competitività).

      La scelta di un simile approccio, riassunto nel vincolo esterno, è fortemente connotatta dal punto di vista politico. Lo sappiamo bene.

      Ogni keynesismo (pretesamente) inserito in questa scelta istituzionale "irrevocabile" è puro nominalismo per far passare misure anticicliche occasionali e contraddittorie (se non altro per la loro insufficienza quantitativa nonché per la loro essenziale natura supply side), senza contraddirsi e senza MAI DOVER AFFRONTARE IL PROBLEMA DELLE CAUSE DEL CICLO AVVERSO; e anche delle cause DEL SUO PERMANERE, in varie forme, deliberatamente attenuate per motivi politici di alleggerimento della perdita di consenso (principio del male minore come costo accettabile per non compromettere il disegno di lungo periodo).

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  2. Che coincidenza, oggi leggo la stessa analisi di un'altra persona che conosco.

    La mattina presto mi incontro infatti al parco con un arzillissimo pensionato ultra-ottantenne, un tempo alto magistrato della Corte dei Conti (Presidente di sezione), che anche lui ritiene esaurite le risorse culturali per reagire al declino.

    Entrambi portiamo a spasso il cane ed ogni tanto mi racconta gustosi aneddoti di quando faceva ancora parte delle 'teste pensanti della segreteria Craxi'.

    Non so se deciderà mai di pubblicare un libro di memorie (io glielo suggerisco ogni tanto, perchè sarebbe bello poter rendere nota la storia segreta dei vari 'De Benedetti' che ha conosciuto e che facevano anticamera da Balzamo senza cadere nel 'micuggismo').

    Ormai però pensa quasi solo ad aiutare con la sua "pensione d'oro" i figli precari ed i nipoti.

    Quando abbiamo discusso di reddito di cittadinanza mi ha detto: 'lo so che è sbagliato, che si dovrebbe promuovere la piena occupazione e salari dignitosi, che ce lo impone la Costituzione, ma me ne andrei molto più sollevato se sapessi che i miei figli/nipoti non rischierebbero più la povertà senza la mia pensione'.

    Da parte mia gli ho risposto paragonando il 'reddito della gleba' (cit. Bagnai) alla storiella del passerotto prossimo all'assideramento, a cui una mucca pietosa defeca addosso ricoprendolo di caldo letame.

    Rincuorato dal tepore il passerotto ringrazia di cuore e sbatte le ali, quando un gatto lo vede e decide di tirarlo fuori e mangiarselo.

    Morale: non tutti quelli che te la fanno addosso (i.e. chiedono di uscire fuori dall'EU e soffrire un pò per riguadagnare la democrazia sostanziale il prima possibile) vogliono il tuo male, non tutti quelli che ti tirano fuori dalla merda (i.e. reddito della gleba) ti vogliono bene.

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    1. Forse lo conosco; e magari mi conosce anche lui (sono abbastanza anziano anche io per...).
      Ove fosse, salutamelo.
      E digli che qui c'è posto per il contributo di tutti quelli che hanno memoria...

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  3. Mi permetta di dissentire "sull'assenza di risorse culturali"! Lei, chi frequenta questo blog, Goofynomics ed alcuni altri lo siete, eccome se lo siete! Non ho idea del tempo che servirà, ma le basi per un futuro cambiamento le avete gettate! Il risveglio è lento,vero, ma inarrestabile. Saluti.

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    1. “Non ho idea del tempo che servirà, ma le basi per un futuro cambiamento le avete gettate! Il risveglio è lento,vero, ma inarrestabile”.

      Posso dire solo che io la penso come Bazaar e 48:

      La Costituzione del '48 non la capiscono fino in fondo neanche i costituzionalisti stessi: che unità ci può essere intorno ad una coscienza che non c'è?

      Esiste un problema di ordine ideologico, educativo e morale allarmante.

      Gli stramboidi che compongono gran parte del ridicolo antagonismo che si propone antisistema, sono ovviamente la componente più insidiosa del sistema stesso: la natura anticognitiva e divisiva di questi inquietanti settarismi sono il principale problema da affrontare.

      La tradizione politica tipica della lotta della classe lavoratrice ed il poderoso armamentario analitico-cognitivo che vantava, è completamente perso, ormai, da generazioni.

      La gente infarcita di cazzate da Mosler - a livello educativo, ovvero a livello di atteggiamento da tenere verso la scienza, prima ancora che in senso squisitamente "tecnico" - che va in giro per l'Italia a delirare come Testimoni della Moneta, sono un cancro. E lo sono perché, per ovvi motivi marxiani, l'euro è - stando con Engels - l'agente primo dell'oppressione in Italia.

      La Costituzione non è un totem, un simbolo fine a se stesso da piddinismo alla Beningni: è in primis una sintesi etico-scientifica strumentale a riplasmare la struttura sociale (in termini propriamente marxiani).

      Concetti come sovranità, unità nazionale, lavoro o diritti sociali, sono scientificamente e organicamente rapportati tramite concrete dottrine economiche, giuridiche e sociologiche orientate da una comune Weltanschauung etico-democratica.

      Essere "sovranisti" non significa nulla nel momento in cui non vengono acquisiti questi principi fondamentali e non si è minimamente formati sulle scienze sociali come educazione civica vorrebbe. È nostro compito non avere "cittadini grillescamente informati", ma fare in modo di lottare politicamente con "persone coscienti".

      Come organizzare e, soprattutto, "finanziare" il momento formativo?

      È necessario realizzare una "scuola di partito" in un contesto in cui non esistono più né scuola né partito. »

      Quarantotto15 novembre 2017 18:57

      Saremmo, nella sequenza logica operativa, costretti a fare come il Barone di Munchausen?

      E purtroppo lo stesso insegnamento del diritto costituzionale ha perso, col venir meno della fisica presenza dei Costituenti, la sua scientificità per rifugiarsi in quell'esercizio della "dottrina giuridica" tanto ben definito da Pietro Barcellona.

      In altri termini, se Mortati ci attesta che la Costituzione è oggettivamente "socialista", ciò implica un elevato grado di interdisciplinarietà tra scienze sociali, i cui contenuti, accolti esplicitamente nelle sue proposizioni precettive, non sono "laqualunque" e storicizzabili.

      La cosa peggiore è quando un giurista accoglie, come criterio interpretativo extratestuale, la vulgata di altri esponenti de "lascienza" che il modello economico, e sociale, della Costituzione sia "superato" da eventi (e "situazioni di durata") presunti come "nuovi" e di cui il giurista non ha alcuna comprensione.

      Comprensione che invece è dovuta e per di più agevolmente rintracciabile nella viva voce dei redattori delle norme: e questa voce ci dice che gli eventi sopravvenuti sono esattamente quelli "vecchi" che si voleva "neutralizzare" perché antisociali e dannosi per il "popolo sovrano".

      Paradosso massimo: si reinterpreta la Costituzione, annullandola de facto, proprio in base all'accertamento dei fatti che ne costituiscono la più diretta violazione.

      http://orizzonte48.blogspot.com/2017/11/luxemburg-gramsci-basso-e-caffe-la-via.html?showComment=1510766122917#c5946219047304742779

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  4. La mia memoria mi porta a quando,nelle feste la mia famiglia si riuniva e i discorsi finivano sul passato e sulla guerra .Ricordo che tutti gli appartenenti alle generazioni che hanno vissuto la guerra sia che fossero stati allora anziani,adulti o bambini ,prescindendo dall' orientamento politico compresi chi non ne aveva alcuno ,erano d' accordo su una proposizione"QUELLO CHE E'SUCCESSO NON DEVE SUCCEDERE PIU'".I costituenti ,nella loro quasi totalità, avevano lo stesso sentimento in del Corpo Elettorale che li espresse e la Costituzione è stata concepita per evitare che il passato ridiventasse futuro.La prima garanzia per la pace era quella di avere un economia sostenuta dalla domanda interna non dall' esportazioni e quindi i diritti sociali hanno lo scopo ,la Costituzione è ancora vigente,di non trovarsi nella scelta di esportare o perire ,non a caso prospettata ai propri cittadini dal principale colpevole della seconda guerra mondiale.La predazione della domanda altrui,"economie sociali di mercato fortemente competitive" è "uovo di drago"nascosto nei trattati europei all' articolo 3 ,che come fa notare il Presidente ,per una singolare coincidenza ha lo stesso numero di quello che nella nostra Costituzione indica il compito principale della Repubblica che è si segno opposto.Quanto alla maggior parte dei costituzionalisti ,che non vogliono tener conto del significato evidente della Carta ,a costo di scrivere un' ovvietà, a distorcere la percezione e rappresentazione del testo così chiaro è il desiderio d' accreditarsi come "esperti" e come tali cooptati nelle elite in dispregio spesso venendo meno agli obblighi verso la Repubblica nella loro qualità di dipendenti pubblici con compiti di alta competenza .Insomma è un aspetto della lotta di classe che quelli come me stanno perdendo da troppo tempo

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    1. “come fa notare il Presidente ,per una singolare coincidenza ha lo stesso numero di quello che nella nostra Costituzione indica il compito principale della Repubblica che è si segno opposto.”

      Ripeto e concordo:

      “Essere "sovranisti" non significa nulla nel momento in cui non vengono acquisiti questi principi fondamentali e non si è minimamente formati sulle scienze sociali come educazione civica vorrebbe. È nostro compito non avere "cittadini grillescamente informati", ma fare in modo di lottare politicamente con "persone coscienti".

      Quindi leggere il programma del “male minore”….. “complimentoni” a tutti.

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    2. Ormai ho veramente finito i giga per poter navigare (sto navigando a una velocità di 3Kb/s circa)

      Non so quando ci possiamo sentire (per una serie di motivi)… comunque Grazie di tutto 48… e grazie per questo (non mi stancherò mai di ripeterlo)… magari qualcuno anche dei nostri (senza virgole) capisce…. e magari capisce pure che dare visibilità ai “guardiani del male minore”…. non ci porta da nessuna parte (loro sono compatti.. noi NO…..lo dico in base al ragionamento di Bazaar…..vedi commento precedente)…. Questo è quello che penso….

      comunque:

      E in sostanza, si ha la clamorosa conferma che la sovranità è un concetto equivoco, se non ingannevole, se ci affidiamo alle generalizzazioni mediatiche e perdiamo di vista la nostra Costituzione e 150 anni di conflitto sociale che la precedettero: la "democrazia liberale", alla fine, è inevitabilmente tendente all'idraulica. Sovrana o meno che sia.
      Questioni di gerarchia nella politica internazionale non interessano le masse dei disoccupati ma scaldano i cuori di qualche oligarchia-aristocrazia "nazionale".
      La solidarietà internazionale tra popoli, come insegnano Basso e Rosa Luxemburg, è concepibile solo tra Stati sovrani che siano democrazie sociali; altrimenti, si ha inevitabile competizione per una posizione gerarchica nella comunità internazionale e soprattutto economica.
      L'Italia, anche se non è quasi più consentito dirlo - in un crescendo di neo-autoritarismo realizzato per via mediatica-, è una democrazia "sociale", non una democrazia "liberale": la nostra Costituzione lo afferma con chiarezza.
      La democrazia sociale è un di più, perché tutela anche i diritti di libertà, ricomprendendo in sè le garanzie apprestate dalle carte liberali. Chi vi parla dell'Italia come democrazia liberale, lo fa per affermare la soppressione del "di più", in termini di democrazia, che è sancito dalla nostra Costituzione, cioè dei diritti sociali.
      Ma por fine a questo autolesionismo in danno del popolo sovrano, cioè di quella globalità di interessi differenziati che la Costituzione intende armonizzare, dipende da noi e solo da noi...

      http://orizzonte48.blogspot.com/2016/06/uk-italia-e-la-sovranita-la-sua-ragion.html?spref=tw

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  5. @luca sant: "La solidarietà internazionale tra popoli, come insegnano Basso e Rosa Luxemburg, è concepibile solo tra Stati sovrani che siano democrazie sociali; altrimenti, si ha inevitabile competizione per una posizione gerarchica nella comunità internazionale e soprattutto economica."

    Presa alla lettera questa frase di estremo pessimismo inficia alla radice ogni possibilità di collaborazione e di solidarietà internazionale, perchè anche in Italia la novella 'democrazia sociale' fu immediatamente sabotata dalla potenza egemone e dalle forze oscure del quarto partito.

    Come spunto di riflessione consiglio di approfondire l'uccisione proditoria di circa 600 marinai russi nel 1955 da parte di truppe dell'Italia Repubblicana.

    Come hanno ampiamente ricostruito anche da parte russa, unità navali NATO nel Mar Nero diedero l'appoggio logistico che permise agli ex incursori della X MAS del Principe Junio Valerio Borghese, inquadrati all'epoca nella struttura operativa NATO/Stay Behind, di minare nel porto di Sebastopoli la ex corazzata Giulio Cesare (ceduta alla Russia in conto riparazione danni di guerra e trasformata in nave scuola) e di ritornare in patria a godersi la pensione da 'impuniti'.

    Purtroppo pare che anche il governo dell'epoca sapesse....

    http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1992/04/07/la-marina-italiana-colpi-sebastopoli-nell.html

    https://wwiiafterwwii.wordpress.com/2015/09/20/the-novorossiysk-mystery/

    Con l'occasione segnalo pure che la notizia di ieri del 'falso' attacco nucleare sulle Hawaii mi pare molto sospetta.
    Non siamo più al tempo di Stanislav Petrov...

    https://en.wikipedia.org/wiki/Stanislav_Petrov

    Temo che tra una cinquantina di anni scopriremo che un qualche Junio Valerio Borghese ha lanciato un missile nucleare (poi intercettato dal THAAD) da un sottomarino in navigazione nel Pacifico per scatenare la III GM (incolpando ovviamente la Corea del Nord).

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    1. Lo so bene Luca… e grazie per i link (che in questo momento non posso leggere… (ci vuole “3 anni” per aprire una pagina):

      La ricostruzione storico-economica dei fatti dell'immediato dopoguerra culminati nelle dimissioni di de Gasperi come capo del governo di unità nazionale:

      "Visto che s’è menzionato De Gasperi, parto col suo celebre discorso del maggio ’47, quando annunciò la crisi del governo di unità nazionale: il discorso del “quarto partito” (in Graziani, Lo sviluppo dell’economia italiana, Torino, Bollati Boringhieri, 1998, pag. 40):

      “i voti non sono tutto (...). Non sono i nostri milioni di elettori che possono fornire allo Stato i miliardi e la potenza economica necessaria a dominare la situazione. Oltre ai nostri partiti, vi è in Italia un quarto partito, che può non avere molti elettori, ma che è capace di paralizzare e rendere vano ogni nostro sforzo, organizzando il sabotaggio del prestito e la fuga dei capitali, l'aumento dei prezzi e le campagne scandalistiche. L'esperienza mi ha convinto che non si governa oggi l'Italia senza attrarre nella nuova formazione di governo (...) i rappresentanti di questo quarto partito”
      Prosegue Graziani (pag. 41):
      “Tutti i ministeri economici vennero affidati a uomini di sicura fede liberista. Einaudi lasciò il governo della Banca d'Italia a Menichella e assunse la direzione del nuovo ministero del Bilancio: Del Vecchio, autorevole studioso di eguali tendenze liberiste, assunse il ministero del Tesoro; i ministeri delle Finanze e dell'Industria andarono rispettivamente a Pela e a Merzagora, ambedue legati agli ambienti della grande industria del Nord. A questo governo spettò di prendere nei mesi immediatamente successivi i provvedimenti di maggiore portata, e di realizzare la famosa svolta deflazionistica del 1947.”

      http://orizzonte48.blogspot.com/2016/06/believe-me-roger-uk-needs-democracy-in.html?spref=tw

      detto questo… (penso di scrivere a nome di tutti quelli che seguono questo blog……. noi von vogliamo questo:

      Sul piano giuridico-fenomenologico, a noi basta poter dire che, SE non si vuole rinunciare alla sovranità popolare fissata nell'articolo 1 Cost. (e su questo punto occorrerebbe chiarezza e assunzione di responsabilità collettiva), reclamare la nostra sovranità implica voler continuare, almeno in teoria, a risolvere in modo armonico e solidaristico il conflitto sociale (o "contrasto di interessi" inevitabile all'interno di una società pluralisticamente considerata). Cioè il voler continuare ad avere il "vincolo costituzionale".

      Se si vuole definitivamente rinunciare alla democrazia sociale, per tornare a una democrazia "liberale", dunque, bisogna che, chi prende tale decisione politica, dicesse chiaramente che si svuole svincolare il potere politico da ogni superiore limite giuridico: cioè, che si vuole reinstaurare ciò che Calamandrei indicava come la situazione della "politica allo stato puro", pre-giuridico, che presuppone che la Costituzione sia "distrutta" e che si instauri un nuovo ordine di fatto.

      Da qui la naturale diffidenza verso chi dà per scontata la legittimità di un riferimento ad una prevalente "Costituzione materiale", che, al di fuori di ben precisi limiti, è pura eversione rispetto al Potere Costituente, ancora legittimo, del 1948.

      L'importante è che gli italiani se ne rendano conto: questo passaggio a un nuovo ordine estracostituzionale è insito, e usa come suo strumento, l'Unione europea.
      Non l'Europa, a cui apparterremmo sempre e comunque, in termini culturali e geo-politici.

      http://orizzonte48.blogspot.com/2016/06/uk-italia-e-la-sovranita-la-sua-ragion.html?showComment=1465805569082#c8892975766435515339

      ciao a tutti.

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  6. Brutto affare: se iniziamo a preoccuparci della distribuzione primaria, va a finire che rischiamo di attivare il "moltiplicatore dell'uguaglianza". E se vien fuori la mobilità sociale – lo sappiamo – la sanior pars la prende male.

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