Fig.1 Percentuali di individui a rischio di povertà nell’Unione Europea, e nei paesi dell’area Euro - 2015
Fig.2 Dinamica delle percentuali di popolazione a rischio di povertà nell’area Euro e in alcuni dei paesi 2007 - 2015
1. Da tutta la grancassa dei big-media nazionali apprendiamo che l'€uropa ci tiene alla nostra libertà di voto e perciò viene salutata con entusiasmo incondizionato l'iniziativa della Commissione Ue sulle fake news.
Citiamo ex multissimis (Messaggero, 13 gennaio, pag.9):
"E anche a Bruxelles si stanno preparando a mettere in campo nuove norme proprio contro le fake news. Dovrà essere fatto tutto nel 2018, così come anticipato dal direttore generale Dg Connect della Commissione, Roberto Viola: "In assenza di una regolamentazione - ha spiegato- dovremo intervenire sul piano legislativo".
La premessa di fatto, che darebbe corpo alla ratio di questa nuova regolamentazione, lo stesso articolo la identifica in un fatto che viene dato per certo in base ad una deduzione non priva di difficoltà dimostrative:
"L'obiettivo finale è puntare sugli euroscettici- Tutta quella parte di politica che, posizionandosi contro l'Ue, finirebbero per favorire la campagna pro-Russia dello zar Putin. Perché sul Cremlino pesano, e tanto, quelle sanzioni imposte dagli Stati Uniti per l'annessione della Crimea che, proprio in questi giorni, si preparano a inasprirle ancora di più".
2. Tuttavia l'enorme peso di queste sanzioni non è agevolmente rilevabile dai fondamentali dell'economia russa. Certamente hanno avuto un peso (il dato è aggiornato al 2016), più che le sanzioni, i prezzi di gas&oil (notoriamente diminuiti durante il periodo giugno 2015 agosto 2016, ma poi, sostanzialmente risaliti, pur con una certa volatilità nel rialzo; analogamente a quanto si verifica anche per il prezzo del gas)
3. Perché, infatti, è evidente che nel 2017 si verifica un miglioramento (al netto della flessione estiva delle forniture di gas, quando i prezzi sono più bassi e gli importatori tendono al più a stockare, ma entro certi limiti teoricamente regolamentati, per poi lucrare sui prezzi in successivo rialzo; l'inverno contrassegna un periodico miglioramento che va ovviamente mediato sull'intero anno):
4. Sta di fatto che, pure secondo il FMI, dopo la recessione del biennio 2015-2016, la Russia è tornata a crescere nel 2017 e si prevede lo farà pure nel 2018:
5. Insomma, istituire una correlazione così drastica tra sanzioni, enorme peso delle stesse, e convenienza e volontà prioritaria della Russia di interferire sulle elezioni nei paesi dell'UE, appare un po' eccessivo sul piano logico e più che altro su quello della prova concreta di come ciò sia avvenuto e stia avvenendo.
Tant'è che l'articolo in questione offre come prova...un articolo del New York Times, che si allarga pure ad indicare i partiti che sarebbero oggetto di una non meglio definita "attenzione" russa. La "notizia" avrebbe preso corpo se il NYT avesse proposto qualcosa di più che le proprie deduzioni di scenario muovendo da premesse fattuali ipotetiche e, a loro volta, fortemente deduttive.
6. Ora, già di per sé, l'indicazione, a sua volta, deduttiva (di secondo, se non di terzo grado) di una fonte mediatica estera che al più potrebbe definirisi "allusiva", e che per di più è una fonte ascrivibile alla controparte della Russia nella presunta nuova guerra fredda, dice molto poco su quanto questa "notizia", dell'interferenza di Putin
sulle elezioni italiane, sia verificabile e, di più, sia in effetti
stata verificata.
Magari, per una minima completezza di informazione, sarebbe anche da prendere in considerazione quanto autorevolmente chiarito da Paul Graig Roberts sui fatti storicamente emersi, e proprio in base alla recente divulgazione degli archivi della National Security, e non meramente dedotti da ipotesi della stampa USA: la unilateralità genetica dell'atteggiamento ostile non risulta obiettivamente ascrivibile alla Russia.
Quello che rimane dalla lettura dell'articolo, in definitiva, è l'insinuazione di una sorta di equazione tra atteggiamento anche solo genericamente anti-€uropa e affiliazione alle manovre destabilizzatrici di una potenza come la Russia, cui, non si sa in base a quale convenienza politica per l'Italia, viene ascritta la qualificazione di "ostile" e dedita al sabotaggio della democrazia italiana.
7. Questa insinuazione, sorretta dalla evidenziata concatenazione deduttiva e priva di riscontri fattuali oggettivi, contiene poi in sé una sotto-implicazione: che il dissenso montante, in quasi tutti i paesi appartenenti all'Unione, e in particolare in quelli dell'eurozona, rispetto all'impoverimento (senza precedenti), alle asimmetrie socio-economiche in accentuazione, alle politiche di sostituzione etnica, che l'€uropa sta imponendo senza alcun ripensamento, non sia, in ogni caso, spiegabile come autonoma volontà dei popoli coinvolti di rendersi conto (delle) e di voler contrastare le cause del malessere crescente che queste politiche comportano.
E questa ci pare una de-responsabilizzazione agiografica dell'€uropa che non giova in nessun caso alla sua causa.
L'Ue non ha bisogno dell'azione di Putin per essere impopolare.
Perché, volenti o nolenti che siano i suoi sostenitori, un paradigma ordoliberista che impone un feroce mercantilismo reciproco tra i paesi aderenti e la dichiarata e sistematica distruzione del welfare, e che programmaticamente vuole spostare la sovranità ai "mercati", sottraendola alle inefficienti istituzioni democratiche di tali stessi paesi, può portare ad una sola conclusione: che la neo-norma suprema della governabilità divenga un sistema autoritario di imposizione dello stato di eccezione permanente e che i cittadini l'avvertano ormai solo come una minaccia.
APPENDICE DI TEORIA DELLO STATO (per i più volenterosi e studiosi):
1) Già alla fine dell'800, infatti, Sonnino si trovava ad affermare (nel celebre "Torniamo allo Statuto") che "In un Governo fondato quasi totalmente sull'elezione manca, nella alta direzione della cosa pubblica, la rappresentanza dell'interesse collettivo e generale".
1) Già alla fine dell'800, infatti, Sonnino si trovava ad affermare (nel celebre "Torniamo allo Statuto") che "In un Governo fondato quasi totalmente sull'elezione manca, nella alta direzione della cosa pubblica, la rappresentanza dell'interesse collettivo e generale".
Il Passo citato
ci dice già tutto: la composizione civile degli interessi particolari,
che, a ben vedere, è alla base del confronto parlamentare deve cedere,
ad avviso di Sonnino, il passo ad un preteso interesse superiore, che è
visto addirittura come estraneo e sovraordinato ai meccanismi della
democrazia rappresentativa, i quali, per loro natura intriseca,
rappresentano addirittura qualcosa di opposto (i cattivi "interessi
particolari").
Si tratta, in sostanza, di un perverso primato della
politica che costituisce, puta caso, la "grundnorm" di un particolare
"stato di eccezione", quello del "vincolo esterno" che diventa, da un
punto di vista morale, una sorta di misura necessitata per, potrebbe ben
dirsi, salvare la democrazia da se stessa (annullandola)....
Ben
potrebbero vedersi, in queste parole, gli albori di quella che potremmo
definire "morale della tecnocrazia": se il potere esecutivo, per
ricondursi all'interesse superiore di cui è unico portatore, deve
prescindere da ciò che un Parlamento democraticamente eletto
rappresenta, ciò significa -e non potrebbe essere altrimenti- che
l'unico modo in cui il secondo può coesistere col primo è vincolato alla
presenza di un perenne stato di eccezione che ne neutralizzi la
sostanza, riducendolo a mero organo ratificatore.
"Ora, i ragionamenti contenuti
nella Relazione della Commisione di Venezia e ricalcanti simili teorie non sono
affatto da assumere come originali, dal momento che gli stessi si pongono in
stretta continuità con il dibattito sulla “governance” messo in circolazione dal neocapitalismo
sovranazionale nel celebre “Rapporto
sulla governabilità delle democrazie alla Commissione Trilaterale” del 1975
ove, invero, veniva già allora epigrafato che:
E’ a causa di tale format che nei decenni, tramite la ben
collaudata tecnica della “doppia verità”
veicolata dagli accondiscendenti carrarmati mass-mediatici, si è andato via via
rafforzando quel
“… Il funzionamento efficace di un sistema democratico necessita di un livello di apatia da parte di individui e gruppi. In passato ogni società democratica ha avuto una popolazione di dimensioni variabili che stava ai margini, che non partecipava alla politica. Ciò è intrinsecamente anti-democratico, ma è stato anche uno dei fattori che ha permesso alla democrazia di funzionare bene …” [12].
“… fuorviante connubio tra logiche decisionistiche ed esaltazione della c.d. “democrazia immediata”, nell’ambito del quale la retorica del “primato della politica” è sempre di più servita a dissimulare una situazione in cui “la politica in realtà decide poco o nulla di ciò che veramente è rilevante, e se le si chiede un incremento di efficienza, tale efficienza finisce col risultare funzionale alla sollecita realizzazione di obiettivi e disegni di riforma definiti in altre sedi. L’impressione è, in realtà, proprio che ci sia una stretta connessione tra il trasferimento delle decisioni chiave ad istanze non responsabili (nella forma del dominio del mercato, o nella forma attenuata e neutralizzata del dominio della “tecnica”) e la trasformazione – rectius la semplificazione, la banalizzazione – della democrazia parlamentare nella sua versione “maggioritaria” e ultra–competitiva”.
La mitologia della governabilità risponde, infatti, nel complesso all’idea di un buongoverno ex parte principis e non ex parte populi, poiché, propugnando un elevato grado di separazione e di auto-legittimazione dell’apparato politico-istituzionale, mette in discussione la stessa teoria democratica e il suo posto nello Stato costituzionale. Al primato della Costituzione vengono così contrapposte, secondo necessità e nei termini di un logorante “processo decostituente”, l’onnipotenza della politica ovvero la preminenza della tecnica, in virtù di schemi organizzativi e di dispositivi di funzionamento tesi a veicolare la presunta neutralità e apoliticità delle decisioni tecniche e, specularmente, a dissimulare le valutazioni e le scelte politiche nascoste dietro la facciata della tecnica …” [13].
Così E. OLIVITO, Le inesauste
ragioni e gli stridenti paradossi della governabilità, 9-10, su
Costituzionalismo.it, reperibile all’indirizzo http://www.costituzionalismo.it/articoli/543/
D'altronde l'inversione del principio assoluto dell'efficacia (dignità incomprimibile dell'Uomo tramite il lavoro e la sua vitalità anti-entropica) con quello dell'efficienza, tecnico-ingegneristico principio volto a consumare il meno possibile (per produrre il più possibile per il numero minore di persone possibile), è configurabile con quello che è l'inversione tra la democrazia sociale e la novella democrazia liberale: quest'ultima caratterizzata dal massimo classismo elitista con minore dispendio di energie ("risparmio" che significa tranquillità, sicurezza e pace! per chi vive dello sfruttamento). L'hayekiano "sistema idraulico sanitario" del processo elettorale permette un grande sfruttamento col consenso degli oppressi: è molto efficiente finché fa effetto la droga mediatica e religiosa.
RispondiElimina« È un mondo al contrario », affermava già Marx con cognizione. Sottosopra. E aveva ragione: la Natura, la Tecnica, Dio e l'ordine sociale in classi, possono essere considerati la medesima cosa e sono il prodotto dell'alienazione umana che prende vita propria. L'elitismo - ovverosia quel pensiero che postula una razza geneticamente eletta e massimamente adatta al governo del lavoro - si manifesta infatti con l'alienazione massima dovuto alla mercificazione del lavoro. Voglio dire. Cosa è l'economia di mercato se non una macroscopica Cabala?
A ben vedere, riflettendo sul lavoro-merce, non si fa altro che, per parassitarle, trasformare persone umane in numeri. Prezzi. Sortilegio che le rende tutte egualmente scambiabili, controllabili e sfruttabili. Ordinabili.
(Si amplia un po' il significato di "emettere fattura"... :-)
Quindi, quando si pensa a questo mondo al contrario, alieno, contraddistinto da quello che potremmo chiamare "inversione assiologica", che porta alla falsità (alle fenomenologicamente "vere" fake news), al nichilismo e alla bruttura morale ed estetica, bè, possiamo proprio trovare la sua origine nell'inversione lettera-numero.
Il simbolismo stesso non è altro che fonte di falsa coscienza di chi è « incapace di pensare » (cit. Hegel)
La "lettera", ovvero l'umanissimo logos, si trasforma in "numero": il linguaggio della natura, del kosmos, delle macchine, e di tutto ciò che è alienazione umana e che ha impersonale vita propria.
La ghematria pratica esoterica all'origine di ogni alienazione?
Ecco la magia del capitalismo liberale che, invece di realizzare sogni, produce incubi.
Per tutti. "Cabalisti" compresi.
(Questi sono i pensieri che ho mentre ceno... non chiedetemi di commentare l'attualità senza trovare un significato escatologico in questo orrore che ha l'unico senso nel non senso)
"Il simbolismo stesso non è altro che fonte di falsa coscienza di chi è « incapace di pensare » (cit. Hegel)"
EliminaOppure, anche, di chi ha bisogno di nascondere la propria volontà di dominio, ma non rinuncia a suggestionare e manipolare il pensiero di chi "è incapace di pensare" (il lato attivo del...simbolo, ovvero la "doppia verità")
Esattamente. Il punto dirimente è che le stesse élite si fanno "suggestionare", e la nascondono in primis a se stesse:
EliminaLo stralcio originale segnalatomi da Arturo: 《 Se ancora oggi certe società segrete dànno grande importanza a ogni sorta di numeri e di figure, questo va considerato da una parte come un giuoco innocuo, e dall’altra come un segno di inettitudine nel pensare. Certo, si dice anche che dietro vi sia un senso profondo e che queste cose possono dar molto da pensare. Ma in filosofìa quel che importa non è che si possa pensare qualcosa, ma che lo si pensi *effettivamente*, e il vero elemento del pensiero non va cercato in simboli scelti arbitrariamente, ma soltanto nel pensiero stesso.》 (Hegel, Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio, Parte I, La scienza della logica, UTET, Torino, 1981, pag. 298)
Va detto, per intuire perché tutte le sovrastrutture della finanza (di cui fanno parte certi utili idioti con grembiulino e compasso) vedono in Hegel il Nemico, che Hegel non è stato solo un filosofo... portando a compimento la tradizione greca, classica, egli è stato in primis uno scienziato sociale che ha portato uno strutturato e coerente paradigma epistemologico antinaturalistico.
EliminaStoricistico, spiritualistico, coscienziale: ossia un pensiero puramente umanistico.
(Il problema epistemologico non credo sia affrontato correttamente da Alberto, che propone una dialettica un po' troppo grossolana del tipo empirismo Vs idealismo. (Far diventare poi Platone un gerarca piddino è un attimo... :-) Dall'empirismo aristotelico della tomistica sono nati tanto la fenomenologia quanto il liberalismo classico. C'è empirismo ed empirismo, ed idealismo ed idealismo: altrimenti si finisce a far confusione e a legittimare quel cialtrone di Popper. Il realismo di Smith trova i limiti proprio nel suo empirismo: poiché secondo gli empiristi il "vero" passa esclusivamente dall'esperienze sensibile, è evidente che dall'individualismo metodologico no ci si esce. E via di mani invisibili e varie provvidenze secondo la simbologia del "natura idest deus" come nel diritto medievale. Così come il positivismo, dall'altro canto, naturalizza funzionalisticamente la sociologia dalla sua origine. Semplicimente l'idealismo è il paradigma significante, comprendente, delle scienze positive. Per quanto abbiano un'accezione diversa, non è un caso che sia Hegel che Husserl abbiano usato il termine "fenomenologia"; ed Husserl viene comunemente ritenuto un empirista radicale....)
Sul fatto che la cd. opposizione e relativi movimenti che la esprimono abbiano una natura eterodeterminata, personalmente non ho dubbi. Se così non fosse, vorrebbe dire che, almeno in potenza, potrebbero esserci spazi di democrazia sostanziale.
RispondiEliminaCome non ho dubbi sul fatto che la distruzione del PD sia stata pianificata da tempo.
Ma in tutto ciò, probabilmente il ruolo della Russia è irrilevante.
Mai come in questo periodo è evidente che non solo l'indirizzo politico generale ma anche le posizioni delle singole forze politiche siano determinate "altrove", ma - almeno a me - risulta impossibile individuare con precisione dove sia questo "altrove"; se, cioè, vi siano specifici interessi sezionali dietro le forze politiche o se non vi sia nemmeno questo, e si tratti delle ultime, stiracchiate repliche di uno spettacolo che vorrebbe richiamare i fasti della democrazia, giusto per distrarre e paludare il fatto che poi, chiunque vinca, il menù di governo è fisso e già deciso.
Ad esempio, COSA è e cosa c'è DIETRO un movimento che si presenta come l'alternativa al sistema dei partiti e che, stabilmente in testa a tutti i sondaggi sulle intenzioni di voto, si accinge a vincere le elezioni con il sostanziale favore dei mass media, se questo movimento-non partito nella sua organizzazione, principi e linguaggio è palesemente contrario ai principi della democrazia costituzionale e cambia posizioni su questioni essenziali ( es. euro) in base al sondaggio del giorno, evitando così di rivelare le sue vere intenzioni?
È normale, come detto più volte sul Blog, che in un regime totalitario i movimenti di opposizione siano anch'essi creati e determinati dal sistema, che alla bisogna li farà scendere in campo come formazione di governo, quando dal precedente "giocatore" si è spremuto tutto quello che aveva.
Credo che se fossimo capaci di individuare e analizzare le lotte di potere tre élite che muovo il governo del centro dell’impero, potremmo vederne i riflessi nelle colonie e capire un po’ di più chi sta dietro a cosa. Per me, ad esempio, è evidente la lotta tra encomia “tradizionale” ed economia “digitale” qui: http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2017-09-21/apple-c-ecco-come-big-tech-si-sono-trasformati-holding-finanziarie--180152.shtml?uuid=AESptEXC
EliminaE qui
http://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2017-04-18/borse-ecco-come-apple-e-altre-big-deformano-calcolo-indici-183006.shtml?uuid=AEx4tJ7:
Alcuni indizi che mi inducono a pensarlo; Netflix vs Disney, un altro;i militari al governo, (dopo le epurazioni) un altro ancora. Per me è un vero avvicendamento di potere, e il nuovo, giovanissimo, ricchissimo e nerd è un incubo ben peggiore del vecchio. Se così fosse, per forza di cose, il controllo sulle colonie si riduce, combattendosi una guerra intestina di tale portata. In parte si potrebbe spiegare l’empasse di tutte le democrazie europee, il ricorso alla censura, lo sbandamento della UE, col pilota automatico, (perchè il comandante è alle prese con un ammutinamento?). Potrebbe anche darsi che,approfittando delle lotte tra padroni,i burocrati di Bruxelles ne vogliano approfittare per prendere definitivamente il potere, col loro Partito Unico Europeo. Pensate che ENORME (e ultima per secoli) occasione per sganciarsi avremmo, se Machiavelli vincesse le elezioni.
Segue:
EliminaSegnalo anche questo
https://twitter.com/germanodottori/status/953672566169796608
E questo:
https://twitter.com/ft/status/953740424803487751
"Quello che rimane dalla lettura dell'articolo, in definitiva, è l'insinuazione di una sorta di equazione tra atteggiamento anche solo genericamente anti-€uropa e affiliazione alle manovre destabilizzatrici di una potenza come la Russia, cui, non si sa in base a quale convenienza politica per l'Italia, viene ascritta la qualificazione di "ostile" e dedita al sabotaggio della democrazia italiana."
RispondiEliminaMa io dico invece, forte e chiaro, che per fortuna la Russia c'è e che la sua funzione di destabilizzazione della propaganda EU/USA la svolge pure molto bene!
Dopo la precedente scoperta/rivelazione di Stuxnet è di oggi la notizia che Kaspersky Lab ha reso noto un altro tassello del 'black budget' delle 'alphabet agencies' imperiali (investito indubitabilmente per 'il nostro bene e per la democrazia') .
http://tass.com/economy/985569
"Ecco la magia del capitalismo liberale che, invece di realizzare sogni, produce incubi." (cit. Bazaar)
“se il potere esecutivo, per ricondursi all'interesse superiore di cui è unico portatore, deve prescindere da ciò che un Parlamento democraticamente eletto rappresenta, ciò significa -e non potrebbe essere altrimenti- che l'unico modo in cui il secondo può coesistere col primo è vincolato alla presenza di un perenne stato di eccezione che ne neutralizzi la sostanza, riducendolo a mero organo ratificatore.”
RispondiEliminaE infatti:
“Lo Stato di diritto muore nel momento in cui si nega che legislativo ed esecutivo siano portatori di funzioni democratiche differenziate”
Quarantotto16 aprile 2015 14:38
Lo Stato di diritto muore nel momento in cui si nega che legislativo ed esecutivo siano portatori di funzioni democratiche differenziate: l'assoggettamento dell'Esecutivo alla legge aveva il presupposto dell'assoggettamento del Legislativo alla Costituzione.
Ora siamo al punto che l'indifferenziato "Esecutivo proponente le riforme costituzionali+Legislativo che "deve" votarle" (magari a colpi di fiducia!) sono liberi di attuare...il vincolo esterno. Cioè l'ordo nuovo del liberismo tecnocratico.
E' chiaro che in questa ottica, in cui la "governance" modellata (come dice la Venice Commission) sulle istituzioni finanziarie sovranazionali prende il sopravvento sulla rappresentatività democratica, le comunità statali vengono governate come...una banca (privata, naturalmente).
La retroattività della legge di taglio delle prestazioni sociali previste dalla Costituzione è un passaggio praticamente scontato.
La "giustizia-ingiustizia" della legge finisce solo per essere parametrata alla logica del pareggio di bilancio e dei creditori degli Stati e non costituisce più un disvalore comunitario.
Ma non a caso non esiste la società civile ma solo individui...Margaret dixit e l'€uropa lo dimostra senza più alcun argine....
https://orizzonte48.blogspot.com/2015/04/welfare-spesa-pubblica-pensioni-e.html?showComment=1429187902177#c4939901660880849205
Grazie Luca...in queste ore buissime rimane solo la memoria di quanto s'è tentato di esprimere...di fronte alla nostra coscienza almeno possiamo dire di averci provato
Eliminacerto 48.... ma per quanto mi riguarda dopo le elezioni (almeno io...
Eliminaqualche "sassolino dalla scarpa" me lo tolgo... e in particolar modo con alcuni.
E in particolar modo….con chi ha voluto negare questo……visto su twitter… grazie a Alessandro Del Prete
RispondiEliminaEcco infine le parole di Gramsci precedentemente annunciate, nota 25 del Quaderno 16 (XXII), sulle quali invitiamo tutti a meditare, specialmente dopo le elezioni francesi che hanno visto Macron prevalere su Marine Le Pen, grazie alla pratica ormai non solo più italiana del “turatevi il naso e votate…” di montanelliana memoria:
Il male minore o il meno peggio (da appaiare con l’altra formula scriteriata del «tanto peggio tanto meglio»). Si potrebbe trattare in forma di apologo (ricordare il detto popolare che «peggio non è mai morto»). Il concetto di «male minore» o di «meno peggio» è uno dei più relativi. Un male è sempre minore di un altro susseguente possibile maggiore. Ogni male diventa minore in confronto di un altro che si prospetta maggiore e così all’infinito. La formula del male minore, del meno peggio, non è altro dunque che la forma che assume il processo di adattamento a un movimento storicamente regressivo, movimento di cui una forza audacemente efficiente guida lo svolgimento, mentre le forze antagonistiche (o meglio i capi di esse) sono decise a capitolare progressivamente, a piccole tappe e non di un solo colpo (ciò che avrebbe ben altro significato, per l’effetto psicologico condensato, e potrebbe far nascere una forza concorrente attiva a quella che passivamente si adatta alla «fatalità», o rafforzarla se già esiste).
http://www.pci-genova.it/il-male-minore-o-il-meno-peggio/
ci sentiamo 48… e un saluto a tutti