Emerge che invertire SUBITO tagli alle strutture ospedaliere, assumendo medici, infermieri, tecnici per nuove unità attrezzate, adeguando la recettività in rianimazione, sarebbe politica anticiclica prioritaria. Anche perché i virus sono esigenza periodica
Fare spesa pubblica mirata a soluzione strutturale di medio periodo su emergenza non certo imprevedibile, per chi si occupa di ricerca epidemiologica, e che inoltre abbia il + elevato moltiplicatore, darebbe segnale risolutivo su crescita, produzione e occupazione nazionali
Incremento e valorizzazione delle alte professionalità italiane, nel campo medico e della ricerca, oltre a restaurare l'immagine della Repubblica e ad iniettare fiducia nell'intero tessuto socio-economico, avrebbe ricadute generali su alta formazione in tutti i settori.
(E alcuni problemi pratici, determinati dalla follia deflazionista euro-fiscale degli ultimi decenni, sono ovviabili attraverso misure che, pure, in altri casi, sono state contemplate:
Li si può far rientrare dai paesi in cui sono dovuti emigrare. Lo stesso vale per ricercatori e infermieri. Si possono dare incentivi fiscali e adottare procedure snellite per l'assunzione, avendo però ampliato normativamente l'organico e le strutture— LucianoBarraCaraccio (@LucianoBarraCar) February 28, 2020
Naturalmente ciò richiede apposita disciplina su affidamenti lavori, forniture (macchinari, arredi, ambulanze attrezzate), assunzioni pubbliche, con un un coordinato adeguamento infrastrutturale complessivo (strade, ferrovie, trasporti pubblici, urbanistica e relative autorizzazioni).
Una tale pianificazione coordinata implica avere una visione legalitaria-costituzionale del Paese e la volontà di dare risposte effettive e IMMEDIATE, in una situazione eccezionale in cui è imperativo NON ACCETTARE UN ARRETRAMENTO del livello di civiltà come "fatto compiuto"
Storicamente, nel II dopoguerra, una situazione del genere (analoga a quella oggi derivante dal "vincolo €sterno") si era già verificata. Ma i Costituenti ne rifiutarono la logica e scelsero senza esitazioni un'altra via
Per chi volesse una conferma del vero problema. Basta capire che, superando il quadro ISTITUZIONALE (cioè di scelte politich€) che lui considera scontato, si dà simultaneamente soluzione di interesse sanitario secondo la Cost e quella politico-economicahttps://t.co/0ZY4XdlQu9 pic.twitter.com/LahKIxatHP— LucianoBarraCaraccio (@LucianoBarraCar) February 28, 2020
https://youtu.be/jxJm9xlwjHE👍👍💪
RispondiEliminaGià scorrere tutte le graduatorie aiuterebbe a avere personale, mentre si preferisce a quanto pare fare appalti esterni (investimenti) invece di assumere (spesa corrente). Non è necessario fare appello a chi è lontano, di disoccupati o sottoccupati nella sanità ce ne sono ancora.
RispondiEliminaIntanto l'orrore è arrivato. Sotto i panni dell'etica, naturalmente:
"È uno scenario in cui potrebbero essere necessari criteri di accesso alle cure intensive (e di dimissione) non soltanto strettamente di appropriatezza clinica e di proporzionalità delle cure, ma ispirati anche a un criterio il più possibile condiviso di giustizia distributiva e di appropriata allocazione di risorse sanitarie limitate. Uno scenario di questo genere è sostanzialmente assimilabile all’ambito della “medicina delle catastrofi”, per la quale la riflessione etica ha elaborato nel tempo molte concrete indicazioni per i medici e gli infermieri impegnati in scelte difficili. Come estensione del principio di proporzionalità delle cure, l’allocazione in un contesto di grave carenza (shortage) delle risorse sanitarie deve puntare a garantire i trattamenti di carattere intensivo ai pazienti con maggiori possibilità di successo terapeutico: si tratta dunque di privilegiare la “maggior speranza di vita”. Il bisogno di cure intensive deve pertanto essere integrato con altri elementi di “idoneità clinica” alle cure intensive, comprendendo quindi: il tipo e la gravità della malattia, la presenza di comorbidità, la compromissione di altri organi e apparati e la loro reversibilità. Questo comporta di non dover necessariamente seguire un criterio di accesso alle cure intensive di tipo “first come, first served”.È comprensibile che i curanti, per cultura e formazione, siano poco avvezzi a ragionare con criteri di triage da maxi-emergenza, in quanto la situazione attuale ha caratteristiche di eccezionalità. La disponibilità di risorse non entra solitamente nel processo decisionale e nelle scelte del singolo caso, finché le risorse non diventano così scarse da non consentire di trattare tutti i pazienti che potrebbero ipoteticamente beneficiare di uno specifico trattamento clinico."
Forse qualche operatore ancora refrattario e recalcitrante aveva bisogno di questa assoluzione scientifica, prima di operare, perché oggi da un tweet di maxdantoni che non riesco a citare qui (il s/w non accetta il codice):
"Alcune cose mi colpiscono oggi:molti decessi in Lombardia (il totale passa dai 154 di ieri ai 267 di oggi!)- dopo la Lombardia, è l'Emilia-R. che si conferma come regione più critica, staccando il Veneto i casi rilevati crescono anche al Sud (es. Campania)
Quando l'ho letto ho immediatamente pensato al comunicato di ieri, e infatti:
un commentatore continua così: In lombardia crescono i morti perché sono finiti i posti in terapia intensiva, lo avevano detto, a volte fanno a meno di attaccarlo al respiratore e lasciano spazio ad altri pazienti
@maxdantoni: temo che sia proprio così.
(segue)
RispondiEliminaL'orrore mi soffoca.
Di tutto quello che ho visto, sentito, malamente cercato di capire e diffondere in questi anni, nulla mi ha sconvolto più di questo, di questi malati, i più deboli dei deboli, lasciati in massa a soffocare [ma no! "accompagnati alla morte" si deve dire!] con l'acqua che sale nei polmoni, mentre basterebbe ben poco a curarli, in un paese avanzato, soprattutto dell'idea di farci abituare al pensiero delle cure come risorsa scarsa, e di chiamarlo etica, di poter concepire che si debba accettare un simile scenario nel nostro orizzonte mentale. O meglio non nel nostro, ma di coloro che tutti i giorni incrociamo nel nostro cammino, per cui lavoriamo, di cui siamo i vicini, con cui parliamo, cui sorridiamo.
Nessuna notizia passa. Nulla si sa delle condizioni reali. Solo storie edificanti per morti e per vivi egualmente impossibilitati ad avere voce, perché non si deve sapere. Questa perdita di coscienza che passa per l'ignoranza cosiddetta pietosa abbrutisce più della cosa stessa.
L'orrore quando normato da un'autorità riconosciuta diviene rassicurante procedura. Ecco cosa mi fa pensare quel documento di (cosiddette) Linee etiche.
Che esista il triage lo sappiamo, ma non siamo sotto le bombe, non c'è stato uno tsunami, non abbiamo milioni di appestati da gestire. Non sono queste le dimensioni, non son queste le condizioni.
Ma sul serio in Italia un governo non trova il modo di allestire cento letti, o mille letti in più?
Ma sul serio vogliamo crederlo, vogliamo credere all'ultimo strimpellatore entrato in Parlamento nel silenzio generale?
Ah, ma 'sta roba, se ancora ne avrò occasione riuscirò a parlarne con degli studenti un giorno, o vorrà dire che sarò morta prima.
Direi che siamo ufficialmente in Grecia. Legati, imbavagliati, ignoranti, impotenti, inermi.
Capisco come e perché si possa divenire folli.
Grazie Pellegrina
EliminaSignor Caracciolo la ringrazio innanzitutto di avere una intelligenza ancora capace di sussultare e di ergersi contro l'infamia della stupidità. Naturalmente il discorso è e deve essere essenziale, conciso, pratico, come è mia consuetudine. Il sistema di pensiero del 1946 era diversissimo da quello odierno. La Costituzione ne è il frutto. Pur con alcuni limiti essa, nei suoi articoli fondanti, quelli delle dichiarazioni dell'ideale di Repubblica che si proponeva alla "comunità" popolare o popolo italiano, rimane qualcosa di davvero maestoso. Oggi quei primi articoli devono essere rinforzati da un paradigma diverso da quello mercantilista che è venuto in essere. I principi fondanti non sono assolutamente "mercificabili". Per questa ragione, andrebbe verificato l'attuale paradigma scientifico-mercantilista. E'inutile e francamente qualcosa che diviene irrealizzabile come diritto la salute, in base all'attuale stato di cose. La Costituzione è vero che prevede la massima tutela, ma le credenze post wwII erano diverse da oggi. La Repubblica dovrebbe perseguire quello spirito postbellico, invece persegue altri fini. Per quel che riguarda la situazione attuale di crisi, essa è assolutamente incostituzionale e mi permetta di dirlo, LEI che può dovrebbe ergersi a baluardo di quello spirito. Il corona vairus è una invenzione! Non ci sono i morti! Nè qui, nè altrove!
RispondiEliminaConsiglio di leggersi bene il blog...anche solo i post principali, facendo una ricerca sui temi costituzionali. Troverà molte letture storiche ed economiche approfondite.
EliminaIn, ad ogni buon conto, "non può" quasi nulla. E non per mancanza di volontà, ma di veste politica e decisionale che non ho.
Faccio solo informazione e analisi costituzionale e macroeconomica
Giusto per ricordare:
RispondiEliminaLa “Relazione Generale sulla Situazione Economica del Paese 2012 - Il Servizio Sanitario Nazionale” redatta a cura del Ministero della Salute e pubblicata il 24.3.2014 ha esaminato proprio gli effetti ora accennati.
La Relazione, più precisamente ha esaminato gli effetti dei vari interventi correttivi normativi, tra cui il decreto-legge 6 luglio 2012, n.95 (spending review), sulla spesa sanitaria, mostrando come questi hanno inciso particolarmente sui fattori di produzione, quali personale e beni e servizi, e sul settore della farmaceutica convenzionata ed ospedaliera:
"Dall'esame dei dati di spesa riferiti agli anni 2009-2012 e dalla variazione percentuale annua registrata dagli stessi, si evince chiaramente come le misure di contenimento messe in campo sia a livello nazionale (es.ulteriore blocco dei contratti collettivi nazionali di lavoro per la validità di un triennio con decorrenza anno 2010, interventi in materia di farmaci ecc.) sia a livello regionale, per effetto delle misure messe in atto per l‟attuazione dei piani di rientro e dei programmi operativi (es. accreditamento degli operatori privati con l‟assegnazione di tetti di spesa e attribuzione di budget, riorganizzazione della rete ospedaliera ecc.) abbiano posto un forte freno alla crescita."
I diversi interventi normativi, ad esempio, hanno determinato un costante contenimento dei costi per il personale che è la risorsa centrale per la funzionalità del sistema e costa il 36% circa della spesa corrente SSN.
L’Italia si colloca sotto la media OCSE sia per il numero di infermieri, 6.4 ogni mille abitanti, contro gli 8.8 della media OCSE, che per il numero di posti letto in ospedale, con "picchi" dove ci attestiamo su una media di 3.4 per mille abitanti contro i 4.8 della media OCSE (quest’ultimo dato mostra in particolare una netta diminuzione dei posti letto italiani che solo 12 anni fa erano 4.7 ogni mille abitanti).
C'è una carenza di circa 60mila infermieri che, dopo la fase di tagli e razionalizzazioni, ha subito una grande contrazione: tutte le uscite sono sostituite in maniera minimale e, nelle Regioni con i piani di rientro, le sostituzioni non ci sono. In questo modo, non solo la professione infermieristica ha diminuito la sua presenza effettiva, ma sta anche invecchiando sempre di più. Quindi: infermieri più anziani, più stanchi, frustrati e demotivati, spesso utilizzati per mansioni non proprie alla loro professione. A cui si affianca anche l’impossibilità di assunzione di operatori di supporto (non laureati).
https://orizzonte48.blogspot.com/2015/02/inchiesta-sulla-sanita-ai-tempi.html?m=0