martedì 28 marzo 2017

IL RIDICOLO CALVARIO DELLA MANOVRINA DI APRILE. GLI ULTIMI SUSSULTI DI UNA N€O COLONIA


https://www.repstatic.it/content/nazionale/img/2016/12/05/183917823-36921096-bd37-4912-a932-2f6b2a6f312c.jpg

1. Inutile dire che lo spin televisivo pro-€uropa, cioè pro-vincolo-esterno (perchè-è-chiaro-che-non-siamo-capaci-di governarci-da-soli: appena sentito dire in TV da un "politologo" che sa-tutto-di-economia), sta assumendo in queste ore un'accelerazione grottesca in concomitanza con l'attualizzazione in agenda dell'adozione della "manovrina" aggiuntiva. 
Quest'ultima, a sua volta, si connette ai saldi fiscali che ne conseguiranno e, dunque, - sebbene gli espertologi (politologi, filosofi, e, ahimé, giuristi di varia estrazione) non abbiano ancora compreso il punto- all'impatto sulla crescita del PIL (o "ripresa" come ormai ridicolmente la si definisce) dell'austerità...espansiva imposta in modo irrevocabile dall'€uropa. 

2. La crescita del PIL, influendo direttamente sul livello delle entrate fiscali effettive (essendo il PIL la misura della base imponibile complessiva), condizionerà infatti il deficit pubblico di fine 2017 e determinerà la misura dell'ulteriore, e ben maggiore, aggiustamento, che dovrà essere progettato fin da settembre (secondo la quantificazione dei dati effettivi in corso d'anno fiscale, operata nella nota di aggiornamento del DEF di aprile) in vista dell'approvazione, da parte dell'€uropa, (perché il passaggio parlamentare è solo uno scontato  rito TINA in nome degli "impegni €uropei") della legge di stabilità.
Un aggiustamento che, nella manovrina aggiuntiva, sarà il consueto mix di tasse&tagli a effetto recessivo con un moltiplicatore che supera l'unità, e che nella manovrona di stabilità, (nelle misure attualmente previste inevitabilmente recessiva), amplierà i suoi orizzonti di austerità espansiva su aumenti del carico fiscale e tagli del tutto contraddittori e controproducenti della spesa pubblica (stabilizzando e allargando lo split-payment, aumentando l'IVA, e tagliando drasticamente le detrazioni e deduzioni fiscali, pomposamente dette "fiscal expenditures" per dare in pasto all'opinione di massa l'idea che si tratti di sprechi e di inutili privilegi, mentre si aumenta in sostanza la base imponibile e il prelievo, in omaggio alla tecnica della "illusione finanziaria"). 

3. Su tutto, naturalmente, pende la minaccia, per maggio rispetto alla manovra aggiuntiva, e per gli inizi del 2018 per la legge di stabilità, dell'apertura della procedura di infrazione che, si dice, comporterebbe la perdita della "credibilità" e il conseguente innalzamento degli spread sul collocamento dei titoli del debito pubblico italiano, specialmente in concomitanza con il tapering (diminuzione progressiva dei volumi d'acquisto), prima, e la cessazione, poi (col 2018), del programma d'acquisto dei titoli da parte della BCE.
Altrettanto ovviamente, la procedura di infrazione ha una versione tutta sua, su misura per l'Italia e gli italiani che-non-sanno-governarsi-da-sé. E questo nonostante lo stesso DEF 2016 tentasse, timidamente, di chiarire qualche dato in proposito, offrendo dei dati comparati che pongono in evidenza che, certamente, fra i paesi maggiori dell'eurozona non siamo certo i fanalini di cosa quanto a "austerità espansiva":
4. E siccome del debito pubblico non si sono comprese né la mancata correlazione con la crescita, né le ragioni dell'incremento costante (qui, p.1), guardandosi al suo ammontare in assoluto e dimenticandosi (filosofi e politologi), che i tetti €uropei riguardano un rapporto, col PIL come numeratore, mentre si ignorano costantemente i criteri della sua "sostenibilità" (che ha molto a che fare con la crescita del PIL), l'€uropa del "rilancio nell'unità di intenti e bla, bla, bla", ha buon gioco a imporci la consueta ondata di privatizzazioni e l'idea della super-patrimoniale sulla ricchezza residua dei privati cittadini italiani.

Tralasciando, per evidente default di consapevolezza (culturale e mediatica), il non trascurabile punto dell'impatto sulla crescita e sui conti dello Stato di privatizzazioni che investirebbero la stessa "universalità" del servizio postale e di quello ferroviario - in cui le consuete "mani estere" si impadronirebbero degli utili derivanti dalle aumentate partecipazioni azionarie con la scontata contrazione dei livelli occupazionali-, tralasciando l'impatto sullo stesso controllo delle filiere industriali nazionali, proprio in termini di competitività, di una ulteriore privatizzazione/cessione a investitori esteri, sul settore di porti e aeroporti, veniamo alle certezze su quali impegni il governo italiano abbia già assunto verso l'€uropa.

5. Ricorriamo naturalmente alla nota di aggiornamento del DEF di settembre, corredata da interessantissime tabelle, sempre rammentando che il DEF è divenuto, in base alle regole attuative del fiscal compact (regolamento CE del Consiglio n.473/2013 del 21 maggio 2013), una "lettera di sottomissione unilaterale" verso le istituzioni dell'eurozona e ha perso ogni connotato di indicazione dell'indirizzo economico-fiscale che il governo presenta all'approvazione parlamentare. 
Più sotto riportiamo le obbligazioni "di fare" assunte dal governo, ma conviene prima fare la precisazione che il loro adempimento bypassa ormai ogni libertà di scelta parlamentare e quindi, ogni possibile esito delle elezioni:
 
 

6. E veniamo perciò alle obbligazioni, in tema di privatizzazioni delle partecipazioni pubbliche industriali (e immobiliari), già assunte in nome del rigore fiscale e del contenimento del debito:
 
Le previsioni di incasso pluriennale sono contenute dunque nel DEF di aprile, in quanto confermate, e risultano dal rigo "evidenziato" relativo agli "altri incassi in conto capitale": ebbene, per il 2017, guarda caso, gli incassi sono pari proprio allo 0,2% del PIL, misura dell'aggiustamento richiesto dall'€uropa:

E questi, sempre in base alla nota di aggiornamento del DEF (tutt'ora vincolante), sono i settori investiti dalle privatizzazioni


7. Ma le "riforme", e la immancabile corsa alla riduzione del debito che altrimenti raggiungerebbe, con l'aumento degli spread, i livelli di onere degli interessi che non consentirebbero "gli investimenti pubblici per la crescita" (investimenti su cosa? Per assecondare la propensione all'investimento di chi? Tutte risposte che gli stilemi degli spaghetti €uropeisti non sanno dare), possono allargare gli appetiti di "aggiustamento&risanamento", perché si sa, l'unica condizione per il "ritorno alla crescita", è "avere i conti in ordine". 
Ecco dunque i settori "riformati" da tenere d'occhio in vista del nuovo DEF prossimo venturo che "scoprirà" la esigenza TINA di tener conto dell'aumento degli spread e della fine del QE e di procedere a cessioni di quote di partecipazione pubblica a "investitori esteri", a prezzi disastrosi, da saldo, e con scontate riduzioni dei livelli occupazionali:

Insomma, prevedibilmente, anzi scontatamente, i porti, gli aeroporti, aree demaniali urbane (con gli immobili che ci sono sopra, spesso di interesse storico e artistico ma, per mancanza di fondi da "spending review" tanto degradati e da affidare alle solide mani estere di "risanatori"), e trasporto locale nelle sue varie modalità.

8. Una "riforma", moderna e €uropea, sempre attuativa di qualche "condizionalità" tesa a smantellare lo Statobrutto, fonte di corruzione, chissà come mai, finisce sempre, prima o poi, scadenze elettorali permettendo, per arrivare a cessioni di assets pubblici a investitori esteri.
Ma, una volta completata la colonizzazione (cioè il passaggio del potere decisionale effettivo al capitale estero, politicamente strutturale in un ordinamento neo-liberista) tutto questo è scontato: sulla preservazione della proprietà e gestione nell'interesse nazionale di tali (immensi) assets non scommetterei una "lira". 

24 commenti:

  1. Più si va avanti, più mi convinco che -in reatà- il principio alla base è semplice (ed accessibile a tutti), ed è questo: lo strozzino non vuole che tu paghi i debiti, ma che tu fallisca per potersi predere gratis casa tua.
    Gli strozzini vivono e prosperano sul mancato pagamento dei debiti degli altri. Ecco perché con loro "non si finisce mai di pagare"......

    Trasponiamo questo principio su scala più grande, ed abbiamo l'Italia di oggi, ingabbiata in un sistema che -in sostanza- legalizza l'usura tra le nazioni, usando come paravento il fuoco fatuo dell'Europa unita, pacifica e prospera. Abbiamo fatto 5 anni di tagli e riforme, volute proprio dai nostri creditori, per..... ritrovarci non credibili come prima e..... più andebitati di prima! Il pensiero sfiorerà mai i tanti "Capitan Europa" con le tutine blu che riempivano Roma lo scorso sabato?

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Che poi è la trasposizione, nel campo delle relazioni tra Stati, del principio etico del diritto dei creditori che aveva segnalato Bazaar qui:
      http://orizzonte48.blogspot.it/2015/09/il-piacere-della-crudelta-asservire-col.html (p.1)
      "Il debitore ha concluso un contratto con il creditore e si è impegnato nel senso che, se non dovesse restituire il dovuto, darà in sostituzione qualcos'altro che possiede, qualcosa su cui ha il controllo, per esempio, il suo corpo, sua moglie, la sua libertà...
      Chiariamo la logica di tale forma di compensazione: è alquanto singolare.
      Un'equivalenza è stabilita dall'atto del ricevere del creditore, in luogo di una letterale compensazione (monetaria ndr.) per qualsiasi danno (da inadempimento) (così, al posto del denaro, terra, possedimenti di ogni tipo), un vantaggio apprezzabile nella forma di un tipo di piacere - il piacere di essere autorizzato a dar liberamente sgofo al suo potere sopra chi ne sia totalmente privo, il piacere voluttuoso "di fare il male per il piacere di farlo", il godimento del violentare...Nel "punire" il debitore, il creditore partecipa del diritto (illimitato) dei padroni...La compensazione, allora, consiste in una garanzia "di" e in una legittimazione "a" la crudeltà"

      Elimina
    2. Sì, certo, lo strozzinaggio è un buon paragone. Ma non cessa di stupirmi come nessun governante si renda conto che è ora per mere questioni di sopravvivenza anche loro, di buttarsi fuori da tutto questo prima che il saccheggio sia compiuto. Possibile che non capiscano che non potranno essere tutti cooptati? Possibile che sia garantito a tutti il colpo finale che permette una vecchiaia di agi?

      Elimina
    3. Ma lo capiscono: solo che devi tener conto della realtà.
      Non hanno nemmeno loro alternative, come abbiamo qui evidenziato: da un lato, il processo di colonizzazione è compiuto e quindi "i controllori esteri del capitale governano, i tecnici gestiscono e i politici vanno in televisione", dall'altro, ormai tirarsi veramente indietro è impossibile perché equivarrebbe a un'ammissione di colpa e al suicidio politico.

      C'è in effetti qualcuno, nella classe di governo, ormai tentato di tirarsi indietro: ma sono casi "minori" e isolati a livello pubblico.

      In privato, invece, sanno che "elettoralmente" sono in via di estinzione; è solo questione di tempo.
      Ma ESSI già puntano, nel medio periodo, sulla (ben nota) "falsa opposizione" come nuova classe di governo neo-coloniale.

      Elimina
    4. Ah, ecco la falsa opposizione funzionale già la capisco e la vedo di più. Si debba essa inquadrare nell'altereuropeismo d'importazione (ma è un destino!) o nel 5*, è una strada effettivamente percorribile perché assolutamente innocua per gli interessi dei ceti dominanti. Perfetta per ridurre definitivamente e finalmente la democrazia a una formalità elettorale dall'apparenza effervescente.

      Non sono invece del tutto certa che sarebbe un suicidio politico il tirarsi indietro, andrebbe giocato retoricamente bene, questo sì, ma non sarebbe impossibile, ci sono ottimi professionisti per questo; in situazioni così disperate la verità pagherebbe, anche perché le menzogne stanno venendo comunque giù da più parti per quanto sperse e incongrue. Si tratterebbe di volerle mettere in fila e assemblare in una ricostruzione coerente e semplicemente sincera quindi perciostesso credibile. Ma per i deboli narcisi che si credono riusciti, quali costoro sono, è impossibile avere la forza di ammettere il minimo torto: piuttosto la morte, preferibilmente altrui, che dover prima passare per il sollievo della confessione (non intendo quella cattolica). Certo resterebbe il problema dell'accesso ai media, sempre alla ricerca dell'equilibrio fra comunicatori e veline. Ma la preoccupazione sta arrivando anche lì, precarizzazione, sciopero agenzie e fallimenti non passano invano.

      Il primo punto mi sembra il più complicato, soprattutto perché quanto sia compiuto il processo non ho gli strumenti per saperlo. Mi viene solo da dire che se settanta anni fa siamo sopravvissuti a una dittatura, a una guerra e all'occupazione per scrivere la Costituzione, a maggior ragione potremmo e probabilmente possiamo rivivere adesso che sappiamo. Certo qui manca la chiarezza delle bombe, si agisce di nascosto. Se solo non fossimo in mano a un'orda di pavidi ignavi che stanno lentamente uccidendo un continente e un modo di vivere, suicidandosi nell'impresa.

      La verità, intuita dalla disperazione sociale purtroppo priva delle giuste parole per individuare da sola i meccanismi attraverso cui agiscono le cause della propria miseria, avrebbe ancora una sua potenza - l'ha sempre -, se qualcuno avesse il coraggio di assumerla.

      Auguri agli "isolati minori", forse non lo si resta per sempre, se non lo si vuole.
      A te grazie, come sempre.

      Elimina
    5. Concordo con 48.
      Un governo Di Maio, sotto molti aspetti, sarebbe perfetto per portare a compimento lo smantellamento dello stato costituzionale. In fondo il problema di ESSI è -metaforicamente parlando- che gli schizzi di sangue non si vedano sul grembiule. Il colore del grembiule è scelta secondaria......

      Elimina
  2. Un film dell'orrore a rallentatore.

    Interpretato da pagliacci.


    (Peccato che siamo in quattro ad avere due sinapsi sincronizzate: perché a stare qui, a guardare dall'oblò in terza classe del Titanic, c'è materiale di riflessione sufficiente per fondare un paio di religioni e debellare le confessioni esistenti. Francamente la pavidità, la pigrizia, il conformismo e l'arroganza di questi ceti subalterni progettati al computer, mi fa suscitare una serie di interrogativi... un subalterno che ragiona come un dominante - questa bella trovata dello "schiavo-elitista" contemporaneo - mi fa pensare che, in realtà, l'Italia è già scomparsa dalla storia e dalla geografia culturale, e che gran parte dei nostri compaesani sono già morti. Solo formalità: mai un esproprio ha avuto un sinonimo così calzante come « esecuzione »)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Più che un film dell'orrore, la prolungata reiterazione della stessa situazione in forme praticamente identiche da qualche decina d'anni, differenziate solo per marginali vicende personali dei vari protagonisti, ne fa un tv-movie multi-serial: qualcosa di simile a "The walking dead", ma più dimesso e grottesco.

      Elimina
  3. Normalmente un soggetto che si rivolge agli strozzini si trova in una situazione di comprovata debolezza e di costrizione. Questo non può dirsi di uno Stato che a fine anni 80 era la quinta, dico quinta potenza economica mondiale, e quarta potenza industriale. Non si capisce per quale motivo una classe dirigente rinunci ad essere tale abdicando alla propria indipendenza e sovranità. Siamo di fronte ad un fenomeno di auto annientamento.
    Già questa globalizzazione manifesta lati inquietanti, essendo la stessa la saldatura fra il liberismo economico ( la peggior destra rappresentata dai potentati economici) e il liberismo di costume ( la peggior sinistra rappresentata dall'accademia e dalla cultura), la quale rinunciando alla sua missione storica, la difesa dei deboli, convola a nozze con il capitale.
    Ora, acclarato da questo blog, in modo unico e magistrale, che l'unione europea è stata la punta di diamante della globalizzazione in atto, fino al punto di Istituzionalizzarla attraverso i vari trattati internazionali, la stessa da rivincita del capitale sul lavoro, si trasforma nella sua evoluzione come un progetto colonialista dove i paesi periferici ( tra cui il nostro non essendo dotato di armamenti nucleari al contrario della Francia) da Stato indipendente anche se a sovranità limitata, si trasforma in una colonia da rapinare e da cui estrarre valore da parte degli Stati core, tradotto Germania.
    Resto basito, attonito, impietrito, vedere, constatare una classe di laureati ( la maggior parte), usciti con i migliori voti dai licei classici e dalle università Italiane sostenere questo progetto di autodistruzione, di auto estinzione, prima della propria ragione e del proprio intelletto e poi di una intera nazione.
    L'ultima volta che ho parlato con un ingegnere che non vedevo da trent'anni, il prototipo del bravo ragazzo, dell'alunno modello, che tanto piaceva agli insegnanti, insomma del politicamente corretto, sono finito in ospedale per attacchi ripetuti di fibrillazione atriale, in quanto questo sosteneva che economie diverse adottando la stessa moneta si sono messe tutte allo stesso livello non potendo più truccare con le svalutazioni. In ospedale, ( mi sembrava di essere nell'anticamera della morte, a questo si sono ridotti i nostri nosocomi, il nostro è divenuto privato di proprietà di un fondo inglese conseguenza del project financing) mentre aspettavo che il cuore tornasse a battere normale, pensavo che il manganello e l'olio di ricino dovrebbero tornare a fare il proprio sporco lavoro, non per raddrizzare un popolo storto, già come si diceva dopo la disfatta di Caporetto, ma per raddrizzare la sua classe dirigente, l'alternativa è la nostra autodistruzione come Nazione e come Popolo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Diamine, Mauro, mi fai preoccupare: spero che tu stia bene. Lo sai che ci tengo a te.

      Però un punto è evidente: "acclarato su questo blog" è un punto di vista (quella della legalità costituzionale) che, per definizione, è preordinatamente occultato, falsificato, ricoperto di un discorso incessante svolto da media e cultura "ufficiale".

      Quindi l'ingegnere in questione è solo un normale cittadino della massa strumentalizzata, condizionata e privata di ogni difesa culturale.
      Cioè, a sua insaputa, è diventano, come dice Bazaar, un subalterno elitista. Cioè ha portato a compimento la "proiezione identificativa" dell'oppresso con gli oppressori che le elites intendevano esattamente suscitare.

      L'inversione dei rapporti causa/effetto, poi, gli consente di attribuire le cause del suo eventuale malessere a Statoinefficientespesapubblicaimproduttivacastacriccacorruzione.

      Ma come potrebbe reagire diversamente la sua mente resa "elementare" da televisioni e giornaloni e narrazione condivisa di una sterminata massa di vittime della scissione neo-liberista?

      In pratica, il minimo che puoi attenderti è che ti trovi di fronte da una persona affetta da sindrome Dunning-Kruger.

      Queste persone possono essere aiutate da una seria terapia: ma questa, a sua volta, funziona, solo se si vuole essere aiutati (è sempre così) e, peraltro, se il terapeuta non è affetto dalla stessa sindrome, che, ormai, è una vera emergenza sociale (più che psicopatologica individuale).

      Elimina
    2. È semplice. Sono remunerati profumatamente, loro e i loro cari. Basta guardare quanti "figli, mogli, fratelli, di…" (Padoan, Napolitano, Fornero, Monti ecc.) occupano posizioni lucrose e di prestigio, di fatto vietate alla maggior parte dei cittadini. Ormai, tutte le istituzioni (scuole, enti, regioni) nonché partiti, giornali, tv, sindacati e altro, sono stati infiltrati e corrotti dagli emissari del cancro ordoliberista. E chi non sta al suo posto, semplicemente viene isolato ed estromesso.

      Elimina
    3. @Mauro: diamine ti capisco e auguri, la fibrillazione è simpatica più di un eurista. Di ciò che racconti resta il pensiero di quante energie compresse e sprecate vi siano. Bisognerebbe montare uno spettacolo teatrale con tutte le nostre storie. Il materiale non manca e ci farebbe bene, se non altro.

      A me l'altra sera è toccato repertorio del piddino liberista al completo da parte di una persona sedicente socialista ma sostenitrice di Macron. Ho taciuto, ma con un nodo dappertutto: i cittadini di altro (ahimé) paese hanno il diritto di fare da sé le proprie scelte senza ricevere le mie lezioni. Di tale persona, laureata in economia nelle più prestigiose scuole e ora diciamo nel settore fusioni&acquisizioni ad altissimo livello, mi sbalordiva e atterriva la tutto sommato infima padronanza tecnica della questione, a meno che non fosse volutamente limitata alla propaganda spicciola per il popolo bue.

      Se si pensa ai fatti nostri, oltre al problema dei subalterni elitisti c'è l'altro non meno letale degli elitisti subalterni.

      Elimina
  4. Multiculturalismo e liberalismo: la terza globalizzazione è... la terza

    [Quado la definizione previana di "sinistra del costume" è fuorviante]

    I "migranti"

    « Una volta la California apparteneva al Messico, e le terre ai messicani; ma orde di straccioni americani irruppero nel paese. E così imperiosa era la loro fame di terra, che si impossessarono della terra di Sutter, della terra di Guerrero, la spezzettarono, si azzuffarono a vicenda per disputarsene le briciole, e munirono di cannoni i poderi così conquistati. Fabbricarono stalle e casolari, ararono i campi e procedettero alle semine. Così, stalle e casolari, campi e raccolti, costituirono titolo di possesso; e il possesso diventò proprietà.
    I messicani, deboli e sazi, non avevano potuto opporsi all'invasione perché non v'era nulla al mondo che essi desiserassero con quella frenesia con cui gli invasori americani desideravano la terra.
    Poi, col tempo, i predoni non più considerati tali, si dichiarano padroni, e i loro figlioli crebbero nel paese e procrearono altri figlioli. E non sentirono più la fame selvaggia [...]

    [Durante le Grande Depressione sarà quindi naturale] che sarà chi è risoluto ed armato [a] sottarre la terra a chi è debole e sazio.

    E nell città i negozianti odiano gli Okies perché gli Okies non hanno denaro da spendere; i banchieri odiano gli Okies perché sanno che non possono esteorcerne nulla; e gli operai odiano gli Okies perché, affamati come sono, offrono i loro servizi per niente, e automaticamente il salario scende per tutti.
    E gli spodestati, nomadi, confluiscono e continuano a confluire in California: duecentocinquantamila, trecentomila. Dietro alle prime ondate altre si formano e si accavallano, perché le trattrici non cessano di dilagare nei campi. Altre ondate di spodestati senza tetto: gente indurita, accanita, pericolosa.

    E da una parte i californiani ambiscono a molte cose, come accumular sostanze, ascendere la scala sociale, concedersi svaghi e oggetti di lusso, dall'altra i nuovi barbari chiedono due cose sole: terra e nutrimento, che per loro sono una cosa sola. E mentre le ambizioni dei californiani sono nebulose ed indefinitele esigenze degli Okies si concretano ai lati della strada, sotto forma di acri di terreno incolto [...]
    Inutile pensarci . La terra non è vostra; non lo sarà mai.
    Talora, tra le tende e le capanne di Hooverville, serpeggia in un bisbiglio la notizia: a Shafter offrono lavoro. E subito, nel cuore della notte, tutti s'affannano a caricare le masserizie sui trabiccoli, e sulle strade ha luogouna tumultuosa corsa al lavoro; e al mattino, a Shafter, la folla degli aspiranti è cinque volte più numerosa del bisohno.
    No questo appezzamento è proprietà privata.
    Ma non potete cedermene una pertica sola, da lavorare? Qui, proprio qui, questo pezzetto mi basterebbe. È tutto ortiche. Potrei cavarne patate a sufficienza per tutta la famiglia.
    Macché. Il padrone non vuol saperne. Intende tenerla a ortiche. [...]
    »

    RispondiElimina
  5. « Tom disse: "Quando eravamo ancora a casa nostra, son capitati di là dei tali con dei prospettini di propaganda, dove c'era scritto che qui avevano bisogno d'una quantità di lavoratori per i raccolti."
    Il giovanotto rise. "Saremo trecentomila, tutti venuti di fuori apposta per via di quei prospettini. Non c'è una persona fra noi che non li abbia letti."
    "Ma se non avevano bisogno di lavoranti, chi gliel'ha fatta fare di di stampare tutti quei volantini?"
    Il giovanotto smise di lavorare per spiegarsi meglio.
    "Mettiamo il caso che avete bisogno d'un uomo per fare un lavoro. Se si presenta uno solo, dovete pagarlo quanto vi chiede, vero o no? Ma se si presentano in cento, tutti affamati, tutti ammogliati con prole, la cosa cambia, vero, lo capite anche voi. Volete sapere quanto mi davano, l'ultima volta che ho lavorato? Quindici cents l'ora. Dieci ore di lavoro al giorno per un dollaro e mezzo. E siccome non si poteva vivere sul posto, ci rimettevo anche la benzina. Capite adesso perché stampano i volantini? Miliardi, ne possono stampare, con tutto quello che risparmiano pagando quindici cents l'ora quelli che lavorano i campi."

    "Ma è una disonestà."
    L'altro rise. "Fate tanto di fermarvi qui una settimana e ve n'accorgerete benissimo anceh voi e parlerete preciso come me."
    "Ma lavoro ce ne dev'essere," insistette Tom, "è impossibile che non ce n'è, con tutti gli orti, le vigne, i frutteti, i campi di cotone..."
    "Sì, sì. Ma statemi a sentire. Ho lavorato in un futteto. Una grossa proprietà che però a coltivarla bastano nove uomini per tutta l'annata. È solo al momento del raccolto che il padrone ha bisogno di tremila lavoratori durante due settimane. Allora manda fuori diecimila volantini, e sfrutta la concorrenza, e paga quel che gli pare. Finito il raccolto della frutta, tutti i lavoratori sono sul lastrico di nuovo, e nessuno ce li vuole qui, gli straccioni, che coi loro miserabili accampamenti guastano la bellezza del paesaggio. Nessuno li vuole, perciò vi pregano di traslocare. Ecco com'è." [...]
    "Ebbene, poniamo il caso che i lavoratori s'accordino e dicano: o ci pagano tanto, o le lasciamo marcire. Il padrone non sarebbe obbligato a pagare di più?"
    "Già. Questo è quello che pensano tutti, sulle prime. Ma non dubitate che il padrone ci ha già pensato lui per conto suo. Capite anche voi che, se i lavoratori si organizzano, è segno che c'è un'organizzatore, un caporione, che li comanda, che discute coi padroni. Be', se c'è, la prima volta che apre bocca per discutere, lo abbrancano e lo schiaffano in prigione. E se salta su un altro per sostituirlo, ebbene abbrancano anche quest'altro che fa la stessa fine.

    "In prigione se non altro non si muore di fame," osservò Tom.
    "Vero. Ma se avete bambini, mica ve li mettono in prigione assieme a voi. E non fa piacere, in prigione, pensare che, fuori, i bambini vi muoiono di fame. E poi c'è un'altra cosa. Mai sentito parlare della lista nera?"
    "No. Cos'è?"
    "Be', provatevi solo da aprire il becco sulla necessità di organizzarsi e poi ve n'accorgerete. Vi prendono la fotografia e la mandano in tutto il paese; e non trovate più lavoro in nessun posto."
    Tom si levò il berretto e lo torse fra le mani. "Così ci si deve contentare di quello che ci offrono, ed è proibito protestare." [...]
    »

    John Steinbeck, "Furore", 1939


    A volte ritornano...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Beh adesso, in €uropa, si dice ai "gggiovini", che lavorare gratis c'est plus facile encore.
      E poi ci sono tanti cuochi assoldati dagli chef...

      Elimina
    2. 1939: "Ed è proibito protestare...":
      2012: "The political systems in the periphery were established in
      the aftermath of dictatorship, and were defined by that experience. Constitutions tend to show a strong socialist influence, reflecting the political strength that left wing parties gained after the defeat of fascism. Political systems around the periphery typically display several of the following features: weak executives; weak central states relative to regions; constitutional protection of labor rights; consensus building systems which foster political clientalism;

      and the right to protest if unwelcome changes are made to the political status quo p. 12-13.

      The shortcomings of this political legacy have been revealed by the crisis. Countries around the periphery have only been partially successful in producing fiscal and economic reform agendas, with governments constrained by constitutions (Portugal), powerful regions (Spain), and the rise of populist parties (Italy and Greece). There is a growing recognition of the extent of this problem, both in the core and in the periphery. Change is beginning to take place.

      The key test in the coming year will be in Italy, where the new government clearly has an opportunity to engage in meaningful political reform. But, in terms of the idea of a journey, the process of political reform has barely begun."

      Noto e stranoto, ma la coincidenza con quella frase colpisce sempre.
      Nel frattempo i "populist parties" se li sono cooptati alla grande.

      Elimina
  6. Marx non ha sbagliato nel riferire che i diversi momenti dell’accumulazione originaria si combinano, tra altro, in “un sistema coloniale” [“il dio straniero che fu posto sull’altare vicino ai vecchi idoli dell’Europa e che un certo giorno, dando un colpo improvviso, li fece precipitare tutti assieme e proclamò che il plusvalore è il fine supremo ed esclusivo dell’umanità”], sistema del “debito pubblico” e “sistema tributario”. Tutte e tre sono forme di espropriazione:

    … Il sistema del credito pubblico, ossia dei debiti dello Stato, le cui origini possono essere rintracciate sin nel Medioevo…, s’estese nel periodo della manifattura per tutta l’Europa, e trovò nel sistema coloniale…la propria serra calda. In questa maniera attecchì soprattutto in Olanda. Il debito pubblico, vale a dire l’alienazione dello Stato… imprime il suo marchio all’era capitalistica. L’unica parte della cosiddetta ricchezza nazionale che entri realmente nel possesso collettivo dei popoli moderni è il loro debito pubblico.

    Donde, assolutamente consequenziaria, la moderna dottrina che un popolo diviene tanto più ricco quanto più s’empie di debiti. Il credito pubblico diviene il ‘credo’ del capitale. E sorto l’indebitamento dello Stato, il peccato contro lo spirito santo, imperdonabile, cede il posto alla mancanza di fede verso il debito pubblico.

    Il debito pubblico si trasforma in una delle più possenti leve dell’accumulazione originaria. Come per magia, essa dona al denaro, improduttivo, la capacità di procreare, e così lo converte in capitale, senza che esso debba andare incontro alla fatica e al rischio che comportano necessariamente l’investimento industriale o quello usuraio. In effetti i creditori dello Stato non danno nulla, giacché la somma prestata viene convertita in obbligazioni che possono essere cedute senza difficoltà e che nelle loro mani funzionano ancora come altrettanta moneta contante.

    Tuttavia, pur non tenendo conto della classe di persone oziose, che vivono di rendita e che vengono generate in questa maniera, e della ricchezza improvvisata dei finanzieri, che fungono da mediatori tra governo e nazione - come pure non tenendo conto della ricchezza degli appaltatori di imposte, dei commercianti, dei fabbricanti privati, ai quali ogni prestito dello Stato appare per buona parte come caduto dal cielo - il debito pubblico ha fatto nascere le società per azioni, il commercio d’ogni genere di effetti negoziabili, l’aggiotaggio, insomma ha creato il giuoco di Borsa e la moderna bancocrazia.

    Sin dal loro sorgere le grandi banche, mascherate da pompose denominazioni nazionali, sono state solo società di speculatori privati che appoggiavano i governi e tramite i privilegi loro concessi potevano anticipare ad essi del denaro. Perciò l’accrescersi del debito pubblico trova una misura estremamente precisa nel progressivo salire delle azioni di queste banche, il cui pieno sviluppo data dalla fondazione della Banca d’Inghilterra (1694). La Banca d’Inghilterra cominciò col prestare il suo denaro al governo al tasso dell’8%; allo stesso tempo aveva avuto dal parlamento l’autorizzazione ad emettere moneta con questo stesso capitale, prestandolo nuovamente al pubblico sotto forma di banconote. Con queste essa poteva scontare gli effetti, fare anticipi su merci e acquistare metalli pregiati. Né passò molto che una tale moneta di credito fabbricata da essa stessa si trasformasse nella moneta con cui la Banca effettuava prestiti allo Stato e liquidava per conto dello Stato gli interessi del debito pubblico.

    Essa non solo dava con una mano per ricevere di più con l’altra, ma, proprio mentre riceveva, rimaneva creditrice perpetua della nazione fino all’ultimo centesimo sborsato. Insieme ai debiti pubblici è sorto un sistema di credito internazionale che nasconde spesso una delle sorgenti dell'accumulazione originaria di questo o quel popolo...
    (segue)

    RispondiElimina
  7. Dato che il debito pubblico è basato sulle entrate dello Stato, che ne deve pagare gli interessi annui, ecc., il moderno sistema delle imposte è divenuto l’indispensabile complemento del sistema dei prestiti nazionali. I prestiti danno ai governi la possibilità di sostenere spese eccezionali senza che i contribuenti ne risentano direttamente, sebbene comportino un successivo aumento delle tasse. Del resto l’aumento delle tasse causato dall’ingrandirsi del debito pubblico spinge il governo a nuovi prestiti allorché si presentino nuove spese eccezionali. Il fiscalismo moderno, di cui le tasse sui mezzi di sussistenza di prima necessità (e perciò il loro rincaro) costituiscono il punto d’appoggio, racchiude quindi in sé il germe della progressione automatica.

    Per questo l’aumento delle tasse non è un incidente, ma il principio. Questo sistema venne adottato per la prima volta in Olanda [NdF: hai capito gli antenati di href=“http://orizzonte48.blogspot.it/2017/03/djisselbloem-le-donne-e-lalcol-un.html”>Dijsselbloem!], e il gran patriota De Witt l’ha poi magnificato nelle sue Massime come il sistema migliore per rendere l’operaio ubbidiente, sobrio, lavoratore e... sovraccarico di lavoro.Tuttavia l’influsso demolitore che tale sistema esercita sulle condizioni dell’operaio salariato, ci interessa qui di meno della violenta espropriazione, da esso causata, del contadino, dell’artigiano, insomma di tutti i componenti la piccola classe media. Su questo non v’è da discutere, nemmeno da parte degli economisti borghesi.

    La grande parte che spetta al debito pubblico e al suo corrispondente sistema fiscale nella capitalizzazione della ricchezza e nell’espropriazione delle masse, ha spinto un certo numero di scrittori, quali Cobbett, Doubleday e altri a rintracciarvi la causa prima della miseria delle popolazioni moderne…
    ” [K. MARX, Il Capitale, Libro I, sez. VII, Cap. 24, Ed. Newton, 933-936].

    Poi fu l’€uro, le manovre e le manovrine trentennali nonché le privatizzazioni assortite, sverniciate di democrazia austera.

    Insomma, una colonizzazione in salsa moderna e progressista: certo, non siamo ancora come gli indigeni che venivano scuoiati a discrezione dei signori della Compagnia inglese delle Indie Orientali. Ma c’è sempre tempo per rimediare

    RispondiElimina
  8. Mi scuso per intromissione, ma vorrei portare all'attenzione alcune considerazioni; partendo dal concetto di "centralizzazione dei capitali" enunciato da Marx.
    "Non possiamo qui sviluppare le leggi della centralizzazione dei capitali, o dell'attrazione di capitale da parte di capitale. Bastino pochi cenni di fatto. La lotta di concorrenza si conduce mediante riduzione del prezzo delle merci. A parità di condizioni, il basso costo delle merci dipende dalla produttività del lavoro; ma questa dipende dalla scala della produzione. Perciò i capitali maggiori battono i capitali minori. Si ricorderà, inoltre, che con lo sviluppo del modo di produzione capitalistico il 'volume minimo di capitale individuale' occorrente per condurre un'azienda nelle sue condizioni normali aumenta. Ne segue che i capitali più piccoli si addensano in sfere della produzione, di cui la grande industria non si è ancora impadronita che in via sporadica o in modo incompleto. Qui la concorrenza infuria in ragion diretta del numero dei capitali rivaleggianti e in ragione inversa della loro grandezza, e termina ogni volta con la rovina di molti capitalisti minori, i cui capitali in parte finiscono nelle mani di chi vince, in parte scompaiono. Prescindendo da ciò, con la produzione capitalistica si forma una potenza del tutto nuova, il 'sistema del credito', che ai suoi primordi si intrufola di soppiatto come modesto ausilio dell'accumulazione e mediante invisibili fili attira nelle mani di capitalisti individuali o associati i mezzi monetari disseminati in masse più o meno grandi sulla superficie della società, ma ben presto diviene un'arma nuova e temibile nella lotta di concorrenza, e infine si trasforma in poderoso meccanismo sociale per la centralizzazione dei capitali" (Karl Marx, Il Capitale. Libro primo)
    La visione politica prevalente in Europa dall’inizio della crisi potrebbe essere sintetizzata come “il punto di vista del creditore”: al fine di salvaguardare il diritto dei creditori al rimborso dei prestiti, i debitori devono tirare la cinghia e ridurre le spese! Tuttavia, è abbastanza evidente che tale orientamento non è in grado né di attenuare la crisi, né tantomeno di garantire, di conseguenza, il rimborso dei debiti. A ben guardare questa logica dovrebbe risultare paradossale, poiché, a livello macro, il reddito dei creditori dipende in ultima analisi dalla spesa dei debitori, e non dai risparmi di questi ultimi!
    Pertanto, è naturale domandarsi, quale sia il reale interesse dei creditori, in particolare tedeschi, nell’esigere dosi crescenti di austerità. In realtà, l’irrazionalità è solo apparente, questa follia serve una logica e precisi interessi, tutt’altro che intuitivi. L’austerità non è solo funzionale agli interessi del capitale contrapposti a quelli dei lavoratori, ma è, anche, strumentale nella lotta interna agli assetti capitalistici europei, che vede fronteggiarsi imprese, banche e Stati nazionali. Nella fattispecie, gli squilibri esistenti tra Germania creditrice e paesi periferici debitori alimenta una crisi asimmetrica, che riflette un conflitto intercapitalistico che vede le realtà imprenditoriali dei paesi più deboli, in crisi, soccombere oppure farsi assorbire. Infatti, veicolata dalla crisi la moneta si è concentrata nelle mani dei soggetti più forti- situati in Germania e nei paesi in surplus verso l’estero- caratterizzati, quindi, da un accumulo di risorse liquide, oltre che di crediti.Pertanto se- a causa dell’asimmetria di potere all’interno dell’UEM- prevale la linea dell’austerità, non solo i bilanci pubblici, ma anche i bilanci delle società private (imprese e banche) dei paesi periferici registrano ingenti perdite e, se la riduzione di valore dei loro capitali è sensibilmente ampia, diventeranno oggetto di acquisizioni estere a buon mercato (1/2)

    RispondiElimina
  9. (2/2) Pertanto, non si realizza soltanto la dismissione, a prezzi di saldo, del patrimonio dello Stato, per rispettare i vincoli di bilancio, e, conseguentemente, la crescente riduzione del perimetro dell’attività dello Stato, ma anche la riconfigurazione degli assetti proprietari a livello europeo. In questa prospettiva, un processo di “centralizzazione dei capitali” nel senso di Marx, riguarda gli assetti di potere, che si manifestano nel controllo del mercato, delle risorse, del credito, dei rapporti di forza tra le classi, tra capitali e tra istituzioni, evocando un fenomeno di concentrazione della proprietà e del controllo dei capitali. Le leve di comando si concentreranno sempre di più in Germania e nelle aree core dell’Unione, nelle periferie, invece, rimarranno masse di azionisti di minoranza e lavoratori a basso costo, riducendo, in questo modo, i proprietari e i lavoratori, rispettivamente, in rentiers privi di potere decisionale e manodopera dequalificata a buon mercato. In base a questa visione, si può ritenere che gli squilibri commerciali abbiano rappresentato l’incipit dell’evoluzione negli asseti proprietari europei. Le imprese del Sud Europa in concorrenza con quelle tedesche saranno estromesse dal mercato, le imprese acquisite e/o quelle che operano in subfornitura sopravvivranno all’interno di catene produttive coordinate dai capitali tedeschi. Questo processo condurrà, inevitabilmente, le economie dei paesi periferici ad essere integrate all’interno del sistema tedesco egemone, ovvero la “germanizzazione” dei Paesi del Sud Europa.
    Ringrazio per l'attenzione e mi scuso se ho sollevato una criticità già evidenziata nel blog.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Sì, sono cose dette da anni e ripetutamente, nel corso di anni, nel blog.
      Spero anzi che ciò sia d'invito alla sua lettura.

      Ma la sintesi è grosso modo corretta: magari occorre togliere il tempo futuro ai verbi e includere, per ragioni politiche di conservazione del sistema, la partnership francese nel (sempre già avvenuto) processo di acquisizione sotto costo del sistema industriale (in senso ampio) nonché finanziario italiano.

      Elimina
  10. La ringrazio per la risposta. Infatti, mi sono scusata in anticipo per aver sollevato una questione già discussa, ma essendo approdata da poco nel blog...non ho avuto il tempo materiale di leggere tutti i post!
    Ho utilizzato il tempo futuro, perché non sono sicura che questo processo sia giunto al suo capolinea: ci sono ancora molte "ghiotte" PMI, in particolare nel comparto del made in Italy, che resistono, ma non credo ancora per molto. Chiaramente, è solo la mia modesta opinione, anche perché lavorando nel settore sembra essere questa la tendenza in atto oggi... .In effetti, non ho considerato la Francia, solo perché dal punto di vista delle dinamiche puramente economiche, la situazione francese appare più assimilabile a quella di paesi come l'Italia. Chiaramente, i rapporti di forza di natura politica sono notevolmente differenti, anche se mi chiedo, nonostante la Force de frappe, fino a quando sarà ancora cosi? Potere economico e Potere politico sono strettamente intrecciati e, in questi anni, ho avuto come l'impressione che la Francia sia divenuta la stampella del potere tedesco in Europa... . In questa prospettiva, sarà interessante vedere ciò che accadrà alle prossime elezioni presidenziali! In realtà, anche alla luce di queste considerazioni ho ritenuto plausibile uno scenario working in progress, piuttosto che concluso. Chiaramente questa è solo una modesta opinione...sicuramente mi sbaglio!
    Nuovamente, grazie per l'attenzione.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. http://orizzonte48.blogspot.it/2017/03/la-liquidazione-del-pregresso-dal-danno.html

      Elimina
  11. Semi-OT (a proposito di "illusioni finanziarie"): 20+70+10 = (2+7+1)+(4+14+2)+(6+21+3)+(8+28+4). O no?

    RispondiElimina