domenica 24 settembre 2017

ELEZIONI IN GERMANIA TRA RIFORM€ DEI TRATTATI...E HAZARD CIRCULAR



1. Cerchiamo di percepire le cose dalla "giusta distanza", avendo razionalmente a riferimento lo scenario complessivo degli avvenimenti economico-istituzionali in fieri sulla scena L€uropea. Merkel-Schulz oggi stravinceranno, sapendo in anticipo che la Große Koalition si "ha da fare".
Soprattutto perché non ci sono sostanziali differenze tra le politiche economiche ordoliberiste (in continuità mercantilista, rispetto a L€uropa), che intendono perseguire i due rispettivi partitoni filo€uropeisti. 
Questa convenienza prioritaria a stare insi€me - dopo qualche il rituale balletto nelle trattative per formare il governo (da tirare per le lunghe quanto basta in una tradizionale cosmesi)- può essere sintetizzata da questo slogan elettorale abilmente utilizzato:


2. Come dovremmo ormai sapere, appena messa nel sacco la conferma dell'attuale "governabilità", la Germania, assicuratasi l'essenziale appoggio di Macron (cioè delle elites francesi; sarebbe troppo dire "della Francia"), passerà alla fase accelerativa delle riforme dei trattati in senso ancor più stringente dell'antisolidarietà interstatale che li caratterizza, passando a un regime finanziar-poliziesco ancora più duro e colpevolizzatore dei paesi che difettino di una competitività millimetricamente modellata su quella tedesca. 
E' da presumere che, qualunque sia l'attuale orientamento governativo e, inoltre, qualsiasi sia l'esito delle prossime elezioni, i "negoziatori" pro-tempore italiani appoggeranno senza sostanziali riserve questa riforma: sì, verrà fatta qualche obiezione, ma la sostanza sarà valutata positivamente, dato che tutti i principali rappresentanti politici, tutti gli espertologi chiamati in causa, e tutti i media, concordano già ora sul fatto che il problema è l'enorme debito pubblico, e che è giunto il momento di affrontarlo con decisione per...promuovere e favorire "la ripresa". 
E infatti, con grottesca coerenza, gli parrà naturale accelerare l'insostenibilità di tale debito pubblico, accettando il rating dei titoli del debito (risk weighted), come pure, astutamente, l'incremento di contribuzione (netta) al neo-bilancio federale dedito alle condizionalità...

2.1. Insomma, dentro la moneta unica, i dogmi del liberoscambismo, della crescita senza "puntare" sulla domanda interna, e la logica della scarsità di risorse, - in pratica la Hazard Circular- tengono in pugno le istituzioni di tutti i paesi coivolti nell'eurozona e i relativi partiti sono ridotti a fedeli esecutori di questa "madre di tutti i dogmi" (antidemocratici), costantemente ritirata fuori in ogni fase cruciale del capitalismo

3. Proprio perché parla della Hazard Circular e del suo ruolo essenziale all'interno del "federalismo interstatale", - assunto come inevitabilmente omogeneo a qualsiasi federalismo- riporto questo commento di Bazaar, che non solo ci delinea sinteticamente la genesi storica del modello politico-sociale che stiamo subendo, in tutto l'Occidente sottoposto all'ombrello atlantista (v. la "premessa), ma anche le sue proiezioni in un prossimo futuro. 
Storicamente, la ricostruzione di Bazaar, prende le mosse dalla guerra civile USA di Secessione, le cui fratture furono, in parte, ricomposte proprio introducendo la "solidarietà" FISCALE centralizzata, nello Stato federale, cioè nello US Governement, così odiato dagli anarco-liberisti e dai tea-party, ma pure dai mondialisti "liberal", in vista dell'agognato momento in cui tutto il globo sarà governato da ONG private controllate da ESSI
Quella stessa solidarietà fiscale - c.d. "di trasferimenti", che in realtà, secondo la nostra Costituzione, dovrebbe comporsi di politiche di investimento e industriali di interesse comune a tutta la Nazione (v. qui, p.4) - che il federalismo L€uropeo, come pure quelli "local-secessionisti", si fanno un punto d'onore di voler eliminare:
"Chang fa notare che il fronte liberoscambista è rappresentato dagli stati del sud, economicamente fondati su schiavitù e latifondi e, di conseguenza, strutturalmente collaborazionisti coi britannici a causa dei "vantaggi comparati".

Tanto che il "partito sudista" era pubblicamente tacciato di essere filobritannico.

Chiaramente, il problema di annichilire la forte aspirazione democratica dei singoli stati nazionali nordamericani prima di essere vincolati dalla federazione - che erano oggettivamente molto libertari rispetto allo stato oppressivo che la putrida "nobiltà" imponeva ai popoli europea - concentrava la discussione dell'élite americana proprio intorno al "check & balance" per produrre istituzioni "federali" che garantissero l'alternanza, nella dialettica governo-opposizioni, tra interessi della proprietà terriera del sud e della borghesia mercantile del nord.

Contemperando la comune esigenza di non permettere strutturalmente la solidarietà di classe dei lavoratori, e, quindi, la democrazia, tramite la natura divisiva della grande federazione, ed i suoi corollari di inconciliabilità di interessi molto diversi tra ceti che avrebbero gli stessi interessi di classe. Ossia, il federalismo nasce con l'intento di provocare artificialmente conflitti sezionali non di classe. Così, la sanior pars, può governare indisturbata esclusivamente su indiscutibili ed eticissimi "principi".

La tradizione hamiltoniana liberista ma non liberoscambista, volta a proteggere l'infant capitalism del nord, troverà poi naturale sbocco con Lincoln.

Certo è che la dottrina Monroe segna l'indipendenza nazionale degli USA che, in qualche modo, possono sviluppare la propria industria nazionale ed essere loro ad imporre il "libero scambio" agli altri.

Infatti, dalla Hazard Circular del 1862, si evince che al capitale britannico sta bene che gli USA si emancipino definitivamente e non rimangano ad esportare patate e cotone - come vorrebbe la logica ricardiana di specializzazione - poiché de facto hanno dimostrato la forza per entrare nell'élite delle "potenze imperialiste". Aboliscano pure la schiavitù ma che si attengano totalmente al "protocollo" liberale: scarsità delle risorse tramite controllo privatistico dell'emissione monetaria (v. "macroregioni" L€uropee). Che Lincoln la pianti col "crimine" di soddisfare la domanda di denaro per lo sviluppo dell'economia. Non si vorrà mica rischiare di arricchirsi tutti e far finire l'ordine secolare che permette esorbitanti privilegi ai pochissimi, no?

Schmitt si sgola per decenni a dire, poi, che ogni volta che si parla di Occidente e occidentali, si parla sempre e solo di dottrina Monroe.  

Quando l'Occidente avrà compreso Russia, Iran, Corea del Nord, Siria e Cina... bè, anche degli USA non ci sarà più bisogno. Tutto sarà Occidente per la gioa del Grande Oriente. E, come sapevano i Founding Fathers, l'umanità si schiavizzerà in un'impersonale tirannia a cui non parteciperanno neanche le stesse élite con la loro infantile vocazione mondialista".

25 commenti:

  1. Ogni volta che vengo ad abbeverarmi a questa fonte me ne vado più cosciente della mia impotenza.
    Davvero non c'è scampo a questa trappola.

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    1. Eppure lo "scampo" esiste nel momento in cui c'è coscienza.

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    2. Da non confondere con la "spiritualità" New Age:-)
      Lo dico perchè è facile confondere i due concetti, visto che il New Age )inter alia, peraltro) è stato creato appositamente per creare questa confusione per metonimia tra:
      a) "spirito" (sfera ideale filosofico-benefica, che sarebbe automaticamente accessibile all'essere umano, sol che pratichi le più bizzarre culture "alternative", strumentali al rafforzamento del mercato globalista e tecnologizzato, inteso come progresso nell'era dell'umanità "pacificata")
      e
      b)"coscienza" (risultato finale di un Intento deliberatamente - e molto faticosamente- scelto come propulsore di un processo cognitivo, derivante dalla stabile connessione tra razionalità e intuizione: con assunzione di responsabilità individuale dell'impegno incessante che tale processo richiede in un'Universo fenomenologicamente predatorio)

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  2. Bazaar… ma quale coscienza….. proprio oggi su twitter mi hanno bloccato persone che seguivo per questo motivo:

    il federalismo è liberismo.

    Chiedere a Einaudi, Erhard, Robbins, Hayek e naturalmente Miglio (una pallida riedizione di Einaudi, senza averne la preparazione e la coscienza economica).

    "Interstate federalism" è concetto hayekiano, - ripreso dalla "madre di tutti i federalismi", cioè l'ordinamento USA (v. Madison)-, e espresso esplicitamente in tempi coevi da Einaudi.

    Un meccanismo, con ogni evidenza (storica, economica, istituzionale), derivante da una ratio strumental-economica unitaria, per qualsiasi tipo di ordinamento, nazionale o sovranazionale: fondarsi sul conflitto sezionale per consolidare, a QUALSIASI livello territoriale, nessuno escluso, l'oligarchia capitalista adoratrice (e c'ha pure le sue ragioni) del gold standard-pareggio di bilancio.

    Questo, non ti dovrebbe sfuggire, è il più importante fondamento teorico della moneta unica e della intenzionale de-sovranizzazione degli Stati nazionali.

    Perciò, o si è capito cosa sostengono tutti questi federalisti, ispiratori e anzi spesso direttamente fondatori de L€uropa, e perché (cioè con quali obiettivi socio-economici) o no.
    Se ci ispira esplicitamente a loro (magari per inerzia e "sentito dire"), ci si dovrebbe chiedere perché mai essere contro la moneta unica.
    Abbattere l'euro per realizzare il "federalismo" è esattamente la tecnica di tessitura di Penelope (un controsenso che valeva per non dover "scegliere" fino a tempi più propizi, se rammenti l'Odissea)...

    E ciò è stato detto qui, e (specialmente) non solo qui, ma anche in molti "tentativi" con "perseveranza, generosità e fiducia". Anzi, con una specifica volontà di "non mettere in difficoltà".

    Rimane il fatto che, fenomenologicamente, cioè nell'effettiva prassi politica, non puoi combattere una costruzione einaudian-haekiana abbracciandone il principale elemento politico-istituzionale.

    Questa contraddizione è molto, molto, pratica e riverbera i suoi effetti su inevitabili scelte dell'indirizzo politico: solo il suo superamento può differenziare un partito neo-liberista (cioè, oggi, TUTTI, come ti rendo conto che sia, e tutti rappresentativi degli interessi delle elites) da un "partito di massa". Quindi elettoralmente capace di attirare il consenso maggioritario nella società.

    Partito di massa, infatti, è quello che offre rappresentanza e speranza alla preponderante "non elite" ed è, perciò, democraticamente orientato all'autodeterminazione di un popolo (correttamente intesa), cioè sovrano e pluriclasse.
    Come vorrebbe la nostra Costituzione.

    http://orizzonte48.blogspot.it/2017/09/timo-catalunyaet-dona-ferentes.html?showComment=1506150009255#c2505947858613242230

    certo lo ammetto, non sono stato diplomatico……
    ma sai sono quelle persone che….. “grazie Presidente per tutto quello che fa”… “grazie di esistere”
    e poi non leggono un cazzo…. e guarda a caso cono quelli che vogliono uscire dall’euro ma….

    “Che poi tra "i nostri" (?) ci sia un branco di cretini ideologicamente antisocialista, quindi lontano dallo spirito della Costituzione che è ciò che ha unito e unisce gli Italiani, è risaputo ed è stato segnalato.

    Vedi, chi non si rifà coscientemente alla Costituzione, potrà essere parte del gregge sovranista e noeuro, ma non potrà mai essere democratico. Ossia rimarrà de facto collaborazionista ed eurista.”

    http://orizzonte48.blogspot.it/2017/09/schmitt-gramsci-e-laufhebung-impossibile.html?showComment=1504432009052#c6382559275288397887

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    1. Beh, questo ti porta ad una scelta: o continui ad attribuire importanza a twitter, ed allora non è che non sei diplomatico; non sai scegliere il timing della comunicazione (attaccare a testa bassa interlocutori che SAI che non la pensano come te in un momento di alta eccitazione emotiva, non porta a null'altro che a incattivire il dialogo). Oppure, a twitter non gli dai eccessiva importanza - perché sostanzialmente uno sfogatoio di insoddisfazioni (con invarianza delle posizioni assunte), ed allora perdi comunque il tuo tempo.

      Acuire una polemica, diffondendo la risposta rivolta alle osservazioni fatte in questa sede da Chiara Pedron, è una scelta personale: "personalmente" non ho ritenuto di farla.
      Eppure quella risposta l'avevo scritta. Ma era "questo" dibattito; in "questa" sede...

      Non è che mi preoccupi che non sia diffuso e, soprattutto, condiviso al di fuori di qui. Sarebbe, irrealisticamente, pretendere troppo dalle risorse "culturali" e dal clima "pop" che, invece, sempre in questa sede, si ritengono un ostacolo insormontabile, dati i rapporti di forza economici e mediatici.

      Non ti pare che, sempre "da" questa sede, si dovrebbe evitare una contraddizione "metodologica" e anche di contenuto?
      Oltretutto, quelli che ti hanno attaccato non sono gli stessi che mi facevano gli auguri (non me li avrebbero fatti neanche "prima"). Stanne certo...

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    2. Guarda, Luca: se sei stato politicamente scorretto, non sei stato diplomatico e hai preso di petto un gr.. branco di menti ele.... elette, senza esserti preparato "via di fuga" e solo perché ti "andava così"... bè, hai tutta la mia simpatia.

      In politica non funziona, ma nella vita sì: "meglio soli che mal accompagnati".

      E, se la cattiva compagnia è femmina... almeno che sia una "interessante" cattiva compagnia.

      Comunque, leggendo i tuoi interventi ho capito cosa intendeva Borges col fatto che "la cultura è un insieme di citazioni"... caro, Luca... se cultura e coscienza hanno una relazione... Bè, goditi la meritata solitudine dei "numeri primi". :-)

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    3. Ma Luca non è in solitudine: ha una casa. Ed è qui.
      Il problema è (stato) che ci è arrivato attraverso quel medium, in cui ha fatto un'enorme e meritoria opera di divulgazione. Ma che rimane, sotto molti aspetti, "intossicante" (lo dico per esperienza diretta).

      Quello che cercavo di dirgli è che non si può pensare che quella sede sia rilevante (ad es; il traffico di gran lunga maggiore del blog proviene ormai da Facebook, tanto per saperlo).
      Tantomeno lo è in termini di dibattito "politico", che non è, peraltro, proprio di questa sede.

      A Chiara è stata data una risposta perché ha posto in modo cortese delle questioni: avrai notato che ero restio a risponderle nel "merito" da lei impostato.

      Nel suo intervento, in effetti, c'era una sorta di prosecuzione dell'ottica traslata da twitter, che non è quella adottata nei commenti sul blog. E infatti gliel'ho detto.

      L'errore di fondo, probabilmente, è mio: ma senza twitter non avrei "incontrato" Luca.
      Che, peraltro, rimane un caso unico di processo "inverso", finora, a conferma della peculiarità "sfogatoistica" e della invarianza del medium...

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    4. Si è così…. e lei Presidente lo sa che per me (e non solo per me) la priorità è questa:

      “E in sostanza, si ha la clamorosa conferma che la sovranità è un concetto equivoco, se non ingannevole, se ci affidiamo alle generalizzazioni mediatiche e perdiamo di vista la nostra Costituzione e 150 anni di conflitto sociale che la precedettero: la "democrazia liberale", alla fine, è inevitabilmente tendente all'idraulica. Sovrana o meno che sia.
      Questioni di gerarchia nella politica internazionale non interessano le masse dei disoccupati ma scaldano i cuori di qualche oligarchia-aristocrazia "nazionale".
      La solidarietà internazionale tra popoli, come insegnano Basso e Rosa Luxemburg, è concepibile solo tra Stati sovrani che siano democrazie sociali; altrimenti, si ha inevitabile competizione per una posizione gerarchica nella comunità internazionale e soprattutto economica.
      L'Italia, anche se non è quasi più consentito dirlo - in un crescendo di neo-autoritarismo realizzato per via mediatica-, è una democrazia "sociale", non una democrazia "liberale": la nostra Costituzione lo afferma con chiarezza.
      La democrazia sociale è un di più, perché tutela anche i diritti di libertà, ricomprendendo in sè le garanzie apprestate dalle carte liberali. Chi vi parla dell'Italia come democrazia liberale, lo fa per affermare la soppressione del "di più", in termini di democrazia, che è sancito dalla nostra Costituzione, cioè dei diritti sociali.
      Ma por fine a questo autolesionismo in danno del popolo sovrano, cioè di quella globalità di interessi differenziati che la Costituzione intende armonizzare, dipende da noi e solo da noi...”

      http://orizzonte48.blogspot.com/2016/06/uk-italia-e-la-sovranita-la-sua-ragion.html?spref=tw

      comunque grazie a tutti (Bazaar, Luca e 48)

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    5. Ma credi che non lo sappia? La tua comprensione e dedizione sono fuori questione.

      Solo mi chiedo cosa accadrebbe se questo blog fosse costretto a chiudere ("molti nemici molto onore", non credo che debba necessariamente coincidere con "tutti nemici molta imprevidenza" della intolleranza e della violenza, quantomeno psicologica, di questo momento storico-sociale. Tanto più che è un effetto, di "incultura" programmatica, da mettere in conto in base alle analisi di questo stesso blog).

      Dovrò trovare un altro nick e tentare di commentare sul blog che farete voi? In fondo sarebbe un sollievo (mantenere un blog è una faticaccia non una gratificazione) :-)

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    6. Ha ragione devo stare più attento… e non cadere nelle trappole di chi provoca....

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    7. Oh! non ti mortificare: l'hai già detto :-)
      Era solo per dire che accettare battaglia quando un nemico soverchiante di numero ha scelto pure il SUO campo, non è strategico.
      La lezione è sempre quella: inutile richiamarsi alla solidarietà di "altri" che sono interessati soltanto a prendere, da questo blog, quanto gli "serve" (senza neppure mettere un link) e a scartare il resto...

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    8. MEssa così, mi pare che chiuda il triste argomento senza dover colpevolizzare nessuno...

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  3. LA COSC(i)ENZA

    Eh, si .. eh, già .. eh, su ..eh giù

    e si torna a quella di Zeno - rappresentata da 'n altro italiota - il colui che è supino, malato, inetto a cercar guarignone del suo “mal d'essere” in pratiche e stregonerie che aggravano nella “sua” malattia.

    Suvvia, E-MANCIPATIO .. 'na cura, ovvero la “curazione”, è già lì bella che scritta bella, chiara, sintetica, comprendibile.

    'Nun serve neppure un “pietro” - il Micha – a dar fuoco alle polveri .. basta darle uno SCETTRO.

    Tiremm innanz!!

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  4. mi creda.... lo scopo non era quello di “attaccare” Chiara (che anzi mi sembra una delle persone più ragionevoli)

    io volevo ribadire solo questo (ma per tutti): il federalismo è liberismo.

    Cioè voglio dire…. come sa ho passato gran parte del mio tempo su twitter per divulgare grazie a lei i pensieri di Hayek, Einaudi etc etc.

    Ma forse ha ragione lei…. non so scegliere il timing della comunicazione.

    Devo imparare a ignorare chi cerca di provocarmi.

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    1. A Pasqua, dopo aver fatto una mia personale analisi SWOT, ho deciso sia di non entrare in twitter che di cancellarmi da FB.

      Non me ne sono pentito.

      Siamo in una guerra di logoramento che presumibilmente durera' per sempre e non e' necessario convincere tutti e subito per ottenere risultati politici.

      Credo che questo sia il significato di 'scegliere il timing della comunicazione'.

      Le contraddizioni interne dei liberisti li logorano piu' degli scontri dialettici e, come nel judo, bisogna sfruttare l'impeto dell'avversario per cercare di metterlo fuori combattimento.

      Per dire, Putin e' un amante/praticante anche del judo.

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  5. Io invece mi assegnerò una ricerca: voglio studiare la storia vinicola Portogallo e capire che fine hanno fatto le proprietà (statali e/o private) delle condizioni oggettive di produzione del vino. Sai com'è dai Principi di Ricardo e manuali pareva un affare...relativo allo scambio e basta. Però un esiliato a Londra s'è 'scapocciato' per dire che la sopravvivenza di un capitale consiste nella sua espansione...certo il numero di scambi delle merci è fondamentale...ma è funzionale alla (continua ri-) trasformazione del lavoro non pagato in altro 'capitale' che può indicare, nelle nostre categorie contabili, degli IDE per cui io 'britannico' ti dimostro che la teoria dei costi comparati di permetterá col tuo vino di campare tranquillo e soddisfare e sfamare col mio grano tutto il tuo popolo.

    Il termine scambio mette tranquillitá. A ben vedere, almeno con riferimento alle mie letture, non è una categoria eterna(a differenza di 'lavoro' e 'forza produttiva' e precedente a 'proprietá' e 'diritto') anzi, giá secondo il nostro amico-compagno'distributivista' (nel suo 'contratto') ne individua, nel suo 'presentarsi' e nel suo sviluppo, un momento gravido di criticitá.
    L'estinzione dello scambio seguirebbe (se mai sará...) proprio all'affermazione del 'piano cosciente'. Ma che importa, il marginalismo se ne è fregato altamente di distinguere il prodotto dallo scambio (sua forma) e ti narra la Carta del lavoro di Bottai nella scatola di Edgworth. Non ne esci. Proprio in uno dei saggi in appendice al bignamino di Sweezy, mi rimase impressa la domanda (in straordinaria mala fede) di Pareto sul perché i muli (o altri animali, non ricordo) non producano plusvalore.
    Coerenza: nega la libertà formale contrattuale del lavoratore (diciamo pure 'eguaglianza formale') che, quindi, sarebbe un elemento del 'capitale costante'. Giá nella 'questione ebraica' l'importanza dell'eguaglianza giuridica formale (democrazia borghese) ex dichiarazione 1789 era considerata la migliore condizione di sviluppo economico ecc...ma Pareto è Pareto. Ci pensavo quando leggevo i commenti di Bazaar alle citazioni precedentemente fatte...prometto che in seguito sarò sempre pertinente al post...
    Cmq post ricchissimo...grazie come sempre.

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  6. Nel senso...il fine dello scambio è proprietario/espropriativo (IDE mea mors tua)

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  7. *distinguere il prodotto dalla merce; il 'contratto' è quello di Rousseau.
    (sì..devo riposarmi)

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    1. Comunque credo si faccia bene a "ravanare" nelle riflessione marxiane: la sua critica all'economia politica è ad un "metalivello" che porta a delle considerazioni quanto meno "affascinanti".

      Il "feticismo" nasce proprio da questo attributo "esogeno" dei prodotti che diventano "merci": il "valore".

      Un attributo che non è come il colore, la forma, ecc.

      Marx usa l'aggettivo "extrasensoriale", nel senso di "oggettività spettrale".

      L'essere umano viene sfruttato - parassitato - da questo "processo", dallo "scambio" ne "l'economia di mercato".

      In determinati contesti sociali, il prodotto acquista automaticamente la forma di "merce", ossia acquista "valore" ed automaticamente segue delle proprie leggi oggettive a cui gli esseri umani devono sottostare. Come si diceva, proprio come nel dominio delle religione, le cose "acquistano vita propria".

      « Chiamo Feticismo ciò che si innesta nei prodotti del lavoro, nel momento in cui son prodotti come merci, ed è quindi inseparabile dalla produzione di merci. (Il Capitale, 1:165) »

      « Il valore delle merci è un'espressione di una preponderante interazione sociale che non può essere controllata da individui. In una società di produttori di merci, le persone (tutte!) sono sotto il controllo delle cose, e le relazioni decisive di dominio non sono personali, ma "oggettive" (sachlich). Questa impersonale, oggettiva dominazione, soggezione a “necessità intrinseche,” non esiste perché le cose stesse posseggano caratteristiche che generano questo tipo di dominazione, o perché l'attività sociale necessiti questa mediazione tra cose, ma solamente perché le persone si approcciano alle cose in un modo particolare — come merci.
      Le persone non sono coscienti di questo comportamento. È invisibile.
      »

      « Il Feticismo non è limitato alle merci. È anche inerente alla moneta. La moneta è una manifestazione indipendente di valore che possiede la forma di valore: questa esiste nella forma di equivalente generale; tutte le altre merci no. La merce speciale (o pezzo di carta speciale) che funziona come moneta, può solamente funzionare perché tutte le altre merci si rapportano a questa come moneta. Comunque, la forma moneta appare essere una “proprietà socio-naturale” di questa merce.

      Ciò che appare accadere non è che una particolare merce diventa denaro perché tutte le altre merci esprimono il proprio valore in quel modo, ma, al contrario, accade che tutte le altre merci esprimono universalmente il loro valore con una particolare merce, poiché questa è denaro. Il movimento per mezzo del quale questo processo è stato mediato scompare nel proprio risultato, non lasciando alcuna traccia dietro.
      »

      Capito perché i liberisti insistono a trattare la moneta non come "istituzione" ma come merce?

      Una lettura ad un "metalivello" superiore della Circular Hazard.

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    2. « La "assurdità" [Verriicktheit\ (Il Capitale, 1:169) di questa cosificazione dei rapporti sociali aumenta nel caso della moneta. Se i prodotti del lavoro sono trasformati in merci, questi acquisiscono valore-oggettività in aggiunta alla loro oggettività fisica appena utilizzano il valore. Questo valore-oggettività,
      come illustrato sopra, è una "oggettività spettrale" apparentemente proprio come è oggettivo l'utilizzo del valore ma, ciò nonostante, non tangibile o visibile nell'oggetto individuale. Ma la moneta ora conta come una manifestazione indipendente di valore. Mentre le merci sono oggetti utili che in aggiunta possiedono uno stato oggettivo di aventi valore, la moneta è direttamente una "cosa di valore
      (Wertding). »

      Stando con Marx:

      « È come se, in aggiunta a leoni, tigri, lepri e tutti gli altri animali realmente esistenti che insieme costituiscono le varie famiglie, specie, sosttospecie, ecc. del regno animale, l'animale "animale" pure esistesse, l'incarnazione individuale dell'intero regno animale. (MEGA 11.5:37) »

      Insomma, la categoria astratta è posta al medesimo livello degli elementi individuali dalla quale la categoria astratta è derivata.

      « La moneta è l'esistenza reale di questa assurdità. »

      Usando le categorie di Heidegger, potremmo ipotizzare che nell'economia di mercato - nel capitalismo - non ci sia più distinzione tra ontico e ontologico, tra oggetto sensibile ed ipostasi.

      La "filosofia dei valori" può essere considerata un modo di pensare prodotto dal modo di produzione? ossia un prodotto del Feticismo? Le categorie del capitalismo sono prodotto di una qualche "Cabala"?

      L'economia di mercato come raffinatissimo meccanismo "extra-sensoriale" volto allo sfruttamento dell'umanità?


      Per capire a questo "metalivello" Malthus, aggiungiamo:

      « Un parassita che termina la vita riproduttiva del suo ospite libera teoricamente una frazione significativa delle risorse energetiche dell'ospite che ora possono essere utilizzate a beneficio del parassita. Lafferty sottolinea che l'intatta frazione di energia dell'ospite spesa per la riproduzione include non solo gonadi e gameti, ma anche caratteristiche sessuali secondarie, come il comportamento per la ricerca del compagno, concorrenza e cura per i figli.

      La pressione evolutiva dei parassiti castratori su una potenziale popolazione ospitante è in direzione della ***resistenza*** all'infezione piuttosto che al recupero post-infezione. Una volta che la fertilità è stata persa o ridotta, l'ospite ottiene un vantaggio evolutivo molto minore sopravvivendo al parassita di quanto non lo avrebbe evitandolo [4].

      Una volta che la capacità riproduttiva dell'ospite è persa, eventuali cambiamenti futuri nel comportamento dell'ospite non possono direttamente beneficiare l'idoneità riproduttiva dell'ospite, ma possono beneficiare quella dei parassiti. Sono stati descritti diversi casi in cui l'infezione con un parassita castratore induce l'ospite a cambiare il proprio comportamento in modo che ne benefici il parassita.
      »

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    3. Beh.."L'evoluzione biologica del parassita" letto in chiave politica...è un bel 'colpetto' di genio. Comen ti vengono...:)

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  8. Che meraviglia i tuoi interventi...a questo punto aggiungerei, richiamata la 'coscienza' da te, Orizzonte e Luca sant e poi il 'valore' che
    la 'coscienza', come la terra (senza l'intervento' umano), non 'contenendo' lavoro, non ha, marxianamemte, alcun valore, ma HA UN PREZZO ed è (qui 'Maimone con Screpanti' quando parlava di mercato delle coscienze) MERCIFICABILE. III Capitolo Libro I se non erro. Che capolavoro...

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  9. La coscienza (e la natura nuda..non hanno alcun valore...ma hanno un prezzo (una forma monetaria) per vendersi.

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