venerdì 11 maggio 2018

NON C'E' DA ESSERE NE' OTTIMISTI NE' PESSIMISTI: C'E' SOLO DA VINCERE. IN NOME DELLA SOVRANITA' DEMOCRATICA DEL LAVORO


(Certo: è la solita TRAPPOLA PER SCIMMIE)

Francamente non si capisce nulla: dimostrazione che la Storia non è scritta ed il Politico vive e lotta con noi... contro il Tecnico.

E non mi riferisco esclusivamente a questo campo di battaglia che è il nostro Paese.

Non c'è da essere né ottimisti né pessimisti: c'è solo da vincere.




  1. Diciamo che quello che sta succedendo in Italia, come Bannon ha indicato non casualmente, è un indicatore che anticipa (almeno questa volta, che peraltro non è la prima), una dinamica in corso in gran parte del mondo occidentale.

    Il primo elemento che ci consentirà di capire non sarà tanto il "contratto di governo" (sarebbe un'assoluta ingenuità attribuirgli un contenuto idoneo a reggere alla prova dei fatti e degli effettivi meccanismi decisionali), quanto la composizione del governo nei suoi vari livelli.

    Il secondo, e connesso, elemento di comprensione sarà, a distanza di qualche mese, la funzionalità operativa di quest'ultimo; tanto minore quanto più la sua composizione sarà stata influenzata sia dall'interferenza delle forze del "governo sottobanco" (v. p.4), sia dalla carenza e/o dalla disomogeneità delle competenze presenti in tale composizione.

    E tutto questo non è un'ovvietà. Mi pare che il caso Trump (mutatis mutandis) dimostri ampiamente la delicatezza di questi aspetti.
    La forza di reazione dello spaghetti Deep State sarà direttamente proporzionale alla "imprevidenza" delle sue linee di esplicazione: quello che tenterà di fare è, già oggi, ampiamente scontato. E peraltro prevenibile, dispondendosi di una conoscenza adeguata delle trappole, ben visibili, disseminate lungo il percorso

    E sempre che sia la sovranità il punto pregiudiziale e fondamentale che si intende risolvere (punto nevralgico che è fra quelli per cui ben poco "si capisce", come dice Bazaar). Tanto più che la sovranità popolare viene considerata un concetto alieno e praticamente irrilevante (v. video sottostante) o eversivo.


    Ma per vedere la scansione di questa reazione in tutta la sua prevedibilità occorre una coscienza (della struttura: nei suoi centri decisionali complessivi e nei suoi organigrammi) che attualmente è una merce rara e, allo stato, sottovalutata...

    P.S: l'art.1 della Costituzione è talmente caratterizzante del resto delle sue disposizioni che non solo disciplina la forma repubblicana ma la connette inscindibilmente all'appartenenza al popolo della sovranità.
    Tanto che l'art. 139 della Costituzione, nel dire che la forma repubblicana non è oggetto di revisione, si riferisce anzitutto alla sovranità popolare, poiché un Repubblica è democratica in quanto sia sovrano il popolo (e non un Re, per grazia divina, o un autocrate per via dell'appoggio delle oligarchie capitaliste).
    D'altra parte, ove vi fosse una minima residua cultura costituzionale, sarebbe del pari evidente che la sovranità popolare null'altro è che sovranità democratica del lavoro. Non dei rentier.
    Questa sovranità, naturalmente, riflessa necessariamente sul complesso delle disposizioni costituzionali fondamentali inderogabili (volte a renderla effettiva), in quanto caratterizzanti la forma repubblicana nei modi precisati da Mortati, è un potere che giustifica la stessa organizzazione della Repubblica e gli istituti di partecipazione popolare, cioè del mondo del lavoro, alla formazione dell'indirizzo politico; che rimane pur sempre non liberamente determinabile dalle forze politiche, ma soggetto all'attuazione del modello costituzionale di democrazia necessitata.

    Per un chiarimento rivolto ai più...pigri (ma soprattutto considerata la diffusa ignoranza degli influencers più presenti sui media mainstream) riporto le parole di Mortati dedicate alla definizione dei limiti invalicabili posti dalle norme costituzionali contro ogni interferenza esterna (al popolo sovrano), e contro ogni modificazione da parte di qualunque trattato, che intenda porre in pericolo la sovranità popolare della Repubblica fondata sul lavoro (pensate è un post del 2012 e oggi si rivela sempre più attuale): 
    "Passando all'esame dei limiti (di questa prevalenza ndr)...è da ritenere che essi debbano ritrovarsi in tutti i principi fondamentali, sia organizzativi che materiali, o scritti o impliciti, della costituzione: sicchè la sottrazione dell'esercizio di alcune competenze costituzionalmente spettanti al parlamento, al governo, alla giurisdizione,...dev'essere tale da non indurre alterazioni del nostro stato come stato di diritto democratico e sociale (il che renderebbe fortemente dubbia la stessa ratificabilità del trattato di Maastricht e poi di Lisbona, ndr).
    Non è possibile distinguere, fra le disposizioni costituzionali, quelle che riguardino i diritti e i doveri dei cittadini e le altre attinenti all'organizzazione, poichè vi è tutta una serie di diritti rispetto a cui le norme organizzative si presentano come strumentali alla loro tutela (rappresentatività delle assembleee legiferanti; precostituzione del giudice, organizzazione della giurisdizione tale da assicurare la pienezza del diritto di difesa ecc.).
    Pertanto il trasferimento di competenze dagli organi interni a quelli comunitari in tanto deve ritenersi ammissibile in quanto appaia sussistente, non già un'identità di struttura tra gli uni e gli altri, ma il loro sostanziale informarsi ad analoghi criteri in modo che risultino soddisfatte le esigenze caratterizzanti il nostro tipo di stato".

41 commenti:

  1. Penso anche io che c'è solo da vincere per il ripristino della legalità sostanziale sancita dalla carta.

    Leggo e sento intorno a me (tramite discussioni personali) di molti che invocano un filtro presidenziale nella composizione del futuro esecutivo, citando l'articolo 92 della Costituzione come fondamento di una sorta di 'potere di veto', unito al precedente (infelice, unico, e frutto di un PdR ultraliberista, guardacaso), di Einaudi, che diede l'incarico a Pella senza nemmeno effettuare le consultazioni.
    Nel mio piccolo, io credo che l'art. 92 vada quanto meno letto alla luce degli artt. 89 e 90: come un soggetto politicamente irresponsabile possa essere politicamente proattivo nel concordare la composizione dell'esecutivo, onestamente, mi pare di difficile comprensione. Posso capire una legittima interlocuzione, ma un 'potere di veto' di fronte a una maggioranza che esprime una composizione di un governo mi pare onestamente troppo. A quel punto, gli bastava procedere come fece Einaudi: perché non lo ha fatto? Lo stesso governo Pella durò molto poco, ottenne la fiducia solo abbinandola ai provvedimenti di bilancio, per poi essere quasi subito costretto alle dimissioni.

    In ogni caso, penso che avremo un esecutivo comunque frutto di un compromesso, che non rinnegherà integralmente i principi europei (non vuole farlo il partito di maggioranza relativa, e la lega non può imporglielo, pena la crisi di governo). Dall'altro lato, la presenza della lega potrebbe quanto meno produrre, però, un ruolo europeo meno prono ai diktat franco-tedeschi. Staremo a vedere.....

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    1. Concordo Lorenzo: per questo, ribadisco, è importante la composizione del governo e la sua omogeneità di competenze (e intesa nel senso che non sia solo curriculare), almeno nei dicasteri chiave.
      Il movimento, infatti, insiste sulla prospettiva dello sforamento del deficit solo in via di "ncessità" e previa discussione nelle "sedi internazionali".

      Ciò già depone in senso negativo, rispetto al valore attribuito al "vincolo costituzionale" ed all'applicazione dei controlimiti in una situazione di loro violazione ormai massimamente aggravatasi: ma certamente, per negoziare occorre essere buoni "avvocati" dei propri interessi nazionali, di fronte a controparti in attitudine sfavorevole tanto preconcetta quanto in malafede (sulle proprie vistose magagne nel rispetto dei trattati: e ci includo la Commissione).

      Di Varoufakis ne è bastato uno; per tutta l'€uropa e per sempre...

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    2. Questa interpretazione “neodualistica” dell’art. 92 è un’altra delle “curiosità” del nostro tempo.

      A quanto pare si vuole tornare indietro pure rispetto a Weimar, dove “si è cominciato con il limitare alla sola investitura formale della nomina l’intervento del capo dello Stato nell’assunzione dei ministri, superando lo stadio caratteristico degli ordinamenti a base dualistica, che sancivano la duplice responsabilità dei ministri stessi di fronte al capo dello. Stato ed al parlamento, e viceversa si è condizionato il mantenimento in carica dei ministri al voto di fiducia della camera.” (C. Mortati, La Costituzione di Weimar, Sansoni, Firenze, 1946, pagg. 24-5).

      E a scrivere la Costituzione del ’19 c’erano anche non pochi nostalgici del Keiser.

      Per quanto riguarda l’art. 92, ovviamente: “Dal sistema può poi argomentarsi l’esclusione del presidente da ogni potere deliberante: […] c) per gli atti di nomina dei ministri proposti dal presidente del consiglio, a tenore dell’art. 92 cost.” (C. Mortati, Istituzioni di diritto pubblico, vol. II, CEDAM, Padova, 1976, pag. 655).

      A rischio di riuscire noiosi.

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    3. Tutt'altro che noioso, caro Arturo.
      La facilità con cui si "redistribuiscono" - accentradole in una figura estranea alla sfera della sequenza elettorato-forze maggioritarie rappresentate in parlamento- le più delicate prerogative e funzioni di ordine costituzionale, contro ogni interpretazione letterale e sistematica seguita per decenni, DOVREBBE FARCI PAURA.

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    4. Tra l’altro, guardando bene, mi pare che anche i precedenti invocati siano molto dubbi: Mattarella non dice esplicitamente, ma lascia intendere, che in occasione del governo Pella Einaudi rivendicò, con una famosa “nota”, un qualche ruolo nella scelta dei ministri (certo così il discorso è stato interpretato dai media e di questo abbiamo parlato).

      Ma i fatti andarono in modo ben diverso: “pochi mesi dopo [la fiducia a Pella], in seguito alla decisione di procedere a un rimpasto, il direttivo del gruppo parlamentare democristiano poneva un veto all’ingresso dell’on. Salvatore Aldisio all’agricoltura. Di fronte a questa posizione, Pella il 5 gennaio 1954 si dimetteva. Il 12 gennaio Einaudi convocava i capigruppo democristiani alla Camera Moro e al Senato Ceschi per leggere loro una nota che «non richiedeva risposta» e suonava piuttosto dura. Il veto da parte di un gruppo parlamentare di partito su un nome indicato dal presidente del Consiglio costituiva un episodio «non mai osservato da quando esiste lo stato repubblicano; e forse non mai accaduto dopo la proclamazione dello statuto albertino ». Il veto aveva infatti limitato la facoltà del presidente del Consiglio di effettuare la scelta dei nominativi dei ministri per proporne la nomina al capo dello Stato. Subire il veto non si poteva, pena la creazione di un grave precedente nella prassi costituzionale. Einaudi dunque reincaricò Pella, al quale non restò altro che rinunciare definitivamente.” (R. Faucci, Einaudi, UTET, Torino, 1986, pag. 399).

      Perché Einaudi difendesse le prerogative di Pella, non è difficile da capire, dato il profilo del personaggio; la sostanza del (presunto) precedente tuttavia resta.

      Ovvero, come osserva anche Faucci (ibid., pag. 400): “Nella vicenda Pella-Aldisio Einaudi si era battuto per tutelare le prerogative del presidente del Consiglio”, non per rivendicare un suo ruolo nella composizione del governo.

      Quindi, spiacenti, ma non basta nemmeno Einaudi.

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    5. Non vorrei mancare di scarso approfondimento (specialmente col mio filologo multidisciplinare maximus), ma mi pare che il "precedente" invocato da Mattarella fosse riferito alla fase della iniziale investitura (promossa motu proprio dal Colle) e della conseguente fiducia: una tormentata vicenda estiva, che si verificò in pieno agosto del 1953, (col voto decisivo dei monarchici, ma non del MSI).
      Il governo "del presidente" (precedente comunque rimasto molto a lungo isolato) era definito, peraltro, di transizione, e, guarda caso, doveva servire ad approvare la legge di bilancio.

      Poi però, in effetti, tale governo perì sotto i colpi della vicenda del rimpasto.

      E la tutela delle prerogative del presidente del consiglio, evidentemente, celava la...autotutela della legittimazione del CdS stesso (quindi interessato in prima persona a non vedere smentita la sua potestà sostanzialmente "commissariale" rispetto al parlamento) ad individuare l'originario incaricato (che, caso unico, accettò infatti "senza riserva"). prescindendo dall'indicazione di una maggioranza parlamentare.

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    6. Figurati, sto cercando di mettere insieme i pezzi. :-)

      Mattarella parla certo prima di tutto dell'investitura iniziale, dicendo che il Presidente "non ritenne di avvalersi delle indicazioni espresse dal principale gruppo parlamentare": la DC gli aveva indicato un altro nome che lui ignorò? A me non risulta: mi pare piuttosto che approfittò di una situazione di paralisi e incertezza.

      Einaudi assegnò un primo mandato esplorativo a De Gasperi, che non ottenne i voti in Parlamento; si rivolse quindi a Piccioni, che il 12 luglio rifiutò; il giorno dopo diede l’incarico a Pella (ricavo le notizie da Faucci, op. cit., pag. 399).
      Quel che conta è il contesto, cioè appunto la crisi del centrismo. Craveri, nella sua biografia di De Gasperi (De Gasperi, Il Mulino, Bologna, 2006, pag. 616), lo descrive come “un vuoto politico di idee e direttive”: è quel che consente un’espansione “a fisarmonica”, come si dice, del ruolo del CdS. Non è certo una situazione analoga a quella attuale.
      C’è poi la nota del gennaio '54 relativa al "tema della scelta dei ministri". E’ vero che Einaudi tutelava indirettamente la propria scelta, ma il rimpasto, e in particolare la sostituzione di Salomone con Aldisio, era stata un’iniziativa di Pella, che rispondeva “ad una richiesta pressante della Confagricoltura” (ibid., pag. 623).

      E’ una vicenda in qualche modo analoga a quella di un Presidente che volesse muoversi in autonomia rispetto a partiti forniti di una solida maggioranza e in grado di esprimere direttive e nomi condivisi?

      A me non pare proprio.

      (Comunque questo discorso di Dogliani è veramente un capolavoro: c’è proprio tutto, dal buongoverno ai “mutilatini”).

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    7. Ecco: (e detto tra noi) siamo sicuri che oggi la maggioranza sia così solida, al di là dei (meri) numeri, e quindi quanto a direttive e, (più che rispetto ai nomi che dipendono moltissimo dagli obiettivi-direttive e non possono essere "purchessia"), alla convenienza attuale di spingere verso una soluzione comunque di suo pasticciata?

      In fondo siamo partiti da un "francamente non si capisce nulla": certo le intenzioni del CdS sono (ancora più) chiare.
      Ma assolutamente non nuove e dunque già tali da dover essere comunque messe in conto (a essere ragionevoli).
      Per il resto, continua a non capircisi granché...

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    8. Appena terminato di scriverti questa risposta, una "confermina" calda-calda, in cui mi sono subito dopo imbattuto
      https://www.huffingtonpost.it/2018/05/13/telefonata-senza-nome-di-maio-chiama-il-quirinale-ma-sul-premier-resta-la-casella-vuota_a_23433627/?utm_hp_ref=it-homepage

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  2. Su una cosa ai nostalgici devo dar loro ragione: i codardi e le canaglie in camicia nera morirono con più onore. Uno "spaghetti deep state" che, direi, vanta "periscopi mediatici" che lasciano interdetti.

    Naturalizzato statunitense: poi si legge la sezione "onorificenze" e si intuiscono un sacco di cose...


    (Tra l'altro, si sottolinea che l'art.11 ricalca l'art.1 nel parlare di LIMITI: anche la sovranità popolare è "limitata". Dalla Costituzione che è l'unico vero anti-sovrano. Inoltre, noto un elefantino nel corridoio: L'Italia è una repubblica democratica, quindi la sovranità del secondo comma è riferita a quella degli ITALIANI. "Naturalizzati" o meno...)

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  3. Buonasera Dott. Barra Caracciolo,
    Ascoltando il telegiornale de La7, in uno dei tanti servizi dedicati alla
    speculazione sui punti che dovrebbero entrare a fare parte del programma
    del governo "giallo-verde", la giornalista che ha preparato il
    servizio, dopo aver fatto riferimento alla questione delle coperture
    necessarie per colmare i vuoti che lascerebbero nel bilancio pubblico
    reddito di cittadinanza e flat tax, ha gravemente ammonito la platea di
    telespettatori ricordando che esiste una Costituzione e che al suo interno
    vi è l'art. 81 sul pareggio di bilancio.
    Premesso ciò e tralasciando la notoria discutibilità di entrambi i
    provvedimenti, è avvilente come i giornalisti non conoscano il contenuto
    dell'art. 1 (il video di Riotta a me fa sinceramente rabbrividire), che
    è fondamento della Repubblica e della società civile italiana, di cui loro
    dovrebbero essere imparziali informatori, mentre sanno benissimo del
    pareggio di bilancio e surretiziamente lo elevano a
    principio fondante e vincolante della politica di governo (come invece
    devono essere la tutela del lavoro e la piena occupazione, insanabilmente
    in contrasto con il pareggio di bilancio: ma questo non lo sanno).
    Ormai si ricorda l'esistenza della Costituzione solo quando serve agli interessi degli altri e solo per fare presente che "urge" cambiarla;
    come se fosse efficace solo nella disposizione di quell'articolo (81),
    sfrondata degli altri, sostituiti dal vincolo esterno.

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  4. … l’art. 11 stabilisce che È L’ITALIA, e non lo Stato, che consente in condizioni di parità con gli altri Stati alle limitazioni di sovranità necessarie. E poiché l’art. 1 riserva la sovranità al Popolo, consentire allo Stato di disporne le limitazioni avrebbe significato contraddire lo stesso incipit della Costituzione.

    Se è l’Italia (ma l’Italia in quanto Repubblica, come recita sempre l’art. 1), e non il Popolo, che può consentire alle limitazioni di sovranità, LO SI DEVE SEMPLICEMENTE AL FATTO CHE IL POPOLO NON HA UNA SOGGETTIVITÀ INTERNAZIONALE; ma quello che conta è che ciò che si sta limitando è sempre la sovranità del Popolo. I controlimiti allora non sono altro che la salvaguardia della sovranità popolare e, quindi, la sovranità popolare 1) può essere limitata, ma non ceduta; 2) poiché deve essere esercitata nelle forme e nei limiti della Costituzione, ai sensi dell’art. 1, sempre e solo in quelle forme e in quei limiti può essere logicamente limitata.

    Se dunque la Costituzione stabilisce limiti alla propria rivedibilità (art. 139), quei medesimi limiti debbono valere nei confronti della c.d. apertura internazionalistica della Repubblica
    ” [M. LUCIANI, I controlimiti, 7 aprile 2006].

    La Costituzione ha anche una sua coerenza logico-sistematica (oltre che sostanziale) dietro alla terminologia utilizzata. Ma questa coerenza non sembra interessare ai Riottosi espertologi di turno che, quindi, possono tranquillamente discettare di una Costituzione patafisica.

    Quanto ai veti ed ai paletti “antisovranisti” che potrebbe porre il PdR in favore di un consueto esecutivo €uropeista, riporto semplicemente quanto segue. Anche in questo caso, come suggerito da Quarantotto in un post recente, basta…leggere la Costituzione:

    …Secondo un’opinione estrema…l’incaricato conserverebbe la veste di un privato cittadino, e sarebbe quindi vincolabile dal Capo dello Stato, sia nella preparazione del programma di Governo, sia nella scelta dei vari ministri; ma questa tesi risulta infondata nelle sue conclusioni non meno che nel punto di partenza.

    Quanto al programma, la definizione di esso non compete, giuridicamente, né all’incaricato né al Capo dello Stato, bensì alle decisioni collegiali del Governo. Quanto alle nomine dei ministri, si tratta degli unici atti del Presidente della Repubblica, per i quali la Costituzione richieda espressamente una proposta del Presidente del Consiglio.

    Letteralmente, invero, la disposizione dell’art. 92 comma 2 parrebbe consentire che il Capo dello Stato eserciti in tal campo un potere di veto, esigendo che l’incaricato rinnovi, in tutto o in parte, le proprie designazioni.

    Contestualmente interpretata, viceversa, QUELLA NORMA NON PUÒ RICONOSCERE AL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, NONCHÉ L’INIZIATIVA DELLA SCELTA DEI MINISTRI, NEMMANO IL POTERE DI OPPORSI PER RAGIONI POLITICHE ALLE INDICAZIONI DELL’INCARICATO
    . (segue)

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  5. Anche in questa parte, infatti, l’art. 92 comma 2 si ricollega al principio che il Governo deve avere la fiducia delle Camere: IL CONSEGUIMENTO DI TALE FINALITÀ NON PUÒ ESSERE, DUNQUE, COMPROMESSO O RITARDATO DAL CAPO DELLO STATO, NEL TENTATIVO DI INFLUIRE SULLA COMPOSIZIONE DEL GOVERNO, CONTRAPPONENDOSI ALLA PERSONALITÀ CHE EGLI STESSO HA PRESCELTO; tanto più che questi ha svolto le previe trattative con le forze politiche in causa, ricavandone una serie di dati e di convincimenti…che il Capo dello Stato non è materialmente in grado di contestare.

    Nondimeno, sembra assai difficile – anche per la mancanza di ogni documentazione dei rapporti in esame – che l’Organo Presidente del Consiglio incaricato possa difendere le proprie competenze sollevando un conflitto di attribuzioni nei confronti del Presidente della Repubblica. Piuttosto, la garanzia va ricercata in fatto, cioè nell’appoggio dei partiti politici e dell’opinione pubblica: al limite, nel caso dell’opposizione insuprabile del Capo dello Stato, la divulgazione dei nominativi proposti dal Presidente del Consiglio, con l’approvazione della lista da parte delle forze politiche o dei gruppi parlamentari di maggioranza, potrebbe risolvere la controversia molto più rapidamente ed efficacemente che un ricorso alla Corte Costituzionale…
    ” [L. PALADIN, voce Governo italiano, in Enciclopedia del diritto, Milano, 1970, XIX, 686-687]. Il principio democratico è principio omnibus.

    Ognuno, se vuole, può formarsi un’idea di quello che sta accadendo ancora una volta nel nostro Paese

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    1. ...e che qualsiasi giurista dotato di ragionevolezza e preparazione (anche semplicemente "media") fa molta fatica a capire...

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    2. suvviq 48, possibile? Sono cose che a grandi linee so perfino io! Non sono in contraddizione con i manuali di diritto costituzionale dove le ho imparate (una è addirittura un'enciclopedia!!!). Ma io non faccio la giurista, semplicemente facevo concorsi.

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  6. Nell'ultimo post di Goofynomics il nostro senatore scrive: "...apro e chiudo una parentesi per ricordarvi che i giornalisti stanno parlando del nulla".

    Mi sembra quindi di intuire che gli attuali rapporti di forza non permettono al PdR di esporsi più di tanto con le sue condizionalità sulla scelta della lista dei ministri.

    Se i ministri chiave saranno quelli che auspichiamo si passerà sperabilmente dalla fase "rassicurazioni alla EU" alla fase "passata la festa, gabbato lu' santo".

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    1. E farebbero tempo due minuti la fine di Mattei, Heider e (manca poco) Farage

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    2. La lista degli assassini politici nella EU è molto, ma molto più lunga.

      Nel caso dell'Italia, in particolare, rammento che si è arrivati a colpire anche il vertice politico del maggiore partito atlantista (Aldo Moro).

      Tuttavia ciò che rende di norma appetibile l'omicidio come mezzo di risoluzione del conflitto politico sono due elementi:

      1) l'isolamento progressivo della vittima all'interno del suo stesso schieramento;

      2) la possibilità di evitare che l'assassinio venga da subito riconosciuto come omicidio politico.

      Purtroppo per il quarto partito (e per i loro alleati/pupari esteri) oggi manca sicuramente l'elemento n. 2; ciò comporta il rischio inevitabile che l'eventuale assassinio ottenga un risultato esattamente opposto a quello desiderato.

      Anche per l'elemento n. 1, se non passa almeno un anno dall'insediamento, è molto difficile 'isolare' la vittima designata dal gruppo dirigente (di cui è evidentemente espressione).

      Se in quell'anno poi accade pure che si riesce a prendere concreti provvedimenti 'populisti' ecco che la possibilità che sia soddisfatto il requisito n. 2 diventa ancora più remota.

      Quindi per impedire in tempi brevi l'avvio di politche 'populiste' non rimane altro che gettare definitivamente la maschera (colpo di stato), ma anche questa linea presenta i suoi rischi in ottica internazionale...

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    3. Dal commento precedente comprendo che molti non possono ricordare quello che avvenne nel 1980.

      Per i più giovani segnalo quindi che l'ultimo moroteo che tentò di continuare le politiche morotee, dopo l'uccisione di Moro, seppure su scala solo regionale (i.e. associazione del PCI locale al governo regionale siciliano), fu ucciso senza pietà.

      Piersanti Mattarella non si rese infatti conto di essere rimasto isolato all'interno della DC siciliana (e nazionale) e si rifiutò di ammettere perfino a se stesso che con la morte di Moro si era definitivamente chiusa un'epoca.

      Fu ucciso per mano di sicari della mafia (condannati con condanne definitive), ma le rivendicazioni iniziali dell'estrema destra più vicina ai servizi e le carte wiki recentemente divulgate di quegli anni (in cui compaiono i verbali delle trattative segrete USA coi vertici del PCI nazionale) lasciano supporre che vi furono anche mandanti esteri.

      https://it.wikipedia.org/wiki/Piersanti_Mattarella

      @ Marco Giannini: aver accennato ad un ipotetico omicidio politico di eventuali prossimi ministri 'populisti', in una congiuntura storica in cui il fratello sopravvissuto di Piersanti (cioè Sergio) si trova presumibilmente sulla stessa barricata dei discendenti politici degli antichi mandanti dell'assassinio del fratello, mi mette profondamente a disagio, sento un senso di insopportabile deja vu. Non potevi sapere, suppongo.

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    4. La penso come te su Aldo Moro...e sugli esteri...

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    5. Ma in verità gli esecutori materiali dell'omicidio non sono stati mai individuati. Falcone era certo che fossero stati i Nar. La vedova che aveva assistito era sicura di averne riconosciuto uno. Poi però nel processo (e morto Falcone) l'estrema destra sparì, la vedova (ma anche la cameriera di casa che aveva assistito all'agguato) non fu ritenuta attendibile e passò la spiegazione riduzionistica che era un semplice delitto di mafia, i cui esecutori, peraltro, ad oggi sono ignoti.

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    6. Grazie per la precisazione.
      La memoria spesso inganna.

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  7. detta sommessamente, credo che siamo a un passo dall'attentato alla Costituzione

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    1. Siamo già oltre. Ma finché O48 non scrive un pezzo per "prepararci" non possiamo difenderci e diffondere su cosa sta combinando Mattarella.
      Stanno già dicendo che il PDR nomina su proposta del "Premier" intendendolo che DECIDE il PDR e che il "Premier" è solo un consigliere!
      Peraltro bello lo slogan "Mattarella non farà da passacarte"....come se il rispetto del suo ruolo significasse "fare da passacarte" e il violare la Costituzione fosse la regola.

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  8. Gentilissimo Professore, secondo lei fino a che punto un Presidente della Repubblica può rifiutare al Presidente del Consiglio la nomina di ministri in quanto non graditi a paesi confinanti o influenti? Perche pare che questa sia l'attuale vexata quaestio politica. Cordiali Saluti

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    1. La risposta la trovi, nella sua sostanza giuridica, più sotto nella precisazione data a Duccio Tessadri.

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  9. Vecchia storia, quella dei rapporti di forza, o moral suasion come si dice quando li si vuole profumare, che vogliono farsi norma. Ma, di solito, quando la cosa diviene esplicita, è già un segno di debolezza.
    A Napolitano la cosa riuscì facile con il governo Renzi, di cui cambiò profondamente e senza incontrare particolari resistenze la lista dei ministri inizialmente presentatagli.
    La soluzione, coraggiosa politicamente e impeccabile democraticamente, nonché (se fatta con la giusta "professionalità") non troppo svilente per lo stesso PdR, potrebbe essere quella proposta da Paladin nella citazione di Francesco Maimone: far conoscere all'opinione pubblica i nomi dei ministri proposti.

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    1. Per la verità Paladin suggerisce un mezzo di tutela giuridico per eliminare l'incertezza di diritto, in assenza di presupposti univoci per adire la Corte costituzionale (da parte del "premier incaricato", la cui qualificazione come potere dello Stato è appunto dubbio).
      In sostanza, i gruppi parlamentari componenti la maggioranza che, a seguito delle trattative tra i rispettivi rappresentanti (secondo un'inevitabile prassi comunque costituzionalmente conforme) hanno elaborato una determinata lista di ministri (punto di equilibrio delle loro costituzionalmente autonome determinazioni), promuoverebbero un voto di approvazione della lista, in ciascuna camera, che anticiperebbe, in parte qua, la fiducia, quanto alla composizione del governo.

      Ciò neutrailizzerebbe eventuali obiezioni di "merito politico" del PdR(a rigore estranee alle sue attribuzioni legali), ponendolo di fronte o all'esaurimento dei suoi compiti "legali" (cioè l'agevolazione della formazione della maggioranza mediante l'accertamento di un'effettiva potenziale "fiducia") o alla prospettiva di sollevare un difficile conflitto contro il parlamento, - la cui volontà organica si forma mediante il voto della maggioranza (certamente in un caso dl genere)- proclamando con ciò, in assunto, un sostanziale mutamento della forma di governo.

      In altri termini, estremizzando le conseguenze della sollevazione di un tale conflitto, ove la Corte costituzionale (come, di questi tempi, sarebbe pure possibile) gli desse ragione, sarebbe ratificato extra ordinem (cioè senza ricorso alla procedura di revisione costituzionale), il passaggio da un regime parlamentare a un regime presidenziale...

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    2. E a proposito, le vicende molto concrete che stanno verificandosi in questi giorni, - e qui mi rivolgo ad Arturo- spiegano in modo eloquente le ragioni per cui suggerivo di introdurre la elezione del Capo dello Stato, ponendosi fine a uno di queti bugs che (a partire dall'episodio genetico dell'elezione di Einaudi e via a seguire), rendono sempre più lontana la piena applicazione della parte sostanziale (e non procedurale) della Costituzione

      http://orizzonte48.blogspot.com/2017/05/alla-ricerca-della-sovranita-perduta.html?showComment=1496075543942#c8873276907774499248
      http://orizzonte48.blogspot.com/2017/05/alla-ricerca-della-sovranita-perduta.html?showComment=1496083832390#c5146500834730602823

      Le cose sono veramente andate troppo oltre:
      http://torino.repubblica.it/cronaca/2018/05/12/news/torino_mattarella_a_dogliani_rende_omaggio_a_luigi_einaudi-196194784/

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    3. Ahimé, di tutti i luoghi possibili e immaginabili, scegliere di andare a celebrare la Costituzione in un cimitero - e su quale tomba - suona sinistramente eloquente.

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    4. il discorso di Dogliani resterà, credo, nella nostra storia istituzionale come il momento in cui il vincolo esterno ha gettato apertamente la maschera, per bocca del PdR in carica, addirittura. A questo punto spetta alle forze politiche prendere le difese della Costituzione traendo tutte le necessarie conseguenze da quanto accaduto oggi. Oppure tacere vilmente, e accettare il fatto che la Terza Repubblica, lungi dall'essere quella della piena applicazione della COstituzione del '48, sia in realtà quella della sua piena disapplicazione

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    5. E Riotta e la figuraccia sull'art. 1? Allibente.

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    6. @Quarantotto: sì, i fatti, notoriamente testardi, si sono gentilmente incaricati di chiarirmi il punto...

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  10. Il fatto che non ci sia una parte rilevante di élite a temperare il progetto di ingegneria sociale in atto, è eloquente.

    E mi riferisco, anche, alla compattezza con cui tutte le varie "massonerie" angloimperiali hanno puntellato l'illogico, l'abnorme e l'inumano. Chiunque abbia ricevuto un potere extra istituzionale ed extralegale ha supportato, e suppporta, l'abimonevole.

    Mai nella Storia è emerso prima con tale evidenza l'inettitudine della classe dominante e la patologia espressa della sua egemonia.

    Il naturalistico evoluzionismo classista sintetizzato in "darwinismo sociale" non solo mostra la sua infondatezza, ma addirittura la sua generalizzabile inversione.

    È la democrazia stessa una scelta necessitata.

    Le élite devono essere rappresentative, e devono rappresentare il meglio. Aristoi. Non il peggio.

    TINA (NCÈA)

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  11. Buonasera Presidente,oggi ho ascoltato il Presidente Mattarella parlare di Einaudi come punto di riferimento a cui si ispira per il proprio mandato asserendo che Einaudi riguardo l'art 92 della costituzione lo aveva inteso come un modo di intervenire direttamente sulla nomina del presidente del consiglio anche andando contro la proposta del partito di maggioranza relativa,non solo,Mattarella ha fatto cenno,NON CAUSALE,sul fatto che Einaudi avesse non avallato leggi di spesa senza adeguata copertura.
    Mi chiedo,STRANO che abbia preso ad esempio il CAMPIONE DEL LIBERISMO ITALIANO che durante i lavori della costituente fosse stato messo in minoranza proprio per quelle idee ANTITETICHE ai principi costituzionali.
    CITARE BASSO E CALAMANDREI NO EH? AH BE MA LORO NON SONO STATI PRESIDENTI...

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    1. Bisogna accettarlo: non solo non sono stati PdR, ma politicamente sono stati marginalizzati ancor prima che fosse promulgata la Costituzione.

      Questa è la dura realtà, storicamente consolidata, con cui dobbiamo necessariamente confrontarci.

      Nessuno può e VUOLE farci nulla. E il dissenso di una sparuta minoranza cosciente, meno che mai.

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    2. Se non sei un liberale sociopatico o un generale macellaio, la via o la piazza non te la dedicano.

      Se sei democratico devi essere stato almeno pubblicamente martirizzato - a memoria dei potenziali epigoni - e comunque devi essere intersezione con il viale intestato a qualche oppressore, all'incrocio periferico. Sì, quello che ogni mese, il sabato sera, vede aggiungere un nuovo mazzo di fiori nell'aiuola all'esterno della rotonda. A poche decine di centimetri da quel cartello che indica, tra il cemento e il nulla, la direzione verso il nuovo centro commerciale.

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  12. va bene tutto, Mattarella vuole condizionare il più possibile il nuovo governo...ma siamo sempre lì...i VOTI per un suo governo europeista...DOVE LI TROVA?
    andiamo avanti pure senza fiducia d'ora in poi?

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  13. OT - Intanto nella patria dell'imperialismo liberoscambista...

    https://russia-insider.com/en/skripals-will-most-likely-never-be-allowed-talk/ri23437

    Chissà se come nel precedente di Rudolph Hess costruiranno una prigione apposita (da demolire alla loro morte).

    https://en.wikipedia.org/wiki/Rudolf_Hess

    In fondo, mentre la colpa di Hess fu quella di conoscere i nomi dei referenti inglesi (lord e reali) favorevoli a firmare un trattato di pace con la Germania alla vigilia dell'operazione Barbarossa (aggressione nazista alla Russia), quella degli Skripal appare molto più lieve, sono solo sopravvissuti ad un tentativo di avvelenamento di stato di cui non possono conoscere i mandanti.

    Mi domando pure perchè nessuno abbia ancora avuto il coraggio di chiedere un decreto di 'habeas corpus' ad un qualche giudice del regno; UK è l'unico stato al mondo in cui ancora sopravvive questo istituto medioevale.

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  14. Che dire del comportamento che sta tenendo il presidente pro tempore della Repubblica che, offrendo il destro a soggetti come il signor Mario Monti, già presidente pro tempore del Consiglio dei Ministri, tenta in ogni modo di condizionare gli Eletti dal Popolo Sovrano alle prese con la formazione del Governo, orientandoli versi i tragici diktat euristi?

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  15. Riporto qui un mio commento che riguarda la modalità di intervento prima ancora del merito dell'intervento e che mi pare di una certa rilevanza:
    " In ogni caso, Mattarella sta violando la costituzione anche in termini strettamente formali, perchè se l'articolo 92 dice che il PdR nomina su porposta del PdC designato, ciò implica che qualsiasi cosa il PdR faccia, anche semplici dichiarazioni, prima che il PdC designato abbia avanzato la proposta, sta di fatto impedendo al PdC designato di avanzare una proposta incondizionata. Qualunque genitore sa che il modo migliore di evitare che il proprio bambino commetta errori, è dirgli prima che sarà punito. Quanto cpompiuto tra adulti, questa si chiama minaccia, tu puoi proporre chi vuoi ma se non va bene alla UE, io te lo boccio. D'accordo, la costituzione ti permette di farlo, ma non di minacciarlo, sennò sparisce il potere di proposta del PdC designato.
    Mi chiedo come una persona anche di media intelligenza non comprenda un concetto così elementare. Mattarella viola allegramente la costituzione e la cosa è gravissima perchè gli enormi poteri che la carta gli conferisce sono strettamente finalizzati dalla stessa costituzione a difesa di sè stessa, cioè il PdR è così potente proprio per garantire il più rigoroso rispetto della costituzione, e quindi cosa dire dello stesso PdR che la viola? Cosa direste di un custode che si dichiara complice dei ladri?"

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