domenica 14 luglio 2013

PANEBIANCO CI SPIEGA COME "FARE"!

Panebianco, sul Corsera di oggi, con "sentenzioso" editoriale, ci dà la sua visione, altamente tecnica e visibilmente documentata, dei perchè della crisi italiana.
Voi direte che non vale la pena neppure di confutarlo: e c'avete ragggione, c'avete.
Rimane il fatto che non si può andare avanti così e trovare una benchè minima soluzione alla crisi italiana finchè ci sarà un'informazione di questo livello.

Basti dire che il nostro parte dall'ennesimo "riassunto della situazione" di Giavazzi ed Alesina che "scolpisce" così "Per bloccare il declino occorrerebbe tagliare tasse e spesa pubblica. Invece la spesa continua a crescere e le tasse pure".
Di seguito se la prende con la burocratizzazione, terzo lato del triangolo della morte che "affonda la società" e vedremo con quali meravigliosi spunti.

Ma prima dobbiamo correre in difesa di Saccomanni e...Giarda. Non tanto per quello che costoro hano inteso e intendono "fare" (ormai gli ha preso a tutti l'ossessione del "fare"), quanto per la questione della spesa pubblica che aumenterebbe tutt'ora.
Sappiamo, per averlo riportato in un commento quasi integrale, che lo studio di Giarda smentisce questo obsoleto luogo comune, mostrando come la spesa pubblica più importante, in Italia,non solo sia calata sensibilmente nei settori più importanti per lo sviluppo, e cioè spese in conto capitale, istruzione pubblica, sicurezza e giustizia, ma che la sua dinamica di crescita, - in relazione ad un PIL in stagnazione o diminuzione, fenomeni iniziati in modo plateale con l'introduzione del cambio fisso= euro (ma Panebianco non era...in platea, evidentemente)-, è tra le più basse del mondo occidentale (Germania inclusa) e connessa a due fenomeni che di sicuro non paiono balenare nella testa di Panebianco: l'invecchiamento della popolazione (spesa sanitaria, comunque in smantellamento distonico rispetto al crescente trend dei...vecchietti) e l'aumento strutturale della disoccupazione.

Panebianco, insomma, non ricorda quello che ha detto lo stesso Saccomanni, che come abbiamo visto qui: "ammette che la spesa corrente, rispetto allo scorso anno è calata di 0,5 punti, e dell'8,5% dal 2009!" Sicchè abbiamo dovuto aggiungere, per la precisione:
"Ma il calo complessivo della spesa corrente in rapporto al PIL, al netto degli stabilizzatori automatici da disoccupazione incentivata" (la parte seccante della curva di Philips "occulta" che li guida), sarebbe stato ancora più ampio in assenza della recessione 2011-2013 (ci limitiamo a quella provocata dal "più europa", escludendo la recessione da "subprime" e tralasciando l'output-gap, dovuto alla stessa UEM, precedente a tale ultima crisi, perchè comunque, costringendoci Maastricht a saldi primari strutturali, per comprimere deficit innnervati da deficit della bilancia dei pagamenti, un certo qual effetto negativo sul PIL ce l'aveva già avuto)."

Ma Panebianco no, ignorando ogni evidenza di fatto (che comprenda il significato macroeconomico di un taglio della spesa pubblica di 8.5 punti tutto realizzato in situazione recessiva, sarebbe davvero troppo), insiste: "la burocratizzazione crea una ragnatela normativa che, mentre soffoca la società, funziona da rete di protezione contro qualunque velleità di tagliare o razionalizzare la spesa".

Come prima cosa, si evidenzia la confusione mentale in cui versa il nosto, convinto con'è che la burocrazia "crei" le norme, mentre invece è un fenomeno a valle delle norme, che sono una decisione politica, la principale delle decisioni politici, che fanno capo, per previsione costituzionale (condivisa da tutti i paesi del mondo, fin dai tempi della creazione dei parlamenti "rappresentativi",almeno dalla Glorious Revolution, nel XVII secolo); persino le norme regolamentari sono di spettanza della politica, come decreti dei ministri (DM), decreti interministeriali (DIM), ovvero decreti emanati dal consiglio dei ministri nella sua collegialità e che vengono "esternati" come DPR (decreti del Presidente della Repubblica". E tutti i regolamenti devono trovare base, comunque, cioè essere "previsti da" una legge votata dal Parlamento.
Alla fine Panebianco, senza saperlo (ah, se sapesse!), finisce col prenderesela col Parlamento e coi governi, che danno luogo alla da lui deprecata "macchina di regole asfissianti per il corpo sociale".
Solo che nemmeno sa, o meno che mai, immagina che le regole, leggi e/o atti regolamentari, emanati in Italia, da almeno un paio di decenni, sono il frutto di obblighi essenzialmente derivanti da "superiori" disposizioni europee. Cioè, in materia di "tasse" dai vincoli di deficit e di bilancio postici da Maastricht e dal fiscal compact (semplifichiamo, perchè in mezzo ci stanno determinazioni informali e varie, come le lettere BCE, le raccomandazioni di Commissione ed Eurogruppo, e via dicendo); nel mentre, in materia di spesa (in testa le procedure di appalto) e di funzioni di "controllo" (ad es; in materia ambientale e agricola), affidate alla pubblica amministrazione (con cui se la prende tantissimo), praticamente il 90% della normativa emanata negli ultimi decenni, secondo il monitoraggio eseguito dalla stessa Presidenza del consiglio dei ministri, deriva da fonti (direttive) UE.

Notare che, nonostante la contraddizione (carenza di cultura istituzionale?) sull'origine delle regole che l'odiata burocrazia è, tra l'altro, obbligata ad applicare (artt.97 e 98 Cost., un dettaglio fastidioso: "li cambieremo" e senza ricorrere agli stupidi referendum consultivi dell'inutile popolo), ipotizza che la "proliferazione continua di norme ingarbugliate" (che come poi vedremo non dovrebbero essere interpretate da giuristi ma da "tecnici esperti" non meglio precisati: e non sia mai che le norme siano interpretate dai giuristi, dovesse diventare opprimente per il corpo sociale; facciamole interpretare agli elettrotecnici...o forse voleva dire agli esperti di finanza formati a G&S, mi sa tanto), avrebbe lo scopo di servire "all'autoriproduzione degli apparati burocratici".
UN'AUTORIPRODUZIONE DEI BUROCRATI CHE NON DEVE ESSERE RIUSCITA TANTO BENE, nonostante la "acuta" analisi che smaschererebbe le loro occulte mire, naturalmente, "parassitarie": l'ISTAT (quello che gli serve per fare i calcoli degli sprechi, anche quando precisa che i costi pubblici non sono correttamente comparabili con quelli della produzione dei servizi privati, come abbiamo visto nel post "Giarda", sopra linkato), attesta che i dipendenti pubblici, tra il 2001 e il 2011, nell'era felix dell'euro moralizzatore, sono calati di 368.000 unità, cioè dell'11,5%.
Se poi avesse qualche altro dubbio, dovrebbe sapere (ma non so se si fida, lo studio, infatti, è della Corte dei conti), che questi "astuti burocrati" oppressori della società, hanno subito, più ancora dei lavoratori privati "contrattualizzati", una forte deflazione salariale: "...andamento delle retribuzioni lorde reali pro capite dei pubblici dipendenti dal 2000 al 2014. Risalta la crescita avvenuta nella prima parte del periodo, sino al 2006, in linea con quella del PIL, ed un calo dei redditi reali nel 2007 preludio di una caduta, dal 2009 in avanti, sempre più marcata per tornare nel 2014 a valori analoghi a quelli del 2002 (fig.7)".
Cioè, come ci dice la Corte dei conti, nello studio 2012, appositamente effettuato sul "costo del lavoro pubblico", da sei (6) anni, le retribuzioni pubbliche crescono meno dell'inflazione e, ora anche diminuite nei loro valori nominali, ritorneranno nel prossimo anno (forse, perchè il blocco contrattuale nel frattempo è stato prolungato al 2015) ai valori reali del 2002."
Insomma, per essere così diabolicamente cattivi e autoperpetuatori, i burocrati risultano alquanto "fallimentari" nella loro strategia (di applicazione delle norme oppressive dettate dalla politica che è poi, in larghissima parte, un "lovuolel'europa").


Ma tutti questi dati di fatto non sono un problema per il "nostro": d'altra parte, è convinto che la crescita si ottenga- eh, ma lo dicono Giavazzi e Alesina!- tagliando la tasse e la spesa pubblica,cioè attivando, in situazione recessiva, un complessivo moltiplicatore fiscale negativo, per lo stesso FMI, visto che tagli di spesa finanziati con sgravi fiscali (Haveelmo insegna, vox clamans...in europa), hanno un moltiplicatore pari a 1 in termini di diminuzione del PIL.

Quello che gli manca, al "nostro", è l'ABC della valutazione di impatto delle norme. Un argomento di cui in questo blog abbiamo specificamente parlato, illustrandone le origini USA, il recepimento da parte della Commissione UE (col decisivo contributo di Massimo Florio, un economista naturalmente ignorato nella implementazione italiana dell'accertamento di impatto: forse perchè ha dimostrato che le privatizzazioni si sono rivelate dannose sotto tutti i punti di vista?), e la quasi impossibile applicazione in Italia, per mancanza di volontà..."strategica" di investire, a livello politico, nelle indispensabili professionalità, in un'epoca di tagli del personale e di blocchi del turn-over.

Ma se gli manca l'ABC, questo non gli impedisce di parlare dell'argomento da autentico "espertologo".
Nello stesso editoriale, non potendo evitare di proporre geniali soluzioni, dice infatti "occorrerebbe impedire a chiunque di accedere ai livelli medio-superiori di una qualsivoglia amministrazione pubblica, nazionale o locale (e anche delle magistrature amministrative, dal Consiglio di Stato alla Corte dei conti), se dotato solo di una formazione giuridica. Servirebbero invece specialisti addestrati (ADDESTRATI?) a valutare l'impatto- effetti e costi economici e sociali- di qualunque norma e procedura. Specialisti nel semplificare anzichè nel complicare. Meglio se potessero anche vantare lunghi soggiorni presso altre amministrazioni pubbliche europee e occidentali".

Ecco appunto. Dimenticando che la valutazione di impatto è essenzialmente una fuzione ausiliaria del momento politico delle decisioni normative, cui sono estranei, in ogni parte del mondo, gli ordinari "amministratori": e dimenticando che la politica può effettuare le, necessariamente preventive, valutazioni di impatto, se e in quanto lo desideri veramente, investendo, con nuova spesa beninteso, nella propria expertise politica, e creando nuovi apparati, cioè nuove strutture veramente funzionali...che però potrebbero scoprire l'esistenza del moltiplicatore fiscale, e contraddire, come hanno fatto al FMI, le teorie salvifiche della crescita degli Alesina e dei Gaivazzi. 'Nziamai!

16 commenti:

  1. Il Corriere ha sposato l'austerità. Si ricorderà l'appoggio dato prima a Monti e poi a Scelta Civica alle elezioni. Non che gli altri partiti non siano PUDE ma Monti lo è stato in maniera spudorata (degno di Quisling). Con un sorriso amaro faccio notare (anche se l'idea stata di un altro lettore di goofynomics) la legge di contrappasso per i tagli al loro giornale dovuto al debitobrutto, anche se questo non è pubblico

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    1. Purtroppo tagliano quelli sbagliati...
      Ma poi il fatto eclatante è che non c'è modo che i nostri "amici" nipotini di von Hayek dicano qualcosa di minimamente attendibile. Le sparano lì così, sapendo (o sperando) che funzioni con un pubblico anestetizzato. Ma non c'è da sperare che gli italiani si risveglino: non da soli, e non per cause endogene...

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  2. Sei impietoso, ’48 the knigth, con le farine OGM fumigate dal preparato G&A, inorganico sintetico della farmacopea ufficiale austriaca.
    E’ ora il momento del riposo estivo del guerriero: presto giungeranno le risposte strutturali e, per gli impazienti, intanto arrivano dalle fabbriche del Zyklon, “insettidica” all’acido prussico, proposte mitiganti .
    Poche e sane popolane precauzioni: evitare gli spazi chiusi, aria aperta e l’andare sopra(v)vento per evitare asfissia cerebrale prodotta dal fumigante.
    Più articolata la profilassi: lo studio del dimensionale e del vettoriale degli (e)venti, buone letture e, per i prodi, la divulgazione della
    “novella “ della solitudine dei numeri primi
    tra il gracidare di amplificatori andati a “massa”.
    Ricordarsi di appuntare in agenda il richiamo del vaccino contro la pandemia del silenzio grigio dei “giusti”.

    Ps
    Dalla cabala del toto-badoglio usce del “nuovo”: è un giovine ruspante toscano in tour promozionale e che vuole pacificare i contendenti all’eredità di un “sogno”.

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    1. L'intervista a Ursula è interessantissima: qualsiasi piddo-puddina ci si potrebbe ritrovare al 100% (perchè non entrano in massa nella CDU e la fanno finita? Forse perchè hanno una base che ormai capisce solo gli acronimi con cui ti definisci?)

      Sulla "spirale del silenzio" ci potresti dilettare con un bel post, dato che il capitolo 1 del libro parla di un fenomeno descritto in maniera molto simile...:-)

      Quanto al Badoglio giovin ruspante, che se ne va negli USA dopo essersi prostrato dando ragione alla Merkel, lo potrei ammettere solo nel caso che divenisse il nuovo leader del...pdl (è stato ipotizzato di recente...)

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  3. Un articolo (secondo me) interessane di Sapir:

    Souveraineté et Nation
    11 juillet 2013
    Par Jacques Sapir
    À propos d’un article de Frédéric LORDON, et en attendant le 14 juillet.

    Frédéric LORDON vient de publier un texte important[1] où il aborde la question essentielle de la souveraineté mais aussi celle tout aussi essentielle de la Nation. On voit immédiatement l’enjeu de ce texte, et des interrogations auxquelles il cherche à répondre, dans le contexte de la crise de l’Euro, mais aussi, plus généralement, de la crise de l’idée européenne engendrée par les efforts de ceux qui se proclament les plus ardents défenseurs de l’Union européenne. Ces questions ont aussi été abordées dans le livre qu’a dirigé Cédric Durand[2], et j’invite les lecteurs de ce carnet de se reporter au débat que j’ai eu avec lui dans des notes précédentes[3].

    http://russeurope.hypotheses.org/1441

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    1. E' sconfortante come cose del tutto logiche in Italia finiscano per essere rimosse: in fondo l'Italia attua una "congiura del silenzio" che, come ttesta anche questo post, fa pensare che la cultura sia stata affossata ben oltre la convenienza dei ceti dominanti. Si finisce per avere un processo circolare in cui una clase dominante senza cultura si alimenta solo degli slogan di chi crede di compiacerla ed entrambi girano nel vuoto...
      Però anche il risveglio dei francesi è roba molto labile; forse perchè euro-clear step funziona ancora da ancoraggio delle "apparenze"

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  4. La cosa più deprimente è che Panebianco, Ostellino e gli altri sono tuttora considerati opinionisti insigni, quando è chiara la loro assoluta incomprensione della realtà macroeconomica. Sono talmente intrisi di ideologia neoliberista e di livore anti statale, che si limitano da anni a ripetere stancamente le stesse ricette, ormai messe in dubbio perfino dal FMI, e mentre tuonano contro la pubblica amministrazione e i burocrati, nemici della produttività, tralasciano casualmente di riflettere sui 500 miliardi di evasione accertata: quante manovre 'lacrime e sangue' ci farebbero risparmiare?
    Gianni Pinelli

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  5. Meno male che c'è Panebianco! Propongo di attribuirgli una cattedra alla Bocconi, da condividere con altro insigne tuttologo, tale Zucconi, Vittorio......

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  6. Buongiorno,
    vorrei anche segnalarvi questo articolo (e analoghi sugli altri giornali), dove viene fatto notare un aumento della spesa pubblica centrale del 53% dal 1992 ad oggi. Ovviamente non viene detto che i prezzi sono saliti del 67% (fonte: rivaluta.it). La spesa locale é salita molto di più tanto che la spesa pubblica totale sarebbe raddoppiata. Le tasse sarebbero più che raddoppiate e ovviamente non viene fatto cenno all'avanzo primario. Non ho purtroppo il tempo di verificare i dati o confrontarli con quelli che sono già stati pubblicati su questo blog, ma mi premeva far notare come vengono sparati numeri senza inserirli minimamente in un contesto, al solito scopo di demonizzare la spesa pubblica.

    Con stima,
    Gian

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    1. Sul non aumento reale della spesa pubblica, in realtà, il dato è pacifico. Come pure, sempre in termini reali, sulla sua diminuzione, come volume assoluto, negli ultimi anni e proprio in concomitanza con la recessione, a partire quantomeno dal 2007. Ma i tagli alla spesa, in settori e modalità che, da soli, sono idonei a spiegare la stessa stagnazione italiana, risalgono all'inizio degli anni '90.
      Sulla validazione, rinviamo allo studio di Giarda, effettuato in vista della spending review, quanto di più ufficiale si possa reperire, essendo effettuato "criticamente" dagli stessi tecnici del tesoro.
      Lo studio è stato qui riportato ampiamente (e in più occasioni)
      Su tutti v. http://orizzonte48.blogspot.it/2013/06/il-25-luglio-i-tagli-salvifici-alla.html

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  7. Un altro da aggiungere alla lista: Mariano Maugeri, giornalista del Sole24ore. Sta conducendo -Prima pagina- su radiorai3 alle 7:30. Pudissimo, il problema è il debito pubblico, il debito pubblico e il debito pubblico.
    Ho cambiato stazione.
    Ma non si può fuggire sempre!

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    1. l'unica cosa che potrebbe far ben sperare è che, storicamente, l'aumento della pressione propagandistica di un regime è, spesso, sintomo di un crollo prossimo venturo......

      Ormai il nostro giornalismo si è ridotto ad una pessima copia dei cinegiornali luce degli anni '30.....

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    2. Assolutamente d'accordo. Manca però l'ingrediente fondamentale del 25 luglio: cioè il fatto ineludibile della sconfitta, certificata dal materiale sbarco deli alleati in Sicilia e dal bombardamento di Roma.

      Un fatto equivalente non pare identificabile. Per quanto se ne abbiano degli indizi; il processo di fallimento del regime apre piuttosto verificarsi con uno stillicidio di soluzioni insistite, quanto impraticabili per i loro effetti controproducenti, nonostante l'acclamazione e anzi, la spinta ad accentuarli, dei media PUDE.
      Ma pare una sorta di corsa al rallentatore, con la pubblica opinione incapace di trarre, nel suo complesso, delle conclusioni univoche.
      Questo spiega le prese di posizione sconcertanti che stiamo commentando negli ultimi post: il gioco della propaganda pare ancora porli al riparo dalla "caduta"...

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    3. Lorenzo:
      Ne potrebbero anche mutuare il nome:
      i "cinegiornali pude"....
      :-)

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  8. E questo nipotino di von Hayek?
    Giampaolo Galli sull'Unità riscrive il passato e il presente per distruggere il futuro.
    http://www.unita.it/italia/quale-pd/caro-reichlin-sciogliamo-br-i-nodi-irrisolti-da-40-anni-1.510548

    L'ideologia rende ciechi

    Un giorno leggeremo una loro lettera... più o meno così:
    https://twitter.com/primeeconomics/status/356767349921153024/photo/1


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    1. Ma cosa potevi attenderti? Che considerasse i dati e le serie storiche correttamente e sapendo pure interpretarli?
      Da notare che enfatizza la crescita salariale e l'inflazione come causa della scarsa produttività, dimentica le riforme del mercato del lavoro e parla dell'euro come di un'occasione perduta...
      Il problema non è lui, allora, ma i piddini che li votano a questi qui e pensano ancora di essere di sinistra, mentre sostengono le ideologie di Friedman e di Lucas (ma in Italia bastano Ciampi e Padoa Schioppa), non volendo neppure sapere quello che questi avevano veramente teorizzato. C'è un odio per il "lavoro" (assolvendo i sindacati...e te credo!) che porta al paradosso più insensato il consenso di cui godono. E molti che smettono di votarli hanno aderito alla decrescita felice, al salario di cittadinanza, e al grillismo...
      Eh sì, ci sono sempre i 130 miliardi di evasione da recuperare (poi divenuti chissà perchè 50 recentemente) e i 60 miliardi della corruzione. Quando vedranno in rovina tutto il resto del paese, saranno contenti ma non smetteranno di pensare che gli italiani (non loro: loro votano giusto) debbano essere puniti a oltranza. Perchè non sono come i tedeschi

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