martedì 8 ottobre 2013

BALLARO' E BLANCHARD (E I "SOLITI" SPREAD)

Non me ne frega niente se l'abbiamo già detto, stradetto e discusso.
Il punto sta nelle assurdità che vediamo e sentiamo ogni giorno sulle reti unificate del PUD€.
E quindi che sentiremo, entro pochi minuti, su BALLARO'!!!!
Vi dico subito quello che sentirete: che occorre abbassare le tasse "per rimettere un pò di soldi nelle tasche della gente". E non è vero: perchè "loro" intendono abbassare certe tasse, in misura del tutto ridicola, per aumentarne delle altre. Adesso va di moda il "cuneo fiscale", la cui riduzione risultò abbondantemente inutile sotto il governo Prodi, pur essendo stata finanziata per quasi 3 volte la misura attualmente ipotizzata.

Ma più di tutto, sentirete dire che PER ABBASSARE LE TASSE BISOGNA TAGLIARE LA SPESA!

I risparmio i dettagli ("sprechi", spesa improduttiva, costi della politica, le province, bla bla bla).

Quello che non sentirete, è un qualsiasi richiamo alla razionalità ed alla verità.
Non sentirete che Blanchard, chief economist del Fondo monetario internazionale, ha dichiarato, davanti ai microfoni dei media di tutto il mondo:
"A default by the United States would like lead to a recession "or even worse," the chief economist at the International Monetary Fund said on Tuesday.

IMF chief economist Olivier Blanchard said a failure to lift the nation's debt ceiling would lead to dramatic cuts in government spending and "probably ... a lot of financial turmoil."

"I think what could be said is if there was a problem lifting the debt ceiling, it could well be that what is now a recovery would turn into a recession or even worse,".
Capite? In pratica Blanchard dice che il tetto al deficit, causato dalle bizze dei tea-party (che hanno incassato i soldi per conto di Wall Street e adesso vogliono liberarsi degli zotici "assistiti" e che non vogliono lavorare), provoca un drammatico taglio della SPESA PUBBLICA, PROVOCANDO RECESSIONE (e in situazione di stagnazione, provocata da venti anni di saldo primario pro-ciclico, anche un taglio non "drammatico" ha un effetto recessivo).
Mica dice, Blanchard, che per rilanciare l'economia sarebbe prioritario il taglio delle tasse.

NON VI DIRANNO (sempre a Ballarò), poi, quello che ho cercato di esprimere in un commento a questo post di Piga che denunzia il criterio "imprudente" di calcolo degli spread e degli oneri per interessi futuri, incidenti sul bilancio pubblico (in una noticina del DEF). Il commento non è stato pubblicato. Poco male. Ve lo propongo qui in anteprima (ve lo meritate molto di più, il mio piccolo sforzo):
Ma il punto, in fondo, risiede in una idea mercantilista, a modello unidirezionale, che pervade incontrastata l’UEM (su suggerimento tedesco. eufemisticamente parlando).
Lo spread è in relazione negativa con la posizione netta sull’estero
http://www.quadrantefuturo.it/appunti/congiuntura/cosa-pu%C3%B2-spiegare-lo-spread.aspx
Si ipotizza cioè, attenendosi a questa verità accuratamente sottovalutata nelle pubbliche dichiarazioni, che l’Italia passi da un deficit CAB in riduzione, addirittura a una posizione (prolungata) di saldo positivo.
Ovviamente ciò mediante contenimento dei costi e sacrificio della domanda interna via deflazione salariale.
Pare qualcosa di fin troppo detto, ma da Draghi a Schauble l’affermazione è ripetuta ossessivamente anche in tempi recentissimi.
L’ipotesi è pura utopia neo-classica; una lunghissima correzione tipo gold standard, avrebbe tempi superiori al 2017 e, nel frattempo, la svalutazione dell’euro 2012 viene abbondantemente riassorbita (tranne che per la convenienza tedesca), mentre si innesca una crisi che coinvolge i BRICS (che dovranno correggere i loro saldi con l’estero e stanno già svalutando), il dollaro (e “sevedeva”), per non parlare del Giappone.
Ma il punto più controverso, se non apertamente irrealistico, è che:
a) da un lato la domanda interna , nel medio-lungo periodo, è alla base del meccanismo risparmio-investimenti che giocoforza alimenta la vera e stabile competitività, – e certamente non può ipotizzarsi altro che un peggioramento, dato che le nostre imprese esportatrici dipendono pur sempre nella gran parte del fatturato dai consumi interni;
b) se il paradigma export-led è generalizzato a tutta l’UEM, come pretende la Germania nel proporsi come modello euroistituzionalizzato, la gara al ribasso salariale significa prolungato crollo (o stagnazione come si stanno con virulenza accorgendo i francesi, ricchi di “eccettuazioni”), della reciproca domanda estera intra-UEM.
Ma queste (apparenti) ovvietà, non paiono minimamente turbare i nostri governanti


E neanche quelli dei protagonisti vari di Ballarò


43 commenti:

  1. i fautori dell'austerità espansiva ripongono le loro folli speranze ANCHE sul fatto che la deflazione, diminuendo i prezzi, aumenterebbe il valore reale delle "scorte monetarie", insomma chi POSSIEDE il grano verrebbe spinto a spendere e quindi si ripartirebbe..
    peccato però che la stessa deflazione aggrava la situazione di chi ha scorte monetarie "negative", i debitori, credo che siano in maggioranza,costoro avrebbero maggiore propensione al consumo (e si capisce), per non parlare delle imprese , impossibilitate a chiudere il CIRCUITO, che ne è del markup se c'è una rincorsa dei prezzi al ribasso?

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  2. Facciamo due calcoli grossolani: a settembre la bdp (corrente) era IN ATTIVO di circa 6 miliardi (+0,4 del PIL). Il deficit, grosso modo, sarà al -3. Ergo il private saving net è..la differenza: +2,4 circa.
    E non entra nel PIL (e spiega il crollo dei consumi e del gettito IVA). Cosa diavolo mai gli potrà venire in mente, magari per fare una bella tassazione straordinaria (con effetti nominalmente e non direttamente recessivi)?
    Magari per presentarsi al semestre italiano con i "conti in ordine" (e lo spread abbassato)

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  3. 48, non vedo Ballarò, perchè nomen omen, nel nome infatti è svelato il vero senso di questa trasmissione: raccontare una Balla. E poi perchè veramente dà il voltastomaco. Per fortuna post "premonitori" come questo ci aiutano a debellare il Balla(rò) e, non vedendolo, andare a cercare sonni tranquilli tra le braccia di Morfeo. Non capisco però, anzi lo capisco benissimo (come lo capivano al tempo i propinatori della Ridotta della Valtellina), come uno (di loro) non possa dare uno sguardo a ciò che dice la fondazione Nomisma. Cascano le braccia. Meglio leggere Kemal Dervi. Poi arrivi al punto in cui dice:"...Diversified economies will also tend to do better relative to primary-goods exporters. Moreover, countries that invest 25% or more of their national income will be able to grow faster than those – including many in Latin America – with low levels of savings and investment...Long-term growth is determined by the ability to accumulate technological and institutional capacities and the quality of national policies..."... Confronti con gli investimenti italiani e ti cascano le braccia. Poi trovi questo paper qui, leggi: "investment is a derived demand... The evidence indicates that real wages are positively related to growth, investment, and capacity utilization. It also highlights the role of finance in sustaining expansions, suggesting that debt-led growth should not be identified with profit-led growth... Investment is determined by the adjustment of capacity to exogenous demand in order to reach the normal capacity utilization. The normal level of capacity utilization is determined in turn by the exogenous components of demand. Income distribution in Kaldorian models might have ambiguous effects on growth, but firms would not investment more if profits went up, if there is no increase in demand. In this sense, worsening income distribution might lead to higher growth if demand keeps going for some reason such as that an increase in private debt stimulates consumption...". Confronti con il rapporto Nomisma, dai uno sguardo al tuo stipendio ed al tuo conto in banca. Vedi vialoni pieni di capannoni vuoti. E capisci che ci stanno rubando il futuro.

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    1. Tu lo sai chi-cosa è Nomisma, no?
      E' come Ballarò...
      Che, tra l'altro, non ho visto ieri (se non per qualche minuto, giusto per avere conferma che per diminuire le tasse occorre tagliare la spesa pubblica).
      Se ci fai caso, il post è uscito esattamente quando Ballarò stava iniziando.
      Un piccolo esercizio di "chiaroveggenza" :-)

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    2. Si lo so... Facevo riferimento, più che all'ente, al capo economista Sergio De Nardis. Diciamo che di lui ho un po' più di fiducia visto come si è più volte espresso in certi suoi articoli in passato... Nel frattempo Obama ha scelto il successore di Bernanke alla Fed: Janet Yellen. Dicono.

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  4. Sulla crisi sottopongo all'attenzione anche questo paper di "Minosse".

    http://www2.dse.unibo.it/manasse/Pdf/Eurozona%20vs%20US-isa_paolo-ULTIMissima.pdf

    che, se da un lato è costretto a riconoscere -se non erro- l'incidenza degli shock di domanda, dall'altro conclude (vedi in fondo) in maniera secondo me falsata.
    Primo, perché, a dispetto dei mantra ripetuti, l'integrazione politica europea non è affatto vicina (anzi, abbiamo un Juncker che si dice preoccupato delle similitudini esistenti tra l'europa attuale e quella del 1913).
    Secondo, perché le svalutazioni competitive le abbiamo già avute "dentro" l'euro, ossia lo strumento che, par di capire, dovrebbe evitarle (vedi riforme Hartz e deflazione salariale tedesca, attuata senza coordinarsi con i partner europei).
    Terzo, perché la stagione delle svalutazioni non sarebbe "competitiva" bensì naturale e/o difensiva: le nuove valute nazionali si svaluterebbero, infatti, di quanto il mercato "decide" che debbano svalutarsi, ed è l'attuale situazione a dar luogo ad una situazione "ingessata per volontà politica".

    Mi sembra un po' un colpo al cerchio ed uno alla botte, che attesta la sostanziale difficoltà dei tecnici sostenitori dell'euro, che se da un lato non possono ignorare le verità economiche, dall'altro sono obbligati a cercare a tutti i costi di conciliarle con i "diktat" ideologici del pensiero dominante.

    Sottopongo il tutto ai lettori.

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    1. la caduta della domanda ha effetti tanto pi+ negativi sul Pil e occupazione tanto maggiore è la rigidità dei prezzi (le imprese sfruttano il loro potere di mercato per non ridurli (e i ccf di cattaneo?) aggravando il calo dei consumi) e dei salari (i dissoccupati non sono riassorbiti dalle aziende perchè gli insider mantengono i salari inalterati nonostante la recessione)

      e così smisi di leggere anzitempo, il reball di skvideo invideo mi attendeva..

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    2. Insomma, tutte ste limitazioni alla "forte competizione di mercato!", deriverebbero dal fatto che non si diminuiscono (nonostante i blocchi contrattuali) proprio i salari NOMINALI.
      Insomma, senza avviare una bella spirale deflazionistica non c'è scampo. E i consumi dei disoccupati si riavviano non appena dimiuiscono i prezzi. Suppongo grazie al credito al consumo: perfetta ipotesi kaldoriana di riassorbimento dei surplus (ma se intanto l'offerta...scompare?)

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    3. Sul fatto dei consumi che si avviano a seguito della diminuzione dei prezzi, mi ricordo una efficace obiezione del prof. Bagnai, formulata più o meno così: se passa un barbone, di quanto deve abbassare il prezzo, il negoziante, per vendergli un paio di scarpe?

      E di barboni, con le misure attuali, se ne stanno creando parecchi........

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    4. Che poi non è nemmeno detto che, in un ipotetico caso di uscita, dovremmo per forza "svalutarecompetitivamente" e "andareafarelaspesaconlacarriola". Il prof. Gennaro Zezza offre buoni spunti di riflessione qui e qui ...

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    5. Le avevo viste.
      E' proprio il genere di cose su cui quando parlo con Cesare Pozzi mi si confondono le idee ma preferirei che fosse lui ad esporre il busillis; tanto a Pescara non manca molto)...:-)

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    6. Ma infatti qualche tempo fa commentando su Keynesblog con Istwine era uscita sta cosa. A noi ci tirano giù i RNE, redditi da capitale–> investimenti di portafoglio--->strumenti di debito aa.pp.. e altre ist. fin. e monet. e i trasferimenti (a UE, FMI ecc.). Come ben dice Zezza. Quella ai danni dell'Italia è quindi una vera e propria morsa finanziaria. Leggendo poi su Wikipedia brevemente come avviene il collocamento in asta marginale di BTP, CCT, CTZ e competitiva dei BOT, in cui il prezzo è fatto dall'offerta, capisco ancora con maggior chiarezza il cosiddetto vincolo esterno... Questo solo per sottolineare a maggior ragione che oramai agli "occupanti" non restano che le balle da spendere...

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    7. Vedo, vedo.
      Ma come fai ai divertirti a discutere, (sia pure) con Istwine, in un contesto in cui si interpreta Brancaccio come se fosse la Litera Bononiensis, oracolare e ipostatizzato, aggiungendo confusione e definizioni come "liristi" e accomunando Savona all'analisi di Bagnai (perchè in fondo la mira è sempre quella).
      Una dialettica esasperata, che finisce puntualmente nel dire che uscire dall'euro è toutcourt di destra-reazionaria e che la serietà "scientifica" de sinistra indica diversi possibili approcci di conservazione dell'UEM...in nuove forme che ripristinerebbero il capitalismo dal volto umano (quello che sopravviverebbe all'inevitabile crollo...se non si ascolta Brancaccio).
      Un incubo.
      Siamo ancora al punto che se hai un attivo CAB ti devi sentire in colpa non appena lo raggiungi perchè stai facendo male all'internazionale dei lavoratori; rinunciando all'idea stessa che posizioni reciproche, dopo uno squilibrio colossale come questo, vanno valutate nel lungo periodo (cioè riequilibrio PNE che è poi il vero dato strutturale)

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    8. "aggiungendo confusione e definizioni come "liristi" e accomunando Savona all'analisi di Bagnai (perchè in fondo la mira è sempre quella)."

      Bene, però allora facciamo che è reciproco e non che ogni volta che spieghiamo la teoria post keynesiana del tasso di cambio dobbiamo sentirci dare degli "euristi" (non da Istwine, però)

      "Una dialettica esasperata, che finisce puntualmente nel dire che uscire dall'euro è toutcourt di destra-reazionaria e che la serietà "scientifica" de sinistra indica diversi possibili approcci di conservazione dell'UEM...in nuove forme che ripristinerebbero il capitalismo dal volto umano (quello che sopravviverebbe all'inevitabile crollo...se non si ascolta Brancaccio).
      Un incubo."

      Mamma mia, che straw man. Eppure sembri una persona capace di andare un attimo oltre la polemica spicciola.

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    9. Ma infatti se ben leggi il mio primo commento, alla fin fine non è nemmeno di questione di Bagnai vs Brancaccio - perchè finisci a fare il "tifoso", ed alla dialettica non serve a nulla, e nemmeno all'accademia e al pensiero che si vuole "espandere" tra la gente - cambi fissi vs cambi flessibili, sinistra vs destra, socialismo vs liberismo. Qui siamo di fronte a qualcosa di più subdolo ed intricato, che va stanato e capito. E fatto capire a tutti, nei limiti del possibile. Come ben discutevamo tempo fa, è inutile appunto diventare tifosi di una o dell'altra parte. Bisognerebbe, nel momento cruciale, unirsi verso l'obiettivo comune. Il mio intento, soprattutto nel primo commento, era appunto questo: far capire che gli obiettivi sono altri e ben più alti. La rinuncia (anzi, denuncia) dei trattati omicidi, a mio avviso, è uno di questi. Anche a me piacerebbe l'internazionale dei lavoratori che lotta per la giusta quota salari e che il capitalismo ritornasse produttivo e non finanziario. Nel frattempo però mi munisco, perchè no, di uno strumento che mi può proteggere, anzi due. Torno con la mia BC che fa i tassi che servono al paese, tengo un cambio flessibile che faccia al caso mio. Che poi, come dimostra Zezza per dire, siamo al paradosso rischiamo di "rivalutare" verso il dollaro e "svalutare" verso l'area marco. Guarda caso, la stessa prassi che (lo stesso Graziani lo diceva) i governatori Bankitalia tenevano negli anni prima dei vari Sme...

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    10. @guioc. Diciamo che "a casa mia" e parlando con un amico non faccio certo polemica, nel contesto e nei contenuti, correttamente intesi.
      A differenza sua, non vado dagli altri a distribuire epiteti e puntigliose analisi polemiche.
      Tra l'altro, il senso del mio intervento con Flavio era che non sono affatto interessato a tutto ciò.
      In questi lidi, non c'è mai stata alcuna accusa di "eurismo" a chicchessia, in riferimento a coloro che si muovono nella blogosfera e che dovrebbero avere "avversari" e obiettivi comuni.

      Per il resto mi sono limitato a sunteggiare ciò che emerge, magari in toni ironici; ma era una mera constatazione.
      L'incubo sta nel montare inesauribili polemiche "dottrinarie", con distinzioni e analisi di retropensieri. Veramente a questo mi riferivo.
      L'insulto poi è particolarmente gratuito.

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  5. La cosa interessante è però l'evoluzione se questa situazione di stallo negli USA dovesse continuare: l'export tedesco prese di mira il mercato USA (lo diceva il WSJ a luglio di quest'anno) dopo che la Cina rallentò le misure espansive.

    Cioé, il gioco della Germania che se ne frega ormai del mercato europeo (e si ricorderà anche il tentativo di accordo sul commercio transatlantico di quest'estate proprio a metterci una pezza sul calo degli scambi intra UE), è la continua ricerca di "polli" da spennare. I polli in questione, sarebbero per l'industria tedesca i paesi che applicano misure espansive: sostenendo il mercato interno e cercando comunque di mantenere il cambio (e sappiamo anche quanto gli USA siano avvantaggiati da questo punto di vista), rendono maggiormente competitivi i prodotti d'importazione o comunque tendono soprattutto a sostenere la domanda di beni d'importazione: tant'è che gli "stimolanti" di Obama mostrano una progressiva ripresa del commercio USA, dopo il crollo a seguito della crisi.

    Se si contrae il mercato USA, la Germania a chi vende più? Facile che la Playmobil sarà finalmente costretta a delocalizzare in Cina, con buona pace degli innovativisti e dei fans della teutonica "produttività"...

    Ecco che allora, le sensate parole di Blanchard, vengono fuori perché teme l'epilogo di questa situazione: la Germania dovrà innanzitutto rivolgersi al mercato interno, con tutte le conseguenze del caso sulla competitività, con buona pace degli strutturalriformisti e ponendo fine, forse temporaneamente, alle pretese mercantiliste dei tedeschi...

    Francamente, non so se l'evento non possa in un qualche modo tornare a favore del contesto europeo, dato che il 99,9% del problema non è trovare una soluzione tecnica, ma far cambiare rotta all'ingorda industria tedesca.

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    1. Cambiare rotta? Mmmm...già ora sono all'opera su vaste delocalizzazioni in terra russa, ma senza mollare la presa sul problema dei "profitti" degli IDE in cui rempiegano il surplus. In altri termini, hanno una cieca fiducia che il livello di delocalizzazione possa essere graduale e sostenuto dal flusso finanziario di un surplus che immancabilmente è consentito dal livello di sostanziale sottovalutazione dell'euro rispetto al "marco".
      Finchè hanno questa convinzione, non si smuoveranno.

      E, d'altra parte, mica mollano sulla deflazione salariale interna, se non nei limiti delle pressioni politiche per formare la grossekoalition. Che sono del tutto insufficienti alla correzione (dal 20 al 30% di CLUP comparati rispetto agli altri UEM)..
      Si sbagliano: ma possono resistere ancora a lungo e fare un casino (o almeno eliminare definitivamente la concorrenza italiana, che non è un risultato da poco)

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    2. E' chiaro che la scia di "pezzi d'industria" che si spargerebbe in caso di "prima guerra mondiale commerciale", ci vedrebbe certi e copiosi protagonisti, ma per quanto possano avere capacità di resistenza superiori non solo alla nostra, ma forse ad un buon 90% del mondo avanzato, che vantaggio ne trarrebbero?

      La maggior competitività dei paesi avanzati corrisponde pari pari a una contrazione degli stessi mercati, salari e salariati si riducono, e dunque a una riduzione dei profitti generati dal produrre in aree a basso costo per vendere nelle zone ricche. Ora, è chiaro che in un'economia capitalistica basata sul profitto, una contrazione del commercio internazionale per calo di domanda porta a una sovraofferta che non conviene a nessuno dei partecipanti.

      Resta quindi per me, solo da capire come reagiranno gli altri grandi sistemi industriali alla pretesa tedesca: se e quanto durerà un eventuale muro contro muro e quando, come già avrebbe potuto essere col TAFTA, si arriverà ad una soluzione mediata (e se ci lasceranno tirare a campare). Di certo non credo che agli USA faccia piacere sostenere l'export tedesco, nonché mondiale, continuando con politiche espansive, mentre la Germania impone in europa il blocco di fatto all'export USA.

      Sia chiaro che non rispondo per dimostrare qualcosa o per imporre il mio punto eh, ma perché il tuo modo (autorevole) di vedere ed argomentare mi aiuta a formarmi.

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    3. Qua ci "formiamo" a vicenda. :-) E' il bello del confronto.
      E come non posso darti ragione?
      Su vocidallagermania, a giorni alterni, ci riportano di tedeschi meno infoiati che "si rendono conto".
      Basterà per evitare la I WW commerciale? La Kaiserine steatopigia non pare preoccuparsene, occupata com'è a riscuotere il consenso nell'immediato e a precostituire la volgare propaganda dei PIGS.
      Gli USA non stanno (già) con le mani in mano, commercialmente parlando, (dato che amministrativamente, con lo shut down, alquanto sì); il pericolo è che poi alla fine si faccia assopigliatutto concordato nello spartirsi il nostro sistema industriale, a partire dal bancario.
      E da lì partire su posizioni di ulteriore espansione verso est; un clash che ha del folle, considerato che su tutto incombe la bolla (finanziaria, "derivata energetica", immobiliare, monetaria...)

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  6. Anche Piero Valerio (dopo Bagnai), riferisce di essere stato contattato da politici insospettabili, intenzionati a cavalcare il tema no-euro......

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    1. da persona totalmente esterna, e quindi coi miei limiti, onestamente non capisco questo mistero...vogliono farci una sorpresa?

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    2. Gia'', vanno coi piedi di piombo. Temono un tranello o qualche politico poco serio. Comunque la cosa (in accordo o no con Bagnai & c.) secondo me e' imminente: Mi baso sul fatto, semplicemente, che dopo tasse umiliazioni golpes vari ecc. , non e' possibile che non nasca un qualcosa anti euro anche in parlamento (se persino in Grecia sono presenti).

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  7. anche qui le polemiche PRETESTUOSE contro emiliano brancaccio? i classici (da smith a marx fino a keynes e pasinetti) parlavano di ricchezza SOCIALE prodotta che si ripartiva tra le CLASSI sociali, SALARIATI, CAPITALISTI E RENTIER . poi è venuta la "RIVOLUZIONE" marginalista, dove scompaiono le classi ed i loro conflitti ed al loro posto occupa la scena il SINGOLO (consumatore, lavoratore, impresario) con la sua funzione obiettivo da massimizzare.brancaccio quando scrive che l'uscita dall'euro puo' non essere indolore per i subalterni si colloca sulla scia dei classici e del conflitto sociale, bagnai quando confida nelle virtu' salvifiche della SVALUTAZIONE si colloca sulla scia NEO-classica, che i prezzi li fa il mercato (la legge della domanda e dell'offerta) e il tasso di cambio riequilibra gli squilibri commerciali, appunto alla à la manière de walras, viviamo nel migliore dei mondi possiblili e al prezzo determinato dal "banditore" tutto il vendibile verrà venduto.
    amen

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    1. ALLORA, VISTO CHE NON PARE ABBASTANZA CHIARO:
      1) qui non c'è nessuna polemica contro Brancaccio. Chi ce la vuole vedere è perchè CERCA LA POLEMICA (il problema semmai sono le manipolazioni erroneamente semplificatorie con cui si manda avanti una polemica, in cui non c'entro nulla, basate su convizioni politiche. Ognuno avrà le sue e se ne assuma la responsabilità, ma non facendo commenti OT in questo blog);
      2) NON ABBIAMO BISOGNO DI LEZIONCINE, meno che mai da chi dimostra di non aver letto questo blog e di non sapere che di questi problemi ci siamo occupati in abbondanza. E che certo qui non dobbiamo conformarci alla definizione di "marginalisti" per trovare un nemico. Definizione che in una seria considerazione storica e scientifica della questione vale come tante altre, per riassumere una corrente ideologica liberista contro cui ci battiamo senza compromessi, ma anche senza farci imporre l'agenda e il linguaggio DA NESSUNO;
      3) se si vuole polemizzare con Bagnai, si vada a farlo laddove ci sia lui come interlocutore. Qui si parla di quello che è scritto nei post del blog (altrimenti non avrebbe avuto neppure senso fare un altro blog). E i discorsi fatti qui hanno un filo conduttore diverso da quelli di Goofynomics;
      4) Comunque Bagnai non sostiene affatto le sole virtù salvifiche della svalutazione; non so da dove chi lo sostiene abbia tratto questa convinzione, ma certamente non si è letto nè Goofynomics, nè tantomeno il "Tramonto dell'euro". E QUINDI NON SOLO POLEMIZZA NEL POSTO SBAGLIATO, MA ANCHE CONTRO TESI PURAMENTE IMMAGINARIE.

      CON CIO' QUI IL DISCORSO E' CHIUSO

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    2. "1) qui non c'è nessuna polemica contro Brancaccio."
      io invece ho interpretato diversamente, si attaccano gli aficionados per non attaccare..
      rimane il fatto che se non si vuole fare dell'uscitismo liberista bisogna mettere da parte il feticcio della svalutazione e sostituirlo con altre "parole d'ordine", stato interventista, protezionismo...
      ed in ogni caso la blogosfera è grande, ed ognuno se havoglia , può mettersi in mostra scrivendo e commentando dove trova le giuste consonanze

      mi aspetto che Lei non pubblichi questa mia ennesima sconcezza
      Goodbye President

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    3. E invece lo pubblico.
      E rimane sempre il fatto che si tratta di una polemica fondata su divergenze (forse) di visioni politico-economiche, FRA ALTRI, future e altamente incerte, a cui non ho ,motivo di prendere parte, se non per stigmatizzarne l'artificiosità.

      Qui, per chi vuole polemizzare essendo all'oscuro dei contenuti del blog, si è sostenuto questo:
      1) http://orizzonte48.blogspot.it/2013/06/il-futuro-senza-vincolo-esterno-una.html;
      2) con l'aggiunta in altri post, della esigenza di affidare all'intervento pubblico una forte presenza in joint venture (anche) internazionali, e senza perdere il controllo (il mito degli IDE colonizzatori) su settori produttivi strategici, capaci di risviluppare tecnologie e ricerca su dimensioni e settori che non siano ostacolati dalla tendenza al profitto sul bench mark finanziario (che caratterizza l'arretramento e la disfatta delle privatizzazioni neo-liberiste).
      Cosa che solo uno Stato recuperato al ruolo che gli affidano gli artt 41 e 43 Cost può fare.

      Adesso: su cosa dovrei polemizzare e con chi?
      Se Bagnai fosse il liberista avviluppato dalla fiducia nel sistema dei prezzi formatosi sul mercato "selvaggio", avrebbe iniziato ad attaccarmi, per queste proposte "de futuro". E non è che, in passato, non l'abbia fatto (su altre questioni).
      Ma su queste cose, non risulta proprio e sfido a trovare delle prese di posizione sue che lo facciano.

      Dunque, poichè qui si sostiene a) "ricontrollo" democratico della banca centrale; b) riappropriazione della monetizzazione nazionale dell'indebitamento a fini di politica economica, industriale e sociale, c) tutela "reale" dei livelli salariali per via legislativa, d) sistema bancario e industriale polarizzati sull'intervento pubblico, quale costituzionalmente previsto, non dovrei forse essere annoverato tra quelli con cui il prof. Bagnai si troverebbe in dissidio?

      Dunque la sconcezza sta nel cercare di tirarmi dentro una polemica, cercando di attribuirmi un retropensiero contrario alla mia visione.
      A me interessa recuperare la legalità e la visione programmatica della Costituzione, che è completamente dimenticata sul piano delle politiche economico-sociali. E mi batto per questo attraverso strumenti di analisi economica del diritto.
      Lei non è in consonanza con questa mia visione o desidera che collida con quella di qualche economista che parte da presupposti cognitivi diversi (propri della sua disciplina)?
      Non posso farci nulla. Sopravviverò tranquillamente...

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    4. Ribalto per una volta un proverbio: "Il topolino ha partorito la montagna". Da uno scambio di battute con l'amico 48 - quindi una conversazione tra e me lui nell'ambito di un precedente discorso avvenuto fra me medesimo, Istwine ed il curatore di Keynes blog, Guido Iodice - nè è uscito un pateracchio alquanto patetico e privo di senso. Se c'è qualcuno che su Keynesblog - dopo i primi interventi è capitato anche a me col Sig. Iodice ma ci siamo chiariti e non c'è alcun problema in sospeso, anzi - è stato "additato" e contro cui si è cercato di polemizzare è, ad esempio, Istwine. Ora: io Istwine non lo conosco, non so chi sia "di persona", ma molte volte mi ritrovo ad essere d'accordo con quanto dice. Su Keynesblog invece, durante un pacatissimo scambio, ci siamo ritrovati nel bel mezzo di mezzi insulti, di "Se invece il vostro problema sarà quello di contare i contatti su Goofynomics o su Orizzonte48, vabè, allora è meglio dirlo dall’inizio che state semplicemente giocando, e che la politica non vi interessa.". Cioè, mentre si parla di Graziani o Triffin, quindi di idee e pensieri di illustri economisti i cui studi hanno avuto ed ancora ripercussioni sull'accademia e sulla conduzione dell'economia globale, illustri commentatori spostano il bandolo della matassa partendo per la tangente del "bagnai c...", "rosicone", "liristi" assieme a varie allusioni o mezzi insulti gratuiti. Benissimo. Mettiamoci d'accordo su di un punto per una volta. Giusto per chiarire come pettinare le bambole (cambi fissi vs cambi flessibili) mentre la casa va a fuoco (disoccupazione dilagante e deindustrializzazione paese).
      Nel momento in cui una persona italiana, o greca, o quant'altro ha, per modo di dire, messo in discussione l'impianto dell'Euro, le politiche di austerità dell'Eurozona, perchè le ingerenze degli istituti sovranazionali erano divenute, a livello nazionale, pressanti a tal punto da mettere a nudo il "nervo del vincolo esterno", è stato sostituito con governi tecnici. E' successo in Grecia, lo CERTIFICA, nel suo libro, Bini-Smaghi, per quanto concerne l’Italia. Ora, qui non si fa apologia di nessuno, si sa chi fosse al tempo il "pollo" italiano e la sua storia e su come egli la pensi. Ma soffermiamoci sul fatto che un governo, volente o nolente, democraticamente eletto è stato "silurato" con accompagnamento di grandiosa campagna di stampa per far posto al Monti che tanto bene ha fatto alla nostra Italia (vedi PIL). A cui poi, è subentrato Letta. Benissimo. Già qui vediamo il nostro margine di manovra: NULLO.
      Il cittadino non conta un cazzo. Ed anche se vota, gli piazzano il governo tecnico. Bene, allora noi che vogliamo portare le idee di Brancaccio, Bagnai, Cesaratto a Bruxelles, ditemi, come facciamo? Facciamo una telefonata a Barroso? O a Van Rompuy? E gli chiediamo se per favore la smettono con l’austerità e con le ingerenze? Oppure dovremmo incazzarci e minacciarli (perché si sa, dire “Esco dall’Euro” è una minaccia che forse ti farà avere risultati più apprezzabili, di fronte ad un interlocutore che fa l’indiano, rispetto alla “richiesta di Eurobond”).

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    5. Bene. Facciamo 6 passi indietro. La crisi è iniziata nel 2007, ma viene da molto prima. Dal modello economico che si è imposto a livello globale dalla fine degli anni ’70 circa. Una crescita basata sul debito privato. Come è avvenuto per l’Euro. Stante ciò, mi chiedo: centra qualcosa il dilemma cambi fissi/cambi flessibili col debito privato? L’Euro, che il cambio fisso ce l’aveva, ha avuto o meno un problema di debito privato? Gli USA hanno avuto o meno un problema di debito privato? Si? Bene. Su di un punto almeno pare d’essere d’accordo.
      Siamo al 2013. Sono passati 6 anni. 6 anni di accorati appelli alla Germania, da parte del FMI, dell'ILO, delle lettere degli Economisti, di chiunque vogliate, perchè reflazioni. Cioè, non perché si suicidi tagliando i salari dei lavoratori: bensì il contrario. Perchè faccia crescere per un bel po' di tempo i salari rispetto alla produttività. Lo ha fatto? E' successo qualcosa di simile? No? E allora cosa dobbiamo fare ancora? Che cosa dobbiamo aspettarci? Ancora accorati appelli? Ancora il governo Letta che va a chiedere per favore alla Merkel se regolarizza tutti i minijob? Ancora una diatriba per capire se sia meglio il cambio flessibile o il cambio fisso mentre la gente si ritrova per strada senza mezzo euro di stipendio o protezione sociale?
      Forse non capite o forse veramente certa gente parla senza a mio avviso aver letto bene il testo di Bagnai (in cui afferma come necessari in caso di uscita: controllo movimento capitali, indicizzazione salari, matrimonio BC/Tesoro, riforma sistema monetario globale ecc. tutte cose che gli si contesta di non voler praticare ma che sono scritte a chiare lettere nel suo testo, vabbè…), aver letto ad esempio il suo blog e questo di 48, aver presenziato a qualche incontro come ho fatto io l’anno scorso a Pescara.
      E’ un muro contro muro, un dialogo tra sordi. Sembra che nessuno abbia letto l’intervento di 48 con cui ha esordito, sempre a Pescara, denunciando apertamente i trattati europei, Maastricht e Lisbona su tutti, perché in aperto contrasto con la Costituzione italiana prettamente di stampo keynesiano - quella carta che nacque dagli sforzi comuni dei politici sopravvissuti al tempo alla devastazione della seconda guerra mondiale, conseguenza di quanto Keynes aveva predetto a metà anni ’20- in cui sono tutelati il lavoro, il risparmio, la maternità, il reddito, l’equa tassazione, accusando l’immobilismo colpevole delle commissioni controllanti che non hanno mosso un dito per dire stop all’enorme indebitamento estero delle periferie dell’Eurozona (che ingrassavano al contempo i bilanci delle banche nord-europee) ed al dumping salariale e fiscale portato avanti scientemente dalla Germania. L’Italia è uno stato alla pari della Germania ed ha il DIRITTO, secondo convenzione di Vienna, di potersi “ribellare” e perché no uscire in quanto non più in tale condizione.

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    6. Qui in primis si denuncia quindi l’impianto fondante, i trattati di chiaro stampo “libero scambista” (come li definisce lo stesso Brancaccio) che hanno messo in ginocchio gli Stati aderenti e di cui l’Euro, come moneta e come istituzione, è stato il culmine, avendo di fatto espropriato i membri della loro sovranità imbucandoli nella spirale del quartetto inconciliabile (cfr. Padoa Schioppa). Allora alla luce di tutto ciò, crediamo veramente, come sottolineava Cesaratto in un commento sull’ICU, articolo apparso sempre su Keynesblog tempo fa, che i creditori del nord diranno si alle nostre richieste? Si, mi verrebbe da dire, come hanno fatto da 6 anni a questa parte. Mentre noi stiamo qui a chiederci come sarà il tempo domani, peraltro su cose dette e che pare non siano state lette a dovere, lor signori BCE-BuBa c’hanno infilato in Costituzione l’obbligo del pareggio di bilancio, MES e quant’altro. Praticamente, come diceva uno studioso di cui colpevolmente non ricordo il nome ma da cui prendo in prestito la frase, “hanno abolito Keynes”. Ecco, questo è il l’Euro ed il cambio fisso che ci sono ORA nell’UEM. Dare degli uscitisti o dei liristi innanzitutto non rende giustizia al commentatore che ne fa uso. Qui non si è mai e poi mai detto che facendo così tutto si risolverà. Si sono portati gli esempi, numerose volte, degli Stati Uniti. Di come debba partire da lì la vera riforma del sistema bancario attraverso analisi tratte da articoli di Simon Johnson e altri per una riproposizione del Glass Steagall Act. Eliminando quindi i rischi sistemici del “too big to fail” e riproponendo la separazione fra banche d’investimento e commerciali che potrebbe in qualche modo ridare sollievo all’economia reale. Si è parlato di introduzione di controlli sui movimenti di capitali, si è parlato anche qui di Bancor, si è parlato della Vera Spending Review e di come fare della buona spesa eliminando i veri sprechi senza però tagliare a casaccio, si è parlato di indicizzazione, si è parlato di politica dei redditi che trainano domanda e quindi investimenti, si è parlato di tassazione equa e redistributiva, si è parlato di problematiche derivanti (post OIL & FINANCE) da un possibile sganciamento dalla moneta unica dell’Italia e le ripercussioni sulla bolletta energetica del Bel Paese per un timore di possibile inflazione un po’ più elevata delle previsioni, si è parlato di possibili danni dati dall’austerità messa in campo dai governi nazionali pro-BuBa che potrebbe in qualche modo vanificare, via deindustrializzazione, una possibile uscita, si è parlato di trattati internazionali che potrebbero tutelare l’Italia in caso di possibile denuncia dei trattati UEM. Qui si è parlato di una marea di cose. Ma sempre nel rispetto dell’interlocutore e della dottrina giuridica e, perché no, economica. Capisco che alle volte perdere del tempo possa essere seccante, ma perderlo per dare uno sguardo ai vecchi post di un blog (come faccio io ad esempio con Keynesblog o con Brancaccio, di cui sono sempre stato un lettore, così come Cesaratto, Zezza e altri) mi pare molto più utile che perderlo cercando di creare delle polemiche inutili per cose che qui e altrove non sono mai state dette. Scusate lo sfogo.

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    7. Ma non sei certo tu che ti devi scusare.
      L'intolleranza di un'aggressione a base di insulti (che giuridicamente,penalmente, sono tali, anche in inglese, perchè oggettivamente attribuiscono una qualità che svilisce l'onore e la reputazione di chi la subisce), si accoppia alla leggerezza di sentirsi tanto investiti della verità dogmatica e incontestabile, da attaccare senza sapere neppure cosa sostiene chi si sta attaccando.
      E senza capire neppure perchè si ritiene inutile una polemica sui modelli del tutto teorici di un nuovo assetto UE:UEM.

      LA gente, come evidenzi, continua a vedersi intanto tagliata occupazione, potere d'acquisto dei salari, pensioni, diritti. A una velocità allarmante e che dovrebbe turbare qualunque cittadino italiano.
      Anche se non legato a questa o quella teoria economica.

      Perchè poi si dovrebbe considerare solo Brancaccio, e non Amoroso, o Nuti, o Cesaratto, o Pivetti, o Pozzi o Florio, questo è veramente incomprensibile. E per di più partendo con insulti e insinuazioni (di complicità col liberismo!) per chiunque non si adegui a linguaggio e proposte di un singolo economista.
      Il quale, credo proprio, se è abbastanza cosciente della esigenza di una rinascita democratica, non sarebbe neanche lui d'accordo con tanta aggressività e desiderio di marcare ogni possibile e persino IMMAGINARIA forma di dissenso.

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    8. E' la "dialettica del tifoso", quella di cui parlavamo ieri. Che poi scusa, ma dare dello straw man a chi ha dato il titolo dal libro e "definitone" l'intelaiatura giuridica...mah, basta, sto zitto e me torno a cuccia.

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    9. francamente non pensavo di suscitare tutto questo putiferio.
      ho chiesto a luciano barra caracciolo di non pubblicare il commento, (lei non è presidente di sezione del consiglio di stato? e allora dov'è l'insulto, passibile di denuncia?), e per quanto riguarda il casus belli, DEVO metterla sul personale, e me ne dispiace, i problemi che riguardano l'Italia vanno al di là delle mie ridicole proposizioni.
      Mi hanno sempre dato fastidio le polemiche ai limiti dell'insulto di Bagnai versus Brancaccio, mi sembrava un modo "scaltro" per eludere e distogliere l'attenzione dai problemi VERI posti da brancaccio, che tipo di exitstrategy? Da qui il retropensiero nei suoi confronti (dopo aver letto le sue osservazioni a proposito degli aficionados).probabilmente ho sbagliato e me ne scuso.
      comunque il tempo "gioca" a favore delle posizioni radicali, svalutazione si-o-no, l'innarrestablile smantellamento dell'apparato produttivo nazionale, faranno emergere, come le uniche REALISTICHE, quelle posizioni di dottrina economica che ritengono inevitalile l'intervento statale come motore propulsore dell'economia, salvo che non vogliamo acconciarci a colonia..
      in ogni caso se mi si vuole arrestare per lesa maesta, devo preparare il sacco con gli indumenti?


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    10. La questione insulto (riferita a locuzione inglese "straw man") è correlata alla risposta a Flavio su commento di altri.
      Quanto al good bye mr president, è un modo di porre la questione poco corretto: qui sono Quarantotto, e come tale mi confronto con gli altri., ad un fine divulgativo Se avessi voluto usare altre vesti non dovrei fare un blog, ma pubblicare articoli su riviste scientifiche (lo faccio e infatti col mio nome).
      Il seguito di commenti al suo si inserisce nel complessivo contezioso da altri sollevato e in cui lei ha preso parte, ritenendo di accomunarmi a un contenzioso in conto terzi di cui non sono parte.

      La richiesta di non pubblicazione non era chiara (pareva una sfida a un presunto intento censorio) e comunque non era leggibile nella parte del commento che figurava sulla piattaforma (accade in tutti i casi in cui il commento è lungo).
      L'importante, infine, è che abbia compreso che sull'exit strategy non c'è qui alcuna delle "elusioni" cui fa riferimento e che, anzi, l'intervento statale è un rimedio che si pone come correttivo non solo dei pericoli (degli esiti) del dibattito italiano, ma in generale, di tutta la deriva mainstream, follemente al comando della nave in rotta verso l'iceberg.

      Mi pare però che non abbia compreso che queste "elusioni", come indicato in lungo e in largo da me e da Flavio, non siano imputabili neppure a Bagnai.
      E che derivino, come impressione affrettata, dall'uso di epiteti e polemiche tra 2 personaggi, le cui contrapposizioni (auspico superabili) non necessariamente devono far dividere "solo" in due fazioni (inutili) un movimento culturale che si spera trovi unità, pur nella sua articolazione.

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    11. @salvatore

      Francamente non ho mai capito così bene come in questi anni il motivo percui viene odiata questa subcultura "de sinistra scic" .

      Questa community è una èlite che risponde troppo a modino: io sono invece un rozzone che arriva dalle valli bergamasche.

      Ti spiego la MIA opinione sul tema Brankaccio, gli adepti taggati di rosso e il resto del mondo libero post-keynesiano:

      non esiste nessuna polemica di "dottrina economica" tra Brancaccio e Bagnai: c'è solo un intellettuale di Sinistra che ha denunciato pubblicamente il tradimento storico di tutta la sedicente "sinistra". Una "sinistra" parlamentare e in gran parte extraparlamentare che ha tradito gli interessi della classe lavoratrice e che si è VENDUTA al grande capitale, con l'aggravante di un meschino e viscido COLLABORAZIONISMO.

      Questo non glielo perdonano perché lo ha fatto a suon di serie storiche e lo ha sbattuto in faccia anche ai più diversamente intelligenti.

      Brancaccio pare evidentemente CONTIGUO a questo gruppo di potere e sembra usare velenosamente la sua influenza per fini DIFFAMATORI. Punto.

      Rimane il sospetto di un pietoso tentativo di riabilitare un gruppo politico fallimentare e incartapecorito con l'obiettivo di far dimenticare che in questo incubo ci siamo ENTRATI da "sinistra".

      Trovo questa kultura marcia un relitto fasciokomunista di mediocri militanti opportunisti ed ipocriti.

      Un fronte comune con questa banda di integralisti dal motto
      "Ha$ta £a Victoria Si€mpr€" non è antropologicamente possibile.

      Questa rimane l'opinione di un valligiano che non ha altri dogmi oltre a quello dell'ONESTA'.

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    12. kultura si scrive con la "c", e mi fermo qui..

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    13. "mi aspetto che Lei non pubblichi questa mia ennesima sconcezza
      Goodbye President"

      Questa frase, non sembra voler dire "non pubblichi il mio commento, cortesemente", bensì: "scommetto che mi censurerai perché sto enunciando un concetto a te scomodo e non sai accettare la critica". La lingua italiana non è fatta solo di "k", o di ortografia, ma anche di semantica.
      Mi permetta, Salvatore, ma se non voleva essere pubblicato, poteva esprimersi decisamente meglio. Se voleva fare una comunicazione privata, poteva non usare la forma del post........

      Passando dalle provocazioni al merito:
      una svalutazione accompagnata da un'indicizzazione salariale non impedirebbe l'intero scaricarsi degli shock economici sui salari, sarebbe una soluzione "liberista" a prescindere? Non sono un economista, ma mi permetto di pormi problematicamente su questa affermazione. Nè il cambio fisso, nè la svalutazione sono "liberisti" o "non liberisti" a prescindere, dipende dal contesto politico in cui si inquadrano, credo.
      Resta il fatto che, al momento, l'uso liberista del regime del cambio fisso, in modo da far pagare alla popolazione salariata il salato conto della crisi economica, sia un dato difficilmente contestabile.

      Cordialmente.

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    14. @Lorenzo e @salvatore con la "s" minuscola

      Mi spiegate perché "cultura" andrebbe con la "c" mentre il "Branka" degli aficionados va bene con la "k"?

      No, no, no: quella è kultura con la "k" e gli adepti articolano pensieri kappati.

      p.s. scusate l'accénto.

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    15. @ Bazaar

      Il linguaggio è uno strumento flessibile (e, personalmente, ritengo che così debba essere). Uno può deformare benissimo il modo di scrivere una parola per significare particolari concetti, come credo tu abbia fatto. Quindi nel mio post non c'è nessuna critica a te. Nella più assoluta delle maniere. Qualora tu abbia frainteso, me ne scuso.

      Il mio riferimento alla "k" era indirizzato all'altro interlocutore (che ti ha risposto in maniera dichiaratamente provocatoria), e voleva significare che, prima polemizzare su presunte "pagliuzze" negli occhi altrui, forse dovrebbe guardare la travi che sono nel proprio.

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    16. @Lorenzo

      Avevo capito bene il tuo intervento, non ti scusare! :-)

      Ti ho tirato in mezzo per stare al tuo stesso "artificio dialettico" e far passare il messaggio...

      E' curioso perché, giustamente, dietro al mio nick per te c'è uno sconosciuto mentre io sono così abituato a leggere i vostri contributi che ho pochi dubbi sul vostro "profilo".

      E' un po' come seguire per anni una serie televisiva e, un bel giorno, pronunciando una frase dal divano di casa propria, ci si sente rispondere dagli stessi personaggi impegnati nel piccolo schermo.

      Anzi, colgo l'occasione per ringraziarti dell'apporto che dai al dibattito.

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  8. MOLTO, TROPPO, "inadeguato", OTC

    Dopo "bamboccioni", "figati", "ciusi" . il nostrano gonadista €urotico conia "inoccupabili" tra i napoletani menefreghisti ...
    Sempre meno "senso" della parola e il "senso" scompare , nostro e mio malgrado rimane altro..

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    1. E pensa, Poggio, si fanno eccitare (incitare?) a queste conclusioni da circolo della "bene" da uno studio...dell'OCSE!
      Che certo non considera:
      - la attendibilità del questionario; in quanto predisposta da un soggetto che non è certo definibile come "neutrale"; tanto più che sono anni che modella classifiche antitialiane (dovremmo essere tutti in galera o in campi di lavoro secondo loro, ormai) che tirano la volata alle forze neo-liberiste italiane;
      - la circostanza che i tagli alla pubblica istruzione e all'Università operati in Italia sono fra i più eclatanti d'Europa, ma sempre e rigorosamente operati IN NOME DELL'€UROPA;
      - il fatto che la flessibilità e la precarietà sono una forza irresistibile che impoverisce le competenze richieste per inserirsi (per così dire) in una struttura dell'offerta sempre più povera di investimenti, innovazione, competenze imprenditoriali, e che preferisce approfittare di un mix organizzativo ove prevale il lavoro a basso costo. E una produttività in flessione, per dissanguamento strutturale del livello generale delle competenze di sistema.

      ANDASSERO A FARE GLI ESAMINI COMPARATI €UROPEI AGLI A.D. E AI BANCHIERI. E NATURALMENTE AI POLITICI, in tutti i paesi UEM. Ma i "test" li predisponiamo noi...Non l'OCSE

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    2. Anche se ampiamente trattati, fai bene, Knight, a ricordare la "neutralità" dell'OCSE, la "neutrinica" riforma della pubblica istruzione, la flessibilità e precarietà che aggiunge "competenze" e "modernità".
      Considera anche la parossistica "campagna" che, con la subdola neo-lingua repubblichina, sposta la focale dall' "occupazione" all' "inoccupabile" per colpa e responsabilità propria.
      Oltre all'analisi economica del diritto è utile l'analisi medico-psichiatrica per debellare il contagio delle patologie da "spread" e "schuld".
      Proprio una "mala" aria con la scorta di "chinino" che sta finendo.

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