Ma la grandissima parte degli italiani, che nei media-giornaloni e nei talk show ancora ascoltano, chiamati come "esperti", imprenditori e professori vari (spesso politologi e filosofi) che urlano che non si fa nulla per tagliare "veramente" la spesa pubblica (seguono applausi), non lo sa.
E non è che "se lo bevano": in realtà non sanno cosa pensare, non sanno più di chi fidarsi, ma, al tempo stesso, nell'angoscia, hanno un disperato bisogno di attaccarsi a qualcosa (non quello che vi verrebbe da dire, però!) pur di ritrovare qualche "soluzione" che gli dia speranza.
Un qualunque tipo di speranza, non necessariamente correlata in modo razionale alla crisi che si trovano a subire, in un crescendo tambureggiante a cui non erano preparati e cui non riescono ad abituarsi, pur brancolando nel buio mediatico più impenetrabile.
Lo schema collettivamente interiorizzato, a dirla tutta, era quello della crisi che aveva portato alla fine della I Repubblica: si assiste ad un bel crollo di una classe politica, soccombente sotto accuse di corruzione, e automaticamente, con un pò di serietà e di sacrifici, (transeunti e consentanei, come si espresse la Corte costituzionale, quando si ricordava che i sacrifici erano ammissibili solo in quanto legati ad una fase eccezionale e non protraibile illimitatamente nel tempo), nonchè sperando nell'effetto risanante di massicce privatizzazioni, e così ci si augurava che arrivasse la "ripresa". Per di più condita da una nuova etica "nella" politica e nel Paese. Era una bufala; e lo è ancor più adesso. Ma semplicemente, non sanno dire perchè: e questo basta a creare l'irreversibilità e il vuoto.
Questo, infatti, è il "format" della condizionalità neo-liberista a radice FMI, utilizzato in tutto il mondo "in via di sviluppo" e adattato all'Europa tramite il trattato di Maastricht, in modo da portare paesi avanzati a condizioni strutturali proprie dei..."paesi in via di sviluppo".
Ma ora, non si può più alimentare questa stessa speranza secondo lo stesso schema: la corruzione viene denunciata non meno di quanto si facesse a quell'epoca, ma ciò non pare nè arrestare il fenomeno, come non lo fece allora, nè essere una coerente spiegazione della crisi (anche perchè dei suoi meccanismi effettivi non si prende atto, grazie agli stessi media che la agitano); il crollo di una classe politica appare ormai contraddetto dalla monolitica ripetitività di parole d'ordine e programmi tra politici "nuovisti" e quelli, ormai per brevi periodi e con ragioni subito dimenticate (sempre grazie ai media), messi sotto accusa; le privatizzazioni non convincono più di tanto, e sono fatte oggetto di una serie infinita di obiezioni, spesso, però, contraddittorie fra loro. L'etica dei "nuovi", poi, pare limitarsi all'odio per la spesa pubblica ed alla demonizzazione del costo del lavoro, nell'alveo incontrastatao delle riforme strutturali e delle supply side.
Che dire ancora? Non c'è attualmente alcuna possibilità di bilanciare tempestivamente e in misura sufficiente la propaganda mediatica.
E non basterebbe neppure appellarsi alla residuale prospettiva di una sua utilità in vista di una "ricostruzione". Oltre un certo, ed ormai prossimo, livello di distruzione, non è possibile neppure ricostruire: le filiere perdute e gli IDE distruttivi non sono recuperabili facilmente, e meno che mai con un'intera nazione ormai culturalmente impreparata (direi, "desertificata") ad esprimere un indirizzo politico urgente di recupero delle politiche industriali indispensabile (che Cesare Pozzi mi abbia contagiato...perchè ha oggettivamente, strutturalmente, ragione?)
E questo, sul piano della famosa "traiettoria culturale", in assenza di una massiccia restaurazione della cultura democratica correttamente intesa - che parli pane al pane e vino al vino della violazione dei principi incomprimibili della Costituzione economica-, e cioè non limitata a generici appelli alla Costituzione, generiche denunce di "oligarchie" mai ben identificate nei loro meccanismi di istituzionalizzazione, generiche opposizioni all'Europa, generiche invettive anti-austerity senza una vera indispensabile identificazione dei responsabili di 30 anni di ordoliberismo.
Pensate che, per poter sostenere la ripresa della produzione industriale registrata nel novembre 2013 rispetto al corrispondente mese del 2012, l'Istat ha ri-abbassato il dato di partenza, rialzato progressivamente i dati rilevati nell'intervallo e ricalibrato il dato finale in modo da ottenere un risultato positivo non omogeneo con quelli delle serie precedentemente pubblicate.
E nonostante ciò, anzi, proprio per questo, la credibilità di una ripresa della crescita nel 2014, rimane del tutto inattendibile. Una mera ipotesi non seriamente collegabile alla realtà, neppure nelle previsioni, più blande delle sparate governative, di altri osservatori, tra cui la stessa Istat.
Se una qualche variazione incrementale della produzione industriale si può registrare, anche in misura diversa da quella "ricalibrata" dall'Istat, ciò può essere, al più dovuto alla ricostituzione delle scorte. Non a nuovi investimenti.
Un paper Bankitalia del luglio 2013, ci fornisce dei dati che si rivelano, ora più che mai, alquanto "crudi": in effetti, tutte le previsioni effettuate erano sottoposte a "condizioni" e perciò espresse al condizionale in relazione ad tendenze che, a distanza di sette mesi, non si stanno realizzando.
Come faremo a produrre un attivo delle partite correnti della bilancia dei pagamenti pari all'1% del PIL, specialmente al di fuori dell'area euro, se la stessa enfatizzata diminuzione dei prezzi petroliferi segnala che la domanda mondiale è in realtà sempre più in raffreddamento?
La realtà è che sarei pronto a scommettere che, nella prosecuzione delle attuali condizioni di (non) competitività di prezzo, di cambio valutario dell'euro in apprezzamento verso le aree esterne, e di inarrestabile emorragia delle imprese italiane che si trasferiscono a produrre altrove, anche nel 2014 gli investimenti risulteranno in contrazione.
E questo renderà persino più improbabile lo stesso ottenimento di una tale misura dell'attivo del CAB, proprio per la prevalente contrazione della produzione, al di là delle fiammate, "ad esaurimento", imputabili alla ricostituzione delle scorte, dovute prevalentemente alla residua operatività di contratti ad esecuzione continuata e periodica già stipulati, e semmai originati dalla transitoria (ed ormai riassorbita) debolezza dell'euro tra fine 2011 e la metà del 2012.
Ora:
- se il consolidamento fiscale nella misura dello 0,6% del PIL (a moltiplicatore perlomeno 1,5), quale ben indicato nel DEF, è un dato sicuro,
- se la insistenza sul taglio della spesa pubblica porterà inevitabili frutti (avvelenati) in aggiunta a ciò;
- se un miglioramento (relativamente) consistente saldo attivo delle partite correnti appare via via irrealizzabile;
- se la disoccupazione risulterà inevitabilmente crescente, alla luce dello stesso "non avveramento" delle condizioni sperate indicate da Bankitalia,
non potremo che registrare una ulteriore recessione.
- se il consolidamento fiscale nella misura dello 0,6% del PIL (a moltiplicatore perlomeno 1,5), quale ben indicato nel DEF, è un dato sicuro,
- se la insistenza sul taglio della spesa pubblica porterà inevitabili frutti (avvelenati) in aggiunta a ciò;
- se un miglioramento (relativamente) consistente saldo attivo delle partite correnti appare via via irrealizzabile;
- se la disoccupazione risulterà inevitabilmente crescente, alla luce dello stesso "non avveramento" delle condizioni sperate indicate da Bankitalia,
non potremo che registrare una ulteriore recessione.
Una recessione solo transitoriamente meno accentuata, rispetto al "biennio d'oro" del grande "risanamento" 2012-2013, e meno accentuata solo nella improbabile ipotesi in cui non si procederà a colpi di testa nella spending review.
E comunque, al tempo stesso, autonomamente acuibile per fattori esogeni legati all'andamento della domanda mondiale ed endogeni dovuti all'ulteriore ondata di tasse patrimoniali (ormai distruttive come mostra l'andamento dei prezzi immobliari riportato dallo stesso studio bankitalia) che, ripristinando e anzi incrementando il gettito del 2012, si assommano alle aspettative di tosature ancora più incisive come "sorpresine" preparatorie della riduzione del debito e dello stesso deficit, in omaggio all'imminente applicazione del fiscal compact.
E comunque, al tempo stesso, autonomamente acuibile per fattori esogeni legati all'andamento della domanda mondiale ed endogeni dovuti all'ulteriore ondata di tasse patrimoniali (ormai distruttive come mostra l'andamento dei prezzi immobliari riportato dallo stesso studio bankitalia) che, ripristinando e anzi incrementando il gettito del 2012, si assommano alle aspettative di tosature ancora più incisive come "sorpresine" preparatorie della riduzione del debito e dello stesso deficit, in omaggio all'imminente applicazione del fiscal compact.
Che poi la politica, mischiando incoscienza e insipienza tecnica e negoziale, si senta in cuor suo di riuscire ad evitare queste forche caudine, non sposta di un millimetro la tendenza difensiva ormai dilagante nell'intero substrato sociale italiano: fuoriuscita di capitali (sia finanziari che disinvestiti dal settore produttivo) e contrazione cautelativa dei consumi.
Al dunque, rinunciando a quantificare fino a che punto arriverà la follia che pervade una intera classe politica, a cui la realtà pare completamente sfuggire ogni volta che apre bocca per indicare le soluzioni concrete a cui si affida, non una sola voce del PIL potrebbe essere in aumento, quantomeno nella misura già "venduta" nel DEF, durante il 2014: non I, non C, non G (per carità), e neppure X-M.
Ed allora? Ebbene, poichè nel tempo che sarà necessario perchè si manifesti la forza esogena "cui resisti non potest" (Francia o Germania gettano la spugna per impossibilità del raggiungimento dello scopo sociale, avendo comunque ottenuto la "debellatio" italiana...almeno quella), il danno sarà ormai irreversibile, provate a unirvi, a coalizzarvi, a trovare qualsiasi strumento di aggregazione democratica. Il futuro è nelle vostre sole mani.
Di nessun altro: quello che avete già capito, vi basta per essere i protagonisti attivi delle vostre istanze di democrazia e di salvezza. Come ho già accennato, ci siete solo "voi", e la vostra speranza ancora viva...
Purtroppo qualunque cosa si legge, sono cose negative. L'ennesimo favore a Germania e Francia senza, apparentemente, nulla in cambio (nulla per il popolo italiano, intendo)...salvata per l'ennesima volta la deutschebank...probabilmente, gratis: cioe' ora potranno dedicarsi di buon grado ad attaccare il sistema bancario italiano. Articolo di Bottarelli http://www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2014/1/14/SPY-FINANZA-La-scommessa-sospetta-sull-Italia-dietro-il-rialzo-della-Borsa/458628/
RispondiEliminaYuhhhuuhh...(salto in alto con i talloni che sbattono tra loro....) I tradit...cioe' volevo dire il governo ha versato altri 5,7 miliardi al fondo salva banche tedesche e francesi.....siamo a 55 miliardi!!!!!
RispondiEliminahttp://www.ilgiornale.it/news/economia/nuovo-record-debito-pubblico-pesa-sostegno-ai-fondi-ue-salva-982423.html
Ecco appunto...E poi vorranno tagliare da qualche altra parte. Ormai siamo un popolo di domestici dei crucco-frogs :-)
EliminaLa ringrazio per il Link all'articolo, e soprattuto per la sua impagabile opera di verità. La seguo sempre con molto interesse e apprezzamento. Trascorra una buona serata. A presto.
RispondiEliminaUn bel blog è un bel blog: attento, intelligente, ben focalizzato.
EliminaSicuramente ricapiterà di linkarlo ancora.
L'apprezzamento è reciproco
Okay sano realismo ...pero' non mette di buon umore...(non dico che dopo la lettura ci vogliamo gli antidepressivi pero'...)
RispondiEliminauna buona notizia per tirarvi su il morale...sandro gozi ha ricevuto la legione d'onore...:)
meriti ? : è un convito europeista e crede e briga per gli stati uniti d'europa...
http://www.dagospia.com/rubrica-5/cafonal/1-gozi-viglia-a-palazzo-farnese-per-la-legion-donor-al-prodissimo-sandro-gozi2-69956.htm
Questo per sottolineare quanto il progetto use sia ancora un progetto sostenuto con forza dalla francia (a presciendere
dall'euro a mio parere) comunque le catene distrutive la produzione di energia e le banche se le sono prese in italia no?
è vero che la francia è dal lato dei 'debitori' ma i francesi non hanno neppure incominciato a pagare per l'^europa^ e le aziende le reti e le banche se le sono tenute ben stette (E se le terranno)
Per fortuna hollande ha ancora tanto tempo ...per fare campagna elettorale per Marine...non ci deludera'...
Ammettiamolo: non c'è nessun motivo per stare allegri.
EliminaE poi, mi sottolinei questa notiziola, che avrei accuratamente evitato di divulgare troppo per rispetto di merenda, aperitivo, cena e digestione.